Educazione "sentimentale" - Capitolo 2
di
Run like Hell
genere
esibizionismo
Secondo episodio
Indico a grandi tappe l’emancipazione che ebbe la nostra propensione erotica a condividere con altri le nostre esperienze.
Come già detto fu una crescita graduale, ma costante.
Eravamo all’esibizionismo di mia moglie, che si manifestava con l’uso dei bikini più striminziti possibili, con il topless al mare, con le camicette e magliette il più scollate possibile per mostrare ai camerieri di turno, o a chiunque si potesse, il seno fino addirittura ai capezzoli, duri e turgidi di desiderio.
Cito un paio di esempi esemplificativi della progressione graduale ma costante.
Abitavamo a Monza, un venerdi sera, come era solito, uscimmo per svagarci un po’. Un locale che ci piaceva frequentare stava in viale Zara a Milano, Caipirinha e mojit molto buoni e simili.
Il proprietario ormai era quasi un amico, ci accoglieva con simpatia e cortesia, intrattenendosi qualche volta a chiacchierare con noi, cosa che peraltro faceva con molti.
Una sera in particolare mia moglie era particolarmente “divertita”.
Indossava una camicetta molto trasparente e sexy, con un reggiseno a balconcino intrigante ma che comunque nascondeva abbastanza. Era talmente trasparente quel tessuto che sarebbe stato piuttosto azzardato non indossare indumento intimo, non sapendo cosa avremmo fatto e dove saremmo capitati. .
Ma….. sul tardi, luci soffuse, mia moglie si alza per andare in bagno. Torna e non ha più il reggiseno. Garantisco che i capezzoli erano non intuibili, ma molto di più. L’aureola spiccava in modo clamoroso sotto il tessuto, con i capezzoli duri e turgidi da impazzire. Lo fece con la netta intenzione di eccitare proprietario e personale e ci riuscì benissimo, vista la maggiore attenzione che continuò ad avere fino all’uscita.
Sì, niente di così particolare, ma c’è da crederci, la situazione era terribilmente arrapante.
Un altro sabato sera, sempre a Monza, altra uscita. Estate, lei indossava un vestitino leggero, largo sotto e corto appena sotto il ginocchio.. Rientrando a casa, verso mezzanotte, si sfila le mutandine, non capii al momento la sua intenzione ma stavo al gioco senza prendere iniziativa.
Non successe nulla, rientrammo, entrati nel portone chiamiamo l’ascensore e lei, invece di pigiare il taso 3 del nostro piano, pigia l’ultimo, il 7. Si sfila il vestito e rimane completamente w clamorosamente nuda! Tutta nuda. Uno spettacolo. Scopammo forsennatamente pigiando su e giù i tasti più volte, col rischio di essere beccati da chiunque. E’ vero che era più di mezzanotte, ma era un sabato d’estate. Bellissimo.
Terzo e ultimo episodio, al momento, tra i tanti che potrei citare.
Roma, locale di Trastevere, non affollatissimo, noi a un tavolo discretamente appartato ma non totalmente invisibile a molti. In attesa che arrivasse il cameriere per la prima ordinazione, quindi davvero a rischio certo che arrivasse da un momento all’altro, lei si china sulle mia gambe, mi libera il cazzo e mi fa un pompino che ancora me lo ricordo. Vogliosa, accanita, affamata, arrapatissima.
Non godetti per miracolo e volutamente perché volevo mantenere l’atmosfera il più possibile al massimo dell’eccitazione. Eccitazione che durò tutta la serata, tra fantasie che ormai, capivamo, si sarebbero tradotte presto in realtà.
Entrambi sapevamo che già quella sera lei avrebbe voluto fare lo stesso servizio, un gran pompino, al primo che le fosse piaciuto almeno sufficientemente.
La storia continua e si evolve.
Vi farò sapere.
Indico a grandi tappe l’emancipazione che ebbe la nostra propensione erotica a condividere con altri le nostre esperienze.
Come già detto fu una crescita graduale, ma costante.
Eravamo all’esibizionismo di mia moglie, che si manifestava con l’uso dei bikini più striminziti possibili, con il topless al mare, con le camicette e magliette il più scollate possibile per mostrare ai camerieri di turno, o a chiunque si potesse, il seno fino addirittura ai capezzoli, duri e turgidi di desiderio.
Cito un paio di esempi esemplificativi della progressione graduale ma costante.
Abitavamo a Monza, un venerdi sera, come era solito, uscimmo per svagarci un po’. Un locale che ci piaceva frequentare stava in viale Zara a Milano, Caipirinha e mojit molto buoni e simili.
Il proprietario ormai era quasi un amico, ci accoglieva con simpatia e cortesia, intrattenendosi qualche volta a chiacchierare con noi, cosa che peraltro faceva con molti.
Una sera in particolare mia moglie era particolarmente “divertita”.
Indossava una camicetta molto trasparente e sexy, con un reggiseno a balconcino intrigante ma che comunque nascondeva abbastanza. Era talmente trasparente quel tessuto che sarebbe stato piuttosto azzardato non indossare indumento intimo, non sapendo cosa avremmo fatto e dove saremmo capitati. .
Ma….. sul tardi, luci soffuse, mia moglie si alza per andare in bagno. Torna e non ha più il reggiseno. Garantisco che i capezzoli erano non intuibili, ma molto di più. L’aureola spiccava in modo clamoroso sotto il tessuto, con i capezzoli duri e turgidi da impazzire. Lo fece con la netta intenzione di eccitare proprietario e personale e ci riuscì benissimo, vista la maggiore attenzione che continuò ad avere fino all’uscita.
Sì, niente di così particolare, ma c’è da crederci, la situazione era terribilmente arrapante.
Un altro sabato sera, sempre a Monza, altra uscita. Estate, lei indossava un vestitino leggero, largo sotto e corto appena sotto il ginocchio.. Rientrando a casa, verso mezzanotte, si sfila le mutandine, non capii al momento la sua intenzione ma stavo al gioco senza prendere iniziativa.
Non successe nulla, rientrammo, entrati nel portone chiamiamo l’ascensore e lei, invece di pigiare il taso 3 del nostro piano, pigia l’ultimo, il 7. Si sfila il vestito e rimane completamente w clamorosamente nuda! Tutta nuda. Uno spettacolo. Scopammo forsennatamente pigiando su e giù i tasti più volte, col rischio di essere beccati da chiunque. E’ vero che era più di mezzanotte, ma era un sabato d’estate. Bellissimo.
Terzo e ultimo episodio, al momento, tra i tanti che potrei citare.
Roma, locale di Trastevere, non affollatissimo, noi a un tavolo discretamente appartato ma non totalmente invisibile a molti. In attesa che arrivasse il cameriere per la prima ordinazione, quindi davvero a rischio certo che arrivasse da un momento all’altro, lei si china sulle mia gambe, mi libera il cazzo e mi fa un pompino che ancora me lo ricordo. Vogliosa, accanita, affamata, arrapatissima.
Non godetti per miracolo e volutamente perché volevo mantenere l’atmosfera il più possibile al massimo dell’eccitazione. Eccitazione che durò tutta la serata, tra fantasie che ormai, capivamo, si sarebbero tradotte presto in realtà.
Entrambi sapevamo che già quella sera lei avrebbe voluto fare lo stesso servizio, un gran pompino, al primo che le fosse piaciuto almeno sufficientemente.
La storia continua e si evolve.
Vi farò sapere.
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