Voglio che mi scopi
di
QuiFlaminia
genere
confessioni
Ci vorrebbe una sezione desideri, oppure fantasie; questa probabilmente non è la categoria giusta, né in realtà il posto giusto, ma è il solo che ho per parlarti di quell'unico argomento che non abbiamo mai toccato. Anche se magari non la leggerai mai, pubblicare questa confessione è il mio modo per aprirmi, punirmi, umiliarmi, raccontarti le cose che non ho avuto il coraggio di dirti prima. E per lasciarti andare. Se ti ricaccio nelle mie fantasie, magari smetto di amarti.
Tutti i rapporti che costruisco nella mia vita si basano su una forma di squilibrio. L'ho capito ripensando a come, da piccola, costringevo la mia migliore amica a giocare alla principessa e alla schiava. Mi piaceva vederla accatastare delle sedie e sedersi sul suo alto trono di plastica mentre io dovevo obbedirle in silenzio dal basso. Quando proponeva di scambiarci i ruoli, perdevo subito interesse nel gioco. Prima ancora dei porno, i film in cui erano presenti punizioni e i libri di Anaïs Nin comprati di nascosto mi hanno fatto scoprire che ci si può bagnare anche tra le gambe. Mi masturbavo senza sapere cosa stessi facendo, ma mai sotto le mutande. Non lo faccio nemmeno ora. L'ha fatto la mia prima ragazza per la prima volta, mi ha messo più volte le dita dentro. Non ricordo di aver avuto mai un orgasmo con lei se non quando una volta, dietro un muretto in pieno giorno, mi ha scopata senza lasciarmi modo di far altro che subire la sua eccitazione. Niente baci, niente dolcezza, solo i jeans sbottonati e la pelle contro la superficie ruvida del muro. Non ho mai avuto il coraggio di chiederle di sperimentare qualcosa. Eravamo inesperte e io poco collaborativa a letto. Accadeva tutto nella mia testa e non con lei. Con la ragazza che prendeva il mio stesso autobus, con il vicino di casa, con il professore di letteratura francese, con un tizio sul treno che mi avrebbe probabilmente fatto schifo in un'altra circostanza. Un collega mi ha chiesto di uscire, mi ha detto che non era come gli altri, che non gli interessava scoparmi e basta, voleva una cosa seria. Io mi sarei solo fatta scopare e lui nemmeno mi piaceva. L'unico da cui volevo qualcosa di più eri tu, e non ti ho mai avuto, in nessun modo. Mi ricordo che dopo una serata passata a guardare insieme le partite il mio vestito aveva assorbito il tuo odore. Ci avevo sepolto dentro la faccia per ore, come una ragazzina patetica. Avevo pensato: ecco, ora puoi farmi qualsiasi cosa, prendermi in qualunque modo, rigirarmi a tuo piacimento. Ragazzo pulito, colto, cocco della mamma; voglio inginocchiarmi tra le tue gambe e farti dimenticare le buone maniere. Tu puoi infilare le tue dita dove vuoi. La prossima volta mi gioco il culo sul risultato della partita, che la mia squadra perde sempre contro la tua. Voglio che mi pieghi a novanta lì davanti al televisore, mi umili e me lo metti dentro come accade sempre ai miei in campo al novantesimo. Sono anni che cerco qualcuno che mi domi, qualcuno a cui arrendermi, che mi leghi, mi bendi, mi costringa in ginocchio, a cui cedere il controllo. Io controllo tutto: il modo in cui rido, le parole che dico, quelle che scrivo, come sorrido. So che con te potrei essere spontanea. Ma se fossi spontanea fino in fondo, ti chiederei di scoparmi in macchina quando mi riporti a casa. Adesso invece penso che ci scopi lei in quella macchina, o sul divano davanti al televisore. È umiliante che io mi immagini ancora al posto suo? Ho iniziato a scrivere per avere le mani occupate mentre ci penso. Non voglio un orgasmo se non sei tu a procurarmelo. Posso venire senza toccarmi? È ingiusto che mi compari in testa ogni volta che voglio masturbarmi. Non riesco ad eccitarmi se non ci sei tu nelle mie fantasie, se non sono al buio, coperta, prona col volto premuto sul cuscino, gambe strette. Non so come controllare questa gelosia ingiustificata, io che non sono mai stata gelosa. Vorrei spegnere i pensieri e schiudere le labbra solo per leccare, non per parlare. Vorrei essere punita per aver avanzato pretese. Ti ho regalato una cintura per il tuo compleanno. Quante volte ti ho immaginato mentre la usavi su di me, nuda ed esposta, con addosso solo il profumo che mi hai comprato. Ti ho immaginato in ogni stanza tranne che nella tua camera; lì ci sono entrata una sola volta, è troppo intima. Lì dovrei amarti e basta. In cucina no, per esempio. In cucina potrei prepararti un dolce poi succhiartelo sotto al tavolo mentre mangi. Potrei farlo con la tua cintura stretta al collo. Potrei farmi trovare pronta nella doccia quando rientri da lavoro. L'idea di inginocchiarmi per te è l'unica che mi fa bagnare al punto di colare. Sono sicura che lei ti soddisfi. Penso tu sia facile da soddisfare. Forse non saresti in grado di sottomettermi; sai esigere le cose che desideri? Sarebbe cambiata la tua opinione su di me se nel privato ti avessi chiesto di trattarmi come una puttana? Se la ragazzina patetica ubriaca del tuo odore fosse diventata ingorda del tuo cazzo le avresti voluto bene lo stesso? Mi sembra di venire anche senza toccarmi, vedi come mi controlli? Non ti appartengo eppure sono tua, la mia testa è tua, la mia bocca è tua. A volte ci penso anche quando sono in pubblico o a lavoro e non posso toccarmi, giro fradicia per ore. Penso che mi piace perfino l'odore della tua pelle sudata. In nessuna delle mie fantasie ti guardo negli occhi, forse perché non credo di meritarti. Non ti bacio nemmeno, bacio solo il tuo cazzo da sopra le mutande prima ancora che tu sia eccitato. Voglio farti il servizio completo come accade nel mio porno preferito, quello con Sean Ford che non ho mai visto fino alla fine. Voglio pregare sul tuo cazzo con la stessa devozione. Ti ho sempre trattato come una divinità, sovrastimato, idealizzato. Perché mi lamento del fatto che tu mi abbia trattata senza alcun riguardo? In fondo era questo che volevo. In fondo è questo che fanno le divinità, se ne fregano. Però la gente continua a chiedere salvezza e io continuo ad appellarmi al tuo corpo. Non toccandomi mi faccio violenza, ma mi sono consacrata a te, avrei voluto chiedere a te perdono e redenzione per le mie perversioni. Ti ho issato sul trono di plastica e mi sono prostrata ai tuoi piedi. Sei l'unico a cui concedo sempre di usarmi. Non voglio un altro ruolo. Voglio che mi scopi.
Tutti i rapporti che costruisco nella mia vita si basano su una forma di squilibrio. L'ho capito ripensando a come, da piccola, costringevo la mia migliore amica a giocare alla principessa e alla schiava. Mi piaceva vederla accatastare delle sedie e sedersi sul suo alto trono di plastica mentre io dovevo obbedirle in silenzio dal basso. Quando proponeva di scambiarci i ruoli, perdevo subito interesse nel gioco. Prima ancora dei porno, i film in cui erano presenti punizioni e i libri di Anaïs Nin comprati di nascosto mi hanno fatto scoprire che ci si può bagnare anche tra le gambe. Mi masturbavo senza sapere cosa stessi facendo, ma mai sotto le mutande. Non lo faccio nemmeno ora. L'ha fatto la mia prima ragazza per la prima volta, mi ha messo più volte le dita dentro. Non ricordo di aver avuto mai un orgasmo con lei se non quando una volta, dietro un muretto in pieno giorno, mi ha scopata senza lasciarmi modo di far altro che subire la sua eccitazione. Niente baci, niente dolcezza, solo i jeans sbottonati e la pelle contro la superficie ruvida del muro. Non ho mai avuto il coraggio di chiederle di sperimentare qualcosa. Eravamo inesperte e io poco collaborativa a letto. Accadeva tutto nella mia testa e non con lei. Con la ragazza che prendeva il mio stesso autobus, con il vicino di casa, con il professore di letteratura francese, con un tizio sul treno che mi avrebbe probabilmente fatto schifo in un'altra circostanza. Un collega mi ha chiesto di uscire, mi ha detto che non era come gli altri, che non gli interessava scoparmi e basta, voleva una cosa seria. Io mi sarei solo fatta scopare e lui nemmeno mi piaceva. L'unico da cui volevo qualcosa di più eri tu, e non ti ho mai avuto, in nessun modo. Mi ricordo che dopo una serata passata a guardare insieme le partite il mio vestito aveva assorbito il tuo odore. Ci avevo sepolto dentro la faccia per ore, come una ragazzina patetica. Avevo pensato: ecco, ora puoi farmi qualsiasi cosa, prendermi in qualunque modo, rigirarmi a tuo piacimento. Ragazzo pulito, colto, cocco della mamma; voglio inginocchiarmi tra le tue gambe e farti dimenticare le buone maniere. Tu puoi infilare le tue dita dove vuoi. La prossima volta mi gioco il culo sul risultato della partita, che la mia squadra perde sempre contro la tua. Voglio che mi pieghi a novanta lì davanti al televisore, mi umili e me lo metti dentro come accade sempre ai miei in campo al novantesimo. Sono anni che cerco qualcuno che mi domi, qualcuno a cui arrendermi, che mi leghi, mi bendi, mi costringa in ginocchio, a cui cedere il controllo. Io controllo tutto: il modo in cui rido, le parole che dico, quelle che scrivo, come sorrido. So che con te potrei essere spontanea. Ma se fossi spontanea fino in fondo, ti chiederei di scoparmi in macchina quando mi riporti a casa. Adesso invece penso che ci scopi lei in quella macchina, o sul divano davanti al televisore. È umiliante che io mi immagini ancora al posto suo? Ho iniziato a scrivere per avere le mani occupate mentre ci penso. Non voglio un orgasmo se non sei tu a procurarmelo. Posso venire senza toccarmi? È ingiusto che mi compari in testa ogni volta che voglio masturbarmi. Non riesco ad eccitarmi se non ci sei tu nelle mie fantasie, se non sono al buio, coperta, prona col volto premuto sul cuscino, gambe strette. Non so come controllare questa gelosia ingiustificata, io che non sono mai stata gelosa. Vorrei spegnere i pensieri e schiudere le labbra solo per leccare, non per parlare. Vorrei essere punita per aver avanzato pretese. Ti ho regalato una cintura per il tuo compleanno. Quante volte ti ho immaginato mentre la usavi su di me, nuda ed esposta, con addosso solo il profumo che mi hai comprato. Ti ho immaginato in ogni stanza tranne che nella tua camera; lì ci sono entrata una sola volta, è troppo intima. Lì dovrei amarti e basta. In cucina no, per esempio. In cucina potrei prepararti un dolce poi succhiartelo sotto al tavolo mentre mangi. Potrei farlo con la tua cintura stretta al collo. Potrei farmi trovare pronta nella doccia quando rientri da lavoro. L'idea di inginocchiarmi per te è l'unica che mi fa bagnare al punto di colare. Sono sicura che lei ti soddisfi. Penso tu sia facile da soddisfare. Forse non saresti in grado di sottomettermi; sai esigere le cose che desideri? Sarebbe cambiata la tua opinione su di me se nel privato ti avessi chiesto di trattarmi come una puttana? Se la ragazzina patetica ubriaca del tuo odore fosse diventata ingorda del tuo cazzo le avresti voluto bene lo stesso? Mi sembra di venire anche senza toccarmi, vedi come mi controlli? Non ti appartengo eppure sono tua, la mia testa è tua, la mia bocca è tua. A volte ci penso anche quando sono in pubblico o a lavoro e non posso toccarmi, giro fradicia per ore. Penso che mi piace perfino l'odore della tua pelle sudata. In nessuna delle mie fantasie ti guardo negli occhi, forse perché non credo di meritarti. Non ti bacio nemmeno, bacio solo il tuo cazzo da sopra le mutande prima ancora che tu sia eccitato. Voglio farti il servizio completo come accade nel mio porno preferito, quello con Sean Ford che non ho mai visto fino alla fine. Voglio pregare sul tuo cazzo con la stessa devozione. Ti ho sempre trattato come una divinità, sovrastimato, idealizzato. Perché mi lamento del fatto che tu mi abbia trattata senza alcun riguardo? In fondo era questo che volevo. In fondo è questo che fanno le divinità, se ne fregano. Però la gente continua a chiedere salvezza e io continuo ad appellarmi al tuo corpo. Non toccandomi mi faccio violenza, ma mi sono consacrata a te, avrei voluto chiedere a te perdono e redenzione per le mie perversioni. Ti ho issato sul trono di plastica e mi sono prostrata ai tuoi piedi. Sei l'unico a cui concedo sempre di usarmi. Non voglio un altro ruolo. Voglio che mi scopi.
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