Le mie esperienze feticiste e non solo…parte 1
di
Kif 2
genere
feticismo
Scrivo questo racconto per condividere pensieri, sensazioni, commenti con persone che provano il mio stesso piacere, vale a dire, la passione verso l’abbigliamento femminile, in particolare con ordine di importanza, le calze di nylon possibilmente in seta con reggicalze, collant, mutandine, reggiseni, scarpe rigorosamente con tacco, guepiere, body in nylon o rete, calze a rete, guaine con ganci da reggicalze, culotte, ecc. Questa passione la provo quando una donna indossa quei capi, ma anche quando sono io ad indossarli, e mi eccita ancor di più quando sono a conoscenza di chi, persona femminile, ha indossato quei capi.
Ho 47 anni sono nato nel 1964, sono eterosessuale, sposato con figli. Negli anni 60-70 molte erano ancora le donne che portavano il reggicalze e le calze di nylon, gli anni 80-90 hanno fatto si che il collant fosse più comodo e fosse preferito alle calze con reggicalze, gli anni 2000 addirittura la maggior parte delle donne porta i pantaloni, che peccato !!!
Tanto per capirci, trovo quasi molto più eccitante uno spacco di una gonna con delle belle gambe fasciate da una calza, una bella scollatura che lascia trasparire il pizzo di un reggiseno che una donna completamente nuda, con questo non voglio dire che disdegno una donna nuda, assolutamente, ma voglio far capire la dipendenza che ho con l’intimo femminile in generale.
Ora vorrei raccontarvi quando e come, mi sono accorto di avere questa stupenda passione, per fare ciò devo partire da qualche anno addietro.
Prima parte
Ho scoperto la masturbazione verso i 5 anni, strofinando il pisellino sul cuscino, avvertendo degli scatti di piacere. A 6 anni abitavo in affitto con i miei in un condominio con il cortile comune ad altri condomini, una ragazza li vicino, con diversi anni più di me, un giorno mi fece entrate nella sua portina, dal lato cortile, si tirò su la gonna, giù le mutandine e mi chiese di farle vedere il pisello, io lo feci con molta timidezza e dopo avermi chiesto di mettere il pisello dentro il buchetto della sua farfallina, scappai terrorizzato.
Ci pensò un mio amico, due anni dopo, a farmi capire il vero movimento del piacere, questo lo potè fare grazie all'esperienza carpita dai due, suoi fratelli maggiori.
Praticamente tutti i giorni ci masturbavamo parecchie volte al giorno, inizialmente, senza l'aiuto dell'altro, cioè ognuno masturbava se stesso, in un qualsiasi posto appartato che trovavamo, in cantina, in garage, in solaio, in soffitta, nel vano ascensore, ecc. Ci scambiavamo alcuni giornaletti come “Jacula”, “Messalina”, “Isabella”, “Zora” ,“Jolanda”, “Oltretomba”, “Sukia”, “Lucifera”, “Maghella”, “Lando”, “Biancaneve”, “Il Tromba”, ecc…trovati nei parchi e nelle zone dove le coppiette andavano a scopare.
Allora dal pisellino usciva una sola e piccola goccia di liquido bianco trasparente e basta, il tutto era accompagnato da tre o quattro scatti di piacere.
La prima volta in cantina, mentre Paolo si masturbava seduto pensando ad un ragazza più vecchia di noi molto carina, io provavo a toccare il mio pisello senza molti risultati, poco dopo la vista di quelle poche e piccole gocce di sperma, mi eccitarono tanto da farmi venire in piedi davanti a lui.
Una delle prime volte che ci masturbammo con dei fumetti nel vano ascensore, provammo a toccarci l’uno con l’altro, ricordo che Paolo venne con la mia mano, mentre io dovetti finire con la mia. Allora non riuscivamo ancora a scappellare il pisello, la goccia di sperma che uscì dal piccolo pene di Paolo rimase sulla testa, gliela tolsi io, con un dito.
Un giorno questo mio amico venne a trovarmi a casa mia, i miei non erano in casa per tutto il pomeriggio, ed ad un certo punto mi chiese cosa indossava mia madre sotto la gonna oltre alle mutandine, vale a dire se i collant o le calze con reggicalze, io che sinceramente non mi ero mai posto quella domanda, lo portai al comò dove mia madre riponeva l'intimo.
Con stupore, ammirazione, eccitazione, il mio amico, ma anch’io, dopo aver visto tutta una serie di calze di nylon di tutte le tonalità del marrone dalla più chiara alla più scura, più altre di colore grigio e un paio nere, guaine con i ganci da reggicalze bianche, nere, colore carne, mutande in pizzo, bustini, sottovesti, reggiseni ecc., mi chiese se poteva masturbarsi toccando l'intimo, sedendosi su una poltrona li vicino. Tutto subito non fui molto d'accordo, ma poi mi convinsi a lasciarlo fare, così avrei potuto di conseguenza, farlo anche io, con l'intimo di sua madre. Paolo iniziò a prendere le calze di mia madre, infilando il pisello dentro, prima in una, poi in un'altra, si masturbava con una eccitazione incredibile, l’affanno si faceva sempre più sentire, prendeva le guaine, le toccava, prendeva le mutande, le odorava, leccava le calze ecc. Questo suo crescere di eccitazione mi fece a mia volta diventare il pisello duro come l'acciaio e mi portò a masturbarmi. Quando Paolo scegliendo una calza di colore nero con la riga, che lo faceva impazzire, mi chiese se poteva venirgli dentro, prima di potergli dire di si, mi ero già bagnato la mano con tre o quattro gocce di liquido bianco. Ero venuto nel giro di pochi secondi. Nel frattempo il mio amico, con un’aria godutissima, venne dentro la calza di mia madre. Mi eccitai al massimo, vedere uscire le gocce dal pisello del mio amico sporcando la calza di nylon di mia madre e pensando che le avrebbe indossate sporche di sborra, mi fece ridiventare duro il cazzo. Non riuscii a trattenermi nel ritoccarmi ancora, naturalmente anche a Paolo, non bastò una sola sega, prese una culotte in seta bianca con pizzo e si masturbò avvolgendo il pisello nelle mutande, fu la seconda sega, poi una terza dove Paolo venne all'interno della coppa di un reggiseno colore carne (mia madre porta una bella quarta), infine la quarta sega, dove il mio amico, fece solo più un filino di sperma e lo lasciò sopra un reggicalze nero a 6 ganci. Anche io arrivai al quarto piacere, con una soddisfazione incredibile, avevo le palpitazioni, due cose mi eccitavano tantissimo, una, era il vederlo venire con l'intimo di mia madre, due, il pensare, mia madre vestita con i quattro pezzi di intimo sporcati di sperma dal mio amico.
Paolo, mi pregò di dargli una calza di mia madre, ne scelsi una in mezzo a circa 6 o 7 paia di calze tutte color marrone e ci accordammo per lo scambio con una calza di sua madre.
Passarono diversi giorni prima che potessi trovarmi a casa del mio amico e poter usufruire io, dell'intimo di sua madre. Finalmente arrivò quel giorno, avevamo a disposizione la casa per tutto il pomeriggio. Ricordo l'eccitazione che mi saliva fino in gola, quando vidi, l'armadio, con all'interno i cassetti, che contenevano quelle favolose cose intime. Iniziai a toccare le calze, odorarle, leccare le mutandine, ecc. e fu proprio in quel momento che Paolo mi chiese: hai mai indossato l'intimo di tua mamma?...rimasi per un attimo titubante...quasi non avevo a pieno capito la domanda...poi il mio amico togliendosi i jeans e le mutande si infilò quelle della mamma, prese un reggicalze nero, delle calze colore carne e le indossò...dicendomi di fare altrettanto.
Mi ricordo come se fosse ora, scelsi delle mutandine bianche trasparenti, un reggicalze bianco anch’esso trasparente e delle calze nere a rete e le indossai. Ci aiutammo a vicenda nell’infilarci i reggiseni e li gonfiammo con delle calze di nylon perchè sembrassero vere tette. Ci sdraiammo sul letto matrimoniale dei suoi genitori ed a quel punto Paolo mi disse: chiudi gli occhi... e prendendomi la mano la posò sulla sua coscia fasciata dalla calza, cazzo…cazzo…sembrava quasi di toccare una donna vera...lui fece lo stesso, socchiuse gli occhi e con la mano mi toccò prima la coscia poi il pisello, io di conseguenza, eccitato come un toro, glielo presi in mano. Ci masturbammo a vicenda, prima venne lui che girandosi verso di me mi bagnò la coscia con le sue gocce calde di sborra, poi a mia volta feci lo stesso, venni con una intensità stratosferica, sulla sua coscia e precisamente sul bordo della calza della mamma. Anche in questa occasione non ci bastò una sola sega. Dopo esserci cambiati, indossando altri capi intimi della mamma, mi venni addosso e precisamente su una guepiere bianca in raso. La terza fu dentro una calza marrone scuro, bellissimo vedere sborrare il pisello nella trasparenza della calza. Mentre la quarta fu anche per me solo più un filino e lo feci posare su un reggiseno nero. Come d’accordo, Paolo mi diede una calza della madre colore marrone scuro. Quante sborrate feci dentro quella calza.
Da queste esperienze, avevo scoperto che mi dava un piacere immenso, indossare un capo intimo femminile, soprattutto se di una donna che conoscevo e avevo anche scoperto una sensualità notevole in mia madre. Da allora iniziai a far caso a certi particolari, come il rilievo dei ganci del reggicalze sotto una gonna aderente, le calze nere con la riga, una scarpa col tacco che le slanciava le belle gambe, ecc. Ricordo, quando mia madre, la domenica mattina, mi svegliava verso le 9,30 del mattino, entrava in camera, tirava su la tapparella, girava per qualche minuto, sistemando ciò che era in disordine; tutto questo sempre ben vestita, perché pronta per andare a messa, alcune volte indossava anche le scarpe coi tacchi. Molte volte mi svegliavo prima, mi toccavo il cazzo sempre in alza bandiera, arrivavo quasi a godere, aspettavo, entrava mia madre in stanza, quando girata di schiena, potevo vederle il culo, il rilievo del reggicalze sotto la gonna, le gambe fino a sopra il ginocchio fasciate dalle calze di nylon e le scarpe col tacco, mi lasciavo andare, sborrando a non finire. Provai, anche d’estate, a porre mia madre in una situazione un po’ imbarazzante, vale a dire, facevo finta di aver sonno e di non riuscire a svegliarmi, con il pisello duro e fuori dal pantaloncino del pigiama, con le lenzuola ai piedi, la prima volta, prese le lenzuola e le tirò su, la seconda volta, si fermò solo qualche secondo a vedere il pisello, la terza, inizialmente uscì dalla stanza per poi rientrare alcuni minuti dopo e avvicinandosi senza far rumore mi sfiorò il pisello per alcuni attimi, mettendolo dentro al pigiama, fu un momento magico. Appena uscita dalla camera, mi feci un segone mega, immaginando mia madre inginocchiata al bordo del letto, mentre mi stantuffava il cazzo, toccandole le tette e alzandole la gonna sentendo i ganci del reggicalze, toccarle la balza delle calze, per poi finire nel sborrarle nelle mani o in bocca tenendole la testa fino a sentire gli ultimi scatti di piacere.
Innumerevoli furono anche le volte che la spiavo dal buco della serratura della porta del bagno, sia mentre si accingeva a svestirsi e sia all’uscita dalla vasca, curava molto i suoi piedi, le sue mani, il suo corpo. Imparando la routine del bagno, riuscii a farmi una sega da sballo, mentre si smaltava le unghie del piede destro, poggiato sopra l’angolo della vasca, immaginate la visione laterale dei peli e delle labbra della figa che si intravedevano mentre si smaltava di rosso le unghie dei piedi. Eccitante era anche vederla spalmarsi su tutto il corpo, alcune creme idratanti, in particolare, venni varie volte, mentre spalmava una crema in mezzo alle gambe, immaginando che fosse il mio sperma. Godetti più volte anche guardandole il seno ed in particolare, immaginando di venirle sui bellissimi capezzoli rosei. Venni varie volte nel barattolino della crema, la medesima che si sarebbe spalmata facendo il bagno.
Un pomeriggio molto caldo, mi si presentò una situazione bellissima, mia madre, dopo pranzo, ogni tanto, si faceva il riposino pomeridiano, io avrei dovuto fare i compiti e mio padre era al lavoro. Quando dalla porta semi socchiusa, la vidi sdraiata di schiena, su un fianco, con solo una sottoveste bianca, mi salirono le palpitazioni a mille. Era l’occasione per farsi una sega fantastica, iniziai a sbirciarla dalla porta, lei dormiva, abbastanza profondamente, decisi di toccarmi, guardando le curve che la sottoveste creava, soprattutto all’altezza del culo. Venni dopo pochi secondi, non contento, mi feci coraggio e mi avvicinai, cercando di fare meno rumore possibile, avevo il cuore in gola, provai ad alzare la sottoveste per poter vedere sotto, con stupore, non aveva le mutande, mi inginocchiai al bordo del letto, iniziando di nuovo un favoloso segone, guardando i peli della figa da dietro…sborrai con incredibile godimento.
Andai via, solo per poco tempo, tornai quando mi venne una fantastica idea, rialzando la sottoveste, mi avvicinai con il naso alla figa e al buco del culo, sentendo quel favoloso odore, tra sudore, figa e culo, venni nuovamente con intensità stratosferica.
Mi sentivo decisamente soddisfatto, tornai al mio dovere, quello di svolgere i compiti, ma quando la sentii muoversi, girarsi dalla parte opposta con la spallina della sottoveste scesa che mi lasciava ammirare parte del seno nudo, non ebbi esitazione, l’eccitazione era mega, a costo di farmi beccare, dovevo a qualsiasi costo godere guardando e magari anche toccando il seno di mia madre, era un’occasione da non perdere assolutamente. Avvicinandomi, mi inginocchiai nuovamente, mia madre russava, dormiva profondamente, con delicatezza le toccai il seno da sopra la sottoveste, poi sempre furtivamente provai a infilare la mano nella scollatura, finalmente sentì il morbido seno, una bella quarta abbondante, il capezzolo non era duro, ma il mio intenso godimento visivo si orientò proprio sull’alveolo e sul grosso capezzolo. Sentivo i brividi fino al buco del mio culo. Incredibile, ma vero.
Un’altra stupenda occasione, mi si presentò, quando mia madre, un pomeriggio, si addormentò sul divano, davanti alla televisione, dormiva in maniera decisa, era nell’angolo del divano, quindi stando in piedi potevo portare all’altezza della sua bocca il mio cazzetto, a quel tempo, grosso come un dito mignolo.
Mia madre dormiva con la bocca semiaperta, sembrava che stesse aspettando solo un po’ del mio sperma, mi feci un coraggio del diavolo e avvicinai la cappella alla bocca, tutte le volte che la cappella toccava il labbro mi faceva uno scatto di piacere incredibile. Per non rischiare, decisi di toccarmi li vicino e in prossimità del piacere, di avvicinarmi per depositarle in bocca, il mio sperma. Poco dopo, sentendo arrivare i brividi del piacere, mi avvicinai alla bocca e quando vidi uscire prima una, poi una seconda, poi una terza piccola goccia trasparente, che si depositarono nella bocca, sporcandole i denti, fu una vera e propria apoteosi del piacere. Non persi tempo e feci una doppietta da favola. Avevo scoperto che mia madre quando dormiva lo faceva profondamente, questo mi portò ad escogitare la scoperta di nuovi modi per farmi le seghe con lei.
Per finire, furono diverse le volte che sborrai sulle gambe di mia madre, soprattutto quando fasciate, dalle calze di nylon, mi inginocchiavo, mi toccavo e quando stavo per venire, portavo a contatto la cappella che depositava le gocce sulla calza, d’estate, riuscivo anche a venire in mezzo alle dita dei piedi, smaltate di rosso carminio.
Raccontai queste esperienze a Paolo, anche per sapere se lui le aveva provate, o se eventualmente le potevamo provare con le rispettive madri, mi disse che aveva provato, ma senza successo, sua madre aveva il sonno leggero.
Un pomeriggio, verso le 14.00, l'ora in cui ci vedevamo quasi ogni giorno, venne a casa mia, aspettammo che mia madre si addormentò, era sul divano davanti alla tv. Il divano, era del genere telaio in legno e imbottito con cuscini e schienali in piume d'oca, con le gambe in legno alte circa 30 cm, che lo sollevavano da terra.
La guardammo, da un lato della vetrata, che dava nel salone, mia madre aveva sempre delle gonne sopra il ginocchio e appoggiando i piedi senza pantofole sul tavolino davanti, ci lasciava ammirare una parte della coscia fasciata da una calza di colore marrone e il rinforzo nella punta e nel tallone delle calze nei piedi. Paolo era eccitatissimo, fece presto a tirarsi fuori il pisello dai pantaloni, poco dopo lo feci anch'io, naturalmente il vederlo eccitato per mia madre, mi faceva andare nel pallone. Gli venne un'idea fantastica, siccome aveva paura di rischiare ad avvicinarsi, decise di infilarsi sotto il divano, arrivando con metà busto, il più vicino possibile, a vedere le gambe di mia madre, mentre l'altra metà del corpo e precisamente dalla cintura in giù che era fuori dal divano, lo lasciava toccare il pisello comodamente. Vidi la mano di Paolo muoversi velocemente, aveva voglia di godere subito, effettivamente bastarono pochi minuti per vederlo venire, dalla forte intensità del godere gli scapparono perfino dei gemiti, che mia madre naturalmente non sentì. Guardavo eccitatissimo la scena, vidi dal pisello colare le gocce di sperma, accompagnate da dei favolosi scatti di piacere, ero venuto senza toccarmi.
Quando Paolo iniziò la seconda sega, iniziai allora a muovermi velocemente, avevo una voglia di godere incredibile, potei farlo, vedendo il mio amico venire, guardando le gambe e i piedi bellissimi di mia madre.
Con la mamma di Paolo, riuscimmo a masturbarci, guardandola, mentre sdraiata, in costume, prendeva il sole, in giardino. La sbirciavamo dalla portafinestra, era ad una distanza di pochi metri, ricordo che quella volta Paolo era eccitatissimo a vedermi segare guardando le cosce di sua madre, tanto da inginocchiarsi e infilarsi il mio cazzetto in bocca. Quando lo mise in bocca, mi venne uno scatto di piacere così intenso che mi tremarono le gambe. Muoveva la mano e nel frattempo sentivo la lingua sulla cappella. Bastarono pochi secondi. Godetti, mentre sua madre si spalmava la crema solare sulle gambe, già molto abbronzate. Avevo immaginato di venirle sulle gambe.
Molte furono le volte che Paolo mi lasciò guardare la mamma andare in bagno, Non si chiudeva mai, per sicurezza toglievamo la chiave, dal buco della serratura si vedeva dritto il water e il bidè. Molte volte mi lasciava iniziare una sega, con il cazzetto già bello duro, appena la mamma entrava in bagno, mi inginocchiavo e pochi secondi dopo mi sborravo nelle mutande, guardandola tirarsi giù i collant, sentire lo scroscio della pipì e poi vederla lavarsi la figa nel bidè.
Un fatto bellissimo, fu quando facendo la doccia, dietro le tende, segandomi pensando a qualche bella figa, mia madre mi chiese di entrare per fare urgentemente la pipì, avevamo solo un bagno in casa nostra, fui immediatamente avvolto da una voglia di godere con il corpo materno, spostai leggermente la tenda in modo da poterla vedere, la vedevo di lato, quindi non vidi la figa, ma mi bastò vederla alzare la gonna, tirare giù le mutandine bianche, sedersi sul water, lasciandomi vedere le calze marroni con il reggicalze bianco, ero già lì per venire, aspettai, quando sentii lo scroscio della pipì e mi lasciai andare in un godere immenso.
Andavo anche a rovistare nella cesta dei panni sporchi, trovando sempre calze e mutandine odorose di figa materna. Addirittura ripescavo le calze o il collant smagliato e buttato da mia madre in pattumiera e ci sborravo dentro più volte.
Io e Paolo riuscimmo diverse volte a ripetere le performances raccontate in precedenza, sia a casa sua, sia a casa mia. Fu molto interessante. Pensate che condivisi con lui anche un paio di mutandine cadute sul mio balcone, dalla signora del piano di sopra, erano lavate a mano ma ancora odorose di figa e di sangue. Siamo riusciti a leccare tutto.
Ricordo ancora, la sua contentezza, quando mi fece vedere, in un sacco di plastica, quattro paia di scarpe da donna, qualcuno le aveva buttate, ma lasciate vicino al cassonetto dell’immondizia, una paio colore verde smeraldo con tacco da 12 cm, un paio colore bianco con tacco da 8 cm, un paio di stivaletti e delle ballerine nere che vi assicuro avevano un bel profumino.
Nel periodo invernale andammo molte volte verso le 18 di sera, quindi con il buio, a spiare le coppiette che scopavano in macchina...anche li ci facemmo tante di quelle seghe…che non vi dico.
Una sera vedemmo in auto una coppia che pomiciava, un uomo li spiava in prossimità dell’auto, questi si avvicinò piano piano alla coppia con il membro completamente fuori dal pantaloncino, aveva un cazzo piuttosto lungo e grosso, la donna tirò giù il finestrino e facendo avvicinare l’uomo, gli prese il membro con la mano e dopo averlo segato, lo mise in bocca, così, come se niente fosse. Lo stava non solo, mettendolo in bocca, ma lo stava decisamente ingoiando. Io e Paolo ci guardammo con una faccia che lasciava trasparire un godimento infinito e un’occasione da non perdere assolutamente. Non facevamo in tempo a far diventare molle l’uccello che già iniziavamo un’altra sega.
Nel periodo estivo andavamo in un’area verde, dove in un gazebo, si vendevano angurie, quasi sempre, il pomeriggio trovavamo la figlia del proprietario, una ragazza che allora aveva 17 anni, capelli scuri, occhi verdi, carnagione scura, sempre in canottiera, molto colorate, dove sotto si intravedeva il reggiseno e la stupenda scollatura. Piano piano, il mio amico Paolo, molto più estroverso ed espansivo di me, con varie scuse, dopo vari acquisti di fette di anguria, ecc…fece si, che diventammo amici di questa ragazza, di cui non ricordo più il nome. Il mio amico, le faceva sempre un sacco di complimenti, tra l’altro molto veritieri, fino a raccontarle che ci eravamo masturbati pensando a lei, lei lusingata cercava però di sviare i discorsi. Dopo vari tentativi di farsi fare una sega dalla ragazza, che ogni volta desisteva, portò un giorno Paolo a tirarsi fuori dai pantaloni il pisello duro, chiedendo se per favore lo toccasse, che sarebbe venuto nel giro di pochi secondi, che non ce la faceva più, a non godere con la sua graziosa mano “adulta”. Il gazebo aveva un divisorio, creato da una tenda, che serviva da magazzino, la ragazza guardandosi intorno, per vedere se ci fosse qualcuno, diede del matto a Paolo e ci disse di andare dietro alla tenda. Fece sedere Paolo su un angolo di una cassa d’angurie e lei inginocchiandosi vicino incominciò a sfiorargli l’uccello, io in piedi aspettavo il mio turno. La mano della ragazza era molto più grande dei nostri cazzetti, tanto da usare solo due dita per segarci. Paolo dalla fortissima voglia di godere, toccò il seno con molta decisione e si sentì ammonire con una frase del genere: “potete solo poggiare la mano su di una tetta…e basta”. Dopo breve tempo vidi il viso di Paolo goduto, la sua mano destra sulla tetta di sinistra e le gocce di sperma scivolare sulla stupenda mano femminile. Non mi fece neanche sedere, da inginocchiata, si avvicinò al mio pisello molto duro, mentre con la mia mano sinistra le toccai il suo seno destro, era favoloso sentire il capezzolo durissimo, probabilmente dalla sua notevole eccitazione, leggermente mascherata. Avessi avuto qualche anno il più, in quella posizione le avrei lavato la faccia di sperma, ma a quell’età, venni con quelle poche gocce nella mano della ragazza sentendo il turgido capezzolo e il morbido seno. Venni con una grandissima intensità, tanto da farmi piegare le gambe, tutte e due formicolanti dal piacere. Fu l’unica volta che ci fece quel servizietto, lo aveva deciso e detto fin dall’inizio e mantenne la sua parola.
Un altro episodio singolare fu quello di aver scoperto che le chiavi della cantina di mio padre aprivano altre cantine del condominio ed in particolare, in una di queste, oltre ad un plastico favoloso di trenini elettrici della Lima, trovammo in uno scatolone una raccolta di svariati anni di Playboy e in una scarpiera tante paia di scarpe da donna che individuammo subito essere della signora dell’ultimo piano, appassionata di scarpe.
La visione di tutte queste bellissime scarpe, inizialmente, ci indusse alla tentazione di rubarle e nasconderle mettendole in un nostro posto segreto, ma poi capimmo che non saremo più riusciti a utilizzare altre nuove scarpe che la signora andava a deporre in cantina, probabilmente per liberarsi le scarpiere in casa.
Quante volte provammo a camminare con i tacchi, quante volte ci siamo masturbati odorando le scarpe della signora, (avevano un odore favoloso), quante sborrate facemmo su quelle scarpe e sugli stivali ecc. La cosa più bella avveniva quando incrociavamo la signora per le scale e guardandole le scarpe vedevamo se quelle era state sborrate da me o da Paolo.
Poi purtroppo i genitori di Paolo dovettero trasferirsi e non lo vidi mai più.
Ho 47 anni sono nato nel 1964, sono eterosessuale, sposato con figli. Negli anni 60-70 molte erano ancora le donne che portavano il reggicalze e le calze di nylon, gli anni 80-90 hanno fatto si che il collant fosse più comodo e fosse preferito alle calze con reggicalze, gli anni 2000 addirittura la maggior parte delle donne porta i pantaloni, che peccato !!!
Tanto per capirci, trovo quasi molto più eccitante uno spacco di una gonna con delle belle gambe fasciate da una calza, una bella scollatura che lascia trasparire il pizzo di un reggiseno che una donna completamente nuda, con questo non voglio dire che disdegno una donna nuda, assolutamente, ma voglio far capire la dipendenza che ho con l’intimo femminile in generale.
Ora vorrei raccontarvi quando e come, mi sono accorto di avere questa stupenda passione, per fare ciò devo partire da qualche anno addietro.
Prima parte
Ho scoperto la masturbazione verso i 5 anni, strofinando il pisellino sul cuscino, avvertendo degli scatti di piacere. A 6 anni abitavo in affitto con i miei in un condominio con il cortile comune ad altri condomini, una ragazza li vicino, con diversi anni più di me, un giorno mi fece entrate nella sua portina, dal lato cortile, si tirò su la gonna, giù le mutandine e mi chiese di farle vedere il pisello, io lo feci con molta timidezza e dopo avermi chiesto di mettere il pisello dentro il buchetto della sua farfallina, scappai terrorizzato.
Ci pensò un mio amico, due anni dopo, a farmi capire il vero movimento del piacere, questo lo potè fare grazie all'esperienza carpita dai due, suoi fratelli maggiori.
Praticamente tutti i giorni ci masturbavamo parecchie volte al giorno, inizialmente, senza l'aiuto dell'altro, cioè ognuno masturbava se stesso, in un qualsiasi posto appartato che trovavamo, in cantina, in garage, in solaio, in soffitta, nel vano ascensore, ecc. Ci scambiavamo alcuni giornaletti come “Jacula”, “Messalina”, “Isabella”, “Zora” ,“Jolanda”, “Oltretomba”, “Sukia”, “Lucifera”, “Maghella”, “Lando”, “Biancaneve”, “Il Tromba”, ecc…trovati nei parchi e nelle zone dove le coppiette andavano a scopare.
Allora dal pisellino usciva una sola e piccola goccia di liquido bianco trasparente e basta, il tutto era accompagnato da tre o quattro scatti di piacere.
La prima volta in cantina, mentre Paolo si masturbava seduto pensando ad un ragazza più vecchia di noi molto carina, io provavo a toccare il mio pisello senza molti risultati, poco dopo la vista di quelle poche e piccole gocce di sperma, mi eccitarono tanto da farmi venire in piedi davanti a lui.
Una delle prime volte che ci masturbammo con dei fumetti nel vano ascensore, provammo a toccarci l’uno con l’altro, ricordo che Paolo venne con la mia mano, mentre io dovetti finire con la mia. Allora non riuscivamo ancora a scappellare il pisello, la goccia di sperma che uscì dal piccolo pene di Paolo rimase sulla testa, gliela tolsi io, con un dito.
Un giorno questo mio amico venne a trovarmi a casa mia, i miei non erano in casa per tutto il pomeriggio, ed ad un certo punto mi chiese cosa indossava mia madre sotto la gonna oltre alle mutandine, vale a dire se i collant o le calze con reggicalze, io che sinceramente non mi ero mai posto quella domanda, lo portai al comò dove mia madre riponeva l'intimo.
Con stupore, ammirazione, eccitazione, il mio amico, ma anch’io, dopo aver visto tutta una serie di calze di nylon di tutte le tonalità del marrone dalla più chiara alla più scura, più altre di colore grigio e un paio nere, guaine con i ganci da reggicalze bianche, nere, colore carne, mutande in pizzo, bustini, sottovesti, reggiseni ecc., mi chiese se poteva masturbarsi toccando l'intimo, sedendosi su una poltrona li vicino. Tutto subito non fui molto d'accordo, ma poi mi convinsi a lasciarlo fare, così avrei potuto di conseguenza, farlo anche io, con l'intimo di sua madre. Paolo iniziò a prendere le calze di mia madre, infilando il pisello dentro, prima in una, poi in un'altra, si masturbava con una eccitazione incredibile, l’affanno si faceva sempre più sentire, prendeva le guaine, le toccava, prendeva le mutande, le odorava, leccava le calze ecc. Questo suo crescere di eccitazione mi fece a mia volta diventare il pisello duro come l'acciaio e mi portò a masturbarmi. Quando Paolo scegliendo una calza di colore nero con la riga, che lo faceva impazzire, mi chiese se poteva venirgli dentro, prima di potergli dire di si, mi ero già bagnato la mano con tre o quattro gocce di liquido bianco. Ero venuto nel giro di pochi secondi. Nel frattempo il mio amico, con un’aria godutissima, venne dentro la calza di mia madre. Mi eccitai al massimo, vedere uscire le gocce dal pisello del mio amico sporcando la calza di nylon di mia madre e pensando che le avrebbe indossate sporche di sborra, mi fece ridiventare duro il cazzo. Non riuscii a trattenermi nel ritoccarmi ancora, naturalmente anche a Paolo, non bastò una sola sega, prese una culotte in seta bianca con pizzo e si masturbò avvolgendo il pisello nelle mutande, fu la seconda sega, poi una terza dove Paolo venne all'interno della coppa di un reggiseno colore carne (mia madre porta una bella quarta), infine la quarta sega, dove il mio amico, fece solo più un filino di sperma e lo lasciò sopra un reggicalze nero a 6 ganci. Anche io arrivai al quarto piacere, con una soddisfazione incredibile, avevo le palpitazioni, due cose mi eccitavano tantissimo, una, era il vederlo venire con l'intimo di mia madre, due, il pensare, mia madre vestita con i quattro pezzi di intimo sporcati di sperma dal mio amico.
Paolo, mi pregò di dargli una calza di mia madre, ne scelsi una in mezzo a circa 6 o 7 paia di calze tutte color marrone e ci accordammo per lo scambio con una calza di sua madre.
Passarono diversi giorni prima che potessi trovarmi a casa del mio amico e poter usufruire io, dell'intimo di sua madre. Finalmente arrivò quel giorno, avevamo a disposizione la casa per tutto il pomeriggio. Ricordo l'eccitazione che mi saliva fino in gola, quando vidi, l'armadio, con all'interno i cassetti, che contenevano quelle favolose cose intime. Iniziai a toccare le calze, odorarle, leccare le mutandine, ecc. e fu proprio in quel momento che Paolo mi chiese: hai mai indossato l'intimo di tua mamma?...rimasi per un attimo titubante...quasi non avevo a pieno capito la domanda...poi il mio amico togliendosi i jeans e le mutande si infilò quelle della mamma, prese un reggicalze nero, delle calze colore carne e le indossò...dicendomi di fare altrettanto.
Mi ricordo come se fosse ora, scelsi delle mutandine bianche trasparenti, un reggicalze bianco anch’esso trasparente e delle calze nere a rete e le indossai. Ci aiutammo a vicenda nell’infilarci i reggiseni e li gonfiammo con delle calze di nylon perchè sembrassero vere tette. Ci sdraiammo sul letto matrimoniale dei suoi genitori ed a quel punto Paolo mi disse: chiudi gli occhi... e prendendomi la mano la posò sulla sua coscia fasciata dalla calza, cazzo…cazzo…sembrava quasi di toccare una donna vera...lui fece lo stesso, socchiuse gli occhi e con la mano mi toccò prima la coscia poi il pisello, io di conseguenza, eccitato come un toro, glielo presi in mano. Ci masturbammo a vicenda, prima venne lui che girandosi verso di me mi bagnò la coscia con le sue gocce calde di sborra, poi a mia volta feci lo stesso, venni con una intensità stratosferica, sulla sua coscia e precisamente sul bordo della calza della mamma. Anche in questa occasione non ci bastò una sola sega. Dopo esserci cambiati, indossando altri capi intimi della mamma, mi venni addosso e precisamente su una guepiere bianca in raso. La terza fu dentro una calza marrone scuro, bellissimo vedere sborrare il pisello nella trasparenza della calza. Mentre la quarta fu anche per me solo più un filino e lo feci posare su un reggiseno nero. Come d’accordo, Paolo mi diede una calza della madre colore marrone scuro. Quante sborrate feci dentro quella calza.
Da queste esperienze, avevo scoperto che mi dava un piacere immenso, indossare un capo intimo femminile, soprattutto se di una donna che conoscevo e avevo anche scoperto una sensualità notevole in mia madre. Da allora iniziai a far caso a certi particolari, come il rilievo dei ganci del reggicalze sotto una gonna aderente, le calze nere con la riga, una scarpa col tacco che le slanciava le belle gambe, ecc. Ricordo, quando mia madre, la domenica mattina, mi svegliava verso le 9,30 del mattino, entrava in camera, tirava su la tapparella, girava per qualche minuto, sistemando ciò che era in disordine; tutto questo sempre ben vestita, perché pronta per andare a messa, alcune volte indossava anche le scarpe coi tacchi. Molte volte mi svegliavo prima, mi toccavo il cazzo sempre in alza bandiera, arrivavo quasi a godere, aspettavo, entrava mia madre in stanza, quando girata di schiena, potevo vederle il culo, il rilievo del reggicalze sotto la gonna, le gambe fino a sopra il ginocchio fasciate dalle calze di nylon e le scarpe col tacco, mi lasciavo andare, sborrando a non finire. Provai, anche d’estate, a porre mia madre in una situazione un po’ imbarazzante, vale a dire, facevo finta di aver sonno e di non riuscire a svegliarmi, con il pisello duro e fuori dal pantaloncino del pigiama, con le lenzuola ai piedi, la prima volta, prese le lenzuola e le tirò su, la seconda volta, si fermò solo qualche secondo a vedere il pisello, la terza, inizialmente uscì dalla stanza per poi rientrare alcuni minuti dopo e avvicinandosi senza far rumore mi sfiorò il pisello per alcuni attimi, mettendolo dentro al pigiama, fu un momento magico. Appena uscita dalla camera, mi feci un segone mega, immaginando mia madre inginocchiata al bordo del letto, mentre mi stantuffava il cazzo, toccandole le tette e alzandole la gonna sentendo i ganci del reggicalze, toccarle la balza delle calze, per poi finire nel sborrarle nelle mani o in bocca tenendole la testa fino a sentire gli ultimi scatti di piacere.
Innumerevoli furono anche le volte che la spiavo dal buco della serratura della porta del bagno, sia mentre si accingeva a svestirsi e sia all’uscita dalla vasca, curava molto i suoi piedi, le sue mani, il suo corpo. Imparando la routine del bagno, riuscii a farmi una sega da sballo, mentre si smaltava le unghie del piede destro, poggiato sopra l’angolo della vasca, immaginate la visione laterale dei peli e delle labbra della figa che si intravedevano mentre si smaltava di rosso le unghie dei piedi. Eccitante era anche vederla spalmarsi su tutto il corpo, alcune creme idratanti, in particolare, venni varie volte, mentre spalmava una crema in mezzo alle gambe, immaginando che fosse il mio sperma. Godetti più volte anche guardandole il seno ed in particolare, immaginando di venirle sui bellissimi capezzoli rosei. Venni varie volte nel barattolino della crema, la medesima che si sarebbe spalmata facendo il bagno.
Un pomeriggio molto caldo, mi si presentò una situazione bellissima, mia madre, dopo pranzo, ogni tanto, si faceva il riposino pomeridiano, io avrei dovuto fare i compiti e mio padre era al lavoro. Quando dalla porta semi socchiusa, la vidi sdraiata di schiena, su un fianco, con solo una sottoveste bianca, mi salirono le palpitazioni a mille. Era l’occasione per farsi una sega fantastica, iniziai a sbirciarla dalla porta, lei dormiva, abbastanza profondamente, decisi di toccarmi, guardando le curve che la sottoveste creava, soprattutto all’altezza del culo. Venni dopo pochi secondi, non contento, mi feci coraggio e mi avvicinai, cercando di fare meno rumore possibile, avevo il cuore in gola, provai ad alzare la sottoveste per poter vedere sotto, con stupore, non aveva le mutande, mi inginocchiai al bordo del letto, iniziando di nuovo un favoloso segone, guardando i peli della figa da dietro…sborrai con incredibile godimento.
Andai via, solo per poco tempo, tornai quando mi venne una fantastica idea, rialzando la sottoveste, mi avvicinai con il naso alla figa e al buco del culo, sentendo quel favoloso odore, tra sudore, figa e culo, venni nuovamente con intensità stratosferica.
Mi sentivo decisamente soddisfatto, tornai al mio dovere, quello di svolgere i compiti, ma quando la sentii muoversi, girarsi dalla parte opposta con la spallina della sottoveste scesa che mi lasciava ammirare parte del seno nudo, non ebbi esitazione, l’eccitazione era mega, a costo di farmi beccare, dovevo a qualsiasi costo godere guardando e magari anche toccando il seno di mia madre, era un’occasione da non perdere assolutamente. Avvicinandomi, mi inginocchiai nuovamente, mia madre russava, dormiva profondamente, con delicatezza le toccai il seno da sopra la sottoveste, poi sempre furtivamente provai a infilare la mano nella scollatura, finalmente sentì il morbido seno, una bella quarta abbondante, il capezzolo non era duro, ma il mio intenso godimento visivo si orientò proprio sull’alveolo e sul grosso capezzolo. Sentivo i brividi fino al buco del mio culo. Incredibile, ma vero.
Un’altra stupenda occasione, mi si presentò, quando mia madre, un pomeriggio, si addormentò sul divano, davanti alla televisione, dormiva in maniera decisa, era nell’angolo del divano, quindi stando in piedi potevo portare all’altezza della sua bocca il mio cazzetto, a quel tempo, grosso come un dito mignolo.
Mia madre dormiva con la bocca semiaperta, sembrava che stesse aspettando solo un po’ del mio sperma, mi feci un coraggio del diavolo e avvicinai la cappella alla bocca, tutte le volte che la cappella toccava il labbro mi faceva uno scatto di piacere incredibile. Per non rischiare, decisi di toccarmi li vicino e in prossimità del piacere, di avvicinarmi per depositarle in bocca, il mio sperma. Poco dopo, sentendo arrivare i brividi del piacere, mi avvicinai alla bocca e quando vidi uscire prima una, poi una seconda, poi una terza piccola goccia trasparente, che si depositarono nella bocca, sporcandole i denti, fu una vera e propria apoteosi del piacere. Non persi tempo e feci una doppietta da favola. Avevo scoperto che mia madre quando dormiva lo faceva profondamente, questo mi portò ad escogitare la scoperta di nuovi modi per farmi le seghe con lei.
Per finire, furono diverse le volte che sborrai sulle gambe di mia madre, soprattutto quando fasciate, dalle calze di nylon, mi inginocchiavo, mi toccavo e quando stavo per venire, portavo a contatto la cappella che depositava le gocce sulla calza, d’estate, riuscivo anche a venire in mezzo alle dita dei piedi, smaltate di rosso carminio.
Raccontai queste esperienze a Paolo, anche per sapere se lui le aveva provate, o se eventualmente le potevamo provare con le rispettive madri, mi disse che aveva provato, ma senza successo, sua madre aveva il sonno leggero.
Un pomeriggio, verso le 14.00, l'ora in cui ci vedevamo quasi ogni giorno, venne a casa mia, aspettammo che mia madre si addormentò, era sul divano davanti alla tv. Il divano, era del genere telaio in legno e imbottito con cuscini e schienali in piume d'oca, con le gambe in legno alte circa 30 cm, che lo sollevavano da terra.
La guardammo, da un lato della vetrata, che dava nel salone, mia madre aveva sempre delle gonne sopra il ginocchio e appoggiando i piedi senza pantofole sul tavolino davanti, ci lasciava ammirare una parte della coscia fasciata da una calza di colore marrone e il rinforzo nella punta e nel tallone delle calze nei piedi. Paolo era eccitatissimo, fece presto a tirarsi fuori il pisello dai pantaloni, poco dopo lo feci anch'io, naturalmente il vederlo eccitato per mia madre, mi faceva andare nel pallone. Gli venne un'idea fantastica, siccome aveva paura di rischiare ad avvicinarsi, decise di infilarsi sotto il divano, arrivando con metà busto, il più vicino possibile, a vedere le gambe di mia madre, mentre l'altra metà del corpo e precisamente dalla cintura in giù che era fuori dal divano, lo lasciava toccare il pisello comodamente. Vidi la mano di Paolo muoversi velocemente, aveva voglia di godere subito, effettivamente bastarono pochi minuti per vederlo venire, dalla forte intensità del godere gli scapparono perfino dei gemiti, che mia madre naturalmente non sentì. Guardavo eccitatissimo la scena, vidi dal pisello colare le gocce di sperma, accompagnate da dei favolosi scatti di piacere, ero venuto senza toccarmi.
Quando Paolo iniziò la seconda sega, iniziai allora a muovermi velocemente, avevo una voglia di godere incredibile, potei farlo, vedendo il mio amico venire, guardando le gambe e i piedi bellissimi di mia madre.
Con la mamma di Paolo, riuscimmo a masturbarci, guardandola, mentre sdraiata, in costume, prendeva il sole, in giardino. La sbirciavamo dalla portafinestra, era ad una distanza di pochi metri, ricordo che quella volta Paolo era eccitatissimo a vedermi segare guardando le cosce di sua madre, tanto da inginocchiarsi e infilarsi il mio cazzetto in bocca. Quando lo mise in bocca, mi venne uno scatto di piacere così intenso che mi tremarono le gambe. Muoveva la mano e nel frattempo sentivo la lingua sulla cappella. Bastarono pochi secondi. Godetti, mentre sua madre si spalmava la crema solare sulle gambe, già molto abbronzate. Avevo immaginato di venirle sulle gambe.
Molte furono le volte che Paolo mi lasciò guardare la mamma andare in bagno, Non si chiudeva mai, per sicurezza toglievamo la chiave, dal buco della serratura si vedeva dritto il water e il bidè. Molte volte mi lasciava iniziare una sega, con il cazzetto già bello duro, appena la mamma entrava in bagno, mi inginocchiavo e pochi secondi dopo mi sborravo nelle mutande, guardandola tirarsi giù i collant, sentire lo scroscio della pipì e poi vederla lavarsi la figa nel bidè.
Un fatto bellissimo, fu quando facendo la doccia, dietro le tende, segandomi pensando a qualche bella figa, mia madre mi chiese di entrare per fare urgentemente la pipì, avevamo solo un bagno in casa nostra, fui immediatamente avvolto da una voglia di godere con il corpo materno, spostai leggermente la tenda in modo da poterla vedere, la vedevo di lato, quindi non vidi la figa, ma mi bastò vederla alzare la gonna, tirare giù le mutandine bianche, sedersi sul water, lasciandomi vedere le calze marroni con il reggicalze bianco, ero già lì per venire, aspettai, quando sentii lo scroscio della pipì e mi lasciai andare in un godere immenso.
Andavo anche a rovistare nella cesta dei panni sporchi, trovando sempre calze e mutandine odorose di figa materna. Addirittura ripescavo le calze o il collant smagliato e buttato da mia madre in pattumiera e ci sborravo dentro più volte.
Io e Paolo riuscimmo diverse volte a ripetere le performances raccontate in precedenza, sia a casa sua, sia a casa mia. Fu molto interessante. Pensate che condivisi con lui anche un paio di mutandine cadute sul mio balcone, dalla signora del piano di sopra, erano lavate a mano ma ancora odorose di figa e di sangue. Siamo riusciti a leccare tutto.
Ricordo ancora, la sua contentezza, quando mi fece vedere, in un sacco di plastica, quattro paia di scarpe da donna, qualcuno le aveva buttate, ma lasciate vicino al cassonetto dell’immondizia, una paio colore verde smeraldo con tacco da 12 cm, un paio colore bianco con tacco da 8 cm, un paio di stivaletti e delle ballerine nere che vi assicuro avevano un bel profumino.
Nel periodo invernale andammo molte volte verso le 18 di sera, quindi con il buio, a spiare le coppiette che scopavano in macchina...anche li ci facemmo tante di quelle seghe…che non vi dico.
Una sera vedemmo in auto una coppia che pomiciava, un uomo li spiava in prossimità dell’auto, questi si avvicinò piano piano alla coppia con il membro completamente fuori dal pantaloncino, aveva un cazzo piuttosto lungo e grosso, la donna tirò giù il finestrino e facendo avvicinare l’uomo, gli prese il membro con la mano e dopo averlo segato, lo mise in bocca, così, come se niente fosse. Lo stava non solo, mettendolo in bocca, ma lo stava decisamente ingoiando. Io e Paolo ci guardammo con una faccia che lasciava trasparire un godimento infinito e un’occasione da non perdere assolutamente. Non facevamo in tempo a far diventare molle l’uccello che già iniziavamo un’altra sega.
Nel periodo estivo andavamo in un’area verde, dove in un gazebo, si vendevano angurie, quasi sempre, il pomeriggio trovavamo la figlia del proprietario, una ragazza che allora aveva 17 anni, capelli scuri, occhi verdi, carnagione scura, sempre in canottiera, molto colorate, dove sotto si intravedeva il reggiseno e la stupenda scollatura. Piano piano, il mio amico Paolo, molto più estroverso ed espansivo di me, con varie scuse, dopo vari acquisti di fette di anguria, ecc…fece si, che diventammo amici di questa ragazza, di cui non ricordo più il nome. Il mio amico, le faceva sempre un sacco di complimenti, tra l’altro molto veritieri, fino a raccontarle che ci eravamo masturbati pensando a lei, lei lusingata cercava però di sviare i discorsi. Dopo vari tentativi di farsi fare una sega dalla ragazza, che ogni volta desisteva, portò un giorno Paolo a tirarsi fuori dai pantaloni il pisello duro, chiedendo se per favore lo toccasse, che sarebbe venuto nel giro di pochi secondi, che non ce la faceva più, a non godere con la sua graziosa mano “adulta”. Il gazebo aveva un divisorio, creato da una tenda, che serviva da magazzino, la ragazza guardandosi intorno, per vedere se ci fosse qualcuno, diede del matto a Paolo e ci disse di andare dietro alla tenda. Fece sedere Paolo su un angolo di una cassa d’angurie e lei inginocchiandosi vicino incominciò a sfiorargli l’uccello, io in piedi aspettavo il mio turno. La mano della ragazza era molto più grande dei nostri cazzetti, tanto da usare solo due dita per segarci. Paolo dalla fortissima voglia di godere, toccò il seno con molta decisione e si sentì ammonire con una frase del genere: “potete solo poggiare la mano su di una tetta…e basta”. Dopo breve tempo vidi il viso di Paolo goduto, la sua mano destra sulla tetta di sinistra e le gocce di sperma scivolare sulla stupenda mano femminile. Non mi fece neanche sedere, da inginocchiata, si avvicinò al mio pisello molto duro, mentre con la mia mano sinistra le toccai il suo seno destro, era favoloso sentire il capezzolo durissimo, probabilmente dalla sua notevole eccitazione, leggermente mascherata. Avessi avuto qualche anno il più, in quella posizione le avrei lavato la faccia di sperma, ma a quell’età, venni con quelle poche gocce nella mano della ragazza sentendo il turgido capezzolo e il morbido seno. Venni con una grandissima intensità, tanto da farmi piegare le gambe, tutte e due formicolanti dal piacere. Fu l’unica volta che ci fece quel servizietto, lo aveva deciso e detto fin dall’inizio e mantenne la sua parola.
Un altro episodio singolare fu quello di aver scoperto che le chiavi della cantina di mio padre aprivano altre cantine del condominio ed in particolare, in una di queste, oltre ad un plastico favoloso di trenini elettrici della Lima, trovammo in uno scatolone una raccolta di svariati anni di Playboy e in una scarpiera tante paia di scarpe da donna che individuammo subito essere della signora dell’ultimo piano, appassionata di scarpe.
La visione di tutte queste bellissime scarpe, inizialmente, ci indusse alla tentazione di rubarle e nasconderle mettendole in un nostro posto segreto, ma poi capimmo che non saremo più riusciti a utilizzare altre nuove scarpe che la signora andava a deporre in cantina, probabilmente per liberarsi le scarpiere in casa.
Quante volte provammo a camminare con i tacchi, quante volte ci siamo masturbati odorando le scarpe della signora, (avevano un odore favoloso), quante sborrate facemmo su quelle scarpe e sugli stivali ecc. La cosa più bella avveniva quando incrociavamo la signora per le scale e guardandole le scarpe vedevamo se quelle era state sborrate da me o da Paolo.
Poi purtroppo i genitori di Paolo dovettero trasferirsi e non lo vidi mai più.
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