E venne il venerdì...

di
genere
etero

L. sembrava essersi definitivamente allontanata da me. Dopo l'ultimo viaggio, non c'erano state altre trasferte di lavoro, o altre occasioni, per stare insieme. In realtà non le avevamo più nemmeno cercate.
Continuavo, comunque, ad essere attratto da lei, donna manager affascinante, tanto elegante dentro i suoi tailleur scuri, quanto erotica per il suo essere così algido, distaccato.
Il tutto era fonte di pensieri anche perversi. Purtroppo però, il suo comportamento apatico, ci manteneva lontani da ogni tipo di contatto che non fosse esclusivamente professionale.

Nonostante le diverse riunioni, in cui spesso ci trovavamo anche da soli, ci siamo sempre mantenuti oltre ogni ragionevole distanza di sicurezza.

Oggi è venerdì, e come di consueto alle porte del fine settimana, L. mi ha chiamato nel suo ufficio per fare il punto della situazione. Dopo aver sistemato alcuni fascicoli e chiuso alcune attività rimaste in sospeso, percepisco una certa voglia di avvicinamento. Decidiamo, così, di prendere un caffè insieme. Sarebbe l'occasione giusta, per andare oltre l'ormai asettico rapporto professionale.
Addirittura, mi pare di sentire un che di caldo nel tono della sua voce, uno sguardo diverso, anche. Segnali, forse frutto della mia fantasia che comunque mi incuriosiscono che devo tenere presenti.
Andiamo al bar e iniziamo a chiacchierare come due vecchi amici.
La discussione si sposta leggermente sul personale, diventa un filo più intima...

L. : vorrei chiudere la settimana in modo originale.

R. : pensi a qualcosa in particolare?

L. : si. Ne parliamo da me alle 16.. E' il caso di chiudere quel discorso in sospeso.

Tornato in ufficio, ho iniziato a pensare a quale discorso "in sospeso" si riferisse esattamente. Visto che non riuscivo a tenere a bada i pensieri sul nostro ultimo viaggio in aereo, non ho più potuto fare a meno di contare ogni secondo, ogni istante, sentendo quasi il tic toc dell'orologio che scandiva il tempo. Una sorta di inevitabile tortura cinese.
Ho cercato di immaginare il nostro incontro... certo, una stanza d'ufficio non si presta perfettamente a tutto ciò che avevo in mente io, però, chissà?!?!?! Magari è invece perfetta per ciò che può avere in mente lei.

Finalmente è l'ora. Sono dietro la porta della stanza di L., busso. Nessuna risposta. Provo ad entrare lo stesso. La porta è chiusa a chiave. Mentre faccio dietro front per tornare indietro, sento la porta che si apre.

- sono qui. Ho chiuso la porta perché sto lavorando ad una cosa importante e non volevo essere disturbata.

- ah... Scusami. Vado via, se vuoi.

- no, no... entra pure.

Entro.

- chiudi la porta per favore....... A chiave!

Chiudo la porta e... L. si avvicina, sento già il calore del suo corpo, il suo odore. La sua bocca si avvicina inesorabilmente. La sua lingua inizia immediatamente a cercare la mia. Non c'è tempo per pensare. Ci muoviamo istintivamente.
Le sue mani, immediatamente pronte a slacciare la cinta dei miei pantaloni, veloci ad andare oltre, a cercare il mio corpo nudo.

Le mie mani sul suo vestito, cercano di superare quella barriera tessile che è soltanto fonte di sofferenza. Mentre le alzo la gonna, scopro che i collant sono autoreggenti e il perizoma è subito visibile, a portata di mano.

L. si siede sulla scrivania e allarga le cosce. Le sposto il perizoma scoprendo il triangolo castano. Poco sotto, la piega della fica è già oltremodo bagnata.

- infilami subito!!! Non perdere tempo.

Era un ordine così perentorio, da mandare la mia eccitazione alle stelle. E così, entro immediatamente dentro di lei. Rimango un istante fermo, quasi senza fiatare, mentre guardo la sua espressione animalesca, i suoi occhi carichi di desiderio, fino a diventare imploranti.

- muoviti... e muoviti dai!!!

Adesso il tono di voce è più simile ad un sussurro, una preghiera.

Così seguo il mio istinto. Ad ogni mio colpo, corrisponde immediatamente la risposta di L., carica di forza, di rabbia sessuale. Ritmo perfettamente alternato, finché non iniziamo a godere insieme. Siamo in perfetta sincronia. Lei spinge forte, ansima. La scrivania comincia a muoversi e probabilmente produce un suono anomalo, ambiguo per chi, tra i colleghi, era in grado di sentirlo dalle stanze accanto. Non capisco più se è così robusta da resistere al nostro peso, ai nostri movimenti. Ma questa considerazione mi eccita (ci eccita...) ancora di più e continuiamo a spingerci reciprocamente con tutta la forza che abbiamo.

Per un attimo, ho pensato davvero che le stessi facendo male, per l'energia animalesca e per la voce ansimante di L., per i gemiti soffocati... ma non mi importava. Le avrei sfondato anche il culo... perché avevo voglia anche di questo.

- se vieni adesso, ti ammazzo!!!

Mi disse proprio così, mentre era all'apice del godimento.

Ho continuato a muovermi con tutta la forza che avevo, finché un movimento scomposto, diverso dagli altri, seguito da un grido subito strozzato, mise fine all'esuberanza di L..

Lei aveva raggiunto l'orgasmo. Io, però, ne avevo ancora e non volevo venirle dentro. Così per assecondare una mia perversione, decisi che dovevo schizzarle sulla scrivania. Appena L. calmò completamente i suoi fremiti, uscii dalla sua fica, lasciandola ancora ben divaricata.... Un attimo dopo, i miei schizzi finirono tutti su quel piano di lavoro, impregnando i faldoni e le carte poggiati sopra.

Adesso si, eravamo entrambi sazi. Giusto il tempo di ricomporci e riprendere fiato, per realizzare che il fine settimana stava iniziando in un modo che non sarebbe potuto essere migliore.
scritto il
2021-11-11
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