Intesa tra fratelli - capitolo 2

di
genere
incesti

Rientrarono dalla serata in birreria col fiatone, non vedevano l'ora di rientrare in casa, Martina stava letteralmente gelando e anche se sotto casa, il pullman che doveva prendere il suo amico ci mise più di un quarto d'ora ad arrivare. Gabriele invece era a suo agio, era solo un po' in pensiero per Martina e tra l'altro doveva assolutamente pisciare, quindi si diresse subito in bagno. Aveva la mano poggiata al muro come per sorreggersi quando si voltò e vide spuntare Martina con un sorriso furbetto intenta a spiarlo; chissà cosa frullava nella testa di quella ragazza.Gabriele si asciugò, aprì lo scarico - incredibilmente lento - e si rivestì, tutto sotto gli occhi vigili di lei; ormai non le chiedeva nemmeno perché lo guardasse, sapeva che era fatta così; non fece in tempo a finire di pensarlo che lei era sparita nella sua camera a spogliarsi, in quella casa faceva dannatamente caldo, e i due si vestivano praticamente solo per uscire di casa. Martina tolse i pantaloni e il fiocco di raso nero che aveva intorno al collo, poi si voltò verso Gabriele prima di iniziare a sbottonarsi la camicetta; lui le si avvicinò e quando vide che era in difficoltà con uno degli ultimi bottoni fu più che felice di aiutarla. Sfilò il penultimo bottone dall'asola con estrema lentezza, mentre già la visione della pelle chiara di lei era quasi totale e il contrasto con il nero della stoffa liscia gli piaceva molto ma gli faceva pensare solo a quanto sarebbe stata bella senza. Quando anche l'ultimo bottone fu sfilato, la tensione sessuale tra i due era talmente forte che, appena entrambi alzarono lo sguardo, esplosero in un bacio appassionato. Le mani di Gabriele risalirono per l'addome di lei, fino a sfiorarle le costole, procurandole un godutissimo brivido. Lei era aggrappata al suo collo, gli tirava i capelli e di tanto in tanto spostava le mani sul suo petto, poi sull'addome fino ad arrivare all'elastico delle mutande. Mentre lui alternava tra stringerle i fianchi fino a farle male e lasciarle dei graffi lungo la schiena, un morso sul labbro inferiore particolarmente violento le fece perdere il controllo e si stancò di aspettare. La mano di Martina si posò sul cazzo di lui, scoprendo con un certo senso di soddisfazione che era già duro, e cominciò a stuzzicarlo un po'. Più lei faceva così e più lui diventava aggressivo ed eccitato e questo a Martina piaceva da morire. Decise che avevano giocato abbastanza ed era ora di fare sul serio, individuò i bottoni dei suoi pantaloni e fece per sbottonarli quando il campanello suonò; l'ordine di Gabriele era arrivato e lo aspettava fuori dal cancello. I due furono pietrificati e si guardarono con amarezza e costernazione, Martina diede il permesso a Gabriele con un cenno divertito e lui nel giro di due minuti aveva risposto al citofono, sceso 5 piani, preso il suo kebab e risalito di corsa. Lei ci era rimasta un po' male ma le era mancata quell'elettricità, così ci rise su e si avvicinò allo scaffale per togliere le lenti a contatto. Fu così che la trovò lui, dopo aver poggiato il suo ordine sul tavolo della cucina, tornò in camera e vide Martina di spalle, con la camicetta sbottonata ma ancora addosso. Le si avvicinò piano, preoccupandosi di farle sentire tutta l'incombenza e tensione della sua presenza; le spostò i capelli di lato e le baciò piano il collo mentre la sua mano risaliva la coscia, il sedere, l'addome ed infine il seno. Martina aveva delle tette fantastiche e Gabriele ne andava pazzo, avrebbe solo voluto sbatterla in quel momento e in quella posizione ma stava temporeggiando per permetterle di togliersi le lenti. Appena ebbe finito le sfilò la camicetta e la lasciò cadere in terra senza troppi complimenti, la fece voltare e cominciò a baciarla con più foga di prima, stringendole le tette e provocandole qualche sussulto. Interruppe il bacio per un secondo, il tempo necessario per guardarla negli occhi mentre prendeva il suo seno in bocca. Lei gli accarezzava i capelli, come fosse il suo bambino, forse per distogliere l'attenzione dal fatto che aveva le mutandine bagnate e in certo senso ci riuscì, almeno finché lui non cominciò a mordicchiargli i capezzoli. Che gran bastardo, sapeva che la faceva impazzire, come se non bastasse aveva cominciato anche a massaggiarle il clitoride da sopra la stoffa delle mutandine. Lei gli prese il volto tra le mani e lo riportò vicino al suo viso e mentre lo baciava si occupava di sbarazzarsi dei suoi pantaloni e boxer. Così si ritrovarono nudi, l'uno di fronte all'altra a scrutarsi con sguardi soddisfatti e lussuriosi. Gabriele tentò di afferrare la coscia di Martina e portarla alla sua altezza ma lei lo fermò subito, piuttosto si stese sul materasso che avevano per terra, spalancando le gambe e fissandolo con lo sguardo di chi aspetta il suo premio. Lui la conosceva fin troppo bene e si chinò su di lei, posizionandosi tra le sue gambe e baciandole lo sterno, "è questo che vuoi?" le chiese mentre era già passato al ventre, oltrepassando l'ombelico, lei fece una risatina che lasciò subito il posto ad un grosso sospiro, dato dal brivido che gli aveva procurato il morso sull'interno coscia; "non ho sentito" gli disse mentre aveva il viso praticamente tra le sue gambe spalancate e Martina riusciva a sentire il suo respiro pizzicargli i sensi, per questo riuscì a dire un flebile "si" tra un sospiro e l'altro. A Gabriele non serviva altro e affondo il viso tra le cosce di Martina facendola sussultare.
scritto il
2022-03-14
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