Lo zio di - 3a parte
di
mcross51
genere
prime esperienze
I fatti degli ultimi giorni mi avevano provocato quella che, sotto tutti i punti di vista, era una vera tempesta ormonale.
Fino a pochi giorni prima conoscevo appena il sesso, per sentito dire, a partire dai racconti a scuola e dai miei timidi tentativi.
Ora, inaspettatamente, lo zio di... mi aveva fatto entrare in quell'universo, nel senso più pieno del termine, vissuto senza le complicazioni dell'amore.
Questa scoperta aveva per me un effetto immediato – allora sconosciuto ma che poi non mi ha mai più lasciato: più lo facevo, più il mio corpo reagiva con entusiasmo.
Se prima avevo solo erezioni casuali, che scomparivano da sole dopo poco e che si ripetevano di raro, dopo quegli avvenimenti era come se fossi diverso: una parte di me reagiva da sola e mi chiamava con forza, senza essere neppure provocata.
Improvvisamente ogni accenno seppur vago a nudità mi provocava reazioni che trovavo difficile gestire: mi scoprivo imbambolato ad osservare il didietro di una mucca o sotto la pancia di un pacifico cane – e tutto questo suscitava in me erezioni che non riuscivo quasi a nascondere, o almeno così pensavo.
Ero riuscito a contenermi per tutta la giornata e pareva che tutto fosse a posto – cioé che la nuova scoperta degli ultimi giorni fosse in realtà passeggera... ma così non era, come mi accorsi non appena venne l'ora di andare a letto.
Date le abitudini spartane degli anni '60, io e …, il compagno di scuola che mi aveva invitato in campagna, dormivamo nella stessa stanza.
Oggi forse parrebbe strano, ma a quell'epoca molte cose che oggi sono normali allora erano ne più ne meno che dei lussi, come rinnovare ogni tanto l'arredamento o avere più di un bagno in una casa. Così io e ... dormivamo nello stesso lettone che era stato di qualche antenato e, se ci scappava la pipì, ci servivamo del vaso da notte.
Proprio il vaso da notte – o meglio, il come lo si riempiva – che mi fece crollare.
Era notte, ormai, la casa era silenziosa e io mi ero addormentato un po' agitato ma tutto sommato rapidamente.
Un trapestio mi svegliò e, aprendo mezzo occhio, vidi che … si era alzato e stava faticosamente cercando di prendere la mira del vasino, anche lui in stato semi comatoso com'era.
Appena si accorse che mi ero svegliato si voltò verso di me, chiedendomi con lo sguardo di aiutarlo; io colsi e mi misi a reggergli in catino.
Ma appena mi si presentò davanti agli occhi il suo coso, piccolo ma scrosciante, non ce la feci più: subito il mio dito partì per toccare il liquido caldo che ne usciva.
Ma a quel punto fui io ad essere sorpreso: … mi sorrise con fare malizioso e alzò la mira, bagnando mi la mano con un getto troppo intenso per non essere mirato.
“Ti ho visto, sai, con mio zio, l'altro giorno sul sentiero delle mucche!”
Arrossii violentemente.
“Vi avevo seguito e quando vi siete infrattati vi ho spiato – e mentre vi guardavo mi toccavo anche io”
Mi sentivo sempre più avvampare e sentivo che il mio pisellino si stava irrigidendo rapidamente. E notavo che lui lo guardava.
Era una spirale, anche perché pure il pisello di… stava prendendo forma.
Entrambi eravamo inesperti, anche se poi pensai che, con un tale zio, … forse era meno ingenuo di me.
Fatto sta che nonostante un po' dopo poco eravamo sul letto, mezzi nudi.
Sulle prime non sapevamo bene come andare avanti, e ognuno toccava soprattutto sé stesso.
Ma poi la curiosità ci travolse, e cominciammo a palpeggiarci le parti intime: lui me lo prendeva in mano con più sicurezza, io mi limitavo a stringerglielo sulla punta, ma i sospiri c'erano tutti.
Accarezza tu che accarezzo io, le nostre teste e le nostre bocche si toccavano, e questo ci eccitava sempre più.
Di colpo mi trovai rovesciato a pancia in giù, con le sue dita che mi toccavano il sedere.
Io avevo paura, ma in fondo lo desideravo anche.
E anche lui, naturalmente – infatti appena lo appoggiò alle mie natiche mi sentii inondare di liquido denso.
Come potete immaginare neppure io riuscii a resistere a lungo: mi bastò che mi toccasse di nuovo con due dita che venni.
La mattina, la mamma di … ci trovò addormentati molto stretti – troppo stretti perché la vacanza insieme potesse proseguire a lungo.
Fino a pochi giorni prima conoscevo appena il sesso, per sentito dire, a partire dai racconti a scuola e dai miei timidi tentativi.
Ora, inaspettatamente, lo zio di... mi aveva fatto entrare in quell'universo, nel senso più pieno del termine, vissuto senza le complicazioni dell'amore.
Questa scoperta aveva per me un effetto immediato – allora sconosciuto ma che poi non mi ha mai più lasciato: più lo facevo, più il mio corpo reagiva con entusiasmo.
Se prima avevo solo erezioni casuali, che scomparivano da sole dopo poco e che si ripetevano di raro, dopo quegli avvenimenti era come se fossi diverso: una parte di me reagiva da sola e mi chiamava con forza, senza essere neppure provocata.
Improvvisamente ogni accenno seppur vago a nudità mi provocava reazioni che trovavo difficile gestire: mi scoprivo imbambolato ad osservare il didietro di una mucca o sotto la pancia di un pacifico cane – e tutto questo suscitava in me erezioni che non riuscivo quasi a nascondere, o almeno così pensavo.
Ero riuscito a contenermi per tutta la giornata e pareva che tutto fosse a posto – cioé che la nuova scoperta degli ultimi giorni fosse in realtà passeggera... ma così non era, come mi accorsi non appena venne l'ora di andare a letto.
Date le abitudini spartane degli anni '60, io e …, il compagno di scuola che mi aveva invitato in campagna, dormivamo nella stessa stanza.
Oggi forse parrebbe strano, ma a quell'epoca molte cose che oggi sono normali allora erano ne più ne meno che dei lussi, come rinnovare ogni tanto l'arredamento o avere più di un bagno in una casa. Così io e ... dormivamo nello stesso lettone che era stato di qualche antenato e, se ci scappava la pipì, ci servivamo del vaso da notte.
Proprio il vaso da notte – o meglio, il come lo si riempiva – che mi fece crollare.
Era notte, ormai, la casa era silenziosa e io mi ero addormentato un po' agitato ma tutto sommato rapidamente.
Un trapestio mi svegliò e, aprendo mezzo occhio, vidi che … si era alzato e stava faticosamente cercando di prendere la mira del vasino, anche lui in stato semi comatoso com'era.
Appena si accorse che mi ero svegliato si voltò verso di me, chiedendomi con lo sguardo di aiutarlo; io colsi e mi misi a reggergli in catino.
Ma appena mi si presentò davanti agli occhi il suo coso, piccolo ma scrosciante, non ce la feci più: subito il mio dito partì per toccare il liquido caldo che ne usciva.
Ma a quel punto fui io ad essere sorpreso: … mi sorrise con fare malizioso e alzò la mira, bagnando mi la mano con un getto troppo intenso per non essere mirato.
“Ti ho visto, sai, con mio zio, l'altro giorno sul sentiero delle mucche!”
Arrossii violentemente.
“Vi avevo seguito e quando vi siete infrattati vi ho spiato – e mentre vi guardavo mi toccavo anche io”
Mi sentivo sempre più avvampare e sentivo che il mio pisellino si stava irrigidendo rapidamente. E notavo che lui lo guardava.
Era una spirale, anche perché pure il pisello di… stava prendendo forma.
Entrambi eravamo inesperti, anche se poi pensai che, con un tale zio, … forse era meno ingenuo di me.
Fatto sta che nonostante un po' dopo poco eravamo sul letto, mezzi nudi.
Sulle prime non sapevamo bene come andare avanti, e ognuno toccava soprattutto sé stesso.
Ma poi la curiosità ci travolse, e cominciammo a palpeggiarci le parti intime: lui me lo prendeva in mano con più sicurezza, io mi limitavo a stringerglielo sulla punta, ma i sospiri c'erano tutti.
Accarezza tu che accarezzo io, le nostre teste e le nostre bocche si toccavano, e questo ci eccitava sempre più.
Di colpo mi trovai rovesciato a pancia in giù, con le sue dita che mi toccavano il sedere.
Io avevo paura, ma in fondo lo desideravo anche.
E anche lui, naturalmente – infatti appena lo appoggiò alle mie natiche mi sentii inondare di liquido denso.
Come potete immaginare neppure io riuscii a resistere a lungo: mi bastò che mi toccasse di nuovo con due dita che venni.
La mattina, la mamma di … ci trovò addormentati molto stretti – troppo stretti perché la vacanza insieme potesse proseguire a lungo.
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