A moon shaped pool

di
genere
sentimentali

Chiudi gli occhi.


Fai roteare, lentamente, le pupille nel buio.


Ascolta il tuo respiro.


Immagina di camminare
e conta i tuoi passi.

Uno

Due

Tre

Quattro…


Dicono serva a combattere l’insonnia e lasciarsi finalmente abbracciare dal sonno.

Lascia che i pensieri scorrano, come immagini di un film lontano la cui eco si affievolisce, un respiro dopo l’altro, fino a ritrovarsi, cadendo, nel mondo giusto dei sogni.


Chiudi gli occhi, chiudili, ora.


Fai roteare le pupille nel buio,
fallo, lentamente.


Ascolta il tuo respiro, il suo impercettibile danzare.


Immagina di camminare e inizia a contare i tuoi passi.


Uno

Due

Tre


I miei piedi, nudi, accarezzati dal tappeto fresco dell’erba.


Quattro

Cinque

Foglie danzanti che sembrano respirare trafitte dai raggi del sole, uno scherzo di vento che non puoi non sorridere.
Luce bella negli occhi, chiuderli, senza smetterla più, di sorridere.
La voce dell’acqua, poco distante, una vasca a forma di luna piena, scavata proprio al centro del nulla.


Sei

Sette…

Occhi negli occhi, ora, a scambiarsi la luce, a raccontarsi senza alcun bisogno di aprire la bocca.
La faccia beata, da imperatore nudo, seduto proprio al centro della luna piena, il bicchiere di vino fra le mani, l’acqua che borbotta attorno ai fianchi e sembra continuare a ripetere: quanto sei bello, signore mio.
Lasciarsi guardare, mentre le mani raggiungono le falde dell’accappatoio, bianco, lasciare che le dita ne sciolgano il nodo, che non c’è niente di più bello delle dita, quando fanno qualsiasi cosa.

Svelarsi, nel tempo lento di un respiro, regina nuda, vestita solo di sole, lasciare che i suoi occhi accesi si riempiano di rosa.
Mentre la spugna bianca si arrende alla forza dell’erba.

Otto

Nove

Dieci

Fino a sfiorare il velo dell’acqua, un passo alla volta, discendere i gradini fino a immergersi nella stessa luna bagnata, affondare fino a fondersi, l’una sull’altro, fino a scambiarsi la pelle.
Cercarsi le labbra e lasciarsele mangiare, muovere le mani in una lunga, infinita, spasmodica carezza fino a stringerle, attorno alla carne, lasciando che le dita inventino un nuovo nodo, quanto sei bello, signore mio.

Ascolta il tuo respiro,
mentre inciampa sul suo petto, mentre il fremito dei corpi aumenta i suoi battiti, mentre le sue mani mi accarezzano i fianchi, scivolano sulla pelle fino ad afferrarla, fino a stringerla fino ad arrossarla, tanta è la voglia di possederla.
Per poi muoversi, impaziente, sedersi sopra di lui, diventare un unico magnifico essere, al centro della vasca rotonda scavata nel bel mezzo del nulla.
Cerchi nell’acqua al ritmo dei corpi che bruciano al sole, lasciarsi penetrare, lasciarsi infiammare.

Lascia roteare le pupille sotto alle palpebre chiuse,
spalanca la bocca,
mentre lui mi morde i seni, mentre il mio corpo sbatte sul suo e ad ogni affondo sentirsi mancare che quasi è volare, sentire vertigini lungo la schiena, sentirlo tremare e invocare l’abisso, sempre più forte a sbattersi contro, stringimi le cosce, entrami dentro signore mio, puntami dritto al cuore, godi di me che questo è il momento, qui, al centro esatto di tutto.
Occhi negli occhi, ancora una volta, di una luce che ora è ancora più bella, entrami dentro, godi di noi, senza niente da dire, con un sorriso che è quasi paura, piccolo uomo godimi dentro, adesso, trasformiamoci in un unico essere meraviglioso, qui dove tutto è più grande di noi, oggi che è l’ultimo giorno prima di domani, che davvero anche io, non so immaginare niente di più bello dell’inventarsi un nuovo piccolissimo cuore.


Non piangere, ora.
Non piangere.


Immagina di camminare,
di contare i tuoi passi…

Uno due tre quattro…

Ritrovarsi a correre,
rumore di scarpe lungo il corridoio…

Dove vai?
Dove corri?

Cinque sei sette…

I giorni scivolano su un nuovo calendario, il fremito dell’attesa diventa sempre più dolce.

Diventerà una musicista, proprio come te!

Va bene,
purché sia bella,
bella come te

Dove corri?
Non piangere, signore mio.

Hai paura?


Dammi la mano allora,
intrecciami le dita
e stringile forte,
che oggi è il primo giorno dopo di ieri.

Otto nove…

Guarda il cielo,
c’è un sorriso nel nero…
le daremo il suo nome,
che non esiste nome più bello.

Dieci

Poi i passi, veloci, al ritmo di chi fugge,
dove corri?

La faccia di un medico che non sa più come si sorride.

Il silenzio.








Guarda lo schermo
che è ancora più nero,
fra le nubi immobili di un piccolissimo cuore.


Ora che, al centro di tutto, c’è solo la mia pancia,
a forma di luna vuota.


Non piangere, signore mio,
che davvero anche io, non le ho, le parole per raccontare le tue lacrime.


Camminare, senza nessun posto dove andare, con scarpe improvvisamente troppo pesanti.







Che cos’è, questa nebbia che sale ad accarezzare il cuore? Da dove viene? Qual è il momento esatto in cui le foglie hanno iniziato a essere così belle, mentre cadono? Si abbandonano, planando leggere verso il loro destino; il tempo che passa e la vita che si rinnova, per sempre giovane e per sempre vecchia, in un ciclo continuo di morte e rinascita.
E queste parole? A rincorrersi, come ragazzini coi cappotti colorati che giocano su un tappeto giallo di foglie, da quanto tempo non ridevano così forte?
Questo grande immenso respiro che risuona in ogni cosa, scivola fra i viali alberati e specchia il cielo nelle pozzanghere d’argento, è sempre stato tutto così enormemente bello?
E se davvero, infine, c’è tutta questa bellezza che vibra nella luce incerta delle cose perché, io, mi sento mancare? Come una dolce febbre d’autunno che brilla negli occhi ancora ubriachi d’amore.

Le dita aspettano altre dita.

Le labbra domandano altre labbra.






Chiudi gli occhi.


Fai roteare lentamente le pupille nel buio.


Ascolta il tuo respiro.


Immagina di camminare,
e conta i tuoi passi.

Uno

Due

Tre

Quattro

Cinque volte…

Cinque buchi nell’acqua silenziosa.



Solo adesso mi addormento.
Solo adesso, finalmente, sogno.
E ogni sogno è sempre lo stesso sogno.

Ci sei tu,

ci sei tu che non esisti…

non ti conoscerò mai non ascolterò mai la tua musica eppure…

il tuo viso
le mie mani
sono la stessa gioia immensa







https://youtu.be/8lTXHNPYKOM
scritto il
2022-03-11
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