Cronache di un quartiere particolare - Ep. 2: Il trio delle meraviglie

di
genere
tradimenti

Erano passate alcune settimane da quando Luisa, col pretesto di farsi scattare delle foto da me, mi aveva concesso le sue grazie (in senso più fisico che mai). Due settimane e mezzo, per l'esattezza, in cui avevo continuato a dare ripetizioni d'inglese a suo figlio Francesco. Martedì e giovedì erano i giorni deputati: prima un'oretta d'inglese, poi una capatina in camera di Luisa, una scopata veloce e tanti saluti. Quando la signora si lasciava prendere la mano, mi chiedeva di portare con me la macchina fotografica, così da divertirci un po' insieme. Alcuni dei set più... ispirati della mia carriera risalgono proprio a quel periodo.

Luisa mantenne fede alla sua promessa, e nelle conversazioni con le amiche (tutte le brave mogli del vicinato, radunate di fronte alle sue leggendarie tisane) non faceva che parlare di questo mio incredibile talento. Certo, non specificava mai che il soggetto fosse lei (per evitare che il marito, Gioele, s'indispettisse), ma raccontava della mia bravura in modo di trovare nuove potenziali clienti per me.

In soli venti giorni ben tre famiglie mi scritturarono: due per delle foto più ordinarie, una addirittura per fare un servizio alla comunione di uno dei figli (servizio, come immaginerete, pagato profumatamente).

Luisa però non si fermava qui. Piano piano, cercò di creare una piccola rete di sue amiche che potessero essere... interessate anche al mio talento come autore "erotico".

Accadde tutto di giovedì. Stavolta Luisa non mi aspettava in camera ma in cucina, la stanza deputata agli affari. Con lei c'erano due amiche, che sorseggiavano un infuso fumante ai frutti rossi.

"Vieni qui, caro, siediti. Pensavo di far vedere alcuni dei tuoi lavori alle mie amiche qui, ti va?"
"Certo" dissi subito io, e feci per tirare fuori il mio portfolio dallo zaino, non capendo a pieno.
"Ma no, non quelli. Quelli del baule".

I miei servizi più "osè", infatti, stavano tutti in una grande cassa nell'armadio di lei. Una cassa chiusa a chiave, s'intende.

"Ma... sei sicura che...?"
"Oh, non ti preoccupare. Sanno già tutto" disse lei, e fece per salire le scale e andare in camera sua.

Rimasi solo con le due signore. Mi presentai, e cercai di carpire più dettagli possibile su di loro.
Vanessa, la donna alla mia sinistra, era più giovane di Luisa. Avrà avuto una quarantina d'anni, forse. Portava i capelli a caschetto e vestiva elegante, un'eleganza strana in un contesto simile. L'altra donna si chiamava Denise, e aveva già superato i cinquanta. I capelli lunghi neri iniziavano a tingersi di grigio, ma non avrei potuto dire che fosse una brutta donna.
Luisa tornò, e gettò una voluminosa cartella sul tavolo.
Le due, fameliche, vi si avventarono sopra e iniziarono a spulciare i vari "servizi".
Intravidi foto che ricordavo bene: una di Luisa con le mutandine tra i denti, una mentre leccava sensuale il vibratore che le avevo portato... erano state settimane molto intense per quella donna.

"Sì, direi che può fare al caso nostro", convennero le due dopo aver esaminato attentamente il mio curriculum (borderline a dir poco).
Del resto, era... 'borderline' pure il progetto in cui volevano coinvolgermi. La voglia di trasgressione delle donne le aveva portate a concepire un meraviglioso progetto artistico, che era anche una forma di vendetta nei confronti dei mariti. Quegli uomini, grigi esponenti di un'altra generazione, le avevano relegate a un ruolo inadatto alla piena espressione della loro personalità: quello di angeli del focolare, mogli, madri.
Tutte e tre, in qualche forma, avevano preso a detestare i tre mariti per una curiosa vicenda che decisero di raccontarmi.

Qualche anno prima, tornando a casa prima del previsto dal lavoro, Vanessa si era imbattuta in una scena che aveva dell'incredibile. I tre uomini, tutti sul suo divano, si segavano senza ritegno davanti a una ragazza sui 25 anni scarsi, una spogliarellista che per alzare qualche soldo in più si era fatta convincere a intrattenere i suoi clienti in modo particolare.
Per amore dei figli, nessuna delle tre donne aveva chiesto il divorzio. Ma avevano sempre meditato vendetta. E ora la vendetta era arrivata con me come suo tramite.

Ci trovammo a casa di Vanessa, chiaramente. Sul divano trovai dei vestiti da uomo: capii subito che erano per me. Anche io avrei dovuto fare da modello, in questa occasione, proprio per la mia giovane età. Citando Magritte (o molti porno amatoriali), avrei però tenuto interamente coperto il mio volto - in questo caso con un passamontagna. Indossai i vestiti eleganti, che appresi essere di Gioele, marito di Luisa e prima vittima delle mie foto.

Il primo scatto era una vera e propria foto di famiglia sul divano, con composizione abbastanza semplice. Io me ne stavo in posizione centrale, Luisa era seduta sulle mie gambe, Vanessa mi poggiava la testa sulla spalla destra e Denise sulla sinistra. Eravamo tutti integralmente vestiti. Da lì procedemmo nella creazione di questo particolare fotoromanzo.

Gli scatti successivi vedevano tutti nelle stesse pose, ma via via con sempre meno vestiti, e con le mani delle tre donne sempre più vicine alle mie zone più intime. Seguirono un po' di scatti in solitaria.
Per prima Luisa, al mio fianco sul divano, con un sorriso smagliante e il mio cazzo nelle mani.
Poi Vanessa, che volle farsi scattare una foto in cui con le dita le allargavo la fica.
Infine Denise, che per questo primo scatto mi chiese di metterle la faccia tra le tette (peraltro molto grosse).

Fatte queste foto d'introduzione, s'arrivò ai piatti forti.
Le tre donne s'inginocchiarono tutte davanti a me, e io presi in mano la macchina fotografica. Con sapienza, presi un bel po' di primi piani o simili.
Scattai una foto col mio cazzo in primo piano e le tre, sorridenti e affamate, sullo sfondo. Le loro espressioni di gioia erano inconfondibili: era la gioia di tre casalinghe che potevano godere di un bel cazzo giovane in tiro.
I seguenti scatti potete immaginarli. Ho ritratto l'abilità di Vanessa nel prendere il mio cazzo fino in fondo alla gola, la sapienza di Denise nell'accompagnare singoli colpi di lingua e giochi di labbra, la bravura ormai nota di Luisa.

Per ognuna ho scattato anche foto in solitaria, più intime, che loro stesse mi chiesero. Volevano che i rispettivi mariti capissero che tradirli era stato sia un atto di puro svago sia un gesto più personale, un atto quasi d'amore. Quei poveri uomini dovevano trovare queste foto arrapanti, eccitanti, ma dovevano anche capire che le loro donne amavano profondamente il cazzo di quel ragazzo, più del loro.
Quest'idea era stata di Vanessa, la più incattivita delle tre, forse per la giovane età. Si fece fare spazio dalle compari, e mi regalò una serie di sguardi dolci e amorevoli, mentre io immortalavo la sua lingua sulla punta del mio cazzo.

Ma tre donne arrapate possono avere decine di buone idee.
Me le scopai in tutte le posizioni, dando prova della creatività che a un fotografo serve. Ho scatti di Denise che affonda la testa nella fica di Luisa mentre io la scopo da dietro, ho foto di Vanessa che mi cavalca arrapata, ho scatti gloriosi dei loro tre culetti allineati sul divano.

Proprio a questo punto mi interruppero.
"Fai un video. Dobbiamo parlare".

Iniziai a riprendere col cellulare.
Parlò per prima proprio Vanessa.
"Ciao tesoro. Come puoi vedere dalle foto, ti ho finalmente restituito il favore di qualche anno fa. Il ragazzone che sta girando questo video è bravo, e ci tenevo che tu mi sentissi dirlo"
"Già - intervenne Luisa - lui da solo ci ha fatto godere molto più di quanto voi tre avete fatto per anni con una sola di noi".
"È per questo motivo - concluse Denise - che abbiamo deciso di fargli un regalo che voi non meritate".
Si guardarono e annuirono: "Vogliamo che lui sia il primo uomo a scopare i nostri culi"

Mentre il video andava avanti, ni avvicinai a loro. Possiedo tuttora un glorioso filmato del mio cazzo che affonda nei culi vergini di quelle tre donne, che in tanti anni di matrimonio non si erano mai concesse al marito da quel punto di vista.

Passarono pochi giorni, e portai come mio solito tutto il materiale sviluppato a Luisa. Mentre parlavamo entrò nella stanza Laura, sua figlia, facendo irruzione. Teneva in mano una foto che riconobbi tragicamente come mia, in cui sua madre portava un collarino borchiato, tenuto da una catena legata al letto, ed era nuda, in ginocchio. Era uno dei miei ultimi set, uno dei miei capolavori.
"Cos'è questo? Avanti, dimmelo"
"Laura, io..."
"Le ha fatte lui, vero?"
"...sì"
"Molto bene. Sarò molto diretta allora. Sono pronta a dimenticare tutta questa faccenda..."
"Ma?"
"Ma voglio anche io un servizio scattato da lui"
"Molto bene - rispose Luisa con aria di sfida - ma io sarò presente".

CONTINUA...
scritto il
2022-01-07
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