La ricevitoria 1
di
Mario Cavaradossi
genere
dominazione
per commenti e critiche: cavaradossim@hotmail.com
Capitolo 1
Carlo se ne stava seduto in quella ricevitoria a fissare il vuoto. In quel momento non c'era nessun cliente: ed era proprio in quei momenti che quel locale gli sembrava più grande di quel che effettivamente era. Adesso poi che Gianni non c'era più si sentiva troppo solo come mai gli era capitato. Nella sua vita c'era sempre stato Gianni a fargli compagnia, il suo miglior amico. Erano coetanei ed erano cresciuti assieme, avevano frequentato le stesse scuole, ne avevano combinate così tante insieme... poi quel maledetto incidente aveva spezzato la sua vita a soli 25 anni. Un dolore immenso aveva devastato tutti, famigliari e amici, e dopo tre mesi non c'era ancora forza per reagire.
E intanto c'era da mandare avanti quell'attività. La ricevitoria era stata un'idea di Gianni: dopo il diploma avevano provato entrambi a trovar lavoro ma con scarsi risultati, poi si presentò l'occasione. Uno zio di Carlo andando in pensione aveva deciso di vendere la sua edicola. I due amici ci avevano pensato un po', s'erano fatti due conti e, con il contributo delle rispettive famiglie, avevano rilevato l'attività. Decisero di mantenere l'edicola ma di integrarla con una ricevitoria per lotto e scommesse varie. L'idea era risultata vincente, infatti guadagnavano discretamente anche se erano occupati lì per tutta la giornata. Adesso però si ritrovava solo a gestire l'attività e si sentiva in difficoltà. Era indeciso se chiudere tutto oppure trovare un altro socio.
L'indomani era domenica e Carlo aveva fissato un appuntamento con i genitori di Gianni per discutere la sua situazione. Non era facile per lui e men che meno per loro, ma qualcosa andava fatto. Viene accolto in casa e dopo varie parole di circostanza entra in argomento.
-Come ben sapete io e Gianni eravamo soci paritari nella nostra attività e adesso che lui non c'è più...- si ferma un attimo per la commozione, -adesso bisogna decidere sul da farsi-.
I genitori non dicono niente ma con lo sguardo invitano Carlo a continuare.
-Ci ho riflettuto molto e sono intenzionato a portare avanti l'attività. Quindi...- fa una pausa, - se voi non avete nulla in contrario, posso attivarmi per trovare un altro socio che rilevi la parte di Gianni.-
C'è silenzio. Carlo teme che le sue parole, forse apparse troppo risolute, abbiano urtato i genitori dell'amico. Poi prende la parola il padre:-Capisco la tua proposta Carlo, però c'è una cosa che volevamo chiederti... ecco...- guarda sua moglie ma non riesce a completare la frase. Carlo guarda quell'uomo che conosceva da così tanti anni, ne aveva sempre avuto stima. Era un bell'uomo dal fisico asciutto e il viso gioviale (Gianni gli somigliava molto), aveva un buon lavoro, una bella moglie... il dolore l'aveva scavato dentro, sembrava così smarrito.
Luisa, la madre di Gianni, raccoglie le sue forze e continua il discorso del marito:-Vedi Carlo, tu hai sempre frequentato questa casa sin da quando eri un bambino. Sei sempre stato il miglior amico di Gianni...- si ferma un momento per trovare le parole. - Come sai c'è anche Giulia, nostra figlia. Dopo quel ch'è successo...- si ferma sopraffatta dalla commozione. Luisa era ancora una bella donna: piccola di statura, fisico esile ma energica. Mentre la guardava così distrutta nella sua poltrona, Carlo ripensa a quei strani pensieri che aveva avuto a volte su quella donna, quante volte l'aveva desiderata negli anni, quanto spesso era stata oggetto delle sue masturbazioni. Si sentiva un mostro a pensare a certe cose in quel momento.
Intanto Luisa si era ridestata, riprese:- Beh il fatto è che la nostra Giulietta s'è chiusa nel suo dolore e non sappiamo proprio che fare. Sai che s'è appena diplomata, avrebbe dovuto iscriversi all'università... e invece passa le sue giornate chiusa nella sua stanza.-
Carlo non sapeva che dire. Certo conosceva la sorella del suo amico, ma non c'era mai stato un particolare legame tra di loro. Causa la differenza d'età l'aveva sempre vista come una bambina. Comprendeva il suo dolore, ben sapendo quanto fosse legata al fratello.
Interviene il padre:-Vorremmo che Giulietta venisse a lavorare con te in ricevitoria. È una ragazza intelligente, son sicuro che imparerà subito quel che c'è da fare-. Fece una pausa..-Almeno sarà un pretesto per farla uscire...-
Carlo non riusciva a nascondere la sua sorpresa. Non s'aspettava questa proposta. Interviene Luisa:- Consideralo un periodo di prova. Vediamo come va... poi sarai tu a decidere se la cosa può funzionare o se preferisci trovare un altro socio.-
Carlo si sentiva frastornato, o forse era solo scocciato. Non aveva mai preso in considerazione questa soluzione e infatti non è che gli andasse proprio a genio. Comunque sentiva di non poter rifiutare.-Va bene, penso si possa provare...-
Luisa si alza dalla sua poltrona e, con un rapido movimento, si inginocchia vicino a Carlo. -Sei veramente un caro ragazzo- gli dice accarezzandogli la mano.-Vorrei fossi tu a dirglielo a Giulietta, mi sembra più corretto-. E senza aspettare risposta fa segno al marito.
L'uomo va a chiamare la figlia così i due rimangono soli. Luisa aveva appoggiato la guancia sulla mano del ragazzo e intanto carezzava le sue gambe. Carlo evidentemente imbarazzato sentiva crescere l'eccitazione. Carezza i capelli di Luisa, castano chiaro quasi rossi. Nota che la camicetta si era aperta un po' e riusciva ad intravedere il piccolo seno della donna. Lei lo guarda:- è tanto doloroso perdere un figlio sai...- Poi si solleva un po' e gli carezza il petto e il viso. -Scusami Carlo, è che mi ricordi tanto il mio Gianni...- e si alza di scatto. Carlo si alza anche lui e l'abbraccia:-Non ti preoccupare Luisa, lo capisco...- La donna si stringe forte a lui, il ragazzo teme che possa sentire la sua erezione che preme nei suoi pantaloni. Comunque Luisa non dice niente.
Giulia se ne stava nella sua stanza, distesa sul letto in penombra. S'era tolte le mutandine e si accarezzava la fighetta. Sentiva di doverlo fare per poter sopportare la mancanza del fratello. Non ricerca semplicemente il piacere, anzi si dedica più a procurarsi dolore. Fa scorrere lievemente la mano sul solco poi di scatto stringe la sua fighettina nella mano affondandovi le unghie fin tanto riesce a sopportare. Si contorce per il dolore, ma anche per il piacere. Poi molla la presa, divarica le gambe e con una mano allarga le grandi labbra. Con l'altra mano stinge il clitoride e ciò le provoca immediatamente un forte orgasmo.
Suo padre bussa alla porta:-Cara sono io, posso entrare?-
Giulia si ridesta:-Un momento papà...-, cerca di darsi una sistemata, si rimette gli slip e i pantaloni e va ad aprire.
Il padre entra ma si muove con difficoltà in quella stanza semi buia. -Giulietta apri un po' la finestra, così entra un po' di luce e cambia un po' l'aria.-
Giulia resta ferma guardando suo padre con aria interrogativa.
Il padre soprassiede. -Senti ti va di venire di là, è venuto a trovarci Carlo... vorrebbe parlarti.-
Giulia è un po' contrariata, comunque acconsente. -Ok, un momento e arrivo.-
Carlo e i genitori di Gianni sono di nuovo seduti in poltrona. Giulia arriva e saluta il ragazzo. Carlo si alza e le stringe la mano:-Ciao Giulia...-. Avrebbe voluto dire altro ma era rimasto un po' sbalordito dalla ragazza. E non era solo per via della sua aria abbattuta. Pensava a quanto la piccola Giulietta fosse cresciuta senza che lui se ne accorgesse. Somigliava molto a Luisa: non tanto alta, fisico esile, pelle diafana, capelli dello stesso colore ma portati più lunghi. Carlo l'aveva sempre vista come la sorella del suo amico, la bambina petulante che voleva sempre giocare con loro e che loro scacciavano sempre. Adesso invece si rendeva conto di come Giulietta fosse diventata una bella ragazza. Non di una bellezza esagerata, pensa Carlo, ma, nonostante lo stato trasandato in cui s'era presentata, immaginava una ragazza che doveva suscitare il desiderio di molti ragazzi. Sotto la maglietta bianca si intuiva la forma del suo seno, non molto grande. E sicuramente non indossava reggiseno, visti i due capezzoli che scivolavano nervosi sotto quella maglietta. Il pantalone della tuta era abbastanza aderente da lasciar apprezzare la forma del suo culetto.
Vedendo che il ragazzo guardava sua figlia senza dir niente, Luisa interviene: -Cara siediti un po' con noi-. Giulia si siede accanto alla madre sul bracciolo della poltrona.
Poi interviene il padre: -Vedi Giulietta, Carlo è venuto qui per parlare della questione della ricevitoria.- si sistema un po' sulla sua poltrona, -Sai che ne siamo per metà proprietari...-
L'uomo s'era fermato, così Carlo prende la parola: -Beh il fatto è questo Giulia: io son rimasto solo a gestire l'attività- nota tristezza sul viso della ragazza, -vorrei che venissi tu a darmi una mano- un momento di pausa, -Pensi di potercela fare?-
La ragazza guardava Carlo con attenzione. Aveva sempre visto quel ragazzo assieme a suo fratello, ne era stata anche attratta ma non aveva mai notato interesse da parte sua. Adesso era lì seduto di fronte a lei. La camicia azzurra giocava bene con il nero dei suoi capelli. Il colletto sbottonato si apriva su un torace ampio e tonico. Il pantalone chiaro risaltava le sue gambe muscolose; Giulia sapeva che il ragazzo giocava spesso a calcio. Un'occhiata l'aveva data anche al pacco, sperando di non essere stata notata e immaginando un sesso apprezzabile. Se ne vergognava un po' e ripensava a quanto aveva sperato che, crescendo, quel ragazzo l'avrebbe notata di più. Con rammarico, s'era sentita non abbastanza bella per lui, che non l'apprezzava affatto, almeno così le era sembrato negli anni. A differenza di suo fratello Gianni che invece l'amava e le riservava tante attenzioni, che adesso le mancavano molto.
Luisa interruppe quei pensieri accarezzando il viso della ragazza: -Allora che ne pensi Giulietta?-
Se proprio era necessario non poteva sottrarsi, quindi decise: -Va bene, ci sto!-
Capitolo 1
Carlo se ne stava seduto in quella ricevitoria a fissare il vuoto. In quel momento non c'era nessun cliente: ed era proprio in quei momenti che quel locale gli sembrava più grande di quel che effettivamente era. Adesso poi che Gianni non c'era più si sentiva troppo solo come mai gli era capitato. Nella sua vita c'era sempre stato Gianni a fargli compagnia, il suo miglior amico. Erano coetanei ed erano cresciuti assieme, avevano frequentato le stesse scuole, ne avevano combinate così tante insieme... poi quel maledetto incidente aveva spezzato la sua vita a soli 25 anni. Un dolore immenso aveva devastato tutti, famigliari e amici, e dopo tre mesi non c'era ancora forza per reagire.
E intanto c'era da mandare avanti quell'attività. La ricevitoria era stata un'idea di Gianni: dopo il diploma avevano provato entrambi a trovar lavoro ma con scarsi risultati, poi si presentò l'occasione. Uno zio di Carlo andando in pensione aveva deciso di vendere la sua edicola. I due amici ci avevano pensato un po', s'erano fatti due conti e, con il contributo delle rispettive famiglie, avevano rilevato l'attività. Decisero di mantenere l'edicola ma di integrarla con una ricevitoria per lotto e scommesse varie. L'idea era risultata vincente, infatti guadagnavano discretamente anche se erano occupati lì per tutta la giornata. Adesso però si ritrovava solo a gestire l'attività e si sentiva in difficoltà. Era indeciso se chiudere tutto oppure trovare un altro socio.
L'indomani era domenica e Carlo aveva fissato un appuntamento con i genitori di Gianni per discutere la sua situazione. Non era facile per lui e men che meno per loro, ma qualcosa andava fatto. Viene accolto in casa e dopo varie parole di circostanza entra in argomento.
-Come ben sapete io e Gianni eravamo soci paritari nella nostra attività e adesso che lui non c'è più...- si ferma un attimo per la commozione, -adesso bisogna decidere sul da farsi-.
I genitori non dicono niente ma con lo sguardo invitano Carlo a continuare.
-Ci ho riflettuto molto e sono intenzionato a portare avanti l'attività. Quindi...- fa una pausa, - se voi non avete nulla in contrario, posso attivarmi per trovare un altro socio che rilevi la parte di Gianni.-
C'è silenzio. Carlo teme che le sue parole, forse apparse troppo risolute, abbiano urtato i genitori dell'amico. Poi prende la parola il padre:-Capisco la tua proposta Carlo, però c'è una cosa che volevamo chiederti... ecco...- guarda sua moglie ma non riesce a completare la frase. Carlo guarda quell'uomo che conosceva da così tanti anni, ne aveva sempre avuto stima. Era un bell'uomo dal fisico asciutto e il viso gioviale (Gianni gli somigliava molto), aveva un buon lavoro, una bella moglie... il dolore l'aveva scavato dentro, sembrava così smarrito.
Luisa, la madre di Gianni, raccoglie le sue forze e continua il discorso del marito:-Vedi Carlo, tu hai sempre frequentato questa casa sin da quando eri un bambino. Sei sempre stato il miglior amico di Gianni...- si ferma un momento per trovare le parole. - Come sai c'è anche Giulia, nostra figlia. Dopo quel ch'è successo...- si ferma sopraffatta dalla commozione. Luisa era ancora una bella donna: piccola di statura, fisico esile ma energica. Mentre la guardava così distrutta nella sua poltrona, Carlo ripensa a quei strani pensieri che aveva avuto a volte su quella donna, quante volte l'aveva desiderata negli anni, quanto spesso era stata oggetto delle sue masturbazioni. Si sentiva un mostro a pensare a certe cose in quel momento.
Intanto Luisa si era ridestata, riprese:- Beh il fatto è che la nostra Giulietta s'è chiusa nel suo dolore e non sappiamo proprio che fare. Sai che s'è appena diplomata, avrebbe dovuto iscriversi all'università... e invece passa le sue giornate chiusa nella sua stanza.-
Carlo non sapeva che dire. Certo conosceva la sorella del suo amico, ma non c'era mai stato un particolare legame tra di loro. Causa la differenza d'età l'aveva sempre vista come una bambina. Comprendeva il suo dolore, ben sapendo quanto fosse legata al fratello.
Interviene il padre:-Vorremmo che Giulietta venisse a lavorare con te in ricevitoria. È una ragazza intelligente, son sicuro che imparerà subito quel che c'è da fare-. Fece una pausa..-Almeno sarà un pretesto per farla uscire...-
Carlo non riusciva a nascondere la sua sorpresa. Non s'aspettava questa proposta. Interviene Luisa:- Consideralo un periodo di prova. Vediamo come va... poi sarai tu a decidere se la cosa può funzionare o se preferisci trovare un altro socio.-
Carlo si sentiva frastornato, o forse era solo scocciato. Non aveva mai preso in considerazione questa soluzione e infatti non è che gli andasse proprio a genio. Comunque sentiva di non poter rifiutare.-Va bene, penso si possa provare...-
Luisa si alza dalla sua poltrona e, con un rapido movimento, si inginocchia vicino a Carlo. -Sei veramente un caro ragazzo- gli dice accarezzandogli la mano.-Vorrei fossi tu a dirglielo a Giulietta, mi sembra più corretto-. E senza aspettare risposta fa segno al marito.
L'uomo va a chiamare la figlia così i due rimangono soli. Luisa aveva appoggiato la guancia sulla mano del ragazzo e intanto carezzava le sue gambe. Carlo evidentemente imbarazzato sentiva crescere l'eccitazione. Carezza i capelli di Luisa, castano chiaro quasi rossi. Nota che la camicetta si era aperta un po' e riusciva ad intravedere il piccolo seno della donna. Lei lo guarda:- è tanto doloroso perdere un figlio sai...- Poi si solleva un po' e gli carezza il petto e il viso. -Scusami Carlo, è che mi ricordi tanto il mio Gianni...- e si alza di scatto. Carlo si alza anche lui e l'abbraccia:-Non ti preoccupare Luisa, lo capisco...- La donna si stringe forte a lui, il ragazzo teme che possa sentire la sua erezione che preme nei suoi pantaloni. Comunque Luisa non dice niente.
Giulia se ne stava nella sua stanza, distesa sul letto in penombra. S'era tolte le mutandine e si accarezzava la fighetta. Sentiva di doverlo fare per poter sopportare la mancanza del fratello. Non ricerca semplicemente il piacere, anzi si dedica più a procurarsi dolore. Fa scorrere lievemente la mano sul solco poi di scatto stringe la sua fighettina nella mano affondandovi le unghie fin tanto riesce a sopportare. Si contorce per il dolore, ma anche per il piacere. Poi molla la presa, divarica le gambe e con una mano allarga le grandi labbra. Con l'altra mano stinge il clitoride e ciò le provoca immediatamente un forte orgasmo.
Suo padre bussa alla porta:-Cara sono io, posso entrare?-
Giulia si ridesta:-Un momento papà...-, cerca di darsi una sistemata, si rimette gli slip e i pantaloni e va ad aprire.
Il padre entra ma si muove con difficoltà in quella stanza semi buia. -Giulietta apri un po' la finestra, così entra un po' di luce e cambia un po' l'aria.-
Giulia resta ferma guardando suo padre con aria interrogativa.
Il padre soprassiede. -Senti ti va di venire di là, è venuto a trovarci Carlo... vorrebbe parlarti.-
Giulia è un po' contrariata, comunque acconsente. -Ok, un momento e arrivo.-
Carlo e i genitori di Gianni sono di nuovo seduti in poltrona. Giulia arriva e saluta il ragazzo. Carlo si alza e le stringe la mano:-Ciao Giulia...-. Avrebbe voluto dire altro ma era rimasto un po' sbalordito dalla ragazza. E non era solo per via della sua aria abbattuta. Pensava a quanto la piccola Giulietta fosse cresciuta senza che lui se ne accorgesse. Somigliava molto a Luisa: non tanto alta, fisico esile, pelle diafana, capelli dello stesso colore ma portati più lunghi. Carlo l'aveva sempre vista come la sorella del suo amico, la bambina petulante che voleva sempre giocare con loro e che loro scacciavano sempre. Adesso invece si rendeva conto di come Giulietta fosse diventata una bella ragazza. Non di una bellezza esagerata, pensa Carlo, ma, nonostante lo stato trasandato in cui s'era presentata, immaginava una ragazza che doveva suscitare il desiderio di molti ragazzi. Sotto la maglietta bianca si intuiva la forma del suo seno, non molto grande. E sicuramente non indossava reggiseno, visti i due capezzoli che scivolavano nervosi sotto quella maglietta. Il pantalone della tuta era abbastanza aderente da lasciar apprezzare la forma del suo culetto.
Vedendo che il ragazzo guardava sua figlia senza dir niente, Luisa interviene: -Cara siediti un po' con noi-. Giulia si siede accanto alla madre sul bracciolo della poltrona.
Poi interviene il padre: -Vedi Giulietta, Carlo è venuto qui per parlare della questione della ricevitoria.- si sistema un po' sulla sua poltrona, -Sai che ne siamo per metà proprietari...-
L'uomo s'era fermato, così Carlo prende la parola: -Beh il fatto è questo Giulia: io son rimasto solo a gestire l'attività- nota tristezza sul viso della ragazza, -vorrei che venissi tu a darmi una mano- un momento di pausa, -Pensi di potercela fare?-
La ragazza guardava Carlo con attenzione. Aveva sempre visto quel ragazzo assieme a suo fratello, ne era stata anche attratta ma non aveva mai notato interesse da parte sua. Adesso era lì seduto di fronte a lei. La camicia azzurra giocava bene con il nero dei suoi capelli. Il colletto sbottonato si apriva su un torace ampio e tonico. Il pantalone chiaro risaltava le sue gambe muscolose; Giulia sapeva che il ragazzo giocava spesso a calcio. Un'occhiata l'aveva data anche al pacco, sperando di non essere stata notata e immaginando un sesso apprezzabile. Se ne vergognava un po' e ripensava a quanto aveva sperato che, crescendo, quel ragazzo l'avrebbe notata di più. Con rammarico, s'era sentita non abbastanza bella per lui, che non l'apprezzava affatto, almeno così le era sembrato negli anni. A differenza di suo fratello Gianni che invece l'amava e le riservava tante attenzioni, che adesso le mancavano molto.
Luisa interruppe quei pensieri accarezzando il viso della ragazza: -Allora che ne pensi Giulietta?-
Se proprio era necessario non poteva sottrarsi, quindi decise: -Va bene, ci sto!-
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