La signora Valeria e la piccola Ida. Capitolo II
di
Padrona buona
genere
dominazione
La signora Valeria e la piccola Ida. Capitolo II
Domenica pomeriggio Valeria andò ad un matrimonio e Ida uscì con gli amici. Si ritrovarono vis à vis solo lunedì sera. Pur avendo ciascuna fantasticato sui possibili eccitanti sviluppi del loro rapporto, restava il dubbio che quanto accaduto fosse stato solo un episodio isolato.
Ma Valeria fu sfrontata. Le diede un pizzicotto sul culetto e disse: – Ieri mattina mi è piaciuto molto. Mi hai fatta sentire una regina. Mi ha eccitata molto la tua remissività: arrossivi, ti vergognavi, ma non esitavi a fare e farti fare tutto quello che volevo. –
– Si, ma tu come fai ad indovinare le mie fantasie più segrete? Pensa che quando ero bambina giocavo con una mia cuginetta che faceva la regina, mi metteva una pietrina colorata nell’ombelico e dovevo ubbidirle – rispose Ida abbassando lo sguardo.
– Spiegami bene, Ida. Saresti davvero pronta ad essere mia schiava? –
– Si – rispose arrossendo.
– Ma capisci che saresti destinata ad essere usata in qualsiasi modo io voglia? potrebbe significare dover accettare anche cose molto indecenti o estremamente umilianti. –
– So che proverò grande vergogna, ma l’esservi obbligata da te me lo renderà sopportabile – replicò dopo averci pensato un poco.
Valeria si rese conto che era giunto il momento di provvedere all’iniziazione della schiava. – Ok. Allora questo salone diventa il mercato delle schiave, dove sei esposta per essere esaminata e valutata da chi volesse acquistarti. Mettiti in piedi innanzi a me e spogliati! –
Ida eseguì rapidamente e si porgeva tremante allo sguardo di Valeria, che si alzò dal divano e riuscì a reprimere la tenerezza che comunque le faceva questa dolce fanciulla.
Iniziò ad esplorarla con decisione e si mise a scorrere le mani sul suo bellissimo corpo, palpandone e soppesandone ogni centimetro ed ogni particolare. La liscia morbidezza dell’epidermide di Ida, il turgido seno, la curva soda delle anche, le cosce tornite, il pube totalmente depilato e tutta se stessa si offrivano indifesi a quella degradazione.
Poi le disse di girarsi piegata in avanti e di divaricare le gambe per valutarne il buchetto del culo, ma era serratissimo e rinviò ad un altro momento l’esplorazione dello sfintere che poteva risultare dolorosa. Infine la fece rimettere diritta sempre a gambe divaricate, ma girata verso di lei. Le allargò la vulva, che era bagnatissima, e per perlustrarla vi infilò due dita che indirizzò verso l’inizio della parete superiore, dove riconobbe il lieve corrugamento del suo punto più sensibile; poi proseguì verso il fondo della stretta vagina e mosse su e giù le dita più e più volte fino a sentirla vibrare.
Valeria fu soddisfatta dell’esame, perché questa schiava aveva caratteristiche fisiche fuori dal comune ed era pochissimo usata, dunque poteva darle grande piacere. Perciò disse: – Vai bene, ti prendo –. Si soffermò a contemplare che era davvero splendida, di una bellezza rara e che aveva gli occhi lucidi per lo sgomento e l’emozione di essere stata trattata così. Ma era stata brava: si era contorta e lamentata nei momenti più ruvidi come una cavallina inesperta che subisce il suo primo addomesticamento, ma aveva resistito mantenendo la posizione a gambe aperte.
Ma ora Valeria voleva godere. Si tolse la gonna e lo slip e si sedette a gambe allargate sulla sponda del divano. Fece inginocchiare Ida e ne attrasse la testa a pochi centimetri dal suo pube peloso. Aveva capito che quella visione turbava enormemente la schiava e la tenne così per qualche minuto per farle annusare e guardare bene la sua fica. Poi si allargò la vulva e vi accostò la bocca di Ida ordinandole di soddisfarla.
Ida non aveva mai leccato una fica, ma capiva che doveva farlo con grande dedizione. Cominciò a far scorrere la lingua nel solco bagnatissimo di umori e si soffermava a stimolare il clitoride che era grande e turgido. Succhiava, leccava, penetrava con la lingua in fuori ed il suo viso era ormai completamente intriso degli umori della padrona. I muscoli della lingua cominciarono a dolerle, ma Valeria non ammetteva pause. Finalmente, schiacciandola con forza contro la fica, Valeria venne sussultando in un lungo orgasmo in cui sfogò tutta l’eccitazione accumulata.
padronabuona@gmail.com
[continua . . .]
Domenica pomeriggio Valeria andò ad un matrimonio e Ida uscì con gli amici. Si ritrovarono vis à vis solo lunedì sera. Pur avendo ciascuna fantasticato sui possibili eccitanti sviluppi del loro rapporto, restava il dubbio che quanto accaduto fosse stato solo un episodio isolato.
Ma Valeria fu sfrontata. Le diede un pizzicotto sul culetto e disse: – Ieri mattina mi è piaciuto molto. Mi hai fatta sentire una regina. Mi ha eccitata molto la tua remissività: arrossivi, ti vergognavi, ma non esitavi a fare e farti fare tutto quello che volevo. –
– Si, ma tu come fai ad indovinare le mie fantasie più segrete? Pensa che quando ero bambina giocavo con una mia cuginetta che faceva la regina, mi metteva una pietrina colorata nell’ombelico e dovevo ubbidirle – rispose Ida abbassando lo sguardo.
– Spiegami bene, Ida. Saresti davvero pronta ad essere mia schiava? –
– Si – rispose arrossendo.
– Ma capisci che saresti destinata ad essere usata in qualsiasi modo io voglia? potrebbe significare dover accettare anche cose molto indecenti o estremamente umilianti. –
– So che proverò grande vergogna, ma l’esservi obbligata da te me lo renderà sopportabile – replicò dopo averci pensato un poco.
Valeria si rese conto che era giunto il momento di provvedere all’iniziazione della schiava. – Ok. Allora questo salone diventa il mercato delle schiave, dove sei esposta per essere esaminata e valutata da chi volesse acquistarti. Mettiti in piedi innanzi a me e spogliati! –
Ida eseguì rapidamente e si porgeva tremante allo sguardo di Valeria, che si alzò dal divano e riuscì a reprimere la tenerezza che comunque le faceva questa dolce fanciulla.
Iniziò ad esplorarla con decisione e si mise a scorrere le mani sul suo bellissimo corpo, palpandone e soppesandone ogni centimetro ed ogni particolare. La liscia morbidezza dell’epidermide di Ida, il turgido seno, la curva soda delle anche, le cosce tornite, il pube totalmente depilato e tutta se stessa si offrivano indifesi a quella degradazione.
Poi le disse di girarsi piegata in avanti e di divaricare le gambe per valutarne il buchetto del culo, ma era serratissimo e rinviò ad un altro momento l’esplorazione dello sfintere che poteva risultare dolorosa. Infine la fece rimettere diritta sempre a gambe divaricate, ma girata verso di lei. Le allargò la vulva, che era bagnatissima, e per perlustrarla vi infilò due dita che indirizzò verso l’inizio della parete superiore, dove riconobbe il lieve corrugamento del suo punto più sensibile; poi proseguì verso il fondo della stretta vagina e mosse su e giù le dita più e più volte fino a sentirla vibrare.
Valeria fu soddisfatta dell’esame, perché questa schiava aveva caratteristiche fisiche fuori dal comune ed era pochissimo usata, dunque poteva darle grande piacere. Perciò disse: – Vai bene, ti prendo –. Si soffermò a contemplare che era davvero splendida, di una bellezza rara e che aveva gli occhi lucidi per lo sgomento e l’emozione di essere stata trattata così. Ma era stata brava: si era contorta e lamentata nei momenti più ruvidi come una cavallina inesperta che subisce il suo primo addomesticamento, ma aveva resistito mantenendo la posizione a gambe aperte.
Ma ora Valeria voleva godere. Si tolse la gonna e lo slip e si sedette a gambe allargate sulla sponda del divano. Fece inginocchiare Ida e ne attrasse la testa a pochi centimetri dal suo pube peloso. Aveva capito che quella visione turbava enormemente la schiava e la tenne così per qualche minuto per farle annusare e guardare bene la sua fica. Poi si allargò la vulva e vi accostò la bocca di Ida ordinandole di soddisfarla.
Ida non aveva mai leccato una fica, ma capiva che doveva farlo con grande dedizione. Cominciò a far scorrere la lingua nel solco bagnatissimo di umori e si soffermava a stimolare il clitoride che era grande e turgido. Succhiava, leccava, penetrava con la lingua in fuori ed il suo viso era ormai completamente intriso degli umori della padrona. I muscoli della lingua cominciarono a dolerle, ma Valeria non ammetteva pause. Finalmente, schiacciandola con forza contro la fica, Valeria venne sussultando in un lungo orgasmo in cui sfogò tutta l’eccitazione accumulata.
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