Cagnolina
di
Gymnasion Stories
genere
gay
Cagnolina Pt.1
La primavera è una stagione meravigliosa, e noi non ce ne rendiamo nemmeno conto. Certo, negli ultimi decenni si alternano giorni di pioggia intermittente a giornate di sole afoso a notti ancora troppo fredde da non dormire sotto enormi strati di coperte. Ma nella primavera c’è una forza nettamente superiore della pioggia, e non sarà qualche temperatura ancora troppo bassa a impedirle di mostrare la sua forza e i suoi poteri.
Per prima cosa riesce a privare le giornate dall’oscurità sempre di più giorno dopo giorno, per non parlare della sua capacità di rigenerare quella forma di vita caduta al suolo secca e arancione, e di dipingere il mondo con colori e fantasie floreali.
Ma c’è un potere nella primavera che non tutti percepiscono, o che non sono in grado di attribuirglielo in modo certo. L’odore, l’odore che l’essere umano sviluppa a seguito di una massiva scarica di ormoni sessuali, androgeni per chi ha il cazzo e estrogeni per chi ha la fica.
In primavera tutti siamo in picco ormonale e pronti a usare i nostri odori per richiamare all’attenzione sessuale, naturalmente però, l’uso del deodorante e l’eccessivo lavaggio impedisce, e sotto certi aspetti meglio cosi, questa costante ondata di richiamo al sesso che la primavera ci offre. Ma naturalmente una corsa a pieni polmoni e una colata di sudore, lava via ogni forma di copertura.
Ed è proprio una bella corsa a pieni polmoni che quella soleggiata mattina di aprile N decise di fare in totale tenuta estiva, ma i pantaloncini lo sappiamo sono comodi, ma tasche non ne hanno, e decidere di tenere le chiavi di casa tra l’elastico delle mutande non si rivelò una scelta saggia (per le povere chiavi disperse al suolo, non per noi).
Il campanello suonò tra una storia di Instagram e l’altra, e prima di aprire la porta già immaginavo fosse lui da quel possente rumore sulle scale che solo delle gambe forti e robuste come le sue in quel piccolo condominio, tra l’altro in quei giorni vuoto, potevano fare.
Cagnolina Pt.2
Aprii la porta, e prima di interagire con qualsiasi altra cosa del mondo esterno, in un millesimo di secondo, sentii un odore che dalle narici giunse in qualche modo giu nelle mie mutande, dandomi un brivido anche ai capezzoli. Se entrare in calore significa qualcosa, capii in quel momento cosa significasse.
-“Ciao”.Disse il mio nome quasi imbarazzato e mortificato.
-“Ciao N” (Le macchie di sudore attorno al collo, sotto le braccia e sull’addome non riuscirono a farmi dire altro).
-“Ciao” Di nuovo. “Ho fatto un casino”.
-“Dimmi tutto” risposi invitandolo ad entrare.
-“Grazie, perdonami l’invasione. Sono praticamente chiuso fuori casa perchè ho perso le chiavi, D (il suo coinquilino) è a casa sua dai genitori e dentro casa ho il telefono”.
-“Ah capito, dai non preoccuparti ora chiamiamo un fabbro, ma non hai provato a ricercarle per strada?”
-“Dovrei ripercorrere 15 km e sono esausto come puoi ben vedere dalla maglietta, quindi unica alternativa è quella del fabbro”.
-“Certo si, ora lo chiamo subito, vuoi una maglietta pulita intanto?”.
-“No, non preoccuparti”.
Per quanto avessi voluto vedere il suo petto bruno e peloso, l’immagine di quella maglietta azzurro scuro sudata e l’odore che emanava era meglio di qualsiasi altra cosa ed io ero sempre più in calore.
Per chiamare il fabbro dovetti sedermi ed accavallare le gambe perché ormai mi si era fatto duro, e lui, povero e innocente si era messo a sedere accanto a me, e l’odore era ancora più forte.
Il fabbro rispose e preso il mio telefono iniziò a parlargli con garbo ed educazione. Le sue cosce erano scoperte, pelose il giusto, e robuste. Non ricordo una benché minima parola della telefonata, e non ricordo nemmeno come trovai il coraggio di accarezzare quelle cosce paradisiache e maschili mentre lo fissavo in volto corrugando il viso come se prestassi attenzione alla telefonata, l’unica cosa che ricordo è che lui non oppose resistenza.
Cagnolina Pt.3
Sentivo con la parte interna delle dita la sua pelle calda, e con la parte laterale quel dolce vibrato di peli. E l’odore, non era semplice odore di sudore, era un fottutissimo odore di maschio che solo la primavera è in grado di far emergere e che mi faceva venir voglia di leccare ogni centimetro di quel corpo poco muscoloso ma ben impostato, atletico e robusto, con ossa grosse da adone greco; Maschio.
Le mie carezze si facevano sempre più forti, e da che erano iniziato poco prima del ginocchio ormai si erano addentrate sotto il pantaloncino, ma non avendo ancora realizzato il tutto, non mi ci addentrai più di tanto. Della telefonata ricordo solo N che ad un tratto afferma: “Va bene, la ringrazio, le mando la posizione e l’aspetto alle 16. Arrivederci a dopo”.
In quei pochissimi secondi rimasi paralizzato “Cosa faccio adesso?” -Pensai.
“È finito questo momento di piacere ed ora si ritorna alla normalità?” “Mi ucciderà di botte perchè non ha gradito?” Ma bastò il tempo di posare il telefono che alzò la schiena dallo schienale del divano e rimanendo seduto, voltandosi solo più verso di me, mi prese la mano da sopra il pantaloncino e la iniziò ad accarezzare, raccontandomi della telefonata come se nulla stesse accadendo.
Della telefonata non mi fregava un cazzo, e mi concentravo solo sulla pressione della sua mano sulla mia che aumentava sempre di più. Oltre al suo odore di sesso, anche la sua voce non era da meno. Mi entrava sia dalle narici sia dalle orecchie qualcosa che mi faceva completamente assentare dalla realtà e che mi diede la forza di svignarmela dalla forte presa della sua mano e continuare il percorso sotto il pantaloncino, raggiungendogli il cazzo, duro, enorme e sudato.
Cagnolina Pt.4
Accarezzai quella creatura meravigliosa da sopra le mutande umide di sudore e ancora sotto il pantaloncino. Sapendo di avere a che fare con un etero patito del calcio non mi sarei mai aspettato che prendesse la cosa in modo più passionale di me, rimasi infatti stupito quando con la sua voce, fatta ormai più profonda e da porco mi disse: “Cazzo si, toccamelo”.
Abbozzai una sorta di risposta ma dalla mia bocca uscì solo un verso misto tra un gemito e una risata.
Man mano che roteavo la mia mano sopra quella pietra di stoffa, lui si avvicinava con il tronco sempre di più a me, e,mettendomi una mano dietro la nuca, mi tirò e… Non mi baciò. No, quello che ci fu non era un bacio, un bacio è un gesto di amore e condivisione, una dimostrazione di affetto e talvolta passione. No, niente di tutto questo. Mi premette la faccia contro la sua e mi infilò la lingua in bocca con forza. Porca troia, anche la sua lingua sapeva di maschio; possente, grande, e di un buon sapore forte che mi mandava in estasi. Questo “bacio” mi coinvolse talmente tanto che non mi resi nemmeno conto di aver abbandonato il movimento rotatorio di mano a cui tanto bramavo solo pochi minuti prima: “Perchè ti sei fermato?” Mi disse mentre ancora muoveva con vigore la sua lingua nel mio cavo orale. Non avevo parole da emettere, o meglio, la sua presenza nella mia bocca mi impediva di fare qualsiasi movimento che mi consentisse la fonazione, quindi mi limitai soltanto a riprendere “in mano” la situazione.
Stavolta, però, “il gioco si era fatto più duro” e, sgattaiolando sotto la stoffa delle mutande a contatto con l’inguine, entrai dentro con la mano. Era duro, era sudato, era grosso. Talmente grosso che li sotto non c’era posto per entrambi, o lui o la mia mano; ferma e paralizzata perchè sia la posizione, sia la pressione degli indumenti impediva qualsiasi tipo di movimento.
Cagnolina Pt.5
Mi ritrovai quindi a non poter muovere ne la mano ne la lingua. Ma N, seppur in preda a un eccitamento sessuale, è pur sempre un signore pronto ad aiutare nelle difficoltà e non avrebbe mai permesso che io mi sentissi cosi scomodo. Mi tolse infatti la lingua dalla bocca, si alzò di colpo ancora con la mia mano incastrata nel suo paradiso, rivolse lo sguardo in basso ed io , capendo cosa stesse per fare ,tirai via la mano veloce come un serpente verso la preda, e mentre ancora la stoffa dei pantaloncini di calcio sfioravano il mio polso, si sfilò giù tutto in un colpo solo. Quella giornata imparai una cosa: è possibile vedere le anaconde sia senza pagare l’ingresso ad uno zoo, sia senza rischiare la vita nelle foreste del Sud America.
Lo fissavo, era bello, grosso, peloso il giusto, e, se pensavo che non ci fossero odori più afrodisiaci e sensuali di quelli sentiti fino a quel momento mi sbagliavo di grosso. Mi sbagliavo fortemente. Quel cazzo sapeva di cazzo come nessun cazzo potrà mai sapere di cazzo. Si sfilò la cappella fuori, e prendendomi la testa tra le mani mi sollevò dal divano e mi diede di nuovo un assaggio della sua lingua mentre ancora non mi ero alzato del tutto. Senza nessun invito, e senza nessun permesso gli presi il cazzo in mano e iniziai a fare avanti e indietro con la mano: “Si cazzo prendilo”. E, supponendo quindi che stesse gradendo, mi cimentai in movimenti più passionali, alternando velocità, verso, forza: “Hmm si”.
Si stava eccitando, attendevo solo il primissimo minuscolo istante che mi lasciasse la bocca libera per scendere giù e prendere il cazzo in bocca e leccarlo come una vera puttana. Non appena questo meraviglioso momento arrivò mi iniziai a inginocchiare, lui capii cosa stavo per fare: “Ah...Vai si bravo”.
Cagnolina Pt.6
“Vai si brav…Oh si caz..porca puttà… ah..hmm”. Facevo avanti e indietro con la bocca, e quando dentro avevo solo la cappella succhiavo forte, in modo da stimolargli il punto L e interrompere ogni suo respiro ed ogni sua parola. Ero in ginocchio con la schiena incurvata in modo che mi vedesse ben il culo, ciucciavo quel cazzo odoroso mentre avevo gli occhi rivolti in alto, e facevo dei rumori di rigurgito di proposito. “Porca tro…ia”. Dopo diverse ciucciate gli iniziai a baciare e leccare la zona ombelicale e lui lo prese come invito a togliersi la maglietta, con forza, con energia, mostrando un petto maschio, con capezzoli turgidi e braccia possenti.
Iniziò ad accarezzarsi il petto e i capezzoli, ed io, nel mentre, osservavo questo paradiso con le palle in bocca e il cazzo in mano: “Si bravo pure le palle”, “Ti prendi proprio tutto il cazzo eh?”, “Si” -Abbozzai io- .
“Ti piace il cazzo di N?”
“Molto”
Continuai a succhiare, rendendomi sempre più troia e schiava del suo cazzo, ma era arrivato il momento di movimentare le cose, questa storia che lui era nudo e io no non mi andava molto a genio. Mi staccai dal cazzo e iniziai a spogliarmi con disordine e senza criterio logico. Lui nel mentre si tolse le scarpe e i calzini, mostrando un bel 45 di piede, e si sfilò via i restanti vestiti che gli erano rimasti. Io rimasi in mutande e condussi il suo corpo da adone greco nudo nella mia camera con un letto a una piazza e mezzo.
Cagnolina Pt.7
Rimanemmo a piedi letto a rifare quella cosa della lingua, ma stavolta presi parte anche io al gioco avvolgendogli le braccia la collo, mentre lui mi toccava con forza il culo. MI scaraventò sul letto e mi sali sopra ma capovolse subito le carte e mi ritrovai io al suo posto, con la schiena rivolta verso il soffitto. Gli leccagli il collo e gli baciai fino allo sterno, poi mi feci strada verso il capezzolo destro e lo succhiai per bene ma ovviamente mi dispiaceva lasciare il sinistro da solo, cosi passai anche a lui. Continuai a leccare fino al pube, poi , con uno sforzo immenso visto il peso di ognuna, gli sollevai le cosce, e gli iniziai a leccare il buco del culo. Un buco del culo perfetto.
Evidentemente la sua eterosessualità (facilmente discutibile direi, a questo punto) non l’aveva abbandonato perchè non fu molto entusiasta della mia lingua roteante. Mi rimise con foga quindi il cazzo in bocca di nuovo: “Questo è quello che devi leccare”.
“Si mi piace tanto leccarti il cazzo” replicai.
Dopo diverse ciucciate ero stanco, mi alzai, aprii un cassetto e presi un preservativo. “Ah si bravo” mi disse.
Mi avvicinai all’orecchio e sussurai “Inculami” e lo baciai a stampo, “Fottimi a pecora” e gli leccai la guancia.
“Si ti fotto a pecora come una troia” mi rassicurò,
“Si voglio essere scopata a pecora come una troia” dissi io mentre mi sfilavo le mutande e mettendomi a gattoni davanti a lui, che guardandomi li a culo aperto sospirò con un “Oh cazzo”.
“Non mi vuoi venire a scopare?” Dissi io.
Si infilò il preservativo ed io nel mentre mi lubrificavo il culo con la saliva e le mani. Vedendomi fare ciò, si sputò sul cazzo, e con una virilità da porno attore professionista mi mise il cazzo nel culo senza aiutarsi nemmeno con le mani.
Cagnolina Pt.8
All’inizio provai una sorta di imbarazzo perchè non appena quell’affare di 18 cm mi oltrepassò il buco del culo emisi un gemito femminile e stridulo il quale però non dovette dispiacere ad N visto il suo:
“Oh ahahah, si cosi devi fare bravo”, “Brava zoccola checca”. E nel mentre mi entrava e usciva dal culo con le mani poggiate sulle mie spalle e tirandomele con foga.
“Si cazzo fottimi a pecora” “So-no pro-prio una troi-o-o-ia”. Le inculate mi toglievano il fiato e non riuscivo a terminare le parole.
“Sei una zoccola eh?”. Mi tirò la testa e mi infilò la lingua in bocca da dietro, leccandomi la bocca e il mento mentre continuava ad inculcarmi forte.
“Si cazzo scopami sono una cagnolina” Risposi. “Sono una cagnolina in calore” , “Fottimi il culo”.
Mi trovai con la testa schiacciata contro le lenzuola e le braccia…non ricordo dove fossero, probabilmente schiacciate tra il mio petto ed il materasso.
Avevo bisogno di leccare qualcosa, sentivo il disperato bisogno di avere qualcosa in bocca da ciucciare, mi voltai quindi indietro e, con una mossa da militare strisciante, affarai il suo tallone destro e mi portai il piede vicino la bocca e gli iniziai a succhiare l’alluce destro. Sapeva di maschio, sapeva di sesso, sapeva del porco che mi stava inculando.
“Vieni a succhiare altro”. Mi disse dopo un paio di succhiate all’alluce e a tutte le altre dita del piede, infilando bene la lingua tra gli spazi con la stessa foga con lui infilava la sua nella mia bocca.
“Hai altri preservativi oltre questo?”
“Si”. Risposi io, ma il sapore di silicone mi eccita e anche quello del mio culo, cosi mi voltai, (rimanendo ancora a pecora) e mi misi a mangiargli il cazzo ancora con il preservativo, e lo ficcavo cosi in fondo alla gola da diventare rosso in faccia e da farmi lacrimare gli occhi.
“Oh cazzo”, “Si ti prego, fallo ancora “. Ma si tolse il preservativo e lo gettò via.
Cagnolina Pt.9
Mi prese la testa, mi stese sul letto, e iniziò a fottermi la bocca, ancora più veloce e forte di come mi fotteva il culo. Nel mentre io tenevo in mano il suo culo maschio e sodo, aiutandolo ad arrivare ancora più in fondo. Naturalmente, dalla mia gola uscirono le cascate del Niagara, e mi colavano sul collo e sui capezzoli.
“Quanto cazzo sei troia”, “Prenditi il mio cazzo in gola”, “Puttana”, “Puttana di merda”.
Mi presi un attimo di fiato e gli dissi: “Mi piace il cazzo, te lo voglio leccare tutto”.
“No, tu non lo lecchi, tu te lo mangi il cazzo”. Mi rassicurò.
Avevo ormai il viso pieno di lacrime, e il petto inondato di fluido.
“Vai a prendere un altro preservativo”. Obedì.
Mentre ero in piedi vicino il cassetto lui si asciugava il sudore con i polsi, e riprendeva fiato come un’atleta che sa che sta per compiere una grande fatica, e in quel caso la fatica era fottermi il culo. Mi piaceva l’idea.
Gli diedi il preservativo e mentre lo infilava e sistemava io cercai di pulirmi il trionfo di liquido che avevo addosso, ma venni subito interrottò da un: “Vieni qua”. Avec plaisir.
Mi fece un cenno e poi mi mosse a suo piacere come se fossi un burattino, posizionandomi braccia e gambe a suo piacere. Ero con il petto rivolto verso il soffitto, le sue gambe tenevano aperte le mie, mi teneva afferrato per le ascelle. In meno che me ne accorgessi il cazzo mi stava rientrando nel culo.
Questa volta era diverso. La geometria di quella posizione faceva in modo tale che la cappella mi arrivasse nei luoghi più profondi e piacevoli. Mi era piaciuta la storia di dire porcate mentre il cazzo mi entrava e usciva dal culo, ma ora non riuscivo.
C’era un collegamento tra quel punto del retto e i miei polmoni. Gemevo, urlavo, gemevo e urlavo di nuovo, a tempo con il suo cazzo. Vigeva una sincronia perfetta.
Cagnolina Pt.10
Era più forte di me, non riuscivo a parlare. Le uniche cose che uscivano dalla mia bocca erano gemiti ed urla, in totale sincronia con i colpi di minchia che mi dava su e giù trattandomi come una puledrina. D’un tratto sentì un forte senso di piacere e gemetti più del solito; aveva poggiato la sua bocca da maschio barbuta sul mio capezzolo sinistro e me lo stava succhiando e leccando come fosse la tetta di una troia. Riuscii in quel momento a dire che quello fosse quello che ero: una troia.
“Sono una troia”.
“Si, sei una troietta”. Replicò. “Una troietta in calore”.
Dopo un’altra manciata di cavalcate mi gettò via, mi stese sul letto e mi alzò le gambe. Fu rapido e preciso a rimettermi il cazzo nel culo. “Ti piace cosi frocio?”.
“Si mi piace”. Risposi mentre mi inculava aggrappandosi per le mie gambe, le abbracciava quasi.
Da quella visuale riuscivo a vedere tutto di lui: il viso e la sua faccia da porco, con i denti bianchi e perfetti, i capelli riccioluti ma non troppo, il petto possente e peloso quanto basta, le braccia forti e le spalle grandi. Il tutto ricoperto da una patina umida di sudore, e poi, sentivo il suo odore; puzzava di maschio.
“Ti piace il cazzo eh frocio?”.
“Si mi piace il cazzo”.
“Sei un frocio a cui piace il cazzo”.
“Si sono un frocio a cui piace il cazzo”.
Le inculate si facevano più potenti, e io…gemevo senza coscienza, non avevo più capacità volontarie, ero un suo oggetto, facevo quello che voleva, dicevo quello che voleva. Ma godevo, godevo come una cagna in calore.
Si avvicinò e mi ficcò la lingua in gola, aveva un alito maschile e barba che mi pungeva. Il sapore della sua bocca, la passione della sua lingua e il suo cazzo che mi premeva forte il culo mi fecero venire senza nemmeno toccarmelo. Vibrai, rollai gli occhi indietro, gemetti forte e urlai come una checca.
Cagnolina Pt.11
Mi ci vollero due minuti e due suoi baci (stavolta baci veri) per riprendermi. Lui si era fermato e poggiato su di me, riuscivo a sentire la pressione del suo corpo sul mio, le spalle pesanti all’altezza delle mie che mi stavano facendo di un male cane, ma le vere cagne sopportano tutto.
Sentivo che gli sporcavo l’addome con la mia sborra, ma a lui non interessava. In fondo non aveva mica finito.
“Frocio vuoi che finisco in bocca o in culo?”.
“Dove da più piacere a te”. Risposi.
E allora mi tolse il cazzo dal culo, sfilò via il preservativo e , sedendosi con il culo sul mio petto, mi infilò la minchia dura in bocca e, nonostante fossi venuto, la ciucciai dando il meglio di me, guardandolo dritto negli occhi, facendo versi con la bocca, e lui gemeva, gemeva tanto perchè in fondo anche le sue palle erano piene da morire.
“Voglio la sborra” Dissi io, poi mi rimisi il cazzo in bocca, un paio di succhiate e poi: “Voglio ingoiare tutta la sborra che hai nelle palle”.
“Si cazzo continua”. A lui piaceva , e gemeva tirandosi la testa indietro con il collo, ma gemeva da uomo , dei bei gemiti da porcone maschio.
“Dammi la sborra N”, “Voglio ingoiarla tutta”, e succhiavo, succhiavo e succhiavo ancora. E lui gemeva, gemeva e gemeva ancora.
“Ti piace come ti succhio il cazzo?”
“Tanto”.
“Voglio lo sperma”. Dissi io.
Iniziò ad urlare forte, ormai stava scoppiando, urlò ancora più forte che mai, io capii e mi preparai ad ingoiare trattenendomi il cazzo in bocca. Non volevo sprecare nemmeno una goccia.
“Ah…Ah…Ca-a…zzo si”. Una prima colata di sborra calda mi giunse in bocca, poi dovetti succhiare ancora un po e lui urlò: “Che tro-ia”, prima di spruzzare via il carico finale.
Naturalmente ingoiai tutto. Tutto lo sperma di N, ma prima lo trattenni un po in bocca, giocandoci, e mostrandoglielo. Se tutto ciò che possedeva N sapeva di maschio e di sesso, lo sperma non poteva essere da meno.
(Secondo Capitolo?)
La primavera è una stagione meravigliosa, e noi non ce ne rendiamo nemmeno conto. Certo, negli ultimi decenni si alternano giorni di pioggia intermittente a giornate di sole afoso a notti ancora troppo fredde da non dormire sotto enormi strati di coperte. Ma nella primavera c’è una forza nettamente superiore della pioggia, e non sarà qualche temperatura ancora troppo bassa a impedirle di mostrare la sua forza e i suoi poteri.
Per prima cosa riesce a privare le giornate dall’oscurità sempre di più giorno dopo giorno, per non parlare della sua capacità di rigenerare quella forma di vita caduta al suolo secca e arancione, e di dipingere il mondo con colori e fantasie floreali.
Ma c’è un potere nella primavera che non tutti percepiscono, o che non sono in grado di attribuirglielo in modo certo. L’odore, l’odore che l’essere umano sviluppa a seguito di una massiva scarica di ormoni sessuali, androgeni per chi ha il cazzo e estrogeni per chi ha la fica.
In primavera tutti siamo in picco ormonale e pronti a usare i nostri odori per richiamare all’attenzione sessuale, naturalmente però, l’uso del deodorante e l’eccessivo lavaggio impedisce, e sotto certi aspetti meglio cosi, questa costante ondata di richiamo al sesso che la primavera ci offre. Ma naturalmente una corsa a pieni polmoni e una colata di sudore, lava via ogni forma di copertura.
Ed è proprio una bella corsa a pieni polmoni che quella soleggiata mattina di aprile N decise di fare in totale tenuta estiva, ma i pantaloncini lo sappiamo sono comodi, ma tasche non ne hanno, e decidere di tenere le chiavi di casa tra l’elastico delle mutande non si rivelò una scelta saggia (per le povere chiavi disperse al suolo, non per noi).
Il campanello suonò tra una storia di Instagram e l’altra, e prima di aprire la porta già immaginavo fosse lui da quel possente rumore sulle scale che solo delle gambe forti e robuste come le sue in quel piccolo condominio, tra l’altro in quei giorni vuoto, potevano fare.
Cagnolina Pt.2
Aprii la porta, e prima di interagire con qualsiasi altra cosa del mondo esterno, in un millesimo di secondo, sentii un odore che dalle narici giunse in qualche modo giu nelle mie mutande, dandomi un brivido anche ai capezzoli. Se entrare in calore significa qualcosa, capii in quel momento cosa significasse.
-“Ciao”.Disse il mio nome quasi imbarazzato e mortificato.
-“Ciao N” (Le macchie di sudore attorno al collo, sotto le braccia e sull’addome non riuscirono a farmi dire altro).
-“Ciao” Di nuovo. “Ho fatto un casino”.
-“Dimmi tutto” risposi invitandolo ad entrare.
-“Grazie, perdonami l’invasione. Sono praticamente chiuso fuori casa perchè ho perso le chiavi, D (il suo coinquilino) è a casa sua dai genitori e dentro casa ho il telefono”.
-“Ah capito, dai non preoccuparti ora chiamiamo un fabbro, ma non hai provato a ricercarle per strada?”
-“Dovrei ripercorrere 15 km e sono esausto come puoi ben vedere dalla maglietta, quindi unica alternativa è quella del fabbro”.
-“Certo si, ora lo chiamo subito, vuoi una maglietta pulita intanto?”.
-“No, non preoccuparti”.
Per quanto avessi voluto vedere il suo petto bruno e peloso, l’immagine di quella maglietta azzurro scuro sudata e l’odore che emanava era meglio di qualsiasi altra cosa ed io ero sempre più in calore.
Per chiamare il fabbro dovetti sedermi ed accavallare le gambe perché ormai mi si era fatto duro, e lui, povero e innocente si era messo a sedere accanto a me, e l’odore era ancora più forte.
Il fabbro rispose e preso il mio telefono iniziò a parlargli con garbo ed educazione. Le sue cosce erano scoperte, pelose il giusto, e robuste. Non ricordo una benché minima parola della telefonata, e non ricordo nemmeno come trovai il coraggio di accarezzare quelle cosce paradisiache e maschili mentre lo fissavo in volto corrugando il viso come se prestassi attenzione alla telefonata, l’unica cosa che ricordo è che lui non oppose resistenza.
Cagnolina Pt.3
Sentivo con la parte interna delle dita la sua pelle calda, e con la parte laterale quel dolce vibrato di peli. E l’odore, non era semplice odore di sudore, era un fottutissimo odore di maschio che solo la primavera è in grado di far emergere e che mi faceva venir voglia di leccare ogni centimetro di quel corpo poco muscoloso ma ben impostato, atletico e robusto, con ossa grosse da adone greco; Maschio.
Le mie carezze si facevano sempre più forti, e da che erano iniziato poco prima del ginocchio ormai si erano addentrate sotto il pantaloncino, ma non avendo ancora realizzato il tutto, non mi ci addentrai più di tanto. Della telefonata ricordo solo N che ad un tratto afferma: “Va bene, la ringrazio, le mando la posizione e l’aspetto alle 16. Arrivederci a dopo”.
In quei pochissimi secondi rimasi paralizzato “Cosa faccio adesso?” -Pensai.
“È finito questo momento di piacere ed ora si ritorna alla normalità?” “Mi ucciderà di botte perchè non ha gradito?” Ma bastò il tempo di posare il telefono che alzò la schiena dallo schienale del divano e rimanendo seduto, voltandosi solo più verso di me, mi prese la mano da sopra il pantaloncino e la iniziò ad accarezzare, raccontandomi della telefonata come se nulla stesse accadendo.
Della telefonata non mi fregava un cazzo, e mi concentravo solo sulla pressione della sua mano sulla mia che aumentava sempre di più. Oltre al suo odore di sesso, anche la sua voce non era da meno. Mi entrava sia dalle narici sia dalle orecchie qualcosa che mi faceva completamente assentare dalla realtà e che mi diede la forza di svignarmela dalla forte presa della sua mano e continuare il percorso sotto il pantaloncino, raggiungendogli il cazzo, duro, enorme e sudato.
Cagnolina Pt.4
Accarezzai quella creatura meravigliosa da sopra le mutande umide di sudore e ancora sotto il pantaloncino. Sapendo di avere a che fare con un etero patito del calcio non mi sarei mai aspettato che prendesse la cosa in modo più passionale di me, rimasi infatti stupito quando con la sua voce, fatta ormai più profonda e da porco mi disse: “Cazzo si, toccamelo”.
Abbozzai una sorta di risposta ma dalla mia bocca uscì solo un verso misto tra un gemito e una risata.
Man mano che roteavo la mia mano sopra quella pietra di stoffa, lui si avvicinava con il tronco sempre di più a me, e,mettendomi una mano dietro la nuca, mi tirò e… Non mi baciò. No, quello che ci fu non era un bacio, un bacio è un gesto di amore e condivisione, una dimostrazione di affetto e talvolta passione. No, niente di tutto questo. Mi premette la faccia contro la sua e mi infilò la lingua in bocca con forza. Porca troia, anche la sua lingua sapeva di maschio; possente, grande, e di un buon sapore forte che mi mandava in estasi. Questo “bacio” mi coinvolse talmente tanto che non mi resi nemmeno conto di aver abbandonato il movimento rotatorio di mano a cui tanto bramavo solo pochi minuti prima: “Perchè ti sei fermato?” Mi disse mentre ancora muoveva con vigore la sua lingua nel mio cavo orale. Non avevo parole da emettere, o meglio, la sua presenza nella mia bocca mi impediva di fare qualsiasi movimento che mi consentisse la fonazione, quindi mi limitai soltanto a riprendere “in mano” la situazione.
Stavolta, però, “il gioco si era fatto più duro” e, sgattaiolando sotto la stoffa delle mutande a contatto con l’inguine, entrai dentro con la mano. Era duro, era sudato, era grosso. Talmente grosso che li sotto non c’era posto per entrambi, o lui o la mia mano; ferma e paralizzata perchè sia la posizione, sia la pressione degli indumenti impediva qualsiasi tipo di movimento.
Cagnolina Pt.5
Mi ritrovai quindi a non poter muovere ne la mano ne la lingua. Ma N, seppur in preda a un eccitamento sessuale, è pur sempre un signore pronto ad aiutare nelle difficoltà e non avrebbe mai permesso che io mi sentissi cosi scomodo. Mi tolse infatti la lingua dalla bocca, si alzò di colpo ancora con la mia mano incastrata nel suo paradiso, rivolse lo sguardo in basso ed io , capendo cosa stesse per fare ,tirai via la mano veloce come un serpente verso la preda, e mentre ancora la stoffa dei pantaloncini di calcio sfioravano il mio polso, si sfilò giù tutto in un colpo solo. Quella giornata imparai una cosa: è possibile vedere le anaconde sia senza pagare l’ingresso ad uno zoo, sia senza rischiare la vita nelle foreste del Sud America.
Lo fissavo, era bello, grosso, peloso il giusto, e, se pensavo che non ci fossero odori più afrodisiaci e sensuali di quelli sentiti fino a quel momento mi sbagliavo di grosso. Mi sbagliavo fortemente. Quel cazzo sapeva di cazzo come nessun cazzo potrà mai sapere di cazzo. Si sfilò la cappella fuori, e prendendomi la testa tra le mani mi sollevò dal divano e mi diede di nuovo un assaggio della sua lingua mentre ancora non mi ero alzato del tutto. Senza nessun invito, e senza nessun permesso gli presi il cazzo in mano e iniziai a fare avanti e indietro con la mano: “Si cazzo prendilo”. E, supponendo quindi che stesse gradendo, mi cimentai in movimenti più passionali, alternando velocità, verso, forza: “Hmm si”.
Si stava eccitando, attendevo solo il primissimo minuscolo istante che mi lasciasse la bocca libera per scendere giù e prendere il cazzo in bocca e leccarlo come una vera puttana. Non appena questo meraviglioso momento arrivò mi iniziai a inginocchiare, lui capii cosa stavo per fare: “Ah...Vai si bravo”.
Cagnolina Pt.6
“Vai si brav…Oh si caz..porca puttà… ah..hmm”. Facevo avanti e indietro con la bocca, e quando dentro avevo solo la cappella succhiavo forte, in modo da stimolargli il punto L e interrompere ogni suo respiro ed ogni sua parola. Ero in ginocchio con la schiena incurvata in modo che mi vedesse ben il culo, ciucciavo quel cazzo odoroso mentre avevo gli occhi rivolti in alto, e facevo dei rumori di rigurgito di proposito. “Porca tro…ia”. Dopo diverse ciucciate gli iniziai a baciare e leccare la zona ombelicale e lui lo prese come invito a togliersi la maglietta, con forza, con energia, mostrando un petto maschio, con capezzoli turgidi e braccia possenti.
Iniziò ad accarezzarsi il petto e i capezzoli, ed io, nel mentre, osservavo questo paradiso con le palle in bocca e il cazzo in mano: “Si bravo pure le palle”, “Ti prendi proprio tutto il cazzo eh?”, “Si” -Abbozzai io- .
“Ti piace il cazzo di N?”
“Molto”
Continuai a succhiare, rendendomi sempre più troia e schiava del suo cazzo, ma era arrivato il momento di movimentare le cose, questa storia che lui era nudo e io no non mi andava molto a genio. Mi staccai dal cazzo e iniziai a spogliarmi con disordine e senza criterio logico. Lui nel mentre si tolse le scarpe e i calzini, mostrando un bel 45 di piede, e si sfilò via i restanti vestiti che gli erano rimasti. Io rimasi in mutande e condussi il suo corpo da adone greco nudo nella mia camera con un letto a una piazza e mezzo.
Cagnolina Pt.7
Rimanemmo a piedi letto a rifare quella cosa della lingua, ma stavolta presi parte anche io al gioco avvolgendogli le braccia la collo, mentre lui mi toccava con forza il culo. MI scaraventò sul letto e mi sali sopra ma capovolse subito le carte e mi ritrovai io al suo posto, con la schiena rivolta verso il soffitto. Gli leccagli il collo e gli baciai fino allo sterno, poi mi feci strada verso il capezzolo destro e lo succhiai per bene ma ovviamente mi dispiaceva lasciare il sinistro da solo, cosi passai anche a lui. Continuai a leccare fino al pube, poi , con uno sforzo immenso visto il peso di ognuna, gli sollevai le cosce, e gli iniziai a leccare il buco del culo. Un buco del culo perfetto.
Evidentemente la sua eterosessualità (facilmente discutibile direi, a questo punto) non l’aveva abbandonato perchè non fu molto entusiasta della mia lingua roteante. Mi rimise con foga quindi il cazzo in bocca di nuovo: “Questo è quello che devi leccare”.
“Si mi piace tanto leccarti il cazzo” replicai.
Dopo diverse ciucciate ero stanco, mi alzai, aprii un cassetto e presi un preservativo. “Ah si bravo” mi disse.
Mi avvicinai all’orecchio e sussurai “Inculami” e lo baciai a stampo, “Fottimi a pecora” e gli leccai la guancia.
“Si ti fotto a pecora come una troia” mi rassicurò,
“Si voglio essere scopata a pecora come una troia” dissi io mentre mi sfilavo le mutande e mettendomi a gattoni davanti a lui, che guardandomi li a culo aperto sospirò con un “Oh cazzo”.
“Non mi vuoi venire a scopare?” Dissi io.
Si infilò il preservativo ed io nel mentre mi lubrificavo il culo con la saliva e le mani. Vedendomi fare ciò, si sputò sul cazzo, e con una virilità da porno attore professionista mi mise il cazzo nel culo senza aiutarsi nemmeno con le mani.
Cagnolina Pt.8
All’inizio provai una sorta di imbarazzo perchè non appena quell’affare di 18 cm mi oltrepassò il buco del culo emisi un gemito femminile e stridulo il quale però non dovette dispiacere ad N visto il suo:
“Oh ahahah, si cosi devi fare bravo”, “Brava zoccola checca”. E nel mentre mi entrava e usciva dal culo con le mani poggiate sulle mie spalle e tirandomele con foga.
“Si cazzo fottimi a pecora” “So-no pro-prio una troi-o-o-ia”. Le inculate mi toglievano il fiato e non riuscivo a terminare le parole.
“Sei una zoccola eh?”. Mi tirò la testa e mi infilò la lingua in bocca da dietro, leccandomi la bocca e il mento mentre continuava ad inculcarmi forte.
“Si cazzo scopami sono una cagnolina” Risposi. “Sono una cagnolina in calore” , “Fottimi il culo”.
Mi trovai con la testa schiacciata contro le lenzuola e le braccia…non ricordo dove fossero, probabilmente schiacciate tra il mio petto ed il materasso.
Avevo bisogno di leccare qualcosa, sentivo il disperato bisogno di avere qualcosa in bocca da ciucciare, mi voltai quindi indietro e, con una mossa da militare strisciante, affarai il suo tallone destro e mi portai il piede vicino la bocca e gli iniziai a succhiare l’alluce destro. Sapeva di maschio, sapeva di sesso, sapeva del porco che mi stava inculando.
“Vieni a succhiare altro”. Mi disse dopo un paio di succhiate all’alluce e a tutte le altre dita del piede, infilando bene la lingua tra gli spazi con la stessa foga con lui infilava la sua nella mia bocca.
“Hai altri preservativi oltre questo?”
“Si”. Risposi io, ma il sapore di silicone mi eccita e anche quello del mio culo, cosi mi voltai, (rimanendo ancora a pecora) e mi misi a mangiargli il cazzo ancora con il preservativo, e lo ficcavo cosi in fondo alla gola da diventare rosso in faccia e da farmi lacrimare gli occhi.
“Oh cazzo”, “Si ti prego, fallo ancora “. Ma si tolse il preservativo e lo gettò via.
Cagnolina Pt.9
Mi prese la testa, mi stese sul letto, e iniziò a fottermi la bocca, ancora più veloce e forte di come mi fotteva il culo. Nel mentre io tenevo in mano il suo culo maschio e sodo, aiutandolo ad arrivare ancora più in fondo. Naturalmente, dalla mia gola uscirono le cascate del Niagara, e mi colavano sul collo e sui capezzoli.
“Quanto cazzo sei troia”, “Prenditi il mio cazzo in gola”, “Puttana”, “Puttana di merda”.
Mi presi un attimo di fiato e gli dissi: “Mi piace il cazzo, te lo voglio leccare tutto”.
“No, tu non lo lecchi, tu te lo mangi il cazzo”. Mi rassicurò.
Avevo ormai il viso pieno di lacrime, e il petto inondato di fluido.
“Vai a prendere un altro preservativo”. Obedì.
Mentre ero in piedi vicino il cassetto lui si asciugava il sudore con i polsi, e riprendeva fiato come un’atleta che sa che sta per compiere una grande fatica, e in quel caso la fatica era fottermi il culo. Mi piaceva l’idea.
Gli diedi il preservativo e mentre lo infilava e sistemava io cercai di pulirmi il trionfo di liquido che avevo addosso, ma venni subito interrottò da un: “Vieni qua”. Avec plaisir.
Mi fece un cenno e poi mi mosse a suo piacere come se fossi un burattino, posizionandomi braccia e gambe a suo piacere. Ero con il petto rivolto verso il soffitto, le sue gambe tenevano aperte le mie, mi teneva afferrato per le ascelle. In meno che me ne accorgessi il cazzo mi stava rientrando nel culo.
Questa volta era diverso. La geometria di quella posizione faceva in modo tale che la cappella mi arrivasse nei luoghi più profondi e piacevoli. Mi era piaciuta la storia di dire porcate mentre il cazzo mi entrava e usciva dal culo, ma ora non riuscivo.
C’era un collegamento tra quel punto del retto e i miei polmoni. Gemevo, urlavo, gemevo e urlavo di nuovo, a tempo con il suo cazzo. Vigeva una sincronia perfetta.
Cagnolina Pt.10
Era più forte di me, non riuscivo a parlare. Le uniche cose che uscivano dalla mia bocca erano gemiti ed urla, in totale sincronia con i colpi di minchia che mi dava su e giù trattandomi come una puledrina. D’un tratto sentì un forte senso di piacere e gemetti più del solito; aveva poggiato la sua bocca da maschio barbuta sul mio capezzolo sinistro e me lo stava succhiando e leccando come fosse la tetta di una troia. Riuscii in quel momento a dire che quello fosse quello che ero: una troia.
“Sono una troia”.
“Si, sei una troietta”. Replicò. “Una troietta in calore”.
Dopo un’altra manciata di cavalcate mi gettò via, mi stese sul letto e mi alzò le gambe. Fu rapido e preciso a rimettermi il cazzo nel culo. “Ti piace cosi frocio?”.
“Si mi piace”. Risposi mentre mi inculava aggrappandosi per le mie gambe, le abbracciava quasi.
Da quella visuale riuscivo a vedere tutto di lui: il viso e la sua faccia da porco, con i denti bianchi e perfetti, i capelli riccioluti ma non troppo, il petto possente e peloso quanto basta, le braccia forti e le spalle grandi. Il tutto ricoperto da una patina umida di sudore, e poi, sentivo il suo odore; puzzava di maschio.
“Ti piace il cazzo eh frocio?”.
“Si mi piace il cazzo”.
“Sei un frocio a cui piace il cazzo”.
“Si sono un frocio a cui piace il cazzo”.
Le inculate si facevano più potenti, e io…gemevo senza coscienza, non avevo più capacità volontarie, ero un suo oggetto, facevo quello che voleva, dicevo quello che voleva. Ma godevo, godevo come una cagna in calore.
Si avvicinò e mi ficcò la lingua in gola, aveva un alito maschile e barba che mi pungeva. Il sapore della sua bocca, la passione della sua lingua e il suo cazzo che mi premeva forte il culo mi fecero venire senza nemmeno toccarmelo. Vibrai, rollai gli occhi indietro, gemetti forte e urlai come una checca.
Cagnolina Pt.11
Mi ci vollero due minuti e due suoi baci (stavolta baci veri) per riprendermi. Lui si era fermato e poggiato su di me, riuscivo a sentire la pressione del suo corpo sul mio, le spalle pesanti all’altezza delle mie che mi stavano facendo di un male cane, ma le vere cagne sopportano tutto.
Sentivo che gli sporcavo l’addome con la mia sborra, ma a lui non interessava. In fondo non aveva mica finito.
“Frocio vuoi che finisco in bocca o in culo?”.
“Dove da più piacere a te”. Risposi.
E allora mi tolse il cazzo dal culo, sfilò via il preservativo e , sedendosi con il culo sul mio petto, mi infilò la minchia dura in bocca e, nonostante fossi venuto, la ciucciai dando il meglio di me, guardandolo dritto negli occhi, facendo versi con la bocca, e lui gemeva, gemeva tanto perchè in fondo anche le sue palle erano piene da morire.
“Voglio la sborra” Dissi io, poi mi rimisi il cazzo in bocca, un paio di succhiate e poi: “Voglio ingoiare tutta la sborra che hai nelle palle”.
“Si cazzo continua”. A lui piaceva , e gemeva tirandosi la testa indietro con il collo, ma gemeva da uomo , dei bei gemiti da porcone maschio.
“Dammi la sborra N”, “Voglio ingoiarla tutta”, e succhiavo, succhiavo e succhiavo ancora. E lui gemeva, gemeva e gemeva ancora.
“Ti piace come ti succhio il cazzo?”
“Tanto”.
“Voglio lo sperma”. Dissi io.
Iniziò ad urlare forte, ormai stava scoppiando, urlò ancora più forte che mai, io capii e mi preparai ad ingoiare trattenendomi il cazzo in bocca. Non volevo sprecare nemmeno una goccia.
“Ah…Ah…Ca-a…zzo si”. Una prima colata di sborra calda mi giunse in bocca, poi dovetti succhiare ancora un po e lui urlò: “Che tro-ia”, prima di spruzzare via il carico finale.
Naturalmente ingoiai tutto. Tutto lo sperma di N, ma prima lo trattenni un po in bocca, giocandoci, e mostrandoglielo. Se tutto ciò che possedeva N sapeva di maschio e di sesso, lo sperma non poteva essere da meno.
(Secondo Capitolo?)
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