Studentesa Universitaria
di
Up
genere
etero
La vita da lavoratore pendolare è sicuramente stressante e faticosa, ma a volte ti riserva sorprese gradite e inattese.
Era una mattina come tutte le altre alla stazione del mio paese. La solita atmosfera stanca e silenziosa nel buio e nella nebbia del primo mattino. Aspettavo il treno sulla banchina accanto al binario, avvolto nel giubbotto pesante e nella sciarpa con in mano la borsa coi documenti per l’ufficio. Quando la voce all’altoparlante mi disse che il treno era in arrivo, mi svegliai dal mio stato di trance e mi accorsi della gente che si era sistemata come me in attesa. Avvertii poi un tocco leggero sulla spalla destra. Mi voltai e la vidi. Alessia, 20 anni, mi sorrideva da sotto i riccioli castani della sua folta capigliatura. Andavamo a scuola insieme, una volta eravamo molto legati, ma era da parecchio tempo che non la vedevo.
-Ehi!- esclamai con voce roca per il sonno.
-Ciao!- mi salutò lei. Abbracciandoci e baciandoci sulla guancia per salutarci sentii il suo buonissimo profumo sul collo e constatai che il suo fisico era migliorato molto negli ultimi mesi. Il sorriso bianco tra le labbra rosa e sottili spuntava sopra la sciarpa scura e il giaccone nero e lungo che la copriva fino alle ginocchia, con i pantaloni neri e le scarpe da ginnastica di marca. Il viso in carne era quello di sempre, con la sua pelle chiara e delicata, gli occhietti scuri e vispi, le guance leggermente arrossate per il freddo e il nasino alla francese sotto le sopracciglia leggere e rifinite.
-Come va?- mi chiese permettendomi di staccare gli occhi dai suoi.
-Abbastanza bene… lavoro a parte…- dissi con voce quasi coperta dalla frenata del treno che era sopraggiunto.
-Immagino…- mi disse con la sua voce alta e dolce salendo sulla scaletta e entrando nella carrozza a destra.
La seguii e mi sedetti in uno dei due posti vicino al finestrino. Lei si sistemò davanti a me e incrociò le gambe con un movimento veloce e fluido.
-Sapevo che stavi nel collegio delle suore per non fare la pendolare fino alla laurea- dissi incrociando le mani sul grembo. Era sempre stata una ragazza molto posata. Non beveva, non fumava, era fidanzata con un ragazzo tranquillo quanto lei da almeno due anni. Quando avevo saputo della sua sistemazione al collegio delle sorelle mi era sembrata quella più adatta al suo carattere riservato e mite. Tempo prima frequentavo il suo ragazzo e una volta mi aveva detto, tra una birretta e l’altra, che a letto sapeva trasformarsi completamente, diventando una vera belva che difficilmente lui riusciva a saziare. A vederla però, mi sembrava impossibile che una persona potesse cambiare così tanto da una situazione ad un’altra.
-Infatti…- disse lei –ci sto tornando perché oggi ho lezione. Ieri sera sono andata da Massimo a cena e ho passato la notte da lui...- Massimo era il suo ragazzo e il sorrisino malizioso che le apparve sulle labbra quando disse quelle parole mi lasciarono perplesso. Per un momento non la riconobbi.
-Tutto bene con lui?- le chiesi curioso.
-Sì, insomma… abbastanza, direi… Lui è molto dolce.- mi sembrava imbarazzata. Forse le cose non andavano poi così bene, pensai. Si aprì il giaccone pesante e scoprì una maglia bianca non molto larga che evidenziava le forme del suo seno non eccessivo, ma non certo da buttare. Gettai un’occhiata e poi scesi con gli occhi lungo il corpo osservando anche quanto le gambe, oltre al ventre, fossero notevolmente dimagrite rispetto al nostro ultimo incontro. –Ti vedo molto bene- le dissi con gentilezza toccandole la punta della scarpa che teneva sollevata.
-Grazie! – disse con un sorriso splendente –anche tu stai molto bene.- sottolineò indicandomi con le dita affusolate e delicate della mano che poi appoggiò sulla coscia cominciando ad accarezzarsi i pantaloni di tessuto.
-Com’è vivere con delle suore?- chiesi per fare conversazione e evitare di soffermarmi troppo sul collo che aveva appena liberato dalla sciarpa. La situazione cominciava a preoccuparmi perché sentivo crescermi qualcosa tra le gambe e temevo che potesse accorgersene. Per evitare, le accavallai anch’io.
-Non è male come si potrebbe sembrare…- disse a voce bassa avvicinandosi un po’ a me. –l’unica cosa è che non lasciano portare uomini nelle stanze e… mi capisci, no? Ogni tanto devo tornare a casa… o esplodo…- Non aveva mai fatto prima con me discorsi simili… mi sentii davvero eccitato a pensarla nuda in un letto. Prima ci avevo fatto caso poco. I suoi capelli ricci raccolti si schiacciarono contro il sedile quando lei si riallontanò abbanonandosi sui braccioli e allargando un po’ le gambe. Lo sguardo mi cadde sul cavallo dei pantaloni che, stretti al punto giusto, avvolgevano il suo pube piatto come il ventre. Deglutii.
Fu il calore al viso crescente a farmi parlare. –Beh.. per Natale so cosa regalarti…- dissi pensando ai vibratori che si vedono ogni tanto nelle vetrine dei sexy shop.
Lei si riavvicinò e appoggiò una mano sul mio orecchio sussurrandomi –Di vibratori ne ho già due… ma non è la stessa cosa… non mi danno le stesse sensazioni, sai com’è…- Rimasi di sasso, aveva capito la mia allusione… e non solo…
-Ah…- aggiunse – ho anche una compagna di stanza abbastanza carina e ogni tanto ci scambiamo qualche favore… ma le manca la materia prima per fare del vero sesso. Mi spiego?- chiese sempre sottovoce indicando verso il mio cavallo dei jeans.
-Sì, sì…- deglutii- ti spieghi molto bene…-
Tornò ad appoggiarsi allo schienale e a posare le mani delicate sulle cosce tese. Prese dalla borsa una biro e un foglietto e ci scrisse sopra qualcosa. Me lo diede facendo attenzione a prolungare il più possibile il contatto tra la mia mano e la sua, facendomi con le unghie il solletico ai polpastrelli.
Vidi che c’era scritto un indirizzo.
-Cos’è?- le chiesi.
-E’ l’indirizzo del mio colleggio…- disse lei sorridendo da furbetta.
-E cosa dovrei farmene?- chiesi io allibito.
-Puoi venire a trovarmi più tardi, che ne dici?- mi sembrò di vedere il suo sguardo ammiccare ma pensai di essermelo immaginato.
-Non hai detto che non possono entrare i maschi?-
-Sì… l’ho detto… - sibilò con voce estremamente sensuale tirando fuori un pezzetto di lingua rossa e facendolo roteare sulla carne morbida delle labbra. Ormai non avevo dubbi su cosa volesse da me… Annuii e mi avvicinai a lei. –E come faccio a entrare?- Lei sorrise ancora. –Dalla porta… Alle cinque hanno la messa e tutte sono nella cappella…- si fermò un attimo pensando alla sua ultima parola –e i corridoi sono liberi. Devi solo fare attenzione alle guardie all’ingresso, ma basta dire che stai andando a messa. Ho visto altre ragazze fare così con i loro fidanzati…-
Mi venne da chiederle perché non lo facesse anche lei col suo fidanzato invece che con me ma mi guardai bene dal farlo… un’occasione simile non potevo perderla.
Il treno si fermò alla mia stazione. Mi alzai e le strinsi la mano con delicatezza baciandola sulla guancia. –A dopo- le dissi. Lei sorrise e mi guardò a lungo con aria affamata. E io sapevo di cosa. Si passò la mano veloce lungo il corpo toccandosi tra le gambe avendo cura di non essere vista da altri che da me. Mi voltai e scesi dal treno.
La giornata era stata lunga e faticosa ma animata dalla dolce attesa del dopo. All’uscita dall’edificio dove lavoravo avevo salutato rapido i colleghi e avevo preso il primo treno.
Arrivato alla stazione successiva avevo preso il pullman, chiesto informazioni e alla fine avevo trovato il posto indicatomi. Ero entrato con la scusa della funzione religiosa e adesso giravo bramoso per i corridoi del collegio. Qualche ragazza che mi vedeva passare sorrideva e commentava piano con le compagne l’ovvio motivo della mia visita. Sentii due che si chiedevano di chi fossi e come fossi a letto.
Arrivai alla stanza indicatomi, la numero 25, e bussai. Da dentro rispose una voce che mi disse di entrare.
Aprii la porta e mi trovai in una stanza spoglia, con due letti sistemati alle pareti opposte, due scrivanie, due comodini, due armadi e una porta che, presumibilmente dava sul bagno.
Ad accogliermi non fu chi mi aspettavo. Avevo pensato di entrare, prenderla per la vita con un braccio, infilarle la lingua in bocca e sbatterla contro il muro dandole quello che voleva… Ma davanti a me si era presentata una ragazza bionda, bassa e carina che mi aveva sorriso e mi aveva fatto accomodare.
-Ale arriva subito- mi disse con voce un po’ da oca –tu sei il suo amico vero?-
Annuii. -Ok… tranquillo, adesso vi lascio soli… Li hai i preservativi?- mi chiese senza imbarazzo e aprendo il cassetto del suo comodino pieno di profilattici da utilizzare.
-Sì, grazie… ho i miei.-
Lei fece spallucce, richiuse il cassetto a chiave e mi camminò davanti sculettando nei jeans. Si girò verso di me masticando la gomma e si piegò in avanti protendendo verso di me quel gran bel culetto sodo. –Vuoi toccare?- mi disse quasi indifferente.
Io rimasi interdetto. -Non morde, dai… accomodati…-
Io appoggiai la mia mano sul suo fondoschiena accarezzandolo appena e lei mi afferrò l’altra mano mettendosela sull’altro gluteo e invintandomi a palpare con vigore. Non mi feci pregare e constatai che era davvero un gran bel culo. Lei si raddrizzò e si girò mettendomi repentinamente una mano sul pacco e tastando la consistenza e la lunghezza del mio pene eretto. –Mmm…- fece lei facendo l’occhiolino –Alessia ha scelto bene… Fate solo attenzione a non fare rumore… una volta mi hanno sorpresa perché mi è scappato un urlo quando sono venuta e i miei hanno dovuto pagare un patrimonio per farmi rimanere qui, ok?-
Annuii e la guardai uscire pensando a che troia senza limite poteva essere quella ragazza e da chi Alessia potesse aver preso certi modi di dire e di fare… Non che la cosa mi dispiacesse, comunque. Rimasi cinque minuti seduto sul letto di Alessia aspettandola. Poi la porta si aprì e lei entrò vestita come al mattino, solo senza cappotto. Sorrise vedendomi e chiuse a chiave la porta. –Ho conosciuto la tua amica….- dissi io sorridendo. -Oh no…- disse preoccupata –non l’avrete fatto, vero?- -Sei gelosa?- -No.. però lei gli uomini se li spreme tutti… io ti voglio in forma per me…- disse abbracciandomi delicatamente e facendomi sdraiare sulle lenzuola mentre mi sfiorava le labbra con le sue.
-Tranquilla… non abbiamo fatto nulla… sono tutto tuo…- dissi baciandola, finalmente. Lei si sdraiò su di me togliendosi le scarpe mentre continuavamo a limonare. Le mie mani la indagarono soffermandosi sulle rotondità di seno e culo, rotondo e sodo, passando per i fianchi e infilandosi occasionalmente sotto la maglia per accarezzare la pelle nuda della schiena e del ventre e sfiorando i primi peli del pube.
Dopo qualche minuto lei si staccò e si mise a cavalcioni sul mio bacino, sfilandosi la maglia e restando in maglietta. Io mi tolsi il maglione e la camicia restando a petto nudo. Anche lei si sfilò la maglietta bianca e rimase col reggiseno nero a separarmi dai suoi capezzoli rigidi in evidenza.
Le sue tette erano piccole, una prima, al massimo una seconda, ma erano così sode che veniva voglia di morderle. Lei indugiava con lingua e denti e labbra sui miei capezzoli, leccandomi i muscoli addominali fino all’ombelico scendendo con le mani fino alla cintura. Me la slacciò e iniziò ad abbassare la zip trovando i miei boxer blu pieni di eccitazione.
Mi tolse i pantaloni lasciandomi in mutande. Io le appoggiai allora le mani sul culo e le abbassai di colpo i pantaloni fino alle ginocchia, scoprendo anche le mutandine piccole e nere che contenevano il suo frutto proibito. Le gambe depilate alla perfezione si avvolsero intorno alla mia schiena mentre io le palpavo e massaggiavo con le mani leccandole con la lingua il collo e il petto fino alla riga tra i seni chiari. Le tolsi il reggiseno e iniziai a succhiare come se dovessi essere allattato. Lei si lasciò scappare un piccolo lamento quando le morsi il capezzolo ma si trattenne, sussurrandomi ansimando di non fare rumore o ci avrebbero scoperti. Io annuii e la feci coricare sul suo letto, scorrendo con la lingua bagnata fino al suo ombelico. Spostai le mutandine e glie le sfilai con un brivido. La figa era pelosa ma curata. Tutti i peli non erano più lunghi di un paio di centimetri e già erano bagnati della sua eccitazione. Iniziai a lavorare di lingua gustandomi il suo sapore e entrando con la lingua dentro di lei. Lei godeva vistosamente con contrazioni muscolari incontrollate, ma era silenziosa stringendo i denti e sforzandosi di non lasciarsi andare a urla di piacere.
Dopo un poì mi tolsi dalla sua vagina e fu lei con gli occhi lucidi per la goduta a mettermi sdraiato sotto di lei e a sfilarmi i boxer liberando i miei 18 centimetri di cazzo duro come il marmo. Mi aspettavo un bel pompino con le sue labbra delicate e invece si sistemò sulla cappella con la sua vagina bagnata e iniziò velocemente ad andare su e giù sulla mia asta.
Non mi feci pregare e le appoggiai le mani sui seni mentre lei saltava facendo cigolare la rete del letto su e giù sulla mia asta. Con la testa rivolta verso il soffitto e i capelli al vento che andavano su e giù sudava tantissimo e le mie mani non sapevano più dove toccare tra il suo culo florido e i seni sodi, la schiena liscia e sudata e il ventre teso per l’eccitazione. Godevo davvero tanto, ma riuscivo a non fare rumore, mentre lei per evitare di urlare si mise in bocca un legnetto rotondo che strinse con i denti, lasciando uscire solo un debole e continuo –Mmmmmmmmh…… mmmmmmmmh… aaaaaa…….. mmmmmmmmmmmh…… mmmmmmmmh….- Sentivo il mio cazzo sempre più veloce che entrava e usciva dal suo corpo e contemporaneamente il suo piacere che cresceva, i suoi muscoli che perdevano il controllo. Tremava tutta come se fosse indiavolata…
Poi all’improvviso rallentò il ritmo e spinse sempre più forte facendomi penetrare sempre di più. A un certo punto fece l’ultimo salto e rimase ferma con il mio pene dentro di lei.
Sentii come un fiume caldo inondarmi l’asta del cazza fino a bagnarmi i coglioni e il pube. Era venuta. Sentivo il suo respiro affannoso e i mugugni sempre più deboli dalla bocca serrata.
Lei era venuta, io no. E volevo venire, feci per prenderla per i fianchi e farla ricominciare ma lei si tolse da me lasciandomi col cazzo in tiro e sul punto di venire.
-Dove vai?- le chiesi con voce straniata.
Lei con gli occhi bagnati dalle lacrime del piacere e un sorriso spiritato sul viso mi disse con voce bassa e calda. –Non avevo mai raggiunto l’orgasmo prima… grazie di cuore…- e mi diede un bacio leggero sulla fronte, avviandosi lentamente verso il bagno tutta nuda e bagnata.
Io mi alzai e la presi per un braccio. –E io?- le chiesi prendendola per le spalle con forza.
Fece spallucce e mi indicò la mano -Finisci da solo…- Io mi rifiutai di crederci, ma poi la presi per i capelli e la rimisi sul letto. Stavolta mi misi io sopra di lei e ricominciai a leccarla per farla riscaldare un po’.
Quando fu d’accordo e vogliosa di ricominciare, mi misi tra le sue gambe e mi feci largo nella vagina larga di Alessia. Prima piano poi sempre più forte ricominciai a entrare in lei. Anche lei godeva, la porca, con tutta se stessa… quasi come prima. Ma mi bruciava ancora il trattamento di prima e pensai di farle provare qualcosa di nuovo e ancora più lussurioso. Le misi il bastoncino di prima in bocca e lei annuì godendo. Poi smisi di penetrarla e la girai con la schiena all’insù. Lei capì e si mise a pecorina.
Mi alzai sul letto e le scopai la figa da dietro portando a me con le mani il suo corpo e aiutandola a fare avanti e indietro. Tolsi poi ancora il mio cazzo dalla sua vagina ormai devastata e mi preparai a entrarle nell’ano. Lei si tolse il bastoncino dalla bocca e mi fermò. -Lì sono vergine…- disse con un filo di voce che aveva il suono di una che non capiva più per la goduria quello che succedeva. Sembrava drogata dal piacere.
-Tranquilla… prima ti apro e poi faccio piano…- le dissi baciandola sulle labbra e accarezzandola. Lei annuì e si lasciò infilare la lingua tra le chiappette chiare e delicate. Dopo un po’ cominciai con un dito, poi con due. Poi quando fu abbastanza aperto, provai ad appoggiarci la mia cappella gonfia e rossa.
-Spingilo dentro!- mi disse dopo essersi infilata da sola tre dita nel retto.
Non me lo feci ripetere più volte e entrai una prima volta lentamente. Lei gemette. Uscii e rientrai ancora. E ancora. E ancora. Continuando ad aumentare lunghezza della penetrazione e velocità. Fu lei a chiedermi di scoparla con come nella figa.
Non aspettavo altro. La feci venire di nuovo dalla vagina ma questa volta non se ne andò. Dopo esserselo preso abbastanza anche da dietro, si mise di nuovo con la schiena sul letto e mi invitò a venirle nella figa, dicendomi di aver preso le pillole.
Io la scopai di nuovo ma questa volta molto più profondamente. Quando ero sul punto di venire anche io, però, tolsi il cazzo dalla sua vagina e lo misi davanti al suo viso. lei si sedette sul letto e capì. Lo prese con la mano destra mentre con la sinistra si massaggiava il pube. Io la aiutai e con la mano destra la aiutai con la pompa e con la sinistra con il ditalino.
Quando lo prese in bocca e iniziò a succhiare sentii un fiume caldo percorrermi il corpo. La presi per i capelli e la tirai a me, mettendoglielo tutto dentro la bocca e esplodendo in un’eruzione di sperma senza precedenti. Misi tanta energia che anche la mia mano e la sua entrarono nella patata impregnata di succhi e sperma e la fecero venire per l’ennesima volta.
Io continuavo a spruzzare sperma e dopo averle riempito la bocca e averla vista deglutire, le schizzai sul viso gli ultimi getti di sborra calda.
Mi abbandonai stravolto sul letto sudicio di sudore, sperma e succhi vaginali accanto a lei. Ci limonammo per un po’ e poi andammo insieme sotto la doccia dove, ci leccammo ancora un quarto d’ora ripromettendoci di rifare insieme quel fantastico pomeriggio!
Era una mattina come tutte le altre alla stazione del mio paese. La solita atmosfera stanca e silenziosa nel buio e nella nebbia del primo mattino. Aspettavo il treno sulla banchina accanto al binario, avvolto nel giubbotto pesante e nella sciarpa con in mano la borsa coi documenti per l’ufficio. Quando la voce all’altoparlante mi disse che il treno era in arrivo, mi svegliai dal mio stato di trance e mi accorsi della gente che si era sistemata come me in attesa. Avvertii poi un tocco leggero sulla spalla destra. Mi voltai e la vidi. Alessia, 20 anni, mi sorrideva da sotto i riccioli castani della sua folta capigliatura. Andavamo a scuola insieme, una volta eravamo molto legati, ma era da parecchio tempo che non la vedevo.
-Ehi!- esclamai con voce roca per il sonno.
-Ciao!- mi salutò lei. Abbracciandoci e baciandoci sulla guancia per salutarci sentii il suo buonissimo profumo sul collo e constatai che il suo fisico era migliorato molto negli ultimi mesi. Il sorriso bianco tra le labbra rosa e sottili spuntava sopra la sciarpa scura e il giaccone nero e lungo che la copriva fino alle ginocchia, con i pantaloni neri e le scarpe da ginnastica di marca. Il viso in carne era quello di sempre, con la sua pelle chiara e delicata, gli occhietti scuri e vispi, le guance leggermente arrossate per il freddo e il nasino alla francese sotto le sopracciglia leggere e rifinite.
-Come va?- mi chiese permettendomi di staccare gli occhi dai suoi.
-Abbastanza bene… lavoro a parte…- dissi con voce quasi coperta dalla frenata del treno che era sopraggiunto.
-Immagino…- mi disse con la sua voce alta e dolce salendo sulla scaletta e entrando nella carrozza a destra.
La seguii e mi sedetti in uno dei due posti vicino al finestrino. Lei si sistemò davanti a me e incrociò le gambe con un movimento veloce e fluido.
-Sapevo che stavi nel collegio delle suore per non fare la pendolare fino alla laurea- dissi incrociando le mani sul grembo. Era sempre stata una ragazza molto posata. Non beveva, non fumava, era fidanzata con un ragazzo tranquillo quanto lei da almeno due anni. Quando avevo saputo della sua sistemazione al collegio delle sorelle mi era sembrata quella più adatta al suo carattere riservato e mite. Tempo prima frequentavo il suo ragazzo e una volta mi aveva detto, tra una birretta e l’altra, che a letto sapeva trasformarsi completamente, diventando una vera belva che difficilmente lui riusciva a saziare. A vederla però, mi sembrava impossibile che una persona potesse cambiare così tanto da una situazione ad un’altra.
-Infatti…- disse lei –ci sto tornando perché oggi ho lezione. Ieri sera sono andata da Massimo a cena e ho passato la notte da lui...- Massimo era il suo ragazzo e il sorrisino malizioso che le apparve sulle labbra quando disse quelle parole mi lasciarono perplesso. Per un momento non la riconobbi.
-Tutto bene con lui?- le chiesi curioso.
-Sì, insomma… abbastanza, direi… Lui è molto dolce.- mi sembrava imbarazzata. Forse le cose non andavano poi così bene, pensai. Si aprì il giaccone pesante e scoprì una maglia bianca non molto larga che evidenziava le forme del suo seno non eccessivo, ma non certo da buttare. Gettai un’occhiata e poi scesi con gli occhi lungo il corpo osservando anche quanto le gambe, oltre al ventre, fossero notevolmente dimagrite rispetto al nostro ultimo incontro. –Ti vedo molto bene- le dissi con gentilezza toccandole la punta della scarpa che teneva sollevata.
-Grazie! – disse con un sorriso splendente –anche tu stai molto bene.- sottolineò indicandomi con le dita affusolate e delicate della mano che poi appoggiò sulla coscia cominciando ad accarezzarsi i pantaloni di tessuto.
-Com’è vivere con delle suore?- chiesi per fare conversazione e evitare di soffermarmi troppo sul collo che aveva appena liberato dalla sciarpa. La situazione cominciava a preoccuparmi perché sentivo crescermi qualcosa tra le gambe e temevo che potesse accorgersene. Per evitare, le accavallai anch’io.
-Non è male come si potrebbe sembrare…- disse a voce bassa avvicinandosi un po’ a me. –l’unica cosa è che non lasciano portare uomini nelle stanze e… mi capisci, no? Ogni tanto devo tornare a casa… o esplodo…- Non aveva mai fatto prima con me discorsi simili… mi sentii davvero eccitato a pensarla nuda in un letto. Prima ci avevo fatto caso poco. I suoi capelli ricci raccolti si schiacciarono contro il sedile quando lei si riallontanò abbanonandosi sui braccioli e allargando un po’ le gambe. Lo sguardo mi cadde sul cavallo dei pantaloni che, stretti al punto giusto, avvolgevano il suo pube piatto come il ventre. Deglutii.
Fu il calore al viso crescente a farmi parlare. –Beh.. per Natale so cosa regalarti…- dissi pensando ai vibratori che si vedono ogni tanto nelle vetrine dei sexy shop.
Lei si riavvicinò e appoggiò una mano sul mio orecchio sussurrandomi –Di vibratori ne ho già due… ma non è la stessa cosa… non mi danno le stesse sensazioni, sai com’è…- Rimasi di sasso, aveva capito la mia allusione… e non solo…
-Ah…- aggiunse – ho anche una compagna di stanza abbastanza carina e ogni tanto ci scambiamo qualche favore… ma le manca la materia prima per fare del vero sesso. Mi spiego?- chiese sempre sottovoce indicando verso il mio cavallo dei jeans.
-Sì, sì…- deglutii- ti spieghi molto bene…-
Tornò ad appoggiarsi allo schienale e a posare le mani delicate sulle cosce tese. Prese dalla borsa una biro e un foglietto e ci scrisse sopra qualcosa. Me lo diede facendo attenzione a prolungare il più possibile il contatto tra la mia mano e la sua, facendomi con le unghie il solletico ai polpastrelli.
Vidi che c’era scritto un indirizzo.
-Cos’è?- le chiesi.
-E’ l’indirizzo del mio colleggio…- disse lei sorridendo da furbetta.
-E cosa dovrei farmene?- chiesi io allibito.
-Puoi venire a trovarmi più tardi, che ne dici?- mi sembrò di vedere il suo sguardo ammiccare ma pensai di essermelo immaginato.
-Non hai detto che non possono entrare i maschi?-
-Sì… l’ho detto… - sibilò con voce estremamente sensuale tirando fuori un pezzetto di lingua rossa e facendolo roteare sulla carne morbida delle labbra. Ormai non avevo dubbi su cosa volesse da me… Annuii e mi avvicinai a lei. –E come faccio a entrare?- Lei sorrise ancora. –Dalla porta… Alle cinque hanno la messa e tutte sono nella cappella…- si fermò un attimo pensando alla sua ultima parola –e i corridoi sono liberi. Devi solo fare attenzione alle guardie all’ingresso, ma basta dire che stai andando a messa. Ho visto altre ragazze fare così con i loro fidanzati…-
Mi venne da chiederle perché non lo facesse anche lei col suo fidanzato invece che con me ma mi guardai bene dal farlo… un’occasione simile non potevo perderla.
Il treno si fermò alla mia stazione. Mi alzai e le strinsi la mano con delicatezza baciandola sulla guancia. –A dopo- le dissi. Lei sorrise e mi guardò a lungo con aria affamata. E io sapevo di cosa. Si passò la mano veloce lungo il corpo toccandosi tra le gambe avendo cura di non essere vista da altri che da me. Mi voltai e scesi dal treno.
La giornata era stata lunga e faticosa ma animata dalla dolce attesa del dopo. All’uscita dall’edificio dove lavoravo avevo salutato rapido i colleghi e avevo preso il primo treno.
Arrivato alla stazione successiva avevo preso il pullman, chiesto informazioni e alla fine avevo trovato il posto indicatomi. Ero entrato con la scusa della funzione religiosa e adesso giravo bramoso per i corridoi del collegio. Qualche ragazza che mi vedeva passare sorrideva e commentava piano con le compagne l’ovvio motivo della mia visita. Sentii due che si chiedevano di chi fossi e come fossi a letto.
Arrivai alla stanza indicatomi, la numero 25, e bussai. Da dentro rispose una voce che mi disse di entrare.
Aprii la porta e mi trovai in una stanza spoglia, con due letti sistemati alle pareti opposte, due scrivanie, due comodini, due armadi e una porta che, presumibilmente dava sul bagno.
Ad accogliermi non fu chi mi aspettavo. Avevo pensato di entrare, prenderla per la vita con un braccio, infilarle la lingua in bocca e sbatterla contro il muro dandole quello che voleva… Ma davanti a me si era presentata una ragazza bionda, bassa e carina che mi aveva sorriso e mi aveva fatto accomodare.
-Ale arriva subito- mi disse con voce un po’ da oca –tu sei il suo amico vero?-
Annuii. -Ok… tranquillo, adesso vi lascio soli… Li hai i preservativi?- mi chiese senza imbarazzo e aprendo il cassetto del suo comodino pieno di profilattici da utilizzare.
-Sì, grazie… ho i miei.-
Lei fece spallucce, richiuse il cassetto a chiave e mi camminò davanti sculettando nei jeans. Si girò verso di me masticando la gomma e si piegò in avanti protendendo verso di me quel gran bel culetto sodo. –Vuoi toccare?- mi disse quasi indifferente.
Io rimasi interdetto. -Non morde, dai… accomodati…-
Io appoggiai la mia mano sul suo fondoschiena accarezzandolo appena e lei mi afferrò l’altra mano mettendosela sull’altro gluteo e invintandomi a palpare con vigore. Non mi feci pregare e constatai che era davvero un gran bel culo. Lei si raddrizzò e si girò mettendomi repentinamente una mano sul pacco e tastando la consistenza e la lunghezza del mio pene eretto. –Mmm…- fece lei facendo l’occhiolino –Alessia ha scelto bene… Fate solo attenzione a non fare rumore… una volta mi hanno sorpresa perché mi è scappato un urlo quando sono venuta e i miei hanno dovuto pagare un patrimonio per farmi rimanere qui, ok?-
Annuii e la guardai uscire pensando a che troia senza limite poteva essere quella ragazza e da chi Alessia potesse aver preso certi modi di dire e di fare… Non che la cosa mi dispiacesse, comunque. Rimasi cinque minuti seduto sul letto di Alessia aspettandola. Poi la porta si aprì e lei entrò vestita come al mattino, solo senza cappotto. Sorrise vedendomi e chiuse a chiave la porta. –Ho conosciuto la tua amica….- dissi io sorridendo. -Oh no…- disse preoccupata –non l’avrete fatto, vero?- -Sei gelosa?- -No.. però lei gli uomini se li spreme tutti… io ti voglio in forma per me…- disse abbracciandomi delicatamente e facendomi sdraiare sulle lenzuola mentre mi sfiorava le labbra con le sue.
-Tranquilla… non abbiamo fatto nulla… sono tutto tuo…- dissi baciandola, finalmente. Lei si sdraiò su di me togliendosi le scarpe mentre continuavamo a limonare. Le mie mani la indagarono soffermandosi sulle rotondità di seno e culo, rotondo e sodo, passando per i fianchi e infilandosi occasionalmente sotto la maglia per accarezzare la pelle nuda della schiena e del ventre e sfiorando i primi peli del pube.
Dopo qualche minuto lei si staccò e si mise a cavalcioni sul mio bacino, sfilandosi la maglia e restando in maglietta. Io mi tolsi il maglione e la camicia restando a petto nudo. Anche lei si sfilò la maglietta bianca e rimase col reggiseno nero a separarmi dai suoi capezzoli rigidi in evidenza.
Le sue tette erano piccole, una prima, al massimo una seconda, ma erano così sode che veniva voglia di morderle. Lei indugiava con lingua e denti e labbra sui miei capezzoli, leccandomi i muscoli addominali fino all’ombelico scendendo con le mani fino alla cintura. Me la slacciò e iniziò ad abbassare la zip trovando i miei boxer blu pieni di eccitazione.
Mi tolse i pantaloni lasciandomi in mutande. Io le appoggiai allora le mani sul culo e le abbassai di colpo i pantaloni fino alle ginocchia, scoprendo anche le mutandine piccole e nere che contenevano il suo frutto proibito. Le gambe depilate alla perfezione si avvolsero intorno alla mia schiena mentre io le palpavo e massaggiavo con le mani leccandole con la lingua il collo e il petto fino alla riga tra i seni chiari. Le tolsi il reggiseno e iniziai a succhiare come se dovessi essere allattato. Lei si lasciò scappare un piccolo lamento quando le morsi il capezzolo ma si trattenne, sussurrandomi ansimando di non fare rumore o ci avrebbero scoperti. Io annuii e la feci coricare sul suo letto, scorrendo con la lingua bagnata fino al suo ombelico. Spostai le mutandine e glie le sfilai con un brivido. La figa era pelosa ma curata. Tutti i peli non erano più lunghi di un paio di centimetri e già erano bagnati della sua eccitazione. Iniziai a lavorare di lingua gustandomi il suo sapore e entrando con la lingua dentro di lei. Lei godeva vistosamente con contrazioni muscolari incontrollate, ma era silenziosa stringendo i denti e sforzandosi di non lasciarsi andare a urla di piacere.
Dopo un poì mi tolsi dalla sua vagina e fu lei con gli occhi lucidi per la goduta a mettermi sdraiato sotto di lei e a sfilarmi i boxer liberando i miei 18 centimetri di cazzo duro come il marmo. Mi aspettavo un bel pompino con le sue labbra delicate e invece si sistemò sulla cappella con la sua vagina bagnata e iniziò velocemente ad andare su e giù sulla mia asta.
Non mi feci pregare e le appoggiai le mani sui seni mentre lei saltava facendo cigolare la rete del letto su e giù sulla mia asta. Con la testa rivolta verso il soffitto e i capelli al vento che andavano su e giù sudava tantissimo e le mie mani non sapevano più dove toccare tra il suo culo florido e i seni sodi, la schiena liscia e sudata e il ventre teso per l’eccitazione. Godevo davvero tanto, ma riuscivo a non fare rumore, mentre lei per evitare di urlare si mise in bocca un legnetto rotondo che strinse con i denti, lasciando uscire solo un debole e continuo –Mmmmmmmmh…… mmmmmmmmh… aaaaaa…….. mmmmmmmmmmmh…… mmmmmmmmh….- Sentivo il mio cazzo sempre più veloce che entrava e usciva dal suo corpo e contemporaneamente il suo piacere che cresceva, i suoi muscoli che perdevano il controllo. Tremava tutta come se fosse indiavolata…
Poi all’improvviso rallentò il ritmo e spinse sempre più forte facendomi penetrare sempre di più. A un certo punto fece l’ultimo salto e rimase ferma con il mio pene dentro di lei.
Sentii come un fiume caldo inondarmi l’asta del cazza fino a bagnarmi i coglioni e il pube. Era venuta. Sentivo il suo respiro affannoso e i mugugni sempre più deboli dalla bocca serrata.
Lei era venuta, io no. E volevo venire, feci per prenderla per i fianchi e farla ricominciare ma lei si tolse da me lasciandomi col cazzo in tiro e sul punto di venire.
-Dove vai?- le chiesi con voce straniata.
Lei con gli occhi bagnati dalle lacrime del piacere e un sorriso spiritato sul viso mi disse con voce bassa e calda. –Non avevo mai raggiunto l’orgasmo prima… grazie di cuore…- e mi diede un bacio leggero sulla fronte, avviandosi lentamente verso il bagno tutta nuda e bagnata.
Io mi alzai e la presi per un braccio. –E io?- le chiesi prendendola per le spalle con forza.
Fece spallucce e mi indicò la mano -Finisci da solo…- Io mi rifiutai di crederci, ma poi la presi per i capelli e la rimisi sul letto. Stavolta mi misi io sopra di lei e ricominciai a leccarla per farla riscaldare un po’.
Quando fu d’accordo e vogliosa di ricominciare, mi misi tra le sue gambe e mi feci largo nella vagina larga di Alessia. Prima piano poi sempre più forte ricominciai a entrare in lei. Anche lei godeva, la porca, con tutta se stessa… quasi come prima. Ma mi bruciava ancora il trattamento di prima e pensai di farle provare qualcosa di nuovo e ancora più lussurioso. Le misi il bastoncino di prima in bocca e lei annuì godendo. Poi smisi di penetrarla e la girai con la schiena all’insù. Lei capì e si mise a pecorina.
Mi alzai sul letto e le scopai la figa da dietro portando a me con le mani il suo corpo e aiutandola a fare avanti e indietro. Tolsi poi ancora il mio cazzo dalla sua vagina ormai devastata e mi preparai a entrarle nell’ano. Lei si tolse il bastoncino dalla bocca e mi fermò. -Lì sono vergine…- disse con un filo di voce che aveva il suono di una che non capiva più per la goduria quello che succedeva. Sembrava drogata dal piacere.
-Tranquilla… prima ti apro e poi faccio piano…- le dissi baciandola sulle labbra e accarezzandola. Lei annuì e si lasciò infilare la lingua tra le chiappette chiare e delicate. Dopo un po’ cominciai con un dito, poi con due. Poi quando fu abbastanza aperto, provai ad appoggiarci la mia cappella gonfia e rossa.
-Spingilo dentro!- mi disse dopo essersi infilata da sola tre dita nel retto.
Non me lo feci ripetere più volte e entrai una prima volta lentamente. Lei gemette. Uscii e rientrai ancora. E ancora. E ancora. Continuando ad aumentare lunghezza della penetrazione e velocità. Fu lei a chiedermi di scoparla con come nella figa.
Non aspettavo altro. La feci venire di nuovo dalla vagina ma questa volta non se ne andò. Dopo esserselo preso abbastanza anche da dietro, si mise di nuovo con la schiena sul letto e mi invitò a venirle nella figa, dicendomi di aver preso le pillole.
Io la scopai di nuovo ma questa volta molto più profondamente. Quando ero sul punto di venire anche io, però, tolsi il cazzo dalla sua vagina e lo misi davanti al suo viso. lei si sedette sul letto e capì. Lo prese con la mano destra mentre con la sinistra si massaggiava il pube. Io la aiutai e con la mano destra la aiutai con la pompa e con la sinistra con il ditalino.
Quando lo prese in bocca e iniziò a succhiare sentii un fiume caldo percorrermi il corpo. La presi per i capelli e la tirai a me, mettendoglielo tutto dentro la bocca e esplodendo in un’eruzione di sperma senza precedenti. Misi tanta energia che anche la mia mano e la sua entrarono nella patata impregnata di succhi e sperma e la fecero venire per l’ennesima volta.
Io continuavo a spruzzare sperma e dopo averle riempito la bocca e averla vista deglutire, le schizzai sul viso gli ultimi getti di sborra calda.
Mi abbandonai stravolto sul letto sudicio di sudore, sperma e succhi vaginali accanto a lei. Ci limonammo per un po’ e poi andammo insieme sotto la doccia dove, ci leccammo ancora un quarto d’ora ripromettendoci di rifare insieme quel fantastico pomeriggio!
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