La sorella della mia amica
di
Max-Arson
genere
feticismo
Un pomeriggio di qualche anno fa, andai a casa di una mia compagna di classe, Alice, per studiare assieme. Ero già stato altre volte a casa di Alice, ed avevo avuto modo di conoscere sua sorella Marta, di cinque anni più grande di noi (io all'epoca avevo 17 anni). Era una ragazza incredibilmente bella, corpo perfetto, bionda, occhi azzurri e penetranti... e dei piedi bellissimi. Da amante dei piedi femminili sfruttavo ogni occasione per poter ammirare i piedi delle mie amiche e compagne, infatti andavo spesso a casa di Alice anche perché avevo modo di vederla scalza. Anche se non era lei l'oggetto del mio desiderio. Quando capitava che in stanza con noi ci fosse anche Marta io mi bloccavo per l'emozione, anche perché spesso camminava a piedi nudi ed io non potevo fare a meno di guardarglieli, fissavo il mio sguardo su di essi mentre Alice svolgeva gli esercizi o mi ripeteva qualche capitolo che aveva studiato.
Quel pomeriggio però, successe qualcosa di diverso. Quando io ed Alice entrammo in casa, Marta era sdraiata sul divano con i suoi piedi nudi poggiati sul bracciolo, le sue suole rosa erano in bella vista e sembravamo chiamarmi, già da quel momento mi eccitai tantissimo. Passai le ore successive a studiare con Alice, ma i miei pensieri erano ovviamente rivolti altrove, pensavo costantemente ai piedi di sua sorella. Finito lo studio, Alice mi disse che si sarebbe fatta una doccia. Così io rimasi da solo. Girando per la casa mi accorsi che di Marta non c'era traccia e, quando arrivai in salotto, il mio sguardo si fissò su un paio di vecchie Vans nere che appartenevano proprio a Marta. Mi eccitai tantissimo soltanto alla vista di quelle scarpe, ancor di più quando vidi l'impronta scura del suo tallone sulla soletta della scarpa. Dopo essermi accertato che non ci fosse nessuno, mi fiondai su di esse.
Affondai il mio naso nelle Vans ed inalai il più possibile, respirando il fantastico odore dei piedi di Marta. Vi infilai la mano dentro, tastando ed eccitandomi nel toccare l'impronta del suo piede che aveva consumato la soletta. Continuai ad annusare, perdendomi completamente nell'aroma di quelle scarpe. Mi persi talmente tanto che non mi accorsi che dietro di me era arrivato qualcuno.
"Che cazzo sati facendo!" Disse Marta. Io mi voltai sconvolto e lasciai immediatamente le sue scarpe. "I-I-io...Niente..." Non sapevo cosa dire, ero stato colto in flagrante e non potevo difendermi.
"Mi stavi annusando le scarpe, schifoso pervertito!" Il suo tono era cattivo ed accusatorio, e questo mi eccitò ancor di più. Ancora una volta non risposi, rimasi in ginocchio al suo cospetto mentre lei mi guardava dall'alto.
"Che schifo" Sussurrò, io tremavo dalla paura e dall'eccitazione. "Come ti permetti di venire in casa mia e fare queste cose?"
"Scusa, scusami davvero. Non volevo..."
"Cosa? Non volevi che cosa? Adesso non mi resta che dire tutto a mia sorella... chissà come la prenderà?"
"Come? No per favore, non farlo!" Dissi pregandola in tutti i modi possibili, sul suo volto comparve un sorriso.
"Adesso mi preghi? Sei proprio un verme!" Mio dio, quanto ero eccitato. Allo stesso tempo, però, ero anche terrorizzato.
"Ascoltami bene, se non vuoi che io racconti delle tue perversioni alla mia sorellina vieni qui domani pomeriggio, per le 4 e 30. Lei non ci sarà, così io e te potremmo discutere di quello che è successo, e magari metterci una pietra sopra" Sembrava gentile, ma il tono in cui lo disse lasciò intendere un sadismo di base. Io accettai di buon grado e scappai via appena mi ordinò di sparire. Quella notte non dormì, continuavo ad essere sconvolto e ma anche terribilmente eccitato.
Il giorno dopo, mi presentai puntuale a casa di Alice, anche se lei non c'era. Mi aprì Marta, bellissima come sempre.
"Eccolo, il pervertito". Non risposi. "Entra". Entrai e la seguì, Marta si sedette al tavolo in salotto ed io feci lo stesso, prendendo una sedia di fianco a lei. "Mi dispiace, non sono riuscito a..." Iniziai a scusarmi ma venni interrotto, Marta allungò le gambe e posò i piedi sul tavolo, praticamente in faccia a me. Indossava un paio di vecchie Nike bianche, ormai rese grigie ed usurate dal continuo utilizzo, dalla quale fuoriuscivano dei calzini bianchi. Il mio battito accellerò ed io la guardai.
"Zitto" Disse. "E leccami le suole, se non vuoi che io dica tutto a mia sorella" Quando vide che rimanevo fermo, aggiunse:" Avanti, verme! Non mi piace ripetermi due volte" Non ci potevo credere. Le sue suole erano sporchissime, di un colore marroncino, ma questo non mi fece desistere. Eccitato com'ero non potevo che obbedire al suo ordine. Mi chinai e passai la mia lingua sulle suole delle sue Nike, leccai la sporcizia sentendone l'amaro sapore nella mia bocca. Marta era visibilmente soddisfatta.
Dopo un paio di minuti, allontanò la mia faccia con un calcio. "Ora toglimele" Disse, ancora una volta non esitai. Delicatamente le sciolsi i nodi delle stringhe e le tolsi la scarpa destra, liberando un poderoso piede numero 38 coperto da un sudicio calzino bianco. Feci lo stesso con la scarpa sinistra.
"Annusale, e dimmi che odore hanno" Annasai e godetti nel sentire il caldo odore di quelle scarpe appena sfornate, ancora intrise del suo sudore. "Buonissimo" Dissi.
"Bene, adesso voglio che annusi i miei calzini. Affonda bene la tua faccia da cane, voglio che inspiri bene il loro aroma". Lo feci. Inalai a fondo l'aroma di quei calzini sporchi, rimanendo con la faccia premuta contro le suole finché non ebbi la necessità di respirare. La puzza dei piedi di Marta mi aveva invaso le narici, il suo denso sudore mi bagnava la faccia. "Come sono?" Chiese lei, sempre con fare maligno.
"Buonissimi, padrona" Mi venne spontaneo, ma dal sorriso di Marta capì che quel nomignolo le era piaciuto.
"Ora toglimi i calzini e mettiteli in bocca, poi massaggiami i piedi" Feci anche quello, ormai ero in sua completa balìa. Le massaggiai i piedi per tutto il pomeriggio, mentre in bocca continuavo a tenere i suoi calzini sporchi. Le tastai i piedi ancora sudaticci, godendo di quel contatto ed eccitandomi sempre di più. Il mio pene era durissimo.
Durò finché non mi disse che Alice stava per tornare, allora tolse i suoi bellissimi piedi dalle mie mani e mi ordinò di sparire, io obbedì anche a quell'ordine. Marta mi lasciò i suoi calzini come regalo.
Quel pomeriggio però, successe qualcosa di diverso. Quando io ed Alice entrammo in casa, Marta era sdraiata sul divano con i suoi piedi nudi poggiati sul bracciolo, le sue suole rosa erano in bella vista e sembravamo chiamarmi, già da quel momento mi eccitai tantissimo. Passai le ore successive a studiare con Alice, ma i miei pensieri erano ovviamente rivolti altrove, pensavo costantemente ai piedi di sua sorella. Finito lo studio, Alice mi disse che si sarebbe fatta una doccia. Così io rimasi da solo. Girando per la casa mi accorsi che di Marta non c'era traccia e, quando arrivai in salotto, il mio sguardo si fissò su un paio di vecchie Vans nere che appartenevano proprio a Marta. Mi eccitai tantissimo soltanto alla vista di quelle scarpe, ancor di più quando vidi l'impronta scura del suo tallone sulla soletta della scarpa. Dopo essermi accertato che non ci fosse nessuno, mi fiondai su di esse.
Affondai il mio naso nelle Vans ed inalai il più possibile, respirando il fantastico odore dei piedi di Marta. Vi infilai la mano dentro, tastando ed eccitandomi nel toccare l'impronta del suo piede che aveva consumato la soletta. Continuai ad annusare, perdendomi completamente nell'aroma di quelle scarpe. Mi persi talmente tanto che non mi accorsi che dietro di me era arrivato qualcuno.
"Che cazzo sati facendo!" Disse Marta. Io mi voltai sconvolto e lasciai immediatamente le sue scarpe. "I-I-io...Niente..." Non sapevo cosa dire, ero stato colto in flagrante e non potevo difendermi.
"Mi stavi annusando le scarpe, schifoso pervertito!" Il suo tono era cattivo ed accusatorio, e questo mi eccitò ancor di più. Ancora una volta non risposi, rimasi in ginocchio al suo cospetto mentre lei mi guardava dall'alto.
"Che schifo" Sussurrò, io tremavo dalla paura e dall'eccitazione. "Come ti permetti di venire in casa mia e fare queste cose?"
"Scusa, scusami davvero. Non volevo..."
"Cosa? Non volevi che cosa? Adesso non mi resta che dire tutto a mia sorella... chissà come la prenderà?"
"Come? No per favore, non farlo!" Dissi pregandola in tutti i modi possibili, sul suo volto comparve un sorriso.
"Adesso mi preghi? Sei proprio un verme!" Mio dio, quanto ero eccitato. Allo stesso tempo, però, ero anche terrorizzato.
"Ascoltami bene, se non vuoi che io racconti delle tue perversioni alla mia sorellina vieni qui domani pomeriggio, per le 4 e 30. Lei non ci sarà, così io e te potremmo discutere di quello che è successo, e magari metterci una pietra sopra" Sembrava gentile, ma il tono in cui lo disse lasciò intendere un sadismo di base. Io accettai di buon grado e scappai via appena mi ordinò di sparire. Quella notte non dormì, continuavo ad essere sconvolto e ma anche terribilmente eccitato.
Il giorno dopo, mi presentai puntuale a casa di Alice, anche se lei non c'era. Mi aprì Marta, bellissima come sempre.
"Eccolo, il pervertito". Non risposi. "Entra". Entrai e la seguì, Marta si sedette al tavolo in salotto ed io feci lo stesso, prendendo una sedia di fianco a lei. "Mi dispiace, non sono riuscito a..." Iniziai a scusarmi ma venni interrotto, Marta allungò le gambe e posò i piedi sul tavolo, praticamente in faccia a me. Indossava un paio di vecchie Nike bianche, ormai rese grigie ed usurate dal continuo utilizzo, dalla quale fuoriuscivano dei calzini bianchi. Il mio battito accellerò ed io la guardai.
"Zitto" Disse. "E leccami le suole, se non vuoi che io dica tutto a mia sorella" Quando vide che rimanevo fermo, aggiunse:" Avanti, verme! Non mi piace ripetermi due volte" Non ci potevo credere. Le sue suole erano sporchissime, di un colore marroncino, ma questo non mi fece desistere. Eccitato com'ero non potevo che obbedire al suo ordine. Mi chinai e passai la mia lingua sulle suole delle sue Nike, leccai la sporcizia sentendone l'amaro sapore nella mia bocca. Marta era visibilmente soddisfatta.
Dopo un paio di minuti, allontanò la mia faccia con un calcio. "Ora toglimele" Disse, ancora una volta non esitai. Delicatamente le sciolsi i nodi delle stringhe e le tolsi la scarpa destra, liberando un poderoso piede numero 38 coperto da un sudicio calzino bianco. Feci lo stesso con la scarpa sinistra.
"Annusale, e dimmi che odore hanno" Annasai e godetti nel sentire il caldo odore di quelle scarpe appena sfornate, ancora intrise del suo sudore. "Buonissimo" Dissi.
"Bene, adesso voglio che annusi i miei calzini. Affonda bene la tua faccia da cane, voglio che inspiri bene il loro aroma". Lo feci. Inalai a fondo l'aroma di quei calzini sporchi, rimanendo con la faccia premuta contro le suole finché non ebbi la necessità di respirare. La puzza dei piedi di Marta mi aveva invaso le narici, il suo denso sudore mi bagnava la faccia. "Come sono?" Chiese lei, sempre con fare maligno.
"Buonissimi, padrona" Mi venne spontaneo, ma dal sorriso di Marta capì che quel nomignolo le era piaciuto.
"Ora toglimi i calzini e mettiteli in bocca, poi massaggiami i piedi" Feci anche quello, ormai ero in sua completa balìa. Le massaggiai i piedi per tutto il pomeriggio, mentre in bocca continuavo a tenere i suoi calzini sporchi. Le tastai i piedi ancora sudaticci, godendo di quel contatto ed eccitandomi sempre di più. Il mio pene era durissimo.
Durò finché non mi disse che Alice stava per tornare, allora tolse i suoi bellissimi piedi dalle mie mani e mi ordinò di sparire, io obbedì anche a quell'ordine. Marta mi lasciò i suoi calzini come regalo.
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