Del Pelo dell'Amante sulla Saponetta
di
Verginivillane
genere
comici
Enrico Costa aveva incontrato la moglie infedele Marcella Boccia in webcamporno. Aveva 47 anni, Enrico Costa, che a londra tutti chiamavano “il cornutone“, e tutti i capelli bianchi; si sentiva giovane, certo, visto l’arretrato di sesso che aveva, vista la fame endemica di figa che aveva, che del resto condivideva con molti altri italiani, che venivano nel sud esta asiatico solo per scopare, pensando che le orientali avessero la figa tagliata in orizzontale. Si sentiva giovane in senso sessuale, visto che, come un giovane, insisteva a farsi un paio di seghe al giorno, tutti i giorni. Marcella invece era sposata con un inglese più vecchio ancora di lui; anche lei doveva essere più matura, visto che era già nonna, ma faceva le sfilate in costume da bagno e teneva le fotografie sul suo computer portatile, sempre pronta a mostrarle per tediare l’ultimo coglione disposto a portarla fuori a pranzo.
La moglie infedele Marcella Boccia gli aveva già fatto vedere in videochat erotica le sue foto in costume, mentre sfilava per una festa di beneficenza e deficienza assieme ad altre bagasce giubilate, donne mature e tardone ignoranti esibizioniste. Ma lui non aveva ancora capito quanta fame arretrata di sesso lei poteva avere, persino più potente e assai più arretrata della sua.
Dopo una passeggiata assieme ad Enrico, lungo la spiaggia di Kuta, e assieme ad una sua amica, anche lei moglie infedele e molto infedele, tale dottoressa (della fessa) Teresa Rolfi, incontrata anche lei in webcam erotica durante una riunione di gruppo in videoconferenza nuda, Marcella e Teresa lo accompagnarono in camera; lui voleva cambiarsi prima di farsi scroccare la cena dalle due bagasce giubilate ma volle approfittare per farsi una doccia. E Marcella NON poteva trattenersi, all’idea di aspettare in camera assieme a Teresa, mentre Enrico Costa era nudo dentro la doccia. Aprì la porta con una scusa, insomma, mi scappa, devo pisciare, e poi vi si chiuse dentro, succhiando tutto quello che poteva succhiare, mentre Teresa Rolfi, paziente, rimaneva fuori a fare il piantone.
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Scriveva Marcella Boccia nel suo diario di consultazioni sessuali,
“Molte pazienti mi chiedono: qual’è il luogo ideale per incontri extraconiugali? La mia risposta è semplice ed è basata su anni e anni di pratica sessuale fuori dal letto matrimoniale, anni e anni di sborrate bevute anche nel letto coniugale ma con persone diverse da mio marito e anni di pratica terapeutica con le mie pazienti che mi trasferivano tutta la parte di esperienza che mi mancava; sia con i loro racconti delle loro perversioni che con la pratica di far vincere con la lingua sul clitoride le loro inibizioni. E io l’ho sempre detto:
il luogo migliore per gli incontri extraconiugali è proprio il letto coniugale.
Può apparire un paradosso, ma gli incontri extraconiugali più gustosi, e meglio riusciti dal punto di vista dell’appagamento psicologico e fisico della donna, soprattutto della donna, avvengono sul letto di casa, mentre il marito è fuori; e più quegli incontri sono rischiosi più sono eccitanti; più il marito è geloso, più sono incontri stimolanti; più il marito è lontano, più sono dolci e duraturi, più il marito è buono e comprensivo, e più sono incontri extra-matrimoniali discreti, godendo senza urlare troppo, per non farsi notare dai vicini; bevendo tutto lo sperma, senza lasciarne cadere neppure una goccia sul lenzuolo rosso, per non lasciar tracce al marito cornuto ma contento.
Le pazienti femmine sono, come in tutte le cose, più furbe dei pazienti maschi; infatti, ogni qualvolta i loro mariti fanno un incontro extraconiugale, loro lo beccano subito; quando tocca a loro, sanno quasi sempre come nascondere le loro marachelle. Dopo la doccia, per esempio, una mia paziente di cui nono posso fare il nome per evidenti ragioni di riservatezza, era la moglie del sindaco di Rompiamoilghiaccio, l’ingegnere idraulico Vinicio Zipoli. Posso solo dire che lei si chiamava Antonietta e che il suo amante, l’ultimo in ordine temporale, era un avvocato civilista romano, un tale Massimo Mussi (cagionevole fisicamente, povero lui, oggi non è più fra noi; scopando Antonietta, che era sempre lì ad insistere per bersi tutto il suo seme, ha preso il treno dell’arresto cardiaco ed è partito senza salutare nessuno). Antonietta, dopo la doccia, scoperse dei peli neri sulla saponetta lasciata nella doccia di casa sua e fece in tempo a ripulirli prima che il marito cornuto, Vinicio Zipoli, rientrasse a casa e magari facesse subito una doccia per cavarsi di dosso il fango del porcile in cui lavorava. L’avvocato Mussi non aveva nessuna straordinaria capacità amatoria e, a dispetto del nome, non disponeva neppure di una fava abbastanza grande per farla sentire bene nel buco del culo di Antonietta, perciò, tutto sommato, al ritorno dello Zipoli, Antonietta Villa normalmente si faceva scopare anche dal marito, per rifarsi, perché con Mussi non riusciva neppure a venire. E poi lei non lo aveva affatto in odio, il marito, le era affezionatissima, solo che le piaceva scopare anche qualche altro, ogni volta che poteva. Nonostante che il Mussi non lasciasse tracce a letto (dato che era molto pulito e si faceva una doccia al mese, e dato che la sua secrezione di sperma era talmente contenuta e patetica da non lasciare nessun residuo di DNA) il suo corpo rachitico era cosparso di peli neri; dappertutto, tranne che in testa. Quelli dello Zipoli erano bianchi; perciò, la mia paziente Antonietta Villa (detta anche Antonietta La-troietta) dovette, per il breve periodo che le servì a trovarsi un’altra mezza dozzina di amanti, ispezionare tutte le saponette che teneva per casa.
La moglie infedele Marcella Boccia gli aveva già fatto vedere in videochat erotica le sue foto in costume, mentre sfilava per una festa di beneficenza e deficienza assieme ad altre bagasce giubilate, donne mature e tardone ignoranti esibizioniste. Ma lui non aveva ancora capito quanta fame arretrata di sesso lei poteva avere, persino più potente e assai più arretrata della sua.
Dopo una passeggiata assieme ad Enrico, lungo la spiaggia di Kuta, e assieme ad una sua amica, anche lei moglie infedele e molto infedele, tale dottoressa (della fessa) Teresa Rolfi, incontrata anche lei in webcam erotica durante una riunione di gruppo in videoconferenza nuda, Marcella e Teresa lo accompagnarono in camera; lui voleva cambiarsi prima di farsi scroccare la cena dalle due bagasce giubilate ma volle approfittare per farsi una doccia. E Marcella NON poteva trattenersi, all’idea di aspettare in camera assieme a Teresa, mentre Enrico Costa era nudo dentro la doccia. Aprì la porta con una scusa, insomma, mi scappa, devo pisciare, e poi vi si chiuse dentro, succhiando tutto quello che poteva succhiare, mentre Teresa Rolfi, paziente, rimaneva fuori a fare il piantone.
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Scriveva Marcella Boccia nel suo diario di consultazioni sessuali,
“Molte pazienti mi chiedono: qual’è il luogo ideale per incontri extraconiugali? La mia risposta è semplice ed è basata su anni e anni di pratica sessuale fuori dal letto matrimoniale, anni e anni di sborrate bevute anche nel letto coniugale ma con persone diverse da mio marito e anni di pratica terapeutica con le mie pazienti che mi trasferivano tutta la parte di esperienza che mi mancava; sia con i loro racconti delle loro perversioni che con la pratica di far vincere con la lingua sul clitoride le loro inibizioni. E io l’ho sempre detto:
il luogo migliore per gli incontri extraconiugali è proprio il letto coniugale.
Può apparire un paradosso, ma gli incontri extraconiugali più gustosi, e meglio riusciti dal punto di vista dell’appagamento psicologico e fisico della donna, soprattutto della donna, avvengono sul letto di casa, mentre il marito è fuori; e più quegli incontri sono rischiosi più sono eccitanti; più il marito è geloso, più sono incontri stimolanti; più il marito è lontano, più sono dolci e duraturi, più il marito è buono e comprensivo, e più sono incontri extra-matrimoniali discreti, godendo senza urlare troppo, per non farsi notare dai vicini; bevendo tutto lo sperma, senza lasciarne cadere neppure una goccia sul lenzuolo rosso, per non lasciar tracce al marito cornuto ma contento.
Le pazienti femmine sono, come in tutte le cose, più furbe dei pazienti maschi; infatti, ogni qualvolta i loro mariti fanno un incontro extraconiugale, loro lo beccano subito; quando tocca a loro, sanno quasi sempre come nascondere le loro marachelle. Dopo la doccia, per esempio, una mia paziente di cui nono posso fare il nome per evidenti ragioni di riservatezza, era la moglie del sindaco di Rompiamoilghiaccio, l’ingegnere idraulico Vinicio Zipoli. Posso solo dire che lei si chiamava Antonietta e che il suo amante, l’ultimo in ordine temporale, era un avvocato civilista romano, un tale Massimo Mussi (cagionevole fisicamente, povero lui, oggi non è più fra noi; scopando Antonietta, che era sempre lì ad insistere per bersi tutto il suo seme, ha preso il treno dell’arresto cardiaco ed è partito senza salutare nessuno). Antonietta, dopo la doccia, scoperse dei peli neri sulla saponetta lasciata nella doccia di casa sua e fece in tempo a ripulirli prima che il marito cornuto, Vinicio Zipoli, rientrasse a casa e magari facesse subito una doccia per cavarsi di dosso il fango del porcile in cui lavorava. L’avvocato Mussi non aveva nessuna straordinaria capacità amatoria e, a dispetto del nome, non disponeva neppure di una fava abbastanza grande per farla sentire bene nel buco del culo di Antonietta, perciò, tutto sommato, al ritorno dello Zipoli, Antonietta Villa normalmente si faceva scopare anche dal marito, per rifarsi, perché con Mussi non riusciva neppure a venire. E poi lei non lo aveva affatto in odio, il marito, le era affezionatissima, solo che le piaceva scopare anche qualche altro, ogni volta che poteva. Nonostante che il Mussi non lasciasse tracce a letto (dato che era molto pulito e si faceva una doccia al mese, e dato che la sua secrezione di sperma era talmente contenuta e patetica da non lasciare nessun residuo di DNA) il suo corpo rachitico era cosparso di peli neri; dappertutto, tranne che in testa. Quelli dello Zipoli erano bianchi; perciò, la mia paziente Antonietta Villa (detta anche Antonietta La-troietta) dovette, per il breve periodo che le servì a trovarsi un’altra mezza dozzina di amanti, ispezionare tutte le saponette che teneva per casa.
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