Fuori - Parte 1

di
genere
gay

Mi ha raggiunto senza dire niente e facendo solo un gesto di saluto col capo.

Aveva una barba lunga, i capelli arruffati e una giacca pesante. Era sgualcito come chi vive in campagna e non ha molto tempo per pettinarsi o stirare le camice, ma aveva uno sguardo sereno e luminoso di chi nella vita ha trovato una sua quadra.

Aveva circa 40 anni, direi, nè magro nè grasso, un paio di jeans neri e degli scarponi. Più che un contadino sembrava uno che la sera prima era a fare aperitivo e si era incamminato per una strada e poi per un'altra strada ed infine qui, per i monti, a rimirare la quiete. Dopo qualche minuto a guardare lontano lui è ripartito imboccando uno stradino che dava l'idea di essere quello di casa sua. Una strada sterrata che si inerpicava in boschetti di natura variegata, un'accozzaglia di alberi e fiori e piantate secondo uno slancio del tutto umano ma assolutamente spontaneo. Io non so perchè ma senza pensarci lo seguivo. Lui camminava avanti e sentiva i miei passi dietro di sè.

Al concludersi di questa strada arrivammo in una radura assolata dove stava una casa di sasso molto curata. Era una casa vecchia che un tempo probabilmente ospitava grandi famiglie, intere generazioni. Era lontana da ogni cosa, dal mondo, dal tempo, dal presente soprattutto. Eravamo alla periferia delle cose che accadono, fuori. E' entrato in casa e si è tolto le scarpe in una sorta di ingresso, infilandosi un paio di pantofole, ed io con lui.

La casa era accogliente, calda. Un grande camino illuminava il soggiorno. Spessi muri di sasso e finestre non grandissime separavano dall'esterno rendendo la sensazione di isolamento ancora più enorme. Il fuoco scoppiettava e nessuna luce elettrica ronzava fredda per le stanze. Si tolse la giacca e così feci io e salì alcune scale raggiungendo una stanza rivestita completamente di legno, forse un tempo esterna alla casa, che capii essere una sauna. Nell'anticamera di questo luogo caldissimo si tolse ogni indumento riponendolo con enorme cura ed ebbi modo di studiarlo nella sua interezza, qualche tatuaggio sbiadito come il suo sorriso, un fisico asciutto ed un cazzo lungo e largo che gli pendeva tra le gambe.

Versò dell'acqua sui sassi caldi al centro della stanza e ci fu una vampata di calore. Se ne stava così, seduto, nudo, con la schiena poggiata sulla parete di legno e gli occhi socchiusi. Respirava il caldo ed ogni cosa gli sgorgava fuori dalla pelle, ogni pensiero, ogni stress. Mentre lasciava andare quel poco mondo che lo aveva assalito nel breve giro nei campi io ero nudo accovacciato tra le sue gambe e lentamente gli carezzavo il cazzo, baciandolo appena. Cresceva ed io con cura lo massaggiavo indugiando con la lingua sul suo glande. Era grande, gestibile ma grande. Io non avevo mai toccato il cazzo di un'altra persona in vita mia ma quella cosa, in quel momento, mi sembrava ciò per cui ero nato.
di
scritto il
2021-11-27
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