Una zia allo specchio

di
genere
incesti

Credo di essermi fatto tante seghe che il mio braccio destro è più sviluppato dell’altro, una sorta di ‘braccio del tennista’, anche se nel mio caso sarebbe meglio parlare di ‘braccio del solista’. Avevo tanti amici e amiche, ma non avevo ancora una ragazza, ero uno sfigato nel vero senso della parola. Eravamo un bel gruppo, passavamo intere giornate ad ascoltare musica, a discutere di politica ed a fantasticare sul futuro che avremmo voluto costruire. L’argomento sesso capitava spesso nelle nostre discussioni, ma era sempre teoria. Non c’erano ‘scopamiche’ nel nostro gruppo.
Per il mio diciottesimo compleanno, gli amici mi avevano regalato una ‘scopata’ con una ragazza che esercitava la professione più vecchia del mondo in un appartamentino a poche centinaia dì metri da casa mia. Sul citofono c’era un foglietto di carta attaccato con lo scotch, c’era scritto ‘Jenny’. Quando suonai una ragazza si affacciò da una finestra a qualche metro da me, mi guardò e senza chiedermi nulla disse:
– Ciao!… vieni, primo piano.– Aveva un inconfondibile accento dell’est.
Per le scale incrociai un uomo che probabilmente aveva più del triplo dei miei anni. Si stava aggiustando il bavero della giacca. Sembrava che andasse di fretta. Mi accostai al muro per lasciarlo passare, poi alzai lo sguardo e vidi la ragazza che poco prima si era affacciata alla finestra. Mi stava aspettando sulla porta: era molto carina, capelli biondi, occhi chiari. Quando la raggiunsi si presentò porgendomi la mano:
– Ciao! Io sono Jenny. –
– Piacere! Luca. – Risposi frettolosamente. Poi mi resi conto che, avrei fatto meglio a darle un altro nome.
Mi invitò ad entrare, poi mi chiese di aspettarla mentre finiva di prepararsi. La luce era soffusa e si sentiva un forte profumo di aromi orientali; una specie di atmosfera da mille e una notte. In realtà credo che quel profumo così intenso servisse a coprire ben altri odori, ma in quel momento non ci feci caso. Mi guardai un po’ intorno. C’era una libreria con tanti libri e un paio di pelouche, in un angolo c’era un portaritratti con la foto di una bambina biondissima che sorrideva e mostrava orgogliosamente il suo vestitino rosso. Mi soffermai a guardarla, poco dopo sentii la voce di Jenny alle mie spalle:
– E’ mia figlia. – Disse.
Un po’ imbarazzato, mi scusai per aver curiosato nelle sue cose. Lei mi perdonò con un sorriso, mi tese la mano e mi fece cenno di seguirla. Indossava una camiciola bianca completamente slacciata con le maniche arrotolate sulle braccia. Si intravedevano i seni piccoli e sodi con i capezzoli scuri che si affacciavano dai lembi della camicia.
– E’ molto carina… ti somiglia molto.– Le dissi mentre ci avviavamo verso l’altra stanza, con il suo culo che si muoveva davanti ai mie occhi, al ritmo lento dei suoi passi.
– Sì, ma quella foto è vecchia di due anni… ora è cresciuta… è alta così.–
– Adesso sarà ancora più carina, immagino! –
Era solo una battuta per chiudere il discorso, avevo la gola secca e le parole uscivano a fatica.
Non ero riuscito a togliere gli occhi da quel culo stupendo mentre camminava davanti a me; quando arrivammo in camera ero ormai in preda all’ansia. Poi lei si piegò in avanti e si tolse le mutandine. Fu il colpo di grazia e sprofondai nel panico.
Ovviamente, il resto della serata non andò troppo bene, e non per colpa di Jenny, anzi lei fu molto gentile, ma nonostante le sue premure, fu un’esperienza disastrosa. All’inizio ero completamente bloccato. Lei si era seduta sul bordo del letto ed io, immobile davanti a lei, guardavo in basso senza sapere cosa fare. Non ci mise molto a capire che doveva essere lei a fare la prima mossa: Mi Slacciò i pantaloni e mise una mano dentro. Sentii il calore delle sue dita che scivolavano sul mio cazzo. Poi, quando cominciò a stringerlo, in un attimo, divenne duro e prima che mi rendessi conto di quello che stava accadendo, sentii un fiotto di sperma schizzare nella sua mano: Non era quello che ci aspettavamo, né io né lei, ma per quanto mi riguardava, il piacere era stato intenso ed il mio cazzo aveva ancora voglia delle sue carezze. Posai la mia mano sulla sua, per non farla andare subito via. Non disse nulla, ma vidi un leggero sorriso sul suo viso. Rimase ferma guardandomi negli occhi ed aspettò che il mio cazzo smettesse di pulsare, poi sorridendo, mi indicò la scatola di fazzolettini che era sul comodino. Ne sfilai uno e glielo porsi. Lentamente tirò fuori la mano, raccolse le gocce che colavano tra le sue dita e con calma, si diresse verso la porta del bagno.
Sentivo l’acqua scorrere. Presi un altro fazzolettino e cercai di ripulire quel po’ di sperma che era rimasto sul mio glande. Ero confuso: Le carezze della sua mano mi avevano dato un piacere intenso, ma avevo immaginato tutt’altro genere di serata. Provai a stringere il cazzo nella mano e a farlo scorrere lentamente. Bastarono pochi movimenti per farlo tornare in tiro: Pronto per un secondo tentativo. Quando Jenny uscì dal bagno, si fermò sulla porta della camera e rimase a guardarmi per qualche secondo.
– E’ la prima volta. Vero? – Mi chiese, anche se già sapeva la risposta.
Risposi con un cenno della testa, guardandola con la coda degli occhi.
Tornò sul letto; aveva già capito che tipo di cliente le era capitato.
– Non ti preoccupare… le prime volte capita di essere un po’… frettolosi. Spogliati e vieni qui, ci penso io!–
Mi spogliai riponendo accuratamente le scarpe con i calzini sotto una poltrona che era vicino al letto. Poi riposi i jeans e la maglietta, sulla stessa poltrona, dopo averli piegati con cura.
Lei continuava a guardarmi e quando stavo per salire su letto mi disse sorridendo:
– Forse è il caso di toglierti anche gli slip! –
Sorrisi anch’io e non so perché, ma quella battuta ebbe un effetto benefico su di me: iniziai a sentirmi più rilassato. Mi tolsi gli slip e questa volta li gettai sulla poltrona senza troppa cura.
Mi sdraiai sul letto e lei iniziò ad accarezzarmi il cazzo. Dopo un paio di minuti prese un preservativo dal comodino e, dopo averlo liberato dalla confezione di stagnola, lo portò alla bocca tenendolo con le labbra. Mi guardò poi si avvicinò al mio cazzo. Lo fece entrare lentamente in bocca mentre con le dita srotolava il preservativo per tutta la sua lunghezza. Il mio cazzo era tornato durissimo ed il preservativo lo avvolse quasi completamente. Lei strinse con le dita a forma di anello e lo fece scorrere un paio di volte dal glande verso la base per farlo aderire completamente. Mi guardò ancora una volta, poi il mio cazzo sparì nella sua bocca per ricomparire pochi istanti dopo. Iniziò a farmi un pompino lento e profondo. La sua bocca era calda ed accogliente, ma non ero abbastanza rilassato per godermelo completamente. Passarono un paio di minuti e l’ansia cominciò a farsi sentire: Avevo paura di venire un’altra volta. Non avevo ancora sentito la sua figa e ne avevo tanta voglia.
Finalmente si mise a cavalcioni su di me, prese il mio cazzo e lo fece scorrere tra le grandi labbra un paio di volte, poi lo lasciò entrare completamente, mentre il suo corpo scendeva giù. Sentivo il calore della sua figa che lo avvolgeva. Iniziò a muoversi lentamente. Le sue mani stringevano i miei fianchi ed io ero avevo sollevato la testa per godermi lo spettacolo.
– Puoi toccarmi i seni se vuoi.– Mi disse guardando le mie braccia allungate sul letto.
Mi distesi ed Appoggiai le mani sui suoi seni… non erano grandi e le mie mani li contenevano completamente. Sentii i capezzoli duri e li strinsi delicatamente tra le dita.
– Non stringere forte… mi fanno male! –
Feci scorrere le mani sui suoi fianchi. La sua pelle era morbida e vellutata. Passarono un paio di minuti e sentii che stavo per godere. Cercai di trattenermi, ma… era come fermare un fiume in piena. L’eiaculazione arrivò subito dopo, accompagnata da un urlo soffocato: Era un urlo di delusione più che di piacere. Rimanemmo fermi mentre il mio cazzo lentamente scivolava fuori. Quando lei si spostò al mio fianco mi tolsi il preservativo e rimasi a guardare la poche gocce di sperma che c’erano dentro. Ero molto deluso per come erano andate le cose. Jenny sorrise per rincuorarmi, poi girò lo sguardo verso la porta del bagno per indicarmi dove gettarlo.
Mi rivestii in fretta, non vedevo l’ora di finire quell’esperienza. Lei era rimasta vicino a me e continuava a guardarmi con discrezione per non farmi sentire in imbarazzo. Quando stavo per tirare su la zip dei pantaloni, appoggiò delicatamente la mano sul mio braccio. Lo accarezzò dicendomi che era tutto normale e non dovevo preoccuparmi. Poi, quando mi avvicinai per salutarla, mi disse che se fossi tornato il giorno dopo sarebbe andata sicuramente meglio. Aggiunse che per il prezzo non ci sarebbe stato nessun problema perché avevo diritto ad uno sconto speciale.
– Una specie di sconto per i nuovo clienti. – Le dissi, cercando di sdrammatizzare, senza rendermi conto di quanto fosse inopportuna quella battuta: La delusione mi aveva fatto perdere anche le buone maniere.
– Sì, ma… solo se sono giovani e carini come te! – Precisò lei, alzando gli occhi e soffermandosi a guardare i miei.
Fu il suo sguardo a farmi capire quanto ero stato indelicato. Rimasi un attimo a pensare a quello che era successo in quella strana serata. Lei era stata sempre gentile e premurosa nei miei confronti: Una sensibilità che non avrei mai immaginato. Non credo che ci fossero molti giovani tra i suoi clienti e forse non le era dispiaciuto un imbranato, come me. Per fortuna non dissi nulla ed evitai un’altra brutta figura. In ogni caso il suo apprezzamento mi aveva fatto tornare un po’ di buonumore e finalmente ero tornato a sorridere anch’io. Quando stavo per uscire mi voltai un attimo e, con un po’ di ritardo, le chiesi scusa. Lei fece finta di non averci fatto caso e mi regalò un ultimo sorriso.
Uscendo diedi un’ultima occhiata al citofono e fui attratto da qualcosa che prima mi era sfuggito: Uno dei pulsanti aveva un alone scuro intorno ed era proprio quello di Jenny. Non mi vide più e tornai a farmi tante seghe con la speranza che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato. E infatti qualcosa cambiò, ma ci volle tanto tempo e tante seghe.

Da qualche mese ero ospite dei miei zii: Giusy e Tonino. Mi ero appena iscritto alla facoltà di ingegneria alla Sapienza di Roma e mia Zia, parlando con mia madre, aveva detto che potevo stare da loro per seguire le lezioni. Mio cugino Andrea sarebbe stato ben felice di condividere la sua stanza con me. Era già capitato di dormire nella stessa stanza perché In estate facevamo spesso le vacanze insieme. L’arredamento era spartano ed usavamo i letti anche per studiare, visto che sarebbe stato difficile studiare in due su un’unica scrivania. Decidemmo così di utilizzarla per uno scopo utile a tutt’e due. La scelta non fu difficile: Una Play Station ben accessoriata, due PC portatili per l’accesso ad internet e tanti gadget sparsi un po’ a caso. Di fatto era l’angolo dei videogiochi e lì passavamo la maggior parte del nostro tempo libero.
Andrea aveva un anno meno di me, ma era più avanti per tante cose. Aveva già avuto un paio di fidanzate ed aveva fatto esperienze sessuali che io potevo solo sognare. Per lui il sesso non era un problema. Le sue amiche erano sempre molto generose con lui. Poi c’era Valentina la sua fidanzata bolognese: sempre disponibile ad accontentare ogni suo desiderio, senza problemi.
Era simpatico, spiritoso, sempre pronto a dare una mano a tutti. Aveva il temperamento del leader e riusciva a mettersi in luce senza mettere in ombra gli altri. Piaceva molto alle ragazze ma anche alle loro mamme. A giudicare dai commenti che facevano, penso che più di qualcuna se lo sarebbe portato volentieri a letto; e almeno una deve esserci anche riuscita. Andrea, più di una volta, ha raccontato di aver avuto un avventura estiva con una donna sposata che gli aveva fatto provare ‘tutto’. Noi ragazzi sapevamo bene cosa volesse dire quel ‘tutto’: Era il più spregiudicato dei nostri sogni proibiti e credo che Andrea fosse l’unico ad aver fatto quel genere di esperienza.
Zia Giusy aveva 48 anni con una pelle liscia e ben curata che evidenziava una bellezza giovanile non ancora terminata. Magra, con una terza abbondante di seno e un lato ‘B’ ben modellato. Nell’abbigliamento era sempre molto attenta ai particolari: Non avrebbe mai rinunciato a un paio di gocce di buon profumo prima di uscire di casa. Con il suo portamento elegante non passava mai inosservata. Era laureata in lingue ed aveva insegnato in istituto privato fino all’anno precedente, poi si era dedicata a qualche occasionale lezione privata. Aveva una sorella gemella: Roberta, Mia madre. Non proprio due gocce d’acqua ma molto simili. Per uno strano scherzo della natura zia Giusy aveva un piccolissimo neo sul lato sinistro del viso, sotto il labbro inferiore. Lo stesso neo ce l’aveva anche mia madre ma sul lato opposto. Sembravano l’una il riflesso dell’altra. Tutt’e due erano fissate per la cura del corpo ed in particolare delle mani e del viso. Lo smalto ed il rossetto dovevano essere ben intonati tra loro e, sempre sulle varie tonalità del rosso, per esaltare le dita lunghe e la forma delle labbra con quel piccolo neo ai lati della bocca.
Mia madre si definiva ‘single’. Non amava la parola ‘divorziata’ perché riteneva che fosse un inutile riferimento ad eventi del passato. Anche lei, come sua sorella, riceveva ancora molte attenzioni da parte degli uomini ma nessuna delle due sembrava interessata.
Quanto a zio Tonino era un esperto di organizzazione industriale. Andava presso le aziende che avevano bisogno di rivedere la propria struttura organizzativa, rimaneva nei vari reparti per due o tre giorni poi faceva un progetto di riorganizzazione che di fatto era la conclusione del suo lavoro anche se lui sosteneva che quello era solo l’inizio.
La sera stavamo in soggiorno con la TV accesa che faceva da sottofondo al nostro parlottare sui fatti del giorno. La Zia si sedeva su una vecchia poltrona con il rivestimento in tessuto verde, i braccioli larghi e la seduta decisamente ampia. Vicino c’era un tavolinetto su cui poggiava la sua tazza con l’immancabile tisana serale. Se non c’erano programmi interessanti in TV leggeva un libro poggiando il foderino dei suoi occhiali da lettura sul bracciolo della poltrona. Di solito indossava una vestaglia molto soffice con tutti i bottoni ben allacciati. Per stare più comoda si metteva semisdraiata, raccogliendo le gambe sulla poltrona ma stando ben attenta a sistemare il lembo inferiore della vestaglia per non scoprire le gambe.
Io e Andrea ci piazzavamo sul divano dopo aver provveduto a quello che era un impegno fisso per noi ragazzi: Portare fuori il sacchetto dei rifiuti. Guardavamo la TV solo se c’era qualcosa di interessante altrimenti andavamo a giocare con la Play. Alcune sere lui usciva con i suoi amici ed io ne approfittavo per studiare un po’ e rimettermi in paro con le lezioni. Zio Tonino rimaneva sempre poco con noi. Si alzava all’alba per andare a lavorare. La sua ‘buonanotte’ era la prima ad arrivare.
Alcune volte è capitato che Andrea fosse a Bologna dalla sua Valentina e quando lo zio andava a letto io e la Zia restavamo da soli. Io rimanevo a farle compagnia fino a tardi. In quei casi, riuscivamo a parlare di tante cose, anche personali, sempre con molto garbo e stando ben attenti a non creare imbarazzo nell’altro. L’atmosfera era sempre rilassata e, se qualche bottone della vestaglia si slacciava, la Zia non ci faceva caso. Neanche quando la vestaglia si spostava e lasciava intravedere una buona parte della sua coscia. Io, invece, ci facevo caso eccome! La vista della coscia bianca mi eccitava e spesso dovevo andare in bagno per farmi una sega.
Fu proprio una di quelle sere che accadde qualcosa che avrebbe cambiato la mia vita. Stavamo aspettando zio Tonino per la cena ed invece arrivò la sua telefonata: Aveva ricevuto un nuovo incarico e stava andando a Genova per vedere la situazione. Era un lavoro importante e sarebbe rimasto fuori per due o tre giorni. La Zia non si scompose: Disse soltanto che almeno poteva dirglielo prima. Tolse il piatto dalla tavola e cenammo in due. Dopo cena rimasi a farle compagnia cercando di darle una mano in cucina. Non ci dicemmo nulla, ma il silenzio disse molto di più delle nostre parole. Mente sistemava i piatti nella lavastoviglie, vidi una ciocca di capelli che continuava a scenderle davanti agli occhi. Aveva provato a liberarsene con il polso, aiutandosi anche con qualche rapido movimento della testa ma era stato tutto inutile. Alla fine, si girò verso di me con un sorriso che era anche una velata richiesta d’aiuto. Mi avvicinai e, dopo essermi assicurato che le mie mani fossero ben pulite, le misi a posto i capelli con molta cura. Rimanemmo per un attimo a guardarci negli occhi. Ero sempre stato attratto dalla sua bellezza ma quella volta sentii qualcosa in più: Una specie di pugno nello stomaco. Cercai di fare in modo che lei non se ne accorgesse ma fui tradito dal rossore sulle mie guance. Lei fece finta di nulla, per non imbarazzarmi. Continuò a guardarmi con un accenno di sorriso sul viso: Capii di essere stato scoperto. Un attimo dopo mi ringraziò per essere rimasto con lei. Aggiunse che aveva quasi finito e che potevo andare in soggiorno a guardare la TV. Pensai che anche lei avesse bisogno di stare un po’ da sola e ne approfittai per scendere in strada, a prendere un po’ d’aria e gettare il sacchetto dei rifiuti. Al ritorno la trovai sulla sua poltrona, con il telecomando in mano, alla ricerca di qualcosa di interessante in TV.
Provai a sedermi sul divano, ma mi accorsi quasi subito che avevo le mani sudate. Le avevo appena lavate e non ci misi molto a rendermi conto che ero ufficialmente in preda all’ansia. Era capitato altre volte che io e zia Giusy restassimo da soli ma quella sera non c’era lo Zio nella stanza accanto e questo mi creava imbarazzo. Pensavo che lo stesso imbarazzo lo provasse anche lei così, poco dopo, decisi di tornarmene in camera a studiare. Mi alzai e le diedi la buonanotte. Lei mi chiese:
– Devi proprio andare a studiare? …Non puoi rimanere ancora un po’ a farmi compagnia?… –
– Beh… non ho molto da studiare domani non ho lezione… – Dissi mentre tornavo a sedermi velocemente sul divano.
Zia Giusy guardò nel portariviste e trovò una vecchia rivista di parole crociate, cercò uno schema rimasto a metà e mi propose di provare completarlo insieme. Ovviamente accettai anche se ero interessato più alle sue cosce che alle definizioni. Alla prima occasione mi avvicinai con la scusa di voler vedere gli incroci. Mi abbassai e mi misi seduto sui talloni appoggiandomi allo schienale della poltrona per tenermi in equilibrio. La posizione era un po’ scomoda ma la Zia tolse il foderino dei suoi occhiali da lettura dal bracciolo e lo posò sul tavolinetto. Era un velato invito a sedermi cavalcioni su quel bracciolo e non me lo feci ripetere due volte. In quel modo la mia coscia era a contatto con la sua e il mio cazzo se ne era ben accorto. Da quella posizione vedevo bene l’interno della scollatura della vestaglia: la pelle bianca del suo seno era trattenuta da un sottile reggiseno di pizzo color carne. La tazza con la tisana era, come sempre, sul tavolinetto e ogni volta che la Zia si sporgeva per prenderla o posarla, la scollatura diventava sempre più ampia e la vestaglia saliva su scoprendo sempre di più le cosce. Ormai si intravedevano addirittura le mutandine: Erano dello stesso colore del reggiseno. Il cazzo mi uscì dagli slip e cominciò a premere contro la stoffa dei miei jeans; lentamente iniziai ad accarezzarlo cercando di nascondere i miei movimenti. Evidentemente però qualche segno arrivava anche alla Zia visto che a un certo punto posò la penna e poggiò la mano sulla mia coscia chiedendomi:
– Che c’è Luca?… Sei agitato. Sei sicuro di sentirti bene?–
– Si, Si… ho sentito una fitta qui nel fianco… ma non è nulla, è già passato non ti preoccupare – Era una patetica bugia ma funzionò.
– Tesoro, prova a slacciarti i jeans… è tutto il giorno che li indossi. Poi non stare così piegato… vieni qui e mettiti seduto per bene.– Si spostò facendomi un po’ di spazio accanto a lei.
Io accolsi l’invito, allentai la cintura e sbottonai i jeans. In quel modo stavo molto meglio… la mia mano poteva entrare e muoversi facilmente. Mi misi seduto al suo fianco, completamente attaccato a lei. Inutile dire che tutto quel ’contatto’ mi aveva eccitato a tal punto che dopo pochi minuti il mio cazzo era uscito per metà dagli slip e l’elastico lo stringeva facendomi male. Mi spostai in avanti, sul bordo della poltrona, per essere sicuro che Zia non vedesse; Infilai la mano nei pantaloni, abbassai l’elastico e lo liberai da quella stretta, ma non resistetti al desiderio di farlo scorrere un po’ nella mia mano. Passarono un paio di minuti, la Zia cominciava ad avere qualche sospetto e percepì anche quei lievi movimenti.
– Dai Tesoro! Non essere irrequieto… non riesco a scrivere…–
Immediatamente mi fermai, ma solo per ricominciare poco dopo.
Sentivo che stavo quasi per venire. Ma, ormai ero troppo eccitato e non riuscivo a fermarmi. La Zia improvvisamente si sporse in avanti e vide il movimento nei miei jeans.
– Ma… non dirmi che ti stai…–
– No… No… niente…– Risposi immediatamente mentre, in preda al panico, cercavo di girarmi e di spingermi in avanti per non farmi vedere.
Mi resi conto troppo tardi che non c’era più la poltrona sotto di me. Avrei voluto tenermi da qualche parte ma la mia mano era incastrata nei jeans; Riuscii a tirarla fuori quando ormai ero sbilanciato e… feci un bel tonfo. Rimasi lì, seduto sul pavimento, mentre zia Giusy mi guardava incredula:
– Tesoro, ti sei fatto male?… ma come hai fatto? – Mi chiese, mentre si liberava della penna e della rivista poggiandole sul tavolo.
– Non lo so nemmeno io! Mi stavo alzando e… sono scivolato…– Poi, con un mezzo sorriso, aggiunsi – Per fortuna non mi sono fatto niente.–
Zia si era alzata e mentre si avvicinava non riuscì a trattenere una leggera risata.
– Tesoro, sei sicuro di non esserti fatto male?
– Sì, sì! Sono riuscito ad attenuare il colpo con il braccio; Ho rischiato di rompermelo, ma… per fortuna credo che sia tutto a posto! – Mentre le parlavo mi tenevo il polso con l’altra mano, lasciando intendere che qualche problema potesse esserci.
Ovviamente non era andata proprio così; ma in quel modo riuscii a sviare l’attenzione dal vero motivo della mia caduta. Zia Giusy, nel dubbio che mi fossi fatto male, fu molto comprensiva e venne subito a darmi una mano; Si mise vicino a me, con il ginocchio poggiato sul pavimento e la vestaglia che lasciava completamente scoperta l’altra coscia. Le mutandine color carne si vedevano benissimo e qualcuno, nei miei jeans, iniziò a far bella mostra di sé ostentando le sue generose dimensioni.
Quando zia Giusy posò la sua mano sulla mia coscia, per rincuorarmi con qualche leggera carezza, mi lasciai andare giù, poggiando la testa sul pavimento. Le sue mutandine erano proprio davanti ai miei occhi; Il tessuto soffice e sottile faceva intravedere quel che c’era sotto ed ebbi la sensazione di sentirne anche il profumo.
Il mio cazzo era già in piena erezione e lo spettacolo davanti a miei occhi non aveva fatto altro che farlo diventare ancora più duro: Sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro. Il rigonfiamento dei miei jeans era sempre più evidente e lui era ben riconoscibile dall’esterno. Spingeva prepotentemente sulla stoffa che cercava di contenerlo. La zip era già aperta per quasi la metà, ad ogni piccolo movimento si apriva un po’ di più: Non l’avrebbe trattenuto a lungo. Pensando che il mio polso fosse dolorante, e non potessi sistemarmi da solo, zia Giusy provò ad aiutarmi. La sua mano si spostò delicatamente su quel rigonfiamento e provò ad abbassarlo con una leggera pressione: Macché, sembrava un bastone di gomma e tornò prepotentemente su. Provò ad allontanarlo dal bordo, tenendolo ‘asetticamente’, con le dita ma ancora una volta non riuscì, anzi quando lasciò la presa, la mia verga tornò a spingere ancora più forte tanto che il glande si affacciò dalla zip che si era aperta quasi completamente. La Zia sorrise compiaciuta davanti a tanta vigorosa resistenza e, decisa a vincere quella sfacciata sfida, afferrò con decisione il bozzo dei miei Jeans e tutto quello che c’era sotto. lo tenne stretto in una mano mentre con l’altra tentava di chiudere la zip… due o tre movimenti rapidi, per liberare la zip e…
– Aspetta Zia!… Non così!… Nooo… – Dissi mentre afferravo la sua mano per fermarla.
Troppo tardi! uno schizzo di sborra, poi un altro e un altro ancora raggiunsero i miei jeans bagnando anche le nostre mani.
– Ma che fai? …Guarda cos’hai combinato! – Disse guardando l’interno della sua mano e la macchia sui miei jeans.
Si alzò velocemente; controllò la sua vestaglia e vide che c’era una piccola macchia di bagnato anche lì.
– Ma guarda che disastro!… è arrivato anche qui!–
In altre circostanze mi sarei beccato uno schiaffo, invece, forse perché non era solo colpa mia, o forse perché lei era la mia zietta preferita: Me la cavai con poco. Lei non la prese troppo male, non aveva un espressione schifata e nemmeno scandalizzata, anzi continuava a sorridere. In fondo la colpa di quel ‘disastro’ era anche un po’ sua e se ne era resa conto.
Trovò un fazzolettino di carta nella tasca della vestaglia, asciugò la mano mentre continuava a sorridere, poi mi porse il braccio per aiutarmi a tirarmi su. Io passai un paio di volte la mano sulla mia maglietta prima di allungare il mio braccio verso di lei.
– Dai, lascia stare… – Disse alludendo al fatto che la vestaglia ormai era da lavare o forse perché cominciava a avere qualche dubbio.
Afferrai il suo polso e la ringraziai mentre mi rimettevo in piedi. Lei sorrise maliziosamente. Rimasi a guardarla mentre si dirigeva verso il bagno.
– Scusa Zia – Alzai appena un po’ la voce per farmi sentire mentre lei era in bagno – Mi dispiace… Se lo sapesse Andrea! Pensa che bella figura! –
Ero deluso ed anche un po’ arrabbiato con me stesso, per non essere stato in grado di trattenermi, ma soprattutto perché avevo fatto l’ennesima figura dell’imbranato. Lei mi rispose dal bagno mentre si lavava le mani:
– Non ti preoccupare, lo sai che ti voglio bene! non dirò niente a nessuno, ma adesso cambiati i pantaloni, fatti una bella doccia e andiamocene a dormire… ne parliamo domani! –
– Certo Zia. Grazie e… scusami, ti prometto che non succederà più… –
Rinfrancato dalle sue parole, cercai di ricompormi mentre controllavo che non ci fossero altre macchie in giro. Poi mi affrettai a tornare in camera.
Passando vidi che la porta del bagno era socchiusa. Mi fermai un attimo e, attraverso lo specchio, vidi zia Giusy che aveva ancora indosso la vestaglia: si stava preparando per la notte. Aveva in mano la sua crema per il viso e si era avvicinata allo specchio per controllare il contorno occhi. Qualche piccola ruga era già apparsa ma la sua bellezza non ne aveva risentito, anzi l’aveva resa più affascinante. Per un attimo Incrociò il mio sguardo. Tornò ad occuparsi del suo viso mentre continuava a guardarmi con la coda degli occhi:
– Tutto a posto, Tesoro? –
– Sì, Zia grazie! Questa sera ho fatto un po’ di danni… mi dispiace.–
Risposi mentre cercavo di nascondere la macchia sui miei pantaloni. Lei si girò verso di me e dando un’occhiata alle mie parti basse disse:
– Forse, sarebbe meglio tenerlo un po’ a riposo.–
Rimasi a guardarla inebetito. Non ero sicuro di aver capito cosa intendesse.
– Il polso! – Aggiunse lei.
– Ah Sì, certo… il polso!… è tutto a posto.– le dissi tirando un sospiro di sollievo e mostrandole il polso destro che si muoveva in ogni direzione senza problemi.
Lei vide tutti quei gesti e, alludendo ad altri movimenti, aggiunse:
– Magari, per un paio di giorni, dovresti evitare di guardare le mie cosce! –
Non c’erano dubbi: Aveva capito che era stata una stupida messa in scena: Chissà per quanto tempo mi avrebbe preso in giro.
– Ok, Zia!… Scusami! – Le dissi, mentre riprendevo a camminare un po’ demoralizzato, per il mio comportamento da quindicenne e per tutto i resto.
– Buonanotte Tesoro! Non te la prendere… Ricordati che sono sempre la tua zietta preferita.– Aveva alzato un po’ la voce per essere sicura che sentissi: Era il modo per dirmi che mi aveva già perdonato.
– Ok! Allora… Buonanotte Zietta! –
Arrivato in camera mi sdraiai sul letto e rimasi a contemplare il soffitto. Dopo qualche minuto mi alzai e tornai lentamente verso il bagno. La porta era ancora socchiusa e zia Giusy era ancora lì, girata dall’altra parte, seduta con un piede appoggiato sul bordo della vasca. Mi avvicinai e rimasi a guardarla: La vestaglia era completamente scesa e lei era rimasta in mutandine e reggiseno. Si stava massaggiando le gambe, le mani scivolavano lentamente dai glutei alle caviglie. La visuale dallo specchio non era il massimo, ma lo spettacolo era comunque ben apprezzato dal mio cazzo che era già tornato ad indurirsi. Qualche minuto dopo decise di togliersi il reggiseno e si girò per appenderlo alla maniglia della porta. Mi spostai velocemente e riuscii a non incrociare il suo sguardo.
Aspettai qualche secondo prima di tornare a guardare. Quando lo feci, Zia aveva cambiato posizione e lo spettacolo era ancora più eccitante. Aveva iniziato a massaggiare l’interno delle cosce e per farlo aveva dovuto aprire bene le gambe. Vedevo la mano che scivolava sulla sua coscia sfiorando le mutandine che teneva leggermente scostate con l’altra mano. Quando ebbe finito si girò, rimasi a guardarla e, questa volta, lasciai che anche lei mi vedesse… sembrava che sapesse che ero lì. Sorrise, mi mandò un bacio, poi chiuse piano la porta.

Il giorno successivo Andrea e zio Tonino erano ancora fuori. Nel pomeriggio, prima di rientrare a casa passai dal fioraio per prenderle un mazzetto di fiori. Niente di importante, giusto un pensierino. C’erano diversi mazzetti già confezionati ma chiesi al fioraio se era possibile averne uno con i fiori che erano esposti fuori. Li avevo notati prima di entrare, avevano colori vivaci e un buon profumo. Fui subito accontentato con una modica spesa. D’altra parte le mie tasche non mi consentivano di più.
Quando arrivai davanti alla porta guardai ancora una volta i fiori e feci un bel respiro. Suonai e sentii subito i passi svelti della Zia che veniva ad aprire. Mi accolse con il suo solito sorriso mentre finiva di aggiustarsi i capelli. Era bella e sensuale ancora più del solito.
– Ciao Tesoro!… –
Le porsi i fiori.
– Grazie! Ma che carino che sei stato! – Mi disse abbracciandomi con forza.
Chiusi la porta dietro le mie spalle mentre lei continuava ad ammirare i fiori.
– Sono fresie!… i miei fiori preferiti.– A giudicare da suo sorriso, doveva essere proprio così.
Mi diede un altro abbraccio poi andò a sistemarli in un vasetto, ci mise un po’ d’acqua e mi raggiunse in cameretta mentre stavo riponendo i miei libri. Rimase a guardarmi per qualche secondo poi si sedette sul letto, era il momento giusto per chiederle scusa, mi girai verso di lei:
– Zia, …per ieri sera… volevo chiederti scusa… mi sono comportato come un bambino e… ho fatto un sacco di danni…–
– Non ti preoccupare… non è successo nulla di grave… ho messo tutto in lavatrice, domani i tuoi Jeans saranno pronti: Lavati e stirati.
– Grazie! Non credo di essermelo proprio meritato, soprattutto con… la storia del polso…– le dissi mentre scuotevo la testa, poi aggiunsi –… per non parlare di tutto il resto.–
– Ma no!… In fondo mi sono divertita, e poi… con tuo cugino e soprattutto con tuo Zio sono abituata a certe piccole bugie.–
– Certo che… ho fatto un bel casino! Non so nemmeno come ho fatto. –
– Semplice!… Hai visto le gambe… il tuoi armoni si sono messi in agitazione e ti è venuta voglia di toccarti… – Sembrava quasi lusingata mentre alludeva alla mia eccitazione, – …il resto lo sai anche tu. Certo… anch’io avrei dovuto evitare di mettere la mano proprio lì… ma non pensavo che bastasse così poco per farti… Beh, comunque sia, abbiamo sbagliato tutt’e due ma ora non ne parliamo più. Dai vieni qui e abbracciami! –
Tirai un sospiro di sollievo e mi sedetti vicino a lei. Mi strinse tra le braccia e tirandosi appena un po’ indietro per vedermi negli occhi, mi disse maliziosamente:
– Immagino che non sia stata la prima volta… ultimamente, la sera, mi è capitato spesso di vedere… un certo movimento nei tuoi pantaloni, quando rimanevamo soli… In ogni caso stai tranquillo, non è necessario che gli altri lo sappiano… e noi non glielo diremo! –
Tornò a stringermi forte e dopo una piccola pausa, aggiunse:
– D’altra parte meglio così che andare con quelle povere ragazze che si vedono sui marciapiedi… rischieresti di prenderti qualche brutta malattia… –
– Beh, ci sono anche quelle che ricevono i clienti in casa e usano sempre il preservativo – Dissi io per dimostrare una certa competenza e non fare la solita figura dello sprovveduto.
Zia Giusy rimase un attimo a guardarmi incuriosita. Poi, molto maliziosamente, mi chiese:
– E tu?… ci sei mai stato con una di quelle? –
Avevo paura di dirle la verità ma trovai il coraggio di farlo.
– Beh… veramente… Una volta… con gli amici… –
Mi aspettavo un’occhiataccia di disapprovazione. Invece fu molto comprensiva.
– Ed è stato bello? – C’era un’aria di complicità nei suoi occhi: Ne rimasi così sorpreso che non sapevo cosa rispondere. Improvvisai una banale risposta.
– Beh… Si, insomma… non è stato bellissimo ma… diciamo che è stato soddisfacente.– In realtà era stato un vero fallimento ma mentii spudoratamente. – Ma ci sono andato solo una volta… tanto per provare.–
– Era la tua prima volta… vero? – Mi chiese dolcemente.
Abbassai gli occhi e ammisi tutta la mia inesperienza. Rimanemmo in silenzio per un attimo, poi fu lei a riprendere il discorso.
– Qualche volta, ci sarà stato anche Andrea. Immagino! –
– Veramente, per lui è diverso… ha la ragazza e…–
– Sì però, si vedono poco… quando va a Bologna, ma qui a Roma? –
– Guarda Zia che Andrea è molto in gamba con le ragazze… a me ha raccontato che una sua amica gli fa certi ‘lavoretti’… ce l’avessi io un’amica così! – Risposi senza nascondere tanta ammirazione e un po’ d’invidia verso mio cugino.
–‘Lavoretti’?… – Ripeté lei, fingendo di non capire e costringendomi ad una faticosissima precisazione.
– Beh!… Sì… insomma… – Balbettai imbarazzatissimo, senza riuscire a dire altro.
– Tesoro, guarda che con me puoi parlare chiaramente… – Disse per togliermi dall’imbarazzo o forse… per imbarazzarmi di più.
– Sì, ehm… quelli… con la bocca.–
Riuscii a dire, mentre mi giravo, per nascondere il viso rosso dalla vergogna.
– Ah! Quel genere di ‘lavoretti’… ho capito… –
– Eh già! Proprio quelli.– Aggiunsi io, con un sospiro di sollievo, confortato dal fatto che non c’era bisogno di ulteriori spiegazioni.
– Chissà cosa farà con Vale?… Anche lei mi sembra abbastanza svelta… Poi, le bolognesi hanno fama di essere molto brave con quel tipo di… ‘lavoretti’ – Aggiunse lei mostrando un certo compiacimento per la virilità di suo figlio.
– Beh! Andrea mi ha raccontato un po’ di cose… anche Vale è brava… carina e poi ha un bel sedere a mandolino …–
– Ah! Hai capito la bolognesina… così giovane ha già sperimentato il sesso con il lato ‘b’!…–
– Ma no Zia… che dici!… Non ho detto questo! So che qualche volta ci hanno provato ma non ci sono riusciti perché lei è ancora vergine lì e… –
Improvvisamente mi resi conto che stavo parlando di sesso, e addirittura di sesso anale, con mia Zia: Mi si gelò il sangue e le parole mi rimasero in gola.
– Ma certo, ci vuole qualcosa… un lubrificante… almeno le prime volte! – Commentò lei, con una certa disinvoltura, dimostrando di non essere affatto imbarazzata. Le sue parole mi fecero ritrovare un minimo di coraggio per continuare il discorso.
– Sì, infatti…– Feci un bel respiro, – ha comprato su internet un flacone di gel… Lo tiene nascosto da qualche parte.– Le dissi per chiudere la conversazione ma mi resi subito conto che invece avevo stimolato la sua curiosità.
– Scommetto, che tu sai anche dove? –
– Beh!… Sì, ma… non credo che ad Andrea farebbe piacere sapere che…– Finsi un po’ di reticenza a svelarle quel piccolo segreto. Ormai anch’io ero curioso di sapere fino a che punto potevamo spingersi avanti in quella conversazione.
– Certo! – disse lei – Ma credo che non gli farebbe piacere nemmeno sapere di quello che…–
Non ci fu bisogno di finire la frase sapevo benissimo a cosa alludeva la Zia. Andai vicino alla scrivania, aprii il cassetto, e nell’angolino a destra presi un flacone di plastica trasparente con e la scritta di colore rosa shocking: “Back Door Pleasure - gel”. Lo tenni un attimo nella mia mano. Con la coda degli occhi vidi zia tendermi il suo braccio e mostrarmi il palmo aperto della sua mano. Mi avvicinai e glielo porsi. Lei, dopo aver dato un’occhiata all’etichetta, delicatamente tolse il tappo. Poi, con una leggera pressione, fece scendere un po’ di gel sul dorso della sua mano, lo spalmò e lo annusò come se fosse una crema per il viso.
– Uhm… buono! – Si limitò a dire.
Rimase un attimo con lo sguardo fisso nel vuoto, presa da un pensiero improvviso che svanì dopo pochi secondi. Diede un’altra occhiata della bottiglia e alludendo al livello del liquido aggiunse sarcasticamente:
– Devono averci provato più di qualche volta, direi… –
Me la restituì… senza chiuderla. Allungò il braccio verso il mio viso, offrendomi il dorso della sua mano per saggiarne il profumo. Io non ci feci caso o meglio: non ebbi il coraggio di farci caso. Ormai, tra me e zia, era un sottile gioco di piccole provocazioni e sottile malizia. Presi il flacone dalla sua mano, lo chiusi e… stavo per rimetterlo a suo posto ma mi soffermai a pensare: Mi domandavo perché quel flacone fosse lì in quel momento. Per quello che Andrea mi aveva raccontato, avrebbe dovuto essere a Bologna, nel suo trolley. Forse quel precisino di mio cugino l’aveva dimenticato o forse non mi aveva detto tutta la verità e quel flacone era un rimasuglio di qualche altra storia. Mi venne in mente l’avventura estiva con quella signora sposata che gli aveva dato ‘tutto’. In ogni caso, dopo essere stato qualche istante a pensare, lo rimisi accuratamente al suo posto. Avrei voluto tornare a sedermi vicino alla Zia ma rimasi in piedi in balìa delle mie insicurezze.
Dopo qualche minuto Zia mi chiese:
– E tu… perché non ce l’hai la ragazza?…– Era la più odiosa delle domande: Toccava un nervo scoperto e risposi con un po’ di magone.
– Magari lo sapessi!… – Cercai di nascondermi dietro un’altra bugia: In realtà sapevo benissimo qual era il motivo dei miei insuccessi. Un attimo dopo mi resi conto che, zia Giusy era l’unica persona a cui avrei potuto confessare le mie debolezze, e quello, era il momento giusto per farlo. Feci un bel respiro e continuai: – Il fatto è che alle ragazze non piacciono i ragazzi timidi… insicuri. Loro preferiscono quelli decisi… intraprendenti… quelli che quando vogliono una cosa se la prendono… senza neanche chiederla.–
– Beh… potresti provare anche tu a… prenderti qualcosa senza chiederla…– Mi disse lasciandosi cadere indietro sul letto, raccogliendo le mani sopra la testa.
Il movimento delle braccia aveva fatto scoprire le gambe ben sopra il ginocchio inoltre il candore del suo seno si intravedeva dal lembo leggermente aperto della vestaglia. Per quanto io cercassi di mantenere la calma il mio cazzo non resistette a quella provocazione, cominciò a pulsare e in un attimo divenne grosso e duro. Io avrei voluto tuffarmi in mezzo al morbido candore delle sue cosce ma rimasi fermo, impalato, ancora una volta non ebbi il coraggio di allungare le mani e mi rifugiai in una stupida quanto inutile risposta.
– A dire la verita… io vorrei tanto ma…–
– …Ma se non troverai il coraggio di farlo, finirà che dovrai toccarti da solo, come hai fatto fino ad ora. –
Ribatté lei, delusa per quanto era successo, o forse… per quanto non era successo. Si sollevò e tornò a stare seduta sul bordo del letto, senza preoccuparsi di riportare la vestaglia al suo posto, poi aggiunse
– Se ogni occasione è buona per risvegliare i tuoi ormoni e devi arrangiarti da solo finirà che ti annoteranno sul “Guinnes Dei Primati”.–
– Beh, non esageriamo… diciamo che qualche volta mi è capitato… – Ammisi io – …ma non tante! – Mentii spudoratamente.
– Tesoro mio! Non devi vergognarti… puoi dirmi la verità senza problemi… sono tua zia e non sono una bambina: so cosa succede a voi uomini quando vedete certe cose! Sei un bel giovanotto! – La sua voce tornò ad essere calma e sensuale – Può capitare una situazione eccitante magari per aver visto un film un po’ sexy in TV… – Poi, sorridendo aggiunse – oppure le mie cosce che… nonostante i miei 48 anni sono ancora sode e ben tornite. Vero? –
Per dimostrarmi ciò che stava dicendo; con disinvoltura, quasi senza farci caso, aveva preso un lembo della sua vestaglia; lo aveva spostato scoprendo tutta la coscia e gran parte delle mutandine; Continuava a guardarmi maliziosamente con la coda degli occhi per vedere la mia reazione.
– Ma che dici Zia… Caspita! Le tue gambe sono stupende! Sai quante ragazze della mia età vorrebbero avere gambe come le tue! –
Non riuscii ad aggiungere altro, ma quelle poche parole furono sufficienti per far affiorare una vena di orgoglio nell’espressione suo viso.
Ci vollero un paio di minuti prima che Zia si rendesse conto che la vestaglia era rimasta aperta ed i miei occhi erano fissi a guardare l’angolino scoperto delle sue mutandine. Chiuse la vestaglia con disinvoltura ma Il mio cazzo che era già gonfio, diventò duro come una pietra. L’elastico degli slip non riuscì a trattenerlo e ne lasciò uscire parecchi centimetri. Mi chinai in avanti per cercare di nascondere il bozzo nei miei jeans ma fu del tutto inutile. Zia mi stava fissando ed ora il sguardo era proprio sul mio pacco! Si accorse che anch’io la stavo osservando… distolse lo sguardo e riprese a parlare:
– Certo dovresti avere una ragazza, ma visto che non ce l’hai… quando hai bisogno di ‘sfogarti’… puoi farlo senza probemi… anzi devi farlo… certi impulsi non possono essere repressi …devono avere il loro sfogo, basta fare le cose in modo corretto, possibilmente in privato senza mettere in imbarazzo gli altri …va bene che ti masturbi ma devi farlo con discrezione! –
Per un attimo avevo sperato che dicesse: “quando hai bisogno di ‘sfogarti’… ci penso io”. Avevo già immaginato le sue dita affusolate che stringevano il mio cazzo in una lunga e interminabile sega ma la conclusione era stata di tutt’altro genere. Che stupido che ero stato!
– Ma certo Zia, capisco benissimo.– Dissi cercando di nascondere la mia delusione e lasciando che continuasse il suo rimbrotto.
– Ecco! … Diciamo che potremmo fare così: Io starò più attenta, per quanto possibile, a non far scoprire le mie cosce, se però dovesse capitare… puoi pure guardarle senza problemi, non c’è nulla di male… ma se ti viene voglia di toccarti, devi farlo con discrezione… in un posto appartato! D’accordo? –
– Certo Zia! D’accordo! –
Zia Giusy si accorse che le sue parole avevano provocato una piccola ferita nel mio orgoglio e cercò di rincuorarmi:
– Dai, non te la prendere, non c’è niente di male! – Poi, sorridendo e carezzandomi il viso, mi chiese – Sono sempre la tua zietta preferita… Vero? –
– Ma sì Zia!… Certo che lo sei!… è solo che certe volte… – Lasciai in sospeso la mia frase. Ero confuso, non capivo cosa mi stava succedendo. Avevo bisogno di rifletterci su.
– Forse dovemmo parlarne ancora… – Disse lei.
Io non risposi. Ci fu una lunga pausa e lasciai cadere il discorso. Zia rimase a guardarmi per qualche secondo poi si girò verso l’orologio, mi diede un'altra carezza e andò in cucina a preparare la cena. Io rimasi a sistemare le mie cose pensando a quanto era accaduto. Quella specie di rimbrotto aveva fatto placare i miei bollenti spiriti. Inutile dire che l’idea di vedere la mano di mia Zia che accarezzava il mio cazzo continuava a vagare nella mia mente. Ogni tanto si affacciava e mi eccitava da morire. Sapevo che non mi avrebbe più lasciato e divenne un sogno ricorrente… molto ricorrente ed io mi lasciavo cullare dalle onde di quel dolce desiderio. Chiusi gli occhi e lasciai andare i miei pensieri mentre il mio cazzo scivolava lento nella mia mano.
Cenammo in cucina. Io ero imbarazzatissimo e rimasi a fissare il mio piatto senza dire una parola poi finalmente squillò un cellulare. Era il momento delle telefonate serali: Andrea, pochi minuti per raccontare il fascino di una colazione al Roxy Bar oppure il concerto rock della sera precedente. Zio Tonino sempre in giro a mangiare nelle mense aziendali dove non sai mai quello che ti capita. Poi c’era mia madre: Due o tre minuti con me per le solite raccomandazioni ed altri quaranta o cinquanta minuti con la sorella per parlare di tutto. Che tra sorelle si parli molto al telefono è un fatto risaputo ma loro erano due campionesse mondiali.
Dopo cena, come al solito, scesi per buttare il sacchetto dei rifiuti e lasciai Zia che ancora parlava al telefono con mia madre. Andai in bagno per lavarmi le mani e ci ritrovammo in soggiorno: Lei si era sistemata sulla sua poltrona; Io in piedi perché non avevo intenzione di fermarmi.
– Che c’è Luca non vuoi fermati a vedere la TV con me?... E’ perché oggi ti ho messo in imbarazzo? O forse le mie cosce non ti piacciono più? – Mi disse con quel sorriso malizioso e provocante che usava sempre più spesso per stuzzicarmi.
– Ma no zia… che dici… è che… – Balbettai cercando una scusa che non riuscii a trovare. Rimasi in piedi qualche secondo poi, lentamente, andai al mio solito posto sul divano.
Mi concentrai sul programma che c’era in TV. Avevo la testa un po’ in subbuglio e non riuscivo a seguire molto… a un certo punto mi scappò l’occhio verso la Zia… e vidi che, questa volta, la vestaglia le era risalita più del solito e si vedeva il candore delle cosce. Distolsi immediatamente lo sguardo, ma il mio cazzo aveva visto benissimo e cominciò ad indurirsi. Qualche minuto dopo sentii la Zia sistemarsi sulla poltrona e riguardai verso di lei: la vestaglia era salita ancora e adesso le vedevo anche Il nero delle sue mutandine. Se fosse successo qualche giorno prima sarei andato in bagno a farmi una sega, ma non volevo che la Zia se ne accorgesse … quindi restai lì, cercando di nascondere con la mano l’erezione.
Quasi senza accorgermi cominciai a premere sul cazzo, un po’ per tenerlo giù, un po’ per toccarlo, ma la Zia che ormai conosceva bene le mie debolezze mi beccò subito:
– Dai Luca!… Mi avevi promesso che ti saresti comportato bene davanti a me! – Mi disse con tono distaccato, continuando a guardare la TV.
– Sì Zia, ma guarda che non stavo facendo nulla di male.–
Lei si girò verso di me, abbassò lo sguardo e vide la mia mano che ancora accarezzava il bozzo dei miei jeans. Con un velo di sarcasmo, aggiunse:
– Beh!... Diciamo che… a guardare la tua mano non si direbbe! –
– Ma… io volevo solo evitare che mi vedessi così…–
Tolsi la mano e abbassai lo sguardo: il rigonfiamento dei pantaloni era troppo evidente. Mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa che potesse nascondere la mia erezione. Presi un cuscino dal divano e lo usai per coprirmi. Poi tornai a guardare zia Giusy e, sempre più imbarazzato, le dissi un’altra patetica bugia.
– …Era solo per sistemarmi un attimo!… Non mi stavo toccando.–
– Non raccontarmi storie! Ti stavi toccando eccome! So benissimo cosa cerchi di nascondere dietro quel cuscino. Dai, dallo a me… È meglio che sia io a coprire le mie gambe… Cosi evito di imbarazzarti ancora.– Ci pensò un attimo, poi aggiunse – Oppure… se preferisci… vai un minuto in bagno… –
Ero andato tante volte in bagno a farmi una sega ma questa volta era diverso: Zia sapeva benissimo cosa avrei fatto e sarebbe stata la conferma della mia incapacità di trattenermi. Preferii portarle il cuscino. Mi alzai, e mi diressi verso di lei, tenendo sempre il cuscino appoggiato davanti a me. Glielo porsi e lei lo poggiò sopra le gambe dopo aver dato una lunga occhiata al bozzo dei miei jeans ed essersi lasciata sfuggire un sonoro:
– Uhm! –
Ed una risatina che dimostrava qualche dubbio su quello che le avevo detto, ma anche un deciso apprezzamento per la mia erezione. Non potevo continuare a mentire: A malincuore dovetti ammettere la mia leggerezza.
– E va bene! Mi sono un po’ toccato… ma è stato solo un attimo! io volevo solo coprirmi… poi mi sono lasciato un po’ andare…. In fondo, non è colpa mia se le tue gambe sono così belle e mi piacciono da impazzire. Poi quando le vedo, succede quello che sai… –
– Luca, te l’ho detto che certi impulsi sono naturali, non c’è bisogno di nasconderli, basta fare le cose in modo corretto… secondo me se vai in bagno… un minutino e tutto torna a posto… Non è che ti vergogni di me adesso? –
Tornai sul divano. Mia Zia che mi diceva di andare in bagno a masturbami mi intrigava terribilmente. Lei sapeva che lo facevo pensando a lei … immaginando di toccare le sue cosce, il seno… Era come se mi stesse offrendo il suo corpo per toccarla in ogni modo ma solo con il pensiero. Ed ecco che l’idea che fosse lei stessa a massaggiarmi tornò a vagare nella mia mente. Il cazzo continuava a tirare, anche perché Il cuscino che le avevo dato non ci aveva messo molto a spostarsi, e le mutandine nere erano tornate ben in vista; qualche rapida occhiata non fece altro che farmelo tirare ancora di più. Dopo qualche minuto cedetti.
– Ok. Zia, forse hai ragione tu… vado in bagno, mi do una rinfrescata e…– Sapevamo bene tutt’e due cos’era quella ‘rinfrescata’ e con aria maliziosa disse:
– Va bene Luca… ma quando hai finito di ‘rinfrescarti’ ricordati di lavarti bene le mani…–
Sorridemmo poi lei tornò a guardare la TV ed io mi diressi verso la porta del bagno di servizio perché era piccolo e senza finestra: Il posto giusto per appartarsi.
In bagno c’erano le sue calze stese ad asciugare, cosa che mi eccitò ancora di più. La cesta della biancheria era quasi vuota: Un reggiseno poggiato sul fondo ed un paio di mutandine rimaste agganciate al bordo. Le raccolsi e le strinsi nella mano. Erano piccolissime: stavano completamente nel mio pugno. Le annusai profondamente e le sfiorai con le labbra, erano state dismesse da poco ed avevano ancora l’odore della sua figa. Avevo gli occhi chiusi e immaginai che le mie labbra sfiorassero la sua pelle, la bocca mi si riempi di saliva. L’altra mano aveva già afferrato il mio cazzo: Bastarono pochi movimenti per una prorompente eiaculazione. Diedi un ultima annusata alle mutandine prima di rimetterle al loro posto e tornare da Zia.
– Tutto bene Luca. Sei più tranquillo ora? – Mi chiese dando una veloce occhiata ai miei jeans che ora non mostravano alcun segno di erezione all’interno.
– Sì, Zia. Tutto a posto! – Le mostrai il palmo delle mani per dimostrarle che le avevo lavate. Ero imbarazzatissimo e cercai di chiudere subito l’argomento.
Lei mi sorrise e continuammo a guardare la TV come se nulla fosse accaduto.

Il pomeriggio successivo ritornò zio Tonino e la sera fu la volta di Andrea. Dopo cena io e Andrea rimanemmo in camera a chiacchierare: Anche questa volta aveva parecchie cose da raccontare. Tra un racconto e l’altro mi disse che aveva bisogno del mio aiuto; i genitori di Vale andavano via per una settimana e lui avrebbe voluto approfittare della loro assenza per stare un po’ di più con lei. In pratica avrei dovuto aiutarlo a convincere zia Giusy che probabilmente avrebbe fatto storie per via della scuola con l’esame di maturità che era in arrivo. Zio Tonino non sarebbe stato un problema; Ci raccontava spesso che ai sui tempi i rapporti con le ragazze erano diversi e, se c’era da scegliere tra un pomeriggio passato a studiare oppure in compagnia di una ragazza, non c’erano dubbi: si lasciavano da parte i libri, anzi si “buttavano alle ortiche”, come diceva lui.
Più tardi, mentre eravamo a cena, Andrea disse che nel viaggio successivo a Bologna c’era la possibilità che si fermasse tutta la settimana. Zia Giusy, come previsto, si dimostrò contraria ma si capiva che c’erano buone possibilità per farle cambiare idea. Andrea la incalzò con le sue motivazioni ed alla fine, quando era già convinta, la Zia chiese anche a me un parere. Ovviamente io fui d’accordissimo, anche perché… o soprattutto, perché avevo l’opportunità di stare da solo con zia Giusy.


I giorni successivi, in attesa della partenza, passarono più lentamente. Un paio di giorni prima arrivò i mio primo trenta e lode all’università. L’esame era quello di geometria; non era uno di quelli super tosti ma era comunque un traguardo importante. E poi un trenta è un trenta e non si discute. Avevo immediatamente telefonato a mia madre. Non avevo chiamato a casa degli zii perché volevo far loro una sorpresa. In realtà la sorpresa la fecero a me, nel pomeriggio, quando rientrai a casa fui sommerso da una bordata di complimenti: Mia madre aveva chiamato sua sorella e le aveva già raccontato tutto.
Passati i primi momenti, con tante pacche sulle spalle e festeggiamenti vari, ebbi la sensazione che In casa ci fosse un’atmosfera insolita. Guardai Andrea e lui mi fece dei cenni facendomi capire che gli zii avevano avuto una piccola discussione. Che peccato! Doveva essere un giorno pieno di gioia invece guardando gli occhi di zia Giusy notai che erano arrossati e forse aveva pianto.
Cercai di tirare un po’ su l’umore della giornata dicendo che mi avrebbe fatto piacere se quella sera fossimo andati tutti in un delle tante pizzerie della zona: Una bella pizza, offerta da me, era sicuramente il modo giusto per festeggiare il mio primo trenta. Zio Tonino mi ringraziò ma declinò l’invito dicendo che ava già una cena di lavoro e sarebbe rientrato tardi. Guardai gli occhi di zia Giusy; la sua espressione era abbastanza eloquente: Immaginai che fosse quello i motivo del bisticcio che c’era stato tra loro.
Subito dopo zio Torino usci di casa dopo avermi rinnovato i complimenti ed avermi consigliato una pizzeria dove avremmo potuto mangiare una ottima pizza, tirata a mano e cotta in un vero forno a legna. Lo ringraziai e, quando sentii chiudere la porta, guardai zia Giusy che senza aspettare la mia domanda mi disse:
– Ci andasse lui con quella puttanella della sua segretaria!… Io lì non ci vado.–
Lo sfogo di zia Giusy non lasciava dubbi: il motivo della lite era proprio quello. Un po’ di svago avrebbe fatto sicuramente bene a tutti, ma soprattutto a zia Giusy che ancora aveva gli occhi rossi di pianto. Rinnovai la mia proposta aggiungendo qualcos’altro:
– E se andassimo a Trastevere?… Lì ci sono tanti bei locali… poi potremmo fare due passi in centro… Eh che ne dite? –
– Per me, va benissimo! – disse Andrea.
– Anche a me va bene!… – disse zia Giusy – …Ma ad una condizione… paghiamo alla romana! Non posso far spendere troppo al mio nipotino! –
– Ma no! … Zia dobbiamo festeggiare il mio trenta … e poi tua sorella non me lo perdonerebbe mai.–
Feci una piccola pausa; guardai le loro facce dubbiose, poi aggiunsi:
– Dai, Zia! Lo sai com’è tua sorella… si è raccomandata tanto di pagare con la sua carta di credito! –
Lei sorrise. Buon segno: il malumore stava passando; il suo viso era tornato a risplendere. Si girò verso Andrea e gli disse:
– Ok! Però non abbiamo tanto tempo, devo prepararmi, voglio essere bella questa sera! – Poi girandosi verso Andrea aggiunse – …dobbiamo finire di tirare giù il trolley che è sull’armadio.–
il cellulare di Andrea iniziò a squillare; Guardai mio cugino e lo tranquillizzai dicendogli che avrei aiutato io zia Giusy. Lui mi ringraziò poi si defilò in bagno per parlare con sua Valentina. Io e Zia andammo in cameretta; vidi che c’era già pronta la scaletta per salire a prendere il trolley di Andrea.
Zia stava per salire sulla scala, mi sentii in imbarazzo, sapevo che da sotto avrei potuto vedere lo spettacolo delle sue cosce; Come in una famosa scena del film ‘Malizia’. Credo che anche zia Giusy lo avesse visto e chissà cosa avrebbe pensato di me: Dopo quello che era successo nei giorni precedenti, avrebbe potuto considerarmi un maniaco. Mi offrii di salire al suo posto.
– Zia aspetta! E’ meglio che salga io…–
– Grazie Tesoro! Ma non ce n’è bisogno… sono ancora abbastanza agile, posso farlo io! –
– Ma no! Non è per quello!…– Per fortuna mi venne in mente una buona scusa – Le tue mani, così curate, non sono adatte a questo genere di lavori… ti si potrebbe spezzare un’unghia… Questa sera sono io il festeggiato e… devi essere bella anche per me.–
Rimase a fissarmi per qualche secondo poi si convinse e lasciò che salissi io.
Quando fui in cima alla scala aprii lo sportello per prendere il trolley ma non lo vidi. Guardai verso il basso; Zia Giusy era lì, proprio sotto di me con gli occhi puntati verso l’alto. Rimasi a fissarla mentre, Immaginavo quello che avrei potuto vedere io, se avessi lasciato salire lei.
Stavo ancora sognando quando Zia mi disse di cercare una valigia grande; il trolley era lì dentro. Afferrai l’unico valigione che c’era e lo tirai fuori con un po’ di difficoltà. Traballai un po’; immediatamente sentii le braccia di zia Susy che si stringevano intorno alle mie gambe per aiutarmi a mantenere l’equilibrio. Mentre scendevo sentii le sue mani che scivolavano sulle mie gambe; Non potei fare a meno di pentirmi della scelta che avevo fatto.
Verso le otto eravamo pronti per uscire di casa. Zia Giusy, come aveva promesso era bellissima: tubino nero e tacco dodici spiccavano su tutto il resto. Le feci notare che i tacchi alti non erano adatti per passeggiare sul ciottolato dei vicoli di Trastevere. A malincuore mi diede retta e sostituì sia le scarpe che la gonna. Scelse un tacco decisamente più adatto ed una gonna più comoda. La rassicurai dicendole che sua eleganze era rimasta la stessa.
La cena andò benissimo. Avevamo trovato un locale piccolo ma molto accogliente. La pizza era buona e anche la spesa era stata adeguata. Non potevo chiedere di meglio: Era un bella serata di primavera, avevo un bel trenta e lode sul mio libretto e stavo in uno dei posti più belli Roma con le persone che amavo di più.
Usciti dalla pizzeria, iniziammo a camminare e ci ritrovammo nel Vicolo Del Cinque; Decidemmo di percorrerlo tutto in direzione di Piazza Trilussa in modo da trovarci vicini al punto dove avevamo parcheggiato la nostra auto. Zia Giusy era in mezzo tra me e Andrea; coccolata come una fidanzatina. Credo che non le dispiacesse affatto. Era proprio quello di cui aveva bisogno.
L’aria era un po’ frizzantina ed Il vicolo era semideserto. Mentre camminavamo il rumore dei nostri passi rimbalzava sui vecchi muri delle case. Zia Giusy si teneva stretta alle nostre braccia alla ricerca di un po’ di calore. Dopo un paio di minuti Andrea decise di fare una videochiamata a Valentina per condividere con lei la bellezza di quei posti. Si portò avanti di qualche metro ed io ne approfittai per mettere il mio braccio intorno alle spalle di Zia. Le ricambiò il mio gesto cingendomi la vita con il suo braccio. Un attimo più tardi sentii la sua mano insinuarsi sotto il mio pullover ed accarezzare la pelle nuda del mio fianco. Mi girai a guardarla; lei fece finta di niente ed io la strinsi forte.
Andrea aveva smesso di fare video ma continua a tenersi in disparte per chiacchierare con la sua ragazza.
Eravamo quasi arrivati a Piazza Trilussa quando Zia Giusy iniziò ridere. Una risata garbata ma abbastanza rumorosa. Ne fui felice perché era il segno che il malumore era definitivamente passato ma ebbi la sensazione che ce l’avesse con me. La guardai incuriosito e subito arrivò la conferma.
– Certo che sei proprio uno stupidone… – mi disse senza riuscire a trattenere la sua risata.
– Ma come sarebbe?… Sono sempre stato il tuo nipotino preferito e, proprio ‘stasera, mi dici che sono uno stupidone? … e perché, poi? –
– Tesoro mio! Oggi pomeriggio sei salito sulla scala al mio posto… – Aveva abbassato notevolmente il tono della voce, per essere sicura che Andrea non la sentisse – Se avessi lasciato salire me avresti avuto la possibilità di goderti lo spettacolo… – Non precisò di che spettacolo si trattasse ma la sua voce maliziosa lo fece ben intendere. Fece una breve pausa, poi con molta convinzione aggiunse:
– Ti conosco bene… ti sarebbe piaciuto di certo… – Sentii un Lungo sospiro di rammarico, poi adora le sue parole: – …E invece… il bravo ragazzo che c’è in te ha avuto il sopravvento sui tuoi desideri…–
Lei continuava a sorridere mentre io ero sempre più impacciato.
– Ma… Veramente io… –
– Dai!... Non penserai che abbia bevuto La storia delle unghie!... Sappiamo tutt’e due quanto ti piacciono le mie cosce: Non era credibile che tu ci rinunciassi per così poco! – Rimase a guardarmi aspettando che anch’io dicessi qualcosa, ma non dissi nulla e lasciai che il mio silenzio parlasse per me: Un’altra bella figura da imbranato.
Cercò di rincuorarmi con una carezza vigorosa della sua mano sul mio fianco. Si strinse a me e mi diede un piccolo bacio sul petto. Tirai il lungo sospiro di sollievo e rimasi ad ascoltare quello che aveva ancora da dirmi.
– Forse ti sei sentito in imbarazzo… O forse hai pensato che avresti potuto mettere in imbarazzo la tua Zietta. In ogni casa hai preferito evitare… – Fece un bel sospiro poi: – Eh si!… un vero peccato! Avresti potuto vedere le mi mutandine… Certe occasioni capitano una volta nella vita e bisogna saperne approfittare. Oltretutto stavi solo cercando di aiutarmi… Nessuno avrebbe potuto dire nulla… –
Continuammo a camminare per qualche minuto, poi aggiunse
– Comunque… voglio riconoscere la tuo onestà e… voglio fare in modo che tu possa dormire tranquillo questa notte… senza pensarci troppo!… Sono bianche.–
– Cosa? –
– Le mutandine… sono bianche, Stupidone. –
– Dai zia! Basta!… Perché devi sempre prendermi in giro? – Gridai a voce bassa.
– Ok. Tesoro. Scusami… era solo per farti capire che certe volte… un pizzico di sano egoismo non fa male.–
La sua voce era dolcissima e mi pentii subito di aver alzato il tono della mia.
– Ma no Zia! Scusami Tu.–
La strinsi a me. Eravamo arrivati a Piazza Trilussa.



Finalmente arrivò il giorno della partenza. Era un venerdì; dopo pranzo accompagnai Andrea alla stazione poi tornai a casa. La Zia era intenta a stirare gli ultimi panni della cesta ed era visibilmente stanca. C’erano ancora un paio di T-shirt di Andrea e una mia camicia. Mi offrii per finire io quel lavoro, ma lei sorridendo, disse che non ce n’era bisogno. Prese la mia camicia, disse che aveva usato un nuovo ammorbidente; L’avvicinò al mio viso per farmi sentire il profumo; io mi avvicinai e affondai il viso nella stoffa. Poi fu lei ad appoggiarla sulle sue labbra ed ad apprezzarne la morbidezza. Iniziò a stirarla e non potei fare a meno di notare con quanta cura raggiungeva ogni piccolo angolo di tessuto per una stiratura più che perfetta. Mentre continuava con il suo lavoro mi spostai dietro di lei, poggiai le mie mani sulle sue braccia e le diedi un tenero bacio sul collo. Lei si girò leggermente, le nostre labbra si sfiorarono per un attimo… un brivido di desiderio, percorse i nostri corpi.
– Grazie! – Le sussurrai. Lei si girò verso l’asse da stiro mentre la sua mano si posava sulla mia accarezzandola delicatamente.
Quando andai nella mia stanza, mi avvicinai alla scrivania, aprii il cassetto e guardai nell’angolino a destra: La bottiglietta era lì, al suo solito posto. La presi e rimasi a guardarla ancora una volta. Non poteva essere una dimenticanza. Evidentemente Andrea non mi aveva detto tutta la verità su quella storia, e continuavo a chiedermi perché non l’avesse fatto. Rimasi un attimo a pensare poi la posai con cura, chiusi il cassetto e mi misi a studiare.
Verso le cinque decisi di fare una piccola pausa, giusto il tempo per una tazza di thè, con la Zia magari, così decisi di chiederglielo. Andai in soggiorno ma non c’era nessuno. Cominciai a cercarla e la trovai in camera da letto che stava riposando… Si era messa comoda, indossava la vestaglia leggera che avevo visto poco prima ma credo si fosse liberata di qualche indumento intimo. Si vedeva che sotto non c’era altro o forse solo un paio di mutandine. Mi avvicinai e tra le cosce leggermente divaricate vidi che le mutandine c’erano ed erano le mie preferite: Nere di pizzo. il mio cazzo s’inalberò immediatamente, guardando meglio vidi un po’ di peli della figa che facevano capolino dal bordo. Era la prima volta che li vedevo e non ce la feci più. La Zia dormiva con un respiro calmo e profondo, mi tirai fuori il cazzo, lo strinsi il ed iniziai a farlo scorrere nella mano. Pensai di andare in bagno ma prima volevo dare un'occhiata da vicino alle sue mutandine ed al pelo nero che contrastava con il candore delle sue cosce. Chissà se ci sarebbe stata un’altra opportunità come quella. Il desiderio che ormai era il padrone della mia mente mi fece trovare il coraggio di osare un po’ di più: La mano lasciò il mio cazzo e si posò sul letto. Pian piano mi avvicinai alle sue cosce, mi fermai un istante, poi mi avvicinai ancora un po’, ero a pochi centimetri dalle sue mutandine e potevo intravedere i dettagli della sua figa dietro il leggero tessuto che la copriva. Il mio cuore andava a mille e continuava a pompare sangue nel mio cazzo che diventava sempre più duro. La Zia fece un leggero movimento e si girò, trattenni il fiato, avevo paura che si fosse svegliata, ma lei continuò a dormire e io, ripresi a respirare.
Passò meno di un minuto; lentamente mi allontanai e scesi dal letto. Stavo quasi per andarmene, quando la Zia mormorò:
– Luca, sei Tu?… Dai, lo so che sei qui… – Mi bloccai immediatamente e lei, sempre con gli occhi chiusi, aggiunse – … e credo anche di sapere cosa stai facendo, vero? – Mi chiese sollevando un po’ la testa per guardarmi. Mi sentii come un bambino sorpreso con le dita nella martellata.
– Ma No!.. Non e come pensi… è che… – Farfugliai, mentre cercavo di rimettere via il mio uccello. Ormai era diventato grosso e non voleva saperne di entrare nella zip dei miei jeans. Per un attimo ebbi la maliziosa sensazione che la Zia avesse fatto finta di dormire e se non fossi sceso dal letto avrebbe continuato con quella messa in scena…, ma nel dubbio, tornai ad armeggiare con la zip dei jeans. Dovetti slacciarli completamente per riuscire a rinfoderare il mio attrezzo. Finalmente potei voltarmi. Ovviamente non potevo raccontarle un’altra bugia, ero pronto a dirle la verità.
– Dai… Zia lascia che ti spieghi…–
Lei però non voleva sentire ragioni.

– Ma che dici!…Non c‘è nulla da spiegare! Quello che ci siamo detti ieri è stato inutile! – disse seccata.
– No, Zia… cerca di capire… oggi eri più eccitante del solito… non ce l’ho fatta a resistere…–
Niente da fare. Le mie giustificazioni risultarono del tutto inutili, anzi peggiorarono la situazione. Zia continuò con tono accusatorio:
– Stai insinuando che la colpa è mia?… Magari perché la vestaglia si e slacciata ed e rimasta un po’ aperta?… – Nel dire così si mise a sedere appoggiandosi alla testata del letto, con le gambe distese e la vestaglia sempre aperta su in modo da lasciare intravedere una bella porzione delle sue mutandine nere. Mi fissava con lo sguardo severo… io avevo gli occhi bassi un po’ per la vergogna un po’ per la paura. Restammo cosi per qualche minuto poi… il suo sguardo pian piano diventò più dolce e gli occhi iniziarono a sorridermi… con voce calda e seducente disse:
– Ma dai… lascia che ti dica la verità… Sono un donna e… anche se non sono più giovanissima… mi piace sentirmi desiderata. Lo sai anche tu… vero? –
Abbassai lo sguardo non dissi nulla. Poi, quando tornai a guardarla continuò a svelarmi i dettagli di quella piccola messa in scena:
– Mi piace eccitarti in questo modo! Sapevo che non avresti resistito alla tentazione di venire dalla tua zietta e non avresti studiato a lungo. La vestaglia l’ho slacciata io… e l’ho anche aperta apposta per farti vedere qualcosina in più… Volevo vedere fino a che punto facevo effetto su un ragazzo della tua età.–
Rimanemmo in silenzio per qualche istante. Il nostro gioco fatto di piccole e maliziose provocazioni, ormai era stato scoperto e stava per finire. Niente più scollature che si aprono distrattamente e nemmeno sbirciatine furtive tra le sue cosce. Certo ero stato vittima di un piccolo inganno… Zia Giusy si era presa gioco di me… Però a me quel gioco piaceva. Avrei preferito che continuasse. Alzai gli occhi e guardai zia Giusy che vedendo la delusione nel mio viso mi disse:
– Mi dispiace!… Forse ho esagerato un po’ ma… ho anch’io le mie debolezze.– Fece una piccola pausa, Poi mi chiese – Non sei deluso della tua zietta… Vero? –
– Ma no Zia! Nessuna delusione… anzi, adesso mi piaci ancora di più!... Ma… – Non riuscii a dire altro. Non sapevo come spiegarle il mio stato d’animo.
– Ma?… – Mi chiese, costringendomi ad andare avanti. Con molta fatica riuscii a trovare le parole per dirle quello che sentivo dentro.
– Il fatto è che… d’ora in poi… non potremo più giocare come abbiamo fatto fino ad oggi. Ci guarderemo con occhi diversi… le cose cambieranno. –
Lei rimase un attimo a fissarmi negli occhi poi mi disse:
– Beh! Certamente… le cose cambieranno!... Ma non e detto che debbano cambiare in peggio… Se troveremo il coraggio di ammettere le nostre fragilità e di dirci le cose senza nasconderci, potrebbero anche cambiare in meglio… –
In un attimo una nuova luce si accese nei suoi occhi e sorridendo aggiunse:
– Dai, non stare lì impalato! Vieni, siediti qui vicino a me… parliamone un po’… Ne abbiamo bisogno tutt’e due. –
Nel dire così mi tese la mano invitandomi a raggiungerla. Io, rassicurato dalle sue parole ormai avevo superato ogni imbarazzo, sedetti sul bordo del letto. La Zia sollevò le ginocchia e io mi appoggiai sulle sue gambe. Da lì non potevo vedere molto ma di fronte al letto c’era l’armadio con le ante centrali a specchio. Vedevo le cosce e le mutandine nere… il cazzo era tornato in tiro come ai “vecchi tempi” anche se erano passati soltanto pochi minuti. Mi tornò in mente quello che mi aveva detto il giorno prima: ”Se desideri una cosa… prova a prendertela senza chiederla”. Lentamente insinuai la mia mano tra le sue cosce ed iniziai a sfiorarle delicatamente: prima con la punta delle dita, poi con tutta a mano. Mi fermai un attimo e smisi anche di respirare; ci fu un profondo silenzio: Mi sembrò di sentire che le sue gambe si aprissero appena un po’. Iniziai a sudare freddo. Il cuore andava a mille. La mia mano riprese a scendere lentamente. Le dita arrivarono a sfiorare le sue mutandine; Sentivo l’umido dei suoi caldi umori. Stavo andando un po’ troppo di fretta; lei mi fermò avendo cura di non scoraggiare la mi fragile intraprendenza. Chiuse lentamente le gambe poi afferrò Il mio polso, lo portò vicino alla bocca e baciò la mia mano facendola scorrere sulle sue labbra.
– Aspetta Cucciolo! Non avere fretta! Lascia che anch’io possa guardarti un po’. Sono passati tanti anni dall’ultima volta che ti ho visto nudo.–
Ero rimasto ad ascoltarla mentre le sue mani si insinuavano sotto la mia t-shirt ed accarezzavano dolcemente il mio petto. Mi tolsi la maglietta; sentii il suo viso appoggiarsi sulle mie spalle. Il calore del suo respiro sfiorava la mia pelle mentre le sue mani scendevano lentamente giù.
– Ti ricordi qualche anno fa… quando tornavamo dalla spiaggia? Io e tua madre, aiutavamo voi cuginetti a fare la doccia… Noi che stavamo attente a non farvi colare lo shampoo negli occhi… Voi che continuavate a giocare schizzando acqua da tutte le parti…–
Lo ricordavo eccome! Era stato uno dei periodi più belli della mia infanzia: Come avrei potuto dimenticarlo. Mentre i ricordi tornavano nella mente sentivo la sua mano che accarezzava i miei addominali. Scese lentamente fino a sfiorare la cintura dei miei jeans. La realtà di quel momento si confondeva con i ricordi di allora. Rivedevo ogni gesto ma soprattutto mi sembrava di sentire quelle mani quando mi insaponavano e scivolavano delicatamente sulla mia pelle bagnata. Le preferivo a quelle di mia madre perché erano più delicate e mi davano una particolare sensazione di benessere. Lei non ci faceva caso se la mia sessualità cominciava a fare capolino, anzi credo che lo facesse apposta a toccarmi in certi punti per stimolare la mia timida erezione. Rideva e ci scherzava su, fingendo una certa aria di sorpresa. Per me era un piacere nuovo, diverso… La doccia dopo il mare era il momento più bello della giornata. La voce di zia Giusy mi distolse dai quei ricordi.
– Dai, lasciati vedere come sei adesso! Il “pistolino” sarà cresciuto spero!… Scommetto che apprezza ancora le carezze della mia mano! – Le sue dita sfioravano il tessuto dei mie jeans ed accarezzavano il mio cazzo seguendone il profilo… come per verificarne le dimensioni. Io rimasi immobile.
– Ti va di farmelo vedere, vero? – Mi chiese mentre cercava di abbassare la zip. L’aiutai alzandomi in piedi. Slacciati i jeans, li feci scivolare giù all’altezza delle ginocchia. Il “pistolino” di una volta ormai era un cazzo durissimo che faticava a restare nei miei slip. Lei lo lasciò uscire fuori abbassandomi l’elastico. Io abbassai completamente gli slip e tornai a sedermi sul bordo letto.
– Uhm… guarda com’è grosso… e com’è duro… devi esserti allenato spesso per farlo diventare così!… – Mi guardò sorridendo. Sapevo a cosa stesse alludendo, ma questa volta, non ci feci caso.
– Dai!... Rilassati e mettiti comodo…– Continuò lei.
Raccolse le sue gambe e si mise seduta sui talloni poi, visto che ero rimasto fermo impalato, mi invitò nuovamente a mettermi comodo.
– Daiiiii… Sta tranquillo!... Non ho intenzione di tagliartelo! – Mi disse in modo più determinato ma sempre con un bellissimo sorriso sul viso.
Mi resi conto che i miei jeans e gli slip erano scesi fino alle caviglie. Bastò un piccolo movimento per liberarmi di loro. Mi tirai un po’ indietro e rimasti seduto sul letto con le gambe distese. Lei poggiò la mano sulla mia spalla e la spinse indietro delicatamente, accompagnandola, fino a quando fui completamente disteso. Chiusi gli occhi per gustarmi meglio quel momento. Li riaprii poco dopo mentre sollevavo la testa per godermi lo spettacolo: la Zia non smetteva di toccarmi il cazzo: lo accarezzava, lo stringeva, ci giocava con le dita, passava con il pollice sul glande… il tutto sempre lentamente accompagnando le sue carezze con complimenti molto espliciti che furono ben apprezzati. Ogni tanto si girava per guardarmi negli occhi e vedere l’effetto delle sue carezze. Dopo pochi minuti sentii la sua mano che lo avvolgeva e lo stringeva con decisione:
– Eh Si!... È proprio grosso!– Disse, senza aggiungere altro e cominciando a farlo scorrere nella sua mano tenendolo ben stretto.
Quando sentii che stavo per venire; cercai di fermarla… non volevo che quel momento finisse troppo presto:
– Scusami Zia, ma… credo che in questo modo non potrò resistere a lungo…–
– Hai ragione Tesoro – Fece una piccola pausa… si sollevò, tiro indietro la testa, accarezzò un paio di volte i suoi capelli, poi li raccolse in una “coda” che legò con un elastico preso dal comodino. Sistemati i capelli lasciò che la vestaglia scivolasse a terra; si distese al mio fianco poggiando la testa sulle mie gambe. Afferrò il mio cazzo, emise un mugolio di piacere ed un brivido le percorse tutto il corpo. Lo strinse con forza come per confrontare quella durezza con la stretta del suo pugno. Un altro brivido fece vibrare il suo corpo poi lascio la presa. Portò la mano vicino alla bocca… prese un po’ di saliva e ritornò sul mio cazzo, lo accarezzò ripetutamente con movimenti lenti e delicati facendolo scivolare tra le dita per inumidirlo in ogni parte. Si girò un’ultima volta verso di me per guardarmi negli occhi, poi tornò a guardarlo. Si avvicinò con il viso… le sue labbra socchiuse raggiunsero il glande che ora era perfettamente lubrificato. Con leggeri movimenti della testa lo fece scorrere sulle sue labbra da un lato all’altro della bocca. Poi, Finalmente, andò ancora un po’ giù, le labbra si aprirono e lo fecero scivolare morbidamente dentro!
– Ma… Zia… aspetta!… non vorrai mica?…–
Sollevò la testa e si girò per guardarmi.
– Stai tranquillo! Vedrai che ti piacerà… lascia fare a me! –
Un attimo dopo le sue labbra tornarono a dischiudersi. Era meraviglioso. la sua testa andava su e giù con movimenti lenti e profondi. Mi resi conto in quel momento che la Zia aveva legato i suoi capelli perché potessi guardare il suo viso mentre il cazzo scivolava dentro e fuori dalla bocca. Sollevò la testa e lasciò che il glande uscisse completamente fuori. Un abbondante filamento di saliva rimase appeso alle sue labbra. Lo raccolse con la mano e tornò a lubrificare il mio cazzo. Aveva alzato lo sguardo per vedere i miei occhi, sapeva che avrei apprezzato quel gesto: Aveva ragione! Non avrei mai immaginato che quella donna, sempre elegante e dai modi raffinati, fosse così brava anche nell’arte del sesso.
– Se ti faccio male dimmelo… – Disse, con voce accattivante – Sai certe volte i denti…. Non sono sicura di riuscire a non farti male… ce l’hai così grosso… –
– Certo Zia! Non ti preoccupare… sei bravissima… stai andando benissimo…– Dissi per rassicurarla.
Ma zia Giusy non aveva bisogno delle mie rassicurazioni. Era meravigliosamente brava e sapeva di esserlo. Non so dove avesse imparato, in ogni caso usava magistralmente il labbro superiore e la lingua per proteggere il mio cazzo che scivolava in una guaina calda e morbida.
Al contrario ero io a aver bisogno di rassicurazioni perché non riuscivo a lasciarmi andare completamente. Non potevo fare a meno di pensare che la bocca che stava succhiando avidamente il mio cazzo era quella di mia zia.
Sentivo uno strano desidero: Avrei voluto spingerglielo tutto in bocca ma avevo paura esagerare: Certe scene le avevo viste nei film porno, ma quelle erano attrici, lei invece era mia zia. Avevo paura di mancarle di rispetto. Ero bloccato dalle mie insicurezze. Dopo un paio di minuti Zia si accorse che avevo bisogno del suo aiuto.
– Che c’è Tesoro?… Non riesci a stare tranquillo... vero?… –
– Lo vorrei tanto Zia… vorrei toccarti …vorrei farti tante cose… ma ho paura di farti male… mi piaci da impazzire ma sei…
Mise un dito sulle mie labbra:
– “Ssshhh…”.–
Non mi fece finire la frase: Aveva capito qual era il mio problema.
– No! Tesoro, Non devi pensare a quello… anzi, non devi pensare a niente… lasciati andare e qualunque cosa tu voglia fare… falla senza scrupoli! –
Un attimo dopo zia Giusy era tornata succhiare il mio cazzo e mi disse qualcosa che inizialmente non capii:
– Dai… prendimi i capelli e tirali! – Io rimasi immobile mentre lei faceva sparire nuovamente il mio cazzo nella sua bocca. Dopo qualche secondo, la sua mano prese la mia e la portò ad afferrare la coda dei suoi capelli: Finalmente capii. Strinsi con forza e iniziai a guidare i suoi movimenti che divennero più ampi e profondi. Per un attimo provai a spingerla fino in fondo, poi la tirai verso l’alto e le sollevai la testa per guardarla negli occhi. Aveva un’espressione di dolore e di piacere insieme.
– Bravo!… Stringi forte e tira… Dai! – Strinsi ancora più forte e la spinsi giù per due o tre volte ed ogni volta più a fondo.
– Si!… così… Dai! Fammi sentire quanto mi desideri!–
Sentivo i rumori provocati dal mio cazzo che entrava prepotentemente nella sua bocca. I suoi capelli erano sempre stretti nel mio pugno. Sentivo che non potevo resistere molto in quel modo: Provai a rallentare il ritmo. La spinsi giù ancora per un paio volte, poi la tirai su e asciai che tutt’e due riprendessimo fiato.
– Zia… sto per venire… – Dissi per avvertirla.
Lei mi rassicurò con un sorriso, mentre la mia mano stringeva ancora i suoi capelli.
– Non ti preoccupare… puoi venirmi in bocca se vuoi –
La risposta la lesse nei miei occhi e… nella mia mano che la spinse con forza verso il basso. La sua bocca tornò a succhiare. Sentivo i suoi mugolii vogliosi insieme a qualche risucchio delle sue labbra. Nel momento in cui il mio sperma inondò la sua bocca la spinsi giù e la tenni ferma. Quando sentii completamente svuotato aprii la mano e liberai i suoi capelli. Lei sollevò la testa e si girò verso di me per vedere l’espressione del mio viso. Continuò a fissarmi mentre raccoglieva una goccia di sperma, colata fuori dalla sua bocca, per portarla sulla lingua. Voleva che anch’io la guardassi per farmi vedere che aveva ingoiato tutto il mio seme. Era il suo modo di ringraziarmi per tutto il piacere che aveva provato ogni volta che mi ero eccitato guardando le sue gambe. Riprese a succhiare ancora per un paio di interminabili minuti, con dolcezza, per ripulire il mio cazzo con le labbra.
Rimasi sdraiato sulla schiena svuotato di tutte le energie. A stento riuscivo a credere che quanto era accaduto. Avevo sempre sognato un pompino così ma che fosse mia Zia a farmelo era un sogno che andava oltre il più fantasioso dei miei desideri. Zia Giusy si avvicinò al mio viso e posò le sue labbra sulle mie. Nella sua bocca c’era ancora il sapore del mio seme. L’abbracciai con forza, succhiai le sue labbra poi la mia lingua entrò nella sua bocca alla ricerca di quel gustoso sapore di sesso.
– Allora! Come va adesso?… La tua zietta è stata brava? –
– C’è bisogno che te lo dica? –
– Si! Mi piace sentirtelo dire. Ti prego dai… dimmelo!–
Eh si! La zietta era proprio una bella porcellina: Non solo le piaceva succhiare il cazzo del nipotino ma voleva sentirsi dire che era brava. L’accontentai.
– Zia sei stata bravissima… ho fatto come hai detto tu: Ho immaginato che tu fossi un’altra persona. Era come se non ci conoscessimo e non sapessimo nulla l‘uno dell’altra. Una specie di… di… – Non riuscivo a pronunciare quella parola e ci pensò zia Giusy
– Una specie di… puttana vorresti dire? –
– Beh… in un certo senso sì!... – Con un po’ d’imbarazzo cercai di scusarmi – Ma solo per qualche minuto e solo per non pensare che eri mia zia! –
– Tesoro… non devi aver paura di dirmelo. Mi piace sentirmi… un po’ puttana… in certi momenti… – dopo una piccola pausa aggiunse: – Con te… Era da tanto che lo volevo!…–
Le sue parole mi fecero trovare il coraggio di dirle quello che avevo provato.
– Zia, è stato bellissimo! Non dovevo avere nessun riguardo e… non l’ho avuto! – Rimasi un attimo a guardarla negli occhi, poi aggiunsi –...Ho lasciato liberi i miei desideri più profondi e…– Chiusi gli occhi per risentire il piacere che svevo provato in quel momento, poi con voce forte e decisa aggiunsi:– l’Ho spinto tutto giù… fino in fondo… Ho guardato i tuoi occhi mentre ingoiavi tutto… fino all’ultima goccia!... È stato bellissimo!–
– Oh, si Tesoro. Quando ho sentito con quanta forza mi spingevi giù… ho capito cosa volevi… Sono stata brava, vero?... Dai dimmelo… Dimmelo ancora!–
– Sei stata bravissima… Una bravissima puttana! –
– Mi piace sentirtelo dire! Mi eccita da morire!... Promettimi che verrai ancora da me quando ne avrai voglia. –
La mia bocca si avvicinò alla sua. Ci scambiammo un lungo bacio. Poi, quando le nostre bocche si separarono la guardai negli occhi.
– Si!... Te lo prometto! –
Soddisfatta dalla mia promessa tornò a rilassarsi vicino a me. Con la testa appoggiata sul mio petto. Accarezzava e giocherellava con il mio cazzo che non era ancora ritornato alle sue dimensioni normali, anzi cominciava a dar segni di ripresa e si stava rimettendosi in tiro.
– Ma… non dirmi che… – Vidi un’aria di sorpresa nei suoi occhi, poi si giro per un attimo, a guardare il cazzo che stava diventando duro nella sua mano ed ebbe la conferma dei suoi sospetti: Avevo ancora tanta voglia di lei. – Tesoro! Credevo che avessi bisogno di un po’ di tempo per recuperare… Invece… Il tuo amico qui… sembra che non sia completamente soddisfatto… – Allargò le gambe, spostò il bordo delle mutandine e si passò la mano sulla figa per accarezzarla…– Credo che abbia voglia di qualcos’altro… e credo di sapere anche cosa vuole. –
Mi girai verso l’armadio e nello specchio vidi uno spettacolo stupendo: il profilo del suo culo accarezzato dalla mia mano e la sua faccia a pochi centimetri dal mio cazzo.
– Eh sì, Zia!… Le tue labbra erano morbidissime ma… – Le dissi senza finire la frase.
– Povero Tesoro!… Hai ancora tanta voglia eh!... Vedrai che la tua zietta saprà accontentarti!... Ma non subito –
Pensai che volesse farsi desiderare ancora un po’. Rimasi a guardare nello specchio le sue labbra che sfioravano il mio glande.
– Zia, così… mi farai impazzire!... – Ci pensai un attimo, poi aggiunsi – Ma forse… È proprio quello che vuoi eh!–
– No Tesoro!... Sono io che ho voglia di impazzire!
Immaginai cosa potessi fare per esaudire la sua voglia ma, ancora una volta, ebbi paura di aver osato troppo con la fantasia: Feci finta di nulla e lasciai che fosse lei a dirmi qualcos’altro: Avevo ancora bisogno di un piccolo aiuto. Zia se ne accorse, alzò gli occhi, ed i nostri sguardi s’incrociarono attraverso lo specchio.
– Credo che tu abbia imparato come si fa a prendersi qualcosa senza chiederla… Potresti imparare qualcos’altro…– Mi disse, per stuzzicare la mia curiosità, mentre le sue labbra continuavano a solleticare il mio glande.
– Uhm! – Risposi. Era un chiaro segno di approvazione per invitarla ad andare avanti.
– Diciamo che… Potresti provare a fare qualcosa per la tua zietta… senza che sia lei a chiedertelo! – Mi sussurrò con voce accattivante dopo essersi girata verso di me.
– Posso provarci ma… non so se ne sarò capace… non so nemmeno quello che devo fare.– Risposi esagerando sulla mia inesperienza, alla cerca di ulteriori parole d’incoraggiamento.
– Ma sì!… Dai… Provaci! Vedrai che sarai bravissimo…. Devi solo lasciarti andare e seguire il tuoi istinto. Se necessario, ti guiderò io! –
Era proprio quello che speravo di sentirmi dire. Provai a prendere l’iniziativa… Infilai le dita dentro le sue mutandine. La figa della Zia era bagnatissima, ma le mie dita accarezzarono le grandi labbra e subito trovarono la strada per entrare dentro!
– Ahi! Così mi fai male… Aspetta, fai piano!! –
Lei guidò la mia mano verso il clitoride e cominciò a massaggiarlo delicatamente.
– Ecco… così… bravo! E un punto delicato… trattalo con dolcezza! –
Continuai ad accarezzarlo dolcemente bagnando le dita con la lingua per farle scorrere meglio mentre lei si occupava del mio cazzo; sentivo il calore del suo respiro sul glande. Ogni tanto lasciava colare un po’ di saliva prima di lasciarlo entrare in bocca… mi piaceva da impazzire. Non ci misi molto ad avere la conferma che stavo cercando: Immaginai la mia lingua che scorreva sulla sua fica e scivolava su quel bottoncino che faceva vibrare il suo corpo ogni volta che lo stringevo tra le dita. Eh sì! Era proprio quello il desiderio nascosto di zia Giusy. Era arrivato il momento di provare qualcosa di nuovo e, per farlo, dovevamo cambiare posizione.
Le chiesi di sdraiarsi su di me… lei si girò, mi lancio un malizioso sorriso di approvazione. Era soddisfatta: Le ultime barriere del pudore erano state superate. Sollevo una gamba e scavalcò il mio viso. Si mise a pecorina sopra di me nella classica posizione del ‘69’. La sua figa era a pochi centimetri dalla mia faccia, trattenuta a stento dal sottilissimo tessuto delle sue mutandine: Sentivo l’odore mentre il mio cazzo tornava nella sua bocca.
Le mie mani si poggiarono dietro le sue cosce, scivolarono verso l’alto, trovarono un varco nel bordo delle sue mutandine; Le mie dita affondarono nella morbida carne del suo culo. Sentii un brivido percorrere tutto il mio corpo, la tirai verso di me e la sua figa si poggio sul mio viso.
Iniziai a far scorrere le mie labbra sulla pelle morbida delle sue cosce, poi passai alle mutandine: il tessuto era cosi sottile che percepivo benissimo la forma della sua figa. Il suo ventre iniziò a contrarsi seguendo il ritmo delle mie labbra. Sentivo gli spasmi sul viso. La bocca si spostò sulla parte interna della coscia. La pelle era morbidissi, ma iniziò a sfiorarla e subito sentii mugolii di piacere. Con le dita scansai le mutandine, scoprii la sua figa e finalmente la lingua riuscì a raggiungere gli angoli più nascosti. Rimanemmo in quella posizione per qualche minuto poi lei si sollevò lentamente e mi disse:
– Sei bravissimo Tesoro… aspetta un attimo fammi togliere le mutandine! –
La guardai negli occhi e le chiesi:
– Ti prego Zia, lascialo fare a me!… Ho sognato tante volte di farlo.–
Rimase incuriosita dalla mia richiesta e senza pensarci troppo mi accontentò. Si distese completamente, con la testa appoggiata alla la spalliera ed il cuscino ben sistemato per tenerla un po’ sollevata. Rimasi ad osservare ogni suo movimento fino a quando un meraviglioso sorriso apparve sul suo viso: sembrava che mi dicesse ‘Dai, fammi vedere cosa sai fare’. Presi le sue mutandine e le feci scorrere sulle sue gambe mentre lei sollevava il bacino. Le raccolsi nel mio pugno e le annusai profondamente davanti ai suoi occhi. Le infilai in bocca per sentirne anche il sapore.
– Ma guarda il mio nipotino… è diventato un bel porcellino eh! –
Posai le mutandine sul comodino poi presi le sue gambe e le divaricai leggermente. Mi sdraiai davanti a lei ed affondai il viso tra le sue cosce. Inizialmente ci fu un profondo silenzio; sentii la sua mano che scivolava lentamente tra i miei capelli. La lingua trovò subito la strada per entrare e leccare in profondità. Il suo corpo iniziò a muoversi come se volesse fuggire da quelle sensazioni cosi forti. Le mie mani appoggiate sul suo ventre iniziarono a percepire i primi spasmi. Passai le bracca sotto le sue cosce e tornai a posare le mani sul suo ventre, così la mia bocca rimaneva a contatto della sua figa ad ogni movimento.
Le pareti erano piene di umori caldi e viscosi che la lingua assaporava ad ogni passaggio. Le mie labbra trovarono il clitoride, lo accarezzarono ed iniziarono ad alternare piccoli morsi con delicate leccatine. Sentivo il suo ventre che vibrava sotto il mio viso. Improvvisamente il suo corpo si fermò. Trattenne il respiro per qualche secondo… Poi un lungo grido liberatorio ruppe il silenzio:
– Oddddiiiiiioooo! –
La Zia iniziò a reagire con spasmi profondi e vigorosi ogni volta che la mia lingua toccava sulle parti più sensibili. I mugolii divennero sempre più intensi… il suo corpo si inarcava e vibrava sotto e le mie labbra. Appoggiò le sue gambe sulle mie spalle e le strinse imprigionando la mi testa. Con il palmo della mano spinse i mio viso e mi allontanò dalla sua figa. Si girò sul fianco chiudendo le gambe e raccogliendole con le braccia mentre una raffica si spasmi scuotevano il suo corpo. Era un piacere troppo intenso: Incontenibile. con voce tremante mi disse:
– Aspetta un attimo Tesoro!... Fammi riprendere…. Mi dispiace. Ho desiderato tanto questo momento… ed ora non riesco a…– Un brivido percorse il suo corpo e le impedì di finire la frase. Aspetto che passasse il tremore delle lbbra: – Scusami… ho bisogni di una piccola pausa!–
Rimasi a guardarla mentre gli spasmi si diradavano ed il suo corpo tornava ad aprirsi. Quando fu completamente rilassata sentii la sua mano che scivolava lentamente tra i miei capelli. Chiusi gli occhi e mi abbandonai alle sue morbide carezze. Lentamente le sue dita si spostarono sul mio viso, iniziarono a sfiorare le labbra. Con una leggera pressione le aprirono e si posarono sulla mia lingua. La toccarono ripetutamente in ogni parte: La sentirono morbida e bagnata. Sentii un gemito, poi le sue dita tornarono tra i miei capelli. Li strinsero e guidarono la mia bocca verso la sua figa… Aveva ancora voglia di quella morbidezza. Con un filo di voce mi disse:
– Dai! Fammela sentire ancora un po’!
Tornai a sfiorare con le labbra la pelle morbida intorno ala figa. Il suo corpo era calmo e rilassato non c’erano spasmi. Le braccia abbandonate sul cuscino. Approfittai di quella calma per assaporare ogni angolo della sua figa, ma non durò molto; il suo corpo tornò presto a vibrare. Sentii, ancora le sue dita che erano tornate tra i miei capelli, le sentii chiudersi per stringerli con forza. Non sentivo dolore ma un piacere intenso che aumentava quando le dita stringevano più forte. Cercavo di controllare i movimenti della mia lingua: ascoltavo i segnali che arrivavano dalle sue mani e dalla sua voce.
– Oh, Sì!… Tesoro mio. Sei bravissimo! Mi piace sentire la tua lingua… è calda… morbida… spingila in fondo…. più forte… fammela sentire!.–
Improvvisamente, quando le mie labbra tornarono a sfiorare il clitoride, le sue mani si aprirono: Una continuò a spingermi verso la sua figa. L’altra prese un cuscino e lo porto davanti alla bocca. Ora poteva urlare senza che la sentissero tutti.
– Si! Dai! Così … bravo! …vengo... Si! vengooo! Oh si eccomi…–
Il cuscino riuscì a malapena a contenere le sue urla di piacere. Rimase un paio di minuti distesa sul letto con gli occhi chiusi.
Recuperate le energie mentali; scese dal letto, si girò verso lo specchio, passò un mano tra i capelli scuotendo la tesa per cercare di scioglierli, poi sorridendo mi disse:
– Ma guarda come mi hai ridotta!
– Zia sei bellissima! Starei ore a guardarti per quanto sei bella!
– Oh! Tesoro. Sei proprio un gran bugiardo!… Eh sì… un bravissimo maialino bugiardo… …
Raccolse la sua vestaglia e la indossò. Poi prese anche le mutandine e con aria soddisfatta le fece roteare intorno all’indice. Si girò e venne verso di me. Appoggiò le se labbra sulle mie. Lasciai che la sua lingua raccogliesse il sapore della sua figa sulle mi labbra poi, con un filo di voce, aggiunse:
– Io adoro i maialini bugiardi!
La seguii con gi occhi mentre si dirigeva verso il bagno.

Il mattino successivo rimasi a letto un po’ di più. Era sabato e non c’era lezione all’università. Non riuscivo a smettere di pensare a tutto quello che era successo poche ore prima. Credo che anche il mio cazzo stesse pensando la stessa cosa e se ne stava bello turgido mente scorreva su e giù nella mia mano immaginando ben altre cavità da riempire.
Quando sentii bussare, Immediatamente sfilai il braccio da sotto il lenzuolo; mi girai, la porta era aperta e zia Giusy era in piedi con un vassoio tra le mani.
– Buongiorno pigrone! –
– Buongiorno Zia!… Scusami… Questa mattina non ce l’ho fatta… – Risposi con aria assonnata come se mi fossi appena svegliato. In realtà ero sveglio da un bel pezzo e credo che anche zia Giusy lo sapesse.
– Beh! L’ho immaginato e… vista che non ti alzavi, te l’ho portata io la colazione –
– Ma dai!… Non dovevi… non credo di essermelo meritato … comunque Grazie!…–
Mi sollevai e rimasi seduto sul letto. Rimasi ad osservarla mentre avanzava lentamente con il vassoio tra le mani. Mi aveva preparato una ricca colazione all’inglese: Uova fritte, bacon, pane tostato e spremuta d’arancia. Era la mia preferita. La guardai e vidi che nei suoi occhi c’era qualcosa di diverso. Rimasi per un attimo ad osservarla. Era ferma in piedi vicino a me con la sua vestaglia ben allacciata e un dolcissimo sorriso sul viso.
– Wow, che servizio da… cinque stelle! Grazie! –
– Diciamo che ieri sera sei stato bravo da… quattro stelle, ma sono stata generosa.–
la mia mano si posò sulla sua gamba e cominciò ad accarezzarla, salendo lentamente tra le cosce. La pelle era liscia, vellutata: Era appena uscita dalla doccia. Quando salì ancora più su, sentii i morbidi peli della sua figa e il soffice tepore delle sue grandi labbra: Non aveva le mutandine, sentii un brivido e alzai lo sguardo per vedere i sui occhi. Ci guardammo per qualche istante senza dire una parola. Il suo sguardo era più che eloquente, poi…
– Dai Tesoro! fai colazione… hai bisogno di rimetterti in forze.
Presi il vassoio e lo posai sulle mie gambe mentre Zia si sedeva sul bordo del letto.
– Certo che per essere un principiante ieri sera te la sei cavata bene! – Poi poggiando la mano sul mio cazzo aggiunse: – Il signorino qui è stato all’altezza della situazione.–
– Anche tu sei stata bravissima. E’ stato un… ‘lavoretto’ di quelli che non si dimenticano.–
– E… Sono stata abbastanza… puttana? – Mi chiese con aria maliziosa.
– Beh, SÌ!… Direi proprio di sì… una gran puttana!
– Anche lo zio Tonino avrebbe apprezzato un finale così, ma… con lui non sono mai riuscita ad andare fino in fondo… Alla fine andavo in bagno e sputavo tutto.– Poi aggiunse: – Ora avrai anche tu un’avventura da raccontare ai tuoi amici.–
– Ma no, Zia… che dici! Certo i miei amici mi invidierebbero molto se sapessero quello che c’è stato tra noi ma non succederà. Questa storia rimarrà tra me e te. Lo sai anche tu che… non è stata un’avventura. Semmai è stato l’avverarsi di un sogno… Nessuno lo capirebbe e nessuno lo saprà mai… Pensa se poi lo venisse a sapere lo Zio? –
– Stai tranquillo! Lui ha altri interessi ora.– Rispose lei con un velo di tristezza negli occhi.
– Mi stai dicendo che zio Tonino … – Provai a chiederle qualcosa ma non aveva voglia di parlarne e mi fece solo un accenno.
– Dopo tanti anni di matrimonio la passione svanisce e i legami che tengono unita una coppia si modificano… Spesso la passione… il desideio… lasciano il posto all’affetto ma qualche volta svaniscono e basta.–
– Ma sai… Zia potrebbe essere lo stress per il lavoro… – Provai a trovare una giustificazione.
– No Tesoro, non è quello… Ultimamente quando va fuori porta anche la segretaria. Sicuramente Lei lo aiuta con il lavoro… ed anche dopo, magari con qualche ‘lavoretto’, come lo chiami tu...–
Sentii un lungo sospiro poi, malinconicamente, aggiunse:
– Quelli sì che aiutano a rilassarsi e a smaltire lo stress!... Pensavo che il nostro matrimonio avesse basi più solide… Evidentemente mi sbagliavo –
Chiuse il discorso lasciandomi un po’ di amaro in bocca.
Rimase a farmi compagnia mentre facevo colazione. Tenne sempre la mano poggiata sulla mia gamba. Ogni tanto la accarezzava e qualche volta arrivava a toccarmi il cazzo. Lo stringeva un pochino per saggiarne la durezza poi tornava a posarsi sulla mia coscia.
Quando ebbi finito presi il vassoio mi avvicina alla scrivania per posarlo. Aprii il cassetto e nell’angolino a destra presi il flacone di gel. Lo tenni nella mano senza che Zia se ne accorgesse.
– E’ stata sufficiente la colazione? Vuoi qualcos’altro?… Devi recuperare molte energie, Tesoro mio.–
Mi disse alzandosi e poggiando le mani sulle mie spalle.
– Grazie… è stata più che sufficiente, ora voglio solo abbracciare la mia zietta… Per una colazione così ci vuole un ringraziamento speciale.–
L’abbracciai dopo essermi liberato del flacone posandolo sul comodino.
Slacciai i primi bottoni della vestaglia e la feci scivolare sulle sue spalle. Lei la lasciò cadere a terra poi infilò le mani nei miei slip e li abbassò lasciando a me il compito di liberarmene completamente. Il velo di tristezza era sparito ed i suoi occhi stavano tornarono a brillare.
Ci sdraiammo sul letto. Avrei voluto che la Zia poggiasse la testa sul mio petto e… non ci fu bisogno di chiederglielo. Iniziò a coprirmi di baci muovendosi delicatamente. Sentivo le sue labbra che succhiavano e mordicchiavano i miei capezzoli mentre accarezzava il mio cazzo. La mia mano era affondata nei suoi capelli che scivolavano come morbida seta tra le mie dita. Con una leggera pressione spinsi verso il basso e la sua bocca arrivò a pochi centimetri dal mio cazzo. La sua mano afferrò il mio polso e la portò via. Il suo viso risalì su mio petto e la bocca tornò a mordicchiare i miei capezzoli. Poi, finalmente, ritornò a scendere ma questa volta molto più lentamente. Passarono pochi interminabili minuti poi le sue labbra sfiorarono il mio glande. Fu un leggero contatto, non era quello che il mio cazzo si aspettava. Era chiaro che zia Giusy aveva voglia di giocare ed io accettai il suo gioco. Per eccitarmi ancora di più si mise a pecorina offrendomi la vista del suo meraviglioso culo.
Feci scorrere la mia mano sulla sua schiena ed arrivai al culo. Mi fermai pochi istanti per accarezzarlo poi tornai a sfiorare l’interno delle sue cosce evitando accuratamente di sfiorare la figa. Sentivo i brividi che percorrevano il suo corpo. Le sue cosce si allargarono, Il palmo della sua mano si posò sul dorso della mia afferrandola e portandola sulla figa… Le cosce si chiusero e la mia mano rimase stretta in quella trappola di piacere. L’accarezzai per qualche minuto poi portai la mano alla bocca, raccolsi un po’ di saliva e tornai ad accarezzarle la figa inumidendo l’esterno delle sue labbra. La Zia allargò ancora un po’ le gambe lascandomi più spazio per entrare ma le mie dita non si curarono di quell’invito e continuarono ad accarezzare l’esterno. Sentivo la mano della Zia che continuava a giocare con il mio cazzo mentre la bocca continua a sfiorarlo.
Si girò verso di me e si mise a cavalcioni, afferrò i miei polsi e li tenne stretti sul cuscino mentre muoveva il bacino alternando oscillazioni e roteazioni. Il mio cazzo era proprio sotto la sua figa e ne percepiva ogni singolo movimento.
– Quante volte mi hai desiderato ehh… Scommetto che, ogni volta che ti sei masturbato, lo hai fatto pensando a me!... Vero?
– Sì! Zia! Sei stata i mio pensiero fisso… Sono passati gli anni ma non ho mai smesso di desiderarti… –
– Povero Tesoro! Tutto questo tempo… Ma adesso la tua zietta è qui ed è tutta per te…. Vedrai che saprà farsi perdonare! –
Liberò i miei polsi e le mani furono libere di posarsi sui suoi fianchi. Le sue accarezzarono il mio viso. Le sue dita accarezzavano le mie labbra. Io aprii la bocca, le lasciai entrare e Iniziai a succhiarle. La zia aveva gli occhi socchiusi mentre il suo corpo si inarcava davanti ai miei occhi.
– Eh sì!. Ho molte cose da farmi perdonare non possiamo perdere neanche un attimo –
Volevo vederla godere ancora di più così feci scivolare le mie mani sui suoi glutei e la tirai verso di me. Lei capì le mie intenzioni e le assecondò sollevandosi leggermente in modo che potesse scivolare sopra di me. La sua figa arrivò sulla mia faccia ed il suo bacino riprese a roteare. Le strinsi con forza i glutei e la fermai per consentire alla mia lingua di scorrere negli anfratti delle sue cosce poi dentro la sua figa che ormai era bagnatissima. Finalmente, la mia bocca trovo il clitoride: Iniziò a succhiarlo avidamente. Le mani della zia avevano afferrato i miei capelli e tentavano di affondare ancora di più la mia testa tra le sue cosce. Riuscivo a respirare a malapena.
Qualche minuto più tardi spinse più avanti il bacino e portò i suoi glutei sopra la mia faccia. Cercai di far entrare la lingua nel buco di quel meraviglioso culo mentre le mie mani allargavano i glutei. Sentivo i mugolii ed i gemiti di zia Giusy che tornò a sollevarsi sulle ginocchia per tornare a indietro a sedersi sul mio cazzo. Le sue mani tornarono sul mio viso, le dita accarezzarono le mie labbra ed entrarono nella bocca cercando quel che restava dei suoi umori vaginali. Poi portò la mano alla sua bocca e cercò di assaporare il gusto della sua figa.
Il gioco dell’eccitazione stava per finire. Ormai non riuscivamo più a controllare la nostra libidine. Zia si sollevò sulle ginocchia. Con la mano prese il mio cazzo e lo puntò verso l’ingresso della sua figa poi si lasciò cadere. La mia verga entrò completamente dentro di lei.
– Ahh!… Eccoti… Finalmente ti sento dentro!… Ti ho aspettato tanto.–
Il corpo di zia Giusy ricominciò a danzare sopra di me. Sollevai la testa per vedere il mi cazzo che entrava ed usciva dalla sua figa mentre i suoi seni oscillavano al ritmo del suo corpo.
I movimenti si fecero sempre più frenetici. Con le mani aveva afferrato nuovamente i miei polsi e li teneva fermi sul cuscino. Sentivo che in quel modo non avrei resistito a lungo e le chiesi di muoversi più lentamente
– Aspetta Zia, cosi mi fai venire subito.–
Liberò i miei polsi e posai le mani sui suoi fianchi. I movimenti guidati dalle mie mani divennero lenti e profondi. Senza spostarmi riuscii a prendere il flacone di gel che era sul comodino. Feci colare un po’ di gel sulle mie dita che scivolarono verso il suo culo… accarezzai il suo buchino. Sentii un brivido che percorreva il corpo di zia Giusy. Presi ancora qualche goccia di gel dal flacone, tornai a lubrificare il suo buco del culo e lasciai che le mie dita si soffermassero a roteare proprio intorno a quel punto, ma senza spingere per entrare.
– Ah!… il mio nipotino sta diventando un vero maialino!... – Mi guardò intensamente come se fosse sorpresa della mia audacia e mi stesse chiedendo se fossi sicuro di quel che avevo intenzione di fare. Non mi feci intimidire, continuai con la mie carezze e questa volta feci entrare il mio dito un po’ dentro. Non ci mise molto a capire quanto fossi determinato: – Eh Sì!… Direi proprio di sì!… Un bel maialino! – Sembrava lusingata della mia insistenza.
– Zia… è difficile resistere ad un culo così –
– Oh Tesoro, ti piace così tanto?... Lo vorresti. Vero?…– Mi disse fissandomi negli occhi.
Sapeva benissimo che lo volevo, ma forse voleva farmelo desiderare ancora un po’. Accettai la sfida.
– Certo che lo vorrei, ma…– Feci un bel sospiro e non dissi altro.
– Ma?... – Mi chiese incuriosita dalle mie parole.
– Beh, Non credo di potermelo permettere… –
Rimase a guardarmi sempre più incuriositola. In attesa che le spiegassi il motivo.
– Il fatto è che… le puttane… vogliono un pagamento extra per quel tipo di servizio ed io… non ho abbastanza soldi per un culo bello come il tuo! –
Il nostro gioco erotico ormai era come una maschera che ci proteggeva da ogni forma di pudore. Sorrise lusingata mentre scuoteva maliziosamente la testa: Non era la spiegazione che s’aspettava, ma le piaceva quel gioco ed era pronta a giocare.
– Oh, Tesoro! Certo che dovresti pagare un sacco di soldi, ma… – Abbassò un po’ il tono della voce, poi aggiunse: –…sarebbero soldi ben spesi… te lo assicuro… in ogni caso, oggi la tua puttana è generosa ed in vena di fare regali… ad una condizione però…–
Rimasi a guardarla: Adesso ero io a pendere dalle sue labbra. Lasciò passare qualche altro secondo, poi:
– …Non devi dirmelo… devi prendertelo e basta! Una specie di violenza!… Senza esagerare però! –
– Sì, ma… Potresti sentire dolore… io non l’ho… –
Mi mise la mano sulla bocca.
– Lo so Tesoro, ma… non devi preoccuparti… Certe volte il dolore aumenta il piacere… Vedrai, sarà bellissimo… Fidati della tua Zietta –
Continuò ad ondeggiare inarcandosi mentre le stringevo i seni. il mio cazzo scivolava dolcemente. Ormai la sua figa era come un bignè pieno di crema e ci affondava golosamente. I suoi movimenti si fecero più rapidi, frenetici. Sentivo che stava pervenire
– Oh, si... Eccomi… Vengo…Vengo. Siiiii! –
Un attimo dopo sentii che stavo per venire anch’io.
– Zia… sto per venire… – Dissi per avvertirla.
Lei mi rassicurò con un sorriso.
– Tesoro! Non ti preoccupare … veni… venirmi dentro! –
Lei si lasciò andare posandosi sul mio petto mentre il mio seme scorreva nella sua vulva. Rimanemmo abbracciati e in silenzio per un paio di minuti poi si sdraiò a pancia sotto, al mio fianco, lasciando che i miei occhi potessero ammirare la sua schiena ed il culo mentre il viso affondava nel cuscino e le braccia erano distese verso l’alto.
Io però non riuscivo ad essere sereno: Era stata lei a dirmi che potevo venire dentro ma avevo bisogno di essere rassicurato. Ruppi il silenzio.
– Zia, sei sicura che…
Non mi lasciò finire la frase, sollevò la testa e si girò verso di me.
– Dai stupidone! Te l’ho detto che potevi venirmi dentro.– Poi, dopo qualche secondo, aggiunse – Da qualche mese ho iniziato a riprendere la pillola. Stai tranquillo! Rilassati e goditi questo momento.–
– Da qualche mese eh… – Le dissi guardandola negli occhi con malizioso sorriso.
Sorrise anche lei ammettendo di avermi desiderato fin dall’inizio. Rimanemmo distesi per un po’ di tempo poi Zia si girò verso di me e mi disse:
– Tesoro mio, rimani qui a riposarti… io però devo andare…
– Dai Zia!… …Aspetta ancora un po’!… mi piace stare qui vicino a te… accarezzare il tuo seno… sentire la morbidezza della tua pelle –
Le dissi mentre La mia mano accarezzava delicatamente il suo seno.
– Tesoro, pace anche me… più di quanto immagini, ma… – prese il mio polso, lo portò sul cuscino poi, con voce malinconica, aggiunse – … si sta facendo tardi –
– Dai Zia!… Ti prego rimani ancora un po’!… –
– Hai visto che ore sono?
– Sì, certo! – dopo una piccola pausa aggiunsi – Peccato però!… Avrei voluto raccontarti com’è andata la prima volta che mi sono masturbato pensando a te.–
Sapevo che non avrebbe resistito a quella proposta. Mi guardò per un attimo. Poi la sua mano prese nuovamente il mio polso e lo riportò sul suo seno. Mi fece un sorriso e disse:
– Dai! ...racconta.
Sorrisi soddisfatto
– E’ iniziato tutto una notte d’estate… la mezzanotte era passata da almeno un paio d’ore; ero ancora sveglio; ho sentito degli strani rumori provenire dalla vostra camera da letto… –
Mi fermai in attesa di un suo commento che arrivò immediatamente
– Ma dai!… Io e tuo Zio siamo stati sempre molto attenti… com’è possibile? –
Ripresi a raccontare:
– Era una delle tante estati passate insieme. Per quella notte era prevista un’eclissi di luna. Io e Andrea eravamo rimasti svegli fino a tardi poi lui è crollato e dormiva profondamente. Io ero affacciato alla finestra della nostra camera con la luce spenta. Era molto caldo; le cicale cantavano anche di notte. Mentre guardavo la luna ho sentito dei rumori che venivano dalla finestra della camera da letto. Mi sono avvicinato alla vostra stanza… La porta era chiusa ma i cigolii del letto e i tuoi sospiri si sentivano benissimo. Sono rimasto ad ascoltare per qualche minuto. Poi… un sospiro più intenso… prolungato… il letto ha smesso di cigolare. Sono tornato in fretta nella mia stanza. Ero confuso… immaginavo i tuo corpo nudo… le mani di zio Tonino che stringevano i tuoi seni… non riuscivo a pensare ad altro. Il mio cazzo era già nella mia mano quando il letto ha ripreso a cigolare; ho sentito ancora i tuoi sospiri ed erano più intensi. Li ho accompagnati con il ritmo della mia mano. Andrea stava ancora dormendo, sapevo già che non gli avrei raccontato nulla. Il mattino successivo gli dissi che mi ero addormentato anch’io.–
– Povero Tesoro! Avresti voluto essere al posto di tuo Zio… Vero! –
– Sì! Certo!… Quella notte e… tante altre notti ancora… –
– Mi stai dicendo che… è capitato anche qualche altra volta? –
– Beh! diciamo che non è proprio ‘capitato’… perché zio Tonino arrivava sempre il venerdì. Non c’è voluto molto per capire i vostri orari.–
– E tuo cugino?… Avrai coinvolto anche lui… immagino! –
– No!… a lui non l’ho mai detto. Non sapevo come l’avrebbe presa… Ho preferito dirgli una bugia… una di quelle che si usano quando la verità potrebbe far male.–
Rimase a pensarci un attimo poi aggiunse:
– E dire che ci siamo sempre stati attenti… io venivo anche a controllare che voi ragazzi steste dormendo.–
– Sì! Ma… io sapevo fingere e… lo facevo così bene che… – Feci una piccola pausa poi aggiunsi: – … qualche volta avete lasciato anche la porta socchiusa… –
– Dai. Non dirmi che… – Non finì la domanda. Vide l’espressione del mio viso e si rese subito conto che non c’era bisogno di chiedermi se li avessi anche visti. Poi mi chiese:
– …Ed è stato bello lo spettacolo? –
– Sì. Molto! Avevate messo un panno rosso sulla lampada del comodino… Cera pochissima luce ma i vostri corpi, avvolti da una tenue luce rossa, si vedevano bene… Io facevo capolino nell’ombra dietro la porta–
Feci una piccola pausa e vidi i suoi occhi che mi chiedevano di continuare a raccontare.
– Lo Zio era sdraiato sulla schiena, con le spalle sul cuscino e la testa appoggiata alla spalliera del letto. Tu eri seduta sopra di lui con la pancia in alto e le braccia distese verso il basso per sostenerti. Eri leggermente sollevata e lo Zio armeggiavaa con il suo arnese sotto di te. Lo teneva stretto mentre cercava di farlo entrare muovendolo e spingendolo tra le tue cosce. Tu seguivi ogni movimento guardando dallo specchio davanti a te. Non vedevo i dettagli dei vostri corpi, ma ebbi la, sensazione che stesse cercando di mettertelo… dietro. Mi sporsi un po’ di più per guardare meglio, ma non riuscii a vederti tutta. Non sembravi più preoccupata per intenzioni dello zio… anzi continuavi a sorridere perle sue difficoltà. Con rapidi movimenti della testa, cercavi di togliere le ciocche di capelli che continuavano a scendere sul tuo viso. Lo Zio era impaziente e tu sorridendo gli hai detto di fare con calma. Poi hai cercato di aiutarlo con piccoli spostamenti del bacino. Le ciocche di capelli davanti ai tuoi occhi. Quando ho visto una smorfia di dolore sul tuo viso accompagnata da un leggero lamento ho capito che la mia sensazione era giusta e lo Zio era riuscito nel suo intento. Ti ha preso per i i fianchi ed ha iniziato a spingerti in alto e in basso. Quando eri completamente in alto sono riuscito a vedrei tutto il tuo corpo e… l’attrezzatura dello zio: Ho capito il motivo di quel grido e della smorfia sul tuo viso. –
Mi fermai pensando di aver raccontato abbastanza ma sentii la voce di zia Giusy:
– E… sei rimasto fino alla fine? –
– Beh… Quando lo Zio ha cominciato a darti colpi sempre più forti con il bacino, ho capito che tutto sarebbe finito presto e sono rimasto ancora un po’. Ad ogni colpo i le tue grida si sentivano sempre più distintamente. Un attimo dopo ho sentito l’ urlo di piacere dello Zio…. Ti ha stretto con forza tra le sue braccia e ti ha messo una mano sulla bocca per non far sentire le tue urla… ma io le ho sentite benissimo. Ha continuato a tenerti stretta fino a quando non ha scaricato tutto il suo seme dentro di te ed hai smesso di urlare. Non potevo rimanere ancora. Sono tornato nella mia stanza… Il resto puoi immaginarlo.–
Sembrava soddisfatta del mio racconto. Poi, improvvisamente sollevo la testa, afferrò il cuscino e mi lanciò un paio cuscinate dicendomi:
– Ecco… Così impari a fare il guardone! –
Prima cercai di schivare i colpi, poi tentai di fermarla stringendola tra le mie braccia. Finimmo abbracciati e ci rimanemmo per qualche minuto.
– Dai Tesoro! Adesso devo proprio andare.–
La lasciai andare non prima di averle rubato un ultimo … dolcissimo bacio.
Raccolse la vestaglia e la indossò come se fosse una T-shirt, allacciò i primi bottoni poi allungò una mano verso il comodino, prese la bottiglietta di gel lubrificante, si girò verso di me e con un sorriso sarcastico mi disse:
– Questa la rimettiamo a posto, la useremo la prossima volta.–
Le cinsi le gambe con le mie braccia e le chiesi di abbracciarmi ancora una volta. Lei accettò il mio invito. Mise le sue mani tra i miei capelli dopo essersi liberata della bottiglietta mettendola in tasca. La mia testa era appoggiata sulle sue gambe, sentivo la sua morbidezza della sua pelle sotto il soffice tessuto della vestaglia mentre le sue mani accarezzavano i miei capelli e mi tenevano stretto a lei. Avevamo ancora tanta voglia l’uno dell’altra. Alla fine ci separammo. Zia si avvicinò alla scrivania per posare il flacone di gel. Lo prese dalla tasca, lo aprì e si soffermò un attimo per annusarne ancora il profumo.
Il mio cazzo non rimase insensibile a quel gesto e in un attimo tornò ad essere duro come la pietra. Mi alzai velocemente. Raggiunsi la zia appoggiandomi dietro di lei. Sentivo il profumo dei suoi capelli mentre mio cazzo premeva sul suo culo. Zia Giusy capì subito che la sua esca aveva funzionato e si piegò i avanti. Allontanò con il braccio qualche oggetto sulla scrivania poi si distese completamente poggiando la testa sulle braccia. Afferrai il lembo inferiore della vestaglia e la tirai su fino alla schiena. La mia mano raggiunse la sua che stringeva ancora la bottiglietta di gel.
– Oh, Sì! Tesoro! Speravo di sentirti dietro di me… per un attimo ho avuto paura che restassi a letto… fai piano, ti prego, non sono ancora pronta –
Presi la bottiglietta e versai un po’ de prezioso fluido sul fondo schiena lasciandolo scorrere lentamente fino al buco del culo. Lo spalmai delicatamente poi ne aggiunsi ancora un po’ ma questa vota proprio nel buco. Continuai a spalmare poi, finalmente, provai ad inserire un dito. Entrò senza troppe difficoltà.
– Ahi, …fai piano. Ti prego –
Versai ancora qualche goccia di gel e sentii che il mio indice entrava meravigliosamente bene. Provai con due dita, ci fu leggero lamento. Continuai a lubrificare e a massaggiare ma il mio cazzo era impaziente e voleva la sua parte. Un po’ di lubrificante anche per lui ed era pronto. Il mio cuore andava mille. Ero emozionato. Zia Giusy capì che il suo nipotino aveva bisogno di essere rassicurato. Sollevò la testa girandosi verso di me
– Bravo Tesoro. La tua zietta ora è pronta. Ti prego, fai piano, è vero che non sono vergine, ma… è passato tanto tempo dall’ultima volta…–
Allargò ancora un po’ le gambe poi appoggiò la testa sulla scrivania e chiuse gli occhi. Presi il mio cazzo e lo puntai sul buco del culo. Lo strinsi e lo tenni nella giusta posizione mentre provavo a farlo entrare. La zia tiro in dietro le braccia, appoggiò le mani sui glutei tenendoli ben allargati. Spinsi un po’ di più e sentii il glande che entrava completamente.
– Ah… ecco Bravo Tesoro… spingilo piano adesso. Non ti è bastata la figa, vero? Volevi anche il culo ehhh… Eccolo, è tutto tuo!
Feci entrare quasi tutto il cazzo poi lo feci uscire sempre lasciando dentro il glande. Tornai a spingerlo dentro. La spinta era sempre la stessa ma ogni volta il cazzo entrava un po’ di più perché la strada pian piano si stava allargando. Ogni volta che lo spingevo dentro sentivo dei mugolii che diventavano sempre più voluttuosi… il dolore aveva lasciato il posto al piacere.
Iniziai a spingerlo sempre più forte, le sue mani afferrarono i bordi della scrivania mentre le mie stringevano i suoi fianchi.
Lo tirai fuori completamente e lo feci scorrere sulla pelle bianca dei suoi glutei. La Zia muoveva il culo alla ricerca della mio glande… non era sazia, aveva ancora voglia di sentirlo dentro.
Presi i cazzo e lo spinsi in basso. Scivolò dolcemente accarezzando le grandi labbra poi si infilò nella figa.
– Oh sì. Dammelo… Dammelo ancora! –
I mugolii di piacere della zia si fecero più intensi… Il gradimento era salito di livello. Mi sentivo più sicuro di me, non avevo più paura di spingere troppo e farle male. la Zia era sempre attaccata alla scrivania e riusciva a malapena a contenere i miei colpi. Dopo un paio di minuti tirai fuori il mio cazzo e tornai a poggiarlo sul buco del culo. Lo spinsi dentro e questa volta entrò senza nessuna difficoltà. I primi colpi furono potenti e ben ritmati, Il mio inguine sbatteva con forza sui suoi glutei e ogni colpo era seguito da un mugolio.
– Sì! Bravo… sbattimi! Sbattimi forte!… Mi piace così! –
I colpi successivi divennero sempre più vigorosi e più distanziati con un breve istante tra un affondo e l’altro.
– Non aver paura, non mi fai male –
Quando feci uscire il mio cazzo e lasciai dentro solo il glande zia Giusy capì subito le mie intenzioni e spostò le mani per migliorare la presa sul bordo della scrivania. Affondai con forza tutto il mio cazzo nel suo culo lei inarcò ancora di più la schiena mente un urlo rimaneva tra i suoi denti stretti.
Continuai a sbatterla ma sentivo che stavo per venire
– Sono la tua puttana, vero?... – Sentii il respiro farsi affannoso – Si! La tua puttana.. solo tua! Puoi farmi quello che vuoi.– Mi sussurrò con la voce tremante interrotta dai gemiti di piacere
– Zia, non ce la faccio più, sto per venire.–
– Sì! Tesoro, vieni… vieni…–
Venni dentro di lei e mi lasciai andare appoggiandomi sulla sua schiena mentre lei continuava a tenersi ai bordi della scrivania. Lasciai che il mio cazzo pian piano scivolasse fuori poi mi sollevai e feci scendere il bordo della vestaglia. Lei rimase ancora una manciata di secondi appoggiata alla scrivania, poi si sollevò e rimase a fissare il muro davanti a sé; posai le mani sui suoi fianchi e, mentre con le labbra sfioravo la pelle morbida del collo, sentii la sua mano scivolare tra i miei capelli: Aveva bisogno di un po’ di tenerezza ed anch’io ne avevo bisogno, forse più di lei. Rimanemmo in silenzio a scambiarci qualche altra carezza. Poi, si girò e rimase in piedi davanti a me. Posò la testa sul mio petto e con le braccia mi strinse a sé. Il mio cuore andava a mille e non poté fare a meno di sentirlo.
– Senti come batte… –
– È stata un’emozione forte… anche per lui. –
Si tirò un po’ indietro inarcando la schiena, poi rimase a guardarmi con aria soddisfatta.
– Avresti dovuto esprimere un desiderio… si usa così, quando si fanno le cose per la prima volta…–
– Beh! Posso provarci… forse sono ancora in tempo!…–
Chiusi gli occhi e dopo un attimo li riaprii con in mente il mio desiderio
– Ok!… Vorrei… –
Mi mise la mano sulla bocca per impedirmi di andare avanti.
– Non devi dirmelo… altrimenti non si avvera –
– Beh, comunque non è difficile… potresti arrivarci da sola – Il tono della mia voce ed il mio sguardo lasciavano ben intendere a cosa stessi pensando. Mi rassicurò con un sorriso, poi le sue labbra si avvicinarono alle mie e ci scambiammo un lungo bacio.
– Stai tranquillo… troveremo il modo e… lo faremo ancora.– Mi disse quando le nostre bocche su separarono.
In fretta si diresse verso il bagno ed io rimasi a sistemare il disordine che s’era creato. Qualche minuto dopo la raggiunsi ma rimasi vicino alla porta senza farmi vedere.
– Sono contenta di essere stata la prima a farti provare questa esperienza…– Aveva alzato un po’ la voce, pensando che fossi ancora in cameretta. Poi, quando mi affacciai, il tono tornò subito confidenziale: …Sono sicura che non lo dimenticherai.–
– No Zia, non dimenticherò nulla di tutto quello che c’è stato tra noi. Ricorderò ogni tuo bacio ed ogni singola carezza.–
– Anch’io non li dimenticherò… e so già che sentirò la mancanza del ragazzo timido e impacciato di qualche mese fa.

Come tutte le cose belle anche la mia permanenza a casa degli zii stava per finire. La bella stagione era alle porte. Gli impegni all’università erano finiti e mi preparavo a ritornare a casa.
Mia madre sarebbe venuta in macchina la domenica successiva e saremmo ripartiti insieme dopo pranzo. I pochi giorni che mancavano alla partenza trascorsero troppo velocemente e non ci furono occasioni per rimanere solo con zia Giusy.
Quella domenica c’eravamo tutti. Anche Andrea era rimasto per salutare mia madre e per l’occasione aveva chiesto a Valentina di scendere a Roma. Tanto più che poteva fermarsi qualche giorno.
Il treno da Bologna arrivava verso le di dieci e Andrea andò a prenderla alla stazione con un buon anticipo. Io rimasi a casa ad aspettare mia madre che veniva in macchina. Come sempre la fortuna arriva quando meno te lo aspetti ed anche zio Tonino decise di andare in ufficio a prendere alcuni documenti. Probabilmente era una scusa ma zia Giusy ne fu contenta. Sapeva che si sarebbe incontrato con la segretaria e sarebbe stato via almeno un paio d’ore. In ogni caso gli chiese di passare in pasticceria, al ritorno, per prendere un dolce o più verosimilmente per essere sicura che sarebbe stato fuori il tempo necessario per un saluto nel modo che tutt’e due desideravamo.
Finalmente io e Zia avevamo un’ultima occasione per stare un po’ da soli. Lei era in cucina, aveva già iniziato a preparare il pranzo. La raggiunsi e mi appoggiai dietro di lei. Si fermò qualche istante poi riprese ad occuparsi del suo menù. Le mie mani passarono sotto le sue braccia e si posarono sui suoi seni. Li accarezzai dolcemente e sentii i suoi capezzoli diventare turgidi sotto le mie dita.
– Oh! Tesoro, non fare così. Lo sai che non resisto.–
Le sue mani continuavano nel loro lavoro. Spinsi avanti il mio bacino e lei reagì inarcando la schiena e muovendosi per sentire il mio cazzo che ormai era durissimo e soffriva a stare dentro i jeans.
– Senti com’è grosso… e com’è duro … non posso lasciarti andare via così! –
Guardammo l’orologio appeso al muro: Mancavano una ventina di minuti all’arrivo del treno da Bologna. Non ci fu bisogno di parole. capimmo subito che avevamo lo stesso desiderio: Zia si girò e si mise in ginocchio, davanti a me. Alzo lo sguardo ed I suoi occhi rimasero a fissare i miei.
Iniziò a slacciarmi i jeans senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. Bastarono pochi movimenti per farli scendere sulle mie cosce: il cazzo balzò prepotentemente fuori, trattenuto a stento, dal tessuto elastico dei miei slip. Lo liberò e lo strinse forte facendolo scorrere nella mano. Chiuse gli occhi e lasciò che il glande sfiorasse lentamente il suo viso: La fronte, le palpebre e infine le labbra. Lì si soffermo un po’ di più. Furono secondi interminabili: Pieni di desiderio. Quando riaprì gli occhi vidi un rassicurante sorriso sul suo viso. Era come se mi stesse dicendo che sapeva quello che volevo e stava per accontentarmi. In realtà, volevo qualcosa di più. Era il nostro ultimo incontro segreto. L’ultima occasione per provare qualcosa di veramente speciale. Avrei dovuto chiederglielo, ma non ne ebbi il coraggio e la lasciai fare. Abbassò definitivamente gli slip, poi fece scivolare le sue mani dietro le mie gambe, mi tirò verso di sé e lasciò entrare il glande in bocca. Sentivo la morbidezza delle labbra mentre i suoi occhi continuavano a fissarmi ed aumentavano la nostra sensazione di piacere. Per un paio di minuti lasciai che fosse lei a decidere la profondità ed il ritmo. Avevo appoggiato le mani sulla sua nuca e ne seguivano i movimenti: Senza forzare. Lentamente le mie mani erano diventate forti e sicure, i movimenti sempre più profondi. Quando il desiderio divenne irresistibile. Spinsi in avanti il bacino tenendola ferma con le mani. In un attimo capi che avevo provato a prendermi qualcosa senza chiederla. Mi guardo con sorpresa ma non oppose resistenza. Continuai a spingere e sentii un conato di vomito che le fece inarcare la schiena. Istintivamente cercò di allontanarsi. Riuscì a vincere la forza delle mie mani e a tirare indietro la testa. Il cazzo uscì insieme ad una rumorosa boccata d’aria. Guardai il suo viso e capii che aveva bisogno di una pausa prima di provarci ancora. Passò un altro interminabile minuto, Lubrificò ancora la mia asta con la saliva che le era uscita dalla bocca. Tornò ad interrogarmi con lo sguardo. Vidi qualche lacrima sul suo viso nei ma i miei occhi risposero che era quello che volevo: Doveva provarci ancora.
Il mio cazzo, zuppo di saliva, scivolava velocemente nella sua mano. La sua bocca si avvicinò e lo fece entrare fino in fondo. Le afferrai i capelli dietro la nuca, e questa volta spinsi con maggior forza e maggior determinazione, sentii il suono strozzato del mio glande che entrava nel profondo della sua gola. Lo spinsi ancora più giù. Uno spasmo fece contrarre il suo ventre. Altri spasmi arrivarono subito dopo e ogni volta la sua schiena si inarcava mentre le contrazioni dello stomaco tentavano di liberarsi del mio cazzo. Continuava a guardarmi ma ora il suoi occhi erano bagnati di lacrime e pieni di paura. Le sue mani si poggiarono sulle mie cosce e provarono a spingere per allontanarmi ma io spinsi ancora più forte. La tenni con forza per qualche interminabile secondo, poi le sue mani si arresero e smisero di opporre resistenza. Con poderosi colpi di bacino spinsi il mio cazzo ancora più giù. Le schizzai in gola tutto il mio sperma poi, finalmente, allentai la presa. Un colpo di tosse fece gonfiare le sue guance ed un fiotto di sperma iniziò a colare da suo naso. La sua testa riemerse da quella soffocante apnea e tiro una lunga e rumorosa boccata d’aria
Rimase abbracciata alle mie gambe con la testa appoggiata sulla mia coscia. Mi resi conto che non era riuscita a prendere fiato per parecchi secondi: Stava quasi per soffocare. Con il dorso della mano cercò di asciugare gli occhi e il naso. Gli spasmi continuarono a far vibrare il suo ventre poi finalmente si placarono e la Zia respirare senza sussulti. Si portò il dorso della mano verso la bocca per pulire quel liquido viscoso fatto di saliva e sperma che continuava a colare dalle sue labbra e dal naso. Tra un respiro e l’altro trovò la forza di dirmi:
– Credevo di soffocare … non finiva mai.–
La sua voce aveva un tono che non avevo mai sentito. Le parole sembravano miste a pianto. Avevo veramente esagerato. Ero stato violento e questa volta la Zia non mi avrebbe perdonato. Era sempre stata molto comprensiva ma quella colta avevo superato il limite. In un attimo mi vennero in mente tutti i nostri incontri, le prime carezze, i primi baci e tutto il resto. Non riuscivo ad accettare l’idea di aver rovinato tutto per non essere stato in grado di trattenermi. Le avrei chiesto scusa ma non sarebbe stato sufficiente. Ero sull’orlo della disperazione quando successe qualcosa di imprevedibile: Zia Giusy aveva smesso di ansimare, aveva sciolto i capelli ed era tornata ad abbracciare le mie gambe appoggiandosi sul mio cazzo. Sentivo il calore delle sue guance e la morbidezza dei suoi capelli. Era un gesto tenerissimo e in un attimo tornai a sperare. Poi giro un po’ la testa e le sue labbra incontrarono il mio glande. Ora era morbido… vulnerabile lei sorrise e lo baciò teneramente.
– Zia scusami! Non so nemmeno io cosa mi sia successo. In quel momento il desiderio era talmente forte che… – Non mi lasciò finire.
– …Che non hai resistito alla voglia di farmelo entrare fino in gola.– Continuò lei sorridendo con voce soddisfatta e mettendo l’indice propri lì ad indicare il fondo della sua gola. Dopo una piccola pausa aggiunse: – No, Tesoro!... Non hai nulla da scusarti… Sapevo che prima o poi sarebbe successo… inizialmente mi sono sentita soffocare ed ho avuto paura… poi mi sono lasciata andare ed è stato bello sentirti godere con tutta a quella forza.–
– Ma prima stavi piangendo…–
– Sì. Ma non per quello. Il fatto è che… oggi vai via ed è l’ultima volta che stiamo insieme… Sicuramente avrai ancora voglia di fare l’amore con me; e forse capiterà ma non sarà la stessa cosa. Non sarai più il ragazzo timido e imbranato che si masturbava di nascosto quando vedeva le mie mutandine.–
– È vero devo ringraziarti per avermi aiutato a vincere le mie incertezze. Vedrai che avremo altri momenti tutti nostri… Tornerò dalla zietta! E’ lei che mi ha indicato la strada per diventare grande e sono sicuro che ritroverò anche la puttana che, mi ha preso la mano, e mi ha fatto percorrere quella strada… sarà ancora la mia puttana. Vero? –
Mi aiutò a riallacciarmi i jeans e si rialzò. L’abbracciai, tenni stretta e le rubai un ultimo bacio.
– Oh si Tesoro, ti aspetterò… certo che ti aspetterò e sarò sempre la tua puttana. Sempre.. Ogni volta che lo vorrai.–
Guardammo l’orologio. Mia madre stava per arrivare ed anche Andrea e Valentina. Zia andò in bagno ed io andai in cameretta a finire di preparare i miei bagagli. Dopo una decina di minuti la raggiunsi:
– Come va Zia?… Tutto a posto?…–
– Si! Tesoro… Entra pure…–
Entrai. Aveva quasi finito di ricomporre il trucco degli occhi. Il suo viso era sereno ed era bella più che mai. Mi fece un po’ di spazio e rimase a guardarmi mentre mi lavavo le mani poi mi buttò le braccia al collo e ci scambiammo un sensualissimo bacio.
– Tesoro… Mi mancherai!–
– Anche tu Zia!…–
I primi ad arrivare furono Andrea e Valentina poi rientrò anche lo zio Torino. Quando arrivò mia madre le andai incontro e lasciai che lei salisse con i bagagli mentre io andai a parcheggiare la macchina. Mentre vagavo alla ricerca i un parcheggio immaginavo l’incontro tra mia madre e zia Giusy: l’abbraccio di due sorelle credo che sia la più efficace delle medicine contro la tristezza.
Quando tornai trovai una gran confusione in casa. Gli ospiti avevano portato regali per la padrona di casa; zia Giusy aveva apprezzato un libro di ricette vegetariane, con tante buone idee per valorizzare al massimo la presentazione delle pietanze a tavola. Finalmente era tornata a sorridere.
Senza che se ne accorgessimo arrivò l’ora di pranzo. Zia Giusy andò in cucina per gli ultimi preparativi. Valentina si offrì Per darle una mano. Io mi proposi per apparecchiare la tavola, Andrea andò cambiare le lenzuola del letto per Valentina. Mia madre andò a finire di preparare la mia valigia.
Quando ebbi finito di apparecchiare la tavola mi diressi verso la cameretta per raggiungere Andrea e mia madre. La porta era socchiusa, rimasi un attimo ad osservarli dallo specchio vicino alla scrivania. Mamma aveva smesso di occuparsi della mia valigia e si era avvicinata ad Andrea. Un attimo dopo si stavano abbracciando. La mano di Andrea aveva sollevato il lembo posteriore della gonna di mia madre. Le stava stringendo il culo, le dita affondavano nella morbida carne dei suoi glutei. In un istante mi furono chiare tante cose. Finalmente avevo capito il vero utilizzo del gel che era nel cassetto della scrivania ma soprattutto avevo capito il motivo per cui mio cugino non mi aveva detto tutta la verità. Tornai in sala con un unico dubbio: zia Giusy. Andai in cucina. Lei si accorse subito della mia faccia turbata. Non ci mise molto a capirne il motivo perché evidentemente già sapeva. Ma certo! Lei l’aveva capito subito ed avrei dovuto capirlo anch’io, in fondo tra mia madre e zia Giusy è sempre stata una storia di geometriche simmetrie, come in uno strano gioco di specchi.
scritto il
2021-05-07
2 8 . 7 K
visite
2
voti
valutazione
6.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.