La dolce Valentina e i suoi piedini
di
Lo Sbavatore
genere
dominazione
È ottobre e l’aria comincia a farsi fresca là fuori. La vita procede normale. L’appartamento londinese in cui vivo si è ormai riempito perché le lezioni stanno per ricominciare. Ah, dimenticavo il particolare più importante. Valentina e Martina sono venute a vivere qui. Sono due ragazze normali, anche carine se volete. Studiano lingue ed economia rispettivamente. Siamo tutti e tre italiani e in questo marasma di lingue che è il nostro appartamento - chi parla inglese, chi spagnolo, chi tedesco - spesso ci facciamo una risata nella nostra lingua nativa.
Sono due ragazze normali come dicevo. Martina. L’economista, è schiva, parla poco, soprattutto quando siamo soli, ma non manca mai di dire la sua. Ha una personalità calma che non si perde troppo in chiacchiere. Ma a volte i suoi silenzi mi mettono a disagio. Non capisco cosa pensa dietro la facciata di quella tranquillità. Cosa si nasconde dietro l’apparenza dei calzettoni di lana e del pigiama con cui gira sempre per casa?
Valentina al contrario parla, parla parecchio e con me ci chiacchiera proprio. Parliamo del più e del meno, dei progetti futuri, delle cose della realtà e a volte mi viene addirittura da sentirmi libero di esprimermi con lei. Non è molto alta e nemmeno si valorizza più di tanto. Ma una volta mi è capitato di intravederla in biancheria intima attraverso l’uscio socchiuso del bagno e, devo ammettere sono rimasto lì qualche secondo a godermi lo spettacolo del suo corpo ben fatto.
Sono passati i mesi, il primo semestre è andato e io ho sviluppato dei sentimenti per Valentina. Mi emoziona il pensiero di Lei e ammetto di essere stato un po’ irritato quando il suo fidanzato storico, Giulio, è venuto ospite a casa per qualche giorno. Credo Valentina che mi piaccia proprio e ho deciso di dirglielo.
Così una sera dopo aver cenato tutti insieme “ti va una sigaretta” le dico, attirandola in quel piccolo rituale che ci accomuna ormai da qualche mese. Glie la accendo mentre siamo qui fuori al freddo, le sorrido e sono eccitato. Voglio sapere che faccia farà quando glie lo dirò. Parliamo, diciamo cose, ridiamo… Poi a un certo punto la fermo e la guardo negli occhi. “Ti posso dire una cosa?” domando con aria innocente. “Dimmi” risponde Valentina sorridendomi. “Ho una cotta pazzesca per te”.
Valentina non ha molte parole in questo momento. Farfuglia qualcosa riguardo al suo ragazzo, mi dice “scusa” e getta la sigaretta. Le guardo quel suo bel sedere tondo e ben nascosto nei jeans poco provocanti mentre sale le scale per tornare in camera sua. Mi sono appena esposto per una donna e come al solito questo scatena una deliziosa erezione nei miei pantaloni. Torno in cucina e mi metto a lavarle i piatti. “In fondo” penso “potrei averle procurato una bella rottura di coglioni con questa rivelazione, e anche un po’ di imbarazzo”.
Sono ormai le nove quando decido di andare a letto. Domani si studia e devo essere fresco. Mi sono fatto una bella doccia calda. Il mio pene è stato in erezione per tutto il tempo, lì piccolo come al solito ma orgoglioso di me, orgoglioso che io stato abbastanza uomo da parlare chiaro alla donna che mi piace. Nudo sul letto, sento un knock knock sulla mia porta. “Un attimo” dico e mi affretto a vestirmi. Infilo jeans e maglietta e vado alla porta. Non dico che me lo aspettavo ma non sono del tutto stupito. Non che io sia un ragazzo particolarmente avvenente, ma Valentina ha un animo buono e ha capito che mi piace davvero. Forse vuole chiarire, ecco perché ora è in piedi davanti alla mia porta e mi sorride timida e dolce. “Ciao” dico deliziato dalla visita. “Possiamo parlare?” chiede “Certo, vuoi entrare? Scusa il disordine” soggiungo. “Ho pensato che anche se ho un fidanzato ci sono tante cose che possiamo fare senza che io lo tradisca… cioè senza che tu mi penetri…” mi dice. Rimango un attimo perplesso. Come mai un approccio così diretto? Cosa vuole che le faccia? Sto al gioco e procedo “Vuoi che ti lecchi?”. Lei sorride “No” risponde. È come se avesse in mente qualcosa.
“Siediti” mi dice, poi. Mi metto seduto sul letto e mi accorgo che il mio cazzino, tutt’altro che timido nonostante i suoi dieci centimetri preme sui pantaloni. “Non ce l’hai molto grosso” dice Valentina colla sua risata calma. “Lo sospettavo” aggiunge. Io sono molto preso alla vista delle sue mani che si accarezzano i seni coperti dalla magliettina bianca. “Abbassati i pantaloni” mi dice e adesso la malizia traspare dalle incurvature calde della sua voce. Obbedisco senza fiatare. Un “sì” pavido esce dalla mia bocca e mi accorgo che per Lei farei qualunque cosa in questo momento. Il mio cazzo adesso è turgido di fronte a Valentina che con un’aria nuova e sicura si sta slacciando i pantaloni. Quando si gira il tessuto dei jeans ha già cominciato a scoprire il tanga nero che le adorna i fianchi e mette in risalto il culo. Respiro pesantemente e gemo di piacere, mentre lei si siede sul letto e mi dice con imperio gentile “Fammi un massaggio ai piedi”.
Le tolgo le infradito per ammirare meglio le unghie accuratamente smaltate di indaco e le dita rotonde e affusolate. Valentina mi sfiora il cazzo con la pianta del piede destro e ride cristallina. Mi guarda trasalire di piacere. Comincio a massaggiarle i piedi morbidi e ogni tanto il mio sguardo pieno di brama risale le sue gambe, su per le cosce, fin dove il tessuto delle mutandine mi nega la splendida visione della sua fica. Mi piace toccarla. Mi perdo nel massaggio, nella frizione della mia pelle sulla sua, nel profumo del suo corpo. Non me ne sono accorto, ma Valentina mi sta fissando con aria divertita. La mia bocca è aperta e il piacere ha aumentato drasticamente la mia salivazione. Quando alzo la testa per guardarla timidamente in volto, Valentina sorride sicura della sua bellezza e soddisfatta dei suoi effetti, di cui ora con imbarazzo mi sto accorgendo anche io. “Non ti preoccupare” mi rassicura mentre arrossisco, “non mi dà alcun fastidio vederti sbavare ai miei piedi”.
Sì, stavo letteralmente sbavando ai piedi di questa donna magnifica e discinta sul mio letto, completamente catturato dal fascino dolce e sottile del suo sorriso, delle sue gambe affusolate e dei suoi sensualissimi piedini. In un attimo Valentina si decide a prendere in mano le redini del gioco e, passando l’adorabile palma del suo piedino vicino all’angolo della mia bocca, lascia che la mia bava invada i dolci interstizi tra le sue dita. Poi con voce decisa ma come se fosse un’abitudine “Ora lecca per bene” mi dice. A quell’ordine non faccio altro che seguire l’istinto che mi ha condotto sino ad ora a tributare a quella bellissima dea tutta la bava che la mia bocca sa produrre, e comincio a leccare avidamente il piede destro di Valentina. Il sinistro, intanto, si è appoggiato al mio cazzo e lo spinge dolcemente. “Avresti mai immaginato che il tuo cazzo sarebbe diventato un tributo alla mia sensualità?”, mi domanda sorridendo. “L’ho sempre sperato”, mugolo mentre un fiotto di bava cola serenamente dall’angolo della mia bocca. “Continua a sbavare!” soggiunge lei “mi piace vederti così”.
Intanto mi accorgo che a sbavare non sono solo io. Dalle mutandine di Valentina intravedo un’ombra che innegabilmente mi rivela quanto questo piccolo gioco di sottomissione e adorazione la stia facendo bagnare. “Sei eccitata?” le chiedo. Valentina mi sorride. “Averti come leccapiedi mi ha fatto bagnare la patatina” mi rivela adorabilmente. “Posso leccarti?” Azzardo timidamente. “Mettiti in ginocchio” mi dice ingannevole.
Ora l’ho seduta davanti a me. Gambe aperte. Il tessuto delle sue mutandine è inzuppato e odoroso, Ce l’ho a portata di occhi e di naso. Lei mi guarda, sorride. “Sei pronto?” mi chiede. Sono a bocca aperta davanti a Lei, ansimo incontenibilmente con la lingua appoggiata al labbro inferiore. Valentina si toglie le mutandine lentamente e le mantiene con due dita davanti alla mia faccia. Il cazzo pulsa impazzito tra le mie gambe e, mentre con gli occhi non cerco altro che le dolci piccole labbra di Valentina, la moquette sotto di me si è intrisa della mia bava. “Da oggi sarai il mio fedele cagnolino” dice Valentina sorridendo “ma non ti illudere: a te la faccio solo vedere. D’altronde mi diverto così tanto a verderti sbavare.”
Sono due ragazze normali come dicevo. Martina. L’economista, è schiva, parla poco, soprattutto quando siamo soli, ma non manca mai di dire la sua. Ha una personalità calma che non si perde troppo in chiacchiere. Ma a volte i suoi silenzi mi mettono a disagio. Non capisco cosa pensa dietro la facciata di quella tranquillità. Cosa si nasconde dietro l’apparenza dei calzettoni di lana e del pigiama con cui gira sempre per casa?
Valentina al contrario parla, parla parecchio e con me ci chiacchiera proprio. Parliamo del più e del meno, dei progetti futuri, delle cose della realtà e a volte mi viene addirittura da sentirmi libero di esprimermi con lei. Non è molto alta e nemmeno si valorizza più di tanto. Ma una volta mi è capitato di intravederla in biancheria intima attraverso l’uscio socchiuso del bagno e, devo ammettere sono rimasto lì qualche secondo a godermi lo spettacolo del suo corpo ben fatto.
Sono passati i mesi, il primo semestre è andato e io ho sviluppato dei sentimenti per Valentina. Mi emoziona il pensiero di Lei e ammetto di essere stato un po’ irritato quando il suo fidanzato storico, Giulio, è venuto ospite a casa per qualche giorno. Credo Valentina che mi piaccia proprio e ho deciso di dirglielo.
Così una sera dopo aver cenato tutti insieme “ti va una sigaretta” le dico, attirandola in quel piccolo rituale che ci accomuna ormai da qualche mese. Glie la accendo mentre siamo qui fuori al freddo, le sorrido e sono eccitato. Voglio sapere che faccia farà quando glie lo dirò. Parliamo, diciamo cose, ridiamo… Poi a un certo punto la fermo e la guardo negli occhi. “Ti posso dire una cosa?” domando con aria innocente. “Dimmi” risponde Valentina sorridendomi. “Ho una cotta pazzesca per te”.
Valentina non ha molte parole in questo momento. Farfuglia qualcosa riguardo al suo ragazzo, mi dice “scusa” e getta la sigaretta. Le guardo quel suo bel sedere tondo e ben nascosto nei jeans poco provocanti mentre sale le scale per tornare in camera sua. Mi sono appena esposto per una donna e come al solito questo scatena una deliziosa erezione nei miei pantaloni. Torno in cucina e mi metto a lavarle i piatti. “In fondo” penso “potrei averle procurato una bella rottura di coglioni con questa rivelazione, e anche un po’ di imbarazzo”.
Sono ormai le nove quando decido di andare a letto. Domani si studia e devo essere fresco. Mi sono fatto una bella doccia calda. Il mio pene è stato in erezione per tutto il tempo, lì piccolo come al solito ma orgoglioso di me, orgoglioso che io stato abbastanza uomo da parlare chiaro alla donna che mi piace. Nudo sul letto, sento un knock knock sulla mia porta. “Un attimo” dico e mi affretto a vestirmi. Infilo jeans e maglietta e vado alla porta. Non dico che me lo aspettavo ma non sono del tutto stupito. Non che io sia un ragazzo particolarmente avvenente, ma Valentina ha un animo buono e ha capito che mi piace davvero. Forse vuole chiarire, ecco perché ora è in piedi davanti alla mia porta e mi sorride timida e dolce. “Ciao” dico deliziato dalla visita. “Possiamo parlare?” chiede “Certo, vuoi entrare? Scusa il disordine” soggiungo. “Ho pensato che anche se ho un fidanzato ci sono tante cose che possiamo fare senza che io lo tradisca… cioè senza che tu mi penetri…” mi dice. Rimango un attimo perplesso. Come mai un approccio così diretto? Cosa vuole che le faccia? Sto al gioco e procedo “Vuoi che ti lecchi?”. Lei sorride “No” risponde. È come se avesse in mente qualcosa.
“Siediti” mi dice, poi. Mi metto seduto sul letto e mi accorgo che il mio cazzino, tutt’altro che timido nonostante i suoi dieci centimetri preme sui pantaloni. “Non ce l’hai molto grosso” dice Valentina colla sua risata calma. “Lo sospettavo” aggiunge. Io sono molto preso alla vista delle sue mani che si accarezzano i seni coperti dalla magliettina bianca. “Abbassati i pantaloni” mi dice e adesso la malizia traspare dalle incurvature calde della sua voce. Obbedisco senza fiatare. Un “sì” pavido esce dalla mia bocca e mi accorgo che per Lei farei qualunque cosa in questo momento. Il mio cazzo adesso è turgido di fronte a Valentina che con un’aria nuova e sicura si sta slacciando i pantaloni. Quando si gira il tessuto dei jeans ha già cominciato a scoprire il tanga nero che le adorna i fianchi e mette in risalto il culo. Respiro pesantemente e gemo di piacere, mentre lei si siede sul letto e mi dice con imperio gentile “Fammi un massaggio ai piedi”.
Le tolgo le infradito per ammirare meglio le unghie accuratamente smaltate di indaco e le dita rotonde e affusolate. Valentina mi sfiora il cazzo con la pianta del piede destro e ride cristallina. Mi guarda trasalire di piacere. Comincio a massaggiarle i piedi morbidi e ogni tanto il mio sguardo pieno di brama risale le sue gambe, su per le cosce, fin dove il tessuto delle mutandine mi nega la splendida visione della sua fica. Mi piace toccarla. Mi perdo nel massaggio, nella frizione della mia pelle sulla sua, nel profumo del suo corpo. Non me ne sono accorto, ma Valentina mi sta fissando con aria divertita. La mia bocca è aperta e il piacere ha aumentato drasticamente la mia salivazione. Quando alzo la testa per guardarla timidamente in volto, Valentina sorride sicura della sua bellezza e soddisfatta dei suoi effetti, di cui ora con imbarazzo mi sto accorgendo anche io. “Non ti preoccupare” mi rassicura mentre arrossisco, “non mi dà alcun fastidio vederti sbavare ai miei piedi”.
Sì, stavo letteralmente sbavando ai piedi di questa donna magnifica e discinta sul mio letto, completamente catturato dal fascino dolce e sottile del suo sorriso, delle sue gambe affusolate e dei suoi sensualissimi piedini. In un attimo Valentina si decide a prendere in mano le redini del gioco e, passando l’adorabile palma del suo piedino vicino all’angolo della mia bocca, lascia che la mia bava invada i dolci interstizi tra le sue dita. Poi con voce decisa ma come se fosse un’abitudine “Ora lecca per bene” mi dice. A quell’ordine non faccio altro che seguire l’istinto che mi ha condotto sino ad ora a tributare a quella bellissima dea tutta la bava che la mia bocca sa produrre, e comincio a leccare avidamente il piede destro di Valentina. Il sinistro, intanto, si è appoggiato al mio cazzo e lo spinge dolcemente. “Avresti mai immaginato che il tuo cazzo sarebbe diventato un tributo alla mia sensualità?”, mi domanda sorridendo. “L’ho sempre sperato”, mugolo mentre un fiotto di bava cola serenamente dall’angolo della mia bocca. “Continua a sbavare!” soggiunge lei “mi piace vederti così”.
Intanto mi accorgo che a sbavare non sono solo io. Dalle mutandine di Valentina intravedo un’ombra che innegabilmente mi rivela quanto questo piccolo gioco di sottomissione e adorazione la stia facendo bagnare. “Sei eccitata?” le chiedo. Valentina mi sorride. “Averti come leccapiedi mi ha fatto bagnare la patatina” mi rivela adorabilmente. “Posso leccarti?” Azzardo timidamente. “Mettiti in ginocchio” mi dice ingannevole.
Ora l’ho seduta davanti a me. Gambe aperte. Il tessuto delle sue mutandine è inzuppato e odoroso, Ce l’ho a portata di occhi e di naso. Lei mi guarda, sorride. “Sei pronto?” mi chiede. Sono a bocca aperta davanti a Lei, ansimo incontenibilmente con la lingua appoggiata al labbro inferiore. Valentina si toglie le mutandine lentamente e le mantiene con due dita davanti alla mia faccia. Il cazzo pulsa impazzito tra le mie gambe e, mentre con gli occhi non cerco altro che le dolci piccole labbra di Valentina, la moquette sotto di me si è intrisa della mia bava. “Da oggi sarai il mio fedele cagnolino” dice Valentina sorridendo “ma non ti illudere: a te la faccio solo vedere. D’altronde mi diverto così tanto a verderti sbavare.”
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