Martina

di
genere
etero

"Vieni", una sola parola. Quasi un ordine. Leggo il messaggio e non posso fare a meno di eseguire.
Io e Martina ci frequentiamo da un po' ma praticamente non ci conosciamo. E questo mi eccita da morire. Ci siamo trovati quasi per caso. Abbiamo preso un caffè, scambiato qualche parola e poi siamo finiti a letto. Era quello che volevamo, quello che stavamo cercando.
Mi faccio una doccia veloce, mi vesto, esco di casa. Venti minuti e sono da lei. Probabilmente mi nota dalla finestra, perché non ho bisogno di suonare il citofono. "Sali", sento la sua voce dall’altoparlante. Faccio i gradini delle tre rampe di scale a due a due. La porta è aperta. Entro chiedendo permesso. La porta si chiude dietro di me. Voltandomi la vedo: Martina. Florida, con le tettone strizzate dentro a un abitino da cameriera stile vittoriano. I capelli lunghi, ricci e neri tenuti, più o meno, in ordine da una cuffietta bianca.
La bacio stringendola e strizzandola, perdendomi in quell’abbondanza. Mi afferra una mano e mi porta a sedere su un'ampia poltrona. "Devi aver avuto una giornata pesante. Hai delle occhiaie... ora ti rimetto in sesto io...", dice inginocchiandosi. Mi sfila scarpe e calze. Inizia a massaggiarmi i piedi. Li lecca, succhia l'alluce e insinua la lingua in mezzo alle dita. È da quando ho letto il suo messaggio che ce l'ho duro, ma adesso lo è di più. Sto al gioco, non ho motivo di oppormi. Martina si allunga e mi slaccia la cintura. La aiuto a sfilarmi i pantaloni e le mutande, dalle quali schizza fuori il mio cazzo. Lei lo prende in mano, lo accarezza leggerissimamente. La sua lingua è sui miei coglioni. Godo lasciandomi scappare un pesante sospiro. I nostri sguardi si incontrano: lei sorride maliziosa. Le sue carezze si fanno più decise. Mi succhia le palle. Ho già tantissimo ma voglio di più. Porto il sedere sul bordo della seduta e alzo le gambe. "Leccami il culo", le dico. Esegue con perizia. Siamo due animali assetati di piacere. Mi sollevo in piedi e glielo metto in bocca. Le prendo la testa tra le mani e la tengo ferma mentre la scopo lentamente.
Lei mi guarda, io la guardo. Ho bisogno di baciarla. La afferro per i capelli e la tiro su. Asseconda i miei movimenti. Per un istante le nostre labbra si sfiorano. Sento il suo respiro caldo e pesante sul mio viso. La bacio quasi con violenza afferrandole un seno che schizza fuori dallo scollo esagerato. Con l'altra mano le strizzo il culo. Poi cerco sotto alla gonna. È fradicia. Le tocco la clitoride con gentilezza, gliela sfioro appena. Mi godo il suo piacere.
Ora sono io in ginocchio che le bacio la fica. La barba si fa madida dei suoi umori. L'odore, il gusto mi fanno impazzire.
Mi sfilo maglia e maglione in un istante. La spingo sulla poltrona: il petto contro lo schienale, la schiena inarcata, la gonna sollevata sino alle reni. Da quella posizione mi lancia uno sguardo obliquo. E io rispondo piombandole addosso. La penetro. Sono chino su di lei, il mio addome, il mio torace sulla sua schiena. La scopo al ritmo del sangue che mi martella le tempie. Con una mano la tengo al fianco, con l'altra la masturbo. Ansimiamo all'unisono.
Le sue gambe iniziano a tremare, la sento irrigidirsi. Sta per venire. Ai miei movimenti si uniscono i suoi. Sono al limite ma mi sforzo di non cedere. Martina viene. La fica mi si contrae sul cazzo. Tengo duro. I suoi muscoli si rilassano, li sento cedere. Mi sfilo rapidamente dalla sua fica e cerco di piazzarmi nel suo culo. Ho il cazzo fradicio dei suoi umori. Il suo ano mi lascia entrare alcuni centimetri senza opporre resistenza. Affondo la cappella e mi abbandono all'orgasmo. Un po' di sperma entra, un po' schizza fuori. Mi svuoto e mi sento svuotato. Le crollo quasi addosso mentre cerco di raggiungere il suo viso per baciarlo. Ci stringiamo sulla poltrona. Ci guardiamo. Respiriamo pesantemente. Ridiamo. Poi, dopo alcuni minuti, Martina si avvicina al mio orecchio e mi sussurra qualcosa. Sento il cazzo ritornate marmoreo. Ma questa è un altra storia.
di
scritto il
2022-03-13
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