Vedo non vedo

di
genere
esibizionismo

La storia che voglio raccontare risale alla me non ancora fidanzata con Alberto, la me che vedeva Alberto solo in presenza della sua fidanzata Aurora.
Una breve premessa: prima che ci mettessimo insieme io e Alberto ci siamo sempre voluti, ma non ci siamo mai potuti avere, siamo state due persone con un tempismo tutt’altro che perfetto.
Al momento io studiavo nella sua stessa città e il caso ha voluto che trovassi casa a pochi metri dalla sua senza neanche volerlo. Dopo anni e anni questo poteva essere un segno, l’unico inconveniente era la fidanzata (storica).
Alberto ed io ci sentivamo di nascosto sporadicamente, quando tornava a casa nel weekend mi contattava, abbiamo provato a sentirci da amici, ma abbiamo ceduto. Fantasticavamo su quello che avremmo sempre voluto fare. Mi piaceva provocarlo, sapevo che si sarebbe eccitato anche solo vedendomi tirare fuori la lingua, figuriamoci qualcosa di più. Il fatto che quasi mi implorasse per fare quel tipo di conversazioni, avere le mie foto, mi faceva sentire potente: cadeva ai miei piedi. Meno lo cercavo più mi scriveva, quelle chat erano qualcosa di super eccitante per me, immaginarlo a masturbarsi sulle mie foto ancora e ancora mi faceva proprio godere.
Quella sera decisi di voler giocare pesante, misi dei pantaloni neri molto molto aderenti, il mio sedere era il suo punto debole ne era ossessionato, abbinai una camicetta bianca corta incrociata sul davanti che mi lasciava le spalle scoperte. Arrivati davanti al ristorante Alberto rimase incantato, andai comunque verso di lui per dargli due baci e salutai anche Aurora. Pensai “ottimo se questo è l’effetto che gli faccio, figuriamoci se mi vede di spalle”.
Per tutta la cena Alberto non mi staccò gli occhi di dosso, mi sorrideva, cercava ogni pretesto anche solo per sfiorarmi. Così decisi che era arrivato il momento di farmi vedere un po’ meglio: optai per andare in bagno, mi alzai e sfilai con nonchalance fino alla porta, lui era impietrito. E siamo a due. Quando tornai chiesi consiglio su quale foto mettere come storia su Instagram, le foto non erano provocanti, ma avevano quel giusto pizzico di malizia, tanto da metterlo in difficoltà, di nuovo.
Mi offrii la cena, nel mentre io rimasi davanti alla porta e Aurora sul marciapiede. In quel momento il mio cuore smise di battere, Alberto si era preso la sua rivincita, aveva giocato la sua carta: ancora con il portafoglio in mano mentre ringraziava il proprietario, si mise dietro di me, con una mano mi stringeva il fianco e con l’altra la clavicola. Mi attirava sempre più verso di lui, non in modo troppo evidente perché sennò Aurora se ne sarebbe accorta, camuffò quello che poteva essere un gesto per scostarmi, con uno per farmi capire che a giocare non ero solo io. Ricordo ancora quella stretta, un brivido mi attraversò tutta la schiena. Aurora non aveva visto niente, solo io e lui sapevamo, solo io e lui sentivamo. La semplicità con cui mi toccò, tra un discorso e l’altro, l’indifferenza quasi, mi fecero uscire di testa. Lo volevo, volevo saltargli addosso senza perdere altro tempo, volevo staccargli le labbra a morsi per la foga, ma rimasi impassibile.
A volte mi dispiaceva per Aurora, ma Alberto ed io eravamo qualcosa di diverso, esistevano ancora prima di lei e continuavamo di fatto ad esistere.
Poco prima di imboccare la via di casa, Aurora si fermò a prendere delle sigarette, continuava a parlare di quanto fosse brava e capace e di quanto si sentisse arrivata nella vita. Alberto le rispondeva a monosillabi, cominciò a strusciarsi dietro di me, a prendermi per i fianchi e a stringermi quanto più volesse aumentare di intensità. Sentivo il suo cazzo durissimo, sentivo il suo respiro sempre più forte vicino al mio orecchio, cominciavo ad abbandonare la testa all’indietro come per appoggiarla sul suo petto, ero fradicia avrei voluto girarmi e strappargli via i pantaloni, volevo vendicarmi, fargli vedere cosa volesse dire provocarmi. Lui continuava di prepotenza a guidare i miei fianchi, avevo caldo, cercavo di mantenere un respiro quanto più normale possibile, volevo abbandonarmi completamente, volevo che iniziasse a mettere le sue mani ovunque, mi sentivo andare a fuoco, le gambe iniziavamo a farsi sempre meno stabili, sentivo i miei capezzoli inturgidirsi contro il mio reggiseno, ciocche di miei capelli mi solleticavano il seno dato che la mia camicetta era molto leggera, non ce la facevo più, mi stava per scappare un gemito, ma Aurora mi riportò alla realtà: voleva che le tenessi la borsa per riordinare il portafoglio.
Alberto, non contento per tutta la strada verso casa, parlava con lei e palpava il mio sedere con movimenti da ninja. Quanto mi eccitava tutto questo rischio, lei totalmente ignara si vantava, voleva sottolineare il fatto che si sentisse migliore di me, senza sapere che le mani del suo amato fidanzato non riuscivano a staccarsi da me.
Di queste serate ce ne furono altre, era un gioco molto pericoloso e a noi piaceva giocare, per me non era solo un gioco ovviamente perché ero innamorata di lui e lui, per quanto cercasse di nasconderlo, lo era di me.
scritto il
2022-03-15
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