Painslut
di
BlueBrat
genere
sadomaso
Mi avevi detto che non sarebbe stato facile. Lo sapevamo. E tu sapevi anche quanto mi piacciono le sfide.
Puttana del dolore. Quello che avevamo concordato. Più uomini avrei soddisfatto e più avrei ricevuto il dolore. Ovviamente tu eri escluso dal conteggio, non avrei mai fatto sesso con te. Erano i patti.
La prima volta fu relativamente facile. Non avevamo fretta di raggiungere numeri alti. Ciò che dettava il ritmo era solo la mia voglia di ricevere dolore.
Contattai il primo uomo tramite un annuncio. Era un bull che voleva sesso facile e senza problemi, la persona perfetta per iniziare. Andai a casa sua dopo due giorni. Ero emozionata, eccitata, imbarazzata, non avevo mai fatto una cosa del genere; non ero mai stata amante delle sveltine. Appena fuori dalla sua porta di casa ti chiamai e accesi il localizzatore del telefono come concordato. Volevi che mi buttassi ma tu mi offrivi la rete di protezione di cui avevo bisogno per lasciarmi andare. Avresti sentito tutto quello che sarebbe successo ed eri pronto ad intervenire se necessario.
Ma quella volta non servì. Lui era un bell'uomo sulla 40ina, bull "di professione". Sapeva metterti a tuo agio e coinvolgerti in poco tempo. In pochi minuti mi ritrovai lunga sul letto, nuda, con il suo corpo sopra il mio, che mi penetrava con dolcezza ma decisione. I patti erano chiari: niente convenevoli, pochi preliminari, tanto sesso. Mi scopò a lungo, in varie posizioni, senza fretta ma badando anche alle mie sensazioni. Quando finimmo mi offrì una doccia di cui approfittai mentre lui si fumava una sigaretta in balcone. Uscita lo ringraziai per la serata e me ne andai. Appena salita in macchina presi il telefono in mano e vidi che avevi chiuso la chiamata pochi secondi prima, giusto in tempo per sentire che ero salita in macchina.
Arrivata a casa mi arrivò un tuo messaggio "sei stata brava. domani alle 21.00 a casa mia". Fu come ricevere un pugno in pancia, la mia mente si accese all'improvviso. Era reale, avevamo iniziato, ero andata con un uomo solo per soddisfarlo e per soddisfare te. Mi feci un'altra doccia; quella fatta a casa dell'uomo sembrava facesse parte del sesso, non mi sentivo pulita.
Il giorno dopo mi sono presentata all'ora stabilita a casa tua. Odiavamo entrambi i ritardi. Appena ho suonato mi hai aperto la porta e mi hai abbracciato. Mi hai baciato dicendomi che ero stata brava. Ti sei seduto sul divano e mi hai fatto stendere con la testa sul tuo grembo per farti raccontare com'era andata la serata. Ti ho raccontato tutto, emozioni, sensazioni, azioni. Tu mi facevi domande spinose, ma ero contenta di risponderti e mettermi a nudo per te. Mentre raccontavo sei sceso con la mano sotto la mia maglia e mi hai carezzato il ventre e il seno. Ad un certo punto le carezze sono diventati pizzicotti, duri, forti, che mi avrebbero lasciato lividi. Ma mi guardavi fisso negli occhi, sapevo non volevi che tradissi nessuna emozione e che dovevo assorbire tutto il dolore. Feci del mio meglio per continuare a parlarti della serata. Ad un certo punto mi hai fatto alzare e mi hai portato davanti un muro su cui erano avvitati 4 ganci. Dopo avermi messo le polsiere e le cavigliere mi hai legato ai 4 anelli e mi hai tirato giù i pantaloni quel po' che bastava a scoprirmi il culo. Ovviamente niente intimo, da quando avevo accettato il patto non avevo piu' indossato intimo, le puttane non lo indossano.
Ti sei avvicinato al mio orecchio e mi hai chiesto se fossi pronta. Ho annuito in silenzio e istintivamente ho tirato i muscoli. Il primo colpo di cane è arrivato forte, potente, bruciante. In mezzo alle natiche, in orizzontale. Mi sono morsa le labbra per non urlare. Non volevo farlo subito, volevo resistere il più possibile. Mi hai dato qualche secondo per riprendermi e poi sei passato al secondo colpo. Vicino al primo, con la stessa forza. Dopo di quelli ne arrivarono molti altri, lenti, veloci, forti, deboli. Ho iniziato a gemere, poi a urlare, poi a piangere. Ho tirato i ganci che non si sono mossi, mi sono segnata i polsi. Tu non ti sei mai fermato finchè non sei stato soddisfatto. A quel punto ti sei avvicinato al mio orecchio e mi hai sussurrato "per oggi basta, che ne dici?". Io ho annuito sfinita. Mi hai tolto le polsiere e le cavigliere e mi hai fatto stendere sul divano su un fianco, sempre con la testa sul tuo grembo. Mi hai fatto riprendere dolcemente, carezzandomi e dicendomi che ero stata brava. Ogni tanto sfioravi i segni facendomi avere qualche brivido. Quando mi sono ripresa mi hai abbracciato dolcemente baciandomi sulla fronte. Per quel giorno era finita. Ora dovevo trovare altri due uomini con cui andare prima di poter tornare da te. I patti erano chiari. Ogni volta dovevo soddisfare un uomo in più per poter venire da te a ricevere la mia dose di dolore. Ovviamente non potevo andare con gli stessi uomini, dovevo trovarne sempre di nuovi. Sapevamo che sarebbe andata sempre peggio, non c'erano solo bull, sarei dovuta andare anche con gente che non mi piaceva, che non mi avrebbe eccitato. Ma dovevo farlo, volevo farlo. L'avrei fatto.
Puttana del dolore. Quello che avevamo concordato. Più uomini avrei soddisfatto e più avrei ricevuto il dolore. Ovviamente tu eri escluso dal conteggio, non avrei mai fatto sesso con te. Erano i patti.
La prima volta fu relativamente facile. Non avevamo fretta di raggiungere numeri alti. Ciò che dettava il ritmo era solo la mia voglia di ricevere dolore.
Contattai il primo uomo tramite un annuncio. Era un bull che voleva sesso facile e senza problemi, la persona perfetta per iniziare. Andai a casa sua dopo due giorni. Ero emozionata, eccitata, imbarazzata, non avevo mai fatto una cosa del genere; non ero mai stata amante delle sveltine. Appena fuori dalla sua porta di casa ti chiamai e accesi il localizzatore del telefono come concordato. Volevi che mi buttassi ma tu mi offrivi la rete di protezione di cui avevo bisogno per lasciarmi andare. Avresti sentito tutto quello che sarebbe successo ed eri pronto ad intervenire se necessario.
Ma quella volta non servì. Lui era un bell'uomo sulla 40ina, bull "di professione". Sapeva metterti a tuo agio e coinvolgerti in poco tempo. In pochi minuti mi ritrovai lunga sul letto, nuda, con il suo corpo sopra il mio, che mi penetrava con dolcezza ma decisione. I patti erano chiari: niente convenevoli, pochi preliminari, tanto sesso. Mi scopò a lungo, in varie posizioni, senza fretta ma badando anche alle mie sensazioni. Quando finimmo mi offrì una doccia di cui approfittai mentre lui si fumava una sigaretta in balcone. Uscita lo ringraziai per la serata e me ne andai. Appena salita in macchina presi il telefono in mano e vidi che avevi chiuso la chiamata pochi secondi prima, giusto in tempo per sentire che ero salita in macchina.
Arrivata a casa mi arrivò un tuo messaggio "sei stata brava. domani alle 21.00 a casa mia". Fu come ricevere un pugno in pancia, la mia mente si accese all'improvviso. Era reale, avevamo iniziato, ero andata con un uomo solo per soddisfarlo e per soddisfare te. Mi feci un'altra doccia; quella fatta a casa dell'uomo sembrava facesse parte del sesso, non mi sentivo pulita.
Il giorno dopo mi sono presentata all'ora stabilita a casa tua. Odiavamo entrambi i ritardi. Appena ho suonato mi hai aperto la porta e mi hai abbracciato. Mi hai baciato dicendomi che ero stata brava. Ti sei seduto sul divano e mi hai fatto stendere con la testa sul tuo grembo per farti raccontare com'era andata la serata. Ti ho raccontato tutto, emozioni, sensazioni, azioni. Tu mi facevi domande spinose, ma ero contenta di risponderti e mettermi a nudo per te. Mentre raccontavo sei sceso con la mano sotto la mia maglia e mi hai carezzato il ventre e il seno. Ad un certo punto le carezze sono diventati pizzicotti, duri, forti, che mi avrebbero lasciato lividi. Ma mi guardavi fisso negli occhi, sapevo non volevi che tradissi nessuna emozione e che dovevo assorbire tutto il dolore. Feci del mio meglio per continuare a parlarti della serata. Ad un certo punto mi hai fatto alzare e mi hai portato davanti un muro su cui erano avvitati 4 ganci. Dopo avermi messo le polsiere e le cavigliere mi hai legato ai 4 anelli e mi hai tirato giù i pantaloni quel po' che bastava a scoprirmi il culo. Ovviamente niente intimo, da quando avevo accettato il patto non avevo piu' indossato intimo, le puttane non lo indossano.
Ti sei avvicinato al mio orecchio e mi hai chiesto se fossi pronta. Ho annuito in silenzio e istintivamente ho tirato i muscoli. Il primo colpo di cane è arrivato forte, potente, bruciante. In mezzo alle natiche, in orizzontale. Mi sono morsa le labbra per non urlare. Non volevo farlo subito, volevo resistere il più possibile. Mi hai dato qualche secondo per riprendermi e poi sei passato al secondo colpo. Vicino al primo, con la stessa forza. Dopo di quelli ne arrivarono molti altri, lenti, veloci, forti, deboli. Ho iniziato a gemere, poi a urlare, poi a piangere. Ho tirato i ganci che non si sono mossi, mi sono segnata i polsi. Tu non ti sei mai fermato finchè non sei stato soddisfatto. A quel punto ti sei avvicinato al mio orecchio e mi hai sussurrato "per oggi basta, che ne dici?". Io ho annuito sfinita. Mi hai tolto le polsiere e le cavigliere e mi hai fatto stendere sul divano su un fianco, sempre con la testa sul tuo grembo. Mi hai fatto riprendere dolcemente, carezzandomi e dicendomi che ero stata brava. Ogni tanto sfioravi i segni facendomi avere qualche brivido. Quando mi sono ripresa mi hai abbracciato dolcemente baciandomi sulla fronte. Per quel giorno era finita. Ora dovevo trovare altri due uomini con cui andare prima di poter tornare da te. I patti erano chiari. Ogni volta dovevo soddisfare un uomo in più per poter venire da te a ricevere la mia dose di dolore. Ovviamente non potevo andare con gli stessi uomini, dovevo trovarne sempre di nuovi. Sapevamo che sarebbe andata sempre peggio, non c'erano solo bull, sarei dovuta andare anche con gente che non mi piaceva, che non mi avrebbe eccitato. Ma dovevo farlo, volevo farlo. L'avrei fatto.
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Commenti dei lettori al racconto erotico