4 a 3
di
Joiapura
genere
trio
Capita a volte, soprattutto nelle rare occasione che esci a pranzo da sola, che incontri un tuo cliente, il signor Carlo, che ti accompagna per un pezzo di strada verso il solito bar.
Il signor Carlo è un vecchio ed affezionato cliente della filiale, pensionato sui sessantacinque anni portati molto bene sia fisicamente che intellettualmente, brillante e curato nel vestire.
Il suo lavoro precedente non deve essere certo stato duro e monotono, ma al contrario fatto di relazioni e contatti con la gente.
Lo si nota dalla capacità di proporsi in maniera piacevole, mai ingombrante e, caratteristica che appartiene a pochi, di congedarsi nei tempi e modi giusti.
Sa tenere vivo un discorso senza ricorrere a banalità o frasi fatte, quello che dice e per come lo dice lo si ascolta volentieri.
Insomma un tipo del quale non puoi dire “che palle”.
Altre volte capita che nel bar nel quale stai pranzando entri il signor Carlo insieme al suo amico Rinaldo, e riescono a trattenersi un po’ con te offrendoti il caffè.
Rinaldo è più o meno coetaneo del signor Carlo, anch’egli brillante, più casual nel portamento e nell’abbigliamento, più dinamico e disinvolto nei movimenti.
Un tipo simpatico un po’ meno discreto e più alla mano del signor Carlo, non a caso uno lo chiami signor Carlo, l’altro semplicemente Rinaldo, dando ad entrambi comunque del lei.
Essendo entrambi tuoi clienti ti sei occupata di loro e sai che entrambi sono economicamente benestanti e divorziati da tanto tempo, non risposati né accompagnati.
Queste caratteristiche portano alla conclusione che la loro amicizia si sia consolidata sulla base delle stesse condizioni sociali, su interessi simili che li ha portati a frequentarsi parecchio, affinando intesa e complicità su tutto. Conquiste femminili comprese, anzi soprattutto. Sono perfetti nella parte dei marpioni da balera, infatti si dicono provetti ballerini e, si sa, “balerin fa la murusa”.
Tu rappresenteresti per loro una bella conquista, se ti facessi conquistare. Per loro sei giovane e vitale sei matura e sicura e poi decisamente bella e provocante. Il tuo abbigliamento non fa che mettere in risalto le forme morbide che fanno parte del loro immaginario.
E’ evidente che un pensierino l’hanno fatto.
Da qualche tempo ti stanno invitando a prendere un aperitivo con loro, magari non a pranzo perché di tempo ne hai poco, ma all’uscita dal lavoro prima di cena. Un prosecco due parole e poi ti accompagnano al treno e buona serata.
Un invito quasi di circostanza, al quale non si da troppo credito. Si dice spesso. Vediamoci per un aperitivo poi non se ne fa niente perché non c’è tempo o ci si dimentica o non ci si è mai creduto.
Una sera, poco prima dell’orario di uscita dall’ufficio, squilla il tuo telefono. Rispondi quasi con fastidio pensando ad un problema tardivo e rompiballe che si accumula su una giornata già pesante.
Invece è il signor Carlo che ti propone un invito al famoso aperitivo per il giorno dopo, alle 17 e 15 al solito bar e si congeda con una domanda: “sorpresa!?”.
Naturalmente hai accettato, fosse solo per liberarti dall’impiccio, tanto perderai una mezzora circa e per un po’ non se ne parlerà più.
Ma una volta uscita un tarlo ha cominciato a frullarti in testa. Qualcosa in quell’invito andava sopra le righe, non stonava perché non sbagliato, ma era come uno squillo di tromba più forte del suonare dell’orchestra, qualcosa che si poneva in evidenza nella pacata e signorile formulazione dell’invito.
Qualcosa di inaspettato in un discorso del signor Carlo che hai sempre conosciuto come esempio di affidabilità e correttezza. Rimuovi il tarlo e torni a casa.
Prima di dormire ripensi all’invito del giorno dopo. Divaghi con il pensiero e vai un po’ oltre con la fantasia.
Certo che gli uomini maturi ti hanno sempre attratto, ma è normale che sia così.
Pensi: “L’uomo più maturo è infatti più abile nel sedurti nel corpo e nell’anima e sarà meno imbarazzato nel mostrare manifestazioni di affetto in pubblico, come tenerti la mano o aprirti la porta. Sarà insomma felice di far vedere al mondo quanto orgoglioso sia di stare con te.
E anche sessualmente, sebbene potrebbe non essere un’atleta tra le lenzuola, sentirà il bisogno di farti provare piacere come priorità sulla ricerca del suo stesso piacere. Inoltre, nel caso di un partner maschile molto più grande, i preliminari inizieranno già al ristorante con gli sguardi, il contatto visivo e la simpatia.”.
“SORPRESA!?”
Ecco la nota alta! Il tono in cui il signor Carlo ti ha posto la domanda ma non suonava come una domanda.
Cosa avrà voluto far capire: “sei sorpresa della chiamata? “oppure “ci sarà una sorpresa!”.
Se alla prima è facile rispondere che sei abbastanza sorpresa, cosa potrebbe succedere di sorprendente il giorno dopo?
Non dormi, ci pensi e ripensi. Ormai sei convinta che domani ci sarà una sorpresa.
Ti compiaci che ancora una volta il tuo intuito si è dimostrato capace di cogliere una sfumatura nelle cose che sarebbe sfuggita quasi a tutti, così come ti compiaci della tua abilità ad affrontare e ribaltare le situazioni.
Domani ci sarà una sorpresa, forse non solo una. Sta iniziando una partita.
La giornata successiva trascorre senza che il signor Carlo si faccia vivo, neanche all’uscita nella pausa pranzo.
Mancano 10 minuti all’uscita e inizi a prepararti per l’appuntamento. In bagno ti rimetti a posto il trucco, ti pettini e cambi anche il vestito che ti eri portata per l’occasione.
Aspetti un l’orario dell’appuntamento in ufficio e, in leggero ritardo, ti incammini verso il bar.
A metà strada ti si fa incontro il signor Carlo che con modi garbati (ci manca solo il baciamano) ti saluta e ti comunica un cambiamento di programma. L’aperitivo lo prenderete in un posto più carino del solito bar, a poca distanza e più in tranquillità.
Da vero gentiluomo ti apre la porta della macchina (era la stessa riflessione che hai fatto ieri sera sugli uomini maturi) e scende a riaprirtela dopo il breve tragitto.
Il posto è effettivamente carino. Luci soffuse ma non basse, ci si vede bene, divanetti neri di pelle nera trapuntata, bassi di seduta ma con spalliere alla nuca, tavolini staccati dal divanetto in modo da lasciare ampio spazio per le gambe e disposti a isole in modo da creare zone molto discrete.
Le pareti chiare e di colore caldo rendono piacevole l’ambiente.
Precedendoti (un vero gentiluomo) il signor Carlo ti conduce ad un’isola in fondo al locale composta da un divanetto a due posti e uno a quattro posti, perpendicolari, con al centro un tavolino basso.
Ecco la sorpresa.
Sul divanetto più piccolo è seduto Rinaldo.
1 a 0.
Con sicurezza e fingendoti non sorpresa ti avvicini e ricevi il saluto, educato, di Rinaldo, quindi, ti accomodi sul divanetto grande.
Il signor Carlo siede accanto a te a giusta distanza.
Ti guardano, ti scrutano loro sanno apprezzare la tua bellezza ancora fresca per loro e, contemporaneamente, la potenzialità di seduzione della donna matura. Sei bella, sai di esserlo e questa consapevolezza in una donna la trasforma in un’arma letale.
Non ti tolgono gli occhi di dosso, insistono con gli sguardi in attesa di essere ricambiati dal tuo sguardo.
Li hai in pugno, ma questo lo sai solo tu.
La seduta bassa del divanetto e i tacchi delle scarpe ti costringono a tenere le ginocchia più alte rispetto al bacino e in questa circostanza lasciare scivolare il vestito di raso lungo le gambe è un giochino da ragazzina.
Lentamente il vestito sale, lo aiuti con lievi movimenti a salire, e quasi noti il trattenere del respiro dei due uomini. Quando ti si scoprono i gancetti del reggicalze hai segnato.
1 a 1.
Palla al centro.
I due si ricompongono, riacquistano l’uso della parola, tu ti copri un po’, solo un po’, le gambe e iniziate la solita formale chiacchierata in attesa del cameriere per le ordinazioni.
Tu ordini il solito prosecchino mentre il signor Carlo e Rinaldo prendono due thè.
Davvero insolito il thè per aperitivo ma sul momento l’eccitazione della situazione ti concentrano su altri pensieri.
Sei in locale tranquillo, evidentemente arredato per offrire intimità ai clienti, sei con due signori maturi per i quali rappresenti una preda pregiata ed ai quali hai mostrato segni inequivocabili di seduzione, dopo aver visto la loro reazione sai inequivocabilmente le loro intenzioni. Il thè passa davvero in secondo piano.
Dopo qualche minuto arrivano le ordinazioni, ben servite. Il cameriere le appoggia sul tavolino e si allontana lanciandoti uno sguardo di compiacimento.
Rinaldo si alza e allungandosi sul tavolino vi appoggia una scatolina di ceramica con un coperchio, poi guardandoti scopre la scatolina e torna a sedere.
Lo segui con lo sguardo, poi volgi gli occhi verso il signor Carlo che ti sta fissando.
Lentamente giri la testa ed inquadri la scatolina di ceramica sul tavolino ed il suo contenuto inequivocabile:
due pillole azzurre a forma di rombo. Deglutisci.
2 a 1 per loro.
Questo gioco è proprio pesante, ma ormai sei in campo e non puoi abbandonare la partita. In verità non vuoi abbandonarla, anzi la vuoi giocare tutta, supplementari compresi.
Ti alzi, ti abbassi la gonna, li guardi, prima Rinaldo poi il signor Carlo. Li fissi.
Un velo di delusione appare sui loro occhi, ma anche di rammarico forse per il timore di essere andati oltre.
Ora comandi tu. Li hai in pugno.
Ti abbassi sul tavolino, prendi una pillola e una tazza di thè e lentamente la porgi al signor Carlo, poi prendi la seconda pillola e l’altra tazza di thè e lentamente la porgi a Rinaldo.
Ti risiedi e lasci di nuovo scivolare la gonna lungo le gambe, allarghi le braccia ed appoggi la testa all’indietro sulla spalliera del divanetto. Sospiri.
2 a 2.
Uscite dalla porta posteriore del locale e vi trovate sul pianerottolo di fronte ad un ascensore.
La scala è quella di casa del signor Carlo che evidentemente quella trappola l’aveva tesa e fatta scattare altre volte: locale galeotto, sotto casa sua.
La casa, per come è composta ed arredata, mai sarebbe attribuita al signor Carlo, così sobrio ed austero.
Nel soggiorno in stile vagamente (ma solo vagamente) etnico troneggia un grande divano di morbidissima pelle scura con tanti cuscini colorati, grandi piante fanno da contorno e, di fronte, un grande specchio occupa la parete ed ha la funzione, come dice Rinaldo, di arazzo vivente delle grandi battaglie del divano.
Certo quel divano deve averne viste, così come il tappeto morbido e folto che copre il pavimento dal divano allo specchio.
Con lo sguardo giri la casa e ti soffermi, insisti, sul letto circolare che è ben visibile nella stanza accanto.
Le lenzuola di raso color rosa antico, sanno di lussuria raffinata di un tempo passato ma ancora non dimenticato, anzi, ripercorso e rivissuto con l’intensità delle ultime volte. Su quel letto, da lì a poco si sarebbe recitato un altro atto della commedia del signor Carlo e di Rinaldo.
Ti accomodi sul divano, al centro. Di nuovo abbandoni la testa alla spalliera, stendi le braccia, lasci che il vestito ti scopra le gambe e chiudi gli occhi. Ora tocca a loro, quando le pillole avranno effetto, saranno loro a farsi vivi e ad iniziare la battaglia.
Li senti seduti ai tuoi fianchi, non sai chi a destra chi a sinistra, provi solo ad indovinare o ad immaginarteli dal contatto con le loro mani.
Senti una mano partire dal ginocchio e risalire lenta e decisa la tua gamba. Si ferma ed indugia sul gancio del reggicalze, arriva al bordo delle calze e lo scavalca infilando un dito all’interno. Pensi sia il signor Carlo, più delicato e contemplativo.
Chissà quante volte, ai suoi tempi, avrà ripetuto quel gesto, con quella lentezza e quella intensità. Ti eccita sempre più l’idea di entrare a far parte della sua collezione. Addirittura adesso ci tieni.
Dall’altra parte l’attacco parte dal collo con il passaggio di un dito fino a risalire sulla tua bocca che si schiude e lo mordicchia e lo lecca. Hai le guance di fuoco, ti senti avvampare.
Il reggiseno diventa stretto, costringe, vorresti liberarti di tutto ciò che può ostacolare il contatto con quei due signori, amici, no ormai sono amanti. Aspetti solo che siano pronti.
Li tocchi, furtivamente, sfiorando i loro pantaloni. Eccoli ci sono! Sono pronti e tesi per te. Ti pulsano le tempie al pensiero di averli così artificialmente imperiosi a tua disposizione tra il frusciare delle lenzuola di raso.
Un bacio sulla guancia, a bocca aperta ti fa sussultare. Ti inarchi un po’ e poni la bocca aperta nella direzione del bacio aspettando che una lingua raggiunga la tua già in movimento.
Un altro bacio sulla guancia arriva dalla parte opposta. Giri la testa nell’altra direzione sperando in miglior risposta. Niente.
Ti stanno cuocendo a fuoco lento, facendoti desiderare ancora di più, se possibile, il contatto, dapprima dolce e poi sempre più duro e profondo, con la loro matura esuberanza.
Apri gli occhi, li cerchi e li trovi subito.
Le loro teste poste a pochi centimetri dai tuoi occhi, le loro bocche unite, le loro lingue intrecciate e vorticose, le loro mani alla ricerca del sesso gonfio dell’altro.
Vacilli.
Ti ci vogliono due lunghi secondi per mettere a fuoco la situazione, poi travolta dalla situazione, con la lingua ti lecchi tutta la bocca emettendo gemini indecenti. Ti bagni, ti allaghi.
Gran goal per loro
3 a 2
Ti riprendi solo quando ti rialzano dal divano con studiata lentezza e, una volta in piedi ti avvolgono in un abbraccio a tre.
La lampo del vestito sembra essere scesa da sola, così come il reggiseno sembra volatilizzato.
Sei stupita della loro abilità nello spogliare una donna, chissà quante volte l’avranno esercitata quella abilità, ma ora sei contenta di ciò e del fatto di trovarti quasi nuda e senza aver interrotto l’estasi dell’eccitazione che ti sconvolge.
Chiudi di nuovo gli occhi mentre ti conducono, uno per parte, verso la tana del lupo: quel bellissimo letto rotondo con le lenzuola rosa antico. Decidi di non guardare, ma di vivere il momento con lo sguardo della fantasia e di immaginare ciò che ti piacerebbe, piuttosto di ciò che sarà.
Sei adagiata su un monte di cuscini morbidi e profumati, senti le mani dei tuoi compagni sfiorarti, indugiare laddove più ti piace essere toccata, la sanno lunga, e, improvvisamente sparire dal tuo corpo.
Non fatichi ad immaginare dove possono essere finite.
Ora anche le mutandine ti stringono e si scompongono scoprendo la tua voglia indecente di un umido incontro di sesso. Si solo di sesso senza ipocrisie e pregiudizi.
Li senti muoversi intorno a te, li senti strusciarsi con tipico rumore che fanno due corpi non certo freschi di ceretta, li senti mugolare come mai ti saresti aspettata da due persone come loro.
Chissà come si toccano e dove si toccano.
Anche tu ti stai toccando, ed il fatto che lo stai facendo in modo indecente, quasi violento, ad occhi chiusi e a bocca aperta, non fa che aumentare la loro consapevolezza di averti ormai coinvolta nel loro gioco e di considerarti parte del loro rapporto.
Senti l’odore raffinato e oleoso di sostanze aromatiche che si stanno spalmando addosso, senti gli ansimi tipici di una stimolazione intima.
Stanno preparandosi all’atto.
Tu come testimone e complice.
Tu dominata consapevole e accondiscendente di quella situazione.
Tu rossa in volto, e non solo in volto, per l’eccitazione, e strabordante di voglia.
Esplodi.
Riapri gli occhi e la scena che ti appare va oltre, addirittura, a ciò che ti eri immaginata.
I due uomini abbracciati, con le dita dell’uno che rovistano nelle fessure dell’altro, si eccitano guardando la tua voglia farsi avanti tra le gambe, guardando i tuoi capezzoli grossi e duri che continui a tormentare, la tua lingua che non riesce più a rimanere in bocca e ascoltando i gemiti che la tua voce roca rende inequivocabili.
Accarezzi a mani aperte il raso delle lenzuola e lo senti morbido, setoso ed invitante come il tuo sesso in questo momento.
Devi godere e devi farlo a modo tuo. Da protagonista.
Scegli tra i tanti flaconi sul comodino di destra quello che per colore e forma ti sembra il più adatto al momento. Sarà per la forma decisamente fallica, sarà per il colore ambrato ma quello hai scelto come arma con cui combattere questa battaglia.
Abbracci il signor Carlo, ti strusci a lui, lo accarezzi ovunque, anche dove non hai mai osato fare ad un uomo, lo conduci sul margine del letto, inginocchiato con il culo in aria e ben esposto.
Lo stesso fai con Rinaldo.
Ti versi il gel del flacone sulla mano e lubrifichi a dovere il flacone. Passi dall’altra parte del letto e, rotolandoti, ti porti a ridosso dei due.
Li limoni con trasporto e a fondo, alternatamente, quindi, passandoci in mezzo, ti porti alle loro spalle.
Il flacone ben lubrificato ti facilita il lavoro e la qualità del servizio è evidente quando entrambi riversano il loro gradimento sulle lenzuola rosa antico.
Al loro gradimento si aggiunge il tuo, abbondante ed impetuoso.
Ti rivesti senza lavarti e te ne vai.
3 a 3
Non vedi il signor Carlo né Rinaldo ormai da diversi giorni, contrariamente a quanto avveniva prima di quel pomeriggio a casa del signor Carlo.
Ogni volta che pensi a quel giorno, ed il pensiero ci corre spesso, focalizzi ed approfondisci un particolare, rendendolo prevalente sul contesto, provi ad immaginarlo un po’ diverso, lo aggiusti, lo intensifichi e poi provi a riviverlo così rielaborato e ti travolge un vortice di turbamento ed eccitazione sempre più prepotente ed inarrestabile.
Ma loro come avranno vissuto l’esperienza? C’è un nesso tra quanto successo quel pomeriggio e la prolungata assenza dei due che ormai ha superato la normale durata di una vacanza, anche se lunga?
Mentre ti poni queste domande affiora un dubbio che pian piano diventa possibilità e poi certezza.
Quei due ti mancano e ti manca la bollente atmosfera che hanno saputo creare, lo stato di eccitazione al quale ti hanno portato e l’intensità della goduria che hai provato. Ma non solo. Hai un conto da regolare con loro ed è il fatto che hanno condotto loro il gioco togliendoti il dominio della situazione.
Ecco perché ti mancano: vuoi riprenderti il tuo ruolo di dominatrice e vuoi godere di nuovo, anzi di più.
E mentre questo pensiero ti rincorre, come fa praticamente ogni giorno, e mentre mentalmente lo rielabori e lo affini, alla tua scrivania si avvicinano due persone.
Alzi gli occhi, li vedi, li riconosci ed una vampata di calore ti arrossa il viso e ti scalda più in basso.
Sono loro. Salutano e si siedono di fronte a te.
Vi fissate, complici: tu sai di loro, loro sanno che tu sai, sanno come sei e cosa ti aspettavi ti facessero e cosa sai fare. Siete tutti e tre come libri aperti nell’intimo più intimo. Ora anche eccitati.
Riprovi la sensazione delle mutandine e del reggiseno che improvvisamente diventano strette e che non contengono ciò che dovrebbero, al riparo della tua scrivania allarghi leggermente le gambe, alzi un po’ la gonna ed allarghi ancora di più. Se non ci fosse il riparo anteriore della scrivania si potrebbero vedere le mutandine bianche di pizzo ormai infilate tra le labbra già bagnate ed infuocate.
Ti controlli e, per quanto possibile, torni professionale, anche se il tono della voce ti tradisce.
Anche loro evidentemente emozionati tradiscono qualche nota sopra le righe. Ma non hanno intenzione di parlare di lavoro né di affari.
Dopo prolungati convenevoli ti illustrano il fine della loro visita.
Vogliono farsi perdonare l’equivoco che si è generato quel famoso pomeriggio durante il quale era loro intenzione fare outing della loro relazione, di farlo a te quale testimone e complice gradita e gradevole, senza coinvolgerti nel gioco.
Ma la situazione ha preso il sopravvento e le cose sono andate come sono andate.
Ti invitano nuovamente da loro per uno dei prossimi pomeriggi. Concordate il venerdì successivo.
No la spiegazione data e la proposta di incontro non smorza la tua eccitazione, anzi ripensare di tornare nella casa dallo stile vagamente etnico, sul grande divano di morbidissima pelle scura con tanti cuscini colorati, e dal grande specchio arazzo vivente delle grandi battaglie del divano, il pensiero di rivedere il letto circolare con le lenzuola di raso color rosa antico aumentano l’indecente desiderio.
Hai deciso: venerdì prossimo potranno farsi perdonare ma pagando pegno. Stavolta non ci saranno malintesi, ci sarà sesso esplicito e sarà esplicitamente richiesto.
Prepari la borsa con il vestito e gli accessori di ricambio. Perizoma, reggicalze, tacco 12, un vestito leggerissimo e trasparente e rossetto rosso fuoco parleranno per te.
Sei sulla loro porta appariscente da essere imbarazzante. Così volevi essere e così appari ai loro occhi quando ti aprono la porta.
Vi accomodate sul grande divano e, nemmeno a dirlo, il vestito sale e le gambe si allargano. Incurante dei loro sguardi insinuanti continui a mostrarti, anzi ad esibirti.
Ad un certo punto il signor Carlo si alza, ti scopre ancora di più una gamba e ti preannuncia una sorpresa:
Lionel.
Un ragazzone di colore che pare scolpito nel bronzo. Alto, muscoloso e possente. Bello.
Contemporaneamente Rinaldo appare in salotto con due valige e le posa vicino alla porta. Lui e il signor Carlo andranno via per il fine settimana e ti lasciano casa, divano, letto e Lionel.
4 a 3
Se ne vanno, sei rimasta sola nella casa con Lionel ma soprattutto con la rabbia per non avere potuto compiere la tua vendetta. Questo ti brucia in maniera insopportabile, il tuo orgoglio non lo permette, sei furiosa.
Hanno vinto loro la partita.
Adesso ti guardi nel grande specchio. Sei appariscente da essere imbarazzante, ma ora, senza il signor Carlo e Rinaldo, sei anche fuori luogo.
Potresti metterti a piangere dalla rabbia.
Improvvisamente un lampo, ti sistemi i capelli, ti siedi sul divano in mezzo ai cuscini, ti alzi la gonna come ormai hai imparato a fare. Ti riguardi allo specchio. Sei figa.
Un sospiro e chiami: “LIONEL”.
Il signor Carlo è un vecchio ed affezionato cliente della filiale, pensionato sui sessantacinque anni portati molto bene sia fisicamente che intellettualmente, brillante e curato nel vestire.
Il suo lavoro precedente non deve essere certo stato duro e monotono, ma al contrario fatto di relazioni e contatti con la gente.
Lo si nota dalla capacità di proporsi in maniera piacevole, mai ingombrante e, caratteristica che appartiene a pochi, di congedarsi nei tempi e modi giusti.
Sa tenere vivo un discorso senza ricorrere a banalità o frasi fatte, quello che dice e per come lo dice lo si ascolta volentieri.
Insomma un tipo del quale non puoi dire “che palle”.
Altre volte capita che nel bar nel quale stai pranzando entri il signor Carlo insieme al suo amico Rinaldo, e riescono a trattenersi un po’ con te offrendoti il caffè.
Rinaldo è più o meno coetaneo del signor Carlo, anch’egli brillante, più casual nel portamento e nell’abbigliamento, più dinamico e disinvolto nei movimenti.
Un tipo simpatico un po’ meno discreto e più alla mano del signor Carlo, non a caso uno lo chiami signor Carlo, l’altro semplicemente Rinaldo, dando ad entrambi comunque del lei.
Essendo entrambi tuoi clienti ti sei occupata di loro e sai che entrambi sono economicamente benestanti e divorziati da tanto tempo, non risposati né accompagnati.
Queste caratteristiche portano alla conclusione che la loro amicizia si sia consolidata sulla base delle stesse condizioni sociali, su interessi simili che li ha portati a frequentarsi parecchio, affinando intesa e complicità su tutto. Conquiste femminili comprese, anzi soprattutto. Sono perfetti nella parte dei marpioni da balera, infatti si dicono provetti ballerini e, si sa, “balerin fa la murusa”.
Tu rappresenteresti per loro una bella conquista, se ti facessi conquistare. Per loro sei giovane e vitale sei matura e sicura e poi decisamente bella e provocante. Il tuo abbigliamento non fa che mettere in risalto le forme morbide che fanno parte del loro immaginario.
E’ evidente che un pensierino l’hanno fatto.
Da qualche tempo ti stanno invitando a prendere un aperitivo con loro, magari non a pranzo perché di tempo ne hai poco, ma all’uscita dal lavoro prima di cena. Un prosecco due parole e poi ti accompagnano al treno e buona serata.
Un invito quasi di circostanza, al quale non si da troppo credito. Si dice spesso. Vediamoci per un aperitivo poi non se ne fa niente perché non c’è tempo o ci si dimentica o non ci si è mai creduto.
Una sera, poco prima dell’orario di uscita dall’ufficio, squilla il tuo telefono. Rispondi quasi con fastidio pensando ad un problema tardivo e rompiballe che si accumula su una giornata già pesante.
Invece è il signor Carlo che ti propone un invito al famoso aperitivo per il giorno dopo, alle 17 e 15 al solito bar e si congeda con una domanda: “sorpresa!?”.
Naturalmente hai accettato, fosse solo per liberarti dall’impiccio, tanto perderai una mezzora circa e per un po’ non se ne parlerà più.
Ma una volta uscita un tarlo ha cominciato a frullarti in testa. Qualcosa in quell’invito andava sopra le righe, non stonava perché non sbagliato, ma era come uno squillo di tromba più forte del suonare dell’orchestra, qualcosa che si poneva in evidenza nella pacata e signorile formulazione dell’invito.
Qualcosa di inaspettato in un discorso del signor Carlo che hai sempre conosciuto come esempio di affidabilità e correttezza. Rimuovi il tarlo e torni a casa.
Prima di dormire ripensi all’invito del giorno dopo. Divaghi con il pensiero e vai un po’ oltre con la fantasia.
Certo che gli uomini maturi ti hanno sempre attratto, ma è normale che sia così.
Pensi: “L’uomo più maturo è infatti più abile nel sedurti nel corpo e nell’anima e sarà meno imbarazzato nel mostrare manifestazioni di affetto in pubblico, come tenerti la mano o aprirti la porta. Sarà insomma felice di far vedere al mondo quanto orgoglioso sia di stare con te.
E anche sessualmente, sebbene potrebbe non essere un’atleta tra le lenzuola, sentirà il bisogno di farti provare piacere come priorità sulla ricerca del suo stesso piacere. Inoltre, nel caso di un partner maschile molto più grande, i preliminari inizieranno già al ristorante con gli sguardi, il contatto visivo e la simpatia.”.
“SORPRESA!?”
Ecco la nota alta! Il tono in cui il signor Carlo ti ha posto la domanda ma non suonava come una domanda.
Cosa avrà voluto far capire: “sei sorpresa della chiamata? “oppure “ci sarà una sorpresa!”.
Se alla prima è facile rispondere che sei abbastanza sorpresa, cosa potrebbe succedere di sorprendente il giorno dopo?
Non dormi, ci pensi e ripensi. Ormai sei convinta che domani ci sarà una sorpresa.
Ti compiaci che ancora una volta il tuo intuito si è dimostrato capace di cogliere una sfumatura nelle cose che sarebbe sfuggita quasi a tutti, così come ti compiaci della tua abilità ad affrontare e ribaltare le situazioni.
Domani ci sarà una sorpresa, forse non solo una. Sta iniziando una partita.
La giornata successiva trascorre senza che il signor Carlo si faccia vivo, neanche all’uscita nella pausa pranzo.
Mancano 10 minuti all’uscita e inizi a prepararti per l’appuntamento. In bagno ti rimetti a posto il trucco, ti pettini e cambi anche il vestito che ti eri portata per l’occasione.
Aspetti un l’orario dell’appuntamento in ufficio e, in leggero ritardo, ti incammini verso il bar.
A metà strada ti si fa incontro il signor Carlo che con modi garbati (ci manca solo il baciamano) ti saluta e ti comunica un cambiamento di programma. L’aperitivo lo prenderete in un posto più carino del solito bar, a poca distanza e più in tranquillità.
Da vero gentiluomo ti apre la porta della macchina (era la stessa riflessione che hai fatto ieri sera sugli uomini maturi) e scende a riaprirtela dopo il breve tragitto.
Il posto è effettivamente carino. Luci soffuse ma non basse, ci si vede bene, divanetti neri di pelle nera trapuntata, bassi di seduta ma con spalliere alla nuca, tavolini staccati dal divanetto in modo da lasciare ampio spazio per le gambe e disposti a isole in modo da creare zone molto discrete.
Le pareti chiare e di colore caldo rendono piacevole l’ambiente.
Precedendoti (un vero gentiluomo) il signor Carlo ti conduce ad un’isola in fondo al locale composta da un divanetto a due posti e uno a quattro posti, perpendicolari, con al centro un tavolino basso.
Ecco la sorpresa.
Sul divanetto più piccolo è seduto Rinaldo.
1 a 0.
Con sicurezza e fingendoti non sorpresa ti avvicini e ricevi il saluto, educato, di Rinaldo, quindi, ti accomodi sul divanetto grande.
Il signor Carlo siede accanto a te a giusta distanza.
Ti guardano, ti scrutano loro sanno apprezzare la tua bellezza ancora fresca per loro e, contemporaneamente, la potenzialità di seduzione della donna matura. Sei bella, sai di esserlo e questa consapevolezza in una donna la trasforma in un’arma letale.
Non ti tolgono gli occhi di dosso, insistono con gli sguardi in attesa di essere ricambiati dal tuo sguardo.
Li hai in pugno, ma questo lo sai solo tu.
La seduta bassa del divanetto e i tacchi delle scarpe ti costringono a tenere le ginocchia più alte rispetto al bacino e in questa circostanza lasciare scivolare il vestito di raso lungo le gambe è un giochino da ragazzina.
Lentamente il vestito sale, lo aiuti con lievi movimenti a salire, e quasi noti il trattenere del respiro dei due uomini. Quando ti si scoprono i gancetti del reggicalze hai segnato.
1 a 1.
Palla al centro.
I due si ricompongono, riacquistano l’uso della parola, tu ti copri un po’, solo un po’, le gambe e iniziate la solita formale chiacchierata in attesa del cameriere per le ordinazioni.
Tu ordini il solito prosecchino mentre il signor Carlo e Rinaldo prendono due thè.
Davvero insolito il thè per aperitivo ma sul momento l’eccitazione della situazione ti concentrano su altri pensieri.
Sei in locale tranquillo, evidentemente arredato per offrire intimità ai clienti, sei con due signori maturi per i quali rappresenti una preda pregiata ed ai quali hai mostrato segni inequivocabili di seduzione, dopo aver visto la loro reazione sai inequivocabilmente le loro intenzioni. Il thè passa davvero in secondo piano.
Dopo qualche minuto arrivano le ordinazioni, ben servite. Il cameriere le appoggia sul tavolino e si allontana lanciandoti uno sguardo di compiacimento.
Rinaldo si alza e allungandosi sul tavolino vi appoggia una scatolina di ceramica con un coperchio, poi guardandoti scopre la scatolina e torna a sedere.
Lo segui con lo sguardo, poi volgi gli occhi verso il signor Carlo che ti sta fissando.
Lentamente giri la testa ed inquadri la scatolina di ceramica sul tavolino ed il suo contenuto inequivocabile:
due pillole azzurre a forma di rombo. Deglutisci.
2 a 1 per loro.
Questo gioco è proprio pesante, ma ormai sei in campo e non puoi abbandonare la partita. In verità non vuoi abbandonarla, anzi la vuoi giocare tutta, supplementari compresi.
Ti alzi, ti abbassi la gonna, li guardi, prima Rinaldo poi il signor Carlo. Li fissi.
Un velo di delusione appare sui loro occhi, ma anche di rammarico forse per il timore di essere andati oltre.
Ora comandi tu. Li hai in pugno.
Ti abbassi sul tavolino, prendi una pillola e una tazza di thè e lentamente la porgi al signor Carlo, poi prendi la seconda pillola e l’altra tazza di thè e lentamente la porgi a Rinaldo.
Ti risiedi e lasci di nuovo scivolare la gonna lungo le gambe, allarghi le braccia ed appoggi la testa all’indietro sulla spalliera del divanetto. Sospiri.
2 a 2.
Uscite dalla porta posteriore del locale e vi trovate sul pianerottolo di fronte ad un ascensore.
La scala è quella di casa del signor Carlo che evidentemente quella trappola l’aveva tesa e fatta scattare altre volte: locale galeotto, sotto casa sua.
La casa, per come è composta ed arredata, mai sarebbe attribuita al signor Carlo, così sobrio ed austero.
Nel soggiorno in stile vagamente (ma solo vagamente) etnico troneggia un grande divano di morbidissima pelle scura con tanti cuscini colorati, grandi piante fanno da contorno e, di fronte, un grande specchio occupa la parete ed ha la funzione, come dice Rinaldo, di arazzo vivente delle grandi battaglie del divano.
Certo quel divano deve averne viste, così come il tappeto morbido e folto che copre il pavimento dal divano allo specchio.
Con lo sguardo giri la casa e ti soffermi, insisti, sul letto circolare che è ben visibile nella stanza accanto.
Le lenzuola di raso color rosa antico, sanno di lussuria raffinata di un tempo passato ma ancora non dimenticato, anzi, ripercorso e rivissuto con l’intensità delle ultime volte. Su quel letto, da lì a poco si sarebbe recitato un altro atto della commedia del signor Carlo e di Rinaldo.
Ti accomodi sul divano, al centro. Di nuovo abbandoni la testa alla spalliera, stendi le braccia, lasci che il vestito ti scopra le gambe e chiudi gli occhi. Ora tocca a loro, quando le pillole avranno effetto, saranno loro a farsi vivi e ad iniziare la battaglia.
Li senti seduti ai tuoi fianchi, non sai chi a destra chi a sinistra, provi solo ad indovinare o ad immaginarteli dal contatto con le loro mani.
Senti una mano partire dal ginocchio e risalire lenta e decisa la tua gamba. Si ferma ed indugia sul gancio del reggicalze, arriva al bordo delle calze e lo scavalca infilando un dito all’interno. Pensi sia il signor Carlo, più delicato e contemplativo.
Chissà quante volte, ai suoi tempi, avrà ripetuto quel gesto, con quella lentezza e quella intensità. Ti eccita sempre più l’idea di entrare a far parte della sua collezione. Addirittura adesso ci tieni.
Dall’altra parte l’attacco parte dal collo con il passaggio di un dito fino a risalire sulla tua bocca che si schiude e lo mordicchia e lo lecca. Hai le guance di fuoco, ti senti avvampare.
Il reggiseno diventa stretto, costringe, vorresti liberarti di tutto ciò che può ostacolare il contatto con quei due signori, amici, no ormai sono amanti. Aspetti solo che siano pronti.
Li tocchi, furtivamente, sfiorando i loro pantaloni. Eccoli ci sono! Sono pronti e tesi per te. Ti pulsano le tempie al pensiero di averli così artificialmente imperiosi a tua disposizione tra il frusciare delle lenzuola di raso.
Un bacio sulla guancia, a bocca aperta ti fa sussultare. Ti inarchi un po’ e poni la bocca aperta nella direzione del bacio aspettando che una lingua raggiunga la tua già in movimento.
Un altro bacio sulla guancia arriva dalla parte opposta. Giri la testa nell’altra direzione sperando in miglior risposta. Niente.
Ti stanno cuocendo a fuoco lento, facendoti desiderare ancora di più, se possibile, il contatto, dapprima dolce e poi sempre più duro e profondo, con la loro matura esuberanza.
Apri gli occhi, li cerchi e li trovi subito.
Le loro teste poste a pochi centimetri dai tuoi occhi, le loro bocche unite, le loro lingue intrecciate e vorticose, le loro mani alla ricerca del sesso gonfio dell’altro.
Vacilli.
Ti ci vogliono due lunghi secondi per mettere a fuoco la situazione, poi travolta dalla situazione, con la lingua ti lecchi tutta la bocca emettendo gemini indecenti. Ti bagni, ti allaghi.
Gran goal per loro
3 a 2
Ti riprendi solo quando ti rialzano dal divano con studiata lentezza e, una volta in piedi ti avvolgono in un abbraccio a tre.
La lampo del vestito sembra essere scesa da sola, così come il reggiseno sembra volatilizzato.
Sei stupita della loro abilità nello spogliare una donna, chissà quante volte l’avranno esercitata quella abilità, ma ora sei contenta di ciò e del fatto di trovarti quasi nuda e senza aver interrotto l’estasi dell’eccitazione che ti sconvolge.
Chiudi di nuovo gli occhi mentre ti conducono, uno per parte, verso la tana del lupo: quel bellissimo letto rotondo con le lenzuola rosa antico. Decidi di non guardare, ma di vivere il momento con lo sguardo della fantasia e di immaginare ciò che ti piacerebbe, piuttosto di ciò che sarà.
Sei adagiata su un monte di cuscini morbidi e profumati, senti le mani dei tuoi compagni sfiorarti, indugiare laddove più ti piace essere toccata, la sanno lunga, e, improvvisamente sparire dal tuo corpo.
Non fatichi ad immaginare dove possono essere finite.
Ora anche le mutandine ti stringono e si scompongono scoprendo la tua voglia indecente di un umido incontro di sesso. Si solo di sesso senza ipocrisie e pregiudizi.
Li senti muoversi intorno a te, li senti strusciarsi con tipico rumore che fanno due corpi non certo freschi di ceretta, li senti mugolare come mai ti saresti aspettata da due persone come loro.
Chissà come si toccano e dove si toccano.
Anche tu ti stai toccando, ed il fatto che lo stai facendo in modo indecente, quasi violento, ad occhi chiusi e a bocca aperta, non fa che aumentare la loro consapevolezza di averti ormai coinvolta nel loro gioco e di considerarti parte del loro rapporto.
Senti l’odore raffinato e oleoso di sostanze aromatiche che si stanno spalmando addosso, senti gli ansimi tipici di una stimolazione intima.
Stanno preparandosi all’atto.
Tu come testimone e complice.
Tu dominata consapevole e accondiscendente di quella situazione.
Tu rossa in volto, e non solo in volto, per l’eccitazione, e strabordante di voglia.
Esplodi.
Riapri gli occhi e la scena che ti appare va oltre, addirittura, a ciò che ti eri immaginata.
I due uomini abbracciati, con le dita dell’uno che rovistano nelle fessure dell’altro, si eccitano guardando la tua voglia farsi avanti tra le gambe, guardando i tuoi capezzoli grossi e duri che continui a tormentare, la tua lingua che non riesce più a rimanere in bocca e ascoltando i gemiti che la tua voce roca rende inequivocabili.
Accarezzi a mani aperte il raso delle lenzuola e lo senti morbido, setoso ed invitante come il tuo sesso in questo momento.
Devi godere e devi farlo a modo tuo. Da protagonista.
Scegli tra i tanti flaconi sul comodino di destra quello che per colore e forma ti sembra il più adatto al momento. Sarà per la forma decisamente fallica, sarà per il colore ambrato ma quello hai scelto come arma con cui combattere questa battaglia.
Abbracci il signor Carlo, ti strusci a lui, lo accarezzi ovunque, anche dove non hai mai osato fare ad un uomo, lo conduci sul margine del letto, inginocchiato con il culo in aria e ben esposto.
Lo stesso fai con Rinaldo.
Ti versi il gel del flacone sulla mano e lubrifichi a dovere il flacone. Passi dall’altra parte del letto e, rotolandoti, ti porti a ridosso dei due.
Li limoni con trasporto e a fondo, alternatamente, quindi, passandoci in mezzo, ti porti alle loro spalle.
Il flacone ben lubrificato ti facilita il lavoro e la qualità del servizio è evidente quando entrambi riversano il loro gradimento sulle lenzuola rosa antico.
Al loro gradimento si aggiunge il tuo, abbondante ed impetuoso.
Ti rivesti senza lavarti e te ne vai.
3 a 3
Non vedi il signor Carlo né Rinaldo ormai da diversi giorni, contrariamente a quanto avveniva prima di quel pomeriggio a casa del signor Carlo.
Ogni volta che pensi a quel giorno, ed il pensiero ci corre spesso, focalizzi ed approfondisci un particolare, rendendolo prevalente sul contesto, provi ad immaginarlo un po’ diverso, lo aggiusti, lo intensifichi e poi provi a riviverlo così rielaborato e ti travolge un vortice di turbamento ed eccitazione sempre più prepotente ed inarrestabile.
Ma loro come avranno vissuto l’esperienza? C’è un nesso tra quanto successo quel pomeriggio e la prolungata assenza dei due che ormai ha superato la normale durata di una vacanza, anche se lunga?
Mentre ti poni queste domande affiora un dubbio che pian piano diventa possibilità e poi certezza.
Quei due ti mancano e ti manca la bollente atmosfera che hanno saputo creare, lo stato di eccitazione al quale ti hanno portato e l’intensità della goduria che hai provato. Ma non solo. Hai un conto da regolare con loro ed è il fatto che hanno condotto loro il gioco togliendoti il dominio della situazione.
Ecco perché ti mancano: vuoi riprenderti il tuo ruolo di dominatrice e vuoi godere di nuovo, anzi di più.
E mentre questo pensiero ti rincorre, come fa praticamente ogni giorno, e mentre mentalmente lo rielabori e lo affini, alla tua scrivania si avvicinano due persone.
Alzi gli occhi, li vedi, li riconosci ed una vampata di calore ti arrossa il viso e ti scalda più in basso.
Sono loro. Salutano e si siedono di fronte a te.
Vi fissate, complici: tu sai di loro, loro sanno che tu sai, sanno come sei e cosa ti aspettavi ti facessero e cosa sai fare. Siete tutti e tre come libri aperti nell’intimo più intimo. Ora anche eccitati.
Riprovi la sensazione delle mutandine e del reggiseno che improvvisamente diventano strette e che non contengono ciò che dovrebbero, al riparo della tua scrivania allarghi leggermente le gambe, alzi un po’ la gonna ed allarghi ancora di più. Se non ci fosse il riparo anteriore della scrivania si potrebbero vedere le mutandine bianche di pizzo ormai infilate tra le labbra già bagnate ed infuocate.
Ti controlli e, per quanto possibile, torni professionale, anche se il tono della voce ti tradisce.
Anche loro evidentemente emozionati tradiscono qualche nota sopra le righe. Ma non hanno intenzione di parlare di lavoro né di affari.
Dopo prolungati convenevoli ti illustrano il fine della loro visita.
Vogliono farsi perdonare l’equivoco che si è generato quel famoso pomeriggio durante il quale era loro intenzione fare outing della loro relazione, di farlo a te quale testimone e complice gradita e gradevole, senza coinvolgerti nel gioco.
Ma la situazione ha preso il sopravvento e le cose sono andate come sono andate.
Ti invitano nuovamente da loro per uno dei prossimi pomeriggi. Concordate il venerdì successivo.
No la spiegazione data e la proposta di incontro non smorza la tua eccitazione, anzi ripensare di tornare nella casa dallo stile vagamente etnico, sul grande divano di morbidissima pelle scura con tanti cuscini colorati, e dal grande specchio arazzo vivente delle grandi battaglie del divano, il pensiero di rivedere il letto circolare con le lenzuola di raso color rosa antico aumentano l’indecente desiderio.
Hai deciso: venerdì prossimo potranno farsi perdonare ma pagando pegno. Stavolta non ci saranno malintesi, ci sarà sesso esplicito e sarà esplicitamente richiesto.
Prepari la borsa con il vestito e gli accessori di ricambio. Perizoma, reggicalze, tacco 12, un vestito leggerissimo e trasparente e rossetto rosso fuoco parleranno per te.
Sei sulla loro porta appariscente da essere imbarazzante. Così volevi essere e così appari ai loro occhi quando ti aprono la porta.
Vi accomodate sul grande divano e, nemmeno a dirlo, il vestito sale e le gambe si allargano. Incurante dei loro sguardi insinuanti continui a mostrarti, anzi ad esibirti.
Ad un certo punto il signor Carlo si alza, ti scopre ancora di più una gamba e ti preannuncia una sorpresa:
Lionel.
Un ragazzone di colore che pare scolpito nel bronzo. Alto, muscoloso e possente. Bello.
Contemporaneamente Rinaldo appare in salotto con due valige e le posa vicino alla porta. Lui e il signor Carlo andranno via per il fine settimana e ti lasciano casa, divano, letto e Lionel.
4 a 3
Se ne vanno, sei rimasta sola nella casa con Lionel ma soprattutto con la rabbia per non avere potuto compiere la tua vendetta. Questo ti brucia in maniera insopportabile, il tuo orgoglio non lo permette, sei furiosa.
Hanno vinto loro la partita.
Adesso ti guardi nel grande specchio. Sei appariscente da essere imbarazzante, ma ora, senza il signor Carlo e Rinaldo, sei anche fuori luogo.
Potresti metterti a piangere dalla rabbia.
Improvvisamente un lampo, ti sistemi i capelli, ti siedi sul divano in mezzo ai cuscini, ti alzi la gonna come ormai hai imparato a fare. Ti riguardi allo specchio. Sei figa.
Un sospiro e chiami: “LIONEL”.
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