Perso
di
Stemmy
genere
etero
Il bacio fù la naturale conseguenza, il punto di arrivo e se volete di partenza, di quel corteggiamento durato infinite settimane. Un tempo lunghissimo, per me, abituato ad arrivare subito al sesso.
Ma Laura era diversa, il tempo passato con lei anche solo a passeggiare oppure seduti al tavolino di un bar sorseggiando un caffè, era appagante quasi quanto il sesso.
Dal primo casuale incontro, nel parcheggio sotterraneo del palazzo dove lei lavorava, al primo appuntamento in un elegante ristorante del centro, passarono ben tre settimane nelle quali la corteggiai al limite della molestia.
Con la scusa dell’incidente nel quale lei mi tamponò con colpa, ottenni il suo contatto e da quel momento, divenne la mia ossessione, la mia magnifica ossessione.
Cinquantenne e mia coetanea era rimasta sola dopo che il marito l’aveva tradita e abbandonata per una donna più giovane, comportamento per me assolutamente inspiegabile. Laura non era solo bella, era anche una donna molto intelligente e quindi molto difficile da conquistare e sicuramente fedele. Non era una donna da “drive by” ma una donna da trattare con riguardo e rispetto perchè di sicuro non aveva bisogno di me.
Non avevo mai incontrato una donna come lei nelle mie precedenti esperienze, niente di minimamente simile. La carica erotica che mi scatenava anche solo standole accanto non era paragonabile a niente che avessi provato in precedenza. Dopo i primi fugaci incontri con lei, tornavo a casa e dovevo assolutamente scaricarmi, ricorrendo all’autoerotismo.
Ero completamente e follemente preso da lei. Se fossi riuscito a conquistarla, non sarebbe stato un “drive by” nemmeno per me.
Potete quindi immaginare la gioia, quando finalmente riuscii ad invitarla cena a casa mia nell’attico più bello che possedevo, con vista sul parco di Monza.
La cena fu preparata da un famoso cuoco itinerante e consumata nella grande sala con la vetrata che dava sul parco. Avevo messo uno dei miei completi migliori mentre lei era vestita con un abito blu che le scendeva quasi fino alle ginocchia, le maniche non erano dello stesso tessuto ma trasparenti. I capelli tinti biondo erano lunghi oltre le spalle e la fronte coperta da una frangetta.
Per tutta la cena, nella quale parlammo più che altro del mio lavoro, mi eccitai così tanto da avere un erezione talmente potente da sentirmi in imbarazzo.
Finalmente il cuoco ci servì il dolce e lasciò l’appartamento.
Per quanto detto prima, ero in imbarazzo e non volevo alzarmi per servire il prosecco, così cercai di prolungare il più possibile la discussione.
Con un altra donna non mi sarei fatto scrupoli a mostrare, anche se contenuta dai pantaloni, la mia erezione. Ma con Laura non volevo far niente che potesse sembrare anche solo minimamente volgare, non adesso che finalmente eravamo soli, a casa mia.
Fu lei ad alzarsi, dirigendosi alla vetrata.
Era inverno, solo nebbia.
-Chissà che vista da quassù di giorno ?-
Era voltata verso la vetrata, mi alzai e la raggiunsi. La sovrastavo di almeno trenta centimetri lei era alta poco più di un metro e sessanta, ma sembrava più alta perchè indossava i tacchi.
Mentre mi avvicinavo mi guardai all’altezza della cerniera dei pantaloni, era gonfio e duro e non poteva non vedersi.
Le presi le spalle, le feci scorrere le mani sulle braccia, in quel momento si voltò.
Ci guardammo negli occhi, le presi il volto e ci baciammo. La voglia di lei era alle stelle, mi trattenni baciandola lentamente, non volevo “farla fuggire”. Aveva una lingua piccola, la sentivo appena. Quando iniziai a baciarla più profondamente la sentii sciogliersi abbandonandosi completamente alle mie braccia.
L’appoggiai delicatamente alla vetrata, continuando a baciarla. Le sue mani mi attirarono contro di lei. Lo appoggiai con tutto il mio peso, sopra la sua pancia. Aprii gli occhi e lei fece lo stesso, abbassò una mano sulla mia pancia facendola scorrere fino al mio pene in erezione, costretto dentro ai pantaloni. La sua espressione era seria ma stupita, la mia erezione divenne ancora più potente. Come mi capitava spesso le donne si stupivano della grandezza del mio pene. La sua mano, piccola e delicata, si posò all’inizio del rigonfiamento e lo percorse fino al cavallo.
-Non è finto- Le dissi
-E’ l’effetto che mi fai-
Ripresi a baciarla, schiacciandole la mano contro il pene in erezione. La sentii abbandonarsi.
Mi staccai e la girai verso la vetrata, una mano contro la pancia per attirarla ancora contro al mio pene in erezione e l’altra sul vestito all’altezza del seno.
Appoggiandole le labbra sul collo inizia a palparle il seno. Profumava, di non so cosa, ma era il profumo più inebriante che avessi mai sentito.
Feci scivolare la mano dalla pancia sulle cosce, fino a sentirle la pelle poco sopra al ginocchio.
Prima d’iniziare la risalita verso le sue parti intime pronunciai a bassa voce il suo nome, come per chiederle il permesso.
-SIIII- Fù la risposta mentre il battito impazzito del suo cuore rimbombava sulla mano che le cingeva il seno sinistro.
Iniziai a salire con la mano, lentamente, fino ad incontrare il bordo del vestito.
Non ero mai stato così tanto eccitato come in quel momento, nelle orecchie sentivo rimbombare il battito del mio cuore sembrava quasi entrato in risonanza con il suo. Volevo prolungare all’infinito quel momento magico, il coronamento di un sogno.
Salii, con la mano fin sotto alla gonna del vestito, a ridosso delle mutandine.
Stava ansimando, lo voleva forse più di me.
L’intimo era completamente bagnato, appena lo sfiorai sentii Laura gemere
La vidi spalancare la bocca e formare una macchia di condensa contro la vetrata.
Appoggiai il dito medio sulle sue parti intime, immediatamente allargò le gambe così da agevolare la mia azione.
Ero come un toro furioso nell’arena, un toro che carica a testa bassa il torero mentre sventola un drappo rosso.
Mi aiutai con l’altra mano, facendola scendere sulla coscia e usandola per sollevarle il vestito fino ai fianchi, poi le alzai il più possibile la gamba.
Laura era completamente abbandonata, si stava fidando di me.
Con la sua gamba leggermente sollevata potevo manovrare meglio, le sue parti intime erano più accessibili così affondai il colpo. Infilai tre dita fra le sue mutande e raggiunsi il centro del suo piacere.
Aveva labbra sottili ed appena accennate, era talmente bagnata che riuscii a farle scorrere delicatamente senza resistenza.
Aumentò l’intensità dei suoi gemiti, ad ogni passaggio sul clitoride il suo piacere aumentava, sembrava quasi senza fine.
La testa attorniata da una massa voluminosa di capelli biondi spingeva contro il mio petto, ad ogni passaggio delle dita sul clitoride un gemito sempre più intenso.
Stavo facendo fatica a reggere il suo imminente orgasmo, così la sollevai completamente girandomi contro la vetrata, ora ero messo meglio e la nuova posizione le aveva allargato ancora di più le cosce, senza volerlo le dita affondarono nelle sue parti intime, come se fossero di burro. Era talmente bagnata che le colavano gocce di umori sulle sue cosce e fra la mia mano.
Completamente sollevata da terra raggiunse un potentissimo orgasmo, che riuscii a reggere solo grazie alla vetrata alle mie spalle.
Smisi di sfregarle il clitoride e la ressi per le cosce con entrambe le mani, il suo corpo si stava lentamente calmando dagli spasmi provocati dall’orgasmo.
Mi diressi in camera da letto, lei era molto leggera ed io per fortuna molto in forma, così la girai prendendola in braccio con una mano sotto alle spalle ed una sotto alle gambe. Mi cinse il collo con le braccia, affondando il viso nel petto, come per nascondere la vergogna o l’imbarazzo per quello che era successo.
Mi stava piacendo sempre di più, così salì con lei in braccio le scale che conducevano al piano superiore in camera da letto. Aprìì con un piede la porta della stanza, entrai e l’adagiai sul letto.
Si mise distesa sulla schiena guardandomi slacciare la cravatta.
La guardai fissa negli occhi mentre mi tolsi la giacca e la camicia. Mi fermai, ancora non potevo credere che stava accadendo. Laura si alzò e voltandosi con la schiena verso di me iniziò a slacciare la zip posteriore, quasi invisibile, del suo vestito. Lo fece scivolare ai suoi piedi, si voltò e scavalcandolo si strinse ancora a me.
Feci in tempo a vedere il colore della sua biancheria intima poco prima che ricominciammo a baciarci.
Mutande e reggiseno erano coordinati e color ecrù, mai visto niente di più bello o forse ero talmente preso che tutto di lei sembrava super.
Le slacciai il reggiseno, portava una quarta abbondante, non avendo avuto gravidanze il seno era ancora sodo. Buttai il reggiseno sul letto.
Volevo avere la mia parte, dopo che le avevo procurato un orgasmo, anch’io volevo sfogare la mia passione per lei con un orgasmo, ormai era incontenibile e prossimo ad esplodere.
Le presi una mano conducendola al mio pene, ancora contenuto dai pantaloni, voleva essere liberato.
Non volevo assolutamente forzarla, ma la voglia di godere cresceva ogni secondo sempre di più.
Mi staccai a malincuore dalle sue labbra, solo per sbottonare i pantaloni e slacciare la cintura.
La fissai ancora, mentre mi toglievo anche i boxer liberando finalmente il pene.
Vederlo così grosso e in erezione, quasi la spaventò. Si avvicinò fino ad appoggiare le guance al mio petto, chiudendo gli occhi.
Lentamente le presi ancora la mano appoggiandola al pene. Era piccola come le mani di quasi tutte le donne, anche lei lo cingeva a fatica. Quella sera mi sarebbe bastata una sega, non chiedevo niente di più, così ricominciai a baciarla, profondamente mentre con la mano, guidavo la sua sul pene.
Le lasciai la mano, solo per prendere una natica e spingerla contro di me. Laura proseguì nella sua azione. Si accorse dell’imminenza dell’orgasmo quando smisi di baciarla ed iniziai ad assecondare i movimenti della sua mano con decisi colpi di bacino, fino all’esplosione che eruttò a mezzo metro, tanta era la pressione accumulata.
Laura continuò nella sua azione fino a quando non le presi la mano, completamente imbrattata dei miei umori che erano finiti un pò addosso ad entrambi.
La guidai in bagno, lei aveva ancora le mutandine. Ci lavammo le mani davanti al grande specchio sopra ai due lavandini. La sua immagine riflessa, era bellissima. Non resistetti alla voglia di prenderla ancora in braccio, così appena lavate le mani la sollevai ancora e la portai fin sopra al letto.
Mi ero eccitato un’altra volta.
Mi stesi sopra di lei, la baciai ancora. Poi scesi a baciarle i capezzoli che s’indurirono immediatamente, intanto con la mano le sfilai le mutandine buttandole ai piedi del letto.
Volevo leccarla, volevo darle ancora immenso piacere. Passai la lingua sul ventre scendendo verso il monte di Venere, ero vicinissimo al clitoride. Scivolai ancora verso i piedi del letto fino a raggiungere una posizione comoda dalla quale iniziai a leccarle il clitoride. Subito ai primi colpi, la sentii gemere, le sue mani afferrarono i miei capelli mentre il suo corpo iniziava a danzare al ritmo del piacere che montava sempre più intenso.
Vederla gemere e contorcersi mi eccitava a dismisura, ancora una volta una sensazione mai provata prima mi spingeva a continuare senza sosta.
Le presi le mani e le tenni nelle mie, nel momento in cui raggiunse l’orgasmo per la seconda volta con le mie labbra intorno al suo clitoride pulsante.
Con la bocca intrisa dei suoi umori la bacia ancora, profondamente per alcuni minuti, durante i quali la mia erezione non accennava a diminuire. Il pene durissimo e caldo era appoggiato al suo ventre. Smisi di baciarla per guardarla negli occhi.
-Posso-
Chiudendo gli occhi, forse per l’imbarazzo, forse per le dimensioni del mio pene, fece cenno di SI con la testa.
Mi sistemai sopra di lei, aiutandomi con i piedi le allargai le gambe di quel tanto che bastava per manovrare il mio pene. Lo puntai fra le labbra, già abbondantemente lubrificate ed iniziai a spingere. Non volevo farle male, così spinsi più piano che potevo, la sentii irrigidirsi, stava iniziando ad entrare.
Lo spinsi fino a metà, mi fermai dentro di lei con la cappella che pulsava. La baciai che ancora aveva gli occhi chiusi.
Iniziai la penetrazione, la sua lingua iniziò a corrispondere il bacio. Il suo bacino iniziò ad assecondare i miei movimenti, mi sollevai sulla pancia staccandomi dal bacio. La vidi aprire gli occhi, erano luminosi. Dalla bocca aperta una serie di gemiti sempre più forti accompagnavano la mia penetrazione ora più vigorosa.
Affondavo sempre di più in profondità, in un delirio di piacere un colpo dopo l’altro non mi accorsi se lei fosse venuta per la terza volta, ero totalmente preso dal mio orgasmo. Venni sulla sua pancia aiutandomi con la mano, lo schizzo le raggiunse i seni.
Quando iniziai a smaltire l’orgasmo lei mi stava fissando, un sorriso sulle labbra mi rimise in pace con il mondo.
Mi stesi al suo fianco, esausto in attesa di un suo cenno, un cenno qualunque.
Ma Laura era diversa, il tempo passato con lei anche solo a passeggiare oppure seduti al tavolino di un bar sorseggiando un caffè, era appagante quasi quanto il sesso.
Dal primo casuale incontro, nel parcheggio sotterraneo del palazzo dove lei lavorava, al primo appuntamento in un elegante ristorante del centro, passarono ben tre settimane nelle quali la corteggiai al limite della molestia.
Con la scusa dell’incidente nel quale lei mi tamponò con colpa, ottenni il suo contatto e da quel momento, divenne la mia ossessione, la mia magnifica ossessione.
Cinquantenne e mia coetanea era rimasta sola dopo che il marito l’aveva tradita e abbandonata per una donna più giovane, comportamento per me assolutamente inspiegabile. Laura non era solo bella, era anche una donna molto intelligente e quindi molto difficile da conquistare e sicuramente fedele. Non era una donna da “drive by” ma una donna da trattare con riguardo e rispetto perchè di sicuro non aveva bisogno di me.
Non avevo mai incontrato una donna come lei nelle mie precedenti esperienze, niente di minimamente simile. La carica erotica che mi scatenava anche solo standole accanto non era paragonabile a niente che avessi provato in precedenza. Dopo i primi fugaci incontri con lei, tornavo a casa e dovevo assolutamente scaricarmi, ricorrendo all’autoerotismo.
Ero completamente e follemente preso da lei. Se fossi riuscito a conquistarla, non sarebbe stato un “drive by” nemmeno per me.
Potete quindi immaginare la gioia, quando finalmente riuscii ad invitarla cena a casa mia nell’attico più bello che possedevo, con vista sul parco di Monza.
La cena fu preparata da un famoso cuoco itinerante e consumata nella grande sala con la vetrata che dava sul parco. Avevo messo uno dei miei completi migliori mentre lei era vestita con un abito blu che le scendeva quasi fino alle ginocchia, le maniche non erano dello stesso tessuto ma trasparenti. I capelli tinti biondo erano lunghi oltre le spalle e la fronte coperta da una frangetta.
Per tutta la cena, nella quale parlammo più che altro del mio lavoro, mi eccitai così tanto da avere un erezione talmente potente da sentirmi in imbarazzo.
Finalmente il cuoco ci servì il dolce e lasciò l’appartamento.
Per quanto detto prima, ero in imbarazzo e non volevo alzarmi per servire il prosecco, così cercai di prolungare il più possibile la discussione.
Con un altra donna non mi sarei fatto scrupoli a mostrare, anche se contenuta dai pantaloni, la mia erezione. Ma con Laura non volevo far niente che potesse sembrare anche solo minimamente volgare, non adesso che finalmente eravamo soli, a casa mia.
Fu lei ad alzarsi, dirigendosi alla vetrata.
Era inverno, solo nebbia.
-Chissà che vista da quassù di giorno ?-
Era voltata verso la vetrata, mi alzai e la raggiunsi. La sovrastavo di almeno trenta centimetri lei era alta poco più di un metro e sessanta, ma sembrava più alta perchè indossava i tacchi.
Mentre mi avvicinavo mi guardai all’altezza della cerniera dei pantaloni, era gonfio e duro e non poteva non vedersi.
Le presi le spalle, le feci scorrere le mani sulle braccia, in quel momento si voltò.
Ci guardammo negli occhi, le presi il volto e ci baciammo. La voglia di lei era alle stelle, mi trattenni baciandola lentamente, non volevo “farla fuggire”. Aveva una lingua piccola, la sentivo appena. Quando iniziai a baciarla più profondamente la sentii sciogliersi abbandonandosi completamente alle mie braccia.
L’appoggiai delicatamente alla vetrata, continuando a baciarla. Le sue mani mi attirarono contro di lei. Lo appoggiai con tutto il mio peso, sopra la sua pancia. Aprii gli occhi e lei fece lo stesso, abbassò una mano sulla mia pancia facendola scorrere fino al mio pene in erezione, costretto dentro ai pantaloni. La sua espressione era seria ma stupita, la mia erezione divenne ancora più potente. Come mi capitava spesso le donne si stupivano della grandezza del mio pene. La sua mano, piccola e delicata, si posò all’inizio del rigonfiamento e lo percorse fino al cavallo.
-Non è finto- Le dissi
-E’ l’effetto che mi fai-
Ripresi a baciarla, schiacciandole la mano contro il pene in erezione. La sentii abbandonarsi.
Mi staccai e la girai verso la vetrata, una mano contro la pancia per attirarla ancora contro al mio pene in erezione e l’altra sul vestito all’altezza del seno.
Appoggiandole le labbra sul collo inizia a palparle il seno. Profumava, di non so cosa, ma era il profumo più inebriante che avessi mai sentito.
Feci scivolare la mano dalla pancia sulle cosce, fino a sentirle la pelle poco sopra al ginocchio.
Prima d’iniziare la risalita verso le sue parti intime pronunciai a bassa voce il suo nome, come per chiederle il permesso.
-SIIII- Fù la risposta mentre il battito impazzito del suo cuore rimbombava sulla mano che le cingeva il seno sinistro.
Iniziai a salire con la mano, lentamente, fino ad incontrare il bordo del vestito.
Non ero mai stato così tanto eccitato come in quel momento, nelle orecchie sentivo rimbombare il battito del mio cuore sembrava quasi entrato in risonanza con il suo. Volevo prolungare all’infinito quel momento magico, il coronamento di un sogno.
Salii, con la mano fin sotto alla gonna del vestito, a ridosso delle mutandine.
Stava ansimando, lo voleva forse più di me.
L’intimo era completamente bagnato, appena lo sfiorai sentii Laura gemere
La vidi spalancare la bocca e formare una macchia di condensa contro la vetrata.
Appoggiai il dito medio sulle sue parti intime, immediatamente allargò le gambe così da agevolare la mia azione.
Ero come un toro furioso nell’arena, un toro che carica a testa bassa il torero mentre sventola un drappo rosso.
Mi aiutai con l’altra mano, facendola scendere sulla coscia e usandola per sollevarle il vestito fino ai fianchi, poi le alzai il più possibile la gamba.
Laura era completamente abbandonata, si stava fidando di me.
Con la sua gamba leggermente sollevata potevo manovrare meglio, le sue parti intime erano più accessibili così affondai il colpo. Infilai tre dita fra le sue mutande e raggiunsi il centro del suo piacere.
Aveva labbra sottili ed appena accennate, era talmente bagnata che riuscii a farle scorrere delicatamente senza resistenza.
Aumentò l’intensità dei suoi gemiti, ad ogni passaggio sul clitoride il suo piacere aumentava, sembrava quasi senza fine.
La testa attorniata da una massa voluminosa di capelli biondi spingeva contro il mio petto, ad ogni passaggio delle dita sul clitoride un gemito sempre più intenso.
Stavo facendo fatica a reggere il suo imminente orgasmo, così la sollevai completamente girandomi contro la vetrata, ora ero messo meglio e la nuova posizione le aveva allargato ancora di più le cosce, senza volerlo le dita affondarono nelle sue parti intime, come se fossero di burro. Era talmente bagnata che le colavano gocce di umori sulle sue cosce e fra la mia mano.
Completamente sollevata da terra raggiunse un potentissimo orgasmo, che riuscii a reggere solo grazie alla vetrata alle mie spalle.
Smisi di sfregarle il clitoride e la ressi per le cosce con entrambe le mani, il suo corpo si stava lentamente calmando dagli spasmi provocati dall’orgasmo.
Mi diressi in camera da letto, lei era molto leggera ed io per fortuna molto in forma, così la girai prendendola in braccio con una mano sotto alle spalle ed una sotto alle gambe. Mi cinse il collo con le braccia, affondando il viso nel petto, come per nascondere la vergogna o l’imbarazzo per quello che era successo.
Mi stava piacendo sempre di più, così salì con lei in braccio le scale che conducevano al piano superiore in camera da letto. Aprìì con un piede la porta della stanza, entrai e l’adagiai sul letto.
Si mise distesa sulla schiena guardandomi slacciare la cravatta.
La guardai fissa negli occhi mentre mi tolsi la giacca e la camicia. Mi fermai, ancora non potevo credere che stava accadendo. Laura si alzò e voltandosi con la schiena verso di me iniziò a slacciare la zip posteriore, quasi invisibile, del suo vestito. Lo fece scivolare ai suoi piedi, si voltò e scavalcandolo si strinse ancora a me.
Feci in tempo a vedere il colore della sua biancheria intima poco prima che ricominciammo a baciarci.
Mutande e reggiseno erano coordinati e color ecrù, mai visto niente di più bello o forse ero talmente preso che tutto di lei sembrava super.
Le slacciai il reggiseno, portava una quarta abbondante, non avendo avuto gravidanze il seno era ancora sodo. Buttai il reggiseno sul letto.
Volevo avere la mia parte, dopo che le avevo procurato un orgasmo, anch’io volevo sfogare la mia passione per lei con un orgasmo, ormai era incontenibile e prossimo ad esplodere.
Le presi una mano conducendola al mio pene, ancora contenuto dai pantaloni, voleva essere liberato.
Non volevo assolutamente forzarla, ma la voglia di godere cresceva ogni secondo sempre di più.
Mi staccai a malincuore dalle sue labbra, solo per sbottonare i pantaloni e slacciare la cintura.
La fissai ancora, mentre mi toglievo anche i boxer liberando finalmente il pene.
Vederlo così grosso e in erezione, quasi la spaventò. Si avvicinò fino ad appoggiare le guance al mio petto, chiudendo gli occhi.
Lentamente le presi ancora la mano appoggiandola al pene. Era piccola come le mani di quasi tutte le donne, anche lei lo cingeva a fatica. Quella sera mi sarebbe bastata una sega, non chiedevo niente di più, così ricominciai a baciarla, profondamente mentre con la mano, guidavo la sua sul pene.
Le lasciai la mano, solo per prendere una natica e spingerla contro di me. Laura proseguì nella sua azione. Si accorse dell’imminenza dell’orgasmo quando smisi di baciarla ed iniziai ad assecondare i movimenti della sua mano con decisi colpi di bacino, fino all’esplosione che eruttò a mezzo metro, tanta era la pressione accumulata.
Laura continuò nella sua azione fino a quando non le presi la mano, completamente imbrattata dei miei umori che erano finiti un pò addosso ad entrambi.
La guidai in bagno, lei aveva ancora le mutandine. Ci lavammo le mani davanti al grande specchio sopra ai due lavandini. La sua immagine riflessa, era bellissima. Non resistetti alla voglia di prenderla ancora in braccio, così appena lavate le mani la sollevai ancora e la portai fin sopra al letto.
Mi ero eccitato un’altra volta.
Mi stesi sopra di lei, la baciai ancora. Poi scesi a baciarle i capezzoli che s’indurirono immediatamente, intanto con la mano le sfilai le mutandine buttandole ai piedi del letto.
Volevo leccarla, volevo darle ancora immenso piacere. Passai la lingua sul ventre scendendo verso il monte di Venere, ero vicinissimo al clitoride. Scivolai ancora verso i piedi del letto fino a raggiungere una posizione comoda dalla quale iniziai a leccarle il clitoride. Subito ai primi colpi, la sentii gemere, le sue mani afferrarono i miei capelli mentre il suo corpo iniziava a danzare al ritmo del piacere che montava sempre più intenso.
Vederla gemere e contorcersi mi eccitava a dismisura, ancora una volta una sensazione mai provata prima mi spingeva a continuare senza sosta.
Le presi le mani e le tenni nelle mie, nel momento in cui raggiunse l’orgasmo per la seconda volta con le mie labbra intorno al suo clitoride pulsante.
Con la bocca intrisa dei suoi umori la bacia ancora, profondamente per alcuni minuti, durante i quali la mia erezione non accennava a diminuire. Il pene durissimo e caldo era appoggiato al suo ventre. Smisi di baciarla per guardarla negli occhi.
-Posso-
Chiudendo gli occhi, forse per l’imbarazzo, forse per le dimensioni del mio pene, fece cenno di SI con la testa.
Mi sistemai sopra di lei, aiutandomi con i piedi le allargai le gambe di quel tanto che bastava per manovrare il mio pene. Lo puntai fra le labbra, già abbondantemente lubrificate ed iniziai a spingere. Non volevo farle male, così spinsi più piano che potevo, la sentii irrigidirsi, stava iniziando ad entrare.
Lo spinsi fino a metà, mi fermai dentro di lei con la cappella che pulsava. La baciai che ancora aveva gli occhi chiusi.
Iniziai la penetrazione, la sua lingua iniziò a corrispondere il bacio. Il suo bacino iniziò ad assecondare i miei movimenti, mi sollevai sulla pancia staccandomi dal bacio. La vidi aprire gli occhi, erano luminosi. Dalla bocca aperta una serie di gemiti sempre più forti accompagnavano la mia penetrazione ora più vigorosa.
Affondavo sempre di più in profondità, in un delirio di piacere un colpo dopo l’altro non mi accorsi se lei fosse venuta per la terza volta, ero totalmente preso dal mio orgasmo. Venni sulla sua pancia aiutandomi con la mano, lo schizzo le raggiunse i seni.
Quando iniziai a smaltire l’orgasmo lei mi stava fissando, un sorriso sulle labbra mi rimise in pace con il mondo.
Mi stesi al suo fianco, esausto in attesa di un suo cenno, un cenno qualunque.
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