In viaggio nei ricordi parte 1

di
genere
etero

Apro gli occhi. La luce tenue del mattino si affaccia dalla finestra e scivola in camera da letto proiettando ombre tutto intorno.
È domenica, non ho voglia di alzarmi e anche questa mattina il letto matrimoniale in cui dormo è vuoto per metà. Sono in una fase transitoria, non ho voglia di impegnarmi e non ho voglia nemmeno di rapporti occasionali perciò allungo la mano e alla mia destra trovo solo un posto vuoto.
Però ci sono sempre i ricordi e spesso, prima di addormentarmi o appena sveglia, in giornate come queste, mi piace ricordare. Non ho avuto molte donne perciò custodisco le sensazioni che ho provato con loro come fossero gioielli preziosi.
È un gioco che faccio spesso, questo. Socchiudere gli occhi, la sera prima di dormire o la mattina presto, e dedicare un po' di tempo al passato.
Sotto i pantaloni del pigiama qualcuno si pregusta già quello che sta per accadere e un piacevole calore inizia a diffondersi in tutta la zona.
La prima che voglio ricordare è Chiara, all'ultimo anno delle superiori.
Ero inesperto, lei un po' meno, ma nessuno dei due vantava chissà quali esperienze. Era iniziato tutto sotto al banco, per scherzo. Mani che si intrecciavano, dita a fiorarsi, carezze sulle braccia. Una danza piacevole che ogni giorno si faceva sempre più ardita. La mia mano si appoggiava sulla sua coscia, poi ricominciava a cercare la sua, le dita di fatto facevano l'amore con quella confidenza che si riserva solo al desiderio.
Non ricordo quanto è durata, forse due o tre settimane, prima che ci baciassimo.
E poi sono iniziati gli incontri clandestini a casa mia. Figlio unico, genitori fuori tutto il giorno, lunghi pomeriggi a disposizione. Chiara aveva una passione spropositata per le seghe.
Le piaceva da matti. E piaceva anche a me. Me lo accarezzava come fosse al cosa più preziosa al mondo. Ricordo come fosse ieri (e me lo ricorda la mia erezione in corso) le sue dita. Strette intorno all'asta, che salivano allentando appena la presa per sfregare meglio sulle gorsse vene del cazzo, e poi si stringevano sostando un po' lì, corteggiando il battito cardiaco accellerato che rimbalzava sul cazzo.
Non voleva facessi niente, Chiara. Voleva fossi in balia, in suo potere, e lo ero, eccome se lo ero. Si spogliava per metà, si avvicinava sul fianco lasciando che le sue piccole tette appuntite solleticassero la mia pelle, metteve una gamba sulle mie e mi scopriva il petto.
Poi iniziava. Piano e veloce. Sapeva in ogni momento quando mi mancava per venire e mi teneva sospeso, accelerando e rallentando. Il mio cazzo arrivava sempre a un passo dall'esplodere.
A lei piaceva. Le piaceva da pazzi. Sentivo i capezzoli indurirsi, li sentivo alzarsi e abbassarsi al ritmo del mio ansimare e le piaceva. La sua mano sul mio cazzo, per lei era come strizzarsi i capezzoli perché decideva lei ogni cosa.
Io non parlavo, non riuscivo. E quando piegava la testa, quando i lunghi capelli lisci le cadevano da un lato finendo tra la mia pelle e la sua, quello era il segnale.
La presa si faceva più forte, il movimento più ampio. Scendeva fino alla base del cazzo, scoprendolo, poi risaliva. Aveva mani piccole ma capaci. Saliva, scendeva. Si avvicinava a me, premeva le sue tette sul mio corpo. Respirava, affannata, la pelle iniziava a imperlarsi di sudore e a volte sentivo gocce di piacere scendera dalle sue tette su di me. Quando riuscivo a guardarla, nella pemobra della camera la vedevo mordersi il labbro, gli occhi fissi su di me in cerca del mio godimento.
Io ero a bocca aperta, capace solo di gemere di tanto in tanto. E lei, su, giù. Sempre più veloce fino a quando io inarcavano la schiena, sentivo la mia pelle sudata sulla sua, e venivo.
E quella era la parte che le piaceva di più. Perché continuava, lenta, sperma sulla mia pancia che finiva anche sulla sua. E poi staccava la mano. Lasciava il mio cazzo a contrarsi, ancora eccitato.
E con la mano, piano. spalmava tutto. Era come un pittore che contempla la sua opera. Era fiera, generosa, e quel potere la faceva impazzire. Non sono mai riuscito a restituirle davvero quello che meritava, è durata troppo poco.
Questa era Chiara e ora tra le gambe, sento che anche qualun altro si sta ricordando di lei.
E adesso? A chi può rivolgersi la mia memoria?
scritto il
2020-10-24
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