La prima delle tre
di
Rosso68
genere
comici
La prima delle tre
Trovo nella cassetta della posta una busta striminzita, sicuramente sarà la solita pubblicità, mi viene da pensare, invece è un invito a ritirare un premio al convegno di E.L.A.N.A.
Per chissà quale ritrosia un manipolo di mancati scrittori si sono inventati il contro evento di
A.N.A.L.E. che non è altro che la kermesse annuale delle migliori penne di E.R. Per noi, invece, un festival di maldestri dilettanti, E.L.A.N.A.
Bah.... Che idea del cazzo. Un piccolo inciso sulle categorie dei premi: il più ambito è stato quello, e non scherzo, “Il congiuntivo, nuove indicazioni in merito” e poi “Migliore opera prima e ultima”; da non sottovalutare neanche: “La punteggiatura come nuovo intralcio” e via andare.
Dentro la busta trovo anche la presentazione dell’evento e BUM! Un colpo al cuore, saranno ospiti e parteciperanno ai seminari “Il congiuntivo, ostacolo alla libera espressione o cos’altro?” e “Viaggi interstellari ed erotismo, il nesso non convince” le mie fatine Annapipa Randelli e Suko Mikazzu; finalmente potrò vederle e magari scambiarci una battuta.
Monto in sella alla motoretta e arrivo abbastanza puntuale, consegno l’invito agli organizzatori che mi fanno entrare in una specie di teatrino gremito di personaggi a dire poco bizzarri.
Non mi sento a mio agio, ma ormai sono venuto e quindi programmo di fare quello che devo fare: ritiro il premio, saluto le mie fatine e mi levo dai coglioni. Rinuncerò, anche al concerto della band “Ottava Scelta”.
Il momento sballante dell’evento è stato quando gli organizzatori ci hanno consegnato uno spillo
gigante a testa, tipo quelli da sarta, quelli con la capocchia colorata, solo dieci volte più grandi.
In sala era presente, celata da un velluto, quella che pensavo potesse essere una statua o qualcosa di simile; era comunque a grandezza umana; insomma si abbassano le luci, il velluto lentamente scende ed ecco svelato il mistero! Una bambola Wudù con al collo un grande cartello con scritto “IL CONTROLLORE” un ambiguo individuo che ha il tempo di rompere il cazzo su tutto quello che legge e che non gli garba. E allora vai di tacabanda! È cominciata la rumba, infilzato alla testa, al cuore; alle palle del fantoccio tanti gli spilloni. Quando è stato il mio turno un moto di delusione mi ha invaso... nel culo non c’era più posto, troppi gli spilloni; mi sono accontentato di bucarlo sulla mano destra, quella con cui, se non è mancino, ci scrive, stroncando con estrema maleducazione quelli che ci provano, e soprattutto quella dedicata alle mille seghe giornaliere.
L’ho considerato un piccolo atto simbolico.
Finalmente arriva il mio turno per salire sul palco. Qualche timido applauso ed il moderatore mi
presenta come vincitore del premio speciale “Hai rinunciato alla scrittura dopo il tuo primo
racconto, ma con te non morirà il tuo stile... purtroppo”.
Mi consegnano un pacchetto piccolo, ornato da un nastro rosso ed una pergamena con scritto “Il tuo racconto va con il tuo premio”; non capisco, ma mi adeguo.
Delle fatine ancora nessuna traccia. Devono ancora arrivare mi dicono; io non ne posso più di stare lì, mi scoppia la fava. Pazienza le conoscerò un’altra volta. Mi sembra di ricordare che da queste parti ci sia una birreria, ecco dove devo andare.
Fuori dal casino, ci metto poco a riconoscere la mia meta.
Il locale è carino, ma niente di che. Bevo due pinte di Beamish che rimane sempre la mia
moracciona preferita. Ho voglia di uscire per fumarmi un tirante, ma non troppo peso; non ho la
necessità di imbrattarmi, voglio solo rilassarmi. Frugo nel giubbotto per cercare la cannetta
previdentemente già rollata e ritrovo il pacchettino del premio, lo avevo completamente
dimenticato; sciolgo il nastro rosso e apro la confezione.
Sorpresona! Un plug anale di piccole dimensioni, grande poco più di un pollice. Adesso capisco il senso del testo scritto sulla pergamena: "Il tuo racconto va con il tuo premio". Ecco, appunto, grazie e vaffanculo.
Mi girano discretamente i coglioni; essere preso per le mele mi rende ancora più permaloso del
solito, però, sarà per l'effetto della White Widows, la prendo a ridere e, in fondo, hanno ragione
loro. Cerco il bagno, ma prima di entrarci ordino ancora una pinta e mi giuro che sarà l'ultima della serata. Gli orinatoi a muro sono tutti occupati e decido di infilarmi in uno di quelli con la porta. Mentre faccio pipì ho un'illuminazione e prendo una decisione rapida e definitiva, il tangibile segnodi una resa invincibile: calo i boxer, sputazzo sul plug e lo infilo dove deve andare.
Cosa mi sia passato per la testa non riesco a spiegarmelo ma questo è quanto, finisco la pinta con questo coso infilato nel sedere. Non riuscirò mai neanche a parole a spiegare le sensazioni fisiche e mentali che sto provando, comunque l'inquilino è abbastanza piccolino, non doloroso; fastidioso, ma non troppo e ormai visto che ci sono voglio lasciarlo fino a casa.
Prima di uscire dal locale butto via pergamena e pacchettino.
Mi ritrovo in strada sul motorino; l'idea ormai è solo quella di arrivare a casa, sennonchè...
Eccolo, il semaforo maledetto! Questo è quello col rosso che può durare anche un'ora.
Ok, aspettiamo; visto che mi sono rimasti tre punti sulla patente meglio non rischiare.
Mi guardo intorno tanto per fare qualcosa e intravedo due ragazze di spalle, una bionda e una mora. Le veline! Mi viene in mente, ma mi accorgo che stanno piangendo e che si disperano.
Mi avvicino. “Oh! bambine tutto bene?”
Si girano verso di me. Anche se i visi sono trasfigurati dal pianto devo ammettere che sono
bellissime; la bionda mi ricorda un attrice inglese o americana, la mora ha lineamenti orientali, deve essere giapponese. È bella come come il Sol Levante; mi si accende il neurone ancora attivo, sono sicuro: loro sono le mie fatine!
“ Col cazzo tutto bene! Ci hanno rubato tutto, trolley, borsa, soldi, telefonino! Insomma tutto quanto abbiamo è solo una denuncia alla P.S. e adesso che cazzo famo?” È la bionda che parla, con un nobile accento romano; sicuramente è Annapipa. Suko invece ha un espressione che pare disgustata,comunque severa.
“ Mi dispiace tanto di quello che vi è accaduto, ma credo di conoscevi! Siete state all'evento
E.L.A.N.A.? Siete voi?”
Vedo i loro occhi brillare. È proprio vero che quando si ha bisogno diventiamo tutti più affabili. Mi
raccontano della rapina e di tutto il resto e mi perdo nei loro occhi. Prendo la seconda decisione
avventata in meno di un ora: “ok vi faccio una proposta, abito a pochi chilometri da qui, vi posso
ospitare se volete.”
Un rapido sguardo d'intesa tra loro e siamo in tre sul motorino. In verità speravo che nel mezzo ci
salisse la Nippo, così ad ogni frenata avrei sentito le sue tette premere sulla schiena, con Anna
invece... bah lasciamo perdere. Quello che sento moltissimo invece è il plug infilato nelle terga;
sono seduto in punta di sella e questa maledetta mi preme proprio lì.
Poi possiamo parlare anche delle vibrazioni del motore...
Fortunatamente arriviamo a casa mia senza essere fermati da nessuna pattuglia; questo per me vuol dire salvare la patente, mi sento fortunato, ma adesso? Come gestisco questa situazione?
Ho una sola risposta da darmi: massima cortesia e nessuna aspettativa. Per questo mi atteggio a recitare la parte di un cortese e tranquillo padrone di casa.
“ Bambine, il bagno è subito a destra, nello studio c'è il telefono fisso, potete chiamare chi, quando e quanto vi pare; se poi volete internet accendete pure il Buchintosh, la p.w. di accesso è odioeliberta tutto attaccato e senza accento. Allora: fame? Sete? Ranzano? L'unica cosa che vi raccomando è quella di non far salire il gatto sul piano della cucina, che bestiaccia ci prova sempre.”
La bionda si fionda in bagno mentre la mora mi guarda con uno sguardo riconoscente; ma subito
dopo mi sussurra con un velo di imbarazzo: “ok fame, ok sete, ma ranzano?”
“ Uno spinotto!” rispondo subito e apro la scatola magica, quella di metallo con dentro il fattapposta per le cannette: cartine, filtri, sigarette e la mia autoprodotta e clamorosa White Widows.
“ Che belle le mie cime, sono profumatissime! Questa volta è stato un raccolto favoloso; qualità e
quantità!”
Lei mi sorride maliziosa “benissimo! ok anche ranzano!”, mi dice convinta.
La serata scorre piacevolmente malgrado i continui richiami alla rapina e le ripetute telefonate fatte,dai loro preoccupatissimi affetti, sul mio telefono. Ormai rispondono direttamente loro ad ogni squillo. Non preparo niente di strepitoso per cena, ribollita e peposo scongelati e riscaldati,
comunque dignitosi; tutto dopo un prosecco di nebbiolo e poi un bruciato di Bolgheri, bruciate
anche le tre cannette che la Jap con minuziosa pazienza ha confezionato.
Il meritato bivacco sul divano mi porta ad ovvi e, purtroppo, goffi e timidi tentativi di approccio,
comunque tutto in tono molto leggero. Sono perlopiù domande riguardanti la letteratura erotica
volte anche a chiedere qualcosa sui loro autori preferiti. Insomma provo a scaldare la serata, a
buttare il baco.
Le pescioline capiscono tutto al volo e mantengono un atteggiamento indifferente, credo che non
abboccheranno mai all'amo. Pazienza, preparo tre bicchieri di Calvados Grouit Reserve, almeno
vado a letto senza pensieri, il bere a me ha sempre conciliato il sonno.
“ Ok bambine è tardi. Mi aiutate a rifarvi il lettone che io dormo sul divano?”
Ed ecco l’inaspettato. Loro si mettono a trafficare di brutto a un metro da me, Suko si stacca un
attimo e mi guarda con l’occhietto birichino.
“ Rouge, noi i letti siamo abituate a disfarli, ci tieni compagnia?”
Per lunghissimi secondi rimango come un bischero. Credo di avere l’espressione di un ebete
stampata sul volto e mi viene da dire la cosa più cretina del mondo: “ma siete sicure?”
La risata delle due è sincrona e sconcertante, poi Anna, molto pragmatica, prende la parola.
“ Vedi, Rouge, abbiamo avuto una giornata di merda. Prima lo schifo di convegno, poi la rapina,
adesso vogliamo solo divertici e ci vogliamo divertire anche insieme a te. Credo che ti convenga
cogliere l’attimo.”
Io dico solo una parola: “doccia”
Cazzo, cazzo! Il sogno di una vita! Volo in bagno e apro l’acqua calda. Lo scroscio mi rilassa e i
pensieri si materializzano. Prendo altre due deliranti decisioni: mi lascio il portafortuna nel culo,
tanto per dimostrare di essere un tipo intrigante e trasgressivo, e poi mi bombardo di Cialis! Vi
faccio vedere io di che pasta sono fatto. Tra poco turbominchia chimica e domattina ripasso con
l’idrominchia mattutina.
Di fronte alle scatolette dei farmaci resto perplesso.
Il mio odio verso i medicinali generici sale a livelli altissimi. I loro nomi dovrebbero essere almeno
un minimo indicativi rispetto alla funzione che svolgono tipo, per il Cialis, 'Semperit' o 'Mioduro'.
Nel mobiletto dei medicinali la scelta non è semplice. Restringo il campo a due: Tadalafil e Minias, opto per il secondo, forse volevano chiamarlo Minkias, crepi l’avarizia ne prendo una doppia razione tanto per stare sicuri e vai di doccia. Poi il Buio.
Dopo il buio la luce, quella che entra prepotente nella camera da letto. Probabilmente è passato
mezzogiorno; sono frastornato e dolorante. Un dolore diffuso su tutto il corpo come se fossi stato
morso dalle formiche rosse. Muovo appena gli occhi. La prima cosa che vedo è il mio cellulare poi il cestino delle mollette e l’involucro di un preservativo aperto. Allora ho trombato! Anche se
l’ultimo ricordo che ho è di aver fatto la doccia, poi niente.
Alzo piano la testa e mi guardo, sono uno spettacolo indecoroso, completamente nudo e interamente azzannato dalle mollette, capezzoli, orecchie, pelle delle palle... in pratica su tutte le estremità. Ma i due che mi fanno più male soprattutto all’anima sono quelli che si mangiano il mio ricottino; stringono proprio sul cinci, in cima, dove in stato di assoluto riposo la pelle prende una forma buffa, arricottata. Tolgo tutto, anche il nastrino rosso che mi decora con un fiocchetto la base del pisello. Giro per casa e mi rendo conto di essere solo; in cucina trovo, sopra il piano di marmo, lettiera, ciotole e cuccia di bestiaccia e lui che dorme sopra il cesto del pane. Vaffanculo, noto anche che la mia riserva di erba ha subito un calo notevole, pace. Mi inquieto parecchio alla vista del mattarello della Raviolamp infilato dentro un profilattico; adesso capisco il dolore dietro, deve aver sostituito il plug.
Sul tavolo di sala una lettera, cito testuali parole:
Ciao Rouge,
abbiamo mantenuto i nostri programmi e la nostra parola; ci siamo divertite con te. Ci sono venute a prendere dei parenti di Anna, è tutto ok.
1000 grazie per la serata e per l’ospitalità.
Con affetto Suko e Annapipa.
P.S. La prossima volta leggi il bugiardino! Adesso avrai capito la differenza tra il Cialis e un
sonnifero. Ricordati di guardare i video ricordo che ti abbiamo fatto, li trovi sul tuo cell.
Un uomo da bruciare.
Trovo nella cassetta della posta una busta striminzita, sicuramente sarà la solita pubblicità, mi viene da pensare, invece è un invito a ritirare un premio al convegno di E.L.A.N.A.
Per chissà quale ritrosia un manipolo di mancati scrittori si sono inventati il contro evento di
A.N.A.L.E. che non è altro che la kermesse annuale delle migliori penne di E.R. Per noi, invece, un festival di maldestri dilettanti, E.L.A.N.A.
Bah.... Che idea del cazzo. Un piccolo inciso sulle categorie dei premi: il più ambito è stato quello, e non scherzo, “Il congiuntivo, nuove indicazioni in merito” e poi “Migliore opera prima e ultima”; da non sottovalutare neanche: “La punteggiatura come nuovo intralcio” e via andare.
Dentro la busta trovo anche la presentazione dell’evento e BUM! Un colpo al cuore, saranno ospiti e parteciperanno ai seminari “Il congiuntivo, ostacolo alla libera espressione o cos’altro?” e “Viaggi interstellari ed erotismo, il nesso non convince” le mie fatine Annapipa Randelli e Suko Mikazzu; finalmente potrò vederle e magari scambiarci una battuta.
Monto in sella alla motoretta e arrivo abbastanza puntuale, consegno l’invito agli organizzatori che mi fanno entrare in una specie di teatrino gremito di personaggi a dire poco bizzarri.
Non mi sento a mio agio, ma ormai sono venuto e quindi programmo di fare quello che devo fare: ritiro il premio, saluto le mie fatine e mi levo dai coglioni. Rinuncerò, anche al concerto della band “Ottava Scelta”.
Il momento sballante dell’evento è stato quando gli organizzatori ci hanno consegnato uno spillo
gigante a testa, tipo quelli da sarta, quelli con la capocchia colorata, solo dieci volte più grandi.
In sala era presente, celata da un velluto, quella che pensavo potesse essere una statua o qualcosa di simile; era comunque a grandezza umana; insomma si abbassano le luci, il velluto lentamente scende ed ecco svelato il mistero! Una bambola Wudù con al collo un grande cartello con scritto “IL CONTROLLORE” un ambiguo individuo che ha il tempo di rompere il cazzo su tutto quello che legge e che non gli garba. E allora vai di tacabanda! È cominciata la rumba, infilzato alla testa, al cuore; alle palle del fantoccio tanti gli spilloni. Quando è stato il mio turno un moto di delusione mi ha invaso... nel culo non c’era più posto, troppi gli spilloni; mi sono accontentato di bucarlo sulla mano destra, quella con cui, se non è mancino, ci scrive, stroncando con estrema maleducazione quelli che ci provano, e soprattutto quella dedicata alle mille seghe giornaliere.
L’ho considerato un piccolo atto simbolico.
Finalmente arriva il mio turno per salire sul palco. Qualche timido applauso ed il moderatore mi
presenta come vincitore del premio speciale “Hai rinunciato alla scrittura dopo il tuo primo
racconto, ma con te non morirà il tuo stile... purtroppo”.
Mi consegnano un pacchetto piccolo, ornato da un nastro rosso ed una pergamena con scritto “Il tuo racconto va con il tuo premio”; non capisco, ma mi adeguo.
Delle fatine ancora nessuna traccia. Devono ancora arrivare mi dicono; io non ne posso più di stare lì, mi scoppia la fava. Pazienza le conoscerò un’altra volta. Mi sembra di ricordare che da queste parti ci sia una birreria, ecco dove devo andare.
Fuori dal casino, ci metto poco a riconoscere la mia meta.
Il locale è carino, ma niente di che. Bevo due pinte di Beamish che rimane sempre la mia
moracciona preferita. Ho voglia di uscire per fumarmi un tirante, ma non troppo peso; non ho la
necessità di imbrattarmi, voglio solo rilassarmi. Frugo nel giubbotto per cercare la cannetta
previdentemente già rollata e ritrovo il pacchettino del premio, lo avevo completamente
dimenticato; sciolgo il nastro rosso e apro la confezione.
Sorpresona! Un plug anale di piccole dimensioni, grande poco più di un pollice. Adesso capisco il senso del testo scritto sulla pergamena: "Il tuo racconto va con il tuo premio". Ecco, appunto, grazie e vaffanculo.
Mi girano discretamente i coglioni; essere preso per le mele mi rende ancora più permaloso del
solito, però, sarà per l'effetto della White Widows, la prendo a ridere e, in fondo, hanno ragione
loro. Cerco il bagno, ma prima di entrarci ordino ancora una pinta e mi giuro che sarà l'ultima della serata. Gli orinatoi a muro sono tutti occupati e decido di infilarmi in uno di quelli con la porta. Mentre faccio pipì ho un'illuminazione e prendo una decisione rapida e definitiva, il tangibile segnodi una resa invincibile: calo i boxer, sputazzo sul plug e lo infilo dove deve andare.
Cosa mi sia passato per la testa non riesco a spiegarmelo ma questo è quanto, finisco la pinta con questo coso infilato nel sedere. Non riuscirò mai neanche a parole a spiegare le sensazioni fisiche e mentali che sto provando, comunque l'inquilino è abbastanza piccolino, non doloroso; fastidioso, ma non troppo e ormai visto che ci sono voglio lasciarlo fino a casa.
Prima di uscire dal locale butto via pergamena e pacchettino.
Mi ritrovo in strada sul motorino; l'idea ormai è solo quella di arrivare a casa, sennonchè...
Eccolo, il semaforo maledetto! Questo è quello col rosso che può durare anche un'ora.
Ok, aspettiamo; visto che mi sono rimasti tre punti sulla patente meglio non rischiare.
Mi guardo intorno tanto per fare qualcosa e intravedo due ragazze di spalle, una bionda e una mora. Le veline! Mi viene in mente, ma mi accorgo che stanno piangendo e che si disperano.
Mi avvicino. “Oh! bambine tutto bene?”
Si girano verso di me. Anche se i visi sono trasfigurati dal pianto devo ammettere che sono
bellissime; la bionda mi ricorda un attrice inglese o americana, la mora ha lineamenti orientali, deve essere giapponese. È bella come come il Sol Levante; mi si accende il neurone ancora attivo, sono sicuro: loro sono le mie fatine!
“ Col cazzo tutto bene! Ci hanno rubato tutto, trolley, borsa, soldi, telefonino! Insomma tutto quanto abbiamo è solo una denuncia alla P.S. e adesso che cazzo famo?” È la bionda che parla, con un nobile accento romano; sicuramente è Annapipa. Suko invece ha un espressione che pare disgustata,comunque severa.
“ Mi dispiace tanto di quello che vi è accaduto, ma credo di conoscevi! Siete state all'evento
E.L.A.N.A.? Siete voi?”
Vedo i loro occhi brillare. È proprio vero che quando si ha bisogno diventiamo tutti più affabili. Mi
raccontano della rapina e di tutto il resto e mi perdo nei loro occhi. Prendo la seconda decisione
avventata in meno di un ora: “ok vi faccio una proposta, abito a pochi chilometri da qui, vi posso
ospitare se volete.”
Un rapido sguardo d'intesa tra loro e siamo in tre sul motorino. In verità speravo che nel mezzo ci
salisse la Nippo, così ad ogni frenata avrei sentito le sue tette premere sulla schiena, con Anna
invece... bah lasciamo perdere. Quello che sento moltissimo invece è il plug infilato nelle terga;
sono seduto in punta di sella e questa maledetta mi preme proprio lì.
Poi possiamo parlare anche delle vibrazioni del motore...
Fortunatamente arriviamo a casa mia senza essere fermati da nessuna pattuglia; questo per me vuol dire salvare la patente, mi sento fortunato, ma adesso? Come gestisco questa situazione?
Ho una sola risposta da darmi: massima cortesia e nessuna aspettativa. Per questo mi atteggio a recitare la parte di un cortese e tranquillo padrone di casa.
“ Bambine, il bagno è subito a destra, nello studio c'è il telefono fisso, potete chiamare chi, quando e quanto vi pare; se poi volete internet accendete pure il Buchintosh, la p.w. di accesso è odioeliberta tutto attaccato e senza accento. Allora: fame? Sete? Ranzano? L'unica cosa che vi raccomando è quella di non far salire il gatto sul piano della cucina, che bestiaccia ci prova sempre.”
La bionda si fionda in bagno mentre la mora mi guarda con uno sguardo riconoscente; ma subito
dopo mi sussurra con un velo di imbarazzo: “ok fame, ok sete, ma ranzano?”
“ Uno spinotto!” rispondo subito e apro la scatola magica, quella di metallo con dentro il fattapposta per le cannette: cartine, filtri, sigarette e la mia autoprodotta e clamorosa White Widows.
“ Che belle le mie cime, sono profumatissime! Questa volta è stato un raccolto favoloso; qualità e
quantità!”
Lei mi sorride maliziosa “benissimo! ok anche ranzano!”, mi dice convinta.
La serata scorre piacevolmente malgrado i continui richiami alla rapina e le ripetute telefonate fatte,dai loro preoccupatissimi affetti, sul mio telefono. Ormai rispondono direttamente loro ad ogni squillo. Non preparo niente di strepitoso per cena, ribollita e peposo scongelati e riscaldati,
comunque dignitosi; tutto dopo un prosecco di nebbiolo e poi un bruciato di Bolgheri, bruciate
anche le tre cannette che la Jap con minuziosa pazienza ha confezionato.
Il meritato bivacco sul divano mi porta ad ovvi e, purtroppo, goffi e timidi tentativi di approccio,
comunque tutto in tono molto leggero. Sono perlopiù domande riguardanti la letteratura erotica
volte anche a chiedere qualcosa sui loro autori preferiti. Insomma provo a scaldare la serata, a
buttare il baco.
Le pescioline capiscono tutto al volo e mantengono un atteggiamento indifferente, credo che non
abboccheranno mai all'amo. Pazienza, preparo tre bicchieri di Calvados Grouit Reserve, almeno
vado a letto senza pensieri, il bere a me ha sempre conciliato il sonno.
“ Ok bambine è tardi. Mi aiutate a rifarvi il lettone che io dormo sul divano?”
Ed ecco l’inaspettato. Loro si mettono a trafficare di brutto a un metro da me, Suko si stacca un
attimo e mi guarda con l’occhietto birichino.
“ Rouge, noi i letti siamo abituate a disfarli, ci tieni compagnia?”
Per lunghissimi secondi rimango come un bischero. Credo di avere l’espressione di un ebete
stampata sul volto e mi viene da dire la cosa più cretina del mondo: “ma siete sicure?”
La risata delle due è sincrona e sconcertante, poi Anna, molto pragmatica, prende la parola.
“ Vedi, Rouge, abbiamo avuto una giornata di merda. Prima lo schifo di convegno, poi la rapina,
adesso vogliamo solo divertici e ci vogliamo divertire anche insieme a te. Credo che ti convenga
cogliere l’attimo.”
Io dico solo una parola: “doccia”
Cazzo, cazzo! Il sogno di una vita! Volo in bagno e apro l’acqua calda. Lo scroscio mi rilassa e i
pensieri si materializzano. Prendo altre due deliranti decisioni: mi lascio il portafortuna nel culo,
tanto per dimostrare di essere un tipo intrigante e trasgressivo, e poi mi bombardo di Cialis! Vi
faccio vedere io di che pasta sono fatto. Tra poco turbominchia chimica e domattina ripasso con
l’idrominchia mattutina.
Di fronte alle scatolette dei farmaci resto perplesso.
Il mio odio verso i medicinali generici sale a livelli altissimi. I loro nomi dovrebbero essere almeno
un minimo indicativi rispetto alla funzione che svolgono tipo, per il Cialis, 'Semperit' o 'Mioduro'.
Nel mobiletto dei medicinali la scelta non è semplice. Restringo il campo a due: Tadalafil e Minias, opto per il secondo, forse volevano chiamarlo Minkias, crepi l’avarizia ne prendo una doppia razione tanto per stare sicuri e vai di doccia. Poi il Buio.
Dopo il buio la luce, quella che entra prepotente nella camera da letto. Probabilmente è passato
mezzogiorno; sono frastornato e dolorante. Un dolore diffuso su tutto il corpo come se fossi stato
morso dalle formiche rosse. Muovo appena gli occhi. La prima cosa che vedo è il mio cellulare poi il cestino delle mollette e l’involucro di un preservativo aperto. Allora ho trombato! Anche se
l’ultimo ricordo che ho è di aver fatto la doccia, poi niente.
Alzo piano la testa e mi guardo, sono uno spettacolo indecoroso, completamente nudo e interamente azzannato dalle mollette, capezzoli, orecchie, pelle delle palle... in pratica su tutte le estremità. Ma i due che mi fanno più male soprattutto all’anima sono quelli che si mangiano il mio ricottino; stringono proprio sul cinci, in cima, dove in stato di assoluto riposo la pelle prende una forma buffa, arricottata. Tolgo tutto, anche il nastrino rosso che mi decora con un fiocchetto la base del pisello. Giro per casa e mi rendo conto di essere solo; in cucina trovo, sopra il piano di marmo, lettiera, ciotole e cuccia di bestiaccia e lui che dorme sopra il cesto del pane. Vaffanculo, noto anche che la mia riserva di erba ha subito un calo notevole, pace. Mi inquieto parecchio alla vista del mattarello della Raviolamp infilato dentro un profilattico; adesso capisco il dolore dietro, deve aver sostituito il plug.
Sul tavolo di sala una lettera, cito testuali parole:
Ciao Rouge,
abbiamo mantenuto i nostri programmi e la nostra parola; ci siamo divertite con te. Ci sono venute a prendere dei parenti di Anna, è tutto ok.
1000 grazie per la serata e per l’ospitalità.
Con affetto Suko e Annapipa.
P.S. La prossima volta leggi il bugiardino! Adesso avrai capito la differenza tra il Cialis e un
sonnifero. Ricordati di guardare i video ricordo che ti abbiamo fatto, li trovi sul tuo cell.
Un uomo da bruciare.
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