Monica

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etero

MONICA
Negli ultimi due anni delle Superiori sono stato con una ragazza bella ma problematica, con la quale non riuscivo a sbloccarmi e fare l’amore. Aveva un’amica, fisicamente l’opposto di lei, che non mi dispiaceva ma alla quale preferivo appunto la mia fidanzata. Si chiamava Monica.
Iniziato l’Università strinsi amicizia con una Greta, non bellissima ma abbastanza alla mia portata, ci piacemmo e dopo qualche giornata passata a studiare per intero in biblioteca o a chiacchierare, finimmo per fare l’amore, in macchina, una sera dopo una pizzata. Capii che il problema che mi bloccava era quella ragazza con cui stavo così la lasciai. Con Greta non ci fu molto altro che qualche incontro occasionale, visto che era fidanzata e non aveva intenzione di lasciare il suo ragazzo.
Era una di quella ragazze senza forme, magre e nervose, sinuose quando si muovono durante il sesso.
Passò un anno da quando mi “lasciai” con Greta, in cui mi concentrai sullo studio e non ebbi nessuna avventura. I primi esami erano andati male perché non ci dedicavo il tempo necessario e se avessi avuto una media voti bassa non avrei avuto accesso alla borsa di studio. All’inizio del secondo anno universitario, in attesa di entrare a una lezione, incontrai Monica, che nel frattempo si era iscritta all’Università, essendo più piccola di me di un anno.
La scoprii sbocciata. Indossava un cappotto leggero aperto e sotto potei vedere dei bei rigonfiamenti sotto il maglione. Nei giorni successivi continuai a fissarla, a guardarla e notai che tutta la silhouette era notevole.
Non ricordo bene come ma riuscii a parlarci altre volte e un giorno lei mi chiese di accompagnarla a una libreria di cui non sapeva la localizzazione per acquistare dei libri. Fu una bella giornata, con pranzo annesso e organizzammo per vederci una sera, un aperitivo. Era attratta dalla mia vita di città, lei che arrivava dalla provincia e voleva fare qualcosa anche lei di questa vita.
Così una sera facemmo aperitivo e dopo raggiungemmo in un pub dei miei amici di università. Andammo tutti insieme in discoteca, lei si scatenò e a metà serata, fuori dalla discoteca, ci baciammo. Un bacio romantico, di cui ho poca memoria perché ero molto stanco e avevo anche bevuto un po’.
La settimana successiva ci rivedemmo al solito prima di lezione, un giorno, e poi ci demmo appuntamento per pranzo. Io dovevo riportare un qualcosa, un oggetto, a un mio compagno di studentato e lei mi accompagnò, prima di pranzare. Una volta lì le chiesi di salire a vedere la mia camera anzi, fu lei a interessarsene curiosa. Quel giorno il pranzo lo saltammo.
Una volta su i convenevoli furono pochi perché ci baciammo subito. A lungo, in piedi in mezzo alla stanza. Io sentivo premere su me le sue tette e iniziai ad accarezzarla, sui vestiti, a fare andare su e giù le mani, arrivando anche al culo. Era un test e lei mi lasciò fare. Inutile aggiungere che anche lei stava sentendo la mia erezione contro di sé.
Iniziai a esplorare sotto il maglione e lei se lo tolse. In fretta ci togliemmo tutti i vestiti e rimanemmo in intimo. Monica riempiva bene il reggiseno che indossava, non aveva le tette enormi ma una bella terza soda che stava su. Aveva un corpo molto atletico.
Andammo a letto, ce la spinsi baciandola. La baciai sul sollo, sulle spalle, scendevo con la bocca, mi fermai sul bordo del reggiseno. La distesi e passai a baciarle le gambe, dalla caviglia fino all’inguine con piccoli colpetti di lingua. Mi distesi su di lei appoggiandole il pene contro la vagina e iniziava a mugolare di piacere.
Poi si alzò a sedere e mi restituì il favore distendendomi sulla schiena. Mi baciò sul collo e nelle orecchie, poco sul corpo e andò mirata alle mutande. Con delicatezza le tirò via e inizio a farmi un bel pompino. Era brava, succhiava e leccava con perizia. Io lasciavo fare, non temevo di venire, anzi non mi interessava. Ad un certo punto – nel momento giusto – smise e scese dal letto. Si tolse le mutande e mi salì sopra.
Mi sussurrò nell’orecchio che prendeva la pillola e non avevo bisogno del profilattico. Io presi ad accarezzarle le chiappe mentre ci baciavamo e piano piano, quasi senza rendermene conto, la penetrai. Si muoveva bene su di me, era sdraiata su di me, si tolse il reggiseno, sfregando i capezzoli sul mio petto, nel movimento su e giù. Mi eccitava da morire e ora davvero temevo di venire.
Dopo poco si tirò su e mi cavalcò ancora qualche colpo. Io potei toccare quelle belle tette morbide che stavano su come solo alle ventenni, lei le strizzò tra le braccia e poi la sentii venire, inarcando la schiena all’indietro. Si ributtò su di me muovendo ancora un po’ il bacino. Per qualche motivo non ero ancora venuto, forse un miracolo di concentrazione. Lei lo capì, lo sentì e allora si staccò e si mise a pecorina.
In quella posizione potei vedere il suo culo, tondo e dalla misure perfette. Sapevo che sarei durato poco in questa posizione ma invece quel giorno diedi ancora molti colpi, riuscii anche a tenerla in parte alzata per prenderle le tette da dietro e farla venire una seconda volta.
La nostra storia finì la settimana dopo. Aveva un fidanzato e non voleva lasciarlo. Era ancora amica della mia ex e si sentiva in colpa a frequentarmi. Il tono delle nostre conversazioni successive a quella giornata era piuttosto teso. Forse le tette più belle che ho scopato, peccato per una volta sola.
Quell’anno si rifece viva Greta, lo facemmo un paio di volte e temevo di innamorarmi, perché mentalmente e di viso mi prendeva molto e avevamo imparato a conoscerci. Ma qualcosa ci diceva che non avrebbe funzionato e abbiamo fatto le nostre vite.
Passarono tre anni, forse di più. Finii l’università e trovai lavoro subito. Feci l’account facebook e una delle prima che mi contattò fu proprio Monica. Per una settimana conversammo in chat aggiornandoci sulle nostre vite e una sera la invitai a uscire, anche con il suo fidanzato e la sua compagnia. Sembrava che entrambi avessimo dimenticato quella giornata e forse era così.
A cena andammo in un ristorante di pesce. Si presentò da sola, con un abito corto e gli stivali. Non era scollata e mi sembrava sicuramente più matura, meno sexy e forse anche meno bella. Non mi aspettavo che venisse da sola. Parlammo del più e del meno, venni a sapere che era single e che stava preparando la tesi. Io le dissi che avevo trovato un appartamentino lì vicino e le parlai del mio lavoro, ancora stage pagato poco ma che mi interessava e piaceva.
Dopo cena facemmo una passeggiata, passando davanti alla discoteca dove ci baciammo. Parlammo del più e del meno e faceva molto freddo, era inverno. Le proposi di andarci a scaldare da qualche parte e le chiesi cosa preferiva tra bevanda calda o qualche pub.
Lei mi guardò negli occhi e molto diretta mi disse che aveva bisogno del bagno e si invitò a casa mia, sapendo che era vicina.
Quando uscì dal bagno tornai alla carica per uscire, per andare da qualche parte ma lei mi chiese se potevo farle una tisana. La preparai mentre aspettava seduta sul divano. Non parlava ma mi guardava e sorrideva. Io sentii subito imbarazzo ma poi capii che non avremo preso la tisana. Mi avvicinai a lei sul divano e la baciai. Non si tirò indietro.
Ci baciammo a lungo, accompagnati da carezze. Si alzò dal divano e si mise davanti a me, di schiena, chiedendomi di abbassarle la zip del vestito. Lo feci e intanto la baciavo sulle orecchie, le appoggiavo il pene tra le chiappe, accarezzavo le tette.
Sembravano un po’ più piccole di come ricordavo, forse lo erano perché aveva smesso di prendere la pillola, come mi rivelò dopo. Mi precedette in camera da letto, invitandomi a seguire quel corpo vestito di intimo e stivali. Il culo era quello di sempre.
A letto si mise subito a pecorina. Io la baciai ovunque, dietro, culo e schiena in su e in giù. Volevo girarla ma a quanto pare aveva quel modo lì in testa. MI chiese, testuale, di prenderla in quella posizione. Indossai il profilattico e la penetrai. Andai lentamente, per durare di più, ma comunque venni abbastanza presto, anche per lei che accompagnava il mio movimento con il bacino.
Fui sorpreso che volesse farlo così, dopo tanto che non ci vedevamo era un po’ un primo appuntamento. Glielo dissi ma non rispose niente, alzò solo le spalle. Dopo una chiacchierata a letto di qualche minuto, con annessa tisana, decise che era ora del bis. Non si era rivestita, dopo il sesso, e avrei dovuto capirlo che voleva un seguito.
Mi baciò sul collo e mi accarezzò l’uccello. A lungo, fino a che non raggiunsi una erezione soddisfacente. Se lo mise in bocca e constatai che non aveva perso la perizia. Poi si tolse il reggiseno e accarezzo la punta del mio pene con i suoi capezzoli, prima uno e poi l’altro. Ero eccitatissimo, la presi e la sdraiai a letto. La penetrai facilmente, stando sopra. Diedi qualche colpo e sentii che stava per eccitarsi. Raggiunto un buon punto di eccitazione mi staccai e indossai il profilattico. Poi fu lei a venirmi su. Mi cavalcò a lungo e dando colpi veloci, sentivo la sua eccitazione. Si sedette per muoversi meglio e anche io alzai la schiena. Lo facemmo un po’ seduti, schiacciati uno contro l’altro, sudati.
Poi tornai sdraiato sulla schiena e lei continuò a cavalcarmi ma girandosi. Non durai a lungo in quella posizione, mi sentivo mungere fortissimo, lo sentivo tanto e venni. Poco dopo, anche lei mi raggiunse.
Quella sera dormì lì. Il mattino dopo la riportai a casa al paese e in auto non parlammo praticamente mai.
La ricontattai su facebook nei giorni successivi ma non rispose mai. Non volevo fare la figura dello stalker così preferii non insistere a contattarla.
Sparì dalla mia vita.
scritto il
2022-05-18
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