Certo che ci aveva pensato
di
Yomannn
genere
tradimenti
“Perché, tu non ci hai mai pensato?”
Certo che ci aveva pensato, ma la domanda lo colse abbondantemente di sorpresa. A dire il vero Lui ci pensava piú che a qualsiasi altra cosa. Il sesso era un riferimento costante della sua vita e con il passare degli anni la cosa non faceva che aumentare. Osservava le ragazze in strada, spesso da dietro, chiedendosi se sarebbe stato piacevole infilare il cazzo in mezzo alle loro cosce o se avrebbero accettato di buon grado di ingoiare il suo sperma. Lo stesso accadeva con le commesse dei negozi, le sconosciute sui mezzi pubblici, le cameriere dei ristoranti. Qualsiasi ragazza di aspetto decente che passasse a meno di dieci metri.
Il fatto che fosse fidanzato con Lei non gli poneva alcun dilemma etico. Anzi, gli pareva naturale e sano immaginare il sesso con altre donne. Perfino praticarlo di nascosto e in poche occasioni, con amanti occasionali, gli pareva tutto sommato accettabile. Non credeva che Lei dovesse saperlo ma, se anche fosse stato scoperto, sperava che non le sarebbe poi dispiaciuto tanto. Erano scopate sporadiche, fisiche, niente di coinvolgente.
“Perché, tu non ci hai mai pensato?”
Certo che ci aveva pensato. A dire la veritá, qualche volta ammetteva a sé stesso che le fantasie piú eccitanti erano sulle amiche di Lei. Non per forza delle modelle: ragazze normali, moderatamente attraenti e magari con una o due caratteristiche particolarmente interessanti. Una quarta di seno, un culo particolarmente ben fatto, una faccia giusta. Gli bastava poco per accendersi e fantasticare sesso spinto con l’amica in questione, e nella fantasia magari Lei osservava divertita ed eccitata. Le seghe seguivano di conseguenza, ed erano tante.
La domanda peró non gli arrivava da una delle tante conoscenti di Lei, ma dall’Amica in persona. La migliore, si potrebbe dire. Poco piu giovane di Lei, molto carina ma decisamente poco sensuale. Gambe magre, seno tondo, capelli ricci. Eppure sempre troppo flemmatica, mai un guizzo. Forse Lei e l’Amica erano state davvero inseparabili prima che Lui e Lei si mettessero insieme. Ora il legame era piú sporadico, affievolito. Si vedevano di rado e Lui sapeva poco dell’Amica, lo stretto indispensabile. Di recente peró aveva lasciato il suo ragazzo storico dopo oltre dieci anni. Separazione difficile e burrascosa. Ora l’Amica era sul divano a casa di Lui, dove era andata sperando di trovare Lei che invece si sarebbe trattenuta al lavoro.
La discussione era stata imbarazzante fin dall’inizio e lo era tuttora mentre Lui, sperando di rompere il ghiaccio, le chiese come stesse dopo la separazione. Pessima idea. Iniziarono quindici minuti di agonia su come si fa a tenere vivo un rapporto. La quotidianitá, l’intesa, certo, ma poi ci vuole altro. Nel caso dell’Amica e del suo ex mancava altro. Lui sorseggiava vino e si stava rassegnando a una delle conversazioni piú noiose del decennio quando l’Amica ammise con candore di essersi ritrovata sempre piú spesso “a fantasticare sesso con altri uomini”. La faccia di Lui doveva essere sembrata particolarmente stupida, visto che l’Amica lo guardó e, appunto, gli chiese con sufficienza:
“Perché, tu non ci hai mai pensato?”
Certo che ci aveva pensato. Ma rispondere era difficilissimo, perché il rischio era sembrare un asessuato oppure un porco. Non sapeva quale delle due fosse peggio.
“Mah, insomma…” abbozzó Lui con una smorfia.
“Certo che ci hai pensato. Forse sei fedele, ma di certo sei uno a cui piace il sesso. Le donne mediamente lo capiscono. E poi Lei mi ha accennato a un paio di cosette che condividete spesso e volentieri.”
“Ah…”
“Ti prego, non imbarazzarti. Siamo adulti. E voi siete pure fortunati, se le fate ancora e ne godete. Io ormai quelle ‘cosette’ le ho dimenticate. Anzi, si potrebbe forse dire che non le ho mai fatte. Peró ho solo 30 anni e tutto il tempo per provarle. Che ne dici?”
“Ma certo!” disse Lui, che aveva recuperato un minimo di controllo. Aveva intenzione di snocciolare una serie di ovvietá adatte alla conversazione. “Anzi, recuperare il tempo perso, goderti la vita, provare cose nuove. Il momento è perfetto. Fantasticare è legittimo, ma non puoi limitarti a quello.”
“Nemmeno se le fantasie riguardano te?”
Secondo colpo a bruciapelo della serata. Molto piú pesante del primo. Rimase interdetto mentre guardava l’Amica sotto un’altra luce. Gli sembrava molto piú furba e smaliziata. Possibile che…
“Sembri un cervo sulla statale” sorrise l’Amica. “Non eri l’unico protagonista delle fantasie, eh. Ma eri uno dei piú frequenti. La trama con te era sempre la stessa”. L’Amica abbassó il tono di voce. Un sussurro. “Una cosa selvaggia e furtiva sul sedile della tua macchina. Una cosa veloce e animalesca, uno sfogo per entrambi.”
Lui era decisamente eccitato. Il respiro corto e l’uccello che si iniziava a gonfiare sotto i pantaloni gliene davano conferma assoluta. Il messaggio ormai era chiaro ed era deciso a buttarsi. In una frazione di secondo avvinghió l’Amica e la porto a sé. Piú che un bacio inizió una guerra di lingue e di saliva. Lui dimostró che la fama di porco che a quanto pare Lei diffondeva tra le amiche non era immeritata e si abbassó i pantaloni alle caviglie, portando una mano dell’Amica sull’uccello in tiro. Continuavano a limonare mentre l’Amica lo segava: una delle cose che lo eccitavano di piú al mondo. Una parte del suo cervello gli diceva che Lei sarebbe potuta tornare a casa da un momento all’altro. Quella parte venne subito repressa.
Lui decise di prendere di nuovo l’iniziativa. Si alzó in piedi e avvicino l’uccello alla bocca dell’Amica.
“Ascolta, forse dobbiamo un attimo calm…”
Non le lasció finire la frase. “Troppo tardi, ora stai zitta”. Le aveva letteralmente sbattuto in bocca il suo uccello duro e scappellato, e ora andava avanti e indietro, deciso a piantarglielo fino in gola. Il pompino che ne seguí non era da lode, ma bocca dell’Amica era calda e la situazione nel complesso troppo eccitante. Lui mugugnava tenendola per i capelli, come se ne stesse abusando. L’Amica aveva le narici piene dell’odore di cazzo ed era ormai un lago fra le gambe.
L’Amica avanzó alcuni spunti interessanti. Con la mano sinistra teneva la coscia di Lui, mentre con la destra gli massaggiava le palle. Ogni tanto mugolava, quando le spinte di Lui erano particolarmente forti. Le pareti interne delle guance accarezzavano la cappella, l’Amica succhiava con metodo e ardore e ogni tanto chiudeva gli occhi per gustare il sapore.
Lui mise entrambe le mani sopra la testa dell’Amica e prese ad aumentare il ritmo. Era un segnale inequivocabile e Lui aveva perso il controllo. “Ti piace, vero? Sembravi una gattamorta. Invece sei una succhiacazzi. Io ti tratto come tale. Hai capito, succhiacazzi?” Tutto era nuovo, tutto era eccitante, Lui non poteva durare. Aumentó i colpi nella bocca fino a che con un colpo di reni entró a fondo e sborró copiosamente nella gola dell’Amica, fiotti caldi e densi che si accumulavano nella bocca di lei. Ingoió tutto e venne gratificata con due pacche sulla testa.
Lui uscí e si accasció sul divano. Lei si ricompose e abbozzó un sorriso.
“E io…?”
“E tu …?”
“E io non sono venuta. Ti ricordo che eravamo partiti da me”. L’Amica sembrava scocciata, ma poi si sciolse in una smorfia furbetta. “Ora é tardi. Domani pomeriggio da me?”
Nella pace del post-orgasmo, Lui sorrise in maniera impercettibile.
Certo che ci aveva pensato, ma la domanda lo colse abbondantemente di sorpresa. A dire il vero Lui ci pensava piú che a qualsiasi altra cosa. Il sesso era un riferimento costante della sua vita e con il passare degli anni la cosa non faceva che aumentare. Osservava le ragazze in strada, spesso da dietro, chiedendosi se sarebbe stato piacevole infilare il cazzo in mezzo alle loro cosce o se avrebbero accettato di buon grado di ingoiare il suo sperma. Lo stesso accadeva con le commesse dei negozi, le sconosciute sui mezzi pubblici, le cameriere dei ristoranti. Qualsiasi ragazza di aspetto decente che passasse a meno di dieci metri.
Il fatto che fosse fidanzato con Lei non gli poneva alcun dilemma etico. Anzi, gli pareva naturale e sano immaginare il sesso con altre donne. Perfino praticarlo di nascosto e in poche occasioni, con amanti occasionali, gli pareva tutto sommato accettabile. Non credeva che Lei dovesse saperlo ma, se anche fosse stato scoperto, sperava che non le sarebbe poi dispiaciuto tanto. Erano scopate sporadiche, fisiche, niente di coinvolgente.
“Perché, tu non ci hai mai pensato?”
Certo che ci aveva pensato. A dire la veritá, qualche volta ammetteva a sé stesso che le fantasie piú eccitanti erano sulle amiche di Lei. Non per forza delle modelle: ragazze normali, moderatamente attraenti e magari con una o due caratteristiche particolarmente interessanti. Una quarta di seno, un culo particolarmente ben fatto, una faccia giusta. Gli bastava poco per accendersi e fantasticare sesso spinto con l’amica in questione, e nella fantasia magari Lei osservava divertita ed eccitata. Le seghe seguivano di conseguenza, ed erano tante.
La domanda peró non gli arrivava da una delle tante conoscenti di Lei, ma dall’Amica in persona. La migliore, si potrebbe dire. Poco piu giovane di Lei, molto carina ma decisamente poco sensuale. Gambe magre, seno tondo, capelli ricci. Eppure sempre troppo flemmatica, mai un guizzo. Forse Lei e l’Amica erano state davvero inseparabili prima che Lui e Lei si mettessero insieme. Ora il legame era piú sporadico, affievolito. Si vedevano di rado e Lui sapeva poco dell’Amica, lo stretto indispensabile. Di recente peró aveva lasciato il suo ragazzo storico dopo oltre dieci anni. Separazione difficile e burrascosa. Ora l’Amica era sul divano a casa di Lui, dove era andata sperando di trovare Lei che invece si sarebbe trattenuta al lavoro.
La discussione era stata imbarazzante fin dall’inizio e lo era tuttora mentre Lui, sperando di rompere il ghiaccio, le chiese come stesse dopo la separazione. Pessima idea. Iniziarono quindici minuti di agonia su come si fa a tenere vivo un rapporto. La quotidianitá, l’intesa, certo, ma poi ci vuole altro. Nel caso dell’Amica e del suo ex mancava altro. Lui sorseggiava vino e si stava rassegnando a una delle conversazioni piú noiose del decennio quando l’Amica ammise con candore di essersi ritrovata sempre piú spesso “a fantasticare sesso con altri uomini”. La faccia di Lui doveva essere sembrata particolarmente stupida, visto che l’Amica lo guardó e, appunto, gli chiese con sufficienza:
“Perché, tu non ci hai mai pensato?”
Certo che ci aveva pensato. Ma rispondere era difficilissimo, perché il rischio era sembrare un asessuato oppure un porco. Non sapeva quale delle due fosse peggio.
“Mah, insomma…” abbozzó Lui con una smorfia.
“Certo che ci hai pensato. Forse sei fedele, ma di certo sei uno a cui piace il sesso. Le donne mediamente lo capiscono. E poi Lei mi ha accennato a un paio di cosette che condividete spesso e volentieri.”
“Ah…”
“Ti prego, non imbarazzarti. Siamo adulti. E voi siete pure fortunati, se le fate ancora e ne godete. Io ormai quelle ‘cosette’ le ho dimenticate. Anzi, si potrebbe forse dire che non le ho mai fatte. Peró ho solo 30 anni e tutto il tempo per provarle. Che ne dici?”
“Ma certo!” disse Lui, che aveva recuperato un minimo di controllo. Aveva intenzione di snocciolare una serie di ovvietá adatte alla conversazione. “Anzi, recuperare il tempo perso, goderti la vita, provare cose nuove. Il momento è perfetto. Fantasticare è legittimo, ma non puoi limitarti a quello.”
“Nemmeno se le fantasie riguardano te?”
Secondo colpo a bruciapelo della serata. Molto piú pesante del primo. Rimase interdetto mentre guardava l’Amica sotto un’altra luce. Gli sembrava molto piú furba e smaliziata. Possibile che…
“Sembri un cervo sulla statale” sorrise l’Amica. “Non eri l’unico protagonista delle fantasie, eh. Ma eri uno dei piú frequenti. La trama con te era sempre la stessa”. L’Amica abbassó il tono di voce. Un sussurro. “Una cosa selvaggia e furtiva sul sedile della tua macchina. Una cosa veloce e animalesca, uno sfogo per entrambi.”
Lui era decisamente eccitato. Il respiro corto e l’uccello che si iniziava a gonfiare sotto i pantaloni gliene davano conferma assoluta. Il messaggio ormai era chiaro ed era deciso a buttarsi. In una frazione di secondo avvinghió l’Amica e la porto a sé. Piú che un bacio inizió una guerra di lingue e di saliva. Lui dimostró che la fama di porco che a quanto pare Lei diffondeva tra le amiche non era immeritata e si abbassó i pantaloni alle caviglie, portando una mano dell’Amica sull’uccello in tiro. Continuavano a limonare mentre l’Amica lo segava: una delle cose che lo eccitavano di piú al mondo. Una parte del suo cervello gli diceva che Lei sarebbe potuta tornare a casa da un momento all’altro. Quella parte venne subito repressa.
Lui decise di prendere di nuovo l’iniziativa. Si alzó in piedi e avvicino l’uccello alla bocca dell’Amica.
“Ascolta, forse dobbiamo un attimo calm…”
Non le lasció finire la frase. “Troppo tardi, ora stai zitta”. Le aveva letteralmente sbattuto in bocca il suo uccello duro e scappellato, e ora andava avanti e indietro, deciso a piantarglielo fino in gola. Il pompino che ne seguí non era da lode, ma bocca dell’Amica era calda e la situazione nel complesso troppo eccitante. Lui mugugnava tenendola per i capelli, come se ne stesse abusando. L’Amica aveva le narici piene dell’odore di cazzo ed era ormai un lago fra le gambe.
L’Amica avanzó alcuni spunti interessanti. Con la mano sinistra teneva la coscia di Lui, mentre con la destra gli massaggiava le palle. Ogni tanto mugolava, quando le spinte di Lui erano particolarmente forti. Le pareti interne delle guance accarezzavano la cappella, l’Amica succhiava con metodo e ardore e ogni tanto chiudeva gli occhi per gustare il sapore.
Lui mise entrambe le mani sopra la testa dell’Amica e prese ad aumentare il ritmo. Era un segnale inequivocabile e Lui aveva perso il controllo. “Ti piace, vero? Sembravi una gattamorta. Invece sei una succhiacazzi. Io ti tratto come tale. Hai capito, succhiacazzi?” Tutto era nuovo, tutto era eccitante, Lui non poteva durare. Aumentó i colpi nella bocca fino a che con un colpo di reni entró a fondo e sborró copiosamente nella gola dell’Amica, fiotti caldi e densi che si accumulavano nella bocca di lei. Ingoió tutto e venne gratificata con due pacche sulla testa.
Lui uscí e si accasció sul divano. Lei si ricompose e abbozzó un sorriso.
“E io…?”
“E tu …?”
“E io non sono venuta. Ti ricordo che eravamo partiti da me”. L’Amica sembrava scocciata, ma poi si sciolse in una smorfia furbetta. “Ora é tardi. Domani pomeriggio da me?”
Nella pace del post-orgasmo, Lui sorrise in maniera impercettibile.
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