La mia vicina dottoressa Maria

di
genere
dominazione

Capitolo 3.

La dottoressa è partita.
Che cos'era quel saluto? Già che sia al corrente della mia esistenza mi sembra un miracolo. Lei non saluta mai nessuno, forse perché si sente gli occhi addosso del novanta per cento degli uomini sposati del paese.
Perché quello sguardo? Sicuramente non può provare interesse verso di me. Forse è stato un semplice gesto di gentilezza, di cordialità vicinale con un ragazzo che la sta guardando, o meglio che la sta spiando da mesi. Magari, bensì io pensi che lei non guardi nessuno, in realtà si è accorta che la spio tutti i giorni dalla finestra. Se così fosse sarebbe una catastrofe.
Lasciamo perdere, probabilmente è stato solo un gesto di educazione. Mi sdraio nel mio letto e inizio a toccarmi come tutte le sere, pensando a Maria, penso a lei che apre la porta di camera mia ed è ferma lì vestita come poco fa. Si avvicina piano piano al letto e nell'oscurità sento solo il rumore dei tacchi degli stivali sul parquet. Piano piano la sua immagine si fa sempre più nitida nella mia mente. La vedo in piedi di fianco al mio letto che mi guarda e mi comanda di togliermi i pantaloni. Io resisto, le dico che non voglio. Lei insiste e mi dice che lo dovrò fare, altrimenti mi dovrà punire duramente. Allora immagino di sfilarmi i pantaloni. Lei mi ordina di sfilarmi anche le mutande. Ora nella mia mente ho le sue mani con addosso i guanti lunghi in pelle che sfiora il mio...aspetta, all'improvviso sento il rumore di una macchina parcheggiare proprio sul vialetto davanti casa mia. Strano penso. Mia madre dovrebbe rientrare domani mattina dal lavoro. Lavora in un Autogrill e questa settimana fa il turno di notte. Mi rimetto i pantaloni e mi alzo dal letto, vado alla finestra e vedo lei. Maria è già di ritorno. Lei alza lo sguardo e mi rivede nuovamente. All'istante penso alla brutta figura che ho fatto. È palese che ha capito che la spio di continuo. Mi sta fissando con viso serio. Divento pallido in faccia. La dottoressa Maria alza la mano e con un gesto lento ma categorico mi indica di scendere.
Ho il cuore in gola.

Continua.
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scritto il
2021-10-21
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