0,000001%-Atto secondo
di
Archie Cooper
genere
gay
Dormimmo insieme. Ubriachi lerci. Mi svegliai tardi con il sole che invadeva la stanza. Provai a stuzzicare Pietro, ma lui continuava girarsi dall’altra parte e a rispondere biascicando che voleva dormire. A quel punto mi vennero dei dubbi. Mi chiesi se si vergognasse, se per caso si fosse pentito.
Mi alzai a fare il caffè. Rimasi una mezz’oretta buona in cucina, sperando che lui si presentasse, era quasi mezzogiorno. Decisi di tornare in camera da letto. Lo trovai in lacrime. Lo raggiunsi per cercare di capire, ero preoccupato. Frignava che lei non lo aveva mai amato, che se ne andavano tutte lasciandolo da solo.
‘Ok, sta facendo finta che non sia successo nulla.’ Pensai.
Stava avendo una reazione molto prevedibile, ma io ero di nuovo arrapatissimo e non me ne fregava nulla: il velo di Maya ormai era crollato. Era gay.
Il mio corpo nudo abbracciò il suo per consolarlo e lui scoppiò a piangere più forte. Gli baciai la testa rasata e ne approfittai per accarezzargli il petto peloso. Cosa stavo facendo? Stavo facendo qualcosa contro la sua volontà? Diventai duro, chiusi gli occhi e gli spinsi la testa verso il mio cazzo. Lui oppose resistenza.
“No.” Sibilò.
Lo girai sulla schiena e gli montai sul petto. Gli bloccai i polsi con le mani e le braccia con le ginocchia. Non oppose resistenza. Mi guardava con gli occhi tristi, le guance fradice di lacrime. Leggevo la sua vergogna. Aveva scoperto chi era veramente, gli era piaciuto. Non lo accettava.
La punta del mio cazzo si strofinava sulle sue labbra. Mi feci strada nella sua bocca inerme e presi a scopargliela. Andavo a fondo, lo sentivo soffocare. Rimaneva lì fermo. Una parte di me voleva fermarsi e chiedergli se andava tutto bene, se preferiva smettere. Ma la carne era impazzita, il mio sogno si era realizzato e la sua bocca era calda e umida ed era bellissimo scoparsela.
Elettrizzato mi misi in ginocchio sul letto.
“Girati” gli dissi fremendo mentre lo voltavo a pancia sotto.
Mi abbassai verso quel culo magnifico.
“Che cosa fai?” mi chiese girando la testa.
Mi ritirai su e gli diedi uno schiaffo. “Devi stare zitto!” e gliene mollai un altro.
Pianse di nuovo e affondò la testa nel cuscino. Io ritornai giù e ammirai il suo culo.
Perfetto. Quella linea di peluria leggera al centro. Quelle natiche sode e lisce. Le toccai. Avevano la consistenza che deve avere il paradiso. Le palpeggiai, le schiaffeggai, lo rifeci con forza perchè volevo lasciargli i segni. Passai la lingua sulla linea di peluria e sentii che smetteva di piangere. Salii su fino all’inizio della schiena. Lentamente. Piano. Una volta, due volte. Tre. Allargai per vedere il suo buco. Chiusi gli occhi e presi a leccare con amore.
Il suo corpo iniziò a scogliersi. Il suo culo veniva incontro alla mia lingua. Sibilava dei ‘sì’ profondi e pieni di piacere. Controllai e gli era pure venuto il cazzo duro. Rimasi con la lingua affondata lì sotto per un tempo che sembrava un’eternità.
Lui sibilava come farebbe una donna e mi chiedeva ‘ancora, ancora’. Eccolo il militare. A chiappe all’aria con un ragazzo di dieci anni più giovane che gli regala il momento più bello della sua vita. Che gli fa provare per la prima volta l’amore. Era il momento di penetrarlo. Cosparsi per bene il mio cazzo di saliva e poi appoggiai la punta sul suo buco fradicio. E spinsi. Entrai. Rimasi dentro per mentre lui faceva un verso di dolore. Uscii e rientrai rimanendo a lungo per due-tre volte per farlo allargare per bene. E poi comincia a scoparmelo forte e ancora più forte. Godeva, mugolava, si afferrava al cuscino. Gli occhi chiusi e la bocca aperta in un’espressione di morte, di massimo godimento. Io gli sudavo addosso, aumentavo di velocità. Avevo paura di spaccare il letto, ma non me ne fregava un cazzo, era bellissimo.
Mi avvinghiai a lui. Il mio petto stretto contro la sua schiena. La mia mano a stringergli il collo. Avanti e indietro con forza finchè non gli riempii il culo di sborra. Venni con una bestemmia, stringendogli con forza il collo. Uscii ansimante e lui rimase tremante a pancia sotto. Ero stremato, soddisfattismo. Lui mi guardava come un animale terrorizzato. Quando si girò scoprii che il suo ventre era impiastricciato di sborra. Era venuto.
Nonostante fu a disagio per tutto il giorno lo rifecimo altre due volte. La seconda volta era più disinvolto e curioso. Lo invitai a mettersi sopra. Sborrò così forte da arrivarmi in faccia. Lo raccolsi e me lo misi in bocca per poi farci una bella pomiciata allo sperma.
La terza volta fu quella che gli piacque di più. Era sdraiato sulla schiena e mentre lo masturbavo lo penetravo. Decisi di non venire dentro, ma di uscire fuori senza preavviso e sborrargli in bocca a sorpresa. Non lo dovetti costringere. Mi guardava voglioso, senza fare opposizione tirò fuori la lingua e accolse tutto il mio sperma.
“Sei una porca” gli dissi, tanto per citarlo.
Partii in serata. Ero esausto. Felicissimo.
Non ho più visto Pietro da allora. Lui ha cambiato numero di telefono ed è sparito da tutti i social media. Spero che in questo momento sia felice.
Mi alzai a fare il caffè. Rimasi una mezz’oretta buona in cucina, sperando che lui si presentasse, era quasi mezzogiorno. Decisi di tornare in camera da letto. Lo trovai in lacrime. Lo raggiunsi per cercare di capire, ero preoccupato. Frignava che lei non lo aveva mai amato, che se ne andavano tutte lasciandolo da solo.
‘Ok, sta facendo finta che non sia successo nulla.’ Pensai.
Stava avendo una reazione molto prevedibile, ma io ero di nuovo arrapatissimo e non me ne fregava nulla: il velo di Maya ormai era crollato. Era gay.
Il mio corpo nudo abbracciò il suo per consolarlo e lui scoppiò a piangere più forte. Gli baciai la testa rasata e ne approfittai per accarezzargli il petto peloso. Cosa stavo facendo? Stavo facendo qualcosa contro la sua volontà? Diventai duro, chiusi gli occhi e gli spinsi la testa verso il mio cazzo. Lui oppose resistenza.
“No.” Sibilò.
Lo girai sulla schiena e gli montai sul petto. Gli bloccai i polsi con le mani e le braccia con le ginocchia. Non oppose resistenza. Mi guardava con gli occhi tristi, le guance fradice di lacrime. Leggevo la sua vergogna. Aveva scoperto chi era veramente, gli era piaciuto. Non lo accettava.
La punta del mio cazzo si strofinava sulle sue labbra. Mi feci strada nella sua bocca inerme e presi a scopargliela. Andavo a fondo, lo sentivo soffocare. Rimaneva lì fermo. Una parte di me voleva fermarsi e chiedergli se andava tutto bene, se preferiva smettere. Ma la carne era impazzita, il mio sogno si era realizzato e la sua bocca era calda e umida ed era bellissimo scoparsela.
Elettrizzato mi misi in ginocchio sul letto.
“Girati” gli dissi fremendo mentre lo voltavo a pancia sotto.
Mi abbassai verso quel culo magnifico.
“Che cosa fai?” mi chiese girando la testa.
Mi ritirai su e gli diedi uno schiaffo. “Devi stare zitto!” e gliene mollai un altro.
Pianse di nuovo e affondò la testa nel cuscino. Io ritornai giù e ammirai il suo culo.
Perfetto. Quella linea di peluria leggera al centro. Quelle natiche sode e lisce. Le toccai. Avevano la consistenza che deve avere il paradiso. Le palpeggiai, le schiaffeggai, lo rifeci con forza perchè volevo lasciargli i segni. Passai la lingua sulla linea di peluria e sentii che smetteva di piangere. Salii su fino all’inizio della schiena. Lentamente. Piano. Una volta, due volte. Tre. Allargai per vedere il suo buco. Chiusi gli occhi e presi a leccare con amore.
Il suo corpo iniziò a scogliersi. Il suo culo veniva incontro alla mia lingua. Sibilava dei ‘sì’ profondi e pieni di piacere. Controllai e gli era pure venuto il cazzo duro. Rimasi con la lingua affondata lì sotto per un tempo che sembrava un’eternità.
Lui sibilava come farebbe una donna e mi chiedeva ‘ancora, ancora’. Eccolo il militare. A chiappe all’aria con un ragazzo di dieci anni più giovane che gli regala il momento più bello della sua vita. Che gli fa provare per la prima volta l’amore. Era il momento di penetrarlo. Cosparsi per bene il mio cazzo di saliva e poi appoggiai la punta sul suo buco fradicio. E spinsi. Entrai. Rimasi dentro per mentre lui faceva un verso di dolore. Uscii e rientrai rimanendo a lungo per due-tre volte per farlo allargare per bene. E poi comincia a scoparmelo forte e ancora più forte. Godeva, mugolava, si afferrava al cuscino. Gli occhi chiusi e la bocca aperta in un’espressione di morte, di massimo godimento. Io gli sudavo addosso, aumentavo di velocità. Avevo paura di spaccare il letto, ma non me ne fregava un cazzo, era bellissimo.
Mi avvinghiai a lui. Il mio petto stretto contro la sua schiena. La mia mano a stringergli il collo. Avanti e indietro con forza finchè non gli riempii il culo di sborra. Venni con una bestemmia, stringendogli con forza il collo. Uscii ansimante e lui rimase tremante a pancia sotto. Ero stremato, soddisfattismo. Lui mi guardava come un animale terrorizzato. Quando si girò scoprii che il suo ventre era impiastricciato di sborra. Era venuto.
Nonostante fu a disagio per tutto il giorno lo rifecimo altre due volte. La seconda volta era più disinvolto e curioso. Lo invitai a mettersi sopra. Sborrò così forte da arrivarmi in faccia. Lo raccolsi e me lo misi in bocca per poi farci una bella pomiciata allo sperma.
La terza volta fu quella che gli piacque di più. Era sdraiato sulla schiena e mentre lo masturbavo lo penetravo. Decisi di non venire dentro, ma di uscire fuori senza preavviso e sborrargli in bocca a sorpresa. Non lo dovetti costringere. Mi guardava voglioso, senza fare opposizione tirò fuori la lingua e accolse tutto il mio sperma.
“Sei una porca” gli dissi, tanto per citarlo.
Partii in serata. Ero esausto. Felicissimo.
Non ho più visto Pietro da allora. Lui ha cambiato numero di telefono ed è sparito da tutti i social media. Spero che in questo momento sia felice.
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