Zia Giusy: Un pomeriggio di leggera follia

di
genere
incesti

Vi consiglio de leggere prima i raccanti precedenti.
Tutti i commenti saranno graditi

Un pomeriggio di leggera follia
Quando arrivai alla stazione, trovai Giulia che mi stava aspettando con Penny. Mi venne incontro, mi buttò le braccia al collo e ci scambiammo un piccolo bacio: Era solo un anticipo di quello che ci saremmo scambiati un paio di minuti più tardi. Ero stanco ed anche un po’ infastidito. Era stato un viaggio agitato: Il saluto di zia Giusy mi aveva lasciato un leggero stato d’ansia, che era cresciuto durante il viaggio, ed ora facevo fatica a nascondere. Ci dirigemmo subito verso Penny. Quando mi chiese com’era andato il viaggio, le raccontai di una ragazza, seduta di fronte a me. Non aveva fatto altro che telefonare, costringendomi ad ascoltare i fatti suoi per tutto il tempo. Oltretutto, lo aveva fatto in un fastidioso dialetto pugliese che la rendeva ancora più insopportabile. E dire che l’avevo sentita parlare correttamente in italiano, quando mi aveva chiesto se avessi un caricabatterie per il suo cellulare. Giulia provò a consolarmi con un altro bacio poi ci ridemmo un po’ su ed allungammo il passo. Era successo veramente, ma avevo esagerato un po’ le cose per nascondere il vero motivo della mia inquietudine. Quando arrivammo alla macchina era già tutto caduto nel dimenticatoio ed avevo ritrovato la giusta serenità, o almeno così speravo che fosse. Finalmente potevamo scambiarci un vero bacio. La mia mano trovò subito il suo seno, mentre la sua scivolava sui miei jeans. Sembrava tutto come sempre e probabilmente lo era, ma l’ansia non era affatto sparita: Stava covando dentro di me.
Era l’ora di cena, le proposi di andare Alla Ruota: Una pizzeria dove si poteva mangiare una buona pizza e stare un po’ insieme a raccontarci le cose. Era il posto giusto per lasciar passare un po’ di tempo, in attesa che le strade si svuotassero per poter trovare un posticino tranquillo, ma non troppo isolato, dove liberare il nostro desiderio di intimità. Per la pizza avevamo gusti diversi: Io Piccante, lei Margherita. Tutt’e due però preferivamo il vino alla birra. Di solito ne bevevamo un bicchiere o poco più, ma doveva essere di buona qualità. Quella sera fummo d’accordo sul Corvo Rosso di Salaparuta. Un buon bicchiere di vino aiuta a gustare meglio anche una modesta pizza. Se poi riesce a rimuovere certi freni inibitori, anche il dopo cena potrebbe diventare particolarmente piacevole.
Al tavolo, mentre aspettavamo che arrivassero le nostre ordinazioni, ebbi la sensazione che Giulia mi guardasse con insistenza. Come se cercasse di scoprire se c’era qualche verità nascosta dietro il mio silenzio. In effetti conosceva zia Giusy e l’ammirava molto. Diceva che era bella e affascinante, ma non credo potesse immaginare quanto anch’io fossi attratto dalla sua sensualità, e soprattutto, quanto lo fosse il mio cazzo. Avevo sempre sentito parlare del sesto senso delle donne. Qualcuno sostiene che riescono a percepire cose dal ritmo del respiro o dal movimento delle pupille. Io non credo che sia proprio così, ma nel mio animo qualcosa cominciava a vacillare. Cercai di convincermi che era la mia coscienza a rendermi così insicuro e vulnerabile. In fondo le avevo detto che sarei arrivato con un giorno di anticipo perché non ero stato bene: Era del tutto normale che ci fosse qualche piccola attenzione in più. Per fortuna l’attesa non fu troppo lunga e, quando arrivarono le nostre pizze, tirai un bel sospiro di sollievo.
La serata andò avanti come al solito, anche se credo di essere stato di poche parole e Giulia lo aveva certamente notato. Non riuscivo a non pensare a quello che era successo poche ore prima. Cercavo di nascondere la mia inquietudine ma, inevitabilmente, ogni tanto il mio sguardo si perdeva nel vuoto. Così, quando avevamo preso anche il caffè ed eravamo in attesa del conto, Giulia mi chiese:
– Tutto a posto Tesoro?–
– Sì, sì… Scusami… è solo tanta stanchezza!– La rassicurai con un bel sorriso ma soprattutto cercai di rassicurare me stesso.
– Dai… non ti preoccupare. Quando usciamo, ti accompagno subito a casa… Domani però devi essere in piena forma…– Poi abbassando un po’ la voce, aggiunse: – … i miei dovrebbero andar via per qualche giorno… dobbiamo approfittarne.– Aveva un’aria molto maliziosa. La sua mano si posò sulla mia per una confortante carezza.
– Wow…– Esclamai. Poi le proposi di pranzare insieme: – Allora… potresti anche invitarmi a pranzo!–
– Magari a cena!… Domani è venerdi… sono al lavoro. –
– Già!… L’avevo dimenticato. –
– Dovrei finire alle otto, ma… con un paio d’ore di permesso potrei farcela… se per te va bene, posso preparare qualcosa di molto semplice: Petto di pollo ai ferri con patatine fritte e insalatina–
– Per me va benissimo… le cose impegnative le lasciamo per il dopo cena–
– Allora vada per la cena!…– Era contenta, glielo si leggeva negli occhi: Continuava a guardarmi con aria maliziosa. Dopo una piccola pausa, aggiunse: – Alle otto e… ricordati di portare il vino… ho voglia di fare qualche piccola follia… dopo cena –
La voce sensuale e lo sguardo ammiccante lasciavano prevedere una grande serata di sesso: Ci voleva del buon vino. Pensai che il solito ‘Corvo’ sarebbe andato bene, ma decisi di chiedere conferma. Guardai la bottiglia quasi vuota, che era ancora sul tavolo, poi mi girai verso di lei che fece un ampio cenno di approvazione con la testa.
Appena saliti in macchina, provai a chiederle se aveva mangiato bene. Per tutta risposta mi trovai la sua bocca incollata alla mia, mentre il palmo della sua mano spingeva sui miei jeans per saggiare la durezza del mio cazzo. Pensai che fosse un ‘Sì’ ma soprattutto ebbi la conferma che il vino aveva fatto il suo effetto.
Ci baciammo a lungo. Poi con voce molto sensuale mi chiese:
– Sei sicuro di voler andare subito a casa?…–
– Beh… domani sarà una serata impegnativa, ma forse… un piccolo anticipo…– Le dissi mentre le mie dita cercavano di sbottonare la sua camicetta.
Qualche minuto più tardi eravamo in un posticino tranquillo. La mia bocca mordicchiava i suoi capezzoli mentre il mio cazzo scivolava durissimo nella sua mano.
Non c’era dubbio: I freni inibitori erano stati azzerati. Lo si capiva da come il suo corpo si strusciava sul mio, dalla forza con cui manovrava il mio cazzo, ma soprattutto da una loquacità insolita a cui non ero certamente abituato.
– Amore… mi piace il tuo cazzo!… senti com’è duro…. Me lo darai sempre… vero?–
Sentivo il suo respiro affannoso, la voce tremante. Si! Il vino aveva fatto effetto.
– Anche se dovessimo lasciarci… dimmi che continuerai a darmelo!…–
Non la presi troppo sul serio e non dissi nulla, ma lei me lo chiese con più forza.
– Dai… ti prego… dimmelo!…–
– Sì!… Amore, te lo darò sempre!– Cedetti alla sua richiesta.
Un bel sorriso di soddisfazione apparve sul suo viso. Socchiuse gli occhi, lo strinse il mio cazzo con forza, poi si abbassò per toccarlo con la bocca. Aveva inumidito bene le labbra che scivolavano delicatamente sul mio glande. Feci scorrere il sedile indietro: Un paio di scatti per darle un po’ di spazio. Era stata così veloce che non avevo avuto il tempo di farlo prima. Lei approfittò di quella piccola pausa per dare un’ultima occhiata fuori ed assicurarsi che non ci fosse nessuno. Quando si abbassò di nuovo il mio cazzo sparì sotto il suo viso. Chiusi gli occhi, provai a rilassarmi per godermi ogni istante di quella tiepida serata di maggio. Le sue labbra avevano ripreso a sfiorare delicatamente il mio glande. Poi, finalmente, si erano aperte e lo avevano lasciato entrare. Sentivo il contatto morbido della sue lingua. Continuò ad assaporarlo per un paio di minuti prima di lasciare che tutta l’asta entrasse in bocca. Iniziò a pomparla lentamente, con una piccola pausa alla fine di ogni affondo. La immaginai con gli occhi chiusi e la bocca spalancata per fare spazio a quel cazzo che, nonostante gli sforzi, non riusciva a far entrare completamente. Il ritmo divenne sempre più veloce, grossi fiotti di saliva iniziarono a uscire dalle sue labbra, ma lei non se ne curò: Sembrava in preda ad una frenesia incontrollabile. Ci metteva sempre un grande impegno per farmi stare bene. Le piaceva vivere il sesso senza falsi pudori. Il godere dell’uno era il piacere dell’altro. Cercavamo di soddisfare ogni nostro reciproco desiderio. Lei era innamorata di me ed anch’io lo ero di lei. Eppure, qualche ora prima avevo goduto versando il mio seme nella gola di mia zia Giusy. Non lo consideravo un tradimento e non mi sentivo in colpa: Era stata solo la conclusione di una storia bella, ma senza futuro. Tuttavia non ero sereno, avevo paura che Giulia potesse, in qualche modo, soffrirne. Cercai di non pensarci. Accarezzai il suo viso e le toccai le labbra mentre il cazzo continuava a scivolare nella sua bocca.
Quando sollevò la testa per prendere un po’ di fiato, con la voce tremante per lo sforzo mi disse:
– Mi piace quando è così duro…– Poi, si girò verso di me e, candidamente, mi chiese –…Non ti faccio male quando provo a farlo entrare tutto… Vero? –
– No, Amore! … non mi fai male… è bellissimo!–
– Si però… non ci riesco… è troppo grosso!–
Le sorrisi senza dire nulla. Le nostre bocche si avvicinarono e lasciai che le sue labbra si posassero sulle mie. Sentii la stessa morbidezza che aveva sfiorato il mio glande. Qualche istante dopo, lei tornò ad abbassarsi ed il mio cazzo sparì nella sua bocca.
Poggiai la mano sulla sua nuca e iniziai a guidarne i movimenti. Non passò molto tempo e sentii che stavo per venire. Ancora qualche secondo ed il mio cazzo avrebbe iniziato a pulsare lanciando grossi fiotti di sperma. Sentii che era la sera giusta per provare a qualcosa di nuovo nel nostro rapporto. Usai tutt’e due le mani per spingere giù la sua testa, fino a far arrivare il glande in fondo alla bocca: Un mugolio uscì dalle sue labbra. Quando arrivò il primo fiotto, lei reagì cercando di sollevare la testa, ma le mie mani glielo impedirono. Il mugolio divenne un urlo che rimase soffocato nella sua bocca. Continuai a tenerla giù. Infine, quando il mio cazzo aveva smesso di pulsare e la sua bocca era piena del mio seme, lasciai la presa. Era la prima volta che le venivo in bocca. Lei sollevò un po’ la testa portandosi una mano davanti alla bocca per trattenere lo sperma che ormai cominciava a colare dalle labbra. Mugugnava con la bocca chiusa agitando l’altra mano: Sembrava che mi stesse dicendo di sbrigarmi a darle dei fazzolettini. Gliene passai un paio e rimasi a guardare con attenzione ogni suo movimento. Finalmente, poté liberarsi dello sperma che aveva in bocca e di quello che le era colato sul viso. Si sollevò e si guardò nel retrovisore per controllare che non ci fossero altre gocce di sperma. Le passai un altro paio di fazzolettini: Finì di pulirsi con cura ma senza fretta. Mi sembrò di capire che non le era dispiaciuto quello che successo, aveva un’aria soddisfatta. Mentre si sistemava i capelli, senza voltarsi, mi disse:
– Questa sera sei stato un po’ birichino eh…– Aveva un bel sorriso sul viso, ebbi la conferma che non le era dispiaciuto affatto.
– Sì! Tesoro, scusami… credevo intendessi qualcosa del genere quando mi hai detto che… avevi voglia di fare qualche piccola follia.–
– Stai tranquillo… Mi hai solo aiutato a superare un mio limite… volevo farlo da tempo!–
– Beh… era la serata giusta… Avresti anche potuto chiudere in bellezza…– Sapevo che avrebbe capito a cosa stessi alludendo.
– Amore… per quello… ci vorrà ancora un po’ di tempo e… qualche altra bottiglia di ’Corvo’…–
Ebbi la sensazione che l’effetto del vino fosse terminato: Era tornata la Giulia di sempre. Ne fui contento: Un momento di follia non può durare troppo. Mi avvicinai per baciarla. La sua testa era stretta tra le mie mani. La tenni ferma mentre la mia lingua entrava prepotentemente nella sua bocca alla ricerca dei sapore del mio sesso. Quando le nostre bocche si separarono la guardai fissa negli occhi e le dissi:
– Mi piace sentire il sapore del mio sperma nella tua bocca!–
– Sei proprio un porco!– Rispose lei, sorridendo mentre fingeva di allontanarsi dalla mia bocca.
Era la conferma che era finito l’effetto del vino, ma non mi scoraggiai: Avevo le mi ragioni.
– Mi era sembrato di sentirti dire che ti piaceva il mio cazzo… avresti voluto sentirlo tutto in bocca e…–
– E’ vero!… era quello che volevo, ma… tu sei andato oltre!…– Continuava a sorridere.
– Lo so… avrei dovuto chiedertelo, prima di venirti in bocca…–
– Si!… Avresti dovuto farlo… Ma non è per quello… E’ per tutto quello che è successo dopo…–
– … e cos’altro ho fatto?–
– Nulla… Amore mio!… Non ha fatto nulla… – Mi rassicurò con la voce languida e piena di desiderio – …Ma non è quello che hai fatto! – Fece un lunga pausa. La sua mano si avvicinò alla mia bocca e le dita iniziarono a toccare le mie labbra – …È quello che hai detto… La lingua… il sapore del tuo sperma nella mia bocca…– Un brivido fece vibrare il suo corpo. Poi, continuando a toccare le mie labbra, aggiunse: – Non dovevi dirmelo!… Lo sai che certe frasi mi fanno un effetto strano… Questa mi ha fatto tornare la voglia…–
La voce era cosi dolce che non lasciava spazio ad alcun dubbio: Lentamente, la sua bocca tornò sul mio cazzo, che pur non avendo la stessa durezza di prima, fu apprezzato lo stesso, e questa volta entrò tutto senza problemi. Lo succhiò per pochi secondi poi la testa si sollevò e sentii ancora la sua voce:
– Dai… prova a cercare!… Forse ce n’è ancora un po’… – Aprì la bocca e l’avvicinò alla mia. Feci scivolare le mie dita sulle sue labbra: Avevo voglia di sentirne la morbidezza. La mia lingua tornò nella sua bocca ed esaudii il suo desiderio .
Ci baciammo ancora per qualche minuto, poi sistemai i miei jeans e rimisi al suo posto il sedile. Lei si abbottonò la camicetta, poi cercò di sistemarsi i capelli.
– Tesoro sei stata bravissima questa sera!… Se penso alla prima volta… c’è stato un bel progresso…– Le dissi con convinzione.
– Non provare a vantarti!… Non è tutto merito tuo!–
– No!… Assolutamente!… Non ne avevo nessuna intenzione. – Poi, sorridendo aggiunsi – …è che mi viene da ridere se penso a quanto ero eccitato quella sera… stavo impazzendo ed anche il mio cazzo non vedeva l’ora di fare conoscenza con la tua bocca… e tu… mi hai chiesto il permesso per farlo!–
– Beh! Credevo che fosse giusto… se avessi saputo che sei un porcellino non te l’avrei chiesto!– poi aggiunse: – … e nemmeno lo avrei fatto!–
– Amore!… Hai fatto la cosa giusta… è solo che… non me l’aspettavo. Non credo ci siano tante ragazze che sarebbero state così premurose.–
– Beh! Io sono diversa… mi piace rispettare le persone… anche in certi momenti.–
– Lo so, Amore mio!… È per questo che ti amo…– La guardai, poi aggiunsi: – …ed anche per tanto altro!–
Vidi i suoi occhi che mi fissavano per qualche istante, non era sicura delle mie parole. Poi li chiuse, raccolse le braccia sul seno e si avvicinò per farsi abbracciare.
– Dai… stringimi forte! Ho bisogno di sentire il calore delle tue braccia.– La strinsi fortissimo per qualche minuto, poi sentii ancora la sua voce: – Però, in fondo hai ragione!… Ho tante cose da imparare… forse avrei bisogno di una persona disposta ad insegnarmi.–
– Posso farlo io… se vuoi!– Le dissi allontanandomi appena un po’, quel poco che bastava per vedere i suoi occhi. – Non ho molta esperienza ma… so molto bene cosa piace a noi uomini!
– No, Tesoro… non credo che tu sia la persona giusta… sei un uomo… hai sensazioni diverse dalle mie…–
– Quindi… ci vorrebbe una donna!–
– Direi proprio di si… una che abbia avuto i mie stessi limiti e mi indichi il modo per superarli–
Cercai di buttarla a ridere con una battuta.
– Potremmo vedere all’Università… non c’è la facoltà di sessuologia ma… qualche professoressa un po’… esperta la troviamo di sicuro–
Non riuscii a finire la frase, e com’era prevedibile, ricevetti una bella raffica di schiaffi. Fortunatamente riuscii a evitarli quasi tutti, poi l’abbracciai di nuovo. Rimanemmo lì ancora qualche minuto. Poi Andammo dritti verso casa. Era stata una bellissima serata: Ero anche riuscito a mettere da parte le mie paure. Sembrava che tutto fosse normale. Anche Giulia era più rilassata ma, quando spense il motore, si girò verso di me e fissandomi negli occhi, mi chiese:
– Ma tu… Sei mai stato a letto con una donna sposata?–
Sentii il sangue gelarsi nelle vene. Rimasi qualche istante a guardarla, poi le risposi fingendo di non dare importanza alla sua domanda:
– Sì… Una volta…– Poi le chiesi: – Perché me lo hai chiesto?–
– Così… per curiosità…– Rispose lei alzando leggermente le spalle – … È il desiderio proibito di tanti ragazzi.
Non ero affatto convinto di quella spiegazione. Avevo la sensazione che Giulia avesse dei sospetti su di me e zia Giusy: Quella domanda era troppo particolare.
– Beh… Diciamo che sono stato uno dei pochi fortunati.– Aggiunsi, fingendo di aver accettato quello che mi aveva appena detto.
Sembrava che fosse finita lì, ma quando stavo per scendere dall’auto arrivò un’altra domanda:
– E… la conosco anch’io?– Era chiaro che si stesse avvicinando al vero obiettivo della sua curiosità.
Questa volta mentii:
– Ma no!… E capitato qualche anno fa… è stata una pura casualità …–
– E… l’hai vista qualche altra volta? …Anche senza andarci a letto… intendo.–
– No! Non l’ho più vista.– Ero visibilmente infastidito. – Dai… Ti prego… Basta con queste domande!–
– Ok!… Tesoro… scusami–
Non riuscii a nascondere una certa irritazione: La salutai velocemente, poi scesi dalla macchina e mi diressi verso il portone di casa. Avevo fatto pochi passi e mi resi conto che non avevo il mio trolley. Mi girai per tonare indietro e vidi ancora i suoi occhi che mi guardavano.
– Il trolley– Dissi a bassa voce e mimando il gesto. Poi, quando ero vicino, sentii che mi diceva:
– Pensavo che… volessi salutarmi per bene!–
– È vero!… Scusami.–
L’abbracciai forte e rimanemmo in silenzio per qualche istante, poi un altro bacio e mi avviai verso casa sollevando il trolley per non fare rumore.
Sapevo che sarebbe stata Una notte agitata: Erano successe tante cose nello spazio di poche ore. Per fortuna i due bicchieri di vino che avevo bevuto mi aiutarono a sprofondare in un sonno profondo: Era proprio quello di cui avevo bisogno.
Il giorno successivo, nel pomeriggio, andai a prendere Giulia al lavoro: Non le dissi nulla, volevo farle una sorpresa. Arrivai con molto anticipo, ne approfittai per fare una passeggiata e dare un’occhiata a qualche bel negozio in centro. Fui attratto da un banchetto allestito contro la violenza sulle donne. C’erano gadget di tutti i tipi, mi soffermai a guardare delle T-shirt di cotone. Una ragazzetta si avvicinò alle mie spalle e mi chiese se volessi fare un regalo utile alla mia ragazza. Mi girai e vidi che era carina ed anche molto timida. Lo capii dal rossore che apparve sulle sue guance, quando vide che ero disponibile ad ascoltarla. Mi spiegò che il ricavato delle vendite sarebbe andato in un fondo per aiutare le donne che avevano subìto violenza. Cercò tra le T-shirt e me ne propose tre o quattro selezionandole con molta cura: Le scritte erano diverse ma il messaggio era sempre molto chiaro. Tutte molto belle. Dopo aver superato tutte le indecisioni, scelsi quella con la scritta: L’amore non lascia lividi. Per la taglia credo che ci volesse una ‘Small’ ma cercai una conferma dalla ragazza. Lei mi chiese come fosse la mia fidanzata. Le dissi che era più o meno come lei. Orgogliosamente mi confermò la ‘S’ e ne cercò una per mostrarmela. La presi e chiesi se potessi poggiarla sulle sue spalle per vederla meglio. Mi rispose con un deciso doppio ‘Sì’ mentre il rossore aumentava sulle sue guance. Mi preparò un pacchetto regalo con tantissima cura. Poi mi chiese se volessi anche una busta di carta sullo stesso tema. Ovviamente accettai. Alla fine La ringraziai e mi allontanai soddisfatto del mio acquisto.
Quell’incontro ed il rossore sulle guance di quella ragazza mi aveva riportato indietro nel tempo. Mi aveva fatto ricordare della mia timidezza e della mia fragilità di qualche anno prima. Avevo finito il liceo e non avevo ancora una ragazza. Zia Giusy mi ha aiutato a credere in me stesso e a trovare la giusta autostima. È stata la fune di salvataggio che mi ha aiutato a sollevarmi quando stavo scendendo lentamente in un vortice di solitudine. È vero, me sono un po’ innamorato, ho fatto l’amore con lei ed è stato bellissimo. Ma come avrei potuto evitare che tutto questo accadesse e soprattutto, perché avrei dovuto evitarlo.
In fondo se nessun altro avesse saputo della nostra storia nessuno ne avrebbe sofferto. Era la chiave giusta per capire quello che mi era successo. Finalmente cominciavo a ritrovare la mia serenità.
Qualche minuto prima delle sei ero davanti al salone di bellezza. Avevo considerato l’eventualità che Giulia potesse uscire prima. Feci qualche passo lì intorno senza perdere di vista la porta d’ingresso. C’era una tenda che qualcuno ogni tanto scostava per dare una sbirciatina fuori. Dopo una decina di minuti, finalmente arrivò Giulia che mi corse incontro e mi butto le braccia al collo dimostrando una gioia incontenibile. C’era anche una sua amica: Credo che fosse uscita un attimo solo per conoscermi. Rimase con noi non più di due minuti: Giusto il tempo per le presentazioni. Nel frattempo le sbirciatine da dietro la tenda erano continuate. Appena rimasti soli, chiesi a Giulia come avesse fatto a sapere che ero lì: Doveva essere una sorpresa. Mi spiegò che succede spesso che ci sia un ragazzo che gironzola davanti al salone con un mazzo di fiori o un pacchettino regalo. Ogni volta parte la ricerca per sapere chi è la ragazza fortunata. Se poi il pacchettino è di una certa forma e potrebbe contenere un anello diventa una vera caccia grossa. Immediatamente capii il motivo di tutte quelle sbirciatine ed immaginai i commenti dietro quella tenda.
Ci incamminammo verso la macchina e appena girato l’angolo le porsi la busta con la T-shirt
– Mi dispiace… questo pacchettino … non viene da una gioielleria ma… spero ti piaccia lo stesso.–
Dall’incarto si capiva che era una maglietta, ma la curiosità era comunque tanta e lei lo apri in fretta. Quando lesse la scritta si girò verso di me e mi disse:
– Amore è bellissima! Grazie!– Poi mi abbracciò e fui sommerso da una valanga di baci tra i sorrisi della gente intorno.
Un attimo più tardi, mentre era ancora abbracciata, mi guardò negli occhi mi chiese:
– Tu non mi lascerai mai lividi! Vero?–
– No!… Credo di no!…a meno che…–
– A meno che… Cosa?– Mi chiese staccandosi da me bruscamente.
– Beh!… A meno che… Non sia tu a chiedermelo…– Poi, fingendo una certa distrazione, aggiunsi – … Ci sono persone a cui piace.–
– Stai tranquillo… Io… non te lo chiederò mai… e se anche dovessi chiedertelo… tu non farlo lo stesso!–
Credo che l’avesse presa un po’ troppo sul serio e ci scherzai un po’.
– Ok, d’accordo… niente lividi e niente frustate.… le cancellerò dal programma delle lezioni.– poi , dopo una piccola pausa aggiunsi – …Peccato però!– Continuai a far finta di non curarmi della sua reazione mentre la guardavo con la coda degli occhi. Mi aspettavo un sonoro ceffone invece si limitò ad una lunga occhiataccia.
Arrivati alla macchina, mi chiese se fossi disponibile a guidare: Era stanca ed accettai. Non c’era traffico e saremmo arrivati in pochi minuti. Le dissi che non avevo ancora preso il vino e che ci saremmo dovuti fermare.
– Non fa niente… ne possiamo fare a meno…– Disse lei.
– E… come facciamo con le piccole follie che avevi in mente di fare?–
– Beh… diciamo che …possiamo farle lo stesso… ci arrangeremo da soli. –
– Però ieri sera…– Non finii la frase e Lasciai che capisse da sola quanto avessi apprezzato la spigliatezza della sera prima dopo un buon bicchiere di vino.
– Ma dai!… Non dirmi che hai pensato che fosse il vino!–
– Vorresti dire che… il vino non c’entrava niente?–
– Beh!… non proprio!… è servito a darmi una certa sicurezza, ma… avrei potuto tranquillamente farne a meno.–
– Cosa vorresti dire… Non sono sicuro di aver capito bene… –
– Beh!...Diciamo che… è un po’ come imparare ad andare in bicicletta: Qualcuno ti tiene in equilibrio e tu vai tranquillo… perché sai che c’è lui… poi ti giri e vedi che si è fermato una decina di metri prima. A quel punto ti rendi conto che puoi farcela da solo e… continui a pedalare.–
– Quindi… se ho capito bene… questa sera: Niente vino, si beve solo acqua, e dopo cena… Ci facciamo un gel giro in bici!–
Scoppiò a ridere poi allungò la mano sul mio cazzo, lo strinse forte, e con voce molto languida mi disse:
– Sì!…Tesoro!… Hai capito benissimo… Ci facciamo proprio un bel giro!… Ma devi pedalare tanto… Devi portarmi tra le nuvole!–
Non ci dicemmo altro per il resto del tragitto ma la mano di Giulia continuò a stringere il mio cazzo. Anche perché lui aveva gradito molto quella stretta e l’aveva ricambiata con una imponente erezione che fu altrettanto gradita.
A casa, finalmente potemmo scambiarci un vero bacio. Mi disse che avrebbe fatto una doccia veloce mentre io, se volevo, potevo iniziare a preparare qualcosa. Le fettine di pollo e l’insalata erano in frigo mentre le patatine erano nel congelatore. Io feci un’unica cosa: Misi le patatine nel microonde e avviai il programma di scongelamento. Per il resto ci avrebbe pensato lei.
Dopo una decina di minuti, mi avvicinai alla porta del bagno, ero impaziente di vederla uscire.
– Tesoro!… A che punto sei?– Le chiesi con un po’ di ansia.
– Ho quasi fatto!…– Mi rassicurò.
Aspettai ancora un paio di minuti poi la porta del bagno si aprì e lei uscì. Indossava solo un paio di mutandine e la T-shirt che le avevo appena regalato. Era bellissima. La forma dei suoi piccoli seni era appena visibile sotto il cotone bianco della maglietta. I capezzoli erano ben riconoscibili: Sembravano due punte che spingevano sotto la stoffa per farsi notare. Le mutandine erano sottilissime, si intravedeva il solco della sua figa. Si girò su un lato e, per qualche secondo, mi soffermai ad ammirare il profilo perfetto del suo sederino: Sodo e perfettamente modellato. Poi si girò completamente e lasciò che potessi ammirare i glutei separati dal sottile filo delle mutandine.
Mi avvicinai, posai le mani sui suoi fianchi e mi soffermai a sentire il profumo della sua pelle. Poi feci scorrere delicatamente le mie dita sul collo fino ad agganciare il lembo della maglietta. Lo scostai leggermente per scoprire un po’ la spalla. Le labbra si posarono se quella pelle fresca e profumatissima. Lei inclinò la testa per cercare un contatto con il mio viso.
Un minuto dopo si girò per abbracciarmi. Guardò per un attimo i miei occhi poi poggiò il viso sul mio petto. Il mio cazzo era durissimo ed aveva voglia di sentire il contatto con quel corpo. Le posai le mani sui glutei e la tirai verso di me. Il suo ventre arrivò a contatto con il mio cazzo che, immediatamente raggiunse la sua massima estensione.
Il suo viso si staccò dal mio petto per consentire alle mani di aprire i bottoni della mia camicia. Li sbottonò tutti, uno dopo l’altro, e per ogni bottone sentii un piccolo bacio sulla pelle. Dopo l’ultimo bottone ci fu anche un bacio extra per le mie labbra. Gli occhi erano fissi sui miei. Le mani allargarono i lembi della mia camicia per farla scendere sulle braccia. Il viso tornò a posarsi sul mio petto. Sentii le sue labbra scorrere lentamente sulla mia pelle. Era evidente che tutt’e due avevamo voglia di anticipare il dopo cena. Non ci fu bisogno di chiederne la conferma. Bastò un veloce movimento delle spalle e mi liberai della camicia che finì sul pavimento. Per un attimo chiusi gli occhi e sentii le mani di lei scivolare sui miei fianchi e tenerli stretti mentre si abbassava per restare in ginocchio davanti a me. Sentii le dita che iniziarono a slacciare la cintura dei miei jeans. Sganciarono il bottone e tirarono giù la zip. Ogni gesto era stato sottolineato con un sorriso di soddisfazione. Il cazzo usci prepotentemente fuori mentre era ancora trattenuto dal tessuto elastico dei miei boxer. Lei guardò verso l’alto, trovò il mio sguardo e mi chiese:
– Vuoi che andiamo subito in camera mia o preferisci… un piccolo assaggio qui?–
– Beh, se posso scegliere… preferirei un assaggio… ma che sia un assaggio… non voglio rovinarmi l’appetito!–
– Tranquillo Amore mio!… Vedrai che ti verrà una gran fame!– La sua voce era cambiata. Aveva una carica di sensualità che non avevo mai sentito prima.
Abbassò il bordo dei boxer e finalmente liberò il mio cazzo che puntò dritto verso il suo viso.
– Guarda com’è grosso!…– La voce era sempre più calda e sensuale. – Vorresti vederlo entrare… tutto… nella mia bocca… vero?… Lo so che lo voresti, ma…– Anche il suo sguardo era molto malizioso.
Il sangue continuava a fluire nelle vene ed a gonfiare il mio cazzo che era diventato durissimo. Oscillava lentamente davanti a quella bocca che continuava a sfiorarlo avvolgendolo con il suo caldo respiro. Lei lo tenne fermo con due dita. Poi l’indice dell’altra mano si posò a qualche centimetro dal glande e mi disse:
– …Posso farlo entrare fino qui!…– Poi, spostando il dito un po’ indietro, aggiunse: – …Forse potrei arrivare fino qui!.–
Alzò ancora lo sguardo e rimase a fissare i miei occhi.
– …Ma tu… preferiresti che arrivassi qui!… Vero?…– Aveva spostato il dito ancora di qualche centimetro.
– …o… addirittura fino qui!…– era sulla base. – Sì!… Amore mio!… Lo so… che lo vorresti vederlo entrare tutto ma… è troppo lungo e la mia bocca non è così profonda… Dovrei farne entrare un po’ nella gola… Con l’aiuto delle tue mani… potrei farcela.– La voce era sempre più languida ed ora il suo dito indicava la base della sua gola.
Stavo impazzendo. Ormai il mio cervello era quasi fuori controllo, gli ormoni rimbalzavano come in un flipper. Improvvisamente la sentii rimettere il mio cazzo nei boxer e stringere i miei fianchi per sollevarsi. Inspiegabilmente era tornata a stare in piedi davanti a me. Ero confuso non capivo cosa stesse succedendo. Il suo sguardo non aveva più la stessa sensualità di prima e sorridendo mi disse:
– Ci credi adesso che… il vino non c’entrava niente con quello che è successo ieri sera?… La voce era normalissima. Ci misi un po’ a capire cosa era successo. A malincuore dovetti ammettere che mi aveva preso in giro. Era stata tutta una sceneggiata per farmi capire che poteva fare qualunque cosa anche senza vino.
– Tu sei pazza!… hai rischiato di farmi venire un infarto!… le dissi scuotendo la testa. Poi aggiunsi: – Però è stato bello lo stesso!… Magari, qualche volta… potresti farlo ancora…–
Ci mettemmo a ridere poi prese la mia mano e mi chiese di seguirla.
– Dai!… Stupido!… Andiamo di là…
Mi condusse verso la sua camera mentre continuava a ridere, ed io continuavo a scimmiottare le frasi che mi aveva appena detto. I jeans tendevano a scendere, li tenni su tenendoli con l’altra mano.
In camera, ci avvicinammo al suo letto. Lei prese il cuscino e lo appoggiò alla spalliera. Poi si sedette, lo sistemò dietro la schiena e raccolse le gambe tra le braccia. Io mi liberai dei pochi indumenti che avevo ancora addosso e rimasi con i boxer. Salii sul letto e mi misi seduto sulle ginocchia proprio davanti a lei.
Le chiesi di distendersi e lei lo fece dopo essersi tolta la T-shirt. Ero rimasto a guardarla mentre lo faceva. Mi misi al suo fianco. Posai le mie labbra sulla sua fronte, quasi senza toccarla con le mani. Le labbra iniziarono a scendere lentamente. Il naso, la bocca, il mento: Sempre con la stessa leggerezza. Quando arrivai al seno iniziò a muoversi per offrirmi prima un seno e poi l’altro.
Le labbra arrivarono vicino l’ombelico, sentii il suo respiro diventare irregolare. Lei sollevò il bacino e tirò un po’ giù le mutandine lasciando a me il compito di fare il resto. Io, però, le tirai su e spinsi giù delicatamente il bacino. Quando le mie labbra tornarono sulla sua pelle fresca della sua pancia, un brivido fece vibrare il suo corpo.
Accarezzai le sue cosce poi afferrai le sue caviglie e le feci scorrere lasciando le gambe distese e leggermente divaricate. Le sue mutandine erano proprio davanti a me. Mi avvicinai con le labbra. Il tessuto sottilissimo lasciava intravedere tanto di quel che c’era sotto, anche una leggera peluria bionda che arrivava quasi al bordo superiore, diradandosi fino a scomparire. Le avevo chiesto, fin dall’inizio, di non depilarsi completamente: Mi piace sentire i peli morbidi che mi accarezzano il viso mentre lecco la figa. I suoi erano morbidissimi ed era un piacere unico sentirli. Iniziai a far scivolare le labbra sulla parte interna delle cosce soffermandomi nei punti in cui percepivo il contatto con il bordo delle mutandine. La pelle era fresca con un profumo dolce di vaniglia. Faceva venire voglia di leccarla come un gelato. Anche lei aveva voglia della mia lingua. Lo si capiva dai movimenti del suo corpo ma soprattutto del suo inguine. Si muoveva nervosamente con piccoli spasmi. Erano passati diversi minuti e non avevo ancora sfiorato la sua figa. Sentii la sua mano posarsi si miei capelli. Poi sentii anche la sua voce.
– Tesoro!… Sono bagnatissima…– Cercò di sollevare Il bacino per togliersi le mutandine ma ancora una volta lo spinsi giù.
Appoggiai le labbra sulla figa, sentii che il tessuto era leggermente umido. Provai a saggiarne il sapore: Era leggermente acre ma ugualmente buono. Tornai a sfiorare la pelle nella parte interna delle cosce poi afferrai i lati delle mutandine. Lei capì che, finalmente, avrebbe potuto toglierle. Alzò il bacino e le fece scivolare sulle cosce, poi raccolse le gambe e, un attimo dopo, le mutandine volarono sopra la mia testa. Il mio viso tornò in mezzo alle sue gambe. Ogni particolare della sua figa si vedeva perfettamente ed era uno spettacolo meraviglioso. La fessura interna era perfettamente regolare e le labbra esterne la custodivano gelosamente. Le mie braccia erano sotto le cosce e le mani posate sul suo ventre.
Feci scorrere la punta della lingua sulla fessura della sua figa. Poi usai tutt’e due le mani per tenere allargate le grandi labbra e consentire alla lingua di arrivare facilmente ai punti di maggiore sensibilità. Quando lo feci sentii il sapore acre dei suoi fluidi ma soprattutto sentii un mugolio forte e prolungato che arrivava dalla sua bocca.
Mentre continuavo a leccare, spinsi il mio dito medio lentamente dentro la sua figa. Poi lo tirai fuori e lo infilai ancora dentro. Ripetei gli stessi gesti con ritmo crescente.
– Amore!… Piano…Ti prego!–
Rallentai progressivamente il ritmo fino a smettere definitivamente. Era stato solo un anticipo. Per prepararla a quello che avrebbe fatto poco dopo il mio cazzo.
Sollevai la testa e vidi che anche lei mi stava guardando. Le mostrai il dito che poco prima aveva rovistato nella sua figa. Era ancora bagnato.
– Sì!… Sei proprio bagnatissima…– Le dissi.
Avvicinai il dito alla bocca ed iniziai a succhiarlo, apprezzandone il gusto, davanti ai suoi occhi.
– Sei proprio un porco!…– Poi sorridendo aggiunse: – Dai, fammelo assaggiare… voglio sentire anch’io che sapore ha!–
Tornai dalla sua figa mentre i suoi occhi attenti seguivano ogni mio movimento. Questa volta fu la mia lingua ad entrare nella figa. Ci rimase per pochi secondi. Poi mi sollevai e mi avvicinai al suo viso per baciarla e farle sentire il sapore dei suoi umori.
– Non è buono!…– Disse con una mezza smorfia.
– A me piace molto, ma… è una questione di gusti!… ed anche di genere!… Io sono un uomo ho sensazioni diverse dalle tue.– Nelle mie parole c’era un riferimento preciso e lei lo capì subito.
– Allora… avevo ragione io!…– Sottolineò lei.
– Uhm!– La risposta arrivò nell’unico modo possibile: Con la mia bocca appoggiata sulla sua figa.
Continuai a leccare per un paio di minuti mentre le sue mani stringevano le mie spalle. Sentivo le sue dita che affondavano nella pelle. Mi piaceva sentire quella stretta così forte. Ma volevo che mi aiutasse a sentire le sue emozioni i suoi desideri. Presi la sua mano e la portai sulla mia nuca.
– Tesoro, aiutami… – Le dissi sollevando un po’ la testa – Ho bisogno di sentire le tue mani… Devono guidarmi… Mi piace sentire anche la tua voce… ma una leggera pressione con il palmo della mano fa capire tante cose.–
Lei porto anche l’altra mano tra i miei capelli ed iniziò a darmi i segnali giusti per raggiungere il massimo del piacere. Quando le mie labbra sfiorarono il clitoride sentii le prime contrazioni nel suo ventre. Un attimo dopo sentii che tutto il corpo iniziava a contrarsi. Cercai di essere ancora più delicato, non volevo che le sensazioni diventassero insopportabili. Volevo che potesse gustare ogni attimo di quel momento di piacere.
Quando la lingua entro nella figa sentii un urlo:
– Ohhh… Siiiii… cosi è bellissimo…– Un paio di minuti dopo aggiunse – Tesoro non fermarti… sto venendo!–
Sentii le sue cosce stringersi intorno al collo. Non riuscivo a sollevare la testa. Le sue mani avevano afferrato i miei capelli e mi tenevano stretto sulla sua figa. Continuai a leccare. Non riuscì a trattenere un urlo che risuonò a lungo per tutta la stanza ed anche oltre:
– Siiiiiiiiiii!…–
Prese il cuscino che era alle sue spalle e lo porto davanti alla bocca per poter continuare ad urlare senza farsi sentire dal vicinato.
Dopo un paio di interminabili minuti sentii la morsa delle sue cosce che si allentava. Le contrazioni nel suo ventre erano quasi sparite ed il suo corpo cominciava a rilassarsi.
La lingua approfittò di quel momento di calma apparente e cercò emozioni nuove. Scese verso il basso nel punto in cui le grandi labbra si congiungono. Continuò ancora a scendere.
– Amore!… basta…Ti prego… ho paura!–
– Stai tranquilla… non ti farò male… la lingua non lascia lividi!–
– Amore!… non è di te che ho paura… ma di me!… sento che potrei perdere il controllo…–
Non era ancora pronta per emozioni nuove. Rispettai la sua scelta e sollevai la testa.
Mi sdraiai al suo fianco in posizione supina. Il suo viso si avvicinò al mio petto e cominciò a coprirlo di baci.
La mia mano afferrò il cazzo ed iniziai a segarmi.
Giulia fu attratta da quel movimento, rimase un attimo a guardare la mia mano, ne osservò bene i movimenti. Poi la sua mano raggiunse la mia:
– Dai!… Lasciamelo… Adesso tocca me!–
La sua mano prese il posto della mia ed iniziò a segarmi. Continuò per un paio di minuti poi si mise a cavallo su di me, tenendosi leggermente sollevata. Prese il cazzo e lo appoggio alla figa. fece scivolare il glande sulle grandi labbra per due o tre volte, poi lo lasciò entrare abbassandosi lentamente.
Quando il cazzo fu completamente dentro:
– Avvertimi… quando stai per venire!–
Le feci un sorriso per rassicurarla e lasciai che il suo corpo iniziasse a salire e scendere sul mio cazzo. Non ci misi molto a sentire i primi impulsi. L’avvertii.
– Amore!… Sto per venire!–
Si sollevò di scatto e lasciò uscire il mio cazzo poi si mise al mio fianco. Lo afferrò con la mano e riprese a segarmi. Passarono una decina di secondi, poi decise di usare la bocca. Fece appena in tempo a farlo scivolare tra le sue labbra ed arrivò primo fiotto di sperma. Le labbra si chiusero e sigillarono la bocca mentre atri tre o quattro fiotti la riempivano del mio seme. Quando il cazzo smise di pulsare lo fece uscire lentamente. Aveva aperto leggermente la bocca e lasciato che lo sperma colasse sulla mia asta. Alla fine, si sollevò trattenendo con la mano quello che le era rimasto sulle labbra. Scese dal letto e andò velocemente i bagno senza mai togliere la mano davanti alla bocca. Era stato un finale bellissimo e dovetti ammettere che Giulia stava diventando meravigliosamente brava: La sua spontaneità non aveva bisogno di maestri. Trovai dei fazzolettini per pulirmi. Per un attimo ripensai a zia Giusy. Lei non sarebbe andata in bagno a sputare, lo avrebbe ingoiato e lo avrebbe fatto davanti a me. Ci voleva tempo ma sicuramente anche Giulia lo avrebbe fatto ed avrebbe trovato il modo migliore per farlo.
Quando tornò sul letto rimanemmo sdraiati ancora per qualche minuto senza dire una parola. Il suo viso si era posato sul mio petto e le dita giocavano con i miei capezzoli mentre le mie scivolavano tra i suoi capelli morbidi.
Era il momento che tutt’e due preferivamo. Più tardi sentii la sua voce:
– Tesoro!… Sono stata brava questa sera… Vero?–
– Beh… era un invito a cena… Ma non ho assaggiato ancora nulla.–
– Stupido!… non era quello che intendevo… Comunque, hai ragione adesso vado a preparare qualcosa.–
Ci alzammo tutt’e due, recuperammo i nostri indumenti e andammo in cucina. Le patatine erano perfettamente scongelate. Non ci mettemmo molto a friggerle e a cuocere il petto di pollo. In pochi minuti le cena era pronta. Finito di mangiare Giulia mi chiese:
– Allora!… Adesso puoi dirmelo se sono stata brava questa sera…–
– Beh… diciamo che la cena… era da sei… Ma… l’antipasto era da dieci e lode… sei stata bravissima!–
Vidi un bel sorriso di soddisfazione sul suo viso, poi posò la sua mano sulla mia e per rassicurarmi sulle sue qualità, mi disse:
– Sono sicura che potrei fare di meglio… qualcosa che richiede un maggiore impegno, ma… ho bisogno di tempo…– Ebbi la sensazione che non stesse parlando di ricette di cucina o almeno non solo di quelle. Il tono della voce ed il suo sguardo facevano intendere ben altro.
– Beh… Se le cose impegnative che intendi tu, sono le stesse che ho in mente io… posso darti tutto il tempo che vuoi… anche se… non vedo l’ora di provarle!…–
Sentii la sua mano che stringeva la mia, mentre mi faceva cenno di sì con la testa ed un malizioso sorriso illuminava il suo viso: Sì, era la conferma che i suoi pensieri erano gli stessi dei miei. Rimasi a guardare suoi occhi e mi resi conto di essere innamorato pazzo di quello scricciolo di ragazza che non finiva mai di stupirmi.
– I miei ritornano domani pomeriggio… Rimani con me questa notte?–
Ovviamente risposi di si, non credo che potesse aspettarsi una risposta diversa, tuttavia fu contenta della mia scelta ed il sorriso sul suo viso lo dimostrava. Mentre eravamo a sistemare la cucina e a lavare le poche cose che avevamo usato mi disse:
– Potremmo fare così: Domani mattina ci alziamo presto…– Fece una piccola pausa, mi guardò negli occhi e aggiunse: – …facciamo la doccia insieme… poi ti accompagno a casa e vado al lavoro.–
– Per me va benissimo ma… credo che dovremmo alzarci qualche minuto prima… la doccia potrebbe durare più del solito…–
Sorrise e mi fece un ampio segno di sì con la testa.
Quella notte siamo stati benissimo anche se, dormire in due su un letto singolo, avrebbe potuto essere un problema. Nel nostro caso non lo fu.
Il mattino successivo alle 7, mi ritrovai da solo nel letto. Sentii della musica che veniva dalla cucina. Mi avvicinai e vidi Giulia. Era di spalle, indossava una canotta di tessuto leggerissimo con spalline sottili e le mutandine: Era molto arrapante ed il mio cazzo diede subito segnali di risveglio. Rimasi a guardarla per qualche secondo. Stava preparando la colazione: Latte, caffè, fette biscottate e marmellata di albicocche., Prima che si accorgesse di me, a bassa voce per non spaventarla, le dissi:
– Buongiorno… Amore!–
Lei si girò e sorridendomi rispose:
– Buongiorno… Tesoro!– Posò l’ultima fetta biscottata che aveva appena ricoperto, strappò un foglio dal rotolo di Scottex per asciugarsi le mani poi mi buttò le braccia al collo. – La colazione è tutta qui… non è un servizio da Grand Hotel …ma non c’era altro in casa.–
– È anche troppo!… Pensavo che saremmo andati al bar… Non abbiamo tanto tempo. –
– Non ti preoccupare… mi sono alzata mezz’ora prima… e non solo per la colazione.– La voce era molto maliziosa.
Dopo aver coperto il piatto delle fette biscottate con un altro foglio di Scottex mi tese un braccio e mi invitò a seguirla verso la doccia.
Ci liberammo in un attimo dei pochi indumenti che avevamo addosso. Lei aspettò che l’acqua fosse della temperatura giusta prima di raggiungermi.
Ci abbracciammo e ci baciammo a lungo. L’acqua scendeva sui nostri corpi ed entrava anche nelle nostre bocche mentre ci baciavamo. Ci separammo per un attimo. Giulia prese il flacone di docciaschiuma appeso al rubinetto della doccia, poi prese la mia mano e ne versò un po’. Quando si girò di spalle. Non ci misi molto a capire cosa volesse. Chiusi il getto dell’acqua ed iniziai a cospargere le spalle di sapone che ben presto divenne soffice schiuma. La sua pelle scivolava morbida sotto le mie mani. Insaponai ogni parte: La schiena, le Braccia, i fianchi. Quando le mie mani arrivarono al seno lei fece per girarsi ma le chiesi di rimanere dov’era. Il mio corpo era completamente aderente al suo, mentre ed i suoi seni scivolavano sotto le mie dita. Sollevò le braccia e le mani afferrarono la mia testa.
Il cazzo continuava a scivolare sui glutei: Era già durissimo e lo sentivo ancora pulsare. Sentii le sue mani che scendevano dietro la sua schiena: Cercavano il mio cazzo. Spinse avanti il bacino e lasciò le spalle appoggiate sul mio petto per poterlo stringere bene. Lo fece scorrere nella mano. Tornò un po’ indietro con il bacino per sentire il glande che spingeva sui glutei. Dopo un paio di minuti provò a girarsi e questa volta la lasciai fare.
Quando mi mostrò il palmo vuoto della sua mano, presi il flacone di docciaschiuma e ne versai un po’ nella sua mano. Iniziò ad insaponarmi i pettorali, poi le spalle e le braccia. Il cazzo aspettava con ansia che arrivasse il suo turno e finalmente fu accontentato. Sentii la schiuma soffice che lo avvolgeva. Le dita gi Giulia lo stringevano delicatamente. Era abituato ad essere stretto con forza mentre scorreva nella sua mano, ma anche quella stretta leggera era molto apprezzata.
La strinsi tra le mie braccia e ci baciammo a lungo. I nostri corpi continuavano a toccarsi scivolando uno su l’altro ed era un sensazione piacevolissima: L’eccitazione aumentava. Feci scendere le mani sulla sua schiena, arrivai ai glutei e li strinsi con forza. Sembrava che stesse aspettando quel gesto. Sentii le sue braccia stringersi con forza intorno al collo e le gambe avvinghiarsi intorno ai miei fianchi. La tenni su per un paio di minuti. Poi allentai la presa e lasciai che fosse lei a tenersi con le braccia e le gambe. Feci scendere la mano lungo il solco che separa i glutei. Arrivai al centro dei desideri più peccaminosi. Cominciai a toccarlo e sentii subito le sue parole:
– Non riesci proprio a fare a meno di toccarmi lì… Ehh!…– Poi aggiunse: – …Dai, fallo ancora!… ma fai piano!… Ti prego!…–
Il dito medio era pronto per entrare. Bastò una leggera pressione e scivolò dentro.
– …Piano!… Amore!… Piano!…– La sua bocca cercò la mia e fu un bacio diverso. Era il segno della sua disponibilità a darmi tutto il suo corpo.
Lo spinsi dentro ancora un po’, senza esagerare, poi lo tirai fuori e tornai a stringere i glutei.
Era ancora arrampicata sul mio corpo. Presi il cazzo e lo avvicinai alla sua figa. Feci scivolare il glande sulle grandi labbra per un paio di volte poi lo spinsi dentro e lo lasciai entrare tutto. Le sue braccia si stringevano al mio collo mentre con le mani la sollevavo e la facevo scendere giù. Sentii che mi diceva:
– Amore… sei sicuro che ce la fai ad uscire in tempo?– Non le risposi. Non ero affatto sicuro. Sapevo bene che non potevo venirle dentro. E pensare che ho sempre tenuto un preservativo nel portafoglio: Era una speranza più che una sicurezza. Ma non potevo andare a prenderlo in quel momento
Continuammo in quel modo per pochi minuti, la sua magrezza mi fu molto d’aiuto. Prima che sentissi i primi impulsi del mio cazzo mi fermai e lo tirai fuori.
– Amore… Sei venuto dentro?– Mi chiese preoccupata.
– No!… Non volevo uscire all’ultimo secondo… un movimento brusco… è troppo scivoloso qui–
Lei rimase ferma ancora un po’ ed infine allentò La stretta delle sue gambe e si lasciò scendere. Mi diede un grosso bacio e mi disse:
– Bravo Tesoro… mi piace quando sei così premuroso con me!– Si girò di spalle, si appoggiò alla parete e divaricò le gambe. Poi girò la testa per guardarmi e mi disse
– Ecco… cosi dovrebbe andare meglio…Vero!–
Non so se mi stesse prendendo in giro per il mio eccesso di premure. In ogni caso, mi avvicinai al suo culo. Le posai una mano sulla schiena mentre con l’altra guidavo il cazzo all’ingresso della sua figa. Lo spinsi dentro con forza.
– Amore… Quanta foga!… Non ti è bastata… la serata di ieri. Vero?!… hai ancora tanta voglia, Eh!…– Le sue parole erano scandite dal ritmo dei miei affondi: – Mi piace quando mi desideri così tanto!… Dai!… Fammela sentire tutta… la voglia che hai!…–
La mia risposta fu una poderosa spinta che la costrinse ad appoggiarsi bene alla parete.
– …Bravo Amore Mio!…Così ti sento tantissimo!…– Fece una piccola pausa, poi aggiunse: …Mi piace sentirti così!... –
Iniziai a darle colpi sempre più forti. Lei si aggrappò all’asta della doccia e divaricò ancora le gambe per appoggiare i piedi al bordo. Continuai a darle altre bordate ma sapevo che in quel modo sarei venuto subito:
– Amore!… Anche a me piace così ma… Non resisterò a lungo!– Le dissi.
– No!… Non venire adesso… resisti ancora un po’… Solo un po’… Ti prego!– Mi supplicò lei.
Rallentai il ritmo e cercai di trattenermi: Era come trattenere un fiume che stava arrivando agli argini. Qualche secondo dopo, finalmente, sentii il suo urlo:
– Ecco…Si!… Adesso sì…–
Finalmente potevo dare sfogo al mio istinto, diedi un’ultima poderosa spinta con il bacino, poi mi tirai indietro e feci uscire il cazzo, l’afferrai e lo tenni stretto nella mano. Lei si girò soddisfatta ma si capiva che avrebbe preferito che rimanessi ancora un po’ dentro di lei.
– Mi dispiace… avrei voluto trattenermi di più ma… sto per venire.– Le dissi
Si abbassò in un attimo. La mia mano avvicinò il cazzo alla sua bocca che si aprì e lo fece entrare. Le sue mani erano dietro le mie cosce e le tiravano verso la bocca. Avrei voluto ancora spingere il bacino in avanti ma non ci fu tempo: Arrivò il primo fiotto di sperma e sentii un mugolio prolungato uscire dalla sua bocca. Con la mano tenevo ferma la sua testa. Il cazzo era entrato quasi fino in fondo. Sentii che cercava di tirare indietro la testa ma la mia mano la tenne ferma. Arrivarono altri due fiotti e questa volta li accompagnai con la spinta del mio bacino. Quando il cazzo smise di pulsare lei lo lasciò uscire e rimase appoggiata alle mie cosce senza sollevarsi. Aspettai un pochino poi l’aiutai a tirarsi su. Si appoggiò sulla mia spalla con il viso rivolto dall’altra parte. Sembrava che non volesse farsi vedere: Aveva ancora il mio sperma nella bocca e non voleva che la vedessi mentre lo sputava. Aprii il getto dell’acqua, e finalmente, riuscì a liberarsi del contenuto della sua bocca mescolandolo con l’acqua e facendolo scendere proprio sullo foro di scarico della doccia.
Lasciammo che la schiuma scivolasse via dai nostri corpi. Mi spostai di qualche centimetro e lasciai tutto il getto dell’acqua per lei. Rimasi a guardarla: Era ferma, immobile, con il viso rivolto verso l’alto per prendere tutto il getto dell’acqua, come in un massaggio rilassante.
Qualche minuto più tardi eravamo in cucina a fare colazione. La vidi che guardava l’orologio e le chiesi:
– Siamo ancora in orario… Spero.–
– Sì… però dobbiamo sbrigarci.–
Finimmo di fare colazione ed uscimmo di casa. In macchina, mentre andavamo verso casa mia, mi disse che ci saremmo visti il giorno successivo perché la sera stessa non era possibile. Ere Il giorno della partenza e, come al solito, avevamo ancora tanta voglia di stare insieme. Sapevamo tutte due che ci sarebbero volute atre due settimane. Il sorriso sui nostri volti spari in un attimo. Rimanemmo in silenzio per il resto del tragitto. Arrivati sotto casa mi diede un bacio e mi disse:
– E… Se la prossima volta venissi io a Roma?…–
– Magari!… C’è un nuovo B&B vicino casa di zia Giusy, non dovrebbe essere molto costoso… ce lo possiamo permettere…–
Era solo un’idea buttata lì, ma era bastata per farci tornare a sorridere
– Dai… Pensiamoci bene!… Un bel week end a Roma… mi piacerebbe proprio!–
– Ok… Vedrai… ci penso io!… Grandi camminate di giorno e… sesso sfrenato di notte.–
Non fece nessun commento ma continuava a sorridere, evidentemente era d’accordo. Scesi dalla macchina e affacciandomi al finestrino le chiesi:
– Ci vediamo questa sera?–
– Mi dispiace ma… non so a che ora finirò e… sarò stanchissima…
Ebbi la sensazione che fossero solo scuse. Forse voleva vedere la mia determinazione o forse sapeva che sarebbe stata stroppo stanca per il tipo di serata che avevo in mente. In ogni cado le bastò guardarmi negli occhi pere avere le risposta. Mi sorrise e aggiunse
– Va bene dai!... Però promettimi che mi accompagnerai direttamente a casa… senza soste intermedie!
– Ok… Prometto!
Mi mandò un bacio, e la vidi sparire verso il lavoro.


Il giorno successivo, nel primo pomeriggio, ero pronto per la partenza. Giulia era sempre stata puntuale e sicuramente stava per arrivare. Quando sentii lo squillo del citofono, guardai l’orologio: Era in anticipo di una ventina di minuti. La invitai a salire ma mi disse che non c’erano parcheggi liberi.
Presi il trolley, salutai mia madre, ascoltai le sue solite raccomandazioni e mi avviai.
Giulia mi era venuta incontro e stava aspettando fuori dal portone con una minigonna vertiginosa.
Ci scambiammo un bel bacio e salimmo i macchina. Come al solito guidava con una mano sul volante e l’altra appoggiata sul mio cazzo che era ben lieto di tutte quelle attenzioni ed era diventato duro come una pietra. Ero attratto dalla disinvoltura ci cui guidava. La mia mano era poggiata sulla sua e ne assecondava i movimenti. Quando sentimmo il motore che andava troppo su di giri mi disse:
– Tesoro!… Ti dispiace mettere la terza…–
– Ma… Sei pazza!… non è il momento di giocare … – Cercai di convincerla a guidare per bene.
– Dai!… Ci vuole un attimo!– Insistette lei.
Poggiai la mano sulla leva del cambio ed aspettai che togliesse il gas e schiacciasse la frizione.
– Vai!–
La terza entrò senza problemi. Ci mettemmo a ridere. La manovra era andata bene e lei era riuscita a non togliere la mano dal mio cazzo. Cercai di convincerla a ritornare seria. Guardai la strada e notai che era semideserta e soprattutto non era quella che andava alla stazione. Le chiesi:
– Scusa!… mi dici dove stiamo andando!–
– Tesoro!… non penserai mica che… ti lasci partire così.– Rispose dando una fugace occhiata al mio cazzo che si crogiolava nella sua mano.
Non dissi nulla. Dentro di me pensai che avrei dovuto capire subito le sue intenzioni. Quei venti minuti di anticipo non erano casuali. Le sorrisi e tornai ad accarezzare la sua mano.
Arrivammo ad una radura molto ampia. Non cera nessuno e se qualcuno fosse arrivato lo avremmo visto con un congruo anticipo. Tirammo indietro i sedili, In un attimo le sue braccia furono intorno al mio collo e la bocca sulla mia. Slacciai i jeans e tirai fuori i cazzo sollevandomi con il bacino Lei aveva sollevato la gonna, era salita sul sedile mettendosi seduta sulle ginocchia, rivolta verso di me. Avevo il cazzo che usciva per qualche centimetro dai miei jeans. Lo presi con tre dita e cercai di tirarlo fuori completamente. Lei indicò i miei jeans:
– Dai!… abbassali un po’ di più!…–
Sollevai ancora il bacino, li abbassai ancora un po’ e questa volta riuscii a farlo uscire tutto. Lo tenni alla base facendolo oscillare. Lei continuava guardarmi, e dopo aver osservato ogni mio gesto mi disse:.
– Tesoro!… Mi piace guardarti… – Distolse per un attimo lo sguardo dal mio cazzo, si guardò intorno, poi fissò i miei occhi e aggiunse – Voglio vederti mentre ti masturbi!… Dai fallo davanti a me! … fammi vedere come fai!…–
Strinsi il cazzo nella mano, iniziai a farlo scorrere lentamente. Lei si piegò in avanti ed appoggiò la testa sulle mi ginocchia per godersi lo spettacolo da vicino. Accelerai il ritmo della mia mano. Vidi l’eccitazione che cresceva nel suo viso mentre gli occhi seguivano i miei movimenti. La sua mano si avvicinò alla mia sfiorandola appena per sentirne il contatto.
– Fai così quando non ci sono io… Vero?– Poi, sorridendo aggiunse – Sì… Lo so che lo fai!…–
Era eccitatissima. Poggiai l’altra mano dietro le sue spalle ed inizia le accarezzarle la schiena. Lei continuava a parlare.
– E… Pensi a me mentre ti masturbi… Vero? …Vorresti avermi vicino…–
– Uhm!– Risposi mentre la mia mano scivolava sulla sua schiena.
– Vorresti potermi toccare…– Poi, con un sorriso di soddisfazione, aggiunse – So anche… dove… ti piacerebbe toccarmi –
La sua mano si spostò dietro, sollevò il lembo della minigonna per scoprire ancora un po’ il culo:
– Eh sì!… Penso proprio di saperlo.–
Poi cercò la mia mano. La prese e la portò proprio lì. Non dissi nulla ma le mie dita dimostrarono quanto avessi apprezzato quel gesto. scansarono il sottile tessuto delle mutandine ed iniziarono ad accarezzarle il buco del culo. Anche il cazzo lo aveva apprezzato e scivolava sempre più duro nell’altra mano. Giulia se nera accorta e sorrideva soddisfatta.
– Dai!… Adesso lascia fare a me!…–
La sua mano si avvicinò al mio cazzo. Lo prese e lo strinse forte. Le dita erano sottili e delicate: Sembrava che non riuscissero a tenerlo.
– Senti com’è duro!… non possa lasciarti andar via così!…–
Raccolse un po’ di saliva dalla sua bocca e tornò a lubrificare la mia asta accarezzandola dappertutto. Gli occhi erano fissi sui miei, poi iniziarono a fissare il mio cazzo. Il ritmo della mano diventava sempre più veloce ed il suo viso si avvicinava sempre più. Lo afferrò con tutte due le mani e strinse con tutta la forza che aveva. Sentivo che non avrei resistito a lungo.
– Amore!… così mi fai venire subito!…–
Allentò la presa e rallentò i ritmo. Guardai la sua bocca: le labbra erano secche e leggermente aperte. Fece scorrere la lingua per inumidirle, poi si avvicinò e lasciò che i glande le sfiorasse appena un po’. Poi si aprirono leggermente ed il cazzo trovò il varco per entrare.
Appoggiai le mani sui suoi capelli. Li sentivo scivolare tra le mie dita mentre il cazzo entrava ed usciva dalla sua bocca. Le mani seguivano i suoi movimenti. Lasciai che fosse le a deciderne il ritmo e la profondità.
Per un attimo sollevò la testa poi rimase a guardare i miei occhi. Sapeva che il gioco degli sguardi aumenta il piacere in quel genere di rapporto. Ma il mio cazzo aveva ancora voglia della sua bocca. Feci una leggera pressione con le mani e fu subito accontentato. Lei Tornò a succhiare, Il ritmo era diventato lento e profondo. Le guance si gonfiavano quando andava giù fino in fondo. Si era girata verso di me ed aveva tirato indietro i capelli per farmi vedere il le sue labbra ed i suoi occhi mentre il cazzo entrava ed usciva.
La bocca cominciò a riempirsi di saliva. Lei sollevò la testa ed un fiotto scese dalle sue labbra. Lo raccolse con le dita e lo spalmò sul cazzo prima di tornare a succhiarlo. Stavo per venire, presi la scatola dei fazzolettini di carta da vano porta oggetti. La tenni a portata di mano:
– Amore!… Sto per venire!…–
– Uhm!– Rispose dopo essersi abbassata completamente ed aver lasciato che il cazzo arrivasse infondo alla bocca.
Quando arrivò il primo fiotto le mie mani si posarono tra i suoi capelli, li accarezzarono senza fare nessuna pressione. Lei rimase ferma ad spettare che il cazzo finisse di pulsare. Poi, quando mi sporsi per prendere un paio di fazzolettini, sollevò la testa e rimase per un attimo a guardare la mia mano. Coprì la bocca e si girò dall’altra parte senza prenderli. Scosse la testa per fare cenno di non volerli. Poco dopo mi disse:
– No!… Non ne ho bisogno!…–
Quasi non riuscivo a credere a quello che era successo: Aveva ingoiato tutto. Era la prima volta che lo faceva e non ero sicuro che le fosse piaciuto. Era stata una sua scelta ma forse s’aspettava qualcosa di diverso. Avrei voluto baciarla ma rimasi a guardarla per scoprire se nel suo viso c’era soddisfazione o pentimento. Quando riuscii a vedere i suoi occhi, mi sembrò di vedere una certa delusione. Una goccia di sperma le scendeva dalle labbra ed era quasi arrivata al mento. La raccolse con un dito e la portò sulla lingua.
– Era questo che volevi… Vero?…– Si pulì le labbra con il polso, poi aggiunse: – Non vedevi l’ora che lo facessi e poi…
Dalla sua voce si capiva che non era completamente soddisfatta: Avrebbe voluto qualcosa in più.
– Amore… è stato bellissimo! …cosa c’è che non va? – Le chiesi carezzandole i capelli.
– Mi sarei aspettata di sentire… le tue mani che mi spingevano giù!…– Fece una piccola pausa poi aggiunse: – volevo sentire… la forza con cui mi tenevi ferma… per farmi capire quanto lo desideravi… Invece!… sembrava che… non fossi interessato!…–
– Tesoro!… Non l’ho fatto per non… forzarti!… Non pensavo che…–
Non mi lasciò finire la frase.
– Amore!… Sei stato tu a dirmi che… le mani sono importanti!…– Mi guardò negli, poi aggiunse: – Me lo ricordo bene… mi hai detto che una leggera pressione con il palmo della mano, fa capire tante cose!…–
– Hai ragione!… lo desideravo tantissimo… ma volevo che fossi tu a scegliere se farlo o no!– Tirai su i jeans e dopo aver finito di sistemarmi la guardai negli occhi e le dissi: – Dai vieni qui… forse faccio ancora in tempo a farti capire quanto mi è piaciuto!…–
Raccolse le braccia sul seno e si lasciò cadere tra le mie. Conoscevo bene quel gesto: Lo faceva quando aveva bisogno di essere rassicurata. Fu un abbraccio fortissimo, di quelli che tolgono il respiro. Quando allentai la stretta vidi un sorriso di soddisfazione sul suo viso. Ci baciammo a lungo, poi si tirò un po’ indietro per guardarmi negli occhi e mi disse:
– Non è stato facile… avevo bisogno di un piccolo incoraggiamento… volevo sentirti…–
– Amore… sei stata bravissima... Anche senza il mio aiuto.–
– Allora... mi merito un altro abbraccio…– Chiuse ancora gli occhi e tornò a lasciarsi andare tra le mie braccia.
L’abbracciai e la rassicurai anche con le parole.
– La prossima volta… Ti spingerò giù e… ti terrò ferma… fino a quando non avrai ingoiato tutto!…–
– Uhm!….– Rispose godendosi il mio abbraccio.
Ci abbracciammo e ci baciammo ancora per un po’ ma i venti minuti di extra anticipo stavano per scadere. C’era solo il tempo di arrivare alla stazione. Ci ricomponemmo e ci avviammo velocemente. Gli ultimi saluti furono piuttosto veloci e quando stavo per allontanarmi sentii che mi diceva:
– Allora, siamo d’accordo!… La prossima volta…–
Le risposi con un sorriso molto malizioso. Fu proprio da quel sorriso che si rese conto che avevo frainteso le sue parole.
– Tesoro… Intendevo dire che… la prossima volta… vengo io a Roma!–
In un attimo mi ricordai di quello che avevamo detto qualche giorno prima.
– Ah… Sì, Sì, Certo… Ci penso io. –
Le mandai un bacio e mi diressi ai treni.

Durante il viaggio ripensai a quello che era successo in due giorni. Ne avevo tante di cose a cui pensare ma stranamente mi tornavano alla mente le domande che Giulia mi aveva fatto per sapere se ero mai stato a letto con una donna sposata. Ero riuscito a chiudere l’argomento ma sapevo che non era finita lì. Le sue strane domande mi avrebbero tormentato ancora.
Arrivai alla stazione di Roma Termini in perfetto orario, ero stato via solo pochi giorni e mi sembrava che stessi tornando dopo mesi. Lentamente i ricordi iniziarono a riprendere il loro posto. Cominciava a fare buio e c’era poca gente in giro. Un soffio di aria gelida mi fece venire un brivido di freddo. Bastarono poche gocce di pioggia e subito mi venne in mente zia Giusy ed il modo in cui c’eravamo lasciati qualche giorno prima. Non sapevo che effetto mi avrebbe fatto rivederla quella sera. Neanche a dirlo anche l’ansia era tornata a farsi sentire. Dopo circa mezz’ora ero già a casa degli zii. Era quasi ora di cena e mi stavano aspettando.
Zia Giusy mi accolse con un caloroso abbraccio. Quando sentii il profumo della sua pelle il cuore tornò a battere forte e sentii il bisogno di fare un bel respiro. Cercai di non farci caso ma mi resi subito conto che l’attrazione verso di lei era più forte di quanto potessi immaginare. Avevo bisogno di rifletterci: Una bella doccia mi avrebbe sicuramente aiutato a fare andar via la stanchezza e anche qualche cattivo pensiero.
A cena zia Giusy mi chiese di Giulia e colsi occasione per dirle che sarebbe venuta volentieri a Roma. Dovevo soltanto verificare la disponibilità di un B&B vicino casa che non fosse troppo costoso per le mie modeste risorse. Zia Giusy disse che aggiungere un posto a tavola non sarebbe stato un problema e lo avrebbe fatto volentieri. La ringraziai e le dissi che avremmo accettato volentieri l’offerta per la cena. Per il pranzo avremmo fatto come fanno tutti i turisti: Un panino e via. Zio Tonino poi, mi diede un ottimo suggerimento, disse che con qualche lezione di matematica avrei potuto concedermi anche qualcosa in più. Era vero, e fui subito d’accordo ma non conoscevo nessuno che avesse bisogno di ripetizioni. Per quest’ultimo problema Zia Giusy fu molto incoraggiante. Disse che per la scuola media è facili trovare persone adatte a dare ripetizioni di matematica. Per il liceo scientifico e tutta un’altra cosa. In ogni caso avrebbe contattato subito qualche sua amica.
Un paio di giorni dopo, nel pomeriggio, mentre ero in camera a studiare, zia Giusy si avvicinò alla porta e mi chiese
– Luca… posso disturbarti un attimo?" –
– Zia… ma quale disturbo?… Vieni!– Chiusi il libro e le andai incontro.
Mi disse che c’erano due ragazzi che avevano bisogno di recuperare qualche lezione di matematica. Erano al primo anno del liceo scientifico, frequentavano la stessa classe e avrebbero preferito fare lezione insieme.
– Se sei d’accordo… domani pomeriggio potremmo farli venire insieme alle loro mamme per conoscersi e… vedere cosa si può fare.–
– Per me va bene ma… non sono sicuro di…–
– …Non ti preoccupare… Domani conoscerai i ragazzi, sarà solo un incontro per vedere a che punto sono… poi deciderai il resto.– Mi mise la mano tra i capelli e aggiunse: – Sarai un ottimo insegnante!… Vedrai…–
– Ok… Speriamo bene!–
– Ricordati che le mamme… ti osserveranno, più di quanto farai tu con i loro figli… Comportati come se non ci fossero… Andrà tutto bene… Vedrai! – Mi scompigliò i capelli e prima di uscire mi mandò un bacio. Tornai a studiare.
Il pomeriggio successivo, quando arrivai a casa erano già lì. Le mamme erano giovani e molto carine, credo che non avessero più di una quarantina di anni. Non so se zia Giusy temesse il confronto con loro, tuttavia notai che era stata dal parrucchiere ed aveva un taglio di capelli più giovanile. I ragazzi mi sembrarono ben educati: Era sicuramente un buon inizio. Chiesi di vedere il loro libro di matematica e provai a fare delle domande per capire il loro livello di preparazione. Alla fine concordammo di fare un paio di lezioni settimanali di due ore ciascuna. Scegliemmo il martedì ed il giovedì ed avremmo cominciato il giorno successivo, che era proprio un giovedì. Per il compenso ci aveva pensato zia Giusy : Erano 15 euro l’ora.
La sera chiamai Giulia e fu contenta di sapere com’era andata. Mi disse che i ragazzi erano stati fortunati ed avrebbero sicuramente recuperato le loro lacune. Mi chiese anche delle loro mamme e quando le dissi che erano giovani e carine fu meno contenta: Mi chiese se i pagamenti fossero in denaro o in natura. Ovviamente risposi che all’inizio era previsto il denaro ma con il tempo si sarebbe potuto cambiare. Mi beccai subito una bella parolaccia. Poi disse che, quando sarebbe venuta a Roma, avrebbe conosciuto volentieri i ragazzi ma soprattutto le loro mamme. A proposito di quel viaggio mi disse che, se fosse partita la domenica mattina e rientrata il martedì sera, non avrebbe avuto problemi con il lavoro. Rimanemmo d’accordo che avrei cercato un B&B ed eventualmente avrei prenotato per la settimana successiva.
La prima lezione con i ragazzi andò molto bene. Non c’erano tanti anni di differenza tra me e loro, ero come un fratello maggiore. Mi fecero un sacco di domande su come funziona l’università e com’erano le lezioni. Era un buon segno e risposi volentieri. Avevo visto zia Giusy affacciarsi ogni tanto per vedere come stessero andando le cose. Finita la lezione venne a salutare i ragazzi e, dopo che erano andati via, mi raggiunse in camera mentre stavo mettendo a posto i libri. Sentii la sua voce alle mie spalle:
– Allora?… professore?…–
Mi voltai appena un po’.
– Beh… La prima lezione… è andata!… – Tirai un lungo sospiro di sollievo – Credo di essermela cavata abbastanza bene.– Le dissi mentre continuavo a sistemare i libri.
– Te la sei cavata benissimo… Ho visto che i ragazzi ti seguivano con attenzione!– La voce era sicura e incoraggiante.
– Si… infatti!… Era la cosa a cui tenevo di più.– Sentii la sua mano che si poggiava sulla mia schiena, poi una leggera carezza. Era solo un gesto di conforto ma il mio cuore cominciò a battere forte.
– Adesso!… Sarai stanco!… ci prendiamo una tazza di thè… Ti va?–
– Si… Vado io a prepararlo!– Risposi.
– Dai!… Andiamo insieme.– Mi fece cenno di seguirla e andammo in cucina.
Riempì d’acqua una teiera di ceramica, la mise nel microonde e rimase a guardarla mentre girava.
Mi avvicinai e rimasi dietro di lei.
– Hai cambiato taglio di capelli… Ti stanno bene così!– Le dissi sfiorandoli con le dita.
Si girò velocemente. I nostri visi erano vicinissimi ed i suoi occhi brillavano d’orgoglio.
– Ti piacciono?... Li ho tagliati un po’!... – Mi disse con la voce piena di entusiasmo. Poi si rese conto che le nostre bocche erano pericolosamente vicine. In un attimo si fece seria e tornò a girarsi verso il microonde –…Per comodità – Aggiunse senza dire altro, per chiudere in fretta l’argomento.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo. Poi le mie mani si posarono sui suoi fianchi ed iniziarono ad accarezzarla delicatamente. Le sue raggiunsero le mie e le strinsero per cercare di fermarle. Alzò lo guardo e rimase per un attimo a fissare il vuoto. Sentii il suo respiro agitato, poi la sua voce tremante:
– E… Con Giulia… come va?– Le parole uscivano a fatica e le sue mani stavano ancora stringendo le mie…
Ebbi la sensazione che non fosse una vera domanda, ma un modo per ricordarmi che avevo una fidanzata. Come se avesse paura di qualcosa che anche lei voleva.
– Bene!… – Risposi con una certa vaghezza. Poi, dopo un bel respiro, aggiunsi – Abbiamo un sacco di cose in comune.– Ma lei era assorta In tutt’altri pensieri e la mia risposta rimase inascoltata.
Passarono pochi secondi di silenzio. Sentii le sue mani che tremavano cercando di trattenere le mie. Fui io a chiederle qualcosa.
– E… con zio Tonino?… Va tutto bene?–
– Sì!… Sì… È sempre lo stess…–
Non le diedi il tempo di finire la frase. Strinsi le mani sui suoi fianchi e la spinsi verso il tavolo. Si lasciò guidare senza opporre resistenza. Le poggiai la mano sulla schiena e la spinsi in avanti per farla a piegare sul tavolo. Rimase giù, mentre le sollevavo la gonna. La sentii trattenere il fiato, poi un profondo respiro e si lasciò andare appoggiando la testa sull’avambraccio. In un attimo tirai fuori il cazzo, scostai le mutandine, e le accarezzai la figa: Era bagnatissima. Mi stava aspettando. Quando sentì il contatto con il mio cazzo, un brivido di piacere fece vibrare il suo corpo.
– Piano Tesoro… Ti prego… Fai piano…–
Non l’ascoltai. Lo spinsi fino in fondo in un solo colpo. Sentii il suo inguine sbattere sul bordo del tavolo. Il cazzo era completamente asciutto e i primi colpi le fecero un po’ male.
– Hai…. Così mi distruggi!… Piano Tesoro… fai piano…–
Lasciai che si tirasse un po’ indietro e si aggrappasse bene ai bordi del tavolo poi, ricominciai a darle bordate sempre più vigorose. Il cazzo si era ricoperto dei suoi umori vaginali e ormai scivolava benissimo.
– Sì… Amore! Sì …Adesso sì… – Un altro brivido percorse il suo corpo.
Il microonde ci avvertì che l’acqua per il thè era pronta ma nessuno ci fece caso. Le afferrai i capelli e li tirai forte costringendola ad inarcarsi all’indietro
– Bravo Tesoro!… Non ti sei scordato… della tua Zietta…–
Continuai a sbatterla per diversi minuti sempre con i suoi capelli stretti nel mio pugno e la sua schiena inarcata all’indietro. Poi, lasciai la presa, tirai indietro il bacino e lasciai che il cazzo uscisse: Era duro e ben lubrificato. Le abbassai le mutandine e lasciai che fosse lei a liberarsene completamente facendole cadere a terra. Avrei voluto chiederle di allargare ancora un po’ le gambe ma non ce ne fu bisogno: Lo fece da sola. Lasciai scendere un po’ di saliva tra i suoi glutei poi, con il pollice iniziai a massaggiarle il buco del culo.
– Eh No!… non ti sei scordato!…– Mi disse sollevando leggermente la testa e girandosi verso di me. Appoggiò le mani sui glutei e li allargò. Poi, sorridendo, aggiunse: – …Neanch’io mi sono scordata di te!…–
Le appoggiai il cazzo nel solco tra i glutei. Non dissi nulla e lasciai che fosse lei a stringerlo nella mano e a metterlo nella giusta posizione.
– Tesoro, è grossissimo!… – Mi disse con voce ansiosa di sentirlo dentro, poi aggiunse: – Farai piano… Vero?…–
Bastarono pochi movimenti ed il glande cominciò ad entrare.
– Dai!… Adesso prova a… spingere un po’…–
Lo spinsi dentro lentamente mentre lei continuava ad accompagnarlo con la mano.
– Ecco!… Così… Bravissimo!… –
Gli umori della figa lo avevano ben lubrificato e scivolò dentro senza troppe difficoltà. Quando il glande superò la strettoia del suo sfintere la vidi sollevare la testa ed inarcare la schiena. Dalla bocca uscì un urlo soffocato di dolore. Le sue mani tornarono ad afferrare il bordo del tavolo. Continuai a spingere fino a sentire il mio inguine ben appoggiato ai suoi glutei. I movimenti divennero lenti e profondi. Passarono altri due o tre minuti poi iniziai a sbatterla sempre più forte. Vidi la sua testa muoversi convulsamente.
– Tesoro!… Così mi fai impazzire…–
Sentii il tavolo che continuava a sbattere contro il muro.
– Zia! Mi dispiace ma… così, i vicini… ci sentiranno.– Le dissi riducendo la forza dei miei colpi.
– No!… Non ci sono… Rientrano tardi la sera.–
Immediatamente ripresi a sbatterla ancora più forte, ma ormai stavo per venire. Le sue mani erano sempre ancorate ai bordi del tavolo. Afferrai ancora i suoi capelli, li tenni stretti e continuai a tirarli anche quando la schiena era completamente inarcata all’indietro. Spinsi in avanti il bacino per le ultime bordate. Sentii i suoi gemiti che accompagnavano ogni mia spinta.
– Zia!...Sto per venire…..–
– Sì… Tesoro mio!... Vieni… Vieni…–
Arrivò Il primo fiotto di sperma. Aspettai che arrivasse anche l’ultimo ed allentai la presa. Lasciai che i capelli scivolassero via dalla mia mano ed anche lei si lasciò andare appoggiando il viso sul tavolo.
Mi appoggiai su di lei per qualche secondo. Le mie mani scivolarono sulle sue braccia e si fermarono sui suoi polsi: Era ancora aggrappata ai bordi del tavolo. Sentii il mio cazzo che lentamente usciva mentre tornava alle sue dimensioni normali. Una serie di spasmi, a distanza di pochi secondi l’uno dall’altro, fecero vibrare il suo corpo. Quando mi sollevai, rimase ferma per qualche secondo. Aspettò che il suo ventre smettesse di contrarsi, poi si sollevò, raccolse le mutandine e scappò i bagno. Io mi sistemai i jeans e dopo una decina di minuti la raggiunsi. Mi fece spazio accanto a sé mentre si sistemava il trucco.
– Pensavo che i giorni passati …con Giulia… ti fossero bastati…– Mi disse guardandomi attraverso lo specchio, mentre cercava di rimettere in ordine i capelli.
– Sì …infatti… Lo pensavo anch’io ma… evidentemente… qualcuno non era della stessa idea. –
Abbassai gli occhi e guardai il mio cazzo. Lei lo guardò dallo specchio e ci mettemmo a ridere.
Rimasi a guardarla poi mi avvicinai ed aspettai che si girasse verso di me. Le mie mani si posarono su suoi fianchi. Lei mi fissò per un attimo poi mi buttò le braccia al collo:
Tesoro!… Mi sei mancato… Avevo tanta voglia di sentirti–
Tu mi sei mancata di più!…–
Le bocche si unirono e fu un bacio lunghissimo. Il desiderio che avevamo, l’uno dell’altra, era ancora molto forte.
– …Vado a finire di preparare il thè …l’acqua si sarà freddata ormai!– Le dissi quando le nostre bocche si separarono.
– Grazie, Tesoro!… Arrivo subito… Giusto il tempo di rimettermi in ordine–
Dopo il thè mi misi al computer per cercare un B&B vicino casa. Ne trovai tanti, anche quello che avevo visto passando a piedi. Alla fine ne scelsi uno che era ancora più vicino. Dalle foto sembrava carino e soprattutto pulito. Per il pagamento non avevo ancora incassato nulla dalle mie ripetizioni ma avevo la carta di credito di mia madre. La usai.
Verso le otto telefonò zio Tonino e disse che sarebbe rientrato più tardi, non prima delle nove. Doveva trattenersi in ufficio per un lavoro che doveva completare. Per la cena disse che non cera bisogno di aspettarlo e potevamo iniziare a mangiare. Ovviamente lo aspettammo e cenammo insieme. Io non sentii nessun imbarazzo per quello che era successo nel pomeriggio e credo che anche zia Giusy non lo sentisse. Quando zio Tonino seppe che Giulia sarebbe venuta a Roma la settimana successiva e si sarebbe fermate due o tre giorni disse che il Meteo era buono e prevedeva quasi sempre sole pieno. Poi aggiunse che, se anche ci fosse stata una giornata di pioggia, saremmo stati chiusi nella nostra stanza e sarebbe stato anche meglio. Ci ridemmo un po’ e un attimo dopo zia Giusy mi chiese:
– A che ora arriva Giulia domenica?…–
– Il treno dovrebbe arrivare alle 10.–
– Beh!… Se vi fa piacere potremmo pranzare insieme!… Vorrei fare assaggiare a Giulia i miei bucatini all’ amatriciana.–
Zio Tonino era una buona forchetta e fu subito d’accordo. Anch’io non potevo non essere d’accordo e ringraziai zia Giusy per la sua proposta.
– L’amatriciana è sempre stato il mio piatto preferito ma… Pensavo che saremmo venuti a cena…–
– L’amatriciana… di sera non è il massimo… meglio a pranzo.– Mi disse ammiccando con gli occhi.
– Beh…Allora vada per il pranzo… Grazie.–
I giorni successivi passarono in fretta. Feci la seconda ed anche la terza lezione ai ragazzi e già si vedeva qualche miglioramento.


La domenica mattina arrivai alla stazione con qualche minuto d’anticipo. Il tabellone degli arrivi mostrava dieci minuti di ritardo. Ne approfittai per prendere i biglietti della Metro per il ritorno.
Quando i passeggeri iniziarono a scendere dal treno cercai di vedere Giulia tra le persone che mi venivano incontro. Passarono pochi secondi poi vidi la maglietta che gli avevo regalato ed i suoi occhi che mi cercavano. Le feci un cenno con la mano e quando vidi il suo sorriso le corsi incontro. Un abbraccio ed u bacio poi presi il suo trolley e ci avviammo alla Metro.
Andammo subito al B&B per posare il trolley. Dovemmo passare da un bar per lasciare i documenti e ritirare la chiave. Era un mini appartamento: Piccolo ma molto ben curato. Controllammo il bagno e vedemmo che era stato rifatto di recente. Giulia era soddisfatta della mi scelta e sicuramente avrebbe trovato il modo per ringraziarmi. Prese il trolley e in pochi minuti sistemò le sue cose che ovviamente erano molte di più di quelle che potessero servire in tre giorni. In bagno tolse tutte le bustine monouso che c’erano e le sostituì con i suoi flaconi. Quando ebbe finito mi chiese a che ora dovevamo essere a casa degli zii per il pranzo. Le dissi che di solito si pranza alle 13 ma dovevamo arrivare con un po’ di anticipo. Lei mi disse che, secondo il galateo, l’anticipo non deve superare i cinque minuti. Io le risposi era un invito informale e se fossimo arrivati prima che la tavola fosse pronta, non era un problema, anzi avremmo potuto aiutare zia Giusy ad apparecchiare. Fu d’accordo con me, poi mi chiese se cerano fiorai in zona: Non voleva presentarsi a mani vuote. A conti fatti avevamo almeno un paio d’ore da dedicare a noi sessi. Mi invitò a sdraiarmi sul letto ed aspettare. Un attimo dopo inizio a fare uno spogliarello super sexy. Si tolse gli indumenti con molta lentezza e rimase in mutandine e reggiseno. Pensavo che stesse arrivando la parte migliore. Invece si fermò e mi disse:
– Dai!… Adesso tocca te!–
La guardai per un attimo poi sorrisi ed accettai il suo gioco.
Prima di iniziare mi tolsi le scarpe ed i calzini: Non sarebbe stato sexy farlo dopo. Tolsi la maglietta, ci giocai facendola scorrere sulle spalle e dietro al collo. Poi la lanciai verso di lei che la prese al volo con un sorriso di approvazione. Slacciai jeans con moventi decisi, senza togliere lo sguardo dai suoi occhi. Poi mi avvicinai al letto e la invitai ad abbassarli mentre con la mano tenevo il bozzo dei miei boxer ed Il braccio sinistro era slanciato verso l’alto: Una specie di Tony Manero. L’aiutai con qualche movimento del bacino. L’espressione di approvazione sul suo viso era un invito a continuare, ma con i Jeans ai piedi rischiavo di rovinare tutto. Alla fine mi tuffai sul letto per potermene liberare completamente. Rimasi disteso a godermi il suo generoso applauso, poi si tolse il reggiseno e si distese sopra di me. Ci abbracciammo e ci baciammo a lungo. Sentivo i suo seno appoggiato sul mio petto. Le mie mani scivolarono sulla sua schiena poi sulle mutandine. Le bocche si separarono e sentii la sua voce
– Me le tolgo io?… O ci pensi tu?–
– Dai!… Lascia fare a me!–
Si distese al mio fianco. Io mi sedetti sui talloni davanti a lei. Presi le sue mutandine e le feci scendere sulle cosce mentre lei sollevava il bacino. Poi tirò su le gambe e le tolse completamente lasciandole sul letto. Divaricai leggermente le sue gambe e mi avvicinai alla sua figa fino ad appoggiare la bocca sulle grandi labbra. La sua mano era sotto l’ombelico come se volesse sentire le vibrazioni che venivano dal suo corpo. Il respiro era lento e regolare si sentiva solo il leggero rumore della mia lingua che scivolava sui caldi umori della sua figa. Quando iniziai a leccarla in profondità sentii le prime contrazioni del suo ventre e la sua mano che scivolava lentamente tra i miei capelli. Le pareti della sua figa erano morbide e piene di umori viscosi che assaporavo ad ogni passaggio. Le contrazioni erano sempre più intense ed il respiro sempre più affannato.
Le mie labbra sfiorarono la piccola protuberanza nascosta tra le grandi labbra ed iniziarono a succhiarla delicatamente. Le sue dita si strinsero tra i miei capelli che rimasero imprigionati nel suo pugno. Mentre il suo corpo s’inarcava, un lungo e modulato mugolio ruppe il silenzio. Mi fermai un attimo ed aspettai che tornasse a distendersi.
Il suo corpo lentamente tornò a rilassarsi. La sua mano lasciò i miei capelli e si posò sul cuscino. Il respiro diventò sempre più leggero e regolare, interrotto solo da qualche contrazione del ventre.
Rimasi fermo, con la bocca sulla sua figa e, quando non aveva ancora finito di riprendersi, spinsi la lingua dentro. Lei trattenne il respiro per un attimo poi sentii una profonda contrazione del ventre. Le sue gambe di strinsero dietro le mie spalle e la mano tornò a stringermi forte i capelli. Continuai a leccare per un paio di minuti, poi ripresi a succhiare il clitoride. Bastò un attimo per sentire le sue gambe che allentavano la presa e iniziavano a tremare. Mi liberai di quella morsa e rimasi a guardarla mentre si girava da una parte poi dall’altra in preda a spasmi incontrollabili. Ci volle più di qualche secondo perché si riprendesse.
– Amore!… Così mi uccidi!–
Non dissi nulla. Mi tolsi i boxer e mi misi sulle ginocchia tra le sue gambe. Il cazzo era davanti alla sua figa pronto per entrare.
– Amore No!… Non Adesso… Aspetta un attimo! Ti prego!…– Poi aggiunse: – Dai… Vieni qui!–
Mi fece un segno con la mano e mi distesi a suo fianco. Un attimo dopo sentii la sua bocca sul mio cazzo. le labbra erano morbidissime. Il cazzo entrava quasi tutto. Poggiai le mani sui suoi capelli e iniziai a spingerla giù. All’inizio la spinsi piano. Ebbi la sensazione che la sua bocca scendesse più di quanto io spingessi. Provai ad affondare di più e subito sentii un conato di vomito ed il rumore profondo che veniva dalla sua gola. Sollevò la testa e vidi i suoi occhi già bagnati di lacrime. Si asciugò il naso con il dorso della mano e mi disse:
– Amore… mi viene da vomitare!… Non ce la faccio!– Aveva il mio cazzo nella mano e continuava a massaggiarlo.
– Dev’essere ben lubrificato… per scendere giù senza problemi!… Ma se non te la senti… non farlo!–
– Ti dispiace se… Ci proviamo un altro giorno… Oggi non…–
– Amore… non mi dispiace affatto… dev’essere un piacere per tutt’e due altrimenti non ha senso!–
– Sì però… non sei venuto!– poi aggiunse – Dai… lasciamelo fare… senza gola profonda!… e senza spingere.– Si avvicinò e lo fece entrare in bocca solo per metà.
Rimasi a guardarla. Vedevo solo i suoi capelli ma mi sembrava di vedere anche le sue labbra ed cazzo che ci scivolava dentro. Qualche minuto dopo mi chiese di cambiare posizione, si mise sulle ginocchia ed il suo culetto era proprio al mio fianco. Accarezzai i suoi glutei poi le mie dita scesero. Lei apri leggermente le gambe e le mie dita capirono subito cosa dovevano fare. Scivolarono per un attimo tra le grandi labbra poi cedettero al desiderio di accarezzare quel meraviglioso il buchino che era davanti a me. Il cazzo continuava ad entrare e uscire dalle sue labbra ma il piacere che arrivava dalle mie dita era più forte di ogni altro.
Ero in un mare di piacere quando si sollevò
– Aspetta un attimo…– Mi disse – …Ho dimenticato una cosa… ho un regalo per te!–
– Non puoi darmelo… dopo?…– Le chiesi
– No!… Voglio dartelo ora…– Scese dal letto e andò verso il bagno
– Non… Vorrai mica lasciarmi così? – Le dissi alzando un po’ la voce, mentre guardavo malinconicamente il mio cazzo.
– Aspetta…– Sentii la sua voce che veniva dal bagno.
Poco dopo tornò nascondendo qualcosa dietro la schiena. Quando fu vicina al letto:
– Ecco!… Questo è per te…–
Era una piccola busta regalo con una coccarda rossa ed un biglietto. Mi diede prima il biglietto. C’era scritto: ‘l’amore non lascia lividi ma… qualche volta può far male’. Non capii il senso di quella frase ma non ci feci caso. Poi mi diede il regalo. Aprii la busta e trovai un flacone con la scritta: ‘Durex gel - Lubrificante intimo ’. Capii subito il doppio senso del biglietto. La guardai e sorridendo le dissi:
– Tu sei pazza!…–
– Si! Amore!… Sono pazza di te!…–
In un attimo tornò sul letto, mi diede un bacio e, con grande piacere del mio cazzo, riprese la stessa posizione, e tornò a farlo scorrere nella bocca esattamente come prima.
– Possiamo provarlo subito?…– Le chiesi
– Uhm!– La risposta arrivò nell’unico modo possibile: Con la bocca piena.
Versai qualche goccia di gel sulle dita poi iniziai a lubrificare quel meraviglioso buchino che riuscivo appena vedere tra le sue natiche. Lei sollevò la testa
– Devi fare piano… Lo sai!–
– Sì Amore… Lo so!– Mi avvicinai con la bocca e diedi un bacio al suo culo.
Lasciai scorrere un po’ di gel tra le natiche. Lo raccolsi e tornai a lubrificare la parte che mi interessava di più. Feci entrare, appena un po’, il dito indice. Poi, lentamente lo spinsi tutto dentro.
– Piano… Ecco…Così!– Era la conferma che stavo andando bene.
Le mie dita non erano molto grandi. Sapevo che non avrebbe sentito dolore. Provai a farne entrare due. Sentii solo un piccolo lamento: Il buchino si stava allargando. Dopo qualche minuto e qualche altra goccia di gel, le dita entravano ed uscivano senza nessun fastidio. Il suo sederino era pronto. Ma forse ero io a non esserlo.
– Amore si sicura di volerlo?… Con lui… Potresti sentire un po’ di dolore! – Ovviamente mi riferivo a mio cazzo che era ancora nella sua bocca. Questa volta lo fece uscire per rispondermi
– Sì, Amore… Lo voglio!… Però devi fare piano!… Molto piano!– Sentii un po’ d’emozione alle sue parole. Sentivo che stavo per ricevere un regalo importante: Qualcosa di unico.
– Dai vieni! – Le dissi.
Si mise alla pecorina davanti a me e mi diede un’ultima raccomandazione
– Promettimi che… se ti dirò basta…–
Non le lasciai finire la frase
– Sì, Amore… Te lo prometto!– poi le diedi uno schiaffetto sul culo e aggiunsi: – Devi tirarlo su e… abbassare bene la schiena!–
Lo fece senza problemi. Mi misi dietro di lei. Lubrificai bene anche il mio cazzo. Lo misi prima nella figa per un paio di minuti sbattendola con forza. I suoi mugolii di piacere divennero sempre più forti. Poi lo puntai sul buco del culo:
– Amore!… Piano adesso!–
Lo strinsi nella mano e con piccoli movimenti riuscii a farlo entrare appena un po’. Poi iniziai spingere con il
bacino in modo costante ma senza forzare. Quando entrò il glande sentii un leggero lamento. Allungai il braccio per prendere il flacone che avevo appoggiato sul letto. Lo strinsi nella mano tenendolo capovolto. Versai un filo di gel sul fondo schiena e lasciai che scendesse lentamente. Feci una pausa, poi ne versai ancora un po’ avendo cura di farlo cadere proprio sul mio cazzo. Entrò senza difficoltà. Dopo un po’ sentii ancora la sua voce
– Amore!… Non mi fai male… Dai!… Spingi ancora un po’!–
Lo spinsi dentro e fuori per un paio di minuti ma, l’emozione o forse quel buchino così stretto, mi avevano fatto un brutto scherzo: Stavo già per venire. Passarono un altro paio di minuti, poi L’avvertii:
– Amore!… Sto per venire!…–
– Sì, Amore!… Vieni!… Non uscire… Ti prego. –
Sentii tre o quattro fiotti di sperma e mi lasciai andare appoggiandomi su di lei. Poi mi distesi sul letto. Lei corse in bagno.
– Amore!… Sei stato bravissimo!…– Mi disse mentre sentivo l’acqua che scorreva.
– Tu!… Sei stata bravissima!…– Le risposi alzando un po’ la voce.
Qualche minuto dopo tornò su letto, si distese vicino a me poi appoggiò la testa sul mio petto:
– Amore!… È stato bellissimo sentirti venire dentro!…–
Non le dissi nulla e rimasi ad accarezzare i suoi capelli. Rimanemmo per qualche minuto a rilassarci.
Facemmo un doccia veloce e poco dopo eravamo pronti per uscire.
Passammo dal fioraio. Fuori del negozio c’erano dei mazzetti di fresie come quello che avevo regalato a zia Giusy l’anno prima. Rimasi un attimo a fissarli mentre dolci ricordi scorrevano nella mia mente. Giulia entrò e chiese un consiglio al fioraio. La raggiunsi poco dopo ed aveva scelto un Anthurium Rosso. Mi chiese se potesse andar bene e confermai la sua scelta. Il fioraio preparò una bellissima confezione e finalmente potemmo dirigersi verso casa degli zii.
Quando arrivammo zia Giusy ci venne ad aprire e subito diede un caloroso abbraccio a Giulia. Le diedi l’Anthurium ed anch’io mi presi un bell’abbraccio. Zio Tonino era in balcone per prendere una boccata d'aria, come diceva lui, o per fumare una sigaretta, come sapevamo noi. Quando ci sentì arrivare venne subito a salutarci e fu molto gentile. Zia Giusy sistemò l’Anthurium in modo che fosse in bella vista. Poi ci disse di accomodarci perché era quasi pronto.
Zio Tonino ed io ci sedemmo a tavola mentre Giulia chiese di poter stare in cucina con zia Giusy.
Quando l’acqua per i bucatini iniziò a bollire. Sentii zia Giusy dire a Giulia di raggiungerci a tavola perché era questione di minuti. Poco dopo la vedemmo arrivare.
Avevo cercato degli spunti di conversazione per coinvolgere zio Tonino che, che come diceva zia Giusy, era sempre in tutt’altre faccende affaccendato. Purtroppo non c’ero riuscito e ogni volta era tornato un imbarazzante silenzio. Mi ricordai che zio Tonino era appassionato di moto d’epoca. In uno dei suoi viaggi, aveva visto una vecchia Guzzi 500 semi abbandonata in un casolare nel bresciano. L’avrebbe acquistata volentieri ma non era riuscito a trovare un accordo con il proprietario: Non se ne voleva privare perché era un ricordo di famiglia. Prima che potessi chiedere se c’erano novità nelle trattative, zio Tonino chiese scusa e si alzò per andare a prendere qualcosa. Non ci disse di che si trattava. Al ritorno aveva una bottiglia di vino in mano. La posò sul tavolo e riuscii a leggere l’etichetta. C’era scritto ‘Amarone della Valpolicella’. Era un vino molto pregiato prodotto nel veronese. Lo zio spiegò che si trattava dell’omaggio di un’azienda vinicola che si era rivolta a lui per cercare di migliorare il fatturato. Io e Giulia ci guardammo perplessi. Avevamo ancora in mente quello che era capitato un paio di settimane prima. Alla fine era stato appurato che il vino non centrava niente, ma sapevamo di dover stare attenti.
Zia Giusy ci aveva assicurato che sarebbe stato un pranzo molto semplice, senza troppe formalità, proprio per far sentire Giulia a proprio agio. Tuttavia era bastata quella bottiglia per dare alla tavola un aspetto importante. Era una bottiglia che si faceva notare. Zio Tonino ci raccontò la storia di come quel vino fosse nato per caso, da una banale dimenticanza di un cantiniere. Tutti fummo attratti dalla particolarità di quel racconto e facemmo qualche domanda per saperne di più. Il silenzio di poco prima era solo un ricordo. Non chiesi nulla della vecchia Guzzi 500, glielo avrei chiesto la prossima volta. Zia Giusy e Giulia si parlavano con disinvoltura, avevano trovato subito una certa confidenza tra loro. Con lo zio invece, c’era ancora un po’ di soggezione ma nessuno ci fece caso. L’amatriciana di zia Giusy era strepitosa. Quando arrivò a tavola, sembrava fosse arrivata la reginetta della festa. Io e zio Tonino eravamo estimatori certificati: Le nostre porzioni furono adeguate alle nostre aspettative. Per secondo, Zia Giusy aveva preparato dei saltimbocca alla romana, ma io ero già fuori gioco, anche per colpa dell’Amarone, ne mangiai una porzione più piccola del solito. Giulia apprezzò molto la cucina di zia Giusy: Assaggiò tutto ma le quantità erano veri e propri assaggini. D’altra parte non ci si poteva aspettare di più dalla sua magrezza. Anche zia Giusy mangiò pochissimo, disse che aveva già dovuto rinunciare ad indossare alcuni dei sui abiti più belli. Con l’occasione disse a Giulia di avere un paio di vestitini che potevano andare bene per il suo fisico longilineo. Ovviamente lo fece con le sue solite buone maniere, sottolineando che si trattava di vestitini molto belli che avrebbe indossato ancora volentieri se non fosse stato per qualche chilo di troppo. Giulia era una ragazza molto semplice e fu ben contenta di quell’offerta. Le rispose che apprezzava molto il suo stile ed avrebbe misurato volentieri qualcuno dei suoi abiti.
Dopo il caffè, zio Tonino andò in balcone per prendere la sua boccata d’aria. Noi rimanemmo ancora a parlare, e tra una chiacchiera e l’altra, non ci rendemmo conto che si era fatto tardi. Dopo aver dato un’occhiata all’orologio, decidemmo di concludere il pranzo e dedicarci a rimettere in ordine. Io mi occupai di sparecchiare la tavola mentre zia Giusy e Giulia si occuparono di rigovernare la cucina. Zio Tonino non era mai stato di grande compagnia per quel genere di cose e finita la sua sigaretta, usci per recarsi nel suo ufficio.
Dopo aver finito di sparecchiare la tavola andai in cucina. Giulia stava finendo di caricare la lavastoviglie e mi fece notare la bottiglia di ‘Amarone’ sottintendendo che fossi stato io a svuotarla. Gli risposi che non era solo colpa mia: Eravamo in quattro a tavola. Zia Giusy, con molto garbo, rimase neutrale anche se qualche minuto dopo, rivolgendosi direttamente a me disse che, se ne avessi avuto bisogno, c’erano tanti letti in casa. Mi disse che potevo anche approfittare del letto grande così anche Giulia avrebbe potuto stare vicino a me. Poi, con molta disinvoltura, aggiunse che nessuno ci avrebbe disturbati. Quando vide una certa titubanza da parte nostra, cercò di convincerci con una valida spiegazione:
– Non dovete farvi problemi! Sono stata giovane anch’io!… So come vanno certe cose…– Aveva uno sguardo molto malizioso ed una certa aria di complicità.
Le risposi che ancora non ne avevo bisogno, ma più tardi, se necessario, avrei approfittato della sua poltrona in soggiorno. Zia Giusy era stata molto gentile con la sua offerta ma, non volevo che Giulia potesse pensare che avessi una certa familiarità con quel letto, come se lo avessi già usato: Mi aveva fatto troppe domande e sicuramente aveva già qualche sospetto.
Mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa da fare. Conoscevo le regole della casa e sapevo che il lavoro in cucina doveva essere completato prima di ogni altra cosa. Chiesi a Giulia di lasciare a me il compito di caricare la lavastoviglie: L’avevo già fatto tante volte e conoscevo gli incastri giusti per sistemare anche le cose più ingombranti. Lei trovò subito qualcos’altro da fare e Zia Giusy ne apprezzò la disponibilità. Era sempre più convinta che fosse la ragazza giusta per me: Semplice, garbata e soprattutto, senza tanti grilli per la testa. Continuavano ad andare d’accordo. Parlavano di cose semplici ma ciò che dicevano non era mai banale: Zia Giusy amava la buona conversazione allo stesso modo in cui odiava le chiacchiere.
Quando ebbi finito, dissi a Zia Giusy che sarei andato in soggiorno ad spettare che anche loro finissero. Le raccomandai di chiamarmi se fossero andate a misurare quei vestitini di cui aveva parlato a pranzo.
La poltrona era quella di tessuto verde: La conoscevo bene. Avevo visto tante volte le cosce di zia Giusy su quel tessuto. Mi venne in mente di quella volta che ero scivolato ed ero caduto a terra. Non riuscii fare a meno di pensare a quello che successe dopo. Chiusi gli occhi e rividi ogni momento. In un attimo mi addormentai.
Dopo qualche minuto, mi accorsi che in cucina non c’era più nessuno. Non ci volle molto per capire che zia Giusy e Giulia erano già andate a vedere gli abiti e mi avevano lasciato riposare. Le raggiunsi in camera da letto. Ovviamente, la porta era chiusa ma sentii le loro voci. Bussai e rimasi in attesa del permesso per entrare:
– Aspetta un attimo!…– Era la voce di zia Giusy. Poi sentii che si dicevano qualche parola tra loro e dopo non più di mezzo minuto sentii la stessa voce:
– Dai… adesso puoi entrare!…–
Quando entrai c’era Giulia in mutandine che si teneva il reggiseno con le mani. Zia Giusy era dietro le sue spalle e, mentre finiva di allacciarlo, mi disse:
– Guarda che figurino questa ragazza!… un’indossatrice!–
– Magari!… Sono troppo magra – Rispose Giulia, poi aggiunse: – Dovrei avere qualche chilo in più!–
– Stai benissimo così!… Hai la ciccia giusta al punto giusto!– Fu la conclusione di zia Giusy mentre le dava un paio di maliziosi schiaffetti sul sedere.
In camera non c’era posto per sedersi. L’unica poltroncina era piena di vestiti già provati. Chiesi a zia Giusy se potevo sedermi sul letto. Lei rispose che non avrei nemmeno dovuto chiederglielo. Mi tolsi le scarpe e mi misi semisdraiato di fianco, con la testa appoggiata sull’avambraccio.
C'erano un paio di vestitini appoggiati in un angolo del letto, Giulia ne indicò uno e disse:
– Quello blu mi sta benissimo!… L’ho misurato anche senza reggiseno perché ha una bella scollatura dietro… ci vorrebbe un reggiseno senza allacciatura…– Si vedeva che era molto contenta.
Zia Giusy intervenne per incoraggiarla.
– Ma dai… Con il fisico che hai… lo puoi mettere benissimo senza reggiseno!…– poi aggiunse: – …Io non potevo farlo… ho il seno troppo grande… mi ballava tutto.–
Ancora una volta, la cortesia di zia Giusy si era fatta notare. Il ‘troppo grande’ riferito al suo seno era un modo elegante per dire che quello di Giulia era della misura giusta. In realtà era piuttosto piccolo.
Giulia era sempre più contenta e rivolgendosi a zia Giusy le chiese:
– Ma… Sei sicura di potertene privare?…–
– Te l’ho detto… l’ho provato due mesi fa e mi stava stretto…–
– Dai!… provalo adesso!… magari un paio di chili li hai persi…–
– Non credo!… Semmai ne ho presi altri due!…–
– Dai!… Provalo… ci vuole un attimo! –
Zia Giusy accettò di fare un’ultima prova e ovviamente doveva spogliarsi. Giulia pensò che, per rispetto a mia Zia, fosse opportuno che io chiudessi gli occhi e mi chiese di farlo. Zia Giusy invece, fece intendere che avrei potuto anche tenerli aperti. Non aveva quel genere di pudori: Io lo sapevo bene. Disse che il suo completino intimo non era molto diverso dal due pezzi che indossava al mare. Non era vero. Era solo una scusa per darmi la prossimità di guardare: Sapeva quanto mi piacesse il suo corpo. Ad ogni buon conto, con un po’ di dispiacere, chiusi gli occhi.
Quando Zia rimase in mutandine e reggiseno Giulia la riempi di complimenti. Poi si rivolse a me e disse:
– Luca… hai una zia bellissima!… Guarda che fisico!… ce l’avessi io un fisico così. –
– Si!… ‘Guarda’ un cavolo!… – Dissi fingendo un certo disappunto. Poi aggiunsi: – Questa me la pagherete… Tutt’e due!… Avrei fatto meglio a rimanere di là! – Chiaramente non era vero.
Giulia sorrise, guardò Zia Giusy per cercare un eventuale cenno di consenso che non tardò ad arrivare. Poi si girò verso di me e mi disse:
– Va bene dai!… Apri pure gli occhi! – Ovviamente non li avevo sempre tenuti chiusi ma finsi di averlo fatto.
Aperti ufficialmente gli occhi, finalmente potevo soffermarmi a guardare lo spettacolo di quei corpi seminudi davanti a me. Il mio cazzo inizio ad indurirsi. Non pensavo che potesse accadere, invece arrivò puntuale: Un’erezione ‘extra strong’ che divenne subito visibile anche da fuori. Per non rischiare di essere scoperto fui costretto a girarmi a pancia sotto.
Zia Giusy indossò l’abito e ci fu la conferma che c’era qualche chilo di troppo. Io mi ricordai di quanto fosse bella qualche anno prima. Ma soprattutto, mi ricordai di quante volte ero andato a masturbarmi dopo averla vista in mutandine ed anche senza, con mia madre, prima dell’estate, quando facevano la prova costume. Pensai che quei chili in più l’avevano costretta a rinnovare il guardaroba ma il fascino era sempre lo stesso. Infatti sentivo ancora una fortissima attrazione verso di lei. L’erezione che mi costringeva a stare a pancia sotto ne era la prova.
Dopo aver avuto la conferma che l’abito era stretto Giulia aiutò zia Giusy a toglierlo. Lo fece con molta attenzione e alla fine lo ripose sulla poltroncina che era vicina al letto. Zia Giusy si girò verso di me e ci scambiammo un fugace sorriso d’intesa: Tutt’e due avevamo notato la cura con cui Giulia aveva riposto quel vestito. Era la dimostrazione di quanto le piacesse.
Le prove continuarono per almeno un’altra mezz’ora. Io continuavo a stare a pancia sotto e sapevo che prima o poi qualcuno ci avrebbe fatto caso. Per evitare che mi chiedessero il motivo finsi di sonnecchiare. Forse fu per questo che zia Giusy continuava a stare in mutandine e reggiseno, anche se non era proprio necessario. Finite le prove, Zia inizio a rimettere nell’armadio gli abiti che erano stati tirati fuori. Giulia finì di mettere da parte quelli che aveva deciso di accettare. Aveva in mano quello blu con la scollatura profonda e continuava a guardarlo. Zia Giusy le disse:
– Questo… va benissimo se hai una serata importante… ovviamente, ci vuole una scarpa elegante… tacco alto… dieci o dodici!– Poi aggiunse. – Vedrai!… avrai tutti gli occhi su di te!… Sarai la più ammirata della serata!–
Zia Giusy sapeva leggere negli occhi delle persone e in quelli di Giulia c’era scritto che avrebbe voluto provarlo ancora. Trovò una scusa per accontentarla e le disse:
– Dai!… Provalo ancora!… Fammelo rivedere bene…–
Giulia non aspettava altro. In un attimo si tolse il reggiseno e indossò nuovamente quell’abito. Continuava a sollevarsi sulle punte dei piedi per simulare i tacchi alti. Si girava prima da un fianco, poi dall’atro per guardare il profilo del suo sederino e quella scollatura così profonda. Solo una donna audace, molto sicura di sé, avrebbe potuto sentirsi a suo agio con quell’abito: Era proprio la donna che avrebbe voluto essere. Nella sua mente aveva sicuramente trovato un evento importante in cui poterlo indossare. Avrebbe voluto che anch’io la guardassi, ma quando si girò verso di me, vide che mi ero addormentato. Si rivolse a zia Giusy e le disse:
– Vedi… lo sapevo che si sarebbe addormentato…–
Zia Giusy aiutò Giulia a togliersi il vestito, ma lasciò che fosse lei stessa a sistemarlo insieme agli altri. Osservò, ancora una volta, i gesti accurati di Giulia e prima che avesse finito, girandosi verso di me, le disse:
– Dai!… Sdraiati un pochino vicino a lui…– Poi aggiunse: – Io vado in cucina… a finire di…–
– Non c’è n’è bisogno… In cucina è tutto a posto, lo abbiamo fatto insieme… Perché, invece, non ti metti a riposare vicino a noi?…–
– Tesoro mio …siete giovani… avete bisogno di stare un po’ da soli –
– Dai!… Zia, è stata una bellissima giornata!… Sei stata carinissima con me… e adesso… Ti prego rimani!–
Con queste ultime parole Giulia era stata molto convincente. Si era avvicinata a zia Giusy e le aveva dato un caloroso abbraccio. Aveva capito che sarebbe rimasta volentieri, ma c’era qualche piccola remora da superare. La prese per la mano e la condusse vicino al letto. Poi, dopo essersi sdraiata vicino a me, le tese il braccio e la invitò a raggiungerla. Zia Giusy si liberò degli ultimi dubbi e accolse l’invito.
Continuarono a parlare. Giulia aveva una forte ammirazione verso Zia Giusy: Le piacevano i suoi modi, la sua eleganza. Le disse che avrebbe voluto essere come lei. Si dice che i complimenti di una donna a un’altra donna siano particolarmente apprezzati. Zia Giusy ne era sicuramente contenta. Il loro legame si stava rafforzando sempre più. Inizialmente era solo solidarietà, ma sapevo che prima o poi, una delle due avrebbe rivelato un suo piccolo segreto all’altra. Sarebbe stato un segnale di fiducia che avrebbe consacrato un ulteriore legame di complicità. Le lasciai parlare e continuai a far finta di dormire.
Dopo qualche minuto Giulia disse che doveva andare in bagno. Si alzò e scese con una certa agilità passando dalla parte dei piedi del letto.
Quando rimanemmo soli sentii la voce di zia Giusy:
– Dai Luca!… Adesso puoi aprire gli occhi! –
Era la conferma che mi conosceva bene. Era inutile continuare a recitare: Aprii gli occhi.
– Luca… so benissimo quanto ti piace il mio culo e immagino anche quello della tua fidanzata… Ce l’hai tutt’e due davanti e… ti addormenti… non ci sarei mai cascata.–
– Lo sapevi e… non hai detto nulla!…–
– Tesoro… io sapevo qual’era il… grosso segreto… che cercavi di nascondere!…– Aveva usato una certa enfasi per alcune parole ed aveva guardato il mio cazzo, con la coda degli occhi, mentre le diceva. Poi con molta convinzione aggiunse: – Non ci avresti fatto una bella figura!…Ma, soprattutto, non volevo interrompere quella specie di magia…–
– …Quale magia?–
– …Dai!… Anche se fingevi di dormire… penso che tu abbia visto quanto fosse su di giri Giulia e… con quanto calore mi ha chiesto di rimanere con voi?–
– Sì, Sì… Certo che l’ho visto!–
– Beh!… Credo che… sia un po’ attratta dal fascino… femminile!–
– Cosa?…Vorresti dire che mi sono fidanzato con una lesbica?–
– No!… Assolutamente no!… Però, ho la sensazione che sia un po’… bisessuale.–
– …Cosa vuol dire?–
– Diciamo che è fondamentalmente ‘etero’ ma… può amoreggiare anche con persone del suo stesso sesso… Non c’è nulla di strano… Ci sono tanti personaggi del mondo dello spettacolo che sono bisessuali e lo hanno detto pubblicamente: Madonna, Britney Spears e sai quante altre…–
Fece una piccola pausa poi,dopo una carezza di consolazione, aggiunse:
– …è un fenomeno abbastanza diffuso nelle donne, un po’ meno negli uomini ma ce ne sono. Tante ragazze non sanno di esserlo perché non l’hanno mai provato: Giulia potrebbe essere una di loro.–
– Non credo che ne siano tante… io non ne ho mai incontrata una!–
– Ti sbagli Tesoro mio… ce n’è una proprio davanti a te!–
– Cosa?…Vorresti dire che… anche tu…–
– Beh!… Non c’è da stupirsi… Credo che tu conosca con certezza, il mio… orientamento sessuale. Quello che non sai e che non mi dispiace sentire le mani di una donna che accarezzano in mio seno e… la lingua… potrebbe farmi addirittura impazzire!…– Un brivido fece vibrare il suo corpo, poi chiuse gli occhi come in uno stato di estasi e aggiunse: – …Solo una donna… sa come leccare un’altra donna.–
Le sue ultime parole mi sembrarono insolite. Non la riconoscevo più. Non era il suo solito modo garbato di esprimersi. Non usava termini così espliciti, quando si parlava di sesso. A meno che, non fosse anche lei, un po’ su di giri. Mi resi subito conto che probabilmente lo era. Immaginai zia Giusy distesa sul letto con la mano poggiata sulla nuca di Giulia che le leccava la figa. Sentii il cazzo che cresceva a vista d’occhio tra le mie gambe. In un attimo era diventato duro e continuava a pulsare. Zia Giusy se ne accorse subito ed allungò la mano su di lui. Poi sorridendo mi disse:
– Sembra che… il tuo amico… sia interessato all’argomento!–
– Sì… ma adesso Giulia sta per tornare… cosa le diciamo?– Chiesi mentre mi mettevo ancora a pancia sotto ma leggermente girato verso zia Giusy.
– Nulla… non dobbiamo dirle nulla… Dobbiamo solo lasciare che le cose vadano per il loro corso… lasciarla libera di fare ciò che sente di fare… Sarà lei a dire qualcosa a noi!–
Un attimo dopo sentimmo bussare alla porta e la voce di Giulia che diceva:
– Posso entrare?–
– Certo che puoi!… Vieni!–
Aveva ancora il seno nudo, si muoveva con una certa disinvoltura ma cercava di non ostentarlo coprendolo un po’ con le braccia. Quando mi vide sveglio e comodamente sdraiato mi chiese:
– …E tu che fai!… Non stavi dormendo?–
Ero talmente confuso che, anche quella semplice domanda mi lasciò senza parole. Per fortuna intervenne zia Giusy che con una battuta la buttò a ridere e mi tolse dall’imbarazzo:
– Questo porcellino, nel sonno, ha allungato la mano sul mio seno… ho dovuto svegliarlo!
– Povero Luca!… è abituato alle mie misure e…. quando ha avuto la possibilità di accarezzare un seno… grande e morbido… non ha resistito… Non riesco a dargliene una colpa.–
Zia Giusy le fece spazio e Giulia tornò in mezzo a noi, dove era prima. Questa volta rimase supina. Il suo seno era piccolo e di profilo non sembrava un promontorio: Semmai una collinetta. Il capezzolo spuntava dritto, come una torre, sulla cima di quella collina. Accarezzai la sua spalla poi, la mia mano scese e scivolò sul seno, sfiorandolo quasi senza toccarlo. Le dita sentirono il contatto duro del capezzolo e lo lasciarono scivolare tra loro.
Sentii la sua mano che si insinuava sotto la mia pancia, poi sotto i jeans. In qualche modo riuscì a stringere il mio cazzo e capì il motivo per cui ero a pancia sotto.
– Ma guarda cosa c’è qui sotto!… Volevi tenerlo nascosto ehh…–
Era inutile stare ancora a pancia sotto e finalmente mi girai. Sentii la sua mano che cercava di entrare dentro i jeans. Li slacciai, poi sollevai il bacino, riuscii a toglierli e li lanciai verso la poltrona.
Tolti i jeans, pensavo che Giulia si sarebbe occupata del mio cazzo, purtroppo non fu così. Si era girata dalla parte di zia Giusy e sembrava più interessata a lei che non a me. Il mio cazzo continuò a far bella mostra di sé, ma dovette rassegnarsi: Lo sguardo di Giulia era irresistibilmente attratto dal corpo femminile che le era accanto. Cercai di non rimanere in disparte. Feci scivolare la mia mano sul profilo del suo corpo, per due o tre volte, poi la lasciai scendere lentamente sul seno. Lo accolsi tutto nella mia mano come in una coppa. Un attimo dopo sentii il contatto di un’altra mano: Era quella di zia Giusy che avvolgeva l’altro seno. Sentivo un piacere intenso che veniva dal palmo della mano e dal seno soffice sotto di lei. Ma il contatto delle mie dita con quelle di zia Giusy mi dava una sensazione di piacere ancora più forte. Per un attimo lasciai che la mia mano si sovrapponesse alla sua. Si muovevano insieme e Giulia apprezzava ogni piccolo gesto. Lo si capiva dal suo respiro e dai movimenti con cui continuava ad offrirci un seno e poi l’altro.
Il tessuto elastico dei miei boxer si era allungato sotto la spinta del mio cazzo che cercava disperatamente di uscire. Abbassai l’elastico e lo liberai. Avrebbe voluto sentirsi stretto nella mano che poco prima l’aveva cercato, ma quella mano era sul corpo di zia Giusy. Le stava accarezzando il seno che era ancora trattenuto dal tessuto sottile del reggiseno. Le dita cercarono la pelle morbida vicino ai bordi, poi sollevarono un piccolo lembo di quel tessuto e riuscirono ad entrare appena un pochino. zia Giusy capì che era arrivato il momento di liberare il suo seno. Si sollevò e rimase seduta giusto il tempo necessario per toglierlo. Poi, lo posò sul comodino e tornò a sdraiarsi su un fianco. Rimase a guardare gli occhi di Giulia mentre con la mano le accarezzava i capelli. Le dita di quella mano esperta e vogliosa si muovevano sicure tra i capelli di Giulia che desiderava provare sensazioni nuove, ma non si era ancora liberata delle sue ultime incertezze. Ogni piccolo gesto era pieno di desiderio. Le dita scivolarono sul viso, accarezzarono la fronte poi si soffermarono a sfiorare le palpebre. Con gli occhi chiusi riuscì a sentire il suo stesso respiro ed anche quello di zia Giusy. Avevano lo stesso ritmo, la stessa vibrazione, lo stesso desiderio. Quando le dita iniziarono a seguire il profilo del naso avrebbe potuto aprire gli occhi, ma non lo fece: Aveva capito che, certe volte, con gli occhi chiusi si vede meglio. Le dita arrivarono alla bocca. Iniziarono a muoversi sulle labbra sfiorandole senza quasi toccarle. Un brivido percorse tutto il suo corpo.
Ormai il desiderio cresceva sempre più ed era diventato incontenibile. Si sollevò leggermente poggiandosi sul gomito, gli occhi fissarono intensamente quelli di zia Giusy mentre la mano si posava sulla sua spalla. Con una leggera pressione, la invitò a distendesi in posizione supina. Continuò a guardarla e la sua mano l’accompagnò fino a quando non fu completamente distesa. Cera una certa sicurezza nei suoi gesti: Aveva raggiunto la piena consapevolezza dei propri desideri. Zia Giusy chiuse gli occhi e rimase ad aspettare: Era un segnale che esprimeva consenso ma anche fiducia. Sapeva che, presto, avrebbe sentito le labbra di Giulia sul suo seno. L’attesa non fu lunga.
Rimasi a guardarle per qualche minuto. Notai la delicatezza con cui le labbra di Giulia sfioravano il seno vellutato e morbido di zia Giusy. Un attimo dopo, le labbra che avevano assaggiato la durezza del mio cazzo stavano mordendo, con lo stesso piacere, i capezzoli duri di quei seni morbidi.
Era la prima volta che mi trovavo in una situazione di quel genere: Avevo tante cose da imparare ed ero rimasto un po’ in disparte per guardare quello che succedeva. Alla fine arrivò anche il mio momento di protagonismo. Giulia era completamente distesa e stava guardando verso di me, mentre zia Giusy le mordicchiava i capezzoli. Tese il braccio e lo posò sul mio petto, poi la mano scese sul mio cazzo e capì quanto anch’io desiderassi la mia parte di piacere. Attese il momento giusto: La bocca di zia Giusy aveva lasciato il suo seno. Si sollevò e dopo essere scesa dal letto, mi sorrise ed indicò la parte centrale del letto:
– Dai… spostati un po’ il là.–
Feci ciò che mi aveva chiesto e mi spostai verso zia Giusy. Lei salì nuovamente sul letto e questa volta si mise al mio fianco, lasciando a me la posizione centrale. Vidi il viso di Zia Giusy che mi sorrideva mentre posava la mano sul mio petto. Giulia le prese il polso e l’avvicinò al mio cazzo: La posò su di lui ma non successe nulla. Non era quello che mi aspettavo e neanche quello che si aspettava il mio cazzo: La mano che lo aveva stretto tante volte e lo aveva trattato con tanta sicurezza era rimasta appena appoggiata, aperta come se avesse timore di sbagliare. Giulia continuò ad osservare ogni gesto. Poi cercò gli occhi di zia Giusy e vide che erano chiusi come se la sicurezza di poco prima si fosse spenta. Anche se era stata proprio la mano di Giulia a guidare quei gesti, un momento d’incertezza in mezzo a tanti momenti di follia era più che comprensibile: C’era bisogno di un piccolo incoraggiamento. Posò la sua mano sopra quella di zia Giusy e le disse:
– Dai… stringilo… lo so che ne hai voglia… Anche lui ha voglia di sentire la tua mano!–
L’aiutò a stringersi intorno al mio cazzo. Ne accompagnò i primi movimenti poi la lasciò andare. La stretta si fece subito forte e sicura.
I movimenti diventarono sempre più veloci e la stretta sempre più forte. Non avrei resistito a lungo. Guardai zia Giusy mentre poggiavo la mia mano sulla sua e ne rallentavo i movimenti. Lei continuò a fissare i miei occhi, ancora per pochi istanti poi, fissò il mio cazzo che continuava a scorrere nella sua mano. Si avvicinò con la bocca: Un brivido fece vibrare le sue labbra. Era evidente che il suo desiderio era cresciuto ed aveva voglia di un’emozione più forte. Anche Giulia lo aveva capito e glielo disse.
– Vorresti prenderlo in bocca… vero?– Poi, senza sentire la risposta – …Dai… fallo davanti a me!–
La bocca di zia Giusy era calda e morbida. Il mio cazzo la riconobbe subito. Sapeva come usare la lingua e le labbra per far scorrere il cazzo come se fosse in una guaina accogliente. Giulia continuava a guardare .
– Dai… fammi vedere come lo prendi tutto… Fino in gola!–
Zia Giusy provò ad affondare i colpi. Ma non riuscì ad ingoiarlo tutto. Sembrava che non scivolasse bene. C’era poca lubrificazione, ma non se ne preoccupò: Sapeva cosa fare. Portò la sua mano alla bocca, raccolse un po’ di saliva con le dita e la riportò sul mio cazzo. Poi ricominciò a Farlo scorrere nella mano per lubrificarlo in ogni parte. Giulia aveva guardato con attenzione ogni piccolo gesto. Tutta quell’attenzione non era sfuggita a zia Giusy che la guardò negli occhi, e quando vide la bocca aprirsi, mentre gli occhi si chiudevano, si girò verso di me con un sorriso di soddisfazione: Era proprio come aveva immaginato. Raccolse ancora un po’ di saliva da quella bocca e tornò a lubrificare la mia asta, poi la fece entrare ancora in bocca. Giulia le poggiò una mano tra i capelli. Con una piccola pressione fece in modo di farla scendere fino in fondo. Arrivò subito il primo conato di vomito e le tolse il coraggio di provarci ancora. Fu La mia mano a posarsi su quella di Giulia per dare la spinta decisiva. Un altro conato fece inarcare il corpo di zia Giusy. Continuai a spingere. Finalmente, la strada si aprì e sentimmo il rumore cupo e profondo di una grossa deglutizione.
I rumori gutturali che iniziarono ad uscire dal fondo della sua bocca accompagnavano il movimenti del mio glande che entrava e usciva nella gola. Negli occhi erano comparse le prime lacrime che presto sarebbero scese sul viso lasciando i segni scuri del maskara che iniziava sciogliersi. Giulia guardava ogni dettaglio di quella scena. Sapevo che non avrei resistito a lungo, ed anche Zia Giusy lo sapeva. Ancora qualche minuto e sarebbero arrivati i primi getti caldi del mio sperma.
Quando la sua bocca si sollevò. Un grosso fiotto di saliva scese dalle sue labbra. Lo raccolse con la mano e lo portò sul mio cazzo. Inizio a massaggiarlo per cospargerlo di quella schiuma biancastra e fluida: Così ben lubrificato sarebbe entrato facilmente anche nella gola di Giulia. I gesti di zia Giusy si fecero subito ben chiari e Giulia capì che era arrivato il momento di provare la sua prima ‘gola profonda’. Avvicinò la bocca al mio glande, lo osservò per qualche altro secondo poi iniziò a succhiarlo. Al primo affondo il cazzo arrivò facilmente in fondo alla bocca. Ci fu subito una grossa contrazione del suo ventre ed un grosso conato di vomito. Giulia si sollevò scuotendo la testa.
– No!… Non ce la faccio!… Mi viene da vomitare!–
Zia Giusy le carezzò i capelli e le disse:
– Tesoro, all’inizio è così ma… credimi!… Una volta fatta la strada… sarà tutto più facile!–
Poi aggiunse:
– Dai!… provaci ancora… ce l’avevi quasi fatta!–
La bocca di Giulia si avvicinò ancora una volta al mio cazzo. Le labbra si aprirono e lasciarono entrare il glande. In un attimo ritrovarono il ritmo giusto per farlo entrare ed uscire. Provò a scendere più in basso per farlo arrivare in fondo. Zia Giusy aveva ancora la mano tra i suoi capelli e seguiva i movimenti della testa. Provò spingere un po’ di più. Sapeva che era l’ultimo tentativo, e se non fosse riuscito, non ci avrebbe più provato. Aspettò il momento giusto e quando la testa iniziò a scendere fece una forte pressione sulla nuca. Si senti quel rumore che io e zia Giusy conoscevamo bene. Giulia non se l’aspettava, avrebbe voluto sollevarsi ma c’era quella mano che glielo impediva. Si sentì persa, senza via d’uscita. Le braccia si annaspavano nell’aria. Poi iniziò a darmi dei vigorosi pugni sulle cosce. Zia Giusy lasciò la presa, Giulia riuscì a sollevare la testa e riprese fiato. Un attimo dopo si girò verso di me
– Ma sei pazzo?… Non devi fare così con me!…– Era sicuramente arrabbiata ma si sentiva che era anche soddisfatta per quanto era riuscita a fare. – …ce l’avrei fatta anche senza il tuo aiuto.–
Zia Giusy intervenne.
– Tesoro, non è stato Luca… è colpa mia… Scusami…– Poi aggiunse: – …non volevo farti del male… volevo solo aiutarti… So quant’quant'è difficile la prima volta –
Giulia si pentì per aver reagito in quel modo e cercò di giustificarsi. In fondo era contenta e sapeva che senza quell’aiuto, forse non avrebbe mai provato la sensazione di una ‘gola profonda’. Voleva scusarsi e trovò il modo giusto di farlo: Prese la mano di zia Giusy, l'avvicinò alla bocca e la baciò. Poi guardandola negli occhi le disse:
– Scusami, ma… Mi sembrava di soffocare!…–
– Tesoro!… conosco bene quella sensazione!… Mi dispiace ma… vedrai che saprò farmi perdonare!–
Zia Giusy mi chiese di spostarmi verso il bordo del letto, poi chiese a Giulia di sdraiarsi supina. Le allargò le gambe, poi si mise con la bocca proprio sulla sua figa.
Le mani tenevano aperte le grandi labbra per consentire alla lingua di entrare in profondità. Quelle di Giulia si posarono sulle spalle di zia Giusy, poi si insinuarono tra i capelli ed iniziarono a spingere con forza. Voleva che la lingua entrasse ancora di più. Zia Giusy era in posizione perfetta anche per quello che volevo fare io. Mi misi dietro di lei e feci in modo che si accorgesse di me. Capì subito le mie intenzioni: Divaricò le gambe, con la mano raccolse quel po’ di saliva che c'era nella sua bocca e la usò per avere un minimo di lubrificazione nel suo buco de culo. Non c'era stato tempo per prepararlo bene. Sapeva che avrebbe sentito molto dolore. Sollevò per un attimo la bocca dalla figa di Giulia:
– Fai piano… Ti prego!…–
Puntai il cazzo sul buco del culo. Avrei dovuto spingerlo dentro lentamente, ma il mio cazzo era impaziente. Lo spinsi con forza e sentii un urlo prolungato.
– Ahhh…–
Tre o quattro colpi poderosi e riuscii a farlo entrare tutto. La sentii gridare sempre più forte al ritmo potente delle mie bordate. Afferrai i suoi fianchi e li tirai con forza. Lei inarcò la schiena e sollevò la testa. Giulia non aveva potuto vedere nulla ma le parole e le urla di zia Giusy le avevano fatto ben capire cosa stesse succedendo. Si sollevò e rimase appoggiata sui i gomiti. Gli occhi di zia Giusy erano davanti a lei.
– Te lo ha messo nel culo… Vero?–
– Sì… ce l’ho tutto nel culo…– Rispose ansimando.
– Ma senza lubrificante… Non ti fa male?–
– Oh sì!… fa malissimo… Ma… mi piace da morire!–
Le urla di dolore di zia Giusy risuonavano forti nella stanza. Un attimo dopo sentii Giulia che mi gridava:
– Luca!… Basta!–
Non l’ascoltai.
– Luca!… Basta… Adesso è troppo!–
No, non era troppo, non le stavo facendo male. L’avevo sentita anch’io quando aveva detto che le piaceva da morire. Non capivo perché continuava a gridarmi:
– Luca!… Dai… Adesso basta!–
La sentii afferrare il mio braccio e scuoterlo:
– Luca!… Dai!…–
– Luca!… Scusami ma… è ora di svegliarti…–
Mi stropicciai gli occhi e, finalmente riuscii a vedere la sagoma di una persona vicino a me era Giulia che continuava a parlarmi:
– Amore… è più di un’ora che dormi!…–
– Cosa?… Come un’ora?… se fino a poco fa…stavamo a…– Per fortuna, in un attimo di pudore, non terminai la frase.
– …Stavamo… cosa?… Se non hai fatto altro che dormire!…–
– No!… Niente… lascia perdere…– Poi mi ricordai degli abiti e le chiesi: – …e i vestiti di zia Giusy?–
– Eccoli!…– Mi mostrò una busta grande in cui c’erano degli abiti. – Ne ho trovati due che mi stavano bene…–
– Anche quello blu?…–
– Quale?…–
– …Quello con la scollatura profonda!–
– Ma… Non c’era nessun vestito con la scollatura profonda!–
Sembrava che si stesse prendendo gioco di me. Pensai che fosse meglio parlare con zia Giusy. Mi stropicciai ancora un po’ gli occhi.
– Zia Giusy dov’è… ancora sul letto?–
– Ma… noo!… Non è mai andata a riposarsi… Mentre tu dormivi siamo state in balcone a sistemare le piante.–
– Vorresti dire che… non mi sono mai mosso da questa poltrona?–
– Ma certo!… e dove avresti voluto andare?… Dai, adesso ci facciamo un bel caffè… credo che tu ne abbia proprio bisogno.–
Finalmente mi convinsi che era stato tutto un sogno e che sogno! Guardai la poltrona su cui ero seduto e mi ricordai di essermi messo a riposare dopo aver dato una mano in cucina. L’Amarone di zio Tonino aveva fatto il resto.
Mi rammaricai perché era stato salo un sogno. Poi ci ripensai bene e fui contento per lo stesso motivo.


scritto il
2022-07-23
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