La prima volta che lo facemmo in tre
di
Klimt 7
genere
trio
Questa è una storia realmente vissuta.
Io sono Luca, 62 anni, lei, Silvia, 54 anni. Sposati da 32 anni e genitori di due figli che ormai hanno preso la loro strada. Preciso che siamo il genere di coppia come si suole dire “insospettabile” ma che di insospettabile, tra di noi, non ha nulla. Tutto ciò che accade all’interno delle mura purché da tutti voluto e senza forzature fa parte del vissuto di coppia. Negli anni abbiamo affinato i nostri giochi, i nostri desideri, le richieste di parte sia mia sia sua senza ipocrisia alcuna. Si deduce quindi che tra Silvia e me nulla non sia stato sperimentato sessualmente e con piacere da entrambi. Negli ultimi anni, però, un gioco ci intrigava avendone sentito parlare e soprattutto riportato da Silvia che raccoglieva, a volte, confessioni da coetanee raccontate durante qualche serata condita da qualche bicchiere di troppo. Questo gioco era un gioco a tre. Nell’intimita’ della camera da letto la spronavo ad immaginare un terzo tra noi e mi rendevo conto che l’effetto che questa fantasia aveva su Silvia era quanto meno dirompente. Non so dire perché la terza persona dovesse essere un uomo e non una donna come molti maschi sognerebbero ma l’idea che un uomo potesse giacere in intimità con mia moglie Silvia mi eccitava all’istante. Silvia poi è una donna che pur essendo in menopausa non ha assolutamente problemi di secchezza vaginale anzi, si bagna ancora come una volta e non necessita di creme lubrificanti o altro. Questo aiuta ancora di più la nostra complicità perché sia io, attraverso la mia erezione, che lei, attraverso le sue secrezioni, siamo in grado di capire il grado di eccitazione di entrambi. Una sera, mentre eravamo intenti a guardare la tv, Silvia si giro verso di me e mi disse che aveva qualcosa da confessare. Temevo il peggio! Io l’amaro come il primo giorno, forse di più è questo suo incedere serio guardandomi mi spavento’ alquanto. “Senti, Luca, ma se io ti dicessi che questa idea di un gioco a tre la vorrei realizzare tu cosa penseresti di me?”. “Cosa penserei di te!!! Benedetto amore, se parliamo da tempo giocando e facendo l’amore ma sempre immaginando situazioni ipotetiche e sappiamo che eccita entrambi. Questo penserei”. Silvia mi prese le mani tra le sue è sempre guardandomi negli occhi mi chiese se non avessi paura che una volta realizzata questa fantasia qualche cosa tra di noi potesse cambiare, a cominciare dall’opinione che ognuno ha dell’altro. “Amore, sono più di trent’anni che stiamo insieme, abbiamo fatto e sperimentato di tutto e anche quando noi si è fatto cose che potevano sembrare depravate abbiamo capito che era del tutto falso ed abbiamo goduto del piacere ricavato”. “Scusami,Luca, non so come ho fatto a dire una cosa del genere, forse perché ho voglia di fare l’amore con te. Prendimi e fammi godere, stasera voglio essere tua e godere di te e per me”.
Quella sera andò così ma dentro di me capii che Silvia non aveva detto quelle parole a caso. Lei lo desiderava, bramava un incontro a tre ma non aveva il coraggio di chiederlo. Fu così che decisi di cercare in rete un possibile candidato che potesse essere di gradimento a Silvia. Ci volle del tempo ma alla fine un colpo di fortuna mi portò a leggere di questo Pietro, 47enne di Ancona, divorziato che nell’annuncio cercava una donna matura. Guardai le foto postate più e più volte, sino a decidermi di scrivergli una mail nella quale, oltre alle solite banalità, gli chiedevo se era disponibile ad un incontro con me e che tale incontro poteva anche non portare a nulla. Il giorno seguente ricevetti la mail di risposta che riportava oltre ai saluti anche la sua disponibilità ed una sua foto non censurata del volto. Fu così che incontrai Pietro per ben tre volte. Lui fu molto paziente e con me e raccolse le mie e nostre confidenze ben sapendo che Silvia non era al corrente della corrispondenza in corso.
Un fine settimana di ottobre dissi a Silvia che mi sarebbe piaciuto passare due giorni con lei a Riccione per togliermi di dosso lo stress del lavoro. Lei accetto subito e mi bacio sulle labbra mentre mi diceva “ti amo”.
Fu così che presi il coraggio ed informai Pietro che quel venerdì saremmo stati in quell’albergo di Riccione sino a domenica. L’idea, la mia idea, era quella che terminata la cena e rientrati in albergo ci saremmo fermati al bar dello stesso per un ultimo bicchiere e che potesse essere l’occasione per conoscersi, naturalmente facendo sì che anche tra noi due fosse la prima volta che ci si incontrava. Pietro si disse d’accordo e speranzoso che tutto andasse per meglio. Giunse il venerdì e dopo avere preso possesso della camera Silvia decise di farsi una doccia prima di andare a cena. Annuii e le dissi che mi sarei sdraiato per riposare e guardare la tv. Dopo circa 45 minuti la guardai uscire dal bagno, nuda. Il seno gonfio e sodo, un leggero accenno di pancia, quel ciuffo di pelo che curava con attenzione sopra il sesso, un triangolo del piacere. “Mi vesto ed andiamo, amore”. “Tranquilla, senza fretta, è ancora presto”. Non era vero ma mi beavo a guardarla mentre si vestiva. Si infilò il reggiseno che agganciò sotto il seno per poi girarlo dietro. Rovisto’ nella valigia e le vidi in mano un reggicalze minimale. Lo indossò agganciando anch’esso davanti e poi girandolo dietro. Prese poi un pacchetto ancora sigillato di calze color carne della Girardi da 20 denari. Lo apri e presa la prima dopo essersi leccate le dita la avvolse e, seduta sul bordo del letto, la infilò alla gamba. Fece lo stesso con la seconda. Poi si fermò e mi guardò sorniona, sorridendo. “Amore, cosa dici, lo metto lo slip o mi vuoi con la figa nuda?”. “Voglio che tu ti vesta con tutto perché dopo voglio avere il piacere di spogliarti”. Allora cerco ancora nella valigia e in mano comparve uno string minuscolo che indossò facendo in modo che gli elastici laterali fossero ben tesi in alto. Era bellissima!!! Nel mentre si infilava il vestito le fui dietro e l’abbracciai stringendole il seno nelle mani e facendole sentire quanto la desideravo. “Caspita, Luca, da quanto sento mi desideri come non mai! Se vuoi non portarmi a cena, restiamo qui a fare l’amore”. “Dopo, lo faremo dopo ed il mio desiderio di te sarà ancora maggiore”.
Ti guardai calzare le décolleté e ti aiutai con il soprabito e, chiusa la camera, raggiungemmo gli ascensori. Arrivati nella hall ti dissi se desideravi un aperitivo al bar dell’albergo visto che eravamo in anticipo per il ristorante. “Due spritz, per favore” dissi al barman. Ci servi’ subito e fu allora che Pietro raggiunse anch’esso il bar chiedendo da bere. L’accordo era che ci si conoscesse per caso e che Silvia non doveva in alcun modo sapere della nostra conoscenza. “Silvia, scusami, salgo un minuto in camera. Aspettami pure qui”. Lascia Silvia al bar sperando che Pietro, da buon imbonitore, riuscisse a fare conoscenza con lei. Restai in camera per circa venti minuti e quando tornai la vidi parlare con Pietro che nel frattempo le si era seduto al suo fianco. “Luca, ti presento Pietro, che si è offerto di farmi compagnia in tua assenza. E’ stato molto gentile, non credi?”. “Certo che si, amore. Grazie, permetta che mi presenti, Luca ……… e questa è mia moglie Silvia”. “Pietro ………, piacere mio”.
“Silvia, il ristorante ci aspetta”. “Amore, il signor Pietro mi ha detto che è qui solo e che non ha cenato ed io ho pensato che se per te non è d’un problema potremmo chiedergli se vuole unirsi a noi per non passare una serata in solitudine”. “Ottima idea. Pietro, posso chiamarla Pietro, se lo desidera può unirsi a noi”. Pietro accetto e ci dirigemmo verso il ristorante. Silvia mi stringeva il braccio e si appoggiava a me nel camminare. Arrivati al ristorante e preso possesso del tavolo ordinammo la cena che passò con giovialità e ilarità. Ad un certo punto mi scusai per andare ai servizi e quindi lascia Silvia e Pietro soli al tavolo. Dieci minuti dopo tornai e fu la volta di Pietro a lasciarci. Mia moglie subito mi disse che trovava Pietro molto intrigante e che le aveva fatto numerosi complimenti in mia assenza sia all’albergo che li, al ristorante. “Accidenti, Silvia, hai fatto colpo!!! Pensi voglia portarti a letto?”. “Non fare lo stupido!! Un pensierino ce lo farei, è un bell’uomo e mi ispira fiducia e ti dirò che se dovessi scegliere per una occasione così lui sarebbe perfetto”. “Per cui, cosa vuoi fare?”. “Io nulla, vediamo come vanno gli eventi”.
Rientrati in albergo venne il momento di salutarci ma Pietro ci propose un ultimo giro invitandoci in camera sua. Silvia ed io ci guardammo e approvammo la cosa chiedendo di trovarci tra 15/20 minuti nella sua camera che nel frattempo ci disse essere la 412.
Salimmo in camera e al quarto piano l’ascensore si fermò per fare scendere Pietro. Noi eravamo al quinto piano.
Una volta entrati in camera ti tolsi il soprabito e tu ti avviasti verso il bagno. Mi fermai a guardarti mentre ti svuotavi la vescica e poi sfilarti lo string per sciacquarti la figa al bide’. “Mmmmmm, la sciacqui per me o per lui?”. “Sei un porco, Luca, lo sai che potrebbe accadere quello che abbiamo progettato insieme tante volte”. “E cioè?”. “Cioè’ che tu ed io giocassimo con un terzo tra di noi, un uomo”. “Tu pensi quindi che Pietro possa essere quello giusto e che stasera lui ti prenderà davanti a me e che tu mi renda un marito cornuto?”. “Ciò che penso è che tu voglia vedermi mentre un uomo mi monta, mentre lui mi monta e mi fa godere. Sbaglio, porco? Portami giù da lui, andiamo, che sono un lago!!”.
Bussammo alla 412 e dopo pochi secondi Pietro apri . Silvia entrò e subito dopo entri io. Ci furono secondi di imbarazzo sino a quando Silvia si girò verso di me e mi disse: “Esci e lasciaci soli, vai in camera o al bar, dove vuoi e non tornare sino a quando non ti chiamo io al telefono”. “Ma, così non, non so”. “Vai, ti chiamo io”.
Uscii così dalla camera e salii nuovamente nella nostra. Entrai ed attesi la chiamata. Dopo quaranta minuti il telefono si illuminò ed apparve il tuo nome. “Se vuoi puoi venire”. Le tue parole.
Scesi rapidamente le scale non prendendo l’ascensore per fare prima. Bussai e mi apristi la porta. Eri nuda!!!! Entrai e vidi Pietro, anche lui nudo, disteso sul letto. Aveva il cazzo duro. Ricordo che mi fermai qualche secondo a guardarlo. Mia moglie chiuse la porta e mi prese per mano portandomi sul fianco del letto. “Vuoi vedermi mentre glielo prendo in bocca?”. “Cazzo, Silvia, certo che voglio vederti ma arrivare qui e vederti nuda mi ha spiazzato”. “Non pensare ad altro, guarda!!”. E ti piegasti per prendere nella mano il cazzo di Pietro che svettava duro. Poi ti girasti verso me e senza staccare i tuoi occhi dai miei tirasti fuori la lingua che guardai mentre leccava il glande e poi lungo l’asta per poi prenderlo tutto in bocca. Non potevo staccare gli occhi da quella visione. Guardarti con il cazzo di Pietro in bocca mentre lo spompinavi e guardare la tua bocca salire e scendere lungo il cazzo mi faceva uscire di senno. Poi ti fermasti e una volta che il cazzo fu fuori dalla bocca ma senza mai lasciarlo dalla mano mi dicesti: “ti è piaciuto guardarmi mentre glielo prendevo in bocca? Ti è piaciuto, porco? Ti è piaciuto guardare tua moglie mentre succhia il cazzo duro di un altro? Fammi sentire, vieni qui”. Mi avvicinai ancora di più è tu portasti la tua mano sul mio inguine, stringendomi il cazzo. “Amore, ma è duro, ti è venuto duro a guardarmi!!! Pietro gli è venuto duro mentre mi guardava farti un pompino? Dimmi, porco, cosa vuoi che faccia ora? Cosa vuoi che faccia tua moglie?”. Non so ancora oggi come mi uscirono le parole:”Voglio vederti mentre ti fai leccare la figa!”. “Sei proprio un porco, un maiale. Guarda allora”. Ti sdraiasti di schiena sul letto e apristi oscenamente le gambe mostrandomi la figa luccicante dal piacere. “Pietro, vieni e leccamela, fammi godere!”. Pietro si distese e posto la testa tra le tue gambe diede inizio ad una leccata di figa che fece impazzire Silvia. “Guardami, cornuto, guarda come mi lecca la figa, vuole che gli sborro in bocca e lo farò mentre tu mi guarderai”. Infatti dopo poco, mentre osservavo il tuo viso, i tuoi occhi rovesciati dal piacere che montava, ti vidi inarcare la schiena, le dita dei piedi rivolte in alto, arcuate, e poi un grido strozzato: “Sborro, amore mio, sborro, Pietro mi sta facendo sborrare sulla sua bocca. Prima che tu venissi mi ha chiesto di farlo perché voleva bere il mio piacere ed io gli ho detto che lo avrei fatto con te qui. Dio mio, mi sta facendo sborrare ancora, non pensavo si potesse fare, sborro, godo, godoooo, amore, porco, sei un cornuto ed io una troia!!!”.
A questo punto con ancora lo sguardo perso dal piacere appena provato mi chiedesti: “Vuoi vedermi mentre mi faccio montare?”. “Sono qui apposta, per vederti fare la troia”. “Allora passami quel preservativo”. Ti passa il preservativo e tu ne rompesti la chiusura con i denti e nel prenderlo in mano per scegliere il verso giusto mi guardasti dicendomi: “Ora guarda come glielo infilo con la bocca come faccio con te e come fanno le troie. Tu mi hai detto che lo fanno le troie, vero?”. Appoggiasti il preservativo sulla cappella del cazzo che era più duro che mai. Vidi la tua bocca scorrere lungo l’asta mente il preservativo scendeva avvolgendo per intero il cazzo di Pietro. “Ora ti farò morire, guarda”. Ti mettesti in ginocchio e Pietro si mise davanti a te. Tu gli prendesti in mano il cazzo e con l’altra mano il collo e lo baciasti in bocca. Vederti baciare Pietro e vedere come le lingue si intrecciavano mi fece stare male. “Ti è piaciuto vedermi limonare con Pietro, prima che tu scendessi lo abbiamo fatto un sacco di volte. Ora, mentre tua moglie gode sul suo cazzo mentre mi monta lo farò ancora. Ti sdraiasti ed apristi le gambe. Pietro si inginocchiò in mezzo e guidò il cazzo tra le labbra della figa che era fradicia all’inverosimile. “Aspetta, Pietro, facciamogli sentire come sono bagnata. Vieni, cornuto, tocca, senti come è bagnata tua moglie”. Posso le dita tra le labbra della figa che trovai bollenti e fradice. Tutta la parte interna delle cosce era bagnata, pareva ti fossi pisciata addosso. “Vieni, Pietro, mettimelo dentro e fammi sborrare come si fa sborrare una troia!!!”. Vidi Pietro entrarti dentro con una sola spinta, tutto. Avevi tutto il cazzo di Pietro dentro di te, fino ai coglioni. Lui una volta dentro tutto non si mosse e vidi solo che inarcava leggermente il bacino. “Chiavami, porco, cosa aspetti, chiavami, ti ho dato la figa ora soddisfala e dalla sborrare. Dai, cazzo, monta la troia, ti prego, montami, montami, mi fai morire così!!!”. Quando iniziò la monta eri irriconoscibile, gli occhi rovesciati indietro, biascicavi parole che non riconoscevo, sotto di te, un lago di sborra, forse avevi squirtato più volte. Poi, dopo un tempo interminabile, dei versi uscirono dalla bocca di Pietro. Ti vidi inarcare i fianchi e gridare: “Tutta, dammela tutta, dammela tutta la sborra, la voglio sentire dentro, tutta!”. Pietro ti aveva allagato la figa riempiendola di sborra, della sua sborra. Uscì da te. Tu in un attimo di l’udita, con ancore le gambe aperte e le labbra della figa gonfie gli sfilasti il preservativo e te lo svuotasti in bocca per poi abbassarti e pulirgli il cazzo. “Sono una troia, amore mio, hai visto come gli ho pulito il cazzo? Lo farò anche a te, stanotte, perché ho ancora voglia”. Ti vidi raccogliere le tue cose, infilare il soprabito, nuda come eri, e andare verso la porta. Io ero ancora vestito e ti seguii. Tu ti fermasti davanti alla porta e ti voltasti dicendomi: “Baciami!”. Ti baciai e ce ne andammo verso la nostra stanza sperando di non incontrare nessuno nei corridoi. Una volta arrivati ed entrati mi dicesti: @Tu è piaciuto vedere tua moglie fare la troia? Ora sei un cornuto ed io lo vorrò fare ancora, lo sai vero. Ora spogliati e vieni qui a montare tua moglie, la tua troia e sborrami dentro, cornuto!”.
Io sono Luca, 62 anni, lei, Silvia, 54 anni. Sposati da 32 anni e genitori di due figli che ormai hanno preso la loro strada. Preciso che siamo il genere di coppia come si suole dire “insospettabile” ma che di insospettabile, tra di noi, non ha nulla. Tutto ciò che accade all’interno delle mura purché da tutti voluto e senza forzature fa parte del vissuto di coppia. Negli anni abbiamo affinato i nostri giochi, i nostri desideri, le richieste di parte sia mia sia sua senza ipocrisia alcuna. Si deduce quindi che tra Silvia e me nulla non sia stato sperimentato sessualmente e con piacere da entrambi. Negli ultimi anni, però, un gioco ci intrigava avendone sentito parlare e soprattutto riportato da Silvia che raccoglieva, a volte, confessioni da coetanee raccontate durante qualche serata condita da qualche bicchiere di troppo. Questo gioco era un gioco a tre. Nell’intimita’ della camera da letto la spronavo ad immaginare un terzo tra noi e mi rendevo conto che l’effetto che questa fantasia aveva su Silvia era quanto meno dirompente. Non so dire perché la terza persona dovesse essere un uomo e non una donna come molti maschi sognerebbero ma l’idea che un uomo potesse giacere in intimità con mia moglie Silvia mi eccitava all’istante. Silvia poi è una donna che pur essendo in menopausa non ha assolutamente problemi di secchezza vaginale anzi, si bagna ancora come una volta e non necessita di creme lubrificanti o altro. Questo aiuta ancora di più la nostra complicità perché sia io, attraverso la mia erezione, che lei, attraverso le sue secrezioni, siamo in grado di capire il grado di eccitazione di entrambi. Una sera, mentre eravamo intenti a guardare la tv, Silvia si giro verso di me e mi disse che aveva qualcosa da confessare. Temevo il peggio! Io l’amaro come il primo giorno, forse di più è questo suo incedere serio guardandomi mi spavento’ alquanto. “Senti, Luca, ma se io ti dicessi che questa idea di un gioco a tre la vorrei realizzare tu cosa penseresti di me?”. “Cosa penserei di te!!! Benedetto amore, se parliamo da tempo giocando e facendo l’amore ma sempre immaginando situazioni ipotetiche e sappiamo che eccita entrambi. Questo penserei”. Silvia mi prese le mani tra le sue è sempre guardandomi negli occhi mi chiese se non avessi paura che una volta realizzata questa fantasia qualche cosa tra di noi potesse cambiare, a cominciare dall’opinione che ognuno ha dell’altro. “Amore, sono più di trent’anni che stiamo insieme, abbiamo fatto e sperimentato di tutto e anche quando noi si è fatto cose che potevano sembrare depravate abbiamo capito che era del tutto falso ed abbiamo goduto del piacere ricavato”. “Scusami,Luca, non so come ho fatto a dire una cosa del genere, forse perché ho voglia di fare l’amore con te. Prendimi e fammi godere, stasera voglio essere tua e godere di te e per me”.
Quella sera andò così ma dentro di me capii che Silvia non aveva detto quelle parole a caso. Lei lo desiderava, bramava un incontro a tre ma non aveva il coraggio di chiederlo. Fu così che decisi di cercare in rete un possibile candidato che potesse essere di gradimento a Silvia. Ci volle del tempo ma alla fine un colpo di fortuna mi portò a leggere di questo Pietro, 47enne di Ancona, divorziato che nell’annuncio cercava una donna matura. Guardai le foto postate più e più volte, sino a decidermi di scrivergli una mail nella quale, oltre alle solite banalità, gli chiedevo se era disponibile ad un incontro con me e che tale incontro poteva anche non portare a nulla. Il giorno seguente ricevetti la mail di risposta che riportava oltre ai saluti anche la sua disponibilità ed una sua foto non censurata del volto. Fu così che incontrai Pietro per ben tre volte. Lui fu molto paziente e con me e raccolse le mie e nostre confidenze ben sapendo che Silvia non era al corrente della corrispondenza in corso.
Un fine settimana di ottobre dissi a Silvia che mi sarebbe piaciuto passare due giorni con lei a Riccione per togliermi di dosso lo stress del lavoro. Lei accetto subito e mi bacio sulle labbra mentre mi diceva “ti amo”.
Fu così che presi il coraggio ed informai Pietro che quel venerdì saremmo stati in quell’albergo di Riccione sino a domenica. L’idea, la mia idea, era quella che terminata la cena e rientrati in albergo ci saremmo fermati al bar dello stesso per un ultimo bicchiere e che potesse essere l’occasione per conoscersi, naturalmente facendo sì che anche tra noi due fosse la prima volta che ci si incontrava. Pietro si disse d’accordo e speranzoso che tutto andasse per meglio. Giunse il venerdì e dopo avere preso possesso della camera Silvia decise di farsi una doccia prima di andare a cena. Annuii e le dissi che mi sarei sdraiato per riposare e guardare la tv. Dopo circa 45 minuti la guardai uscire dal bagno, nuda. Il seno gonfio e sodo, un leggero accenno di pancia, quel ciuffo di pelo che curava con attenzione sopra il sesso, un triangolo del piacere. “Mi vesto ed andiamo, amore”. “Tranquilla, senza fretta, è ancora presto”. Non era vero ma mi beavo a guardarla mentre si vestiva. Si infilò il reggiseno che agganciò sotto il seno per poi girarlo dietro. Rovisto’ nella valigia e le vidi in mano un reggicalze minimale. Lo indossò agganciando anch’esso davanti e poi girandolo dietro. Prese poi un pacchetto ancora sigillato di calze color carne della Girardi da 20 denari. Lo apri e presa la prima dopo essersi leccate le dita la avvolse e, seduta sul bordo del letto, la infilò alla gamba. Fece lo stesso con la seconda. Poi si fermò e mi guardò sorniona, sorridendo. “Amore, cosa dici, lo metto lo slip o mi vuoi con la figa nuda?”. “Voglio che tu ti vesta con tutto perché dopo voglio avere il piacere di spogliarti”. Allora cerco ancora nella valigia e in mano comparve uno string minuscolo che indossò facendo in modo che gli elastici laterali fossero ben tesi in alto. Era bellissima!!! Nel mentre si infilava il vestito le fui dietro e l’abbracciai stringendole il seno nelle mani e facendole sentire quanto la desideravo. “Caspita, Luca, da quanto sento mi desideri come non mai! Se vuoi non portarmi a cena, restiamo qui a fare l’amore”. “Dopo, lo faremo dopo ed il mio desiderio di te sarà ancora maggiore”.
Ti guardai calzare le décolleté e ti aiutai con il soprabito e, chiusa la camera, raggiungemmo gli ascensori. Arrivati nella hall ti dissi se desideravi un aperitivo al bar dell’albergo visto che eravamo in anticipo per il ristorante. “Due spritz, per favore” dissi al barman. Ci servi’ subito e fu allora che Pietro raggiunse anch’esso il bar chiedendo da bere. L’accordo era che ci si conoscesse per caso e che Silvia non doveva in alcun modo sapere della nostra conoscenza. “Silvia, scusami, salgo un minuto in camera. Aspettami pure qui”. Lascia Silvia al bar sperando che Pietro, da buon imbonitore, riuscisse a fare conoscenza con lei. Restai in camera per circa venti minuti e quando tornai la vidi parlare con Pietro che nel frattempo le si era seduto al suo fianco. “Luca, ti presento Pietro, che si è offerto di farmi compagnia in tua assenza. E’ stato molto gentile, non credi?”. “Certo che si, amore. Grazie, permetta che mi presenti, Luca ……… e questa è mia moglie Silvia”. “Pietro ………, piacere mio”.
“Silvia, il ristorante ci aspetta”. “Amore, il signor Pietro mi ha detto che è qui solo e che non ha cenato ed io ho pensato che se per te non è d’un problema potremmo chiedergli se vuole unirsi a noi per non passare una serata in solitudine”. “Ottima idea. Pietro, posso chiamarla Pietro, se lo desidera può unirsi a noi”. Pietro accetto e ci dirigemmo verso il ristorante. Silvia mi stringeva il braccio e si appoggiava a me nel camminare. Arrivati al ristorante e preso possesso del tavolo ordinammo la cena che passò con giovialità e ilarità. Ad un certo punto mi scusai per andare ai servizi e quindi lascia Silvia e Pietro soli al tavolo. Dieci minuti dopo tornai e fu la volta di Pietro a lasciarci. Mia moglie subito mi disse che trovava Pietro molto intrigante e che le aveva fatto numerosi complimenti in mia assenza sia all’albergo che li, al ristorante. “Accidenti, Silvia, hai fatto colpo!!! Pensi voglia portarti a letto?”. “Non fare lo stupido!! Un pensierino ce lo farei, è un bell’uomo e mi ispira fiducia e ti dirò che se dovessi scegliere per una occasione così lui sarebbe perfetto”. “Per cui, cosa vuoi fare?”. “Io nulla, vediamo come vanno gli eventi”.
Rientrati in albergo venne il momento di salutarci ma Pietro ci propose un ultimo giro invitandoci in camera sua. Silvia ed io ci guardammo e approvammo la cosa chiedendo di trovarci tra 15/20 minuti nella sua camera che nel frattempo ci disse essere la 412.
Salimmo in camera e al quarto piano l’ascensore si fermò per fare scendere Pietro. Noi eravamo al quinto piano.
Una volta entrati in camera ti tolsi il soprabito e tu ti avviasti verso il bagno. Mi fermai a guardarti mentre ti svuotavi la vescica e poi sfilarti lo string per sciacquarti la figa al bide’. “Mmmmmm, la sciacqui per me o per lui?”. “Sei un porco, Luca, lo sai che potrebbe accadere quello che abbiamo progettato insieme tante volte”. “E cioè?”. “Cioè’ che tu ed io giocassimo con un terzo tra di noi, un uomo”. “Tu pensi quindi che Pietro possa essere quello giusto e che stasera lui ti prenderà davanti a me e che tu mi renda un marito cornuto?”. “Ciò che penso è che tu voglia vedermi mentre un uomo mi monta, mentre lui mi monta e mi fa godere. Sbaglio, porco? Portami giù da lui, andiamo, che sono un lago!!”.
Bussammo alla 412 e dopo pochi secondi Pietro apri . Silvia entrò e subito dopo entri io. Ci furono secondi di imbarazzo sino a quando Silvia si girò verso di me e mi disse: “Esci e lasciaci soli, vai in camera o al bar, dove vuoi e non tornare sino a quando non ti chiamo io al telefono”. “Ma, così non, non so”. “Vai, ti chiamo io”.
Uscii così dalla camera e salii nuovamente nella nostra. Entrai ed attesi la chiamata. Dopo quaranta minuti il telefono si illuminò ed apparve il tuo nome. “Se vuoi puoi venire”. Le tue parole.
Scesi rapidamente le scale non prendendo l’ascensore per fare prima. Bussai e mi apristi la porta. Eri nuda!!!! Entrai e vidi Pietro, anche lui nudo, disteso sul letto. Aveva il cazzo duro. Ricordo che mi fermai qualche secondo a guardarlo. Mia moglie chiuse la porta e mi prese per mano portandomi sul fianco del letto. “Vuoi vedermi mentre glielo prendo in bocca?”. “Cazzo, Silvia, certo che voglio vederti ma arrivare qui e vederti nuda mi ha spiazzato”. “Non pensare ad altro, guarda!!”. E ti piegasti per prendere nella mano il cazzo di Pietro che svettava duro. Poi ti girasti verso me e senza staccare i tuoi occhi dai miei tirasti fuori la lingua che guardai mentre leccava il glande e poi lungo l’asta per poi prenderlo tutto in bocca. Non potevo staccare gli occhi da quella visione. Guardarti con il cazzo di Pietro in bocca mentre lo spompinavi e guardare la tua bocca salire e scendere lungo il cazzo mi faceva uscire di senno. Poi ti fermasti e una volta che il cazzo fu fuori dalla bocca ma senza mai lasciarlo dalla mano mi dicesti: “ti è piaciuto guardarmi mentre glielo prendevo in bocca? Ti è piaciuto, porco? Ti è piaciuto guardare tua moglie mentre succhia il cazzo duro di un altro? Fammi sentire, vieni qui”. Mi avvicinai ancora di più è tu portasti la tua mano sul mio inguine, stringendomi il cazzo. “Amore, ma è duro, ti è venuto duro a guardarmi!!! Pietro gli è venuto duro mentre mi guardava farti un pompino? Dimmi, porco, cosa vuoi che faccia ora? Cosa vuoi che faccia tua moglie?”. Non so ancora oggi come mi uscirono le parole:”Voglio vederti mentre ti fai leccare la figa!”. “Sei proprio un porco, un maiale. Guarda allora”. Ti sdraiasti di schiena sul letto e apristi oscenamente le gambe mostrandomi la figa luccicante dal piacere. “Pietro, vieni e leccamela, fammi godere!”. Pietro si distese e posto la testa tra le tue gambe diede inizio ad una leccata di figa che fece impazzire Silvia. “Guardami, cornuto, guarda come mi lecca la figa, vuole che gli sborro in bocca e lo farò mentre tu mi guarderai”. Infatti dopo poco, mentre osservavo il tuo viso, i tuoi occhi rovesciati dal piacere che montava, ti vidi inarcare la schiena, le dita dei piedi rivolte in alto, arcuate, e poi un grido strozzato: “Sborro, amore mio, sborro, Pietro mi sta facendo sborrare sulla sua bocca. Prima che tu venissi mi ha chiesto di farlo perché voleva bere il mio piacere ed io gli ho detto che lo avrei fatto con te qui. Dio mio, mi sta facendo sborrare ancora, non pensavo si potesse fare, sborro, godo, godoooo, amore, porco, sei un cornuto ed io una troia!!!”.
A questo punto con ancora lo sguardo perso dal piacere appena provato mi chiedesti: “Vuoi vedermi mentre mi faccio montare?”. “Sono qui apposta, per vederti fare la troia”. “Allora passami quel preservativo”. Ti passa il preservativo e tu ne rompesti la chiusura con i denti e nel prenderlo in mano per scegliere il verso giusto mi guardasti dicendomi: “Ora guarda come glielo infilo con la bocca come faccio con te e come fanno le troie. Tu mi hai detto che lo fanno le troie, vero?”. Appoggiasti il preservativo sulla cappella del cazzo che era più duro che mai. Vidi la tua bocca scorrere lungo l’asta mente il preservativo scendeva avvolgendo per intero il cazzo di Pietro. “Ora ti farò morire, guarda”. Ti mettesti in ginocchio e Pietro si mise davanti a te. Tu gli prendesti in mano il cazzo e con l’altra mano il collo e lo baciasti in bocca. Vederti baciare Pietro e vedere come le lingue si intrecciavano mi fece stare male. “Ti è piaciuto vedermi limonare con Pietro, prima che tu scendessi lo abbiamo fatto un sacco di volte. Ora, mentre tua moglie gode sul suo cazzo mentre mi monta lo farò ancora. Ti sdraiasti ed apristi le gambe. Pietro si inginocchiò in mezzo e guidò il cazzo tra le labbra della figa che era fradicia all’inverosimile. “Aspetta, Pietro, facciamogli sentire come sono bagnata. Vieni, cornuto, tocca, senti come è bagnata tua moglie”. Posso le dita tra le labbra della figa che trovai bollenti e fradice. Tutta la parte interna delle cosce era bagnata, pareva ti fossi pisciata addosso. “Vieni, Pietro, mettimelo dentro e fammi sborrare come si fa sborrare una troia!!!”. Vidi Pietro entrarti dentro con una sola spinta, tutto. Avevi tutto il cazzo di Pietro dentro di te, fino ai coglioni. Lui una volta dentro tutto non si mosse e vidi solo che inarcava leggermente il bacino. “Chiavami, porco, cosa aspetti, chiavami, ti ho dato la figa ora soddisfala e dalla sborrare. Dai, cazzo, monta la troia, ti prego, montami, montami, mi fai morire così!!!”. Quando iniziò la monta eri irriconoscibile, gli occhi rovesciati indietro, biascicavi parole che non riconoscevo, sotto di te, un lago di sborra, forse avevi squirtato più volte. Poi, dopo un tempo interminabile, dei versi uscirono dalla bocca di Pietro. Ti vidi inarcare i fianchi e gridare: “Tutta, dammela tutta, dammela tutta la sborra, la voglio sentire dentro, tutta!”. Pietro ti aveva allagato la figa riempiendola di sborra, della sua sborra. Uscì da te. Tu in un attimo di l’udita, con ancore le gambe aperte e le labbra della figa gonfie gli sfilasti il preservativo e te lo svuotasti in bocca per poi abbassarti e pulirgli il cazzo. “Sono una troia, amore mio, hai visto come gli ho pulito il cazzo? Lo farò anche a te, stanotte, perché ho ancora voglia”. Ti vidi raccogliere le tue cose, infilare il soprabito, nuda come eri, e andare verso la porta. Io ero ancora vestito e ti seguii. Tu ti fermasti davanti alla porta e ti voltasti dicendomi: “Baciami!”. Ti baciai e ce ne andammo verso la nostra stanza sperando di non incontrare nessuno nei corridoi. Una volta arrivati ed entrati mi dicesti: @Tu è piaciuto vedere tua moglie fare la troia? Ora sei un cornuto ed io lo vorrò fare ancora, lo sai vero. Ora spogliati e vieni qui a montare tua moglie, la tua troia e sborrami dentro, cornuto!”.
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