Il rito del dopo doccia

di
genere
etero

Carlo me lo dice sempre e spesso: sei bella e desiderabile, mi piaci e mi ecciti tantissimo ma ti dirò di più: lo sei per chiunque ti veda, di qualsiasi età, di qualsiasi sesso; apprezzabile e desiderabile.
Ma noi donne a volte pensiamo che chi ci sta di fianco sia follemente innamorato di noi e che ci veda con gli occhi del cuore e non quelli della testa; e per questo abbiamo bisogno di conferme reali.
Non che quelle grandi e potenti scopate condite da profondi baci con la lingua, leccate di patatina a sodi colpi di uccello che Carlo mi “dedica” non bastino (detto fra di noi l’uccello di Carlo non mi basta mai) ma…
Insomma, le occhiate e gli apprezzamenti educati di altre persone, uomini o donne che siano, ancor più di donne di bell’aspetto che, quando elargiscono complimenti ed apprezzamenti, vanno considerati reali e sinceri, non sono da disdegnare specialmente se dove cominciano lì finiscono.
Senza false modestie devo ammettere che mi vedo piacente e dal viso ancora fresco e senza rughe e il mio corpo, non più da ragazzina, è ancora ben proporzionato; certo qualche chilo di meno non guasterebbe ma forse è proprio quel filo di rotondità che mi fa donna matura ma ancora nel pieno della sua bellezza.
Molti mi definirebbero una gran bella MILF ma, a parte l’acronimo e i soliti e scontati guardoni da circolo ricreativo, piacevole mi ci sento: che male c’è essere cosciente del proprio corpo? Ed apprezzare il proprio viso, le movenze e le proprie forme che, mai ostentate, mi rendono piacevole e scopabile? Che male c’è ad essere femmina bella, gentile, sensuale e all’ occorrenza calda e a piacermi il cazzo?
E prendo coscienza di me stessa quando passo lunghi minuti sotto la doccia mentre con le mani mi cospargo di creme da bagno e mi risciacquo accuratamente, esco dalla doccia per asciugarmi e poi, momento più bello, dopo aver indossato delle scarpe con un leggero tacco, mi metto davanti allo specchio completamente nuda e mi osservo fissando ogni mia curva; mi massaggio il corpo con creme bianche e profumate che spruzzo direttamente dal morbido dispenser che impugno nella mano come fosse un dritto e teso uccello che, dopo una lunga ed accurata sega, è pronto a spruzzare senza fine il bianco orgasmo sulla mia pelle, sul mio seno, sulle gambe; e sul viso lo schizzo è eccitante da spalmare e tentare di leccare.
È un attimo sdraiarmi sul letto a gambe spalancate e cominciare a grattarmela come si deve godendo nel vedere le mie dita che allargano le labbra e frugano la vulva fradicia il cui odore si confonde con quello delle creme.
La clito dura come una nocciola non ha le dimensioni del dispenser ma scappellarlo e masturbarlo è un’arte che mi piace praticare con movimenti veloci e precisi da brividi; e ogni tanto mi inumidisco il dito con un affondo nella spacca larga e pulsante.
Socchiudo gli occhi, i capezzoli duri come chiodi mi sfuggono dalle mani che a mala pena contengono il seno che ondeggia da colpi di ventre che danno ritmo incalzante e intenso a quel ditalino.
Gli umori colano abbondanti sul mio sfintere che pulsa ed accoglie lo sfondamento del mio mignolo mentre il pollice insiste sulla clitoride.
“Cazzo, ah, ah, scopa, scopa, scopa, goditi zoccola” grido facendomi l’ultima grattata nell’esplosione dell’orgasmo.
Mi dimeno nel letto e svuoto il mio piacere che sembra interminabile e sfatta mi abbandono a gambe aperte sul letto paga di quel ditalino da regina.
Fradicia e svuotata da ogni volontà mi abbandono il tempo necessario per riprendermi.
Sento il bisogno della pisciata del dopo orgasmo e mi reco in bagno.
Seduta e sfatta sento un rumore e mi giro verso la porta del bagno e lì è Carlo, in camicia e pantaloni calati e la mazza scappellata dritta come una spada.
“Ti sei sgrillettata a dovere amore?” mi domanda Carlo mentre se lo tiene fra le mani menandoselo.
“Certo che sì, lo sai che dopo la doccia mi piace toccarmi”.
“Hai fatto bene! Aspetta che ti do una mano” si avvicina e mi carezza allargando le labbra della vagina ancora in fiamme per godersi la vista dello spruzzo della mia urina.
Mi alza e si inginocchia davanti a me.
“Pisciami la bocca troietta”
“Porco che sei amore, bevi e segati” gli dico mentre lo spruzzo si svuota nella sua bocca.
Il tempo di un ingoio e con le labbra ancora gocciolanti si alza in piedi mi bacia sulla bocca ostentando la minchia dritta nella mano.
“Ora è il tuo turno. Dai prendilo in bocca”
Avida e nuovamente infoiata in un attimo lo inforno per intero e comincio a stantuffarlo con profondi pompini.
Il ritmo di quel cazzo nella mi bocca è incalzante e la cappella gonfia arriva a scoparmi la gola e io la prendo quasi a volerla ingoiare.
Con la bocca piena mi sento la sua concubina e non ci vuole molto che lui me lo confermi.
“Che troia pompinara che sei” ansima fra una boccata e l’altra “continua amore, baciamelo”.
Con una mano sulla dura asta sego quel demonio di uccello e con l’altra dedico un morbido massaggio ai coglioni gonfi di piacere li li per esplodere.
“Non ti resisto amore” dice Carlo pronto a godere in totale balia della mia bocca e delle mie carnose labbra chiuse ad anello sulla base di quella cappella pulsante.
Do gli ultimi colpi decisi a quel dardo infuocato mentre Carlo mi tiene per i capelli per scoparmi la bocca fino all’ultimo.
“Dai amore, brava cosi, succhiami il cazzo, sto venendoooo!”
Con espressione da maschio da monta con una copiosa ondata di sperma mi riempie le cavità orali di sperma.
“Bravo bravo amore svuotati tutto” dico continuando a menargli il cazzo mentre Carlo è armai quasi accasciato su sé stesso dal godimento.
Golosa inghiotto l’abbondante sborrata calda che mi riempie la bocca e sego ancora quella canna tosta che estratta dalla bocca schizza sul mio viso.
Sdraiato ed esausto Carlo mi bacia dolcemente ed io insinuo la lingua nella sua bocca umida facendogli assaporare residui di sperma; con la sua lingua mi fruga la bocca di ogni goccia e ingoia.
Ma io ho ancora voglia di lui.
Lentamente lo carezzo e lo raggiungo sotto dove il cazzo è rimasto mezzo tosto e pronto da essere afferrato.
Tiro su e giù la pelle lentamente, su e giù, su e giù e in breve tempo quella minchia torna dura pronta per essere scappellata fino alla base da una sega profonda.
Carlo ha un sussulto, si gira, quasi con violenza mi apre le gambe, con le dita divarica il mio pelo rosso e ricomincia a sgrillettarmi velocemente.
“Ah cazzo questo è quello che volevo” penso fra me e me sdraiandomi e abbandonandomi al piacere.
“Sei già fradicia Monica, accidenti non ti sto dietro. È proprio vero che la tua figa è sempre pronta”.
Carlo con la minchia rinvigorita mi prende, mi gira, mi posiziona alla pecorina.
Mi metto in posizione inarcando la schiena cosi che la vista del mio culo e della spacca semi aperta sia spudorata e pronta per quell’uccello.
Carlo mi schiaffeggia le natiche e dopo aver divaricato le labbra sputa nella mia vagina aperta cominciando a stantuffare la canna di carne dentro mi me.
“Ah cazzo siii, eccolo il tuo bel cazzo” godendo esclama alla prima infornata che mi riempie di abbondanza.
“Questo cazzo è tutto tuo: prendilo amore, prendilo tutto”.
Alla pecorina ed afferrata per i fianchi prendo in figa ogni colpi vigoroso di quella canna che sembra voglia sfondarmi i genitali tanto cominciare a sentire la figa in fiamme.
Il rumore a schiaffo dei due corpi chi si incontrano è eccitantissimo.
Talmente in preda all’euforia a tratti spero che quel cazzo sbagli buco e mi finisca nel vergine e stretto sfintere che dall’eccitazione ingordo sento pulsare.
Il ritmo incalzante dei colpi rallenta e mi trovo in figa quel bastone fermo a tappo.
Poi estrae completamente la minchia dalla mia vagina e la inserisce nuovamente fino in fondo e cosi prosegue: dentro e fuori, dentro e fuori… cazzo, un’estasi di sensi e di godimento. Sono fuori di testa e non capisco più niente nel sentire entrare e uscire quella gonfia e dannata cappella forza le pareti della vulva ormai spalancata a vacca.
Sotto l’incessante ritmo di quegli affondi di uccello la mia figa piena d’aria scoreggia creandomi un breve imbarazzo subito tramutato in piacevole rumore parte integrante del mio godimento.
“Scoreggia troia che intanto ti fotto”
Sono nel panico e Carlo capisce che il mio godimento è pronto ad esplodere.
Smette di fottermi da tergo, mi ribalta sul letto e mi finisce con un ditalino da collasso.
“Ah, Ah, sì, sì, non ti fermare” grido con la figa sfatta mentre un interminabile e violento orgasmo che sembra non finire mai mi prende.
Entrambi sconvolti ci lasciamo andare sul letto.
Un’ultima boccata al suo pene moscio e mi addormento.
scritto il
2020-10-15
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