La geometra parte 4

di
genere
etero

L’indomani tardò a farsi sentire, ricordo che era un venerdì e cominciai a pensare che magari avvicinandosi al week end mi avrebbe dato tregua, ma mi sbagliavo. Commisi probabilmente il grande errore di mandarle un messaggio verso l’ora di pranzo chiedendole se oggi mi avrebbe lasciato in pace. Ovviamente disse di no e che avrei dovuto aspettare il suo messaggio e la sua chiamata e per due ore sarei dovuto essere a sua completa disposizione. Mi chiedevo cosa mai potesse farmi fare per due ore, ero nervoso, era comunque una giornata lavorativa ed avevo diversi appuntamenti nel pomeriggio che speravo di non dover disdire.
Pranzai a studio senza tornare a casa ed alle 17 in punto mi mandò un messaggio con scritta una sola parola: “videochiamami”. La chiamai e mi disse che per le prossime due ore ero suo e avrei dovuto masturbarmi per lei. Le dissi che ero al lavoro e che non era possibile, ma come sempre mi rispose minacciando di pubblicare le mie foto, per cui ebbi ben poco da obiettare.
“Dai comincia a spogliarti”. Presi il telefono e chiamai la mia prima segretaria Anna, dicendole di annullare i prossimi due appuntamenti e di non disturbarmi per nessun motivo perché avevo una conference call urgente a cui dover partecipare. Almeno lei non fece domande, durante la pandemia capitava spesso ed eseguì le mie richieste, mi alzai ed andai verso la porta chiudendola a chiave, ma lei mi ordinò di riaprirla immediatamente.
“Ma dai, può entrare qualcuno” obiettai, ma lei mi rispose che era più bello così, che qualcuno potesse vedermi, d’altronde “quella volta a casa tua mica hai chiuso la porta a chiave, ti eccitava sapere che potevo entrare, ed ora sono io ad eccitarmi sapendo che qualcuno può entrare. Ora basta spogliati nudo e segati”.
Obbedii, mi tolsi giacca, camicia, pantaloni e mutande e cominciai a menarmelo, lei guardava divertita, azzarderei di dire che era anche abbastanza eccitata. Mentre mi segavo per lei mi insultava, mi dava del porco, del maiale, del fallito, mi diceva che non valevo niente che credevo di essere un uomo potente ma ero in scacco di una ragazzina, ed in fin dei conti era vero. Capii che insultarmi la eccitava ed ero sicuro che si stesse masturbando anche lei, nonostante potessi vederla solo in viso, per cui le chiesi di lasciarsi guardare.
“No, tu non puoi guardarmi” – mi rispose – “ma posso farti vedere queste e questo” rispose mostrandomi le sue mutandine ed il reggiseno. Era nuda dunque e si stava masturbando anche lei. La cosa mi eccitò e per un attimo mi dimenticai di essere nel mio studio con segretarie e collaboratori a pochi metri da me.
Probabilmente perché avevo avvisato di essere impegnato in una conference call, nessuno per fortuna mi aveva chiamato o bussato alla porta, almeno finora. Era passata circa mezz’ora da quando avevamo iniziato e le dissi che stavo per venire. Mi disse di sborrare sul tavolo, eseguii e mi lasciai andare imbrattando la mia scrivania di vetro della mia sborra.
“Adesso lecca tutto” mi ordinò. La cosa mi disgustava un po’, ma che alternativa avevo? Obbedii al suo ordine e mi rimisi seduto pulendomi. “Beh, perché ti fermi?” mi disse lei “ti ho detto che per due ore ti devi segare per me”. Le dissi che questo non era possibile, che andava ogni oltre capacità umana ma non volle sentire ragioni, così ripresi a menarmelo nonostante la cosa fosse molto meno piacevole: “hey cos’è sta schifezza, menatelo forte” mi incalzò. Mi faceva male e fu ancora peggio quando sentii un secondo orgasmo arrivare, mi fece schizzare per terra questa volta ed anche li dovetti abbassarmi e leccare tutto per farla contenta. E non fu ancora abbastanza, mi ordinò di riprendere.
Non ne potevo più, ero sudato e mi faceva male. Ormai non era nemmeno più duro e non era nemmeno facile proseguire, il tutto condito dai suoi insulti e dei suoi inviti ad andare più forte. Era passata oltre un’ora quando bussarono alla porta, non ebbi il tempo di rispondere che entrò una delle mie collaboratrici con dei faldoni in mano. Che figura di merda.
Uscì subito chiedendo scusa, mi incazzai come una bestia e chiesa alla mia aguzzina se adesso era contenta. Si fece una risata e disse che no, non era ancora abbastanza e se parlavo ancora mi avrebbe obbligato a fare un giro dello studio così com’ero. Pochi minuti dopo squillò il telefono interno, era Anna a cui risposi che non volevo essere disturbato per nessun motivo. “Va bene dottore, gli altri stanno andando tutti via, io la aspetto”. Erano le 18.30 e di venerdì a quell’ora andavamo via tutti, ma non questa volta, mi aspettava ancora una buona mezz’ora di agonia. Venni una terza volta, ma fu poco più di uno schizzetto che mi bruciò e basta, mi fece ripetere la solita operazione e finalmente alle 19 e qualche minuto mi liberò. Avevo il cazzo in fiamme, molliccio, rosso come un peperone ed in alcuni punti era anche leggermente spellato. Andai in bagno e mi diedi una leggera rinfrescata.
Mi accinsi ad uscire quando incrociai Anna, la mia segretaria che mi stava aspettando. Fu umiliante. Mi disse che Angela, l’altra segretaria che era entrata nel mio studio era sconvolta, che era andata via in lacrime. Aggiunse che era colpa sua se Angela era entrata, che lei non l’aveva avvisata che non volevo essere disturbato, insomma cercò di difenderla e prendersi lei la responsabilità, io più che altro ero interessato a capire se Angela le aveva riferito cosa aveva visto, ma Anna era la discrezione fatta donna, lo sapevo bene ed eluse facilmente la domanda. Mi chiese se andava tutto bene e le risposi che no, non andava affatto bene e che ero in una situazione complicata, ma le dissi di stare tranquilla. Andammo via insieme, sentivo che voleva dirmi qualcosa, ma non ne ebbe il coraggio, o forse, capì che io non avrei avuto il coraggio di risponderle.
scritto il
2021-06-05
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