Diario di un usuraio 9
di
padronebastardo
genere
dominazione
chi mi vuole contattare può scrivere a padronebastardocontatti@gmail.com
Quando venne in ufficio la madre di Irene andò ad aprire Consuelo mentre Irene immergeva lo sguardo nelle ultime scartoffie per ignorarla e sempre Consuelo la accompagnò nel mio ufficio e mi chiese come da routine se volessi qualcosa da bere.
“Si”, risposi soddisfatto di constatare che le forche caudine dei guanti fossero diventate un classico dell’ufficio.
“Fammelo servire dalla nuova serva.”
La madre di Irene, rimase interdetta, perché spiazzata da una situazione che non aveva immaginato, ma seguì docilmente Consuelo.
Tornò col vassoio e i guanti d’ordinanza e le feci segno di fare il giro della scrivania per servirmelo.
Mentre sorseggiavo lentissimamente il liquore le chiesi:” Hai portato soldi?”
“Si, padrone abbiamo fatto un assegno circolare ce l’ho nella borsa”. Parlava sommessamente come chi ha digerito di essere stata vinta e di non potersi più permettere di alzare la testa.
“Prendilo e portalo qui.” Fosse stata un cane l’avrei trattata meglio. La lasciai con l’assegno in mano mentre continuavo a sorseggiare e le infilai una mano tra le gambe. Non era un granché, ormai quarantenne e ostinata a truccarsi come una ventenne, ma era comunque interessante da quando avevo spezzato la superbia con cui si atteggiava con tutti.
“Ti ricordi che fino a ieri quando mi incontravi per strada mi salutavi con quell’aria di sufficienza chi proprio soffre di salutare anche i comuni mortali?”
“Sono sempre stata gentile.”
“Si gentile dici adesso tirati su la gonna.”
Posò l’assegno sulla scrivania e si tirò su la gonna, ma avrebbe preferito farsi impiccare vista l’espressione. A modo suo si era conciata in modo sexy con un paio di mutandine merlettate.
“Ti ho detto che le puttane quando vanno dai clienti devono arrivare senza mutande.” Infilandole un dito tra le mutande e la figa gliele abbassai sopra le ginocchia. Mentre rimaneva in quella posizione decisamente scomoda le dissi di andarmi a prendere un altro bicchierino. Esitò un attimo se tirarsi su le mutande o togliersele, ma ricordando quanto avevo detto decise di togliersele, mettendole nel cassetto che avevo aperto pieno di mutandine di tutti i tipi.
Quando ritornò la portai in camera da letto dove rimase sorpresa per il trespolo su cui faceva bella mostra una videocamera piazzata in fondo al letto.
“Cos’è questa?”
“E’ una videocamera con cui voglio fare un filmino delle tue prestazioni a letto.”
“Assolutamente no.” Disse scordando il suo stato di schiavitù
“Assolutamente un cazzo, non ti permettere più di rispondere in questo modo, per questa cosa che hai detto, domani sera torni a scopare con me, ma in una camera dell’albergo di tua cognata.”
“No, la prego! Nell’albergo no.”
“Nell’albergo si, così impari a rompere le balle. Devi venire vestita da mignotta e poi saliremo nella camera che avrò prenotato per due ore, come si fa quando ci si porta in camera una puttana.”
“Faccio tutti i filmini che vuole, ma in albergo no.”
“Ti avevo avvertita. Adesso spogliati e vedi di farmi divertire, troia.”
Accesi la videocamera e mi soffermai a riprendere con accanimento le sue parti più intime ordinandole le pose più sconce che lei mimava obbediente.
Il resto del video la riprendeva mentre me lo prendeva in bocca, nel culo e nella figa. Finita la scopata mi alzai per mettere il nastro in cassaforte.
“Ci vediamo domani sera. Se tardi solo due minuti proietto il nastro nella hall e quando avremo finito farò venire Irene, così sapranno tutti che siete una famiglia di troie.”
Quando arrivai era già nella hall e mi accolse come si accoglie un cliente importante nel disperato tentativo di far credere si trattasse di un incontro di lavoro, ma era un tentativo ridicolo visto che tutti sapevano che avevamo due bellissimi uffici a poca distanza da li.
Decisi allora di umiliarla ancora di più, doveva essere chiaro a tutti che era là per fare la puttana. Aprii la ventiquattro ore e misi in bella mostra il dvd con la registrazione e dissi:” Vai a prendere una bottiglia di Champagne e portamelo tu. Non voglio camerieri, voglio essere servito dalla mia schiava.”
La scopata fu memorabile, ma prima di lasciarla volli togliermi l’ultimo capriccio, Ordinai al servizio in camera di portare un'altra bottiglia e le impedii di rivestirsi così che la cameriera la trovò nel letto coperta dal lenzuolo fin sopra alle tette, mentre io davo una mancia alla cameriera con addosso solo i pantaloni. Altro che incontro di lavoro.
“Così impari ad aprire la bocca, e dire stronzate.”
“Ho imparato la lezione.”
“Ho visto che ti è pure piaciuto, non negarlo per cui se ti viene voglia puoi pure chiamarmi e chiedermi se ti concedo una ripassata.” Dissi io
“Lo terrò presente” aggiunse apparentemente sempre più incazzata, ma stavolta con sen se stessa per non essere riuscita a controllarsi ed avermi concesso la soddisfazione di sentirla godere. Immaginai questi suoi pensieri, ma fui clamorosamente smentito. La risposta mi venne appena usciti dall’ascensore quando mi prese sottobraccio e con fare da gatta ad alta voce mi disse:” Non andare via, ti prego prendiamo ancora un caffè.”
Ero decisamente sorpreso e acconsentii
Quando di fummo accomodati su un divanetto mi disse “Scusi per averle dato del tu, ma data la situazione credo che le abbia fatto piacere…
“Cosa vuoi dirmi?”
“Irene mi ha detto che lei ha un sacco di amici importanti…”
“E allora?”
“Allora le chiedo se puoi aiutarmi a trovare la raccomandazione per parlare con l’amministratore delegato dell’ENI, devono fare un appalto che mi fa gola, vuole che le vado a prendere da bere?”
“Si, vai”
La pausa su provvidenziale, perché mi diede la possibilità di capire cosa davvero bollisse in pentola. Aveva superato ampliamente il complesso di essere conosciuta e di stare nell’hotel della cognata, ancheggiava come una puttana, aveva deciso di esserlo.
“Eccola servito padrone.”
“Avrai capito che non faccio mai niente per niente” dissi
“L’ho capito bene ed ho dimostrato di saper stare ai patti.”
“Ti ho già scopata e non hai altro da offrirmi”
“Sono disponibile a diventare una delle sue puttane, se mi organizza quell’incontro!”
“Hai chiaro quello che stai dicendo?”
“Si, lei ha ragione quando ha detto che ho goduto, è stata la prima volta che mi sono sentita femmina.”
“posso anche divertirmi con te, ma devio essere esicuro che obbedisci a qualsiasi mio ordine”
“Mi metta alla prova.” Disse
“Come ha preso tuo marito, le rivelazioni sul tuo passato?”
“ha deciso che non se ne deve parlare più e che nessuno deve saperne niente.”
“Allora gli devi dire che da oggi sei di mia proprietà e che il padrone di casa sono diventato io, voglio che lui mi telefoni e che mi inviti a casa vostra e quando arrivo voglio trovarti mezza nuda e se mi va di scoparti non deve rompere i coglioni.”
“Faccio tutto quello che vuole, ma la mia richiesta?
“C’è una mia persona che può farti avere quell’appuntamento. Gli piaci molto e ci devi andare a letto.”
“Mi dica chi è e ci vado”
“La forma in certi casi è molto importante…”
“Dica”
“Devi andare da lui, poi ti dico dove con solo la pelliccia e le autoreggenti. Devi dirgli che ti mando io e ti apri la pelliccia e ti strofini dicendo che hai voglia di essere scopata da lui…Capito?”
“Chiarissimo, guardi che se voglio la so fare la puttana, mi dice chi è?”
“il prete della chiesa vicino al mio ufficio.”
“Don Francesco!!!!?”
“Si, è lui.”
“Questa si che è una sorpresa e perché proprio lui potrebbe aiutarmi?”
“Non si fanno domande. Potrei mandarti da lui anche solo per capriccio e tu obbedisci e basta!”
“Certo, chiaro!”
“Dopo dovrai dirgli che rimani a sua disposizione e che quando vorrà scoparti, basta che mi chiami.”
“Va bene”
“Adesso dammi un bel bacio, qui subito. Tutti devono sapere che sei una delle mie puttane.
Mi si appiccicò addosso e mi infilò la sua lingua in bocca e rimase a leccare la mia. Prese la mia mano e se la infilò tra le cosce. Fui io a scostarla, ormai lo spettacolo era durato abbastanza.
Mentre saliva in macchina mi salutò con uno squillante “Arrivederci dottore!” voleva far sapere a tutti che era una che ci stava con uno che aveva le puttane.
Tempo 24 ore e Don Francesco mi telefonò strafelice: la madre di Irene aveva seguito le mie istruzioni alla lettera e dopo essersi offerta l’aveva seguito nella stanzetta sopra la sacrestia Per sua stessa ammissione Don Francesco aveva avuto un delirio sessuale, l’aveva presa in tutti i modi e si era voluto fare una serie di selfie in cui il motivo dominante era la madre di Irene con le cosce spalancate e lui che la infilava in ogni dove.
Me le mostrò a una cena in cui mi invitò ad andare dicendo:” Mi viene voglia di portarle a quel cornuto del marito e godermi l’effetto”
“Ti offro di meglio, mi sono fatto invitare a cena a casa loro a condizione che lei sia seminuda e che io posso fare quello che voglio. Voglio scoparmela nel letto di casa sua, costringendo il marito a dormire sul divano, dopo potrai farlo anche tu.”
“Sei proprio forte! Me la voglio proprio godere e chiavarla col marito che sta a guardare, così la smetteranno di atteggiarsi e abbasseranno finalmente lo sguardo da onnipotenti.”
Gli spiegai che bisognava farle avere quel certo appalto e trovai la massima disponibilità in Don Francesco.
“Bisognerà farla stare in un albergo dive alloggia il ministro e al momento giusto quelli della scorta gliela porteranno in camera. Le devi spiegare che prima deve starci col ministro e se gli piacerà gli potremo chiedere qualche cosa. E non deve dimenticarsi dei poveri cristi della scorta che non fanno i ruffiani per niente.”
“Quella ormai si fa pure un battaglione”
“Il massimo sarebbe scoparsi madre e figlia insieme, roba da farsi venire l’infarto…”
“Sono già pronte tutte e due, ma prima dobbiamo incastrare meglio la madre. Devo fare in modo che non si possa più tirare indietro, altrimenti quella è capace di prendersi l’appalto e tornare a fare la preziosa, invece deve restare a catena, la figlia ubbidisce a tutto, per la figlia ubbidisci a tutto quello che le dico, una volta sistemato l’appalto te le mando insieme.”
“Per carità dobbiamo incularcele finché campano!”
“Devo farle qualche impiccio e poi metto tutto in cassaforte insieme alla carte della figlia.”
http://www.padronebastardo.org
Quando venne in ufficio la madre di Irene andò ad aprire Consuelo mentre Irene immergeva lo sguardo nelle ultime scartoffie per ignorarla e sempre Consuelo la accompagnò nel mio ufficio e mi chiese come da routine se volessi qualcosa da bere.
“Si”, risposi soddisfatto di constatare che le forche caudine dei guanti fossero diventate un classico dell’ufficio.
“Fammelo servire dalla nuova serva.”
La madre di Irene, rimase interdetta, perché spiazzata da una situazione che non aveva immaginato, ma seguì docilmente Consuelo.
Tornò col vassoio e i guanti d’ordinanza e le feci segno di fare il giro della scrivania per servirmelo.
Mentre sorseggiavo lentissimamente il liquore le chiesi:” Hai portato soldi?”
“Si, padrone abbiamo fatto un assegno circolare ce l’ho nella borsa”. Parlava sommessamente come chi ha digerito di essere stata vinta e di non potersi più permettere di alzare la testa.
“Prendilo e portalo qui.” Fosse stata un cane l’avrei trattata meglio. La lasciai con l’assegno in mano mentre continuavo a sorseggiare e le infilai una mano tra le gambe. Non era un granché, ormai quarantenne e ostinata a truccarsi come una ventenne, ma era comunque interessante da quando avevo spezzato la superbia con cui si atteggiava con tutti.
“Ti ricordi che fino a ieri quando mi incontravi per strada mi salutavi con quell’aria di sufficienza chi proprio soffre di salutare anche i comuni mortali?”
“Sono sempre stata gentile.”
“Si gentile dici adesso tirati su la gonna.”
Posò l’assegno sulla scrivania e si tirò su la gonna, ma avrebbe preferito farsi impiccare vista l’espressione. A modo suo si era conciata in modo sexy con un paio di mutandine merlettate.
“Ti ho detto che le puttane quando vanno dai clienti devono arrivare senza mutande.” Infilandole un dito tra le mutande e la figa gliele abbassai sopra le ginocchia. Mentre rimaneva in quella posizione decisamente scomoda le dissi di andarmi a prendere un altro bicchierino. Esitò un attimo se tirarsi su le mutande o togliersele, ma ricordando quanto avevo detto decise di togliersele, mettendole nel cassetto che avevo aperto pieno di mutandine di tutti i tipi.
Quando ritornò la portai in camera da letto dove rimase sorpresa per il trespolo su cui faceva bella mostra una videocamera piazzata in fondo al letto.
“Cos’è questa?”
“E’ una videocamera con cui voglio fare un filmino delle tue prestazioni a letto.”
“Assolutamente no.” Disse scordando il suo stato di schiavitù
“Assolutamente un cazzo, non ti permettere più di rispondere in questo modo, per questa cosa che hai detto, domani sera torni a scopare con me, ma in una camera dell’albergo di tua cognata.”
“No, la prego! Nell’albergo no.”
“Nell’albergo si, così impari a rompere le balle. Devi venire vestita da mignotta e poi saliremo nella camera che avrò prenotato per due ore, come si fa quando ci si porta in camera una puttana.”
“Faccio tutti i filmini che vuole, ma in albergo no.”
“Ti avevo avvertita. Adesso spogliati e vedi di farmi divertire, troia.”
Accesi la videocamera e mi soffermai a riprendere con accanimento le sue parti più intime ordinandole le pose più sconce che lei mimava obbediente.
Il resto del video la riprendeva mentre me lo prendeva in bocca, nel culo e nella figa. Finita la scopata mi alzai per mettere il nastro in cassaforte.
“Ci vediamo domani sera. Se tardi solo due minuti proietto il nastro nella hall e quando avremo finito farò venire Irene, così sapranno tutti che siete una famiglia di troie.”
Quando arrivai era già nella hall e mi accolse come si accoglie un cliente importante nel disperato tentativo di far credere si trattasse di un incontro di lavoro, ma era un tentativo ridicolo visto che tutti sapevano che avevamo due bellissimi uffici a poca distanza da li.
Decisi allora di umiliarla ancora di più, doveva essere chiaro a tutti che era là per fare la puttana. Aprii la ventiquattro ore e misi in bella mostra il dvd con la registrazione e dissi:” Vai a prendere una bottiglia di Champagne e portamelo tu. Non voglio camerieri, voglio essere servito dalla mia schiava.”
La scopata fu memorabile, ma prima di lasciarla volli togliermi l’ultimo capriccio, Ordinai al servizio in camera di portare un'altra bottiglia e le impedii di rivestirsi così che la cameriera la trovò nel letto coperta dal lenzuolo fin sopra alle tette, mentre io davo una mancia alla cameriera con addosso solo i pantaloni. Altro che incontro di lavoro.
“Così impari ad aprire la bocca, e dire stronzate.”
“Ho imparato la lezione.”
“Ho visto che ti è pure piaciuto, non negarlo per cui se ti viene voglia puoi pure chiamarmi e chiedermi se ti concedo una ripassata.” Dissi io
“Lo terrò presente” aggiunse apparentemente sempre più incazzata, ma stavolta con sen se stessa per non essere riuscita a controllarsi ed avermi concesso la soddisfazione di sentirla godere. Immaginai questi suoi pensieri, ma fui clamorosamente smentito. La risposta mi venne appena usciti dall’ascensore quando mi prese sottobraccio e con fare da gatta ad alta voce mi disse:” Non andare via, ti prego prendiamo ancora un caffè.”
Ero decisamente sorpreso e acconsentii
Quando di fummo accomodati su un divanetto mi disse “Scusi per averle dato del tu, ma data la situazione credo che le abbia fatto piacere…
“Cosa vuoi dirmi?”
“Irene mi ha detto che lei ha un sacco di amici importanti…”
“E allora?”
“Allora le chiedo se puoi aiutarmi a trovare la raccomandazione per parlare con l’amministratore delegato dell’ENI, devono fare un appalto che mi fa gola, vuole che le vado a prendere da bere?”
“Si, vai”
La pausa su provvidenziale, perché mi diede la possibilità di capire cosa davvero bollisse in pentola. Aveva superato ampliamente il complesso di essere conosciuta e di stare nell’hotel della cognata, ancheggiava come una puttana, aveva deciso di esserlo.
“Eccola servito padrone.”
“Avrai capito che non faccio mai niente per niente” dissi
“L’ho capito bene ed ho dimostrato di saper stare ai patti.”
“Ti ho già scopata e non hai altro da offrirmi”
“Sono disponibile a diventare una delle sue puttane, se mi organizza quell’incontro!”
“Hai chiaro quello che stai dicendo?”
“Si, lei ha ragione quando ha detto che ho goduto, è stata la prima volta che mi sono sentita femmina.”
“posso anche divertirmi con te, ma devio essere esicuro che obbedisci a qualsiasi mio ordine”
“Mi metta alla prova.” Disse
“Come ha preso tuo marito, le rivelazioni sul tuo passato?”
“ha deciso che non se ne deve parlare più e che nessuno deve saperne niente.”
“Allora gli devi dire che da oggi sei di mia proprietà e che il padrone di casa sono diventato io, voglio che lui mi telefoni e che mi inviti a casa vostra e quando arrivo voglio trovarti mezza nuda e se mi va di scoparti non deve rompere i coglioni.”
“Faccio tutto quello che vuole, ma la mia richiesta?
“C’è una mia persona che può farti avere quell’appuntamento. Gli piaci molto e ci devi andare a letto.”
“Mi dica chi è e ci vado”
“La forma in certi casi è molto importante…”
“Dica”
“Devi andare da lui, poi ti dico dove con solo la pelliccia e le autoreggenti. Devi dirgli che ti mando io e ti apri la pelliccia e ti strofini dicendo che hai voglia di essere scopata da lui…Capito?”
“Chiarissimo, guardi che se voglio la so fare la puttana, mi dice chi è?”
“il prete della chiesa vicino al mio ufficio.”
“Don Francesco!!!!?”
“Si, è lui.”
“Questa si che è una sorpresa e perché proprio lui potrebbe aiutarmi?”
“Non si fanno domande. Potrei mandarti da lui anche solo per capriccio e tu obbedisci e basta!”
“Certo, chiaro!”
“Dopo dovrai dirgli che rimani a sua disposizione e che quando vorrà scoparti, basta che mi chiami.”
“Va bene”
“Adesso dammi un bel bacio, qui subito. Tutti devono sapere che sei una delle mie puttane.
Mi si appiccicò addosso e mi infilò la sua lingua in bocca e rimase a leccare la mia. Prese la mia mano e se la infilò tra le cosce. Fui io a scostarla, ormai lo spettacolo era durato abbastanza.
Mentre saliva in macchina mi salutò con uno squillante “Arrivederci dottore!” voleva far sapere a tutti che era una che ci stava con uno che aveva le puttane.
Tempo 24 ore e Don Francesco mi telefonò strafelice: la madre di Irene aveva seguito le mie istruzioni alla lettera e dopo essersi offerta l’aveva seguito nella stanzetta sopra la sacrestia Per sua stessa ammissione Don Francesco aveva avuto un delirio sessuale, l’aveva presa in tutti i modi e si era voluto fare una serie di selfie in cui il motivo dominante era la madre di Irene con le cosce spalancate e lui che la infilava in ogni dove.
Me le mostrò a una cena in cui mi invitò ad andare dicendo:” Mi viene voglia di portarle a quel cornuto del marito e godermi l’effetto”
“Ti offro di meglio, mi sono fatto invitare a cena a casa loro a condizione che lei sia seminuda e che io posso fare quello che voglio. Voglio scoparmela nel letto di casa sua, costringendo il marito a dormire sul divano, dopo potrai farlo anche tu.”
“Sei proprio forte! Me la voglio proprio godere e chiavarla col marito che sta a guardare, così la smetteranno di atteggiarsi e abbasseranno finalmente lo sguardo da onnipotenti.”
Gli spiegai che bisognava farle avere quel certo appalto e trovai la massima disponibilità in Don Francesco.
“Bisognerà farla stare in un albergo dive alloggia il ministro e al momento giusto quelli della scorta gliela porteranno in camera. Le devi spiegare che prima deve starci col ministro e se gli piacerà gli potremo chiedere qualche cosa. E non deve dimenticarsi dei poveri cristi della scorta che non fanno i ruffiani per niente.”
“Quella ormai si fa pure un battaglione”
“Il massimo sarebbe scoparsi madre e figlia insieme, roba da farsi venire l’infarto…”
“Sono già pronte tutte e due, ma prima dobbiamo incastrare meglio la madre. Devo fare in modo che non si possa più tirare indietro, altrimenti quella è capace di prendersi l’appalto e tornare a fare la preziosa, invece deve restare a catena, la figlia ubbidisce a tutto, per la figlia ubbidisci a tutto quello che le dico, una volta sistemato l’appalto te le mando insieme.”
“Per carità dobbiamo incularcele finché campano!”
“Devo farle qualche impiccio e poi metto tutto in cassaforte insieme alla carte della figlia.”
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