Confesso
di
LadyRhodium
genere
etero
Ebbene si lo sono.
Lo ammetto e lo confesso: sono dipendente dal cazzo, dal tuo cazzo.
Non riesco a stare lontano quando vedo il tuo pantalone che si tende al crescere dell’erezione.
Oggi non fa eccezione.
Siamo tutti nel tuo ufficio e il mio sguardo provocante si posa spesso sulla patta dei tuoi pantaloni per controllare anche il minimo rigonfiamento. Poi risale a controllare i tuoi occhi che cercano di restare impassibili, mentre parli con me e i tuoi collaboratori. Non passa molto tempo che la patta si inarca per la spinta che attendevo provocandoti.
Non riesco molto a seguire il filo logico a quella visione, ma i tuoi discorsi li conosco a memoria perché li scrivo io.
Sono mesi che il tuo modo di esprimerti è cambiato, ma nessuno si è accorto che qualcun’altro stende i tuoi discorsi delle riunioni e dei meeting.
Questo qualcuno sono io.
Fiera di farti da segretaria ed accompagnarti nella tua crescita professionale, ma questa collaborazione è per me una droga, perchè riusciamo a lavorare proficuamente insieme in perfetta simbiosi e anche a scopare in completa sintonia: in un connubio che ha dell’unico e sorprendente allo stesso tempo.
Proponi di interrompere con un break la riunione.
Vai a prendere un caffè con gli altri, tirando dietro la porta, mentre resto a sistemare alcune carte.
Il caffè non mi va, ho decisamente voglia di altro e so cosa fare per stupirti: mi apposto sotto la scrivania.
Rientrate. Nessuno nota la mia presenza, sono lì sotto il tavolo. Continuate a parlare, forse pensando me ne sia andata.
Allungo la mano sulle tue cosce e tu che, al contrario degli altri, mi avevi visto sedendoti, non muovi un muscolo della parte alta restando impassibile, hai già capito e sai cosa sta per succedere, mi conosci sai che quando sei eccitato non riesco a trattenermi.
Apro la cerniera dei pantaloni e ti massaggio attraverso i boxer. Non ho bisogno di andare a fondo, il tuo membro è già gonfio e preme per uscire fuori dall’apertura, nonostante l’intimo faccia da ostacolo.
Trovo l’apertura nel boxer e libero la tua virilità. Ti spingi sotto la scrivania e digiti sui tasti del tuo computer. La tua faccia seriosa maschera bene il tuo pensiero, mentre la mia lingua piano piano inizia la sua danza sull’asta vigorosa e sempre più venata.
Hai un fremito e lo nascondi bene cogliendo l’occasione del tuo telefono che vibra sul tavolo.
“Scusate, è una telefonata privata.”
Congedi tutti che si alzano ed escono chiudendo la porta.
“Puoi chiudere la chiamata e continuare a trastullarti col mio cazzo.”
Premo la cornetta rossa sullo schermo del cellulare che avevo posato per terra.
Inizio lentamente a percorrere tutto il tuo membro da sopra a sotto, affondandolo di tanto in tanto in bocca fino a farmelo arrivare in fondo alla gola e alternando poi i movimenti della lingua su tutta l’asta.
La mia espressione di passionale gioia nel lavorarti tra le labbra è quella che più ti colpisce di me.
“Guarda quanto ti piace, sei la contentezza in persona quando mi lavori con la bocca!”
Mi guardi e ricambio lussuriosa il tuo sguardo: un ponte visivo che completa l’energia del godimento che tra noi si crea all’istante.
Lentamente e metodica continuo finché dopo che hai annunciato
“Vengoo...”
mi sento inondare di fiotti caldi e densi la bocca che aspettava solo di portarti all’orgasmo per il solo piacere di succhiartelo fino all’esplosione.
Ebbene si lo sono.
Lo ammetto e lo confesso: sono dipendente dal cazzo, ma non di chiunque sono dipendente dal tuo cazzo e non posso farne a meno, perché è governato dalla tua mente che è la provocazione lussuriosa alla quale non riesco a resistere: si, confesso.
Lo ammetto e lo confesso: sono dipendente dal cazzo, dal tuo cazzo.
Non riesco a stare lontano quando vedo il tuo pantalone che si tende al crescere dell’erezione.
Oggi non fa eccezione.
Siamo tutti nel tuo ufficio e il mio sguardo provocante si posa spesso sulla patta dei tuoi pantaloni per controllare anche il minimo rigonfiamento. Poi risale a controllare i tuoi occhi che cercano di restare impassibili, mentre parli con me e i tuoi collaboratori. Non passa molto tempo che la patta si inarca per la spinta che attendevo provocandoti.
Non riesco molto a seguire il filo logico a quella visione, ma i tuoi discorsi li conosco a memoria perché li scrivo io.
Sono mesi che il tuo modo di esprimerti è cambiato, ma nessuno si è accorto che qualcun’altro stende i tuoi discorsi delle riunioni e dei meeting.
Questo qualcuno sono io.
Fiera di farti da segretaria ed accompagnarti nella tua crescita professionale, ma questa collaborazione è per me una droga, perchè riusciamo a lavorare proficuamente insieme in perfetta simbiosi e anche a scopare in completa sintonia: in un connubio che ha dell’unico e sorprendente allo stesso tempo.
Proponi di interrompere con un break la riunione.
Vai a prendere un caffè con gli altri, tirando dietro la porta, mentre resto a sistemare alcune carte.
Il caffè non mi va, ho decisamente voglia di altro e so cosa fare per stupirti: mi apposto sotto la scrivania.
Rientrate. Nessuno nota la mia presenza, sono lì sotto il tavolo. Continuate a parlare, forse pensando me ne sia andata.
Allungo la mano sulle tue cosce e tu che, al contrario degli altri, mi avevi visto sedendoti, non muovi un muscolo della parte alta restando impassibile, hai già capito e sai cosa sta per succedere, mi conosci sai che quando sei eccitato non riesco a trattenermi.
Apro la cerniera dei pantaloni e ti massaggio attraverso i boxer. Non ho bisogno di andare a fondo, il tuo membro è già gonfio e preme per uscire fuori dall’apertura, nonostante l’intimo faccia da ostacolo.
Trovo l’apertura nel boxer e libero la tua virilità. Ti spingi sotto la scrivania e digiti sui tasti del tuo computer. La tua faccia seriosa maschera bene il tuo pensiero, mentre la mia lingua piano piano inizia la sua danza sull’asta vigorosa e sempre più venata.
Hai un fremito e lo nascondi bene cogliendo l’occasione del tuo telefono che vibra sul tavolo.
“Scusate, è una telefonata privata.”
Congedi tutti che si alzano ed escono chiudendo la porta.
“Puoi chiudere la chiamata e continuare a trastullarti col mio cazzo.”
Premo la cornetta rossa sullo schermo del cellulare che avevo posato per terra.
Inizio lentamente a percorrere tutto il tuo membro da sopra a sotto, affondandolo di tanto in tanto in bocca fino a farmelo arrivare in fondo alla gola e alternando poi i movimenti della lingua su tutta l’asta.
La mia espressione di passionale gioia nel lavorarti tra le labbra è quella che più ti colpisce di me.
“Guarda quanto ti piace, sei la contentezza in persona quando mi lavori con la bocca!”
Mi guardi e ricambio lussuriosa il tuo sguardo: un ponte visivo che completa l’energia del godimento che tra noi si crea all’istante.
Lentamente e metodica continuo finché dopo che hai annunciato
“Vengoo...”
mi sento inondare di fiotti caldi e densi la bocca che aspettava solo di portarti all’orgasmo per il solo piacere di succhiartelo fino all’esplosione.
Ebbene si lo sono.
Lo ammetto e lo confesso: sono dipendente dal cazzo, ma non di chiunque sono dipendente dal tuo cazzo e non posso farne a meno, perché è governato dalla tua mente che è la provocazione lussuriosa alla quale non riesco a resistere: si, confesso.
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