Una giornata uggiosa

di
genere
gay

Pomerggio di una domenica uggiosa.
Mia moglie era partita da due giorni per andare a trovare dei parenti a Viterbo.
Io mi stavo trastullando in attesa dell'ora di cena, indeciso tra la lettura di un libro o la visione di un programma televisivo.
Suonano alla porta.
Mi accingo ad aprire con aria scocciata, cercando di indovinare chi fosse quello scocciatore a quell'ora.
Dallo spioncino vedo un giovane africano con un borsone sulle spalle.
Lo faccio entrare, gli chiedo se vuole un caffé e intanto lo esamino: senz'altro un bell'uomo, spalle larghe, alto sul metro e ottanta, maglietta attillata che evidenzia degli ampi pettorali, tratti del viso delicati, sorriso dolce, pantaloni attillati,
Mentre preparo il caffé, apprendo che viene dal Ghana, che è venuto con un barcone e che dopo un po' di clandestinità ha ottenuto un permesso di soggiorno.
Mentre beviamo il caffé, getto uno sguardo furtivo in mezzo alle sue gambe: i pantaloni rossi, attillati, lasciano intravedere una evidente protuberanza.
Mi viene in mente una idea folle; non che in passato non ci avessi mai pensato, anzi, ma mai avrei pensato di avere il coraggio di chiederlo ed invece, quella volta, mi sentii dire: "senti Ahmed (così aveva detto di chiamarsi), la tua merce non mi interessa, in casa ho tutto grazie, Però sono disposto a darti 50 euro se mi fai leccare il gelato".
Mi guardò con l'aria di non aver capito cosa intendevo. Allora gli toccai la patta, indicando con l'altra mano la mia bocca.
Cazzo! che stavo facendo? Lui mi guardava con un sorriso un po' ebete.
Tirai fuori dal cassetto una banconota da 50 e gliela porsi, dicendogli: "ti va?".
Lui accennò di sì col capo, senza parlare, un po' imbarazzato.
Lo presi delicatamente per un braccio e lo condussi in camera da letto, ormai in preda ad una eccitazione che mi aveva fatto rizzare il cazzo al solo pensiero.
Lo invitai a spogliarsi e lui eseguì con movimenti lenti, scoprendo gli addominali ben scolpiti ed un paio di bicipiti guizzanti, Sì, era proprio un bel soggeto ed io ero piuttosto arrapato. Si calò i pantaloni, mostrando due gambe ben tornite. Infine tirò fuori dalle mutande un pisellone che, seppure piuttosto moscio, faceva la sua figura.
Lo feci sedere sul letto e avvicinai la mia faccia a quella meravigliosa proboscite.
La accarezzai delicatamente con una mano, mentre con l'altra gli carezzavo le palle, depositando sulla sua punta dei piccoli baci.
Quel "coso" cominciò a palpitare tra le mie mani e iniziò pian piano a rizzarsi.
Era senz'altro un bell'arnese, turgido, venoso, dritto da sembrare scolpito,
Ahmed cominciava ad ansimare e a sudare.
Lo presi in bocca delicatamente, gli lucidai la cappella con la lingua, leccai l'asta, ormai tesa, fino alle palle, inebriato dal profumo che emanava da quel cazzo e dal sudore di quel corpo, per nulla sgradevole.
Mi compiacqui del mio coraggio, che mi aveva permesso di realizzare un sogno: avevo in bocca un cazzo vero, palpitante!
Lo succhiai, lo leccai, lo ingoiai fino alle tonsille (era troppo lungo, non ce la feci ad igoiarlo tutto) e intanto accarezzavo i suoi fianchi poderosi e i muscoli tesi delle sue gambe e le sue chiappe pure in tiro. Ogni tanto lo facevo uscire dalla mia bocca, per contemplare la perfezione di quel muscolo, ma lui, afferrandomi per il capo ed emettendo dei flebili gemiti, mi costringeva ad ingoiarlo di nuovo, facendomi capire che gli piaceva.
Aveva, intanto, cominciato a scoparmi la bocca, assecondando i miei movimenti ritmici sul suo cazzo, ormai teso come una corda.
Ad un tratto parve irrigidirsi, fermandosi di colpo, mentre sentivo il suo cazzo pulsare nella mia bocca, con contrazioni via via più intense.
Capii che stava cercando di trattenersi, ma invano, a giudicare dalle contrazioni sempre più frequenti e intense di quel salsicciotto nella mia bocca. E infatti il primo fiotto di sperma mi arrivò direttamente in gola e immediatamente dopo seguirono altri fiotti, sempre più intensi, che in pochi secondi riempirono la mia bocca.
Era talmente pieno che non finiva di venire ed io non ce la facevo ad igoiare tuttaquella sborra, che infatti cominciò a colarmi ai lati della bocca.
Avrei voluto baciarlo, ma non osavo. Fu lui, stavolta, a prendere l'iniziativa: mi sollevò dal pavimento dove mi ero inginocchiato, fino a che il mio viso non fu all'altezza del suo. Ci guardammo un attimo negli occhi, entrambi vogliosi e ci allacciammo in un bacio appassionato, mentre le nostre lingue turbinavano nmelle rispettive bocche, mischiando saliva e sborra.
"adesso sai dove trovarmi. se ti va, quando vuoi" gli dissi nell'accompagnarlo alla porta.
scritto il
2021-11-02
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