Un fiume di ricordi
di
Murky
genere
etero
Settembre è il mio mese preferito, fin da quando ero bambino.
La luce non è più accecante, il cielo si tinge nuovamente di azzurro e il caldo comincia a dare un po’ di tregua.
Se mi sbrigo faccio in tempo a fermarmi un paio d’ore al fiume prima di tornare verso casa, a quest’ora non dovrebbe esserci nessuno.
Imbocco la carraia che scende verso il piccolo lido, in fondo alla strada incrocio un paio di ragazzini in motorino che se ne stanno andando. Nel parcheggio c’è solo un’altra auto.
Recupero lo zaino con dentro il computer dal bagagliaio e mi incammino verso est. Lì il sole non è ancora coperto e ci sono alcuni arbusti che fanno un po’ di ombra sotto cui poter appoggiare le mie cose.
Cammino per circa un centinaio di metri in mezzo ai sassi bianchi, quando intravedo una ragazza prendere il sole nell’acqua. L’altra auto, penso.
Fa ancora molto caldo. Mi spoglio e non avendo il costume da bagno, tengo addosso le mutande. A volte, quando so di essere solo, preferisco stare nudo in mezzo alla natura.
Lei ha gli occhi chiusi, non si é ancora accorta di me. A giudicare dal colore ambrato della pelle, deve aver passato tante ore al sole. Indossa un costume intero scuro, sgambato quasi fino all’altezza dell’ombelico. Dietro, il tessuto si insinua in mezzo ai glutei rotondi e sodi.
Rimango a guardarla per qualche secondo, finché il sole caldo non mi fa scottare la pelle. Devo rinfrescarmi nell’acqua.
Scendo i due massi che mi separano dalla riva e mi immergo. Qui anche nel punto più profondo, il livello dell’acqua non sale mai oltre il mio petto.
Deve avermi visto, è girata verso di me e mi sta osservando. I nostri sguardi si incrociano per un momento e per gentilezza faccio un cenno di saluto con la mano, che lei ricambia.
Cazzo, è proprio bella.
L’acqua del fiume è fredda, non resisto a mollo più di qualche minuto. Mi avvio verso la riva e cerco un punto in cui potermi sedere a favore della luce del sole. Con la coda dell’occhio mi accorgo che mi sta guardando con aria compiaciuta. Mi sorride. Non capisco cosa ci trovi di così divertente. Per un istante ho avuto quasi l’impressione che mi stesse guardando le parti basse. Chino lo sguardo e capisco: i boxer, bagnandosi sono diventati quasi del tutto trasparenti. Provo a strizzare il tessuto con le mani, ma è inutile. A giudicare dall’espressione allegra sul suo volto, il mio siparietto la sta divertendo, ma deve aver intuito il mio imbarazzo e finalmente gira lo sguardo altrove.
Resto in piedi al sole, con questo caldo dovrei asciugarmi velocemente.
Da quella distanza riesco a vederla bene e mi soffermo sul seno. Sotto al costume riesco a scorgere distintamente i suoi capezzoli. Immagino siano turgidi per merito dell’acqua fredda. Per un attimo, nella mia mente la immagino nuda e subito l’eccitazione mi assale. Distolgo immediatamente lo sguardo e provo a pensare ad altro, ma è troppo tardi. Conosco bene questa sensazione di calore in mezzo alle gambe. Sento il pisello gonfiarsi velocemente nei boxer.
Alzo lo sguardo, per essere sicuro che lei stia ancora guardando da un’altra parte. Mi copro con una mano nel tentativo di nascondere l’erezione, ma i miei gesti sortiscono l’effetto opposto. Devo aver attirato la sua attenzione ed ora il suo sguardo é di nuovo fisso su di me. Sta ridacchiando, ne sono certo. Si gira dandomi le spalle e tiro un sospiro di sollievo.
Con le mani accarezza la superficie dell’acqua, poi si bagna il collo, le cosce e le braccia finché le sue dita scivolano sotto agli spallini del costume e li abbassano delicatamente ai lati delle spalle.
Da quella posizione, si gira verso di me per un istante, come a voler controllare che io sia ancora lì a godermi lo spettacolo. Poi, con un gesto sensuale, si abbassa il costume fino alla vita.
La fisso, incredulo, mentre il pisello ricomincia a pulsare dentro i boxer.
Non vedo quel che sta facendo con le mani, ma l’impressione è che si stia accarezzando il seno. Non riesco a muovere un muscolo, mentre l’eccitazione mi pervade.
Penso a quanto vorrei vederla meglio e proprio in quel momento, come se avesse sentito i miei pensieri, si gira di fronte a me. É chiaro che mi sta provocando.
Ormai l’eccitazione ha preso il sopravvento sull’imbarazzo e mi scordo di nascondere la mia erezione. Sono troppo concentrato a tenere gli occhi fissi sul suo seno sodo e sui capezzoli turgidi e scuri. Lei, d’altro canto, ha gli occhi fissi sul mio uccello.
La voglia di toccarmi mi assale. Con una mano comincio a sfiorarmi delicatamente attraverso le mutande. Cerco una reazione nei suoi occhi, ma l’impressione è che anche lei, come me, ora sia sopraffatta dalla situazione.
Continuiamo così per qualche minuto, mentre si accarezza il corpo con le mani bagnate, ancora e ancora. Il suo gesto ora risulta più meccanico che sensuale: è troppo concentrata a guardarmi.
I miei movimenti diventano più eloquenti, il pisello comincia a farmi male costretto nei boxer stretti. Sento il tessuto fradicio dei miei umori.
Inspiro profondamente, quasi a volermi dare coraggio, poi lentamente comincio a sfilarmi i boxer. Quando l’elastico libera il mio pene, questo scatta verso l’alto con un movimento improvviso. La cosa la diverte.
Ora sono nudo davanti a lei, con una vistosa erezione. Ricomincio subito a toccarmi, finalmente libero da impedimenti.
La osservo, sembra completamente persa, non mi stacca gli occhi di dosso.
Vorrei avvicinarmi, vorrei che la mano sul mio cazzo fosse la sua, ma ho paura che qualsiasi tipo di iniziativa possa rompere la magia del momento.
Mi faccio coraggio e mi siedo di fianco al cespuglio sotto il quale ho appoggiato le mie cose. Da quella posizione continuerà a vedermi, ma non altrettanto bene, lascio che sia lei a decidere se avvicinarsi.
Continuo ad accarezzarmi guardandola negli occhi, ma il suo sorrisetto beffardo è sparito. Ho paura che la mia iniziativa l’abbia messa a disagio.
Si guarda intorno, come a volersi accertare che non ci sia nessuno oltre noi e finalmente muove qualche passo nella mia direzione.
Il cuore mi sta scoppiando nel petto.
Si avvicina, molto lentamente ed a circa un paio di metri di distanza si ferma e mi sorride. Ricambio, ma nessuno ha il coraggio di dire nulla. Continua a guardarmi, prima negli occhi, poi di nuovo in mezzo alle gambe, mentre io continuo a toccarmi. Ora i miei movimenti sono più veloci. Il piacere mi fa ansimare e mi sfugge un gemito. Lei non riesce più a trattenersi:
«Posso aiutarti?»
«Certo.»
Rimango seduto, con le gambe distese sulla sabbia e i sassi, smetto si toccarmi e appoggio le mani dietro alla schiena. Lei intanto si è rannicchiata al mio fianco. La sua mano ora è stretta intorno al mio cazzo ed inizia a sfregarlo su e giù, con lo stesso ritmo veloce che stavo usando io.
Mi godo la sensazione, mentre i miei occhi studiano meglio il suo corpo.
Con un gesto rapido, la sua mano libera scivola dentro al costume calato sui fianchi ed inizia a sfregare gentilmente il clitoride con movimenti circolari.
Non mi lascio sfuggire l’occasione:
«Lascia che ti aiuti.»
«Sì, ti prego.»
Afferro il suo costume con entrambe le mani e lo abbasso fino alle ginocchia.
Finalmente posso ammirare il suo sesso. Le piccole labbra sbucano evidenti e gonfie per l’eccitazione. Le accarezzo delicatamente e la sento sussultare. Vorrei prenderle tra le labbra e succhiarle.
Sfioro il clitoride, poi le mie dita sfilano lungo tutta la fessura. È fradicia.
Infine con la punta dell’indice mi soffermo delicatamente dietro.
Sento il suo piacere crescere con l’aumentare del ritmo. I suoi occhi non si staccano un secondo dal mio cazzo, come se stessero aspettando con impazienza l’esplosione del mio orgasmo.
Le contrazioni del suo ventre si fanno sempre più energiche e frequenti. Continuo a toccarle il clitoride, mentre con l’altra mano entro dentro di lei delicatamente, per sapere se le piace. Il pube preme contro la mia mano, allora la penetro più deciso, mentre le mie dita premono delicatamente anche dietro. Sento il suo sfintere contrarsi e rilassarsi sempre di più, finché le gambe non cominciano a tremarle.
«Vengo!»
Solo in quell’istante, per la prima volta, smette di accarezzarmi. Le sue cosce si stringono, premo il palmo della mia mano sul clitoride, mentre una sensazione calda e umida mi scorre tra le dita. Il suo orgasmo mi manda in estasi, non sono ancora soddisfatto.
Lascio che si riprenda per qualche secondo, accarezzandola delicatamente sul sesso. Non oppone resistenza e dopo qualche secondo il suo ventre comincia a contrarsi nuovamente.
Con una mano ricomincia a sfregarmi, mentre con l’altra mi accarezza i testicoli e mi sfiora delicatamente tra le natiche. Per un attimo soffro il solletico.
Con la punta del dito indice indugio nuovamente sul suo ano, ma questa volta con più decisione, come a volerle suggerire di rendermi il favore.
Intuisce il mio invito e con un polpastrello replica il mio gesto, mandandomi completamente fuori giri. Sento il piacere crescere veloce, i miei addominali cominciano a contrarsi più energicamente. Deve essersene accorta, perché aumenta il ritmo e torna a fissare il mio uccello.
Ora mi sfrega più veloce che può, il suo dito mi entra dentro e sento arrivare prepotentemente l’orgasmo.
Prima ancora di godere, qualche piccola goccia di sperma schizza sulla sua mano. Sono già oltre il punto di non ritorno, quando la sua mano si ferma all’improvviso tenendo il glande completamente scoperto. Non controllo i gemiti, mentre i primi schizzi mi colpiscono il petto. Allora, di nuovo, sfrega la mano velocemente e si ferma ad aspettare gli spruzzi. E così ancora, fino all’ultima goccia.
Mentre il mio orgasmo esplode, ecco che il suo osso pubico spinge nuovamente con forza sulla mia mano. Sento le contrazioni del suo sfintere farsi sempre più intense, quindi assecondo il movimento del suo corpo meglio che posso. Sfrego più veloce il clitoride, mentre il mio dito ormai è completamente dentro al suo culo.
Le contrazioni sono così forti da farmi quasi male.
Mi sforzo di aumentare ancora il ritmo ed ecco che arriva di nuovo.
Con un gesto repentino mi sposta la mano con cui la stavo penetrando, inarca leggermente la schiena all’indietro e mi afferra le caviglie.
«Ah… Si!»
Come prima, le sue cosce stringono forte ed all’ennesima contrazione ecco di nuovo la sensazione di calore scivolare lungo le mie dita.
«Scusami, ti ho bagnato tutto! Ho fatto un disastro.»
«In realtà… è stato molto eccitante! E comunque avrei dovuto fare il bagno lo stesso.»
«Ahah! Hai ragione. »
«Comunque… Mi chiamo Marco.»
«Caterina, piacere. Non sei di queste parti, vero? Non ti ho mai visto prima.»
«Abitavo qui vicino, ma era tanto tempo fa… Ormai vengo molto raramente.»
«Beh, grazie per… Si insomma, quello.»
«Dovrei dirti lo stesso.»
«In effetti…! Credo sia meglio che ci rivestiamo. Non voglio che qualche ragazzino ci veda così. Allora alla prossima, straniero. Passa di qui più spesso!»
«Oh, puoi contarci. Lo farò.»
FINE
M.
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Grazie per il supporto!
La luce non è più accecante, il cielo si tinge nuovamente di azzurro e il caldo comincia a dare un po’ di tregua.
Se mi sbrigo faccio in tempo a fermarmi un paio d’ore al fiume prima di tornare verso casa, a quest’ora non dovrebbe esserci nessuno.
Imbocco la carraia che scende verso il piccolo lido, in fondo alla strada incrocio un paio di ragazzini in motorino che se ne stanno andando. Nel parcheggio c’è solo un’altra auto.
Recupero lo zaino con dentro il computer dal bagagliaio e mi incammino verso est. Lì il sole non è ancora coperto e ci sono alcuni arbusti che fanno un po’ di ombra sotto cui poter appoggiare le mie cose.
Cammino per circa un centinaio di metri in mezzo ai sassi bianchi, quando intravedo una ragazza prendere il sole nell’acqua. L’altra auto, penso.
Fa ancora molto caldo. Mi spoglio e non avendo il costume da bagno, tengo addosso le mutande. A volte, quando so di essere solo, preferisco stare nudo in mezzo alla natura.
Lei ha gli occhi chiusi, non si é ancora accorta di me. A giudicare dal colore ambrato della pelle, deve aver passato tante ore al sole. Indossa un costume intero scuro, sgambato quasi fino all’altezza dell’ombelico. Dietro, il tessuto si insinua in mezzo ai glutei rotondi e sodi.
Rimango a guardarla per qualche secondo, finché il sole caldo non mi fa scottare la pelle. Devo rinfrescarmi nell’acqua.
Scendo i due massi che mi separano dalla riva e mi immergo. Qui anche nel punto più profondo, il livello dell’acqua non sale mai oltre il mio petto.
Deve avermi visto, è girata verso di me e mi sta osservando. I nostri sguardi si incrociano per un momento e per gentilezza faccio un cenno di saluto con la mano, che lei ricambia.
Cazzo, è proprio bella.
L’acqua del fiume è fredda, non resisto a mollo più di qualche minuto. Mi avvio verso la riva e cerco un punto in cui potermi sedere a favore della luce del sole. Con la coda dell’occhio mi accorgo che mi sta guardando con aria compiaciuta. Mi sorride. Non capisco cosa ci trovi di così divertente. Per un istante ho avuto quasi l’impressione che mi stesse guardando le parti basse. Chino lo sguardo e capisco: i boxer, bagnandosi sono diventati quasi del tutto trasparenti. Provo a strizzare il tessuto con le mani, ma è inutile. A giudicare dall’espressione allegra sul suo volto, il mio siparietto la sta divertendo, ma deve aver intuito il mio imbarazzo e finalmente gira lo sguardo altrove.
Resto in piedi al sole, con questo caldo dovrei asciugarmi velocemente.
Da quella distanza riesco a vederla bene e mi soffermo sul seno. Sotto al costume riesco a scorgere distintamente i suoi capezzoli. Immagino siano turgidi per merito dell’acqua fredda. Per un attimo, nella mia mente la immagino nuda e subito l’eccitazione mi assale. Distolgo immediatamente lo sguardo e provo a pensare ad altro, ma è troppo tardi. Conosco bene questa sensazione di calore in mezzo alle gambe. Sento il pisello gonfiarsi velocemente nei boxer.
Alzo lo sguardo, per essere sicuro che lei stia ancora guardando da un’altra parte. Mi copro con una mano nel tentativo di nascondere l’erezione, ma i miei gesti sortiscono l’effetto opposto. Devo aver attirato la sua attenzione ed ora il suo sguardo é di nuovo fisso su di me. Sta ridacchiando, ne sono certo. Si gira dandomi le spalle e tiro un sospiro di sollievo.
Con le mani accarezza la superficie dell’acqua, poi si bagna il collo, le cosce e le braccia finché le sue dita scivolano sotto agli spallini del costume e li abbassano delicatamente ai lati delle spalle.
Da quella posizione, si gira verso di me per un istante, come a voler controllare che io sia ancora lì a godermi lo spettacolo. Poi, con un gesto sensuale, si abbassa il costume fino alla vita.
La fisso, incredulo, mentre il pisello ricomincia a pulsare dentro i boxer.
Non vedo quel che sta facendo con le mani, ma l’impressione è che si stia accarezzando il seno. Non riesco a muovere un muscolo, mentre l’eccitazione mi pervade.
Penso a quanto vorrei vederla meglio e proprio in quel momento, come se avesse sentito i miei pensieri, si gira di fronte a me. É chiaro che mi sta provocando.
Ormai l’eccitazione ha preso il sopravvento sull’imbarazzo e mi scordo di nascondere la mia erezione. Sono troppo concentrato a tenere gli occhi fissi sul suo seno sodo e sui capezzoli turgidi e scuri. Lei, d’altro canto, ha gli occhi fissi sul mio uccello.
La voglia di toccarmi mi assale. Con una mano comincio a sfiorarmi delicatamente attraverso le mutande. Cerco una reazione nei suoi occhi, ma l’impressione è che anche lei, come me, ora sia sopraffatta dalla situazione.
Continuiamo così per qualche minuto, mentre si accarezza il corpo con le mani bagnate, ancora e ancora. Il suo gesto ora risulta più meccanico che sensuale: è troppo concentrata a guardarmi.
I miei movimenti diventano più eloquenti, il pisello comincia a farmi male costretto nei boxer stretti. Sento il tessuto fradicio dei miei umori.
Inspiro profondamente, quasi a volermi dare coraggio, poi lentamente comincio a sfilarmi i boxer. Quando l’elastico libera il mio pene, questo scatta verso l’alto con un movimento improvviso. La cosa la diverte.
Ora sono nudo davanti a lei, con una vistosa erezione. Ricomincio subito a toccarmi, finalmente libero da impedimenti.
La osservo, sembra completamente persa, non mi stacca gli occhi di dosso.
Vorrei avvicinarmi, vorrei che la mano sul mio cazzo fosse la sua, ma ho paura che qualsiasi tipo di iniziativa possa rompere la magia del momento.
Mi faccio coraggio e mi siedo di fianco al cespuglio sotto il quale ho appoggiato le mie cose. Da quella posizione continuerà a vedermi, ma non altrettanto bene, lascio che sia lei a decidere se avvicinarsi.
Continuo ad accarezzarmi guardandola negli occhi, ma il suo sorrisetto beffardo è sparito. Ho paura che la mia iniziativa l’abbia messa a disagio.
Si guarda intorno, come a volersi accertare che non ci sia nessuno oltre noi e finalmente muove qualche passo nella mia direzione.
Il cuore mi sta scoppiando nel petto.
Si avvicina, molto lentamente ed a circa un paio di metri di distanza si ferma e mi sorride. Ricambio, ma nessuno ha il coraggio di dire nulla. Continua a guardarmi, prima negli occhi, poi di nuovo in mezzo alle gambe, mentre io continuo a toccarmi. Ora i miei movimenti sono più veloci. Il piacere mi fa ansimare e mi sfugge un gemito. Lei non riesce più a trattenersi:
«Posso aiutarti?»
«Certo.»
Rimango seduto, con le gambe distese sulla sabbia e i sassi, smetto si toccarmi e appoggio le mani dietro alla schiena. Lei intanto si è rannicchiata al mio fianco. La sua mano ora è stretta intorno al mio cazzo ed inizia a sfregarlo su e giù, con lo stesso ritmo veloce che stavo usando io.
Mi godo la sensazione, mentre i miei occhi studiano meglio il suo corpo.
Con un gesto rapido, la sua mano libera scivola dentro al costume calato sui fianchi ed inizia a sfregare gentilmente il clitoride con movimenti circolari.
Non mi lascio sfuggire l’occasione:
«Lascia che ti aiuti.»
«Sì, ti prego.»
Afferro il suo costume con entrambe le mani e lo abbasso fino alle ginocchia.
Finalmente posso ammirare il suo sesso. Le piccole labbra sbucano evidenti e gonfie per l’eccitazione. Le accarezzo delicatamente e la sento sussultare. Vorrei prenderle tra le labbra e succhiarle.
Sfioro il clitoride, poi le mie dita sfilano lungo tutta la fessura. È fradicia.
Infine con la punta dell’indice mi soffermo delicatamente dietro.
Sento il suo piacere crescere con l’aumentare del ritmo. I suoi occhi non si staccano un secondo dal mio cazzo, come se stessero aspettando con impazienza l’esplosione del mio orgasmo.
Le contrazioni del suo ventre si fanno sempre più energiche e frequenti. Continuo a toccarle il clitoride, mentre con l’altra mano entro dentro di lei delicatamente, per sapere se le piace. Il pube preme contro la mia mano, allora la penetro più deciso, mentre le mie dita premono delicatamente anche dietro. Sento il suo sfintere contrarsi e rilassarsi sempre di più, finché le gambe non cominciano a tremarle.
«Vengo!»
Solo in quell’istante, per la prima volta, smette di accarezzarmi. Le sue cosce si stringono, premo il palmo della mia mano sul clitoride, mentre una sensazione calda e umida mi scorre tra le dita. Il suo orgasmo mi manda in estasi, non sono ancora soddisfatto.
Lascio che si riprenda per qualche secondo, accarezzandola delicatamente sul sesso. Non oppone resistenza e dopo qualche secondo il suo ventre comincia a contrarsi nuovamente.
Con una mano ricomincia a sfregarmi, mentre con l’altra mi accarezza i testicoli e mi sfiora delicatamente tra le natiche. Per un attimo soffro il solletico.
Con la punta del dito indice indugio nuovamente sul suo ano, ma questa volta con più decisione, come a volerle suggerire di rendermi il favore.
Intuisce il mio invito e con un polpastrello replica il mio gesto, mandandomi completamente fuori giri. Sento il piacere crescere veloce, i miei addominali cominciano a contrarsi più energicamente. Deve essersene accorta, perché aumenta il ritmo e torna a fissare il mio uccello.
Ora mi sfrega più veloce che può, il suo dito mi entra dentro e sento arrivare prepotentemente l’orgasmo.
Prima ancora di godere, qualche piccola goccia di sperma schizza sulla sua mano. Sono già oltre il punto di non ritorno, quando la sua mano si ferma all’improvviso tenendo il glande completamente scoperto. Non controllo i gemiti, mentre i primi schizzi mi colpiscono il petto. Allora, di nuovo, sfrega la mano velocemente e si ferma ad aspettare gli spruzzi. E così ancora, fino all’ultima goccia.
Mentre il mio orgasmo esplode, ecco che il suo osso pubico spinge nuovamente con forza sulla mia mano. Sento le contrazioni del suo sfintere farsi sempre più intense, quindi assecondo il movimento del suo corpo meglio che posso. Sfrego più veloce il clitoride, mentre il mio dito ormai è completamente dentro al suo culo.
Le contrazioni sono così forti da farmi quasi male.
Mi sforzo di aumentare ancora il ritmo ed ecco che arriva di nuovo.
Con un gesto repentino mi sposta la mano con cui la stavo penetrando, inarca leggermente la schiena all’indietro e mi afferra le caviglie.
«Ah… Si!»
Come prima, le sue cosce stringono forte ed all’ennesima contrazione ecco di nuovo la sensazione di calore scivolare lungo le mie dita.
«Scusami, ti ho bagnato tutto! Ho fatto un disastro.»
«In realtà… è stato molto eccitante! E comunque avrei dovuto fare il bagno lo stesso.»
«Ahah! Hai ragione. »
«Comunque… Mi chiamo Marco.»
«Caterina, piacere. Non sei di queste parti, vero? Non ti ho mai visto prima.»
«Abitavo qui vicino, ma era tanto tempo fa… Ormai vengo molto raramente.»
«Beh, grazie per… Si insomma, quello.»
«Dovrei dirti lo stesso.»
«In effetti…! Credo sia meglio che ci rivestiamo. Non voglio che qualche ragazzino ci veda così. Allora alla prossima, straniero. Passa di qui più spesso!»
«Oh, puoi contarci. Lo farò.»
FINE
M.
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