Un corpo in vendita, la vendetta
di
eaglefan
genere
incesti
“Raccontami tutto” disse la cugina alla ragazza mentre sedevano al tavolo della cucina.
“Mi avevano offerto tramite Diego, mio fratello, 1000 euro per esibirmi nuda e farmi fotografare da un gruppo di guardoni. Sai uno spogliarello e qualche ancheggiamento, tipo lap dancing, almeno così pensavo. Il primo giorno è filato liscio, poi la notte mi hanno richiusa in una cantina fino al pomeriggio del giorno dopo. Quindi mi hanno detto di farmi una doccia, e mi hanno dato una vestaglia di raso da indossare sul corpo nudo. Sono stata bendata e condotta in un ambiente in cui sentivo solo molte voci tutto intorno a me. Mi hanno tolto la vestaglia e in breve mi sono trovata completamente nuda, con i polsi legati e le braccia tirate verso l’alto, in modo da essere quasi appesa, dovevo stare sulle punte per non avere dolore alle spalle e alle ascelle.”.
“Non ci posso credere” disse la cugina, “ti hanno messa in posizione come per una tortura o una fustigazione”.
“Esatto, infatti hanno subito iniziato a frustarmi, per di più in molti. Ogni uomo mi dava dieci frustate e poi mi scopava, lì, in piedi, da dietro. Ma lo shock è stato quando ho capito che c’era Diego dietro a tutto ciò”.
“Come lo hai capito?”.
“Mentre ero ancora bendata ho chiesto di lui al capo di quel gruppo di depravati; mi è stata tolta la benda e lo ho visto lì. In coda con quelli che mi avrebbero frustato. Ha riso in modo beffardo e poi, dopo avermi fatto capire che aveva venduto il mio corpo per molto di più di 1000€, mi ha frustato anche lui e poi mi ha inculato…”.
“Stai scherzando? Tuo fratello, mio cugino?”
“Purtroppo no, non scherzo. Anzi dopo di lui sono arrivati altri due uomini, ognuno dei due mi ha dato altre 10 frustate e poi mi ha scopato, uno davanti e uno dietro. Solo allora mi hanno sciolta e liberata, dopo 50 frustate e cinque rapporti forzati, davanti a almeno 40 persone che si masturbavano. Tutto questo per miseri 1000 euro che mi avevano pagato all’inizio”.
“Vuoi denunciarli?” chiese la cugina.
“Non posso fare niente, mi hanno fatto firmare una specie di liberatoria che ero consenziente oltre che maggiorenne” rispose la ragazza. “Ma voglio vendicarmi, e per questo ti ho chiamato. Dobbiamo tendere una trappola a Diego per fargli pagare le mie sofferenze. So che è sempre stato molto sensibile alle tue grazie, sei la cugina maggiore e quando lui era adolescente e tu già donna ti sbavava dietro”.
“Sì, questo è vero” disse la cugina “potrebbe funzionare. Hai un piano?”
La ragazza, che ci aveva pensato per una settimana, glielo espose nei minimi particolari.
“Non pensi che sia un po’ troppo?” chiese la cugina.
“Per quello che mi ha fatto soffrire lui, assolutamente no!” rispose.
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Tre giorni dopo il venticinquenne Diego guidava tranquillo verso la casa di campagna dove gli aveva dato appuntamento la cugina Alessia.
Alessia, 35 anni portati divinamente, gli era sempre piaciuta molto. Ricordava quante seghe si era fatto fra i 12 e i 15 anni, pensando a lei, di 10 anni più vecchia, sempre in minigonne che le scoprivano le lunghe cosce, e con un paio di tette che in bikini era un piacere guardare. Ma non c’era mai stato niente fra di loro, troppa la differenza di età. Quando il giorno prima la cugina lo aveva invitato alla casa di campagna lui aveva pensato: fra 25 e 35 anni la differenza non è molta; probabilmente lei ha notato che sono un bel ragazzo e vuole provare l’ebbrezza di farlo con uno più giovane. Fra l’altro gli aveva detto che poteva rimanere per la notte e fino al pomeriggio del giorno dopo.
All’arrivo Diego trovò Alessia ad attenderlo seduta al tavolo del giardino con una bottiglia di champagne in un secchiello di ghiaccio.
“Vai a lavarti le mani e a darti una rinfrescata, che io verso lo champagne” gli disse sorridente. Quando tornò dal bagno lei gli porse la coppa di champagne, fecero toccare i bicchieri, dissero “cin-cin” e bevvero tutto. Poi lei gliene versò un secondo bicchiere “Tanto fino a domani non devi guidare…” gli disse strizzando l’occhio.
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Quando si risvegliò Diego vide che l’ambiente era buio, cercò di muoversi ma non ci riuscì e si rese conto di essere su un letto, legato ai quattro angoli ai polsi e alle caviglie, con braccia e gambe divaricate. Ed era completamente nudo. Aveva la bocca impastata e le idee confuse. Lo champagne, pensò: ne ho bevuto troppo. Poi una luce si accese e sentì dei passi avvicinarsi: con sconcerto e stupore vide sua sorella, e di fianco a lei Alessia, entrambe sorridenti, ma era un sorriso cattivo e gli occhi della sorella non promettevano niente di buono.
“Vedi come gira il mondo, Diego. Pochi giorni fa ero io a essere legata e impotente, ora tocca a te. Devo ringraziare Alessia e la tua lussuria se ora sei qui. E presto ti pentirai di quanto mi hai fatto passare”.
“No, ti prego” implorò lui dal letto a cui era legato. “Ti darò la metà di quello che mi hanno dato l’altro giorno, ma lasciami andare”.
“Troppo tardi, mio caro. Ma vedo che il tuo cazzo oggi è piccolo piccolo, quasi rattrappito, non come quando me lo hai messo dentro. Forse hai bisogno di stimoli. Alessia, pensaci tu”.
La cugina si tolse rapidamente la camicetta e il reggiseno e si avvicinò a Diego, il quale cominciò a pensare che forse non gli sarebbe andata così male; infatti l’uccello gli andò rapidamente in erezione davanti alle splendide tette di Alessia. A questo punto però la sorella gli mostrò un cetriolo gigantesco che aveva tenuto nascosto fino a quel momento e, aiutata dalla cugina, glielo infilò senza alcuna delicatezza nel culo.
“Non ti preoccupare, l’ho coperto di olio extra-vergine, così entra meglio”. Ma il dolore era terrificante per Diego che mai era stato violato in quel posto, vantando anzi sempre la sua virilità. La sorella lasciò una piccola porzione del cetriolo fuori dall’ano, mentre con stupore di Diego l’erezione non solo non era diminuita ma aumentata. Allora comparve nelle mani di Alessia uno strano strumento che porse alla cugina. Sembrava un grosso accendino, ma quando la sorella lo accostò alla sua cappella e premette un pulsante, una scossa terrificante gli attraversò tutto il membro provocando una contrazione degli sfinteri anali che fu bloccata dalla presenza del cetriolo, il che diede al malcapitato un dolore enorme.
Cominciò a chiedere di smetterla e dopo la quinta scossa non poté fare a meno di piangere come un bambino.
“Ho fatto modificare questo coso da un amico elettricista: invece di dare scosse di piacere come previsto, dà scosse molto spiacevoli, specie nel tuo caso. Il cetriolo ti darà solo la vaga idea di quello che ho sopportato io”. Detto ciò lo rimosse ma subito dopo lo infilò nuovamente ancora più a fondo, provocando un grido di dolore e una richiesta di pietà.
Alessia intanto, che si era rivestita, guardava la scena. “Che dici, facciamo una pausa?” chiese alla cugina.
“Sì, diamogli il tempo di meditare” rispose la ragazza. “Intanto andiamo a bere qualcosa”.
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“Il navigatore dice che dovremmo essere arrivati da un chilometro” disse Alfio ai due amici che viaggiavano con lui sul furgone pick-up.
“Guarda che Diego ha detto che la casa era in aperta campagna e la strada aveva un nome solo all’inizio, poi dovevamo seguire i fili della luce fino a una radura fra gli alberi. Da lì la casa si sarebbe vista” rispose Manlio, un omone con fisico da culturista, biondo platinato.
Dal sedile posteriore Spartaco, riccioluto trasteverino, in canottiera e blue-jeans, aggiunse: “Ma avete provato sul cellulare?”.
Rispose Alfio, un uomo tarchiato e muscoloso, pieno di tatuaggi: “Diego ha detto chiaramente di non chiamarlo sul cellulare per non insospettire la donna. E poi non c’è campo”.
“Guardate, lì finiscono gli alberi, vai avanti” disse Manlio.
“Hai ragione. Ecco la casa” rispose Alfio “ e lì c’è la macchina di Diego. Ci siamo”.
“Parcheggia qui, nel bosco, così non ci vedono e non ci sentono” disse Spartaco con il tono di chi dava ordini agli altri.
Lasciato il furgone seminascosto scesero tutti e tre e si avviarono con circospezione verso la casa.
“Diego ha detto che se le porte erano tutte chiuse dovevamo suonare e dire che eravamo rimasti in panne con la macchina. Se la donna fosse stata sospettosa ci avrebbe pensato lui a tranquillizzarla e a farci entrare. Poi sarebbe stata tutta nostra fino a domani”, disse Spartaco.
“A sentire lui è una delle più grosse fiche della città, e ci ha detto che dopo essersela spassata lui all’inizio, poi potevamo godercela tutti e quattro” aggiunse Manlio.
“Qualche giorno fa ero con Diego a quello spettacolino con la sorella, e vi assicuro che anche lei non era male, specie dopo essere stata ammorbidita con il frustino” disse Alfio.
“Shhhh, zitti ora!” impose Spartaco, avvicinandosi alla grande finestra del salone.
“Qui non c’è nessuno” informò gli altri due.
Dalla finestra di cucina videro due ragazze sedute ad un tavolo che bevevano qualcosa da due bicchieri blu.
“Ehi, ma quella è la sorella di Diego, quella dell’altro giorno” disse Alfio.
“E l’altra deve essere la famosa cugina, niente male…” aggiunse Spartaco. “Ma dov’è Diego? Qui c’è qualcosa che non va . Cerchiamo l’entrata posteriore “.
Girando attorno alla casa arrivarono ad una scaletta che scendeva nel seminterrato. La percorsero e arrivarono a una piccola porta di legno. Era chiusa a chiave.
“Ci penso io!” disse Spartaco tirando fuori un attrezzo metallico. In meno di due minuti la serratura fu aperta e i tre entrarono in perfetto silenzio.
Accesa la luce del seminterrato videro un letto sopra il quale era disteso, nudo, il loro amico Diego, legato mani e piedi ai quattro angoli del letto. Appena li vide spalancò gli occhi e disse: “Toglietemi subito questo coso dal culo”.
Con sorpresa e con un certo imbarazzo videro che un grosso cetriolo sbucava appena dall’ano dell’uomo. Lo sfilarono, provocando un sospiro di dolore e soddisfazione al tempo stesso. Poi gli slegarono mani e piedi.
Diego si mise a sedere sul letto con difficoltà e con una smorfia di dolore.
Poi disse: “Puttane! Ora comincia il secondo tempo…”
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