Un incontro fatale

di
genere
esibizionismo

Godere nella vergogna (4) Un incontro fatale

RODOLFO
Mia non parlava. La abbracciai mentre ci allontanavamo da quel ristorantino.
In un viale alberato ci sedemmo su una panchina in un angolo buio; le infilai la mano sotto la gonna. Cercò di resistere ma cedette.
“Se ci penso mi vengono i brividi, non avrei mai pensato che sarei riuscita ad indossare un abito come questo” disse Mia con un filo di voce.
“Che vergogna sentire tutti quegli occhi puntati su di me, tutti quegli sguardi che mi fissavano. Mi hanno fatto davvero sentire una … una – abbassò gli occhi e dopo un attimo di esitazione riprese – un po’ ….. una di quelle.”
La sentivo fremere. Ormai eravamo entrambi eccitati. Le accarezzai il collo e le slacciai il nodo del vestito
“Cosa fai, sei ammattito” mi sussurrò senza però fermare la mia mano che lentamente le scopriva una tetta. “sono tua moglie, ti rendi conto che siamo all’aperto? potrebbe passare qualcuno e vedermi. Cosa mai potrà pensare? ”
Ma era solo una finta difesa in realtà si stava eccitando moltissimo. Appoggiai una mano sulla coscia e lentamente scivolai verso l’alto sotto la gonna sentendo la calza scorrere fino alla pelle nuda e poi arrivare sul suo sesso, caldo ed ancor più umido. Il mio dito ci sprofondò dentro. Con l’altra mano le scoprii anche l’altra tetta.
“ Penseranno che sei davvero una puttana … la mia puttana. Forse che non lo sei?” Mi stavo eccitando moltissimo, non avevo mai usato un linguaggio così volgare e lei stava al gioco. Sussurrò un si quasi un gemito. Respirava profondamente mentre la mia mano penetrava sempre più a fondo nel suo piacere. Le chiesi di dirmelo.
“Sono … sono la tua puttana.” Ripeté Mia sempre con un filo di voce, quasi tremando. Non ci eravamo mai spinti ad un sesso così trasgressivo. Con difficoltà mi staccai da lei. Mia non capì.
“Ti prego continua, - mi disse tremendo – vedi che sono eccitata, fammi godere ti prego”
La guardai: era seminuda su una panchina in un parco pubblico.
“Allora, sei o non sei una puttana? Di cosa ti vergogni? Alzati e fatti vedere.”
I capezzoli sembravano scoppiare, la situazione, per quanto dicesse, la stava eccitando.


“Ma sono tua moglie – mi disse con la voce tremante di emozione – come puoi chiedermi questo. Se qualcuno mi vedesse?”
Le chiesi di camminare lungo il vialetto sculettando come una puttana. Era ammutolita, si coprì le tette con l’abito ed iniziò a camminare tremante, muovendo il culo da vera professionista del sesso. Era come me la ero sempre immaginata: vestita come una puttana, calze e reggicalze, una minigonna che le arrivava a malapena sotto le chiappe lasciando ben in mostra calze e reggicalze sandali con tacchi a spillo di 12 centimetri. Il bordo dell’abito aveva sortito l’effetto desiderato vedere mia moglie come non l’avevo mai vista mi eccitava. E pensare che fino a qualche settimana prima non avrebbe mai indossato una gonna appena sopra al ginocchio. Lei si era eccitata di questo suo esibizionismo fino ad allora sconosciuto ed anche io, nel vederla così sexy.
Le chiesi di lasciare l’abito.
“Ma....ma si scoprono ....”
“E allora, non sai come si mostra una puttana?Avanti fammi vedere le tette.”
Smise di protestare e lasciò i lembi lasciando così che una tetta si scoprisse completamente.


MIA
Con lo sguardo chino, ammutolita per la vergogna, ci allontanammo da quel ristorante.
Forse mio marito capì il mio imbarazzo perché mi abbracciò camminando, fino ad arrivare in un viale alberato. Ci sedemmo su di una panchina in un angolo semibuio.
Rimasi a guardare il selciato mordendomi il labbro inferiore. Come avevo fatto ad arrivare fino a quel punto? Mi sembrava assurdo e inconcepibile aver accettato di indossare un abito come quello. Gli esternai i miei pensieri con un filo di voce, forse sperando di essere capita. Ma lui cominciò ad accarezzarmi le gambe fin oltre le calze, fino alla pelle nuda, facendomi provare un brivido.
Gli dissi di come mi ero sentita nel ristorante, con tutti quegli sguardi addosso. Gli parlai delle mie paure ma tacqui sul fatto che, pur vergognandomi di quella situazione, mi eccitava l’idea di essere guardata, di sentirmi desiderata anche da quegli estranei e di essermi in qualche modo esibita agli occhi di quegli estranei. Come mi avrebbe giudicata?
Le sue dita raggiunsero il mio sesso e io sussultai dal piacere quando le sentii entrare in me. Dovette accorgersi subito che ero bagnatissima.
Sperai che continuasse, volevo che continuasse. Avevo una gran voglia di godere e la situazione, il luogo, tutto, mi eccitavano da morire.
Invece lui si fermò, tolse la mano dalle mie gambe e accarezzandomi il collo, cominciò a slacciarmi il lembo del vestito.
Con un misto di vergogna e di eccitazione gli chiesti di non farlo, eravamo in un viale pubblico, sicuramente sarebbe passato qualcuno e mi avrebbe vista. La vergogna mi assaliva ma l’eccitazione era tale che lo lasciai fare.
Mi disse che in quel momento ero la sua puttana e mi chiese di ripeterglielo. Con titubanza, ma con altrettanta vergogna glielo ripetei.
Lentamente fece cadere prima un lembo e poi un altro del vestito. Mi trovai a seno nudo in quella pubblica via. Mi vergognavo, avevo paura ma non riuscivo a reagire. Guardavo solo un lato e poi l’altro della strada con la paura che passasse qualcuno e mi vedesse.
Paura? Sì, una paura pazza e una gran vergogna, ma come in quel ristorante mi sentivo in preda a una assurda e strana eccitazione. In cuor mio sperai addirittura che qualcuno mi vedesse.
Ebbi un colpo al cuore quando, all’improvviso, mi chiese di passeggiare ancheggiando davanti a lui.
“Ma sono tua moglie – gli dissi con la voce tremante di emozione – come puoi chiedermi questo. Se qualcuno mi vedesse?”
Non mi rispose, mi guardava con i suoi occhi pieni di desiderio. Avrei voluto alzarmi, rivestirmi e chiedergli di tornare in albergo, ma in quel momento, in quel luogo così assurdo, forse ricordando la promessa fatta all’aeroporto, mi decisi.
Raccolsi l’abito sui miei seni, coprendomi alla meno peggio, mi alzai e cominciai a passeggiare ancheggiando forse anche in maniera eccessiva.
Mi disse di passeggiare ancora più lontano, poi, al mio passaggio davanti a lui, mi chiese di lasciare che i lembi del vestito cadessero e mi scoprissero il seno.
Lo guardai incredula. Come poteva pensare che io facessi una cosa simile? Mi guardai intorno, poi guardai lui. Ripetè con insistenza la sua richiesta. Non sapevo che fare, che pensare, ero tentata di ricoprirmi e di chiedergli di tornare al nostro albergo. Continuai a guardarmi attorno. Poi, presa da non so quale sensazione, lasciai che il vestito cadesse e che mi scoprisse i seni. Ripresi a passeggiare.


RODOLFO
Improvvisamente sentimmo dei passi. Si tirò giù l’orlo della gonna e si riallacciò il nodo intorno al collo. La abbracciai. Subito dall’ombra uscì un signore anziano; fu la prima volta che incontrammo Gaston. Lui si fermò dinanzi a noi. Senza scomporsi ci salutò. Mia abbassò gli occhi. Mi resi conto che forse aveva assistito poco distante a tutte le nostre effusioni.

“Ho visto che alla vostra donna piace come la trattate, le piace esibirsi, madame?” le chiese.
Restammo senza parlare.
“Parigi è sicuramente il posto adatto per osare qualcosa di più, sono sicuro che a casa vostra madame è molto più riservata” .
“Beh, si in un certo qual modo, forse abbiamo esagerato, ma in fondo non c’era in giro nessuno.” dissi senza molta convinzione.
“Qui forse, ma nel ristorante si è offerta a tutti mettendo in mostra tutte le sue grazie. Sicuramente è sempre piacevole ammirare una bella donna che si lascia guardare…ma mi stavo chiedendo se ci fosse stato qualcuno che avrebbe potuto riconoscerla?”
Sicuro di me almeno su questo, e quanto mi sbagliassi l’avrei scoperto solo qualche giorno dopo, gli dissi che ci eravamo lanciati solo perché eravamo sicuri che nessuno ci potesse riconoscere.
“Quindi voi sareste anche disposto a lasciare che vostra moglie osassse qualcosa di più? ”
Senza che né io né Mia parlassimo lui ci invitò per la sera successiva allo stesso ristorante.
Si girò e prima di andarsene aggiunse ”Spero ovviamente che la signora sia ancora vestita in modo così sexy….”, passò vicino a Mia e le sfiorò il culo con la mano “e sempre senza mutandine.”
Eravamo restati ammutoliti. Le frasi di quello sconosciuto mi rimbombavano nella testa e tanto mi ingelosiva, tanto mi eccitava l’idea di vedere mia moglie al centro delle sue attenzioni. Mia era ansimante. Bisbigliava a stento qualche frase a denti stretti.
“Che figura … Dio mio che figura … tu sei pazzo … e io che ti ho assecondato … non ti dovevo ascoltare … cosa mai penserà? … che vergogna, che vergogna …… ti rendi conto che figura?”

Mia si ricompose, ritornammo a piedi all’hotel abbracciati con la mia mano che furtivamente di tanto in tanto scivolava sotto la gonna palpandole il culo nudo senza che lei si opponesse più. Eravamo entrambi eccitati, ci buttammo sul letto ripensammo alla serata.
“Quell’uomo mi mette i brividi, non penserà davvero che ritorni in quel ristorante vestita così?”
“Se ci ritornassimo?” le chiesi.
Le sollevai la gonna scoprendole il sesso ed appoggiandovi sopra la mia mano.


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2021-03-12
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