Cuckold Story: Capitolo 2.
di
cuckyita
genere
tradimenti
Volume I: La stagione degli amori.
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L'evoluzione di una giovane coppia, il racconto della storia, delle emozioni e dei sentimenti che hanno permesso di realizzare le più nascoste e perverse fantasie...
Capitolo 2: Dolci litigi.
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Passarono altri giorni. Il weekend, ormai alle porte, poteva essere l'occasione per metabolizzare la recente elezione di Alessandro a incarnazione dei nostri piaceri segreti. Era necessario discutere dell'accaduto, beneficiando del nuovo eccitante episodio, innescato dalle nostre attuali provocazioni. Ancora nessuno aveva il coraggio di fare il passo definitivo, discutendo seriamente e avallando la cosa. La situazione appariva estremamente confusa ed enigmatica. L’ambiguità del contesto, era però chiara a entrambi, come a evidenziare che qualcosa di rischioso era nell’aria. Bastava un nulla, per giungere alle corna vere e proprie; quelle dalle quali non si può tornare indietro. Durante l'intimità, nel nostro letto, ne parlavamo spesso. Giulia, faceva la gatta morta, enfatizzando la cosa e, senza mezzi termini, m’incalzava domandandomi, seppur capricciosamente, se fossi d'accordo a concretare la situazione creatasi. La cosa che maggiormente adorava per farmi eccitare era provocarmi, iniziando lentamente a masturbarmi e sussurrandomi parole tentatrici nell'orecchio:
GIULIA: Amore, cosa pensi che succederà la prossima volta che io e Ale resteremo soli? Pensi si accontenterà di una palpatina? Ho proprio voglia si sfidarlo ancora, sai. Magari potrei dirgli che non ha il coraggio di baciarmi! Se poi mi mettesse la lingua in bocca cosa dovrei fare secondo te?
IO: Mhmm… non saprei tesoro, tu cosa vorresti?
GIULIA: Io avrei voglia di ricambiare ovviamente! Potrei limonarci in modo spinto e assecondare le sue mani. Poi chi lo sa… magari potrei anche fargli uno dei miei speciali servizietti! So quanto apprezzi i miei pompini, non essere egoista! Non pensi sia uno spreco che solo tu possa goderne?
IO: Mmhm… lo faresti davvero?
GIULIA: Oh, ma certo, dipende solo da te… mi piace sia tu ad autorizzarmi a lasciarmi andare!
IO: Si amore… Fallo!… Mi fai impazzire quando fai così.
GIULIA: Mhmm, che bravo! Non saresti geloso nel sapere che la tua ragazza fa la troietta con un altro uomo?
IO: Tanto, tanto geloso amore mio… ma voglio comunque che ci faccia tutto quello che ti va.
GIULIA: Tutto tutto? Allora ne approfitto e mi faccio anche scopare, giusto un pochetto! Visto che ci tieni tanto lo faccio solo per te! Mi stai facendo venire una gran voglia di farti cornuto!
Guidato dai sussurri e dalle immagini erotiche che magicamente si concretavano nella mia testa, la conversazione s’interrompeva bruscamente, causa un’improvvisa sborrata fuori controllo! Fuori dalla sfera sessuale non era facile parlarne, complice il fatto che irrimediabilmente, appena accennato il discorso, entrambi venivamo persuasi da un incontrollato desiderio. La situazione era più che mai equivoca. Nonostante stessimo giocando a carte scoperte, non riuscivamo ancora a capire le nostre effettive intenzioni; per farla breve, quella sottile linea tra fantasia e realtà. Serviva una scossa, un pretesto utile a invocare il coraggio per andare oltre. Volevamo entrambi rompere quello stallo ma, per vigliaccheria, nascondevamo le nostre reali trepidazioni. Rendeva ancora più complessa la decisione, il fatto che Giulia, fino a quel momento, fosse stata a letto soltanto con me. Sebbene la sua apparente sfrontatezza, era chiaramente un po’ titubante e nervosa nel prendere l’iniziativa e mettere in atto la prima irrimediabile mossa. Offrire il proprio corpo al collega era diventata sia la nostra più grande paura, che intrigante desiderio.
Era un venerdì mattina, ultimo giorno lavorativo prima del tanto atteso fine settimana; dopo esserci svogliatamente alzati, iniziavamo a litigare durante la colazione. Il motivo della disputa non era niente di serio, si trattava delle classiche diatribe legate ai futili motivi che capitano in una quotidiana convivenza. Era piuttosto raro che discutessimo, grazie al nostro carattere solare e allegro ma, quando succedeva, nessuno dei due voleva darla vinta all’altro. Giulia era molto testarda e orgogliosa, io non ero da meno. Quella mattina usciva da casa in gran fretta, a malapena bevendo il suo caffè, tutta indispettita e altezzosa. Solitamente era necessaria qualche ora per farla calmare ma, in quell’occasione, non si faceva viva neanche durante la pausa pranzo. Non davo particolare peso alla cosa, in fin dei conti era una discussione da poco. Rimandavo la cosa e mi dedicavo al lavoro.
Parlavo dell’accaduto a Giovanni, il mio migliore amico, che mi esortava a non preoccuparmi. Si era da poco laureato in psicologia e mi ero prodigato, non poco, per proporre la sua figura professionale all’interno della mia azienda. Lo reputavo un lavoratore attento e affidabile e spesso approfittavo del suo titolo accademico per rivolgergli domande particolari e soddisfare ogni mia curiosità. Trovavo piacevole dialogare con lui anche sui particolari di natura più personale, senza mai eccedere nella volgarità. Lo chiamavo il “sessuologo”, poiché aveva incentrato la propria tesi di laurea sulla complessità dei rapporti intimi moderni tra l’uomo e la donna. La sua opinione era preziosa per me; lo conoscevo sin da bambino ed era stato primo testimone e sostenitore del nostro grande amore. Da quando era stato assunto nella mia stessa ditta, era anche divenuto un collega fidato e presenza ancora più costante nella mia vita. Non mi ero mai spinto nel descrivergli le sfaccettature più profonde delle nostre fantasie, anche se sarebbe stato interessante ricevere un suo parere sulla procacità di quelle perversioni. La sua profonda conoscenza del genere femminile, avrebbe sicuramente aiutato a schiarire i tanti dilemmi che spesso attanagliavano i miei pensieri.
Assorto dalle varie incombenze professionali, a stento mi accorgevo che era già tardo pomeriggio ed era arrivato il momento di tornare a casa. Qui, con stupore, scoprivo che Giulia non era ancora rincasata. Di tanto in tanto, capitava che si trattenesse con colleghi o amici per un aperitivo serale, ma era solita avvertire. Un po’ preoccupato, provavo a contattarla ma senza ricevere alcuna risposta. Che fosse ancora offesa per stamattina? Dal mio canto, la questione era già finita nel dimenticatoio. Tentavo di riflettere sul diverbio, senza trovare alcuna spiegazione tale da giustificare un comportamento così funesto. Come un lampo, mi venne in mente Alessandro. Che avesse trovato il coraggio di assecondare le sue avance? Mi eccitavo nell’immaginarli insieme, a tal punto da iniziare a masturbarmi. Era sera, ormai ora di cena, quando venivo interrotto dal rumore delle chiavi nella serratura; era lei, bellissima come non mai. Mi osservava con il suo dolcissimo visino mentre io percepivo il peso dei suoi occhi intriganti e magnetici. Rimasi folgorato da uno strano sorrisetto malizioso che mai nella mia vita dimenticherò:
IO: Ciao, ti sei tranquillizzata? Ero preoccupato e ho provavo a chiamarti, come mai questo ritardo?
GIULIA: Scusami, sono stata un po’ impegnata… sai… ho trovato il coraggio di fare una cosa...
IO: Quale cosa?
Il mio tono di finta ingenuità tradiva le mie emozioni. Avevo compreso l’ovvio riferimento a quello che stavo immaginando, solo pochi attimi prima che arrivasse. Lei sorrideva un po’ imbarazzata ed io, pur avendo capito la situazione, non gli ero d’aiuto. Non trovavo il coraggio di replicare, intrappolato in quegli attimi di eterno paradosso; un vuoto allo stomaco attenuato soltanto dall’erezione che ancora non avevo perduto.
GIULIA: Non te la prendere, non ha nulla a che vedere con la rabbia di stamattina. Anche se forse, è stato proprio quella la motivazione che mi ha spinto a osare di più. Dopo lavoro ho fatto un giro in auto con Alessandro…
IO: Voi due soli…? Cosa avete fatto?
GIULIA: Secondo te?
IO: … Te lo sei… scopato?
GIULIA: No, no. Non abbiamo scopato. Abbiamo parlato un po'... e poi... bè, mi ha baciata e io ci sono stata...
In quel momento percepivo il suo grande sforzo emotivo, dettato da quella strana situazione tanto temuta quanto sognata; aveva bisogno di essere rassicurata. Dentro di me tirai un sospiro di sollievo, Alessandro non si aveva scopato la mia fidanzata! Euforico per la negazione della trombata, la abbracciai forte per poi iniziare a baciarla con una passione travolgente. Lei percepiva la mia erezione di marmo attraverso i pantaloni. Grazie alla mia accondiscendente reazione, finalmente riusciva a tranquillizzarsi:
IO: Ti amo!
GIULIA: Anche io tanto! Volevo dirti… bè… non è proprio finita qui! È anche successo dell’altro…
IO: Per il momento mi basta non abbiate scopato! Raccontami, voglio sapere ogni cosa!
GIULIA: D’accordo, ma prima andiamo a letto?!
Gli altri capitoli sono disponibili su www.cuckyita.it e saranno periodicamente pubblicati.
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L'evoluzione di una giovane coppia, il racconto della storia, delle emozioni e dei sentimenti che hanno permesso di realizzare le più nascoste e perverse fantasie...
Capitolo 2: Dolci litigi.
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Passarono altri giorni. Il weekend, ormai alle porte, poteva essere l'occasione per metabolizzare la recente elezione di Alessandro a incarnazione dei nostri piaceri segreti. Era necessario discutere dell'accaduto, beneficiando del nuovo eccitante episodio, innescato dalle nostre attuali provocazioni. Ancora nessuno aveva il coraggio di fare il passo definitivo, discutendo seriamente e avallando la cosa. La situazione appariva estremamente confusa ed enigmatica. L’ambiguità del contesto, era però chiara a entrambi, come a evidenziare che qualcosa di rischioso era nell’aria. Bastava un nulla, per giungere alle corna vere e proprie; quelle dalle quali non si può tornare indietro. Durante l'intimità, nel nostro letto, ne parlavamo spesso. Giulia, faceva la gatta morta, enfatizzando la cosa e, senza mezzi termini, m’incalzava domandandomi, seppur capricciosamente, se fossi d'accordo a concretare la situazione creatasi. La cosa che maggiormente adorava per farmi eccitare era provocarmi, iniziando lentamente a masturbarmi e sussurrandomi parole tentatrici nell'orecchio:
GIULIA: Amore, cosa pensi che succederà la prossima volta che io e Ale resteremo soli? Pensi si accontenterà di una palpatina? Ho proprio voglia si sfidarlo ancora, sai. Magari potrei dirgli che non ha il coraggio di baciarmi! Se poi mi mettesse la lingua in bocca cosa dovrei fare secondo te?
IO: Mhmm… non saprei tesoro, tu cosa vorresti?
GIULIA: Io avrei voglia di ricambiare ovviamente! Potrei limonarci in modo spinto e assecondare le sue mani. Poi chi lo sa… magari potrei anche fargli uno dei miei speciali servizietti! So quanto apprezzi i miei pompini, non essere egoista! Non pensi sia uno spreco che solo tu possa goderne?
IO: Mmhm… lo faresti davvero?
GIULIA: Oh, ma certo, dipende solo da te… mi piace sia tu ad autorizzarmi a lasciarmi andare!
IO: Si amore… Fallo!… Mi fai impazzire quando fai così.
GIULIA: Mhmm, che bravo! Non saresti geloso nel sapere che la tua ragazza fa la troietta con un altro uomo?
IO: Tanto, tanto geloso amore mio… ma voglio comunque che ci faccia tutto quello che ti va.
GIULIA: Tutto tutto? Allora ne approfitto e mi faccio anche scopare, giusto un pochetto! Visto che ci tieni tanto lo faccio solo per te! Mi stai facendo venire una gran voglia di farti cornuto!
Guidato dai sussurri e dalle immagini erotiche che magicamente si concretavano nella mia testa, la conversazione s’interrompeva bruscamente, causa un’improvvisa sborrata fuori controllo! Fuori dalla sfera sessuale non era facile parlarne, complice il fatto che irrimediabilmente, appena accennato il discorso, entrambi venivamo persuasi da un incontrollato desiderio. La situazione era più che mai equivoca. Nonostante stessimo giocando a carte scoperte, non riuscivamo ancora a capire le nostre effettive intenzioni; per farla breve, quella sottile linea tra fantasia e realtà. Serviva una scossa, un pretesto utile a invocare il coraggio per andare oltre. Volevamo entrambi rompere quello stallo ma, per vigliaccheria, nascondevamo le nostre reali trepidazioni. Rendeva ancora più complessa la decisione, il fatto che Giulia, fino a quel momento, fosse stata a letto soltanto con me. Sebbene la sua apparente sfrontatezza, era chiaramente un po’ titubante e nervosa nel prendere l’iniziativa e mettere in atto la prima irrimediabile mossa. Offrire il proprio corpo al collega era diventata sia la nostra più grande paura, che intrigante desiderio.
Era un venerdì mattina, ultimo giorno lavorativo prima del tanto atteso fine settimana; dopo esserci svogliatamente alzati, iniziavamo a litigare durante la colazione. Il motivo della disputa non era niente di serio, si trattava delle classiche diatribe legate ai futili motivi che capitano in una quotidiana convivenza. Era piuttosto raro che discutessimo, grazie al nostro carattere solare e allegro ma, quando succedeva, nessuno dei due voleva darla vinta all’altro. Giulia era molto testarda e orgogliosa, io non ero da meno. Quella mattina usciva da casa in gran fretta, a malapena bevendo il suo caffè, tutta indispettita e altezzosa. Solitamente era necessaria qualche ora per farla calmare ma, in quell’occasione, non si faceva viva neanche durante la pausa pranzo. Non davo particolare peso alla cosa, in fin dei conti era una discussione da poco. Rimandavo la cosa e mi dedicavo al lavoro.
Parlavo dell’accaduto a Giovanni, il mio migliore amico, che mi esortava a non preoccuparmi. Si era da poco laureato in psicologia e mi ero prodigato, non poco, per proporre la sua figura professionale all’interno della mia azienda. Lo reputavo un lavoratore attento e affidabile e spesso approfittavo del suo titolo accademico per rivolgergli domande particolari e soddisfare ogni mia curiosità. Trovavo piacevole dialogare con lui anche sui particolari di natura più personale, senza mai eccedere nella volgarità. Lo chiamavo il “sessuologo”, poiché aveva incentrato la propria tesi di laurea sulla complessità dei rapporti intimi moderni tra l’uomo e la donna. La sua opinione era preziosa per me; lo conoscevo sin da bambino ed era stato primo testimone e sostenitore del nostro grande amore. Da quando era stato assunto nella mia stessa ditta, era anche divenuto un collega fidato e presenza ancora più costante nella mia vita. Non mi ero mai spinto nel descrivergli le sfaccettature più profonde delle nostre fantasie, anche se sarebbe stato interessante ricevere un suo parere sulla procacità di quelle perversioni. La sua profonda conoscenza del genere femminile, avrebbe sicuramente aiutato a schiarire i tanti dilemmi che spesso attanagliavano i miei pensieri.
Assorto dalle varie incombenze professionali, a stento mi accorgevo che era già tardo pomeriggio ed era arrivato il momento di tornare a casa. Qui, con stupore, scoprivo che Giulia non era ancora rincasata. Di tanto in tanto, capitava che si trattenesse con colleghi o amici per un aperitivo serale, ma era solita avvertire. Un po’ preoccupato, provavo a contattarla ma senza ricevere alcuna risposta. Che fosse ancora offesa per stamattina? Dal mio canto, la questione era già finita nel dimenticatoio. Tentavo di riflettere sul diverbio, senza trovare alcuna spiegazione tale da giustificare un comportamento così funesto. Come un lampo, mi venne in mente Alessandro. Che avesse trovato il coraggio di assecondare le sue avance? Mi eccitavo nell’immaginarli insieme, a tal punto da iniziare a masturbarmi. Era sera, ormai ora di cena, quando venivo interrotto dal rumore delle chiavi nella serratura; era lei, bellissima come non mai. Mi osservava con il suo dolcissimo visino mentre io percepivo il peso dei suoi occhi intriganti e magnetici. Rimasi folgorato da uno strano sorrisetto malizioso che mai nella mia vita dimenticherò:
IO: Ciao, ti sei tranquillizzata? Ero preoccupato e ho provavo a chiamarti, come mai questo ritardo?
GIULIA: Scusami, sono stata un po’ impegnata… sai… ho trovato il coraggio di fare una cosa...
IO: Quale cosa?
Il mio tono di finta ingenuità tradiva le mie emozioni. Avevo compreso l’ovvio riferimento a quello che stavo immaginando, solo pochi attimi prima che arrivasse. Lei sorrideva un po’ imbarazzata ed io, pur avendo capito la situazione, non gli ero d’aiuto. Non trovavo il coraggio di replicare, intrappolato in quegli attimi di eterno paradosso; un vuoto allo stomaco attenuato soltanto dall’erezione che ancora non avevo perduto.
GIULIA: Non te la prendere, non ha nulla a che vedere con la rabbia di stamattina. Anche se forse, è stato proprio quella la motivazione che mi ha spinto a osare di più. Dopo lavoro ho fatto un giro in auto con Alessandro…
IO: Voi due soli…? Cosa avete fatto?
GIULIA: Secondo te?
IO: … Te lo sei… scopato?
GIULIA: No, no. Non abbiamo scopato. Abbiamo parlato un po'... e poi... bè, mi ha baciata e io ci sono stata...
In quel momento percepivo il suo grande sforzo emotivo, dettato da quella strana situazione tanto temuta quanto sognata; aveva bisogno di essere rassicurata. Dentro di me tirai un sospiro di sollievo, Alessandro non si aveva scopato la mia fidanzata! Euforico per la negazione della trombata, la abbracciai forte per poi iniziare a baciarla con una passione travolgente. Lei percepiva la mia erezione di marmo attraverso i pantaloni. Grazie alla mia accondiscendente reazione, finalmente riusciva a tranquillizzarsi:
IO: Ti amo!
GIULIA: Anche io tanto! Volevo dirti… bè… non è proprio finita qui! È anche successo dell’altro…
IO: Per il momento mi basta non abbiate scopato! Raccontami, voglio sapere ogni cosa!
GIULIA: D’accordo, ma prima andiamo a letto?!
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