Il velo di seta blu

di
genere
saffico

Cordoba XIII secolo.

Un carretto carico solo di speranza e pochi sacchi di semenze attraversa l'arco in
stile moresco che delimita le mura della città dell'emiro omaiade.
E'la famiglia ebrea del commerciante Melchisedec,in fuga dalla persecuzione
cristiana in atto nelle terre del papa e del sovrano Enrico,succeduto al più tollerante
cugino re Pietro di Castiglia.

Melchisedec,sua moglie Rachele,la figlia 17enne Miriam e tre altri piccolini,giunti
stremati ma in salvo da conversione e inquisizione domenicana.
Salvi ma sempre in terra ignota,oltre che di fede diversa.Passeranno settimane e
mesi per accorgersi che nessuno a Cordoba li osserverà con l'odio che,in quanto
appartenenti alla stirpe accusata d'essere assassina di Cristo,nella Spagna del
papa era loro riservato.

Rinascerà in loro perfino la gioia dell'assemblea in sinagoga e ritornerà ad
essere tangibile un piccolo benessere da troppi anni ormai dimenticato.
Melchisedec verrà assunto come primo giardiniere dell'emirato grazie alla
sua conoscenza delle piante e delle semenze,conoscenza questa tramandatasi nella
sua famiglia fin dagli antenati esuli nella Babilonia del 700 avanti Cristo...o
perlomeno fu questa leggenda che il nonno,anch'egli commerciante in semi e piante
gli raccontò.

Ma soprattutto fu la giovane Miriam a rinascere,all'alba della vita e dei sensi
che della vita sono le perle.Non le dispiaque nemmeno di aver lasciato lontano
il suo cugino e promesso sposo,troppo brutto e saccente con quella sua irritante
mania d'osservare alla lettera ogni passo delle sacre scritture.Si,qui nelle
terre del Profeta avrebbe dovuto portare il velo,obbligo che in passato era
tenuta ad osservare solo durante le assemblee clandestine di lettura e preghiere
israelitiche,ma il solo non sentirsi più maledire ad ogni passo,questo si le
ridonò sorrisi e gioia.

si prese,in una mattina di giugno,perfino la libertà di perdersi lungo le rive
del Guadalquivir,in una delle anse dove il grande fiume,prima di continuare la
sua corsa verso Siviglia,sembra rallentare e calmarsi,quasi a riposarsi.
Rimase il suo segreto questo luogo,segreto che le dette perfino la libertà di
giacere distesa e nuda per mattine intere,con il fiume a bagnarle i piedi e
l'erba alta a nascondere la sua libertà.

Il suo segreto non durò molto.Capì presto che nulla di pericoloso stava per
accaderle,ma dovette rassegnarsi a condividerlo con chi,a poche decine di metri
da lei,aveva eletto da molto più tempo quell'angolo di natura come piccola fuga
da rigidità di costumi e osservanze.
Fu Miriam ad accorgersi del velo di seta blu che il vento aveva fatto volare
presso di lei.Presa dal panico non seppe che fare sulle prime,poi decise di
rivestirsi e di dirigersi nel punto da cui lei sospettava essersi alzato quel
lembo di seta.

Quasi scoppiò a ridere quando vide una ragazza distesa,affondata nell'erba
alta e con la pelle coperta solo dai raggi del sole.Risata dovuta alla situazione
che l'aveva fatta illudere d'essere la sola pazza,in quel coacervo di mondi
oppressivi,a sentirsi lontana da presenze altrui.Risata trattenuta a stento ma
tanto da essere sentita dalla proprietaria del velo di seta blu.
Un grido di altrettanto panico fu la reazione della ragazza,panico che si spense
all'istante,non appena le fu chiaro che l'intruso era in realtà un'altra ragazza
e con un sorriso rassicurante,oltre ad un velo blu a lei familiare.

Miriam le restituì il velo spiegandole come ne era entrata in possesso e della
paura che lei stessa aveva provato.Risero entrambe questa volta.Miriam fece poi
quasi un gesto di saluto,decisa a tornare nel suo angolo,quasi timorosa stavolta
di aver guastato la tranquillità della ragazza,ma questultima le chiese di
restare,e anzi,di portare le sue cose li da lei,anche perchè occupando lo stesso
piccolo angolo avrebbero continuato ad essere meno visibili ad occhi indiscreti.

Jadziah,questo era il suo nome,di pochi anni più grande di Miriam ma con più peso
sul cuore.Era la figlia di un dignitario della corte moresca,ed in quanto tale
promessa sposa ad un uomo dell'età del padre,dignitario anch'egli ma nel palazzo
del Califfo di Granada.Jadziah dal sorriso che si spense e dalla sua pelle ambrata,
fiore arabo destinato ad esser reciso di li a poco per la consuetudine dei secoli.
Con il sorriso di Jadziah si spense pure quello appena risorto di Miriam,per nulla
sorpresa o in difficoltà nell'immedesimarsi in una situazione che lei conosceva
benissimo,stato d'animo compreso.Fu l'istinto a muovere una mano verso il viso
della sua nuova amica,carezza questa che Jadziah accolse come un balsamo rigenerante
e che,reclinando la testa verso la spalla tentò di trattenere.Tornò il sorriso ad
entrambe,e con esso la voglia di scacciare i brutti pensieri tuffandosi nel fiume,
che riposando in quel tratto,sembrava attenderle.

Furono molte le mattine passate insieme,tra libertà,voglia di gridare la propria
rabbia al mondo,risate insieme e inevitabili tristezze.Miriam non aveva il coraggio
di chiedere all'amica quando sarebbe dovuta andare in sposa a quell'uomo di Granada,
ma dai sempre più frequenti silenzi di Jadziah,dalle sue perenni lacrime appese ai
suoi occhi neri,capiva che il momento era prossimo.

Nel suo piccolo tentava ognitanto di strapparle un sorriso con una battuta,una carezza
o solleticandole la pianta dei piedi con uno stelo d'erba dopo averle sfilato le sue
buffissime babbucce a punta.A questo gioco Jadziah non resisteva e,sebbene di risata
indotta da altro piuttosto che dal suo stato d'animo,si prestava al gioco,ora ritraendo
i piedi dalla tortura di Miriam,ora riavvicinandoglieli,fino ad appoggiarli sulle spalle
dell'amica che,vedendo Jadziah finalmente tornare al sorriso,si sentì talmente
felice e gratificata che dal cuore le salì d'istinto non più una carezza a quel viso
posto troppo lontano,ma,accostando le labbra ad uno dei piedi della sua amica araba ci
posò un bacio...Jadziah nel sentire il contatto di quelle labbra si voltò di scatto,
senza però sottrarre il piede al bacio di Miriam...la sorpresa di quel gesto affettuoso
si sovrapponeva al piacere che ne provava,che non era più solo una carezza sul viso ma
qualcosa di più e di sconosciuto...fissava inebetita Miriam mentre questa continuava
ad occhi socchiusi a baciarle la pianta del piede e ognuna delle dita...perfino il
fiume e le foglie degli alberi intorno smisero di fare rumore...muti loro come mute
erano le due ragazze...nel riaprire gli occhi Miriam tornò a guardare la sua amica
trovandola con le labbra serrate tra i denti e gli occhi sbarrati...fu quasi sul
punto di scusarsi Miriam...e nel cercare le parole adatte a spiegare cosa le era
accaduto lasciò scivolare il piede di Jadziah,che intuendo l'imbarazzo dell'amica
ebrea le sorrise e le fece cenno di non dirle nulla...si alzò e le si sedette
accanto fino a parlarle occhi negli occhi...dicendole che di quei baci lei aveva
solo sentito parlare alcune volte nei racconti delle zie o delle conoscenti che,
a causa della troppa vicinanza con le serve e le ancelle e della brutalità delle
notti passate a soddisfare voglie dello sposo/padrone,finivano per preferire i
soli momenti di tenerezza passati con le prime....e che i baci che aveva
appena ricevuto forse erano questo...e che dall'autunno prossimo porterà a Granada,
blindati nel suo cuore questi baci dolcissimi...alchè furono gli occhi di Miriam
questa volta a velarsi di lacrime appese...ma trovò la forza di dirle che,seppure
fossero gli ultimi momenti insieme che Jadziah avesse portato via con se,quei baci
quasi rubati non sarebbero stati ne i soli e tantomeno gli ultimi...prese dolcemente
il mento della sua amica e senza dire niente altro le posò un bacio sulle labbra...e
poi un altro ancora...fino a che la lingua dell'una fosse preda della lingua dell'altra,
fino a che piccoli baci si fusero in uno soltanto...lunghissimo...dove le lacrime
della tristezza fecero posto a quelle dell'emozione...scivolando fin sulle labbra già
umide della saliva scambiata con quel bacio senza fine....abbracciate e nude in quel
nido d'erba scoprirono la gioia di darsi vicendevolmente un piacere che solo fino ad
allora avevano provato in solitario e nel chiuso delle rispettive stanze...scoprirono
che il fiore dell'altra aveva lo stesso odore dell'altra...scoprirono che la fusione
dei loro corpi le avrebbe rese inscindibili e oltre ogni prossimo maledetto autunno
ed i mesi e gli anni a venire...scoprirono l'amore e la bellezza di dirselo...distese
e felici...e poi Granada non è così lontana,solo un giorno di cavallo...e Allah e
Yawhe sono stelle dello stesso firmamento...e....e conterò i giorni fino a che non
ti rivedrò Miriam...chiusero con un bacio talmente bello che perfino il Guadalquivir
si decise a lasciarle sole e a riprendere la sua corsa verso Siviglia.
scritto il
2021-05-29
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