Fuoriesce
di
SARA CALABRA
genere
etero
FUORISEDE
• Intanto due parole. Ho trovato questo sito che permette di caricare testi erotici e ne approfitto. Ma non sono e non voglio essere la Melissa P. di turno, non ho avuto bisogno di inventarmi niente: purtroppo ho trovato gente peggiore di quanto mi aspettassi. Non troverete favolose scopate piene di dettagli arrapanti e scorribande sessuali a catena: inventarle sarebbe stato facile ma disonesto: ho voluto essere sincera. Se a questo punto ve la sentite di andare avanti, siete benvenuti. Altrimenti uscite: gli uomini ormai ho imparato a conoscerli pure io.
SARA
Tutto comincia con quest’inserzione:
• Studentessa fuorisede cerca un piccolo aiuto economico per mantenersi agli studi. Disponibile per amicizia fuori orario delle lezioni universitarie. Rispondo solo via mail.
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• Quando ho messo questa inserzione, l'ho fatto con incoscienza ma ero alla disperazione. Mantenersi agli studi a Roma costa caro, ero ormai al secondo anno della triennale ma i miei potevano mandarmi poco: al paese il negozio non andava bene e l’affitto della mia stanza (rigorosamente in nero) costava 350 euro. Più le spese per mangiare e tutto il resto, a Roma sono 1000 euro al mese. All’inizio poteva andare, dividevo l’appartamento con una ragazza che fa medicina, la quale però un bel giorno cambia casa e mi lascia da sola a pagare l’affitto, quindi devo cercarmi una compagna o un lavoro. Ma di mollare l’università neanche a parlarne: i miei hanno fatto tanti sacrifici per farmi studiare e in più vivere lontano dal paese non fa male a una ragazza del sud come me. Il problema è che studiare e vivere a Roma costa, ma questo lo sanno tutti. Vi dirò invece quello che non sapete.
• Intanto mi presento. Mi firmo Sara, studente fuorisede calabrese, nata in un piccolo centro non dico dove, iscritta al corso di Lingue e letterature straniere dell’Università di Roma “La Sapienza”, che raggiungo in tram dal Prenestino. Sono una come tante, né fisicamente diversa dalle centinaia di ragazze che vengono a studiare in città dalla provincia, divise per etnie: pur vivendo a Roma manteniamo gli accenti di provenienza, per solito centro-meridionali, anche se trovo strano che le future insegnanti neanche parlino bene l’italiano. Ho anche un mezzo fidanzato, ma vive giù al paese e quindi qui sono libera. Non vorrei però essere fraintesa: sono una ragazza normale, mi piace andare ogni tanto la sera al pub con le amiche o con un gruppo di ragazzi, magari facendo tardi se il giorno dopo non ho lezioni alla prima ora. Mi piace comprare qualche vestitino bello o un paio di scarpe come vanno ora, ma non sono una di quelle fissate con l’abito firmato o l’ultimo Iphone. Ogni tanto andiamo tutti a teatro, soprattutto se c’è la riduzione o un invito. Naturalmente frequentiamo ogni giorno le lezioni e i seminari. E qui la solita storia: abitare vicino alla facoltà costa, altrimenti devi dormire nei casermoni sulla Prenestina o la Casilina. Se c’è vicino una metro, riecco alzarsi i prezzi e nessuno ti fa un contratto. Comunque neanche qui aggiungo niente di inedito. Quello che invece molti non sanno è che molte studentesse fuorisede si prostituiscono. Lo fanno nelle città universitarie come Perugia, ma qui va meglio: l’anonimato è garantito, Roma è una città enorme e puoi farla sempre franca. Certo non te lo vengono a dire, ma puoi capirlo da certe mezze frasi sentite in corridoio tra una lezione e l’altra, oppure ti accorgi che la tua compaesana (di cui sai quasi tutto) compra borse, scarpe e vestiti che ti non ti puoi permettere o la sera la vengono a prenderla in macchina uomini più grandi di lei. E poi i giornali e i siti web sono pieni di annunci che chi vuole leggere sa capire benissimo. Li mettono le ragazze ma soprattutto chi le cerca:
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• Studentessa per compagnia. Annuncio n.1523709 del 06-02-2015 - € 150,00
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• Libero professionista, periodicamente a Roma, ricerca studentessa per compagnia, solo persone serie e riservate. gradita bella presenza e disponibilità. Città: Roma
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• Studentessa cercasi - Una ragazza giovane simpatica, possibilmente studentessa, con cui poter avere dialogo. Offro compenso. Sei interessata contattami dar ulteriori ... bakeca.it - 30+ giorni fa - salva offerta
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• «Ciao XXX… hai ancora bisogno di una mano? altrimenti la fine dell’anno si avvicina troppo… Offro rose»
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• “Ciao, sono un imprenditore 41enne sposato. Vorrei trascorrere qualche ora con una reale studentessa, all’insegna della bella vita, del buon vino. Sono una persona curata e di classe”.
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• «Ti offro aiuto per risolvere i tuoi problemi, scrivimi di cosa hai bisogno e se posso ti aiuterò» oppure ancora «Hai voglia di guadagnare? Non perdere tempo inoltrami foto e zona».
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• Non credo servano altri esempi, ce ne sono migliaia in vari siti. Al paese mio si chiama prostituzione ed entrare nel giro pare facile. Chi ha i soldi e si sente solo sa che oggi esiste un giacimento d’oro, senza nemmeno doversi confrontare col protettore romeno sulla via Salaria. Colpa della crisi: prima trovavi i lavoretti classici da studente, ora pochi cercano personale in più per un negozio e l’avvocato le sentenze le scarica dal web. Ho provato a lavorare prima come apprendista in un negozio di scarpe, poi in un pub. Una mia amica lavora ancora da un gelataio al centro e dice pure che si trova bene, ma per fare quei 4-500 euro al mese devi star dietro al banco fino a tardi, il week-end anche dopo mezzanotte, e se la frequenza alle lezioni è obbligatoria tu non puoi presentarti in aula tipo zombie. Al che mi è venuta in mente la videochat. Ne parlava il sito studenti.it, che parlava di studentesse che per soldi facevano sesso senza contatto e senza rischiare brutte sorprese, comodamente da casa loro. Occorrente: una videocamera di rete, un computer e un collegamento internet. Ci sono siti dove uno si propone e il gestore ti dà una percentuale, ma puoi anche far tutto da sola in siti di videochat senza registrazione, che non cito per non far pubblicità. Ormai casa era libera e il collegamento internet c’è…
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• Posiziono la webcam in modo che non inquadri sempre il mio viso, sistemo una tenda dietro di me per non far riconoscere la stanza, poi un po’ di trucco, ma neanche mi sono cambiata, ero vestita normale. Una sera, tutta tremante, inizio a navigare. Non che non avessi mai chattato, ma quella sera facevo la rana pescatrice, né ho dovuto aspettare molto, entro un’ora avevano già abboccato. L’importante era non perdere tempo e puntare al sodo. Volevo in realtà solo fare una prova e dopo qualche tentativo entra in chat la persona adatta: il maschio allucinato quarantenne. Sono quelli che non si sono sposati e passano da una relazione all’altra, più o meno lunga, ma troppo spesso dormono da soli e allora si attaccano al burraco on line o alle chat gratuite. Per un paio di notti ho fatto le due, ma sono quelle le ore migliori e me li sono studiati per bene. Non si rendono conto che uno li vede in faccia e quindi li legge come un libro; in più stanno a casa loro e quindi abbassano le difese. Un’altra cosa che ho imparato è che anche i più diffidenti fanno tante domande ma alla fine mostrano i punti deboli. Se parlando anche per un’ora ripetono in modo ossessivo certe frasi o puntano su certi dettagli, allora sai già cosa cercano e dove sta il tallone di Achille. A quel punto vendi caro il seno o il dettaglio preferito, t’inventi un rituale e soprattutto prometti di più in cambio di soldi. Ma non devi sembrare una puttana: ti cercano proprio perché sei una studentessa di provincia che non riesce a chiudere bene le vocali e mantiene un arrapante accento meridionale, sei vestita come una ragazza comune e semplice nei gusti. Un uomo non ama sentirsi inferiore o sfruttato e magari cerca realmente compagnia. Questo in realtà non l’ho imparato in due serate, ma alla fine mi è servito per quanto avrei fatto dopo. Già, ma per farmi pagare? Paypal è tracciato, la ricarica Postepay pure, senza un nome e un documento non puoi farlo. Western Union? Oppure una ricarica telefonica su un Wind prepagato. Avevo cercato nervosamente: farsi pagare in web, paypal anonimo, western union, carta prepagata, etc. – Ero insicura. Alla fine i sistemi buoni erano pochi: paypal con un nickname collegato a un indirizzo di mail e ad una carta di credito prepagata o Western Union, dove ti fai mandare i soldi a un nome insieme a un codice segreto (a parte, via mail o sms). Chi paga usando il computer o uno Smartphone preferisce paypal, magari già compra su ebay. Quindi ho rimediato una carta di credito prepagata tipo Mooney e una mail e poi registrarmi col nick. Più facile a dirsi che a farsi, vista la normale italica burocrazia. L’importante è che nessuno conosca mai la mia identità. Il passo successivo è semplicissimo: i primi approcci avvengono tramite email o sul cell, poi si fissa l’appuntamento, reale o virtuale che sia. E il pesce abbocca dopo mezz’ora: Mario, distinto (se lo dice da solo) e in cerca di compagnia. E’ un buon conversatore e mi sembra affidabile, non chiede subito di spogliarmi o di succhiare un cazzo finto, come faranno molti dopo di lui. Dopo un paio d’ore chiudiamo il collegamento. Ormai è tardi e domani ho lezione alle 9.
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• Passa un giorno. La sera, puntuale, mi richiama Mario, so bene che non è il suo nome, ma non m’importa. Ieri sera gli avevo chiesto se era disposto ad aiutarmi e in cambio gli avrei mostrato qualcosa di me. Me lo aveva chiesto con insistenza ed ho recitato per bene la parte della studentessa timida ma facile preda di chi vuole aiutarla. Per la buona causa ho sacrificato seni e passera, spogliandomi lentamente e toccandomi continuando a chiacchierare con uno sconosciuto penso quarantenne. Quando mi ha chiesto di masturbarmi, alla fine l’ho fatto e lui ha apprezzato la mia spontaneità: non ho fatto finta di gemere, né ho detto porcherie. Tutto questo è durato un paio d’ore e ci rivedremo fra due giorni.
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• Ieri mi sono divertita a leggere le inserzioni simili alla mia. In alcune io potrei pure riconoscermi, altre invece mi sembrano francamente ambigue se non esplicite:
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• Ciao, sono una studentessa di 22 anni mi mantengo gli studi da sola e vorrei arrotondare facendo da accompagnatrice.
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• Non sono una professionista e per me questa sarebbe la prima volta che pubblico un annuncio di questo tipo, a spingermi la curiosità e innegabilmente una certa necessita economica.
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• Mi presento mi chiamo Sara (il nome è di fantasia) sto a Roma, ho 21anni, sono alta 1.74, mora, ho una 4a abbondante di seno e un bel fondoschiena alto e sodo. Sono una studentessa, romana di origine e amante della mia città.
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• «Ho incontrato altre studentesse che fanno lo stesso lavoro. Una volta che hai cominciato, ti appare seducente. Se hai bisogno di soldi facili e veloci, è quello che fa per te». Il quotidiano intervista una studentessa che in un locale di striptease guadagna, solo per ballare, 100 euri: «Il mio più grande timore è quello di dover ballare di fronte a qualcuno che conosco» rivela questa studentessa anonima che sottolinea di non considerare degradante il suo lavoro
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• Bella ragazza di 25 anni in difficoltà economica cerca uomo generoso a cui offrire in cambio compagnia ( solo orale in auto!)
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• Cerco qualcuno di buon cuore per un piccolissimo prestito da restituire con piccole rate mensili.. è molto urgente.. grazie in anticipo a chi mi aiuterà..
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• Ma quante di loro sono realmente studentesse? Non mi va di indagare, ma alcune mi sembrano tanto puttane mascherate. Non lo so, quando ci sono le foto l’età e le facce non convincono. L’impressione è che siccome ci sono uomini che non vogliono le puttane di mestiere, allora cercano chi lo fa ogni tanto. E le puttane che s’inventano? Se sono giovani fanno finta di essere studentesse, tanto nessuno chiede loro il libretto universitario.
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• Ormai ogni mattina apro la casella di mail dedicata. I primi ad arrivare sono i professionisti, quelli che ogni settimana spulciano gli annunci a caccia della preda di turno e che chiamano una raffica di numeri senza ricordare bene poi con chi stanno parlando perché, per loro, una vale l’altra purché sia sufficientemente giovane e non inguardabile. Sicuramente hanno stipendi alti e una certa libertà di movimento. Se poi sono sposati, non te lo vengono a dire né lo chiedo io. La fede al dito neanche la nasconderebbero, tanto chi se ne frega. Neanche ti dicono che la moglie non li capisce, casomai dovrebbero dire a sé stessi che nel profondo cercano la figlia nuda da amare di nascosto della moglie. E bravo papino.
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• Roberto mi ha confermato quanto annotavo prima. Roberto (forse il nome è vero) è la seconda persona che non mi fa perdere tempo. Cioè: prima mi ha fatto un sacco di domande sulla facoltà e il piano di studi, poi finalmente si è rassicurato: ero una studentessa vera. Dice che il web è pieno di puttane che si fingono studentesse, e questo lo immaginavo. A quel punto le domande gliele ho fatte io. Perché cerchi me invece di una più esperta? Che ne sai se sono imbranata o che so io? La sua teoria è che le professioniste sono tecnicamente brave ma paracule: mirano al soldo, sanno bene come eccitarti, ma tendono a faticare il meno possibile e a farti venire quasi subito. Fanno finta di godere e dicono un sacco di cazzate e tu magari ci credi pure. Credendo di farmi un complimento, mi ha detto testualmente: “Meglio un pompino un po’ goffo che una fredda opera d’arte”. Ha proprio detto così, manco fosse Sgarbi. A quel punto ho accettato un appuntamento in un bar dell’EUR. Chattavo con lui da tre giorni e mi pareva un tipo onesto, in più ho inserito la videochat e l’ho visto in faccia. Appuntamento alle 14 presso un albergo dell’EUR, che raggiungo con la metro B. Si presenta bene e per dieci minuti chiacchieriamo prendendo un caffè al tavolo del vicino bar, poi entriamo nella hall del classico albergo per congressi. Devo dire che è stato molto gentile fin dall’inizio. Dice che ne veniva da un convegno e ci credo: in quel modo hai sempre un paio di ore libere per farti la scopata; l’albergo è vicino al Palazzo dei Congressi o alla Nuvola di Fuksas. Sono in fondo i clienti migliori: il giorno dopo non li vedrai mai più e non ti chiedono mai di fidanzarsi con loro. Ma una volta salita in camera so bene che non posso tornare indietro. Lui finora è stato gentile, ma dopo? Credo che lo capisca, perché mantiene la calma e m’invita a farmi una doccia. Il bagno è megagalattico in confronto a quello dell’appartamento per studenti dove vivo e ne approfitto: bagnoschiuma a volontà, acqua calda regolare e ambiente glamour. So che lui mi guarda mentre nuda sotto la doccia mi sto solo lavando, ma non lo provoco come si vede nei film. Lui nel frattempo si spoglia: si vede che fa sport, non ha pancia e la muscolatura è tonica. Gli slip sono di marca, ma dentro che c’è? Lo saprò molto presto. Nel frattempo Roberto lascia solo una luce soffusa e il letto perde i contorni reali per diventare il luogo dei sogni. Lui prende un drink alcoolico dal frigobar, io per prudenza non bevo niente: ne ho sentite troppe di storie finite in cronaca. Mi avvicino nuda verso il letto, incedendo lentamente. Lui mi fissa senza parlare. Contatto! Come prevedevo, dopo carezze e preliminari lui va subito al sodo. Non pretende il pompino (roba da puttane?) ma come apro le gambe me lo infila tutto dentro (col profilattico, ovvio). Lì per lì reagisco poco e male, ma presto mi adeguo al ritmo del pistone. Mi ero portata una crema vaginale e ho fatto bene: per Roberto il sesso o un’ora di palestra sono evidentemente la stessa cosa e senza lubrificazione a quel ritmo rischierei una scopata dolorosa. Da come mi ha scopata direi che quello una donna non la vedeva da mesi. Ci sono in effetti uomini che concepiscono il sesso come atto fisico che scarica tutte le tensioni e il testosterone accumulati in due settimane, ma in certi momenti mi chiedevo realmente se esistevo sul serio o se l’avrebbe messo dentro qualsiasi donna che lo eccitasse. Non che mi abbia fatto male (sono abbastanza robusta), ma il problema era che semplicemente non esistevo come donna. Alla fine ho un vero orgasmo e lui non riesce neanche a farmi star ferma, il che lo eccita di nuovo. Alla fine dell’ora l’avremmo fatto tre volte e ogni volta ho goduto sul serio, da vera principiante. Purtroppo la pausa convegno scadeva alle 15, quindi ci siamo rivestiti e salutati da buoni amici. In una busta c’erano sei banconote da 50 euro: erano mie. A mia madre avrei detto che avevo trovato un lavoro in un bar per studenti.
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• “Fare sesso con sconosciuti. Senza complicazioni. Ho una relazione con un ragazzo, ma non sa niente. Non vive qui”. Sesso. È questa l’ebrezza? “Sì. Farlo con persone sconosciute”. Come funziona questo sito? Dalla fase dell’iscrizione all’incontro. “Semplicissimo. Chiunque si può iscrivere. Poi se non metti il numero di cellulare, come invece faccio io, loro ti fanno scrivere una email e quindi le conversazioni sono via email. A quel punto ognuno fa come vuole: chi si incontra a casa, chi invece preferisce gli alberghi. Ma nel mio caso vengono a casa. Vivo con altre ragazze, ma non sanno nulla. Entrano di notte gli uomini”. Uomini, non clienti. “Non sono una prostituta. Non sono per me clienti. Semplicemente io uso quel sito perché mi viene più facile rimorchiare, solo per questo. E poi perché almeno così non mi creo una cattiva reputazione”. Ci sono minorenni sul sito? “Certo. Non devi mettere neanche la data di nascita. Puoi inventarla. Secondo me ce ne sono moltissime”.
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• E dopo? Ho ripreso a studiare, a seguire le lezioni e a chattare a tassametro la sera. Mi hanno persino chiesto perché non ho cazzi finti e altri giocattoli pronti per l’uso. Giuro che non ci avevo pensato e neanche so dov’è un sex-shop. In rete se ne vendono a centinaia, ma per ora non mi va di spendere. Alcuni poi sono eccessivi e mi fa ridere il modello “africano” (sic). In effetti una mia compagna di studi sta con un senegalese conosciuto a san Lorenzo e dice di trovarsi mooolto bene. L’importante è non sposarlo perché è musulmano e allora perdi la libertà, questo lo dice proprio lei che se lo scopa. Ma guai a dirlo sui giornali, è islamofobia!
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• “Stai comunque attenta, non tutti capiscono o sono educati”. Giuliano l’ho sentito al cell e gli ho raccontato tutto. Giuliano è un mio amico, forse l’unico che ho qui a Roma. E’ più grande di me di parecchio, è sposato e ha un figlio e lavora in una biblioteca dove studio. Come tutti i bibliotecari è colto e so bene che gli piaccio, ma devo dire che finora non ci ha provato. Dice che un’amicizia non si trasforma mai in amore e che noi abbiamo iniziato da amici. L’ha letto in qualche libro o è rimasto scottato? Chissà. In ogni caso mi consiglia sempre qualche libro da leggere, è in fondo il mestiere suo. Amo gli uomini che sanno parlare di letteratura, basta che non siano saccenti. E Giuliano non lo è. Ma di letto non se ne parla.
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• Ieri in chat invece mi ha preso un colpo: è uno che conosco. Oltretutto non ha mai una lira, quindi altro che aiutino economico! Al bar non paga mai e i libri se li fa prestare dalle compagne di studio o si fa fare le fotocopie gratis da qualche zio che lavora al ministero. Per fortuna mi ha contattato via mail (in chat ci passo dopo che ho studiato il mio uomo). Se scopre la mia identità finisce pure per scopare gratis perché mi ricatta e minaccia di dirlo in giro. Non c’è di peggio di fare la figura della puttana nel giro dei fuorisede: ci riconosciamo per dialetti e calate, alcuni sono pure imparentati tra di loro e se lo sa il tizio poi lo dice alla cugina che sta a medicina e quella ne sparla con le compagne di stanza o di corso o ti guarda in un certo modo quanto la sera andiamo tutti al pub a San Lorenzo, in modo da farlo capire agli altri. Nella metropoli c’è l’anonimato, ma non fra le etnie della Sapienza, che è una specie di paese in trasferta.
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• Quando ero all'università, ebbi modo di fare amicizia con una ragazza che si prostituiva per pagarsi gli studi e tutto il resto. Lei era una fuori sede, la conobbi al corso di economia politica e decidemmo di fare un piccolo gruppo di studio per dare l'esame, dopo esser diventati abbastanza amici un giorno mentre stavamo ripassando un po’ a casa sua, riceve una telefonata, al termine della quale viene da me chiedendomi di andar via senza darmi troppe spiegazioni: ; il giorno dopo le chiedo se era successo qualche cosa di grave, e chiedendomi scusa mi spiegò che era un appuntamento di lavoro... alla mia faccia stralunata, mi prese da parte e mi disse che lei di tanto in tanto quando ne aveva bisogno si prostituiva, dapprima per necessità, poi dopo aver visto quanti soldi poteva alzare con un appuntamento “di lavoro”.
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• Mario se n’è andato sbattendo la porta. Mario non è un cliente, ma un compagno di corso. L’avevo fatto salire a prendere un drink e lui l’aveva interpretato come un invito a passare un paio d’ore a pomiciare sul divano. Quando ha provato a mettermi le mani addosso ho iniziato a urlare e a reagire in modo scomposto. Lui si è persino meravigliato della mia reazione, ha detto che sono una stronza e che l’ho preso in giro. Come spiegargli che non sono la sua “trombamica” e che far salire un ragazzo simpatico non significa andarci subito a letto? Per un attimo ho avuto paura: non che mi violentasse, ma che avesse saputo della mia attività extra e mi considerasse a quel punto una donna pubblica. Mario è calabrese come me e dalle parti sue molti hanno questa mentalità. Invece di mandarli a studiare a Roma dovresti cambiargli prima il cervello.
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• Questo periodo devo seguire le lezioni e ho un esame tra pochi giorni, quindi chatto poco. Per alzare cinquanta euro bisogna stare ore attaccate alla videochat: 10 centesimi a gettone, di cui la metà va all’agenzia significa 5 euro per 100 gettoni, quindi 50 euro sono 1000 gettoni, cioè almeno tre turni di 5-6 ore – in tre giorni - a chiacchierare, digitare sulla tastiera, far vedere le tette o infilarsi il manico della spazzola dentro la passera (cento colpi di spazzola… , che vi ricorda?). Devo dire che a molti maschietti basta poco (chiedono sempre le stesse cose). E poi ci sono i fissati dei piedi, su cui c’è ampia letteratura clinica, così mi dice una collega che fa psichiatria. Ma siccome- come dicevo – devo studiar sodo e magari ripassare insieme a una collega, per pagarmi la settimana alla fine ho dovuto accettare un altro appuntamento. Non dico che ho rischiato, ma Pietro (nome di fantasia) era più o meno come lo immaginavo: poco più che trentenne, bello, elegante ma aggressivo, macchina tipo SUV, accento laziale. Avrei detto un imprenditore edile o simili, ma le domande era meglio farle dopo. L’importante era prendere un caffè al tavolino di un bar dove nessuno potesse fare scherzi e Vanni era il posto adatto, né avrebbero fatto caso a un riccastro in cerca di ragazzette, visto che quel bar sta a poca distanza dalla RAI di viale Mazzini e scene simili sono all’ordine del giorno. Mi ero vestita normale, senza sembrare troppo seduttiva: agli uomini questo piace, nel profondo non accettano donne che prendano l’iniziativa o siano vestite in modo troppo provocante. La conversazione? Normale, anche se non mi piacevano i suoi modi da prepotente e l’accento “burino”. In più, sembra che al posto degli occhi abbia uno scanner per vederti nuda. Una volta in macchina continua a parlarmi del cantiere ma pensando a una cosa sola. Arriviamo sulla Cassia, dove ha un piccolo appartamento prestato da un amico. Per farvela breve, neanche è entrato che già ce l’aveva duro e respirava con ansia e quasi mi ha strappato i vestiti di dosso. Ho dovuto fargli un pompino in ginocchio e ascoltare le sue vanterie. Per fortuna abbiamo scopato quasi subito, altrimenti mi veniva da vomitare. Ma prima la sorpresa: “Ma gli occhiali dove l’hai messi?” Lo guardo stupita: ci vedo bene, perché dovrei portarli? Lui incalza; insomma, a farla breve, se sono una vera studentessa dovrei avere gli occhiali. Chiaro, questo poveraccio a scuola c’è andato poco. A questo punto tiro fuori dalla borsetta gli occhiali da riposo comprati in farmacia e lo guardo fisso: il suo volto esprime un sincero sorriso… mi viene un’idea: prendo una dispensa universitaria che ripassavo e inizio a leggerla ad alta voce, inventandomi un racconto zozzo. Quello quasi sbava e so che posso chiedergli tutto. Preda e cacciatore invertono le parti e lui diventa meno insicuro. Scopiamo sul serio, come amante è niente male, anche se l’orgasmo tarda a venire. Ma quando mi ha riaccompagnata a piazza Mazzini (da lì la metro è vicina) temevo che mi seguisse: vuole rivedermi e magari avere una storia con me, ma spero che sparisca: lui pensa che con i soldi può far tutto, anche sbattersi “la scrittrice”.
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• Già, i soldi. Trecento rose succhiando un cazzo e aprendo le gambe e divertendomi pure, anche se lui era quello che era. A leggere le inserzioni, gli uomini italiani sono molto generosi e vengono sempre in aiuto delle ragazze in difficoltà, anzi non aspettano altro. Invece sono spesso tirchi. Come si giustificano? Ora con la crisi, ora col mutuo e il conto del meccanico, ora con i figli a scuola o la moglie che fa shopping. La moglie la tirano sempre in ballo come salvagente, ma all’inizio ti dicono che non li capisce o che ha il calo del desiderio. Ho imparato quindi a farmi donare le rose appena in camera, magari con un bel sorriso, ma ferma. E al primo appuntamento, mai salire in macchina subito, ma farsi trovare al tavolino di una bella pasticceria o comunque un locale pubblico. Hai così tutto il tempo per parlarci, per studiartelo e casomai anche scaricarlo. In fondo credevo che anche a quel tipo di uomini piacesse un minimo conversare con una ragazza prima di portarsela a letto, ma ho capito presto che alcuni ti spogliano prima ancora di aprir bocca. Io tutto questo non lo sapevo o lo immaginavo solo in parte, ma ho imparato presto. Come far capire a un uomo che non sei solo carne da macello e che invece vuoi essere trattata non dico come una principessa, ma almeno come una fidanzata? Perché non andare a cena insieme prima di far l’amore, o almeno fermarsi al tavolino di un bar decente o in un pub a parlare? In realtà molti uomini parlano in continuazione ma non sanno ascoltare.
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• E passiamo al prossimo. Nel frattempo l’esame è andato bene. Dopo un paio di giorni passati a rispondere a dialoghi da bordello per marinai e a sms al testosterone, arriva un bel pesce: Carissima, grazie per la fiducia. Anche io sono impegnato, quindi non ho interesse a farlo sapere in giro. Non sono un ragazzino, come puoi vedere dalla foto. Se vuoi farmi vedere una tua immagine, fai pure, ma non ti obbligo. Mi farebbe comunque piacere: da un volto si possono capire tante cose. Le mie prestazioni non sono quelle di un atleta ventenne, quindi quello che offro e chiedo è un rapporto occasionale e tranquillo e credo che sei la persona adatta. Ho buona cultura e amo parlare anche di cinema, di teatro, letteratura. Insomma, non scrivo solo per cercare sesso: sono laureato e se frequento una ragazza non lo faccio solo per andarci a letto. Per il prezzo, va bene. Fammi sapere. Per il luogo, vediamo. Filippo. ”Filippo” è un prof di scuola secondaria e insegna in un liceo, dice lui e ci credo pure. Ha una certa età e pure una moglie, ma dice che uscire con me è come andare con una delle sue studentesse. A sentire i suoi discorsi, mi fa pure pena: dice che è costretto a insegnare a ragazze sviluppate, precoci e procaci, a mezze troie che con la buona stagione mostrano la mercanzia ma restano inavvicinabili. Non si spoglia completamente e a me la cosa dà fastidio, ma almeno ci metterà meno tempo a rivestirsi. Anche lui però ha il suo punto debole: il mio naso greco. Non ho mai capito perché dal naso uno dovrebbe capire come fai l’amore. Ho sì un naso greco, da buona calabrese, ma questo viene interpretato nel modo sbagliato. Davvero il mio suggerisce sensualità e curiosità sessuale o passione sfrenata? Si direbbe di si, almeno a sentire Filippo, anche se tira in ballo Nausicaa e le statue greche. Sicuramente insegna al classico. A chi mi chiede: ma perché vai con uomini grandi? La risposta più semplice è che i miei coetanei valgono poco, non hanno spessore. Nessuno si vuole assumere responsabilità, non fanno programmi e spesso non hanno mai progetti. Filippo almeno vale qualcosa come uomo e potrei forse diventare la sua amante. Non lo scaricherò come ho fatto col burino. Nessuno sa che la scheda del mio cell è intestata a un Bangla che me l’ha venduta per qualche decina di euro.
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• Anche se dicono che il messaggio è scaduto ci provo lo stesso. Sono di Roma, professionista divorziato 45 anni. Sono educato e non chiedo sesso estremo, ma solo una relazione saltuaria dove pagherei tutto io. Non sfrutto le giovani disoccupate e non cerco puttane professioniste. Scrivimi. E invece era uno stronzo. Mi chiede se mi piace farlo, manco fossi una puttana. Penso che in fondo se una ragazza va con gli uomini vuol dire che non gli fanno schifo. Ho letto Fucking Berlin, il diario di una studentessa siciliana fuorisede a Berlino che si è prostituita per due o tre anni andando con almeno tremila uomini. Non mi sembra che vomitasse, sicuramente non erano tutti giovani e belli o educati, ma penso che alla fine ci prendesse la mano, sia davanti che dietro. Già, perché il distinto professionista (se lo dice da solo) mi ha proposto l’anale. C'è chi lo chiede espressamente, oppure fa strani giri di parole che io capisco subito. In gergo io lo chiamo “l’offerta formativa” (perché è un’inculata, ndr.). Tante donne lo rifiutano, lo considerano contro natura o troppo doloroso. Il guaio è che nel porno l'anale è presentato come una pratica violenta e tutti ormai le idee se le fanno solo con i video hard. Il mercato vuole l'anale e loro, le pornostar si adeguano Ma le pornostar prima si fanno un clistere e poi si fanno inculare sotto anestesia, mentre vai a spiegare al tuo fidanzato che deve far piano e usare un tubetto di gel... In realtà pochi sanno che noi donne del sud con l'anale abbiamo un'atavica familiarità. In altri tempi, per evitare i troppi figli l'inculata era pratica normale nelle famiglie dei contadini e dei braccianti. Contronatura che fosse, era l'unica maniera per evitare la fame per tutti. In più, la necessità di arrivare vergini al matrimonio non precludeva pratiche sessuali alternative. Niente di strano quindi che ancora oggi abbiamo imparato la lezione delle nostre nonne. E poi con l’anale puoi chiedere 400 rose. L’importante è la lubrificazione col gel o con le cremine.
• Ieri sera con gli amici siamo andati a vedere Smetto quando voglio, un film dove un gruppo di ricercatori universitari disoccupati organizza uno spaccio di droga in grande stile nella Roma che conta. Era molto divertente ma mi ha lasciato l’amaro in bocca: certe volte mi chiedo se farò per sempre la puttana.
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• EPILOGO: No, una volta laureata sono tornata al paese e ho mollato il fidanzato. Ho trovato lavoro in un call center (con la mia esperienza di chat…) prima di iniziare il giro delle supplenze e adesso ho trent’anni e vivo col mio uomo in un’altra città. L’ultimo anno della laurea breve ho avuto una intensa relazione con “Filippo” e questo mi ha permesso di non dover fare l’amore con sconosciuti. Ogni tanto io e Filippo ci scriviamo con mail in codice, ma è una storia conclusa. Se poi ho scritto questo papiro è perché l’esperienza romana mi ha lasciato il segno ed era per me importante scriverne. SARA.
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• Intanto due parole. Ho trovato questo sito che permette di caricare testi erotici e ne approfitto. Ma non sono e non voglio essere la Melissa P. di turno, non ho avuto bisogno di inventarmi niente: purtroppo ho trovato gente peggiore di quanto mi aspettassi. Non troverete favolose scopate piene di dettagli arrapanti e scorribande sessuali a catena: inventarle sarebbe stato facile ma disonesto: ho voluto essere sincera. Se a questo punto ve la sentite di andare avanti, siete benvenuti. Altrimenti uscite: gli uomini ormai ho imparato a conoscerli pure io.
SARA
Tutto comincia con quest’inserzione:
• Studentessa fuorisede cerca un piccolo aiuto economico per mantenersi agli studi. Disponibile per amicizia fuori orario delle lezioni universitarie. Rispondo solo via mail.
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• Quando ho messo questa inserzione, l'ho fatto con incoscienza ma ero alla disperazione. Mantenersi agli studi a Roma costa caro, ero ormai al secondo anno della triennale ma i miei potevano mandarmi poco: al paese il negozio non andava bene e l’affitto della mia stanza (rigorosamente in nero) costava 350 euro. Più le spese per mangiare e tutto il resto, a Roma sono 1000 euro al mese. All’inizio poteva andare, dividevo l’appartamento con una ragazza che fa medicina, la quale però un bel giorno cambia casa e mi lascia da sola a pagare l’affitto, quindi devo cercarmi una compagna o un lavoro. Ma di mollare l’università neanche a parlarne: i miei hanno fatto tanti sacrifici per farmi studiare e in più vivere lontano dal paese non fa male a una ragazza del sud come me. Il problema è che studiare e vivere a Roma costa, ma questo lo sanno tutti. Vi dirò invece quello che non sapete.
• Intanto mi presento. Mi firmo Sara, studente fuorisede calabrese, nata in un piccolo centro non dico dove, iscritta al corso di Lingue e letterature straniere dell’Università di Roma “La Sapienza”, che raggiungo in tram dal Prenestino. Sono una come tante, né fisicamente diversa dalle centinaia di ragazze che vengono a studiare in città dalla provincia, divise per etnie: pur vivendo a Roma manteniamo gli accenti di provenienza, per solito centro-meridionali, anche se trovo strano che le future insegnanti neanche parlino bene l’italiano. Ho anche un mezzo fidanzato, ma vive giù al paese e quindi qui sono libera. Non vorrei però essere fraintesa: sono una ragazza normale, mi piace andare ogni tanto la sera al pub con le amiche o con un gruppo di ragazzi, magari facendo tardi se il giorno dopo non ho lezioni alla prima ora. Mi piace comprare qualche vestitino bello o un paio di scarpe come vanno ora, ma non sono una di quelle fissate con l’abito firmato o l’ultimo Iphone. Ogni tanto andiamo tutti a teatro, soprattutto se c’è la riduzione o un invito. Naturalmente frequentiamo ogni giorno le lezioni e i seminari. E qui la solita storia: abitare vicino alla facoltà costa, altrimenti devi dormire nei casermoni sulla Prenestina o la Casilina. Se c’è vicino una metro, riecco alzarsi i prezzi e nessuno ti fa un contratto. Comunque neanche qui aggiungo niente di inedito. Quello che invece molti non sanno è che molte studentesse fuorisede si prostituiscono. Lo fanno nelle città universitarie come Perugia, ma qui va meglio: l’anonimato è garantito, Roma è una città enorme e puoi farla sempre franca. Certo non te lo vengono a dire, ma puoi capirlo da certe mezze frasi sentite in corridoio tra una lezione e l’altra, oppure ti accorgi che la tua compaesana (di cui sai quasi tutto) compra borse, scarpe e vestiti che ti non ti puoi permettere o la sera la vengono a prenderla in macchina uomini più grandi di lei. E poi i giornali e i siti web sono pieni di annunci che chi vuole leggere sa capire benissimo. Li mettono le ragazze ma soprattutto chi le cerca:
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• Studentessa per compagnia. Annuncio n.1523709 del 06-02-2015 - € 150,00
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• Libero professionista, periodicamente a Roma, ricerca studentessa per compagnia, solo persone serie e riservate. gradita bella presenza e disponibilità. Città: Roma
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• Studentessa cercasi - Una ragazza giovane simpatica, possibilmente studentessa, con cui poter avere dialogo. Offro compenso. Sei interessata contattami dar ulteriori ... bakeca.it - 30+ giorni fa - salva offerta
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• «Ciao XXX… hai ancora bisogno di una mano? altrimenti la fine dell’anno si avvicina troppo… Offro rose»
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• “Ciao, sono un imprenditore 41enne sposato. Vorrei trascorrere qualche ora con una reale studentessa, all’insegna della bella vita, del buon vino. Sono una persona curata e di classe”.
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• «Ti offro aiuto per risolvere i tuoi problemi, scrivimi di cosa hai bisogno e se posso ti aiuterò» oppure ancora «Hai voglia di guadagnare? Non perdere tempo inoltrami foto e zona».
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• Non credo servano altri esempi, ce ne sono migliaia in vari siti. Al paese mio si chiama prostituzione ed entrare nel giro pare facile. Chi ha i soldi e si sente solo sa che oggi esiste un giacimento d’oro, senza nemmeno doversi confrontare col protettore romeno sulla via Salaria. Colpa della crisi: prima trovavi i lavoretti classici da studente, ora pochi cercano personale in più per un negozio e l’avvocato le sentenze le scarica dal web. Ho provato a lavorare prima come apprendista in un negozio di scarpe, poi in un pub. Una mia amica lavora ancora da un gelataio al centro e dice pure che si trova bene, ma per fare quei 4-500 euro al mese devi star dietro al banco fino a tardi, il week-end anche dopo mezzanotte, e se la frequenza alle lezioni è obbligatoria tu non puoi presentarti in aula tipo zombie. Al che mi è venuta in mente la videochat. Ne parlava il sito studenti.it, che parlava di studentesse che per soldi facevano sesso senza contatto e senza rischiare brutte sorprese, comodamente da casa loro. Occorrente: una videocamera di rete, un computer e un collegamento internet. Ci sono siti dove uno si propone e il gestore ti dà una percentuale, ma puoi anche far tutto da sola in siti di videochat senza registrazione, che non cito per non far pubblicità. Ormai casa era libera e il collegamento internet c’è…
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• Posiziono la webcam in modo che non inquadri sempre il mio viso, sistemo una tenda dietro di me per non far riconoscere la stanza, poi un po’ di trucco, ma neanche mi sono cambiata, ero vestita normale. Una sera, tutta tremante, inizio a navigare. Non che non avessi mai chattato, ma quella sera facevo la rana pescatrice, né ho dovuto aspettare molto, entro un’ora avevano già abboccato. L’importante era non perdere tempo e puntare al sodo. Volevo in realtà solo fare una prova e dopo qualche tentativo entra in chat la persona adatta: il maschio allucinato quarantenne. Sono quelli che non si sono sposati e passano da una relazione all’altra, più o meno lunga, ma troppo spesso dormono da soli e allora si attaccano al burraco on line o alle chat gratuite. Per un paio di notti ho fatto le due, ma sono quelle le ore migliori e me li sono studiati per bene. Non si rendono conto che uno li vede in faccia e quindi li legge come un libro; in più stanno a casa loro e quindi abbassano le difese. Un’altra cosa che ho imparato è che anche i più diffidenti fanno tante domande ma alla fine mostrano i punti deboli. Se parlando anche per un’ora ripetono in modo ossessivo certe frasi o puntano su certi dettagli, allora sai già cosa cercano e dove sta il tallone di Achille. A quel punto vendi caro il seno o il dettaglio preferito, t’inventi un rituale e soprattutto prometti di più in cambio di soldi. Ma non devi sembrare una puttana: ti cercano proprio perché sei una studentessa di provincia che non riesce a chiudere bene le vocali e mantiene un arrapante accento meridionale, sei vestita come una ragazza comune e semplice nei gusti. Un uomo non ama sentirsi inferiore o sfruttato e magari cerca realmente compagnia. Questo in realtà non l’ho imparato in due serate, ma alla fine mi è servito per quanto avrei fatto dopo. Già, ma per farmi pagare? Paypal è tracciato, la ricarica Postepay pure, senza un nome e un documento non puoi farlo. Western Union? Oppure una ricarica telefonica su un Wind prepagato. Avevo cercato nervosamente: farsi pagare in web, paypal anonimo, western union, carta prepagata, etc. – Ero insicura. Alla fine i sistemi buoni erano pochi: paypal con un nickname collegato a un indirizzo di mail e ad una carta di credito prepagata o Western Union, dove ti fai mandare i soldi a un nome insieme a un codice segreto (a parte, via mail o sms). Chi paga usando il computer o uno Smartphone preferisce paypal, magari già compra su ebay. Quindi ho rimediato una carta di credito prepagata tipo Mooney e una mail e poi registrarmi col nick. Più facile a dirsi che a farsi, vista la normale italica burocrazia. L’importante è che nessuno conosca mai la mia identità. Il passo successivo è semplicissimo: i primi approcci avvengono tramite email o sul cell, poi si fissa l’appuntamento, reale o virtuale che sia. E il pesce abbocca dopo mezz’ora: Mario, distinto (se lo dice da solo) e in cerca di compagnia. E’ un buon conversatore e mi sembra affidabile, non chiede subito di spogliarmi o di succhiare un cazzo finto, come faranno molti dopo di lui. Dopo un paio d’ore chiudiamo il collegamento. Ormai è tardi e domani ho lezione alle 9.
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• Passa un giorno. La sera, puntuale, mi richiama Mario, so bene che non è il suo nome, ma non m’importa. Ieri sera gli avevo chiesto se era disposto ad aiutarmi e in cambio gli avrei mostrato qualcosa di me. Me lo aveva chiesto con insistenza ed ho recitato per bene la parte della studentessa timida ma facile preda di chi vuole aiutarla. Per la buona causa ho sacrificato seni e passera, spogliandomi lentamente e toccandomi continuando a chiacchierare con uno sconosciuto penso quarantenne. Quando mi ha chiesto di masturbarmi, alla fine l’ho fatto e lui ha apprezzato la mia spontaneità: non ho fatto finta di gemere, né ho detto porcherie. Tutto questo è durato un paio d’ore e ci rivedremo fra due giorni.
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• Ieri mi sono divertita a leggere le inserzioni simili alla mia. In alcune io potrei pure riconoscermi, altre invece mi sembrano francamente ambigue se non esplicite:
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• Ciao, sono una studentessa di 22 anni mi mantengo gli studi da sola e vorrei arrotondare facendo da accompagnatrice.
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• Non sono una professionista e per me questa sarebbe la prima volta che pubblico un annuncio di questo tipo, a spingermi la curiosità e innegabilmente una certa necessita economica.
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• Mi presento mi chiamo Sara (il nome è di fantasia) sto a Roma, ho 21anni, sono alta 1.74, mora, ho una 4a abbondante di seno e un bel fondoschiena alto e sodo. Sono una studentessa, romana di origine e amante della mia città.
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• «Ho incontrato altre studentesse che fanno lo stesso lavoro. Una volta che hai cominciato, ti appare seducente. Se hai bisogno di soldi facili e veloci, è quello che fa per te». Il quotidiano intervista una studentessa che in un locale di striptease guadagna, solo per ballare, 100 euri: «Il mio più grande timore è quello di dover ballare di fronte a qualcuno che conosco» rivela questa studentessa anonima che sottolinea di non considerare degradante il suo lavoro
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• Bella ragazza di 25 anni in difficoltà economica cerca uomo generoso a cui offrire in cambio compagnia ( solo orale in auto!)
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• Cerco qualcuno di buon cuore per un piccolissimo prestito da restituire con piccole rate mensili.. è molto urgente.. grazie in anticipo a chi mi aiuterà..
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• Ma quante di loro sono realmente studentesse? Non mi va di indagare, ma alcune mi sembrano tanto puttane mascherate. Non lo so, quando ci sono le foto l’età e le facce non convincono. L’impressione è che siccome ci sono uomini che non vogliono le puttane di mestiere, allora cercano chi lo fa ogni tanto. E le puttane che s’inventano? Se sono giovani fanno finta di essere studentesse, tanto nessuno chiede loro il libretto universitario.
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• Ormai ogni mattina apro la casella di mail dedicata. I primi ad arrivare sono i professionisti, quelli che ogni settimana spulciano gli annunci a caccia della preda di turno e che chiamano una raffica di numeri senza ricordare bene poi con chi stanno parlando perché, per loro, una vale l’altra purché sia sufficientemente giovane e non inguardabile. Sicuramente hanno stipendi alti e una certa libertà di movimento. Se poi sono sposati, non te lo vengono a dire né lo chiedo io. La fede al dito neanche la nasconderebbero, tanto chi se ne frega. Neanche ti dicono che la moglie non li capisce, casomai dovrebbero dire a sé stessi che nel profondo cercano la figlia nuda da amare di nascosto della moglie. E bravo papino.
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• Roberto mi ha confermato quanto annotavo prima. Roberto (forse il nome è vero) è la seconda persona che non mi fa perdere tempo. Cioè: prima mi ha fatto un sacco di domande sulla facoltà e il piano di studi, poi finalmente si è rassicurato: ero una studentessa vera. Dice che il web è pieno di puttane che si fingono studentesse, e questo lo immaginavo. A quel punto le domande gliele ho fatte io. Perché cerchi me invece di una più esperta? Che ne sai se sono imbranata o che so io? La sua teoria è che le professioniste sono tecnicamente brave ma paracule: mirano al soldo, sanno bene come eccitarti, ma tendono a faticare il meno possibile e a farti venire quasi subito. Fanno finta di godere e dicono un sacco di cazzate e tu magari ci credi pure. Credendo di farmi un complimento, mi ha detto testualmente: “Meglio un pompino un po’ goffo che una fredda opera d’arte”. Ha proprio detto così, manco fosse Sgarbi. A quel punto ho accettato un appuntamento in un bar dell’EUR. Chattavo con lui da tre giorni e mi pareva un tipo onesto, in più ho inserito la videochat e l’ho visto in faccia. Appuntamento alle 14 presso un albergo dell’EUR, che raggiungo con la metro B. Si presenta bene e per dieci minuti chiacchieriamo prendendo un caffè al tavolo del vicino bar, poi entriamo nella hall del classico albergo per congressi. Devo dire che è stato molto gentile fin dall’inizio. Dice che ne veniva da un convegno e ci credo: in quel modo hai sempre un paio di ore libere per farti la scopata; l’albergo è vicino al Palazzo dei Congressi o alla Nuvola di Fuksas. Sono in fondo i clienti migliori: il giorno dopo non li vedrai mai più e non ti chiedono mai di fidanzarsi con loro. Ma una volta salita in camera so bene che non posso tornare indietro. Lui finora è stato gentile, ma dopo? Credo che lo capisca, perché mantiene la calma e m’invita a farmi una doccia. Il bagno è megagalattico in confronto a quello dell’appartamento per studenti dove vivo e ne approfitto: bagnoschiuma a volontà, acqua calda regolare e ambiente glamour. So che lui mi guarda mentre nuda sotto la doccia mi sto solo lavando, ma non lo provoco come si vede nei film. Lui nel frattempo si spoglia: si vede che fa sport, non ha pancia e la muscolatura è tonica. Gli slip sono di marca, ma dentro che c’è? Lo saprò molto presto. Nel frattempo Roberto lascia solo una luce soffusa e il letto perde i contorni reali per diventare il luogo dei sogni. Lui prende un drink alcoolico dal frigobar, io per prudenza non bevo niente: ne ho sentite troppe di storie finite in cronaca. Mi avvicino nuda verso il letto, incedendo lentamente. Lui mi fissa senza parlare. Contatto! Come prevedevo, dopo carezze e preliminari lui va subito al sodo. Non pretende il pompino (roba da puttane?) ma come apro le gambe me lo infila tutto dentro (col profilattico, ovvio). Lì per lì reagisco poco e male, ma presto mi adeguo al ritmo del pistone. Mi ero portata una crema vaginale e ho fatto bene: per Roberto il sesso o un’ora di palestra sono evidentemente la stessa cosa e senza lubrificazione a quel ritmo rischierei una scopata dolorosa. Da come mi ha scopata direi che quello una donna non la vedeva da mesi. Ci sono in effetti uomini che concepiscono il sesso come atto fisico che scarica tutte le tensioni e il testosterone accumulati in due settimane, ma in certi momenti mi chiedevo realmente se esistevo sul serio o se l’avrebbe messo dentro qualsiasi donna che lo eccitasse. Non che mi abbia fatto male (sono abbastanza robusta), ma il problema era che semplicemente non esistevo come donna. Alla fine ho un vero orgasmo e lui non riesce neanche a farmi star ferma, il che lo eccita di nuovo. Alla fine dell’ora l’avremmo fatto tre volte e ogni volta ho goduto sul serio, da vera principiante. Purtroppo la pausa convegno scadeva alle 15, quindi ci siamo rivestiti e salutati da buoni amici. In una busta c’erano sei banconote da 50 euro: erano mie. A mia madre avrei detto che avevo trovato un lavoro in un bar per studenti.
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• “Fare sesso con sconosciuti. Senza complicazioni. Ho una relazione con un ragazzo, ma non sa niente. Non vive qui”. Sesso. È questa l’ebrezza? “Sì. Farlo con persone sconosciute”. Come funziona questo sito? Dalla fase dell’iscrizione all’incontro. “Semplicissimo. Chiunque si può iscrivere. Poi se non metti il numero di cellulare, come invece faccio io, loro ti fanno scrivere una email e quindi le conversazioni sono via email. A quel punto ognuno fa come vuole: chi si incontra a casa, chi invece preferisce gli alberghi. Ma nel mio caso vengono a casa. Vivo con altre ragazze, ma non sanno nulla. Entrano di notte gli uomini”. Uomini, non clienti. “Non sono una prostituta. Non sono per me clienti. Semplicemente io uso quel sito perché mi viene più facile rimorchiare, solo per questo. E poi perché almeno così non mi creo una cattiva reputazione”. Ci sono minorenni sul sito? “Certo. Non devi mettere neanche la data di nascita. Puoi inventarla. Secondo me ce ne sono moltissime”.
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• E dopo? Ho ripreso a studiare, a seguire le lezioni e a chattare a tassametro la sera. Mi hanno persino chiesto perché non ho cazzi finti e altri giocattoli pronti per l’uso. Giuro che non ci avevo pensato e neanche so dov’è un sex-shop. In rete se ne vendono a centinaia, ma per ora non mi va di spendere. Alcuni poi sono eccessivi e mi fa ridere il modello “africano” (sic). In effetti una mia compagna di studi sta con un senegalese conosciuto a san Lorenzo e dice di trovarsi mooolto bene. L’importante è non sposarlo perché è musulmano e allora perdi la libertà, questo lo dice proprio lei che se lo scopa. Ma guai a dirlo sui giornali, è islamofobia!
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• “Stai comunque attenta, non tutti capiscono o sono educati”. Giuliano l’ho sentito al cell e gli ho raccontato tutto. Giuliano è un mio amico, forse l’unico che ho qui a Roma. E’ più grande di me di parecchio, è sposato e ha un figlio e lavora in una biblioteca dove studio. Come tutti i bibliotecari è colto e so bene che gli piaccio, ma devo dire che finora non ci ha provato. Dice che un’amicizia non si trasforma mai in amore e che noi abbiamo iniziato da amici. L’ha letto in qualche libro o è rimasto scottato? Chissà. In ogni caso mi consiglia sempre qualche libro da leggere, è in fondo il mestiere suo. Amo gli uomini che sanno parlare di letteratura, basta che non siano saccenti. E Giuliano non lo è. Ma di letto non se ne parla.
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• Ieri in chat invece mi ha preso un colpo: è uno che conosco. Oltretutto non ha mai una lira, quindi altro che aiutino economico! Al bar non paga mai e i libri se li fa prestare dalle compagne di studio o si fa fare le fotocopie gratis da qualche zio che lavora al ministero. Per fortuna mi ha contattato via mail (in chat ci passo dopo che ho studiato il mio uomo). Se scopre la mia identità finisce pure per scopare gratis perché mi ricatta e minaccia di dirlo in giro. Non c’è di peggio di fare la figura della puttana nel giro dei fuorisede: ci riconosciamo per dialetti e calate, alcuni sono pure imparentati tra di loro e se lo sa il tizio poi lo dice alla cugina che sta a medicina e quella ne sparla con le compagne di stanza o di corso o ti guarda in un certo modo quanto la sera andiamo tutti al pub a San Lorenzo, in modo da farlo capire agli altri. Nella metropoli c’è l’anonimato, ma non fra le etnie della Sapienza, che è una specie di paese in trasferta.
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• Quando ero all'università, ebbi modo di fare amicizia con una ragazza che si prostituiva per pagarsi gli studi e tutto il resto. Lei era una fuori sede, la conobbi al corso di economia politica e decidemmo di fare un piccolo gruppo di studio per dare l'esame, dopo esser diventati abbastanza amici un giorno mentre stavamo ripassando un po’ a casa sua, riceve una telefonata, al termine della quale viene da me chiedendomi di andar via senza darmi troppe spiegazioni: ; il giorno dopo le chiedo se era successo qualche cosa di grave, e chiedendomi scusa mi spiegò che era un appuntamento di lavoro... alla mia faccia stralunata, mi prese da parte e mi disse che lei di tanto in tanto quando ne aveva bisogno si prostituiva, dapprima per necessità, poi dopo aver visto quanti soldi poteva alzare con un appuntamento “di lavoro”.
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• Mario se n’è andato sbattendo la porta. Mario non è un cliente, ma un compagno di corso. L’avevo fatto salire a prendere un drink e lui l’aveva interpretato come un invito a passare un paio d’ore a pomiciare sul divano. Quando ha provato a mettermi le mani addosso ho iniziato a urlare e a reagire in modo scomposto. Lui si è persino meravigliato della mia reazione, ha detto che sono una stronza e che l’ho preso in giro. Come spiegargli che non sono la sua “trombamica” e che far salire un ragazzo simpatico non significa andarci subito a letto? Per un attimo ho avuto paura: non che mi violentasse, ma che avesse saputo della mia attività extra e mi considerasse a quel punto una donna pubblica. Mario è calabrese come me e dalle parti sue molti hanno questa mentalità. Invece di mandarli a studiare a Roma dovresti cambiargli prima il cervello.
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• Questo periodo devo seguire le lezioni e ho un esame tra pochi giorni, quindi chatto poco. Per alzare cinquanta euro bisogna stare ore attaccate alla videochat: 10 centesimi a gettone, di cui la metà va all’agenzia significa 5 euro per 100 gettoni, quindi 50 euro sono 1000 gettoni, cioè almeno tre turni di 5-6 ore – in tre giorni - a chiacchierare, digitare sulla tastiera, far vedere le tette o infilarsi il manico della spazzola dentro la passera (cento colpi di spazzola… , che vi ricorda?). Devo dire che a molti maschietti basta poco (chiedono sempre le stesse cose). E poi ci sono i fissati dei piedi, su cui c’è ampia letteratura clinica, così mi dice una collega che fa psichiatria. Ma siccome- come dicevo – devo studiar sodo e magari ripassare insieme a una collega, per pagarmi la settimana alla fine ho dovuto accettare un altro appuntamento. Non dico che ho rischiato, ma Pietro (nome di fantasia) era più o meno come lo immaginavo: poco più che trentenne, bello, elegante ma aggressivo, macchina tipo SUV, accento laziale. Avrei detto un imprenditore edile o simili, ma le domande era meglio farle dopo. L’importante era prendere un caffè al tavolino di un bar dove nessuno potesse fare scherzi e Vanni era il posto adatto, né avrebbero fatto caso a un riccastro in cerca di ragazzette, visto che quel bar sta a poca distanza dalla RAI di viale Mazzini e scene simili sono all’ordine del giorno. Mi ero vestita normale, senza sembrare troppo seduttiva: agli uomini questo piace, nel profondo non accettano donne che prendano l’iniziativa o siano vestite in modo troppo provocante. La conversazione? Normale, anche se non mi piacevano i suoi modi da prepotente e l’accento “burino”. In più, sembra che al posto degli occhi abbia uno scanner per vederti nuda. Una volta in macchina continua a parlarmi del cantiere ma pensando a una cosa sola. Arriviamo sulla Cassia, dove ha un piccolo appartamento prestato da un amico. Per farvela breve, neanche è entrato che già ce l’aveva duro e respirava con ansia e quasi mi ha strappato i vestiti di dosso. Ho dovuto fargli un pompino in ginocchio e ascoltare le sue vanterie. Per fortuna abbiamo scopato quasi subito, altrimenti mi veniva da vomitare. Ma prima la sorpresa: “Ma gli occhiali dove l’hai messi?” Lo guardo stupita: ci vedo bene, perché dovrei portarli? Lui incalza; insomma, a farla breve, se sono una vera studentessa dovrei avere gli occhiali. Chiaro, questo poveraccio a scuola c’è andato poco. A questo punto tiro fuori dalla borsetta gli occhiali da riposo comprati in farmacia e lo guardo fisso: il suo volto esprime un sincero sorriso… mi viene un’idea: prendo una dispensa universitaria che ripassavo e inizio a leggerla ad alta voce, inventandomi un racconto zozzo. Quello quasi sbava e so che posso chiedergli tutto. Preda e cacciatore invertono le parti e lui diventa meno insicuro. Scopiamo sul serio, come amante è niente male, anche se l’orgasmo tarda a venire. Ma quando mi ha riaccompagnata a piazza Mazzini (da lì la metro è vicina) temevo che mi seguisse: vuole rivedermi e magari avere una storia con me, ma spero che sparisca: lui pensa che con i soldi può far tutto, anche sbattersi “la scrittrice”.
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• Già, i soldi. Trecento rose succhiando un cazzo e aprendo le gambe e divertendomi pure, anche se lui era quello che era. A leggere le inserzioni, gli uomini italiani sono molto generosi e vengono sempre in aiuto delle ragazze in difficoltà, anzi non aspettano altro. Invece sono spesso tirchi. Come si giustificano? Ora con la crisi, ora col mutuo e il conto del meccanico, ora con i figli a scuola o la moglie che fa shopping. La moglie la tirano sempre in ballo come salvagente, ma all’inizio ti dicono che non li capisce o che ha il calo del desiderio. Ho imparato quindi a farmi donare le rose appena in camera, magari con un bel sorriso, ma ferma. E al primo appuntamento, mai salire in macchina subito, ma farsi trovare al tavolino di una bella pasticceria o comunque un locale pubblico. Hai così tutto il tempo per parlarci, per studiartelo e casomai anche scaricarlo. In fondo credevo che anche a quel tipo di uomini piacesse un minimo conversare con una ragazza prima di portarsela a letto, ma ho capito presto che alcuni ti spogliano prima ancora di aprir bocca. Io tutto questo non lo sapevo o lo immaginavo solo in parte, ma ho imparato presto. Come far capire a un uomo che non sei solo carne da macello e che invece vuoi essere trattata non dico come una principessa, ma almeno come una fidanzata? Perché non andare a cena insieme prima di far l’amore, o almeno fermarsi al tavolino di un bar decente o in un pub a parlare? In realtà molti uomini parlano in continuazione ma non sanno ascoltare.
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• E passiamo al prossimo. Nel frattempo l’esame è andato bene. Dopo un paio di giorni passati a rispondere a dialoghi da bordello per marinai e a sms al testosterone, arriva un bel pesce: Carissima, grazie per la fiducia. Anche io sono impegnato, quindi non ho interesse a farlo sapere in giro. Non sono un ragazzino, come puoi vedere dalla foto. Se vuoi farmi vedere una tua immagine, fai pure, ma non ti obbligo. Mi farebbe comunque piacere: da un volto si possono capire tante cose. Le mie prestazioni non sono quelle di un atleta ventenne, quindi quello che offro e chiedo è un rapporto occasionale e tranquillo e credo che sei la persona adatta. Ho buona cultura e amo parlare anche di cinema, di teatro, letteratura. Insomma, non scrivo solo per cercare sesso: sono laureato e se frequento una ragazza non lo faccio solo per andarci a letto. Per il prezzo, va bene. Fammi sapere. Per il luogo, vediamo. Filippo. ”Filippo” è un prof di scuola secondaria e insegna in un liceo, dice lui e ci credo pure. Ha una certa età e pure una moglie, ma dice che uscire con me è come andare con una delle sue studentesse. A sentire i suoi discorsi, mi fa pure pena: dice che è costretto a insegnare a ragazze sviluppate, precoci e procaci, a mezze troie che con la buona stagione mostrano la mercanzia ma restano inavvicinabili. Non si spoglia completamente e a me la cosa dà fastidio, ma almeno ci metterà meno tempo a rivestirsi. Anche lui però ha il suo punto debole: il mio naso greco. Non ho mai capito perché dal naso uno dovrebbe capire come fai l’amore. Ho sì un naso greco, da buona calabrese, ma questo viene interpretato nel modo sbagliato. Davvero il mio suggerisce sensualità e curiosità sessuale o passione sfrenata? Si direbbe di si, almeno a sentire Filippo, anche se tira in ballo Nausicaa e le statue greche. Sicuramente insegna al classico. A chi mi chiede: ma perché vai con uomini grandi? La risposta più semplice è che i miei coetanei valgono poco, non hanno spessore. Nessuno si vuole assumere responsabilità, non fanno programmi e spesso non hanno mai progetti. Filippo almeno vale qualcosa come uomo e potrei forse diventare la sua amante. Non lo scaricherò come ho fatto col burino. Nessuno sa che la scheda del mio cell è intestata a un Bangla che me l’ha venduta per qualche decina di euro.
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• Anche se dicono che il messaggio è scaduto ci provo lo stesso. Sono di Roma, professionista divorziato 45 anni. Sono educato e non chiedo sesso estremo, ma solo una relazione saltuaria dove pagherei tutto io. Non sfrutto le giovani disoccupate e non cerco puttane professioniste. Scrivimi. E invece era uno stronzo. Mi chiede se mi piace farlo, manco fossi una puttana. Penso che in fondo se una ragazza va con gli uomini vuol dire che non gli fanno schifo. Ho letto Fucking Berlin, il diario di una studentessa siciliana fuorisede a Berlino che si è prostituita per due o tre anni andando con almeno tremila uomini. Non mi sembra che vomitasse, sicuramente non erano tutti giovani e belli o educati, ma penso che alla fine ci prendesse la mano, sia davanti che dietro. Già, perché il distinto professionista (se lo dice da solo) mi ha proposto l’anale. C'è chi lo chiede espressamente, oppure fa strani giri di parole che io capisco subito. In gergo io lo chiamo “l’offerta formativa” (perché è un’inculata, ndr.). Tante donne lo rifiutano, lo considerano contro natura o troppo doloroso. Il guaio è che nel porno l'anale è presentato come una pratica violenta e tutti ormai le idee se le fanno solo con i video hard. Il mercato vuole l'anale e loro, le pornostar si adeguano Ma le pornostar prima si fanno un clistere e poi si fanno inculare sotto anestesia, mentre vai a spiegare al tuo fidanzato che deve far piano e usare un tubetto di gel... In realtà pochi sanno che noi donne del sud con l'anale abbiamo un'atavica familiarità. In altri tempi, per evitare i troppi figli l'inculata era pratica normale nelle famiglie dei contadini e dei braccianti. Contronatura che fosse, era l'unica maniera per evitare la fame per tutti. In più, la necessità di arrivare vergini al matrimonio non precludeva pratiche sessuali alternative. Niente di strano quindi che ancora oggi abbiamo imparato la lezione delle nostre nonne. E poi con l’anale puoi chiedere 400 rose. L’importante è la lubrificazione col gel o con le cremine.
• Ieri sera con gli amici siamo andati a vedere Smetto quando voglio, un film dove un gruppo di ricercatori universitari disoccupati organizza uno spaccio di droga in grande stile nella Roma che conta. Era molto divertente ma mi ha lasciato l’amaro in bocca: certe volte mi chiedo se farò per sempre la puttana.
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• EPILOGO: No, una volta laureata sono tornata al paese e ho mollato il fidanzato. Ho trovato lavoro in un call center (con la mia esperienza di chat…) prima di iniziare il giro delle supplenze e adesso ho trent’anni e vivo col mio uomo in un’altra città. L’ultimo anno della laurea breve ho avuto una intensa relazione con “Filippo” e questo mi ha permesso di non dover fare l’amore con sconosciuti. Ogni tanto io e Filippo ci scriviamo con mail in codice, ma è una storia conclusa. Se poi ho scritto questo papiro è perché l’esperienza romana mi ha lasciato il segno ed era per me importante scriverne. SARA.
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