Best Friend Forever - La festa
di
Lilith89
genere
saffico
Si svegliò sentendo lontana la voce di sua madre, che la chiamava da basso. La calura estiva del pomeriggio se n’era andata, lasciando il posto ad una tiepida brezza estiva, che muoveva le tende della finestra e le accarezzava la pelle. Si sentiva sudaticcia, accaldata e con un vago senso di disorientamento. Che ore potevano essere?
Si alzò dal letto, stiracchiandosi pigramente. Sua madre la stava chiamando di nuovo, questa volta più forte. Sbuffando, aprì la porta della stanza e, urlando anche lei, chiese “Che c’è?!”
“Scendi, tesoro, è arrivata Arianna, ti sta aspettando da un sacco di tempo!”.
Arianna! E’ vero, sapeva che doveva venire, ma poi si era addormentata e aveva perso completamente la cognizione del tempo.
“Ari, scendo subito, mi faccio solo una doccia veloce!”.
“Va bene, ma sbrigati o rischiamo di fare tardi alla festa”, le rispose lei, con il suo solito tono imperturbabile, come se non ci tenesse poi così tanto ad andare alla suddetta festa.
Giuli corse subito in camera per acchiappare veloce un asciugamano e l’accappatoio, dopodiché si legò I capelli e buttò in doccia. L’acqua fredda le diede un senso di sollievo e la fece subito sentire più sveglia e pulita. Ci mise dieci minuti di orologio a fare la doccia, dopodiché uscì e cominciò a prepararsi. Per sua fortuna, ci metteva sempre poco tempo ad essere pronta ad uscire. Si ascigò velocemente, si mise un top attillato e dei pantaloncini di jeans, calzini, sneakers. Si guardò allo specchio e, nonostante avesse un fisico asciutto, snello, riusciva a vedere solo I suoi difetti: il seno troppo piccolo, poche forme in generale. Si sentiva sempre un passo indietro rispetto ad alcune delle sue compagne di scuola molto più formose, femminili, procaci. Fu in quel momento che Arianna, la sua migliore amica dai tempi dell’asilo, entrò in camera sua.
“Ancora non hai finito?!”, la rimproverò. Non per davvero, non lo faceva mai per davvero, ma si divertiva a punzecchiarla e a metterle fretta.
“Sì, sì, sono quasi pronta, vedi?”, le rispose lei, alzando gli occhi al cielo. “Secondo te sto bene vestita così?”, le chiese, insicura sul da farsi.
“Certo che stai bene! Sei una gran figa, tutti I ragazzi ti sbaveranno dietro, come sempre!”. Arianna non le risparmiava mai complimenti, ma lei non capiva mai se li dicesse pensandoli seriamente o se lo facesse solo perché erano amiche. Il risultato fu che divenne ancora più nervosa e insoddisfatta, insicura. Non sapeva bene nemmeno lei cosa avrebbe potuto mettersi di diverso, perciò passò oltre e cominciò a darsi un filo di trucco.
In meno di cinque minuti, erano sulla porta di casa, pronte ad andare.
“Mi raccomando, ragazze, state attente, ok?”, disse loro la madre di Giulia. “Se vi serve qualsiasi cosa, chiamate. Giù, alle dieci in punto sarò davanti alla casa dei tuoi amici, va bene? Quindi non fare tardi.”
“Mamma, ti prego, alle dieci è troppo presto: è proprio a quell’ora che comincia la parte migliore! Non possiamo restare fino a un po’ più tardi?”.
Sua madre subito la rimbeccò, decisa a non cedere di un millimetro: “Assolutamente no! Le dieci mi sembra un orario abbasatanza ragionevole, quindi non non voglio sentire storie. E ora ti conviene andare, altrimenti potrei cambiare idea e non mandartici per nulla, alla festa”, concluse, lanciandole un’occhiata severa, smorzata un po’ da un sorrisetto che rivelata la consapevolezza di avere lei la parte del manico.
Giulia alzò gli occhi al cielo e con un esasperato “Va bene...”, cedette, e insieme ad Arianna cominciarono ad andare verso la casa dei loro amici, un gruppetto di ragazzi della loro scuola. Dovevano festeggiare il compleanno di Davide, considerato uninmamente il “bello della scuola”: capelli biondo cenere, a spazzola, occhi azzurri, addominali definiti, alto… Aveva tutte le carte in regola per essere il ragazzo più desiderato dalle ragazze di tutte le classi e età. Perfino alcune donne più mature a volte lo guardavano con desiderio. Era, ovviamente, il ragazzo su cui Giulia sperava di fare colpo, anche se considerava la sua timidezza un grosso ostacolo. Come avrebbe potuto farsi notare da lui se non riusciva nemmeno a rivolgergli parola, e tutt’intorno c’erano ragazze molto più spigliate e belle che ci scherzavano e tutto? Si sentiva come il brutto anatroccolo, solo che nella sua versione pensava di non poter mai svegliarsi cigno e che sarebbe diventata una donna triste e sola, con l’unica compagnia di decine di gatti.
Arianna, invece, al suo solito era rilassata: era una ragazza che attirava l’attenzione, con I capelli rossi ondulati, un corpo snello ma con un seno abbastanza visibile, gli occhi azzurri e le efelidi. Era molto corteggiata a scuola, solo che sembrava sempre che a lei non importasse, come se non le dispiacesse restare da sola, anzi. Giulia invidiava molto la sua sicurezza, avrebbe voluto averne anche solo la metà.
Arrivarono presto alla villetta dove si sarebbe svolta la festa: la casa era su due piani, grande, con un giardino ampio, pieno di fiori e una piccola piscina. Ci si entrava solo in cinque o poco più, ma anche solo il fatto di averla faceva guadagnare ulteriori punti di popolarità a Davide. Quando entrarono videro che c’erano ancora poche persone, il clou sarebbe arrivato solo un paio d’ore più tardi, ma visto che avevano promesso di rientrare presto… Davide le vide mentre portava in giardino alcuni sacchetti di patatine per il rinfresco e fece loro un cenno di saluto. “Ciao, ragazze! Ben arrivate, poso solo queste e vengo subito da voi!”. Giulia non potè fare a meno di sorridere sognante. “Ma l’hai visto? Esiste un ragazzo più perfetto? Non solo è carino, ma è anche gentile, galante...”, sospirò, rivolta all’amica. Arianna, dal canto suo, la prese in giro: “Ripigliati, Giulietta: non vorrai che il tuo Romeo ti veda con la bava alla bocca… Chiudila, che sennò ci entrano le mosche”.
Davide venne e le invitò ad entrare e mettersi comode. “Fate come fosse casa vostra. Sul tavolino di fuori ci sono un po’ di snack e bibite, prendete senza fare complimenti!”. In quel momento, a Giulia venne in mente di essersi completamente dimenticata del regalo di compleanno e sbiancò. Aspettò che lui se ne andasse di nuovo in cucina per finire di preparare il rinfresco e poi, pallida, lo disse all’amica: “Ari! Porca miseria, mi sono dimenticata il regalo a casa!” L’amica la guardò tranquilla, senza mostrare il minimo cenno di sconvolgimento: “Tranquilla, non credo che nessuno lo abbia portato. Voglio dire, cosa vuoi regalare ad uno che vive in una casa del genere! Avrà già tutto… E poi sono convinta che ti perdonerà senza problemi se ti mostrerai carina, compiacente e dispiaciuta”, concluse, ammiccando.
“Ma che dici? Non sono il tipo, lo sai… Non riesco a civettare come fanno le altre rgaazze, mi vergogno”, e neanche a farlo a posta, al solo pensiero arrossì come un pomodoro. Arianna scoppiò a ridere: “Ohhh, guarda lì, sembri un peperone… Povera, piccola Giulietta. Tranquilla, vorrà dire che sarò io a scusarmi con lui e fargli qualche moina”.
Quella frase le fece quasi andare di traverso la saliva. Cosa voleva dire Ari con quello? Era interessata anche lei a Davide? Eppure non aveva mai parlato di lui, neppure una volta. Non aveva mai mostrato il minimo interesse nei confronti del ragazzo. Ma quella semplice frase, buttata lì quasi per caso, risvegliò le sue insicurezze e si sentì ancora più inadatta a stare lì. Cercando di nascondere il suo disagio, disse che andava a prendere un bicchiere d’acqua.
Uscì in guardino, dove c’era un capannello di ragazzi. Erano del quinto anno, tra poco avrebbero avuto la maturità e ne stavano discutendo. Alcuni sembravano tranquilli, altri erano già convinti che non sarebbero mai passati.
Uno di loro notò Giulia e le fece un cenno con la mano. Si consocevano di vista, ogni tanto era capitato di incontrarsi nei corridoi della scuola o nell’aula magna quando c’era qualcosa di particolare. Si chiamava Andrea e, pur non essendo come Davide, anche lui era molto attraente. Portava il pizzetto, I capelli bruni erano un po’ lunghi. Aveva sempre un’aria quasi trasandata, ma non in una brutta maniera, anzi: era un po’ il suo segno distintivo, e molte ragazze gli facevano gli occhi dolci. Giulia raggiunse lui ed I suoi amici, salutandoli con un lieve cenno del capo ed un sorriso.
“Allora, come va?”, le chiese lui. Cominciarono a chiacchierare del più e del meno, e Andrea sembrava essere davvero interessato a parlare con lei. Le faceva molte domande, e ogni tanto anche qualche complimento.
Dopo un po’, cominciarono ad arrivare molte altre persone, e la festa cominciò ad entrare nel vivo. Qualcuno aveva portato anche bevande alcoliche, che prima mancavano, perciò presto l’ambiente divetò rumoso, folle, con la musica a palla e la gente che ballava facendo quasi a gara a chi era più bravo.
Giulia cercò di evitare gli alcolici, non voleva che sua madre potesse accorgersi che aveva bevuto, altrimenti sapeva già che l’avrebbe messa in castigo come minimo per tutta l’estate. Arianna, invece, sembrava un po’ brilla, ed il suo normale aplomb aveva lasciato il posto a risatine sguaiate e moine. Ballava agitanto I capelli rossi in tutte le direzioni, ondeggiava con il corpo, saltava. In breve, fu circondata da ragazzi desiderosi di ballare con lei, che cercavano di toccarla, di sfiorarne il corpo, e lei ci stava. Lasciava che quei corpi scolpiti le si avvicinassero, la toccassero, che le loro mani la scorressero sulla pelle, sui fianchi. Ad un certo punto, Davide stesso le si avvicinò, richiamato da quella splendente, muliebre sensualità. Arianna si girò verso di lui e gli mise le braccia intorno al collo, cominciando a muovere I fianchi verso di lui, sorridendogli maliziosa.
Giulia, seduta su un sofà in disparte, guardava quella scena e sentiva la gelosia e la rabbia montarle dentro. Come poteva lei farle una cosa del genere? Come poteva offrirsi così a Davide? Sapeva che le piaceva. Non aveva un minimo di dignità a muoversi in quel modo, ad essere così volgare davanti a tutti? E non aveva alcuna remora a provarci con il ragazzo di cui lei era cotta? Non aveva rispetto di lei e della loro amicizia?
Quasi nauseata, si alzò e uscì nel giardino, per prendere una boccata d’aria ed evitare di guardarli ancora.
Alle dieci in punto, la macchina della madre di Giulia si fermò davanti al vialetto d’ingresso della villa di Davide. Non ebbe nemmeno bisogno di chiamare la figlia con il cellulare o suonando il clacson, perché lei ed Arianna erano già lì. Le due ragazze entrarono in macchina, Arianna facendo un cenno di saluto a chi era lì intorno, Giulia senza dire una sola parola.
“Com’è andata, ragazze? Vi siete divertite?”, chiese la donna, guardandole dallo specchietto retrovisore. Ari rispose che si era divertita moltissimo, entusiasta. Giulia borbottò qualcosa di malavoglia. In viso era scurissima, e la madre lo notò, ma non volle troppo indagare.
Arrivate a casa, le ragazze si cambiarono, Arianna avrebbe dormito da loro quella notte. Si fecero una doccia e si misero il pigiama, pronte a infilarsi sotto le coperte. Avevano spesso dormito insieme, non era nulla di eccezionale: erano cresciute come sorelle. Ma quella notte Giulia avrebbe preferito dormire in un letto pieno di vipere, piuttosto che non lei.
Appena a letto, si voltò dalla parte del letto volta verso il muro, dando all’amica le spalle, e le augurò la buonanotte.
“Giù, sei arrabbiata?”, le chiese Arianna.
Giulia non rispose, non sapeva cosa dirle.
“Dai, guardami. Siamo amiche da anni, puoi dirmi quello che ti passa per la testa. Siamo sempre state sincere tra noi...”
Giulia stette in silenzio ancora per qualche momento, poi sbottò.
“Perché hai ballato con lui? Perché con tutti I ragazzi che avevi intorno dovevi scegliere proprio lui? Lo sai che mi piace, che ci vado dietro da anni!”
“Ci vai dietro da anni, ma lui non lo sa. Giulia, devi renderti conto che non starà ad aspettare te, se non fai una mossa. Dovresti farti notare, dovresti avvicinarlo, attirare la sua attenzione. E invece non stai facendo nulla per averlo, praticamente lo stai lascinado a qualsiasi ragazza voglia prenderselo. E dire che hai tutte le carte in regola. Lo sai che sei bella, e molto anche. Anzi, io ti trovo bellissima”, le disse, accompagnando queste ultime parole accarezzandole la guanca, anche se non poteva vederla in viso. “E poi non ti devi preoccupare di me: Davide non mi piace. E’ tutto tuo, per quel che mi riguarda”. Giulia, sentendola parlare così, si calmò. Sapeva che Arianna era sincera quando lo diceva, altrimenti avrebbe ammesso di provare qualcosa.
“Posso chiederti una cosa, Giù?”, le chiese. Poi, senza aspettare che lei rispondesse, continuò: “Di chi eri più gelosa? Di me o di lui?”. Giulia non si aspettava quella domanda e, sorprendentemente, non avrebbe saputo rispondere. Dava per scontato di essere gelosa di Davide, ma ora si rendeva conto che c’era gelosia anche verso l’amica. Aveva detestato che quei ragazzi la toccassero, perché era come se stessero cercando di rubargliela, di portargliela via.
Giulia le disse che non lo sapeva, che non ci aveva pensato, dopodiché aggiunse che voleva dormire e le augurò nuovamente buonanotte.
Arianna le augurò a sua volta la buonanotte, poi le si avvicinò e l’abbracciò stretta stretta, addormentandosi così.
Si alzò dal letto, stiracchiandosi pigramente. Sua madre la stava chiamando di nuovo, questa volta più forte. Sbuffando, aprì la porta della stanza e, urlando anche lei, chiese “Che c’è?!”
“Scendi, tesoro, è arrivata Arianna, ti sta aspettando da un sacco di tempo!”.
Arianna! E’ vero, sapeva che doveva venire, ma poi si era addormentata e aveva perso completamente la cognizione del tempo.
“Ari, scendo subito, mi faccio solo una doccia veloce!”.
“Va bene, ma sbrigati o rischiamo di fare tardi alla festa”, le rispose lei, con il suo solito tono imperturbabile, come se non ci tenesse poi così tanto ad andare alla suddetta festa.
Giuli corse subito in camera per acchiappare veloce un asciugamano e l’accappatoio, dopodiché si legò I capelli e buttò in doccia. L’acqua fredda le diede un senso di sollievo e la fece subito sentire più sveglia e pulita. Ci mise dieci minuti di orologio a fare la doccia, dopodiché uscì e cominciò a prepararsi. Per sua fortuna, ci metteva sempre poco tempo ad essere pronta ad uscire. Si ascigò velocemente, si mise un top attillato e dei pantaloncini di jeans, calzini, sneakers. Si guardò allo specchio e, nonostante avesse un fisico asciutto, snello, riusciva a vedere solo I suoi difetti: il seno troppo piccolo, poche forme in generale. Si sentiva sempre un passo indietro rispetto ad alcune delle sue compagne di scuola molto più formose, femminili, procaci. Fu in quel momento che Arianna, la sua migliore amica dai tempi dell’asilo, entrò in camera sua.
“Ancora non hai finito?!”, la rimproverò. Non per davvero, non lo faceva mai per davvero, ma si divertiva a punzecchiarla e a metterle fretta.
“Sì, sì, sono quasi pronta, vedi?”, le rispose lei, alzando gli occhi al cielo. “Secondo te sto bene vestita così?”, le chiese, insicura sul da farsi.
“Certo che stai bene! Sei una gran figa, tutti I ragazzi ti sbaveranno dietro, come sempre!”. Arianna non le risparmiava mai complimenti, ma lei non capiva mai se li dicesse pensandoli seriamente o se lo facesse solo perché erano amiche. Il risultato fu che divenne ancora più nervosa e insoddisfatta, insicura. Non sapeva bene nemmeno lei cosa avrebbe potuto mettersi di diverso, perciò passò oltre e cominciò a darsi un filo di trucco.
In meno di cinque minuti, erano sulla porta di casa, pronte ad andare.
“Mi raccomando, ragazze, state attente, ok?”, disse loro la madre di Giulia. “Se vi serve qualsiasi cosa, chiamate. Giù, alle dieci in punto sarò davanti alla casa dei tuoi amici, va bene? Quindi non fare tardi.”
“Mamma, ti prego, alle dieci è troppo presto: è proprio a quell’ora che comincia la parte migliore! Non possiamo restare fino a un po’ più tardi?”.
Sua madre subito la rimbeccò, decisa a non cedere di un millimetro: “Assolutamente no! Le dieci mi sembra un orario abbasatanza ragionevole, quindi non non voglio sentire storie. E ora ti conviene andare, altrimenti potrei cambiare idea e non mandartici per nulla, alla festa”, concluse, lanciandole un’occhiata severa, smorzata un po’ da un sorrisetto che rivelata la consapevolezza di avere lei la parte del manico.
Giulia alzò gli occhi al cielo e con un esasperato “Va bene...”, cedette, e insieme ad Arianna cominciarono ad andare verso la casa dei loro amici, un gruppetto di ragazzi della loro scuola. Dovevano festeggiare il compleanno di Davide, considerato uninmamente il “bello della scuola”: capelli biondo cenere, a spazzola, occhi azzurri, addominali definiti, alto… Aveva tutte le carte in regola per essere il ragazzo più desiderato dalle ragazze di tutte le classi e età. Perfino alcune donne più mature a volte lo guardavano con desiderio. Era, ovviamente, il ragazzo su cui Giulia sperava di fare colpo, anche se considerava la sua timidezza un grosso ostacolo. Come avrebbe potuto farsi notare da lui se non riusciva nemmeno a rivolgergli parola, e tutt’intorno c’erano ragazze molto più spigliate e belle che ci scherzavano e tutto? Si sentiva come il brutto anatroccolo, solo che nella sua versione pensava di non poter mai svegliarsi cigno e che sarebbe diventata una donna triste e sola, con l’unica compagnia di decine di gatti.
Arianna, invece, al suo solito era rilassata: era una ragazza che attirava l’attenzione, con I capelli rossi ondulati, un corpo snello ma con un seno abbastanza visibile, gli occhi azzurri e le efelidi. Era molto corteggiata a scuola, solo che sembrava sempre che a lei non importasse, come se non le dispiacesse restare da sola, anzi. Giulia invidiava molto la sua sicurezza, avrebbe voluto averne anche solo la metà.
Arrivarono presto alla villetta dove si sarebbe svolta la festa: la casa era su due piani, grande, con un giardino ampio, pieno di fiori e una piccola piscina. Ci si entrava solo in cinque o poco più, ma anche solo il fatto di averla faceva guadagnare ulteriori punti di popolarità a Davide. Quando entrarono videro che c’erano ancora poche persone, il clou sarebbe arrivato solo un paio d’ore più tardi, ma visto che avevano promesso di rientrare presto… Davide le vide mentre portava in giardino alcuni sacchetti di patatine per il rinfresco e fece loro un cenno di saluto. “Ciao, ragazze! Ben arrivate, poso solo queste e vengo subito da voi!”. Giulia non potè fare a meno di sorridere sognante. “Ma l’hai visto? Esiste un ragazzo più perfetto? Non solo è carino, ma è anche gentile, galante...”, sospirò, rivolta all’amica. Arianna, dal canto suo, la prese in giro: “Ripigliati, Giulietta: non vorrai che il tuo Romeo ti veda con la bava alla bocca… Chiudila, che sennò ci entrano le mosche”.
Davide venne e le invitò ad entrare e mettersi comode. “Fate come fosse casa vostra. Sul tavolino di fuori ci sono un po’ di snack e bibite, prendete senza fare complimenti!”. In quel momento, a Giulia venne in mente di essersi completamente dimenticata del regalo di compleanno e sbiancò. Aspettò che lui se ne andasse di nuovo in cucina per finire di preparare il rinfresco e poi, pallida, lo disse all’amica: “Ari! Porca miseria, mi sono dimenticata il regalo a casa!” L’amica la guardò tranquilla, senza mostrare il minimo cenno di sconvolgimento: “Tranquilla, non credo che nessuno lo abbia portato. Voglio dire, cosa vuoi regalare ad uno che vive in una casa del genere! Avrà già tutto… E poi sono convinta che ti perdonerà senza problemi se ti mostrerai carina, compiacente e dispiaciuta”, concluse, ammiccando.
“Ma che dici? Non sono il tipo, lo sai… Non riesco a civettare come fanno le altre rgaazze, mi vergogno”, e neanche a farlo a posta, al solo pensiero arrossì come un pomodoro. Arianna scoppiò a ridere: “Ohhh, guarda lì, sembri un peperone… Povera, piccola Giulietta. Tranquilla, vorrà dire che sarò io a scusarmi con lui e fargli qualche moina”.
Quella frase le fece quasi andare di traverso la saliva. Cosa voleva dire Ari con quello? Era interessata anche lei a Davide? Eppure non aveva mai parlato di lui, neppure una volta. Non aveva mai mostrato il minimo interesse nei confronti del ragazzo. Ma quella semplice frase, buttata lì quasi per caso, risvegliò le sue insicurezze e si sentì ancora più inadatta a stare lì. Cercando di nascondere il suo disagio, disse che andava a prendere un bicchiere d’acqua.
Uscì in guardino, dove c’era un capannello di ragazzi. Erano del quinto anno, tra poco avrebbero avuto la maturità e ne stavano discutendo. Alcuni sembravano tranquilli, altri erano già convinti che non sarebbero mai passati.
Uno di loro notò Giulia e le fece un cenno con la mano. Si consocevano di vista, ogni tanto era capitato di incontrarsi nei corridoi della scuola o nell’aula magna quando c’era qualcosa di particolare. Si chiamava Andrea e, pur non essendo come Davide, anche lui era molto attraente. Portava il pizzetto, I capelli bruni erano un po’ lunghi. Aveva sempre un’aria quasi trasandata, ma non in una brutta maniera, anzi: era un po’ il suo segno distintivo, e molte ragazze gli facevano gli occhi dolci. Giulia raggiunse lui ed I suoi amici, salutandoli con un lieve cenno del capo ed un sorriso.
“Allora, come va?”, le chiese lui. Cominciarono a chiacchierare del più e del meno, e Andrea sembrava essere davvero interessato a parlare con lei. Le faceva molte domande, e ogni tanto anche qualche complimento.
Dopo un po’, cominciarono ad arrivare molte altre persone, e la festa cominciò ad entrare nel vivo. Qualcuno aveva portato anche bevande alcoliche, che prima mancavano, perciò presto l’ambiente divetò rumoso, folle, con la musica a palla e la gente che ballava facendo quasi a gara a chi era più bravo.
Giulia cercò di evitare gli alcolici, non voleva che sua madre potesse accorgersi che aveva bevuto, altrimenti sapeva già che l’avrebbe messa in castigo come minimo per tutta l’estate. Arianna, invece, sembrava un po’ brilla, ed il suo normale aplomb aveva lasciato il posto a risatine sguaiate e moine. Ballava agitanto I capelli rossi in tutte le direzioni, ondeggiava con il corpo, saltava. In breve, fu circondata da ragazzi desiderosi di ballare con lei, che cercavano di toccarla, di sfiorarne il corpo, e lei ci stava. Lasciava che quei corpi scolpiti le si avvicinassero, la toccassero, che le loro mani la scorressero sulla pelle, sui fianchi. Ad un certo punto, Davide stesso le si avvicinò, richiamato da quella splendente, muliebre sensualità. Arianna si girò verso di lui e gli mise le braccia intorno al collo, cominciando a muovere I fianchi verso di lui, sorridendogli maliziosa.
Giulia, seduta su un sofà in disparte, guardava quella scena e sentiva la gelosia e la rabbia montarle dentro. Come poteva lei farle una cosa del genere? Come poteva offrirsi così a Davide? Sapeva che le piaceva. Non aveva un minimo di dignità a muoversi in quel modo, ad essere così volgare davanti a tutti? E non aveva alcuna remora a provarci con il ragazzo di cui lei era cotta? Non aveva rispetto di lei e della loro amicizia?
Quasi nauseata, si alzò e uscì nel giardino, per prendere una boccata d’aria ed evitare di guardarli ancora.
Alle dieci in punto, la macchina della madre di Giulia si fermò davanti al vialetto d’ingresso della villa di Davide. Non ebbe nemmeno bisogno di chiamare la figlia con il cellulare o suonando il clacson, perché lei ed Arianna erano già lì. Le due ragazze entrarono in macchina, Arianna facendo un cenno di saluto a chi era lì intorno, Giulia senza dire una sola parola.
“Com’è andata, ragazze? Vi siete divertite?”, chiese la donna, guardandole dallo specchietto retrovisore. Ari rispose che si era divertita moltissimo, entusiasta. Giulia borbottò qualcosa di malavoglia. In viso era scurissima, e la madre lo notò, ma non volle troppo indagare.
Arrivate a casa, le ragazze si cambiarono, Arianna avrebbe dormito da loro quella notte. Si fecero una doccia e si misero il pigiama, pronte a infilarsi sotto le coperte. Avevano spesso dormito insieme, non era nulla di eccezionale: erano cresciute come sorelle. Ma quella notte Giulia avrebbe preferito dormire in un letto pieno di vipere, piuttosto che non lei.
Appena a letto, si voltò dalla parte del letto volta verso il muro, dando all’amica le spalle, e le augurò la buonanotte.
“Giù, sei arrabbiata?”, le chiese Arianna.
Giulia non rispose, non sapeva cosa dirle.
“Dai, guardami. Siamo amiche da anni, puoi dirmi quello che ti passa per la testa. Siamo sempre state sincere tra noi...”
Giulia stette in silenzio ancora per qualche momento, poi sbottò.
“Perché hai ballato con lui? Perché con tutti I ragazzi che avevi intorno dovevi scegliere proprio lui? Lo sai che mi piace, che ci vado dietro da anni!”
“Ci vai dietro da anni, ma lui non lo sa. Giulia, devi renderti conto che non starà ad aspettare te, se non fai una mossa. Dovresti farti notare, dovresti avvicinarlo, attirare la sua attenzione. E invece non stai facendo nulla per averlo, praticamente lo stai lascinado a qualsiasi ragazza voglia prenderselo. E dire che hai tutte le carte in regola. Lo sai che sei bella, e molto anche. Anzi, io ti trovo bellissima”, le disse, accompagnando queste ultime parole accarezzandole la guanca, anche se non poteva vederla in viso. “E poi non ti devi preoccupare di me: Davide non mi piace. E’ tutto tuo, per quel che mi riguarda”. Giulia, sentendola parlare così, si calmò. Sapeva che Arianna era sincera quando lo diceva, altrimenti avrebbe ammesso di provare qualcosa.
“Posso chiederti una cosa, Giù?”, le chiese. Poi, senza aspettare che lei rispondesse, continuò: “Di chi eri più gelosa? Di me o di lui?”. Giulia non si aspettava quella domanda e, sorprendentemente, non avrebbe saputo rispondere. Dava per scontato di essere gelosa di Davide, ma ora si rendeva conto che c’era gelosia anche verso l’amica. Aveva detestato che quei ragazzi la toccassero, perché era come se stessero cercando di rubargliela, di portargliela via.
Giulia le disse che non lo sapeva, che non ci aveva pensato, dopodiché aggiunse che voleva dormire e le augurò nuovamente buonanotte.
Arianna le augurò a sua volta la buonanotte, poi le si avvicinò e l’abbracciò stretta stretta, addormentandosi così.
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