Lucia
di
parsy
genere
etero
Conobbi Lucia a causa di un piccolo incidente. Nel parcheggiare toccò leggermente la mia auto causando la rientranza di parte della lamiera del parafango, la sua non ebbe alcun danno. Scese molto preoccupata, non tanto per il danno che mi aveva procurato, quanto per il fatto di dover dire al marito che aveva preso la sua auto nonostante glielo avesse vietato. Dovetti calmarla dicendole che, visto il danno di poco conto che avevo subito, non avrei preteso nessuna assicurazione. Lei voleva pagarmi il carrozziere ma io rifiutai e così, tra un tira e molla, ci trovammo seduti in un bar a prendere un caffè.
Lucia aveva una quarantina d'anni e, nonostante l'età, fisicamente si manteneva abbastanza bene. Niente di speciale, non era la donna che ti avrebbe fatto girare se ti passava a fianco. In compenso era molto garbata nei modi e aveva un viso bello e gentile. Mi colpì molto il suo sorriso che la faceva somigliare a una ragazzina. Rimanemmo una mezz'ora circa a chiacchierare, poi ci salutammo e ognuno dalla sua parte.
Circa due settimane dopo ricevetti un sms da un numero a me sconosciuto nel quale c'era scritto: - Mi piacerebbe rivederti. Ti è possibile? Lucia. – Mi ero scordato di lei e mi meravigliai su come avesse avuto il mio numero. Risposi: - Il piacere è condiviso, quando e dove? – Non tardò ad arrivare la risposta: - Se a te va bene, tra un'ora al bar che sai. – Risposi che mi andava bene.
La trovai davanti all'ingresso del bar, non mi fece scendere, salì lei dicendo di partire. Lo feci e disse:
- Scusami ma è meglio se non rimaniamo qui! – Annuii. Le chiesi dove voleva che andassimo e mi rispose che qualsiasi posto fuori città le andava bene.
- Come hai avuto il mio numero? – le domandai.
- Ti ho visto mentre andavi via dall'ufficio del catasto e ho chiesto alla collega che ti ha servito cosa eri andato a fare. Ho guardato la domandina che avevi fatto e ho memorizzato il tuo cellulare. Tutto qui! –
- Lavori al catasto? –
- Si! Scusami Francesco, lo so che posso sembrarti chissà cosa ma mi hai colpito, l'altra volta, per la tua gentilezza e avevo piacere a rivederti. –
- Non preoccuparti, fa piacere anche a me. Che ne dici se andassimo in montagna? –
- Si, per me va bene. –
Presi la superstrada che portava ai monti e cominciammo a fare una conoscenza più approfondita. Mi disse che era la prima volta che si trovava in questa situazione poiché amava suo marito e non l'era mai passata per la testa il fatto di uscire con altri. Le chiesi come mai ora lo faceva e rispose che nell'ultimo anno i rapporti si erano affievoliti, era certa che il marito avesse un'altra donna. Non che ne era gelosa, ma le dava fastidio. Poi l'incontro con me e la voglia di rivedermi. Precisò che non cercava l'avventura, le avrebbe fatto piacere se il nostro incontro si limitasse a conoscerci e basta. Le risposi che per me andava bene e lei ne fu felice.
- Non mi ero sbagliata nel giudicarti una persona per bene. La mia paura era che pensassi di avere difronte un'assatanata di sesso. –
- Devo ammettere che un po’ l'ho pensato, e questo mi dispiaceva giacché avevo avuto un'impressione diversa la volta scorsa. Sono felice che sia così.
Passammo la giornata a passeggiare e discutere, senza mai fare cenno a un eventuale rapporto più intimo. L'accompagnai in città con la promessa che mi avrebbe chiamato se le andava di vedermi.
Mi chiamò alcuni giorni dopo dicendomi che le avrebbe fatto piacere, dato che aveva la giornata intera disponibile, passarla con me, magari di nuovo in montagna. Le risposi che ne ero felice e andai a prenderla.
La giornata era splendida e ci mettemmo seduti sotto un pino vicino alla riva del lago. Li potevamo discutere tranquillamente senza essere disturbati. Era più disinvolta e libera nella mente, cominciava a prendere confidenza con me, a volte stringendomi un braccio e altre tenendomi la mano. All'ora di pranzo andammo in un ristorantino a mangiare per poi fare ritorno al lago.
Ci sdraiammo supini sull'erba e le chiesi: -Sai cos'è che rende così bella questa giornata? La tua presenza! – Si sollevò appoggiandosi su un gomito e si mise sopra di me, mi fisso e disse: - Francesco, ho voglia di baciarti! – La guardai e lei si abbassò poggiando le sue labbra sulle mie. Le cinsi il collo e l'avvicinai ulteriormente a me approfondendo il bacio. Durò una ventina di secondi, poi si mise a sedere e, guardando il lago difronte a se, disse: - Scusami Francesco, ma ne ho sentito il bisogno. – Mi sollevai anch'io e, mettendole un braccio sulla spalla, le risposi: - Hai fatto bene! E' stato bellissimo, sei dolce mentre baci. – Girò la testa verso di me, sorrise e mi ribaciò. La feci stendere sull’erba e mi misi sopra di lei continuando a baciarla. Approvava la mia iniziativa, partecipava con entusiasmo accarezzandomi la testa. Cominciai a esplorarla lungo i fianchi finché giunsi con la mano sulla sua coscia e, dopo aver oltrepassato l’orlo della gonna, risalii al suo interno. Le gambe erano lisce, ben tornite e, giunto allo slip, lo abbassai cercando di sfilarglielo. Mi fermò, mi allontanò di colpo e guardandomi disse: - Francesco, è da più di un anno che non ho rapporti, ne con mio marito ne con altri, ti prego di non giudicarmi male, ma ne sento veramente il bisogno. –
- Non voglio giudicarti, vorrei solo renderti felice. –
- Fallo allora! – Lasciò che continuassi a toglierle lo slip e, una volta fatto, mi abbassai per sentirne i suoi umori. Cercai di infilarmi con la testa all’interno delle sue gambe quando mi fermò di nuovo. – Francesco! Che cosa vuoi fare? – Disse preoccupata. La guardai stupito, era una donna e non una ragazzina, possibile che non capisse cosa volevo fare?
- Scusa Lucia, ma che tipo di rapporti hai avuto, fino adesso, con tuo marito? –
- Abbiamo fatto sesso come tutti! –
- Che intendi dire per sesso? –
- Beh… quello che fanno tutti… come … -
- Vuoi dire la penetrazione e basta? –
- Sì! Perché cosa dovevamo fare? –
Mi sedetti al suo fianco e lei si alzò. – Francesco, cosa vuoi dire? –
- Lucia, oltre a tuo marito, non hai mai avuto rapporti con altri uomini? –
- No, lui è stato l’unico. –
- Scusami se mi permetto di chiedertelo, ma non ti sei mai interessata di sesso, che ne so…parlarne con le amiche, vedere un video su internet? –
- No mai, sono sempre stata restia, mi vergognavo. –
- Hai mai sentito parlare di preliminari? Li hai mai fatti con tuo marito? –
- Si, i baci… - Mi misi a ridere, mi guardò e arrossi. – Francesco… io…-
- Lucia credo che, in fatto di sesso, tu debba cominciare dall’inizio! –
- Che cosa vuoi dire? –
- Vedi, il sesso è ben altro che la semplice penetrazione. Quello è l’atto finale di un percorso a due, fatto di scoperte e piacere. Il bacio è lo striscione di partenza, poi c’è tutto il percorso da fare, quello che a te è sconosciuto, e infine la penetrazione e il piacere, lo striscione di arrivo. –
- Mio marito non ha mai chiesto altro che la penetrazione. –
- Senti, ti fidi di me? Vuoi capire qualcosa di più di quello che sai? – Era titubante, paurosa di quello che avrebbe dovuto fare, non riusciva a decidersi. Ripresi a dirle: -Lucia, quando senti che vado oltre la tua morale, mi fermi ed io smetto! –
- Accidenti, non lo so, io… va bene, mi fido! –
La misi di nuovo supina e ricominciai da capo con dei baci teneri per farla calmare. Quando vidi che era rilassata infilai la mano all’interno delle sue cosce e, dopo un attimo di esitazione, lasciò che andassi avanti. Era bagnata, le dita penetrarono facilmente, allargai le gambe e, dopo averla fissata negli occhi, mi abbassai. Mi teneva la testa come a fermarmi da quell’atto a lei sconosciuto ma lasciò fare. Il suo odore m’invadeva le narici, cominciai a leccarla tra le grandi labbra e un brivido la scosse, d’istinto chiuse le gambe e schiacciò la mia testa all’interno, mi fermai e lei le riapri. Ricominciai e, lentamente, la sentivo sempre più rilassata, le piaceva, gemeva silenziosamente e, quando mi dedicai al clitoride, cominciò con l’inarcare il bacino, i suoi mugolii si fecero più intensi fino a giungere all’orgasmo che la fece sobbalzare indietro di almeno mezzo metro. Si abbandonò sull’erba esausta, non aveva parole per quello che, forse per la prima volta in vita sua, aveva provato. Gli occhi semichiusi ad assaporare le sensazioni di un piacere immenso, mi portai sopra di lei e la baciai. Assaporò, per la prima volta, i suoi umori attraverso la mia bocca. Si fermò, prese la mia testa tra le sue mani e, dopo avermi allontanato da lei di poco, disse: - Dio mio… non avevo mai provato un piacere simile… Grazie! – Tornò a baciarmi.
Rimasi seduto in attesa che si riprendesse dal suo torpore. Si sollevo alcuni minuti dopo mettendosi al mio fianco e stringendomi un braccio. – Credo che ora tocchi a me restituirti il favore! – Disse.
- Se ti va! –
- Che cosa devo fare? –
- Ecco, il punto è questo! Dirtelo mi sa di volgare, dovresti pensarci un attimo e trarne le conclusioni. –
Non afferrò all’istante, mi guardò in faccia e, subito dopo, in basso dove notò un rigonfiamento. Capii, finalmente, e disse: - Vuoi… vuoi che… io… ? –
- Lucia, se non vuoi non sarò certo io a obbligarti. –
- No… è che… io… non so neanche da dove cominciare! –
- Comincia con lo sbottonare i pantaloni, poi vedremo! –
Poggiai le mani per terra, dietro di me, distendendomi in modo da rendergli il compito più semplice. Cominciò dalla cintura, poi i bottoni e abbassò pantaloni e slip di colpo. In tutta la sua vigoria schizzo dritto in alto, come un soldato si mette sugli attenti alla vista di un generale. Rimase con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, sorpresa e impaurita alla presenza di qualcosa che, secondo me, non aveva mai visto. Confermò la mia ipotesi quando disse: - Dio… è…è… grandissimo! – Non era così come diceva lei, venti centimetri non sono mostruosi. Le domandai perché tanta meraviglia e mi rispose che quello di suo marito era, sì e no, la metà del mio. Comincia a capire perché era rimasta quasi illibata. Lo prese con titubanza in mano, quasi ne avesse paura. Lo palpava costatandone la durezza e la morbidezza della pelle. Mi guardò come a chiedermi cosa fare, non le dissi niente, lasciai che decidesse lei. Lo poggiò delicatamente sulle labbra, lo baciò e mi guardò di nuovo. – Francesco, dimmi cosa devo fare, io non ne ho la minima idea! – Le spiegai cosa fare e cacciò la lingua poggiandola sul glande. Le dissi di inumidirlo e, quando lo ebbe fatto, lo prese in bocca andando avanti e indietro in modo molto puerile. Non era un granché, però mi eccitava questa sua ignoranza e il modo in cui lo faceva. Mi ricordava quando, da giovane, dovevo dire alla ragazzina alle prime armi come fare. Si dava da fare in tutti i modi cercando di rendermi piacevole il suo servizio. Lo sentì vibrare, capii che ero al culmine e stavo per arrivare. Senza toglierlo dalla bocca, mi guardò come a chiedere se poteva lasciarlo andare. Le feci cenno di no e gli arrivai in bocca. Era sconvolta dalla quantità di sperma che le rovesciai, aveva le gote gonfie, qualche goccia le uscii fuori e, quando si accorse che ebbi finito, si spostò di colpo per sputarlo a terra. Tossiva, qualcosa doveva essergli sceso giù per la gola. Si calmò quando la strinsi tra le braccia e le dissi: - Mi spiace, Lucia, ma non ho saputo resistere! –
- Non fa niente Francesco! Penso che dovrò aggiornarmi su questi argomenti. –
Rimanemmo abbracciati e in silenzio per alcuni minuti, poi le dissi: - Dobbiamo continuare il nostro percorso. Voglio arrivare al traguardo! – Mi sorrise, lo voleva anche lei. La stesi di nuovo per terra e, dopo una lenta masturbazione alle sue parti intime, mi misi sopra di lei e la penetrai. – Oh Dio…oh Dio… è troppo grande… mi faccio male… - Mi fermai e le diedi tempo. Ripresi con molta calma, lasciai che si abituasse a qualcosa di più di quello che gli aveva offerto il marito. Cominciava a gemere, a contorcersi dal piacere. Le piaceva e me lo faceva intendere baciandomi con frenesia sul collo e sulla bocca. Spinse la testa dietro e urlò per il sopraggiungere di un nuovo orgasmo. Arrivai anch’io quasi contemporaneamente. Ci abbandonammo sull’erba abbracciati per alcuni minuti.
Lungo il tragitto per il ritorno, mentre stavamo in silenzio, si mise a ridere di colpo.
- Perché ridi? – le domandai.
- Pensavo a quella poveretta che si è messa con mio marito! Gli auguro di avere la mia stessa conoscenza sul sesso altrimenti avrà poco da divertirsi con Mario. Per fortuna io mi sono informata! – Disse guardandomi soddisfatta e sorridente.
- Lucia tu hai imparato solo alle vocali, per ora. Non sai cosa ti aspetta! – Smise di ridere e mi fisso sbigottita. Poveretta, pensava già di aver capito tutto.
Lucia aveva una quarantina d'anni e, nonostante l'età, fisicamente si manteneva abbastanza bene. Niente di speciale, non era la donna che ti avrebbe fatto girare se ti passava a fianco. In compenso era molto garbata nei modi e aveva un viso bello e gentile. Mi colpì molto il suo sorriso che la faceva somigliare a una ragazzina. Rimanemmo una mezz'ora circa a chiacchierare, poi ci salutammo e ognuno dalla sua parte.
Circa due settimane dopo ricevetti un sms da un numero a me sconosciuto nel quale c'era scritto: - Mi piacerebbe rivederti. Ti è possibile? Lucia. – Mi ero scordato di lei e mi meravigliai su come avesse avuto il mio numero. Risposi: - Il piacere è condiviso, quando e dove? – Non tardò ad arrivare la risposta: - Se a te va bene, tra un'ora al bar che sai. – Risposi che mi andava bene.
La trovai davanti all'ingresso del bar, non mi fece scendere, salì lei dicendo di partire. Lo feci e disse:
- Scusami ma è meglio se non rimaniamo qui! – Annuii. Le chiesi dove voleva che andassimo e mi rispose che qualsiasi posto fuori città le andava bene.
- Come hai avuto il mio numero? – le domandai.
- Ti ho visto mentre andavi via dall'ufficio del catasto e ho chiesto alla collega che ti ha servito cosa eri andato a fare. Ho guardato la domandina che avevi fatto e ho memorizzato il tuo cellulare. Tutto qui! –
- Lavori al catasto? –
- Si! Scusami Francesco, lo so che posso sembrarti chissà cosa ma mi hai colpito, l'altra volta, per la tua gentilezza e avevo piacere a rivederti. –
- Non preoccuparti, fa piacere anche a me. Che ne dici se andassimo in montagna? –
- Si, per me va bene. –
Presi la superstrada che portava ai monti e cominciammo a fare una conoscenza più approfondita. Mi disse che era la prima volta che si trovava in questa situazione poiché amava suo marito e non l'era mai passata per la testa il fatto di uscire con altri. Le chiesi come mai ora lo faceva e rispose che nell'ultimo anno i rapporti si erano affievoliti, era certa che il marito avesse un'altra donna. Non che ne era gelosa, ma le dava fastidio. Poi l'incontro con me e la voglia di rivedermi. Precisò che non cercava l'avventura, le avrebbe fatto piacere se il nostro incontro si limitasse a conoscerci e basta. Le risposi che per me andava bene e lei ne fu felice.
- Non mi ero sbagliata nel giudicarti una persona per bene. La mia paura era che pensassi di avere difronte un'assatanata di sesso. –
- Devo ammettere che un po’ l'ho pensato, e questo mi dispiaceva giacché avevo avuto un'impressione diversa la volta scorsa. Sono felice che sia così.
Passammo la giornata a passeggiare e discutere, senza mai fare cenno a un eventuale rapporto più intimo. L'accompagnai in città con la promessa che mi avrebbe chiamato se le andava di vedermi.
Mi chiamò alcuni giorni dopo dicendomi che le avrebbe fatto piacere, dato che aveva la giornata intera disponibile, passarla con me, magari di nuovo in montagna. Le risposi che ne ero felice e andai a prenderla.
La giornata era splendida e ci mettemmo seduti sotto un pino vicino alla riva del lago. Li potevamo discutere tranquillamente senza essere disturbati. Era più disinvolta e libera nella mente, cominciava a prendere confidenza con me, a volte stringendomi un braccio e altre tenendomi la mano. All'ora di pranzo andammo in un ristorantino a mangiare per poi fare ritorno al lago.
Ci sdraiammo supini sull'erba e le chiesi: -Sai cos'è che rende così bella questa giornata? La tua presenza! – Si sollevò appoggiandosi su un gomito e si mise sopra di me, mi fisso e disse: - Francesco, ho voglia di baciarti! – La guardai e lei si abbassò poggiando le sue labbra sulle mie. Le cinsi il collo e l'avvicinai ulteriormente a me approfondendo il bacio. Durò una ventina di secondi, poi si mise a sedere e, guardando il lago difronte a se, disse: - Scusami Francesco, ma ne ho sentito il bisogno. – Mi sollevai anch'io e, mettendole un braccio sulla spalla, le risposi: - Hai fatto bene! E' stato bellissimo, sei dolce mentre baci. – Girò la testa verso di me, sorrise e mi ribaciò. La feci stendere sull’erba e mi misi sopra di lei continuando a baciarla. Approvava la mia iniziativa, partecipava con entusiasmo accarezzandomi la testa. Cominciai a esplorarla lungo i fianchi finché giunsi con la mano sulla sua coscia e, dopo aver oltrepassato l’orlo della gonna, risalii al suo interno. Le gambe erano lisce, ben tornite e, giunto allo slip, lo abbassai cercando di sfilarglielo. Mi fermò, mi allontanò di colpo e guardandomi disse: - Francesco, è da più di un anno che non ho rapporti, ne con mio marito ne con altri, ti prego di non giudicarmi male, ma ne sento veramente il bisogno. –
- Non voglio giudicarti, vorrei solo renderti felice. –
- Fallo allora! – Lasciò che continuassi a toglierle lo slip e, una volta fatto, mi abbassai per sentirne i suoi umori. Cercai di infilarmi con la testa all’interno delle sue gambe quando mi fermò di nuovo. – Francesco! Che cosa vuoi fare? – Disse preoccupata. La guardai stupito, era una donna e non una ragazzina, possibile che non capisse cosa volevo fare?
- Scusa Lucia, ma che tipo di rapporti hai avuto, fino adesso, con tuo marito? –
- Abbiamo fatto sesso come tutti! –
- Che intendi dire per sesso? –
- Beh… quello che fanno tutti… come … -
- Vuoi dire la penetrazione e basta? –
- Sì! Perché cosa dovevamo fare? –
Mi sedetti al suo fianco e lei si alzò. – Francesco, cosa vuoi dire? –
- Lucia, oltre a tuo marito, non hai mai avuto rapporti con altri uomini? –
- No, lui è stato l’unico. –
- Scusami se mi permetto di chiedertelo, ma non ti sei mai interessata di sesso, che ne so…parlarne con le amiche, vedere un video su internet? –
- No mai, sono sempre stata restia, mi vergognavo. –
- Hai mai sentito parlare di preliminari? Li hai mai fatti con tuo marito? –
- Si, i baci… - Mi misi a ridere, mi guardò e arrossi. – Francesco… io…-
- Lucia credo che, in fatto di sesso, tu debba cominciare dall’inizio! –
- Che cosa vuoi dire? –
- Vedi, il sesso è ben altro che la semplice penetrazione. Quello è l’atto finale di un percorso a due, fatto di scoperte e piacere. Il bacio è lo striscione di partenza, poi c’è tutto il percorso da fare, quello che a te è sconosciuto, e infine la penetrazione e il piacere, lo striscione di arrivo. –
- Mio marito non ha mai chiesto altro che la penetrazione. –
- Senti, ti fidi di me? Vuoi capire qualcosa di più di quello che sai? – Era titubante, paurosa di quello che avrebbe dovuto fare, non riusciva a decidersi. Ripresi a dirle: -Lucia, quando senti che vado oltre la tua morale, mi fermi ed io smetto! –
- Accidenti, non lo so, io… va bene, mi fido! –
La misi di nuovo supina e ricominciai da capo con dei baci teneri per farla calmare. Quando vidi che era rilassata infilai la mano all’interno delle sue cosce e, dopo un attimo di esitazione, lasciò che andassi avanti. Era bagnata, le dita penetrarono facilmente, allargai le gambe e, dopo averla fissata negli occhi, mi abbassai. Mi teneva la testa come a fermarmi da quell’atto a lei sconosciuto ma lasciò fare. Il suo odore m’invadeva le narici, cominciai a leccarla tra le grandi labbra e un brivido la scosse, d’istinto chiuse le gambe e schiacciò la mia testa all’interno, mi fermai e lei le riapri. Ricominciai e, lentamente, la sentivo sempre più rilassata, le piaceva, gemeva silenziosamente e, quando mi dedicai al clitoride, cominciò con l’inarcare il bacino, i suoi mugolii si fecero più intensi fino a giungere all’orgasmo che la fece sobbalzare indietro di almeno mezzo metro. Si abbandonò sull’erba esausta, non aveva parole per quello che, forse per la prima volta in vita sua, aveva provato. Gli occhi semichiusi ad assaporare le sensazioni di un piacere immenso, mi portai sopra di lei e la baciai. Assaporò, per la prima volta, i suoi umori attraverso la mia bocca. Si fermò, prese la mia testa tra le sue mani e, dopo avermi allontanato da lei di poco, disse: - Dio mio… non avevo mai provato un piacere simile… Grazie! – Tornò a baciarmi.
Rimasi seduto in attesa che si riprendesse dal suo torpore. Si sollevo alcuni minuti dopo mettendosi al mio fianco e stringendomi un braccio. – Credo che ora tocchi a me restituirti il favore! – Disse.
- Se ti va! –
- Che cosa devo fare? –
- Ecco, il punto è questo! Dirtelo mi sa di volgare, dovresti pensarci un attimo e trarne le conclusioni. –
Non afferrò all’istante, mi guardò in faccia e, subito dopo, in basso dove notò un rigonfiamento. Capii, finalmente, e disse: - Vuoi… vuoi che… io… ? –
- Lucia, se non vuoi non sarò certo io a obbligarti. –
- No… è che… io… non so neanche da dove cominciare! –
- Comincia con lo sbottonare i pantaloni, poi vedremo! –
Poggiai le mani per terra, dietro di me, distendendomi in modo da rendergli il compito più semplice. Cominciò dalla cintura, poi i bottoni e abbassò pantaloni e slip di colpo. In tutta la sua vigoria schizzo dritto in alto, come un soldato si mette sugli attenti alla vista di un generale. Rimase con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, sorpresa e impaurita alla presenza di qualcosa che, secondo me, non aveva mai visto. Confermò la mia ipotesi quando disse: - Dio… è…è… grandissimo! – Non era così come diceva lei, venti centimetri non sono mostruosi. Le domandai perché tanta meraviglia e mi rispose che quello di suo marito era, sì e no, la metà del mio. Comincia a capire perché era rimasta quasi illibata. Lo prese con titubanza in mano, quasi ne avesse paura. Lo palpava costatandone la durezza e la morbidezza della pelle. Mi guardò come a chiedermi cosa fare, non le dissi niente, lasciai che decidesse lei. Lo poggiò delicatamente sulle labbra, lo baciò e mi guardò di nuovo. – Francesco, dimmi cosa devo fare, io non ne ho la minima idea! – Le spiegai cosa fare e cacciò la lingua poggiandola sul glande. Le dissi di inumidirlo e, quando lo ebbe fatto, lo prese in bocca andando avanti e indietro in modo molto puerile. Non era un granché, però mi eccitava questa sua ignoranza e il modo in cui lo faceva. Mi ricordava quando, da giovane, dovevo dire alla ragazzina alle prime armi come fare. Si dava da fare in tutti i modi cercando di rendermi piacevole il suo servizio. Lo sentì vibrare, capii che ero al culmine e stavo per arrivare. Senza toglierlo dalla bocca, mi guardò come a chiedere se poteva lasciarlo andare. Le feci cenno di no e gli arrivai in bocca. Era sconvolta dalla quantità di sperma che le rovesciai, aveva le gote gonfie, qualche goccia le uscii fuori e, quando si accorse che ebbi finito, si spostò di colpo per sputarlo a terra. Tossiva, qualcosa doveva essergli sceso giù per la gola. Si calmò quando la strinsi tra le braccia e le dissi: - Mi spiace, Lucia, ma non ho saputo resistere! –
- Non fa niente Francesco! Penso che dovrò aggiornarmi su questi argomenti. –
Rimanemmo abbracciati e in silenzio per alcuni minuti, poi le dissi: - Dobbiamo continuare il nostro percorso. Voglio arrivare al traguardo! – Mi sorrise, lo voleva anche lei. La stesi di nuovo per terra e, dopo una lenta masturbazione alle sue parti intime, mi misi sopra di lei e la penetrai. – Oh Dio…oh Dio… è troppo grande… mi faccio male… - Mi fermai e le diedi tempo. Ripresi con molta calma, lasciai che si abituasse a qualcosa di più di quello che gli aveva offerto il marito. Cominciava a gemere, a contorcersi dal piacere. Le piaceva e me lo faceva intendere baciandomi con frenesia sul collo e sulla bocca. Spinse la testa dietro e urlò per il sopraggiungere di un nuovo orgasmo. Arrivai anch’io quasi contemporaneamente. Ci abbandonammo sull’erba abbracciati per alcuni minuti.
Lungo il tragitto per il ritorno, mentre stavamo in silenzio, si mise a ridere di colpo.
- Perché ridi? – le domandai.
- Pensavo a quella poveretta che si è messa con mio marito! Gli auguro di avere la mia stessa conoscenza sul sesso altrimenti avrà poco da divertirsi con Mario. Per fortuna io mi sono informata! – Disse guardandomi soddisfatta e sorridente.
- Lucia tu hai imparato solo alle vocali, per ora. Non sai cosa ti aspetta! – Smise di ridere e mi fisso sbigottita. Poveretta, pensava già di aver capito tutto.
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