Agnese
di
A_C_
genere
etero
Devo aprire un po’ la finestra. La stanza è piena di fumo. Questa fuma più di me, che è tutto dire.
“Metti un porno”, mi dice ridendo. Ma è più un ghigno, in verità.
Le labbra troppo tirate. I denti ingialliti scoperti. Gli occhi spalancati sovrastati da un paio di sopracciglia malvagie. È pazza. Me ne sono accorto un paio di minuti prima di scambiarci una sola parola. Non lo fosse stata, non l’avrei cagata di striscio, probabilmente… A essere onesti è stata lei a rivolgermi la parola per prima, giusto un paio di ore fa.
Ora… i suoi anfibi buttati ai piedi del letto. Lei in ginocchio sopra di esso. Via il chiodo. Via la maglietta. Niente reggiseno. Seguo l’esempio.
Le strappo la sigaretta dalla mano. Aspiro profondamente alzando il mento. La fisso negli occhi mentre espiro fuori il fumo. Poi schiaccio il mozzicone nel posacenere sul comodino.
Si muove come un serpente. Striscia rapida verso di me. Mi afferra. Mi avvinghia. La bacio, se di bacio si può parlare. È qualcosa di brutale e sporco. È volgare e dannatamente eccitante.
La spingo facendola cadere sulla schiena. Si slaccia i pantaloni che le afferro e le tolgo, mutandine annesse. Mi butto tra le sue gambe. Gliela lecco. Gliela bacio. Mi guarda per tutto il tempo stringendomi le gambe intorno alla testa. Con la bocca incollata alla sua fica finisco di spogliarmi. Ho il cazzo durissimo. Mi libero dalla sua presa e salgo. La afferro per i capelli corvini e spingo. Entro in lei. Sussulta. Bestemmia. Io rido iniziando a scoparla.
Stiamo combattendo: insieme e al contempo separati, ognuno le proprie battaglie. Io so cosa sto cercando di esorcizzare e, per un attimo, penso a lei. Ma è giusto un istante.
Martello mentre lei si contorce sotto di me. Le strizzo un seno mentre ci baciamo. Rotoliamo. Cadiamo giù dal letto: lei sopra di me.
Mi schiaccia la testa a terra. Mi afferra le guance tra le dita di una mano. Mi bacia. I suoi capelli tra le nostre labbra, le nostre lingue. La spingo di lato. La giro pancia a terra e riprendo a fotterla. Con una mano cerco il suo ano e le spingo il pollice nel culo. Entra senza fare fatica tra umori e sudore. I suoi orifizi iniziano a contrarsi sempre più forte. Viene portandomi al punto di non ritorno. Ho giusto un istante per sfilarmi da lei e riempirle il solco tra le natiche di sperma. Sfinito le crollo a fianco.
Respiriamo pesantemente sdraiati sul tappeto ai piedi del letto. Appena il cuore smette di martellare mi volto verso di lei che, nel frattempo, ha recuperato il pacchetto di sigarette buttato per terra. Accende una sigaretta e me la passa. Aspiro guardandola: appoggiata ai gomiti fuma. Ci scrutiamo in silenzio.
È tutto diverso da pochi minuti fa. Sorride ma è malinconica. Lo so perché riconosco quello sguardo: è quello che vedo tutte le mattine riflesso nello specchio.
“Metti un porno”, mi dice ridendo. Ma è più un ghigno, in verità.
Le labbra troppo tirate. I denti ingialliti scoperti. Gli occhi spalancati sovrastati da un paio di sopracciglia malvagie. È pazza. Me ne sono accorto un paio di minuti prima di scambiarci una sola parola. Non lo fosse stata, non l’avrei cagata di striscio, probabilmente… A essere onesti è stata lei a rivolgermi la parola per prima, giusto un paio di ore fa.
Ora… i suoi anfibi buttati ai piedi del letto. Lei in ginocchio sopra di esso. Via il chiodo. Via la maglietta. Niente reggiseno. Seguo l’esempio.
Le strappo la sigaretta dalla mano. Aspiro profondamente alzando il mento. La fisso negli occhi mentre espiro fuori il fumo. Poi schiaccio il mozzicone nel posacenere sul comodino.
Si muove come un serpente. Striscia rapida verso di me. Mi afferra. Mi avvinghia. La bacio, se di bacio si può parlare. È qualcosa di brutale e sporco. È volgare e dannatamente eccitante.
La spingo facendola cadere sulla schiena. Si slaccia i pantaloni che le afferro e le tolgo, mutandine annesse. Mi butto tra le sue gambe. Gliela lecco. Gliela bacio. Mi guarda per tutto il tempo stringendomi le gambe intorno alla testa. Con la bocca incollata alla sua fica finisco di spogliarmi. Ho il cazzo durissimo. Mi libero dalla sua presa e salgo. La afferro per i capelli corvini e spingo. Entro in lei. Sussulta. Bestemmia. Io rido iniziando a scoparla.
Stiamo combattendo: insieme e al contempo separati, ognuno le proprie battaglie. Io so cosa sto cercando di esorcizzare e, per un attimo, penso a lei. Ma è giusto un istante.
Martello mentre lei si contorce sotto di me. Le strizzo un seno mentre ci baciamo. Rotoliamo. Cadiamo giù dal letto: lei sopra di me.
Mi schiaccia la testa a terra. Mi afferra le guance tra le dita di una mano. Mi bacia. I suoi capelli tra le nostre labbra, le nostre lingue. La spingo di lato. La giro pancia a terra e riprendo a fotterla. Con una mano cerco il suo ano e le spingo il pollice nel culo. Entra senza fare fatica tra umori e sudore. I suoi orifizi iniziano a contrarsi sempre più forte. Viene portandomi al punto di non ritorno. Ho giusto un istante per sfilarmi da lei e riempirle il solco tra le natiche di sperma. Sfinito le crollo a fianco.
Respiriamo pesantemente sdraiati sul tappeto ai piedi del letto. Appena il cuore smette di martellare mi volto verso di lei che, nel frattempo, ha recuperato il pacchetto di sigarette buttato per terra. Accende una sigaretta e me la passa. Aspiro guardandola: appoggiata ai gomiti fuma. Ci scrutiamo in silenzio.
È tutto diverso da pochi minuti fa. Sorride ma è malinconica. Lo so perché riconosco quello sguardo: è quello che vedo tutte le mattine riflesso nello specchio.
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