Corso di Porta Ticinese

di
genere
incesti


Un uomo e un ragazzo si guardano da tempo dalle finestre delle rispettive case. Fino a quando un invito improvviso non apre tante porte che erano rimaste socchiuse. Fra le altre il desiderio del ragazzo di essere per interposta persona, la ragazza per la quale il padre era andato via di casa.


"Come sai abito lì al quarto piano. Indicai la casa. Sali dopo di me, lascio la porta socchiusa". Era una scommessa ma nemmeno troppo arrischiata. Dopotutto il ragazzo - non dirò l'età - mi fissava continuamente dalla sua camera all'altro lato della strada. Seduto al tavolo guardava più spesso fuori dalla finestra che i libri . E mi vedeva. Mi vedeva se giravo nudo per casa, e intravedeva i ragazzi che mi portavo a casa. A volte facendomeli troppo vicino alla finestra o lasciando le luci apposta accese.
Spesso, indovinavo, dopo aver visto queste scene si sdraiava sul suo letto a toccarsi.
Una volta dopo una riuscita sessione con un ragazzo, rimanemmo a baciarci alla finestra e vidi distintamente lui sul letto con le mani in movimento.
Mi piaceva, ci piacevamo. Qualche volta lo avevo incontrato mentre usciva di fretta per andare a scuola, una volta che lo avevo guardato con intenzione era arrossito. Per questo, incontrandolo un caldo pomeriggio, mi ero permesso di rivolgergli la parola, senza dire 'ciao' o con inutili presentazioni. Come mi chiamassi era ininfluente.
"E.. il citofono?" chiese. Nessuna ripulsa, nessun tentennamento. "Ti vedrò attraversare la strada, credo. 17 comunque". "Numero fortunato", commentò. "Non hai idea quanto!" sorrisi andandomene via verso casa.
Venti minuti dopo lo vedo attraversare la strada. Apro il portone, la porta è socchiusa. Mi infilo sotto la doccia per un secondo e indosso una vestaglia nera. Sento salire i gradini tre alla volta, arriva rosso, non solo per lo sforzo.
"Stavo facendo la doccia", mentii. "Io l'ho appena fatta" risponde con l'aria di chi ha fatto tutti i compiti.
Momento di imbarazzo. "Vuoi vedere come ti vedo io?" chiesi accompagnandolo con una mano sulla spalla alla finestra. In piedi sulla vetrata contemplava la sua camera,il tavolo dove avrebbe dovuto essere in quel momento. Ero esattamente dietro di lui separato solo da uno spessore di due millimetri di aria e da una vestaglia. Lo sopravanzavo di poco. Aldo, questo il suo nome, buttato lì mentre entrav, fece un leggero movimento all'indietro e i suoi jeans incontrarono la ragione della sua visita, dura imperiosa in attesa.
"Possiamo... abbassare le tende" disse con un filo di voce resprimendo una sorta di singhiozzo. "Certo", risposi e le abbassai senza muovermi di un millimetro. Il mio sesso era proprio nel meraviglioso incavo fra i rigonfiamento dei suoi jeans aderenti.
"E tu... mi vedi", chiese. Intendeva dire di più certo. "Si ti guardo mentre studi. A volte non ti vedo e magari ti scorgo sul letto con in mano un libro". Mentre parlavo Aldo si era voltato, comtinuando a prlare gli sfiorai la patta dei jeans, "o con in mano qualcosa d'altro".
"Ma si vede anche quando..." esclamò preoccupato, "no. non si vede, diciamo che lo indovino o lo immagino". Con le dita glio sfioravo i capelli e quasi distrattamente il lobo dell'orecchio. Lo abbracciai e Aldo rispose con forza al mio abbraccio. Era caldo e sudato. "Sei fradicio, togliti questo" gli dissi alzandogli la maglietta. La mia vestaglia sottolineava più che cpoprire la mia nudità. Ci baciammo. Questo voleva e volevo io. Lui ci mise tutta la forza che aveva. Nel frattempo le mie mani disegnavano le curve del suo sedere. Il mio sesso si affiancava al suo ancora nascosto.
"Vuoi vederlo... da vicino?" chiesi. Non rispose, "perchè giri nudo per casa?" chiese con una voce un po' petulante. "Perchè mi piace e da quando so che ci sei ... anche per te. per eccitarti". "Davvero lo fai per me?" era stupito.
"Vuoi sapere se ti penso? Sì", ora dimmelo tu "Io... io ci penso molto", intendeva dire di più.
"Mettiti in gonocchio" gli dissi con voce più ferma e mi aprii la vestaglia. Non ho un sesso enorme anche se stava dando il meglio di sè, ma il ragazzino non aveva di sicuro visto da vicino il cazzo di un uomo. Lo prese fra le due mani chiuse quasi a coppa, ne disegnò il contorno con le dita. "Vuoi un pompino immagino" disse fingendo una dimestichezza con queste cose che certo non aveva.
"Non ora", spogliati invece, "si rialzò o lo aiutai ad abbassare i jeans. "Senza mutande!" esclamai sorpreso. "Si, a volte giro così, mi eccita", ammise, non le avrebeb comunque indossate a lungo. Il sesso di Aldo era bianco stretto e lungo come un bratwurstel. "E' grande", dissi incoraggiante, in realtà era come il cazzettino di un bambino ma due volte più lungo. Gli sfioravo la cappella e le palline piccole e quasi rientranti. ci baciammo ancora, lui con le mani sul mio sesso io sul suo sedere ora liberato.
Ci voleva un salto di qulità nella conversazione. "Spero che lo voglia anche tu, perchè saebbe atroce per me non scoparti". Ecco, l'avevo detto. A questo stavamo pensando tutti e due da quando mezz'ora prima l'avevo fermato per strada.
Ci fu un silenzio. "Ti offro qualcosa: acqua, limonata, champenoise". "Non ci sono abituatoma credo che per occasioni come queste ci voglia lo champagne", rispose. Mi voltai sorridendo era un sì. Avremmo presto festeggiato una deflorazione. Aprii la bottiglia il tappo saltò mentre lo guardavo negi occhi, nudo come un angelo. Nel frigo c'era anche del succo di arancia. Mischiai due bicchieri e bevemmo guardandoci negli occhi e tenendoci per mano, la sua tremava un poco. "Li porto su" dissi indicando il soppalco con il letto.

Lasciai salire prima lui per ammirare il suo stupendo culo di ragazzino. Aspetta lo fermai, presi una Polaroid e gli scattai una foto da sotto e da vicino. Aldo capì subito e allargò le chiappe con la mano per immortalare il suo buchino ancora per poco vergine.

Che diavoletto pensai. Ma c'era tempo e c'era bisogno di dolcezza. Aldo si era sdraiato di fianco e guardava fuori. "ora puoi aprire le finestre" disse. Lo feci e Aldo scoprì che dal soppalco si poteva vedere ancora meglio, senza essere visti la sua stanza e quella a fianco, il salotto, che quel giorno per una volta aveva le tende aperte.
"Quindi mi puoi vedere e... toccarti" disse, "lo hai mai fatto?". Sì dissi, mentendo, "e a cosa pensavi?" "A questo", risposi lentamente mentre con un dito sfioravo tutto il suo corpo, "i sogni a volte si avveranpo, sai".
"E'proprio vero!", Aldo si voltò aprendo le braccia e buttandosi sul mio corpo, Ci baciammo e iniziò a masturbarmi con forza. Poi abbassò la testa e attese. Io spinsi la sua testa verso il basso con decisione. "Vuoi farmi venire, Aldo, Vuoi far godere un uomo con la tua bocca?". Avevo la voce roca. "Sì". Allora ascolta: quando eiaculerò nella tua bocca dovrai tenere lo sperma sulla lingua e farne uscire un poco dall'angolo delle labbra. Poi aprirai la bocca mi farai vedere la lingua imperlata e e poi lo ingoierai come se fosse una buonissima caramella sorridendo, va bene?".
Ricevuta la 'consegna' iniziò un pompino un po' affrettato. Gli indicai di stringermi le palle. Aldo si mise in ginocchio e quel che mancava nella tecnica era compensato dalla splendida visione del suo sedere e più sotto del suo sesso lungo e turgido. In nemmeno un minuto venni e Aldo fece quel che gli avevo chiesto. Scattai una Polaroid della bocca socchiusa con un rivolo di sperma che colava verso il mento.
Più che sorridere rise. "Sono riuscito a far godere un uomo!" disse esaltato. "Posso baciarti?" chiese temendo che non volessi sentire il sapore del mio sperma. "Certo" dissi e ci baciammo a lungo come due innamorati.
"Sei proprio bravo", dissi incoraggiante, "mi piace il tuo cazzo, anche ora che lo vedo per la prima volta molle". "Ci vorrà un poco ora, non ho 18 anni" risposi.
Aldo si era sdraiato sulla schiena con le gambe larghe, il suo era un invito. Presi a masturbarlo baciandolo e stringendo con la sinistra il suo capezzolo. In pochi secondi era in preda agli spasmi dell'orgasmo. Non lo presi in bocca, volevo vedere il suo schizzo e feci bene perchè era uno spettacolo. Aiutato da un potente colpo di reni un filamento bianco venne lanciato verso l'alto come un missile. ricadendo un po su di me, un po sui suoi capelli e la sua faccia. Mentre altre gocce dense atterrarono sul suo torace.
Leccai il suo viso e il suo corpo per raccoglierle e ci baciammo ancora. "Questo lo avevi fatto, vero?" chiesi.
Come tanti della sua età anche Aldo aveva toccato ed era stato toccato da coetanei con la solita sequela di sensi di colpa e smarrimenti. "Solo con le mani però. Una volta avevo iniziato a prendere un sesso in bocca ma il mio compagno di scandalizzò e disse "ma che sei culo?" e allora smisi terrorizzato". Rimase un poco a pensare e aggiunse, "ma sai, quello che io volevo era il cazzo di un uomo. Ho visto una volta quello di mio padre e poi un'altra volta un uomo che si faceva masturbare dalla sua donna in un bosco pensando di non essere visto. Io volevo essere quell'uomo e... quella donna".
Andiamo bene pensai, chistù è femmina proprio! Riempii i bicchieri, di solo champenois questa volta. Avevo intuito che quella visione del sesso di suo padre lo aveva colpito."come hai fatto a vedere il cazzo di tuo papà e come era?".
"Era... come il tuo certo", sorrise, "non lo vedevo così da vicino. Come te ora non era proprio eretto ma nemmeno molle. Usciva dalla camera della sua donna una mattina che come ogni week end di fine mese, ero da lui. Sai", riprese, "mio papà se ne è andato da casa quando avevo 12 anni. Tradiva mia mamma con la segretaria, lei lo ha scoperto e lui se ne è andato. Sai". aggiunse con il tono di voce più basso, "lei è molto giovane. Ho sentito al telefono mia mamma che esagerando diceva che lei, 'ha praticamente l'età di Aldo'".
"Ti ha colpito questa frase", dissi con il tono di uno psicoanalista. Un analista un po' improbabile visto che il paziente era nudo di fianco a me e mi stava massaggiando i testicoli. "In effetti sì, ci penso spesso. A lui e lei voglio dire. Secondo te...", si voltò a pancia in giù col tono di chi riesce a fare pe rla prima volta una domanda che gli sta a cuore, Barbara, voglio dire la sua donna... gli dà anche il culo?".
Soffocando un sorriso cercai di rispondere in maniera seria. "Sai Aldo, i veri maschi vogliono anche il culo. lo pretendono dalle loro donne".
"Pensavo anche io. Ma le farà male quando mio papà la incula?"
"Dipende se lui ha il sesso come il mio"
"no credo che sia più piccolo. Sai quando l'ho visto era l'alba usciva dalla camera per andare in bagno e aveva proprio l'aria di averla appena..."
"Comunque no non credo. Certo le piacerà di più... davanti".
"Forse glielo dà in certe occasioni, come premio"
"All'onomastico e al compleanno", scherzai
"O quando ha avuto un aumento"
"O se lui la fa godere più volte".
"Ehi questa è una idea. Se lui la fa godere tre volte lei gli concede il culo"
"Magari la terza volta finge un po' perchè lo vuole anche lei e un po' perchè sa che se non lo fa rischia di perderlo", aggiunsi.
Aldo si fece serio. "Se non... se non lo faccio, tu mi mandi via?"
Gli offrii un altro bicchiere. "Non so Aldo, In questo momento non riesco a immaginare un mondo in cui non ti ho scopato. D'altra parte non voglio certo violentarti".
"Sai questa Barbara aspetta un bambino". Avevo imparato a leggergli dentro. C'era qualcosa che su vergognava a dire, chissà cosa. Vuotò il bicchiere. Lo champagne non ha molto alcol ma a stomaco vuoto il suo effetto lo fa. "Vorrei anche io..."
"Avere un bambino?".
"No è difficile da spiegare. Non mi piace l'idea di partorire o di girare con u passeggino. Ma vorrei che tu potessi mettermi incinta venendo dentro, Dirti prima 'ti prego esci quando stai per venire' e poi implorarti di godere dentro di me, stringerti per non farti uscire".
"Capisco" dissi, anche se sinceramente Aldo mi aveva stupito, "è l'atto di amore estremo: è volere qualcosa del tuo uomo dentro di te per sempre".
"Mi farà male", rifletteva saggiando con le dita a 'O' la circonferenza del mio sesso nel frattempo grazie alla conversazione e alle sue carezze, stava tornando turgido.
Stavo per rispondere che no, solo all'inizio quando lui si voltò di scatto sulla schiena. "Fammi venire tre volte e in premio ti concederò il culo".
"Altre due quindi", dissi abbassandomi in modo da avere il suo sesso all'altezza del viso, "proviamo".
Aldo si prese tutto il piacere che gli davo con la bocca e sfiorandogli i testicoli e il perineo. Non ci volle molto prima di sentire gli spasmi nell'uretra e il fiotto in bocca del suo seme. Con la bocca piena lo baciai e limonammo a lungo.
Era voltato verso la finestra a un certo punto lo sentii irriidirsi. "Guarda c'è mia mamma in casa", la si vedeva girare per il salotto rassettando. "Ci può vedere?". "Se non lo sai tu non lo sa nessuno" risi. In effetti Aldo aveva più volte cercato di vedere, non riuscendoci, il soppalco del mio monolocale. Era troppo in alto. Noi potevamo distinguere chiaramente lei che ora stava pulendo le finestre quasi schiacciando i seni sul vetro. Ma lei non poteva vedere la mia mano che masturbava il sesso di suo figlio e nemmeno il dito che avevo umettato e iniziato a inserire nel suo vergine buchino. Aldo iniziò ad ansimare come se volesse farti sentire "Guarda mamma come godo" sembrava volesse dire, "guardami con un uomo che fra poco mi farà suo e mi farà quello che papà fa con Barbara".
Affiancai un secondo dito al primo e spostai la mano dal sesso ai capezzoli. "Che belle tettine" gli sussurrai nell'orecchio, "sei una ragazzina molto sexy". Questo cambio lo fece arrossire, "strizzami i capezzoli", implorò mentre la sua mano correva al sesso e iniziava a menarlo furiosamente. Aldo venne guardando sua mamma a 20 metri in linea d'aria. Lo schizzo volò verso la finestra, come se anche il suo seme volesse raggiungerla.
La mamma chiuse le tende proprio in quel momento come se sapesse che la sua presenza aveva raggiunto l'effetto desiderato. "Vale come terza volta?" chiesi? "Certo, era tutto merito del tuo dito dentro e del modo in cui mi strizzavi le tettine", rispose. "E di tua mamma", aggiunsi.
"Ora ti devo dare il culo", affermò seriamente. "Quì?" chiese mettendosi a quattro zampe. Evidentemente aveva visto un rapporto anale in qualche immagine o film. "No, sotto, ma aspettiamo ancora un attimo".
La prospettiva di impalarlo per me e di concedersi a un uomo per lui era come una brezza fresca che aleggiava tutta da assaporare. Ci baciammo toccandoci i sessi con le mani. "Mi farà male", riprese, "sì un po' sì, all'inizio e nella 'cavalcata' finale. Facciamo così: sai cosa è una safeword?"
No "è una frase o una parola che viene pronunciata quando davvero vuoi che mi fermi o che smetta. Qualunque altra frase lamento o parola perfino il pianto sarà per me uno stimolo in più, ma se mi dici..." "Stop" propose Aldo, "ecco se mi dici 'stop' mi fermerò: tutto il resto no".
"E ti fermerai davvero?"
"Sì Aldo sì, desidero pazzescamente incularti ma non sono un violentatore"
"Incularmi, dillo ancora"
"Voglio incularti Aldo, anzi sto per farlo, scendi"
Scesi, riposi il mio accappatoio ripiegato su un tavolo, misi il tavolo parallelo alla finestra come nella sua camera con le finestre e le persiane chiuse. Aldo capì e si mise a 90 gradi sul tavolo con il torace sull'accappatoio. Presi una crema e iniziai a spalmarla nel suo buchino.
"Vuoi spalmarla tu a me?" chiesi
Aldo prese il tubetto e in ginocchio spalmò la crema ma era più un gesto di adorazione che altro "Ecco il sesso che mi renderà... femmina, mi sverginerà. Verrai dentro vero?" "Certo, se lo vuoi", "Lo voglio!". Aldo si rimise nella posizione che gli avevo indicato, "prendilo, il mio culo è tuo" disse un po' tremando.
Mi impressi bene in mente l'immagine di questo ragazzino voglioso e tremante che mi concedeva il culo senza letteralmente nemmeno sapere come mi chiamavo, inseguendo il sogno di far godere il padre quanto e più della sua nuova donna. Delle sue chiappe rotonde piene e fresche e del buchino infinitesimale nel quale stavo per entrare.
"Ora quando mi senti entrare, fai come per spingermi fuori"
"Ma io ti voglio dentro"
"L'effetto sarà proprio questo, non preoccuparti".
"Hai già sverginato altri ragazzi?"
"Forse, ho fatto tante cose".
Sembrava impossibile ma la mia cappella imperiosa riuscì a schiudere le pareti del suo ano. Un suo grido annunciò la deflorazione. "Dobbiamo brindare", disse e lasciandomi basito andò a prendere la bottiglia di chamoagne riempii due bicchieri porgendomelo cerimoniosamente. "Ti offro anche questo" sorrise.
Bevuto si rimise in posizione prese in mano il mio sesso guidandolo "Ecco il mio culo è tuo, ora vai fino in fondo".
Sarà stato lo champagne o il desiderio, fatto sta che potei entrare spingendolo piano piano fino in fondo. Aldo inarcò la schiena per sentirlo meglio e lancià un urlo. "Come è dentro!" disse, voltandosi per baciarmi. "Sai mi sento... 'completo'. Il tuo cazzo non è un corpo estraneo. E' come se finalmente fosse arrivato qualcosa che era sempre mancato. Starei così tutta la vita" dopo una pausa aggiunse, "ma tu sei un vero maschio e vuoi scoparmi. Vuoi godere, vero?"
"Sì", risposi cercando di indivinate i suoi pensieri "voglio, devo metterti incinta, fare razza". Non avevo più tempo per le parole, iniziai a percorrere su e giù quello stretto percorso che premeva da ogni parte come dentro nessuna donna era mai capitato. Aldo ansimava si lmentava, ahia ahia, come è dentro, mi stai sfondando il culo diceva al termine di ogni affondo. Mi stai violentando, Non voglio, non voglio, non punirmi" Era proprio partito, ma protetto dalla safeword che avrenbbe potuto usare in qualsiasi momento sentivo di poter, di dover andare avanti il sudore colava. Mi fermai un poco e presi in mano il suo sesso durissimo iniziando a muoverlo. "Ecco la mia ragazzina che gode di averlo nel culo" sibilai, "Sì sì oddio". Aldo era vicino all'orgasmo. Alternavo delle spinte dentro di lui al classico movomento della sega sul suo cazzo. ALdo mi tolse la mano dal suo sesso "Aspetta aspetta disse, voglio venire... come una donna.
Lasciai il sesso e iniziai a scoparlo ma con una mano arrivai sotto il suo torace fino a un capezzolo strizzandolo. Fu così che Aldo venne per la quarta volta in un ora (beata gioventù) e per la prima volta come una donna, per il piacere di avere un sesso duro all'interno del suo corpo. Mi fermai per baciarlo.
"Sono la tua femmina", disse, "Sì di più: Sai che poche donne riescono a venire così.. senza toccarsi"
Mi vergognavo a dirlo ma Aldo completà la frase "avere un orgasmo quando le inculano. Secondo te Barbara?"
Decisi di scoprire il gioco
"Secondo me è la prima volta anche per te... Barbara".
Aldo arrossì ed ebbe uno spasmo che sentii benissimo (ero ancora dentro di lui anche se eravamo quasi in piedi).
"Ed è stato bellissimo, amore, il più bello della mia vita. Era una cosa 'completa'" cercò di spiegare Aldo, ormai incarnato in quella Barbara che aveva circuito il padre e stava sistemando definitivamente la sua vita facendogli un bambino.
Aldo non voleva sapere il mio nome. In quel momento non voleva niente che lo allontanasse dal suo sogno incestuoso. Mi chiamava 'amore', 'mio uomo'. "Il mio culo è tuo ora, vai avanti, sfondamelo, non aver timore".
"Ma ti farò male, a un certo punto sai..."
"Lo so, a un certo punto non ti fermi più, per te sarò solo un buco, una femmina da impregnare per poi passare a un altra. Lo so ma io voglio che sia così. Se mi fa davvero troppo male ti fermerò". Aspetta
Mi fece uscire, si inginocchò sotto di me, mi prese in mano i testicoli: "ecco da qui sta per uscire il seme che mi renderà completamente donna. E uscirà grazie ai colpi che mi darai con questi muscoli"; le sue mani si erano poggiare sulla muscolatura delle cosce, "mi feconderà con dei colpi che mi attraverseranno tutta e io piangerò forse per il male ma sarò felice di aver fatto questo per il mio uomo".
Ripose il torace sul tavolo invitandomi a scoparlo. E scopare feci. Con spinte lunghe, ritrendolo quasi tutti e poi spingendo fino in fondo accompagnato dai suoi gemiti. A un certo punto si fermò ancora.
"Fammi una foto!"
Sorpreso chiesti, "cosa?" "Al mio buco, voglio vedere quanto lo hai allargato, voglio vederlo sverginato".
Presi la Polaroid mentre lui allargando le chiappe lo metteva in mostra e sì, si era formato un bell'anello, un cerchio rosa con perfino qualche goccia di sangue. Scattai ma non intendevo attendere che l'immagine si sviluppasse. L'immagine di quello che poi Aldo avrebbe definito "il mio sigillo, la mia impronta di bestia sul suo corpo' mi aveva eccitato se possibile ancora di più. Le spinte si facevano più frequenti, ansimavo io e ansimava Aldo per il dolore, "No no aiuto, mi violenta, non voglio, mi arriva in gola". Gli misi due dita dentro la bocca come a raggiungere dall'altro lato il mio sesso. Poi gli strizzai il capezzolo e alla fine iniziò la lunga cavalcata. Ero già venuto la mattina e poi nella bocca di Aldo e impiegai molto tempo a godere. Mentre i colpi si susseguivano, Aldo si mise a piangere, le lacrime scendevano "ti sto dando il culo, è tuo, prendilo". Aldo non aveva esperienza ma capiva che stavo pe eiaculare. "Vieni dentro ti prego, mettimi incinta, riempimi per sempre, fai razza con me". "Ecco è tuo il mio seme, Barbara", dissi mentre eiaculavo con un orgasmo lungo accompagnato da un vero urlo, inarticolato il mio, e lui diceva "ecco mi hai messa incinta, hai inculato e impregnato la tua femmina, la tua ragazzina di 18 anni".
Senza uscire, i muscoli del suo ano sttetti me lo avrebbero impedito, lo baciai con gratitudine. leccai con la lingua le sue lacrime. "E' stato bellissimo", diceva piangendo, "la cosa più bella della mia vita. E' stato bellissimo godere ed entusiasmante sentirti godere dentro di me".
Capiva che avevo bisogno di stare solo per qualche minuto. Lui andò in bagno e quando uscì entrai io senza una parola. Docciati tutti e due ci sdraiammo per terra dandoci baci piccoli come due ragazzini (e in effetti uno dei due lo era). Mise la mano sul mio sesso. "Grazie" disse semplicemente. Poi si alzò a prendere la Polaroid nel frattempo sviluppata. Il suo buchino stretti stretto era diventato dopo mezz'ora un cerchio perfetto largo un paio di centimetri con diverse tonalità di rosa e perfino una goccia di sangie "guarda, ero proprio vergine", disse scherzando.
Appiccicò le foto alla finestra rivolte verso casa sua. Nessuno ovviamente avrebbe potuto distinguerle, e aprì le persiane attento a non farsi scrogere. "Cammina nudo per casa guardando verso la mia camera, come se io fossi lì", mi invitò. Con la scusa di versare un ultimo mix di champenois e succo di arancia obbedìì.
"Avrei voluto che tu mi prendessi sulla schiena però", commentò, "come una femmina". "Si chiama posizione del missionario", dissi e gli spiegai la ragione del nome. "Quando è molto stretto è meglio fare come abbiamo fatto noi, entra meglio. Una prossima volta faremo sicuramente come dici tu".
"Ora?" rispose quasi speranzoso
Indicando il mio sesso molle dissi "Non so se si riesce a riprendere, ho 33 anni e sono venuto giù due volte". "Sono accadute tante cose improbabili oggi pomeriggio e le elencò sia dal suo che dal mio punto di vista. Hai invitato un ragazzino di 18 anni a casa tua, lui è salito, lo hai spogliato, lui era senza mutande per farsi scopare ancor più presto, ti ha preso il cazzo in bocca e ha ingoiato il tuo sperma, lo hai masturbato, ti ha dato il culo lo hai sverginato. Io per la prima volta ho visto da vicino ho avuto nelle mani il cazzo di un uomo, l'ho fatto godere nella mia bocca e sono stato scopato, sono venuto nelle sue mani e poi facendomi scopare solo grazie al suo cazzo. Mi sono sentito femmina e ho il tuo seme dentro di me: nella bocca nellos tomaco nell'intestino. Se avessi le ovaie sarei incinta.
L'elenco insieme alle carezze che mi faceva non al sesso ma al perineo e ai testicoli avevano un effetto spettacolare: "Questi testicoli hanno prodotto un seme che mi hanno riempito la bocca e il culo: sono saturo del tuo sperma" riuscì a ottenere una mezza erezione. Aldo iniziò a baciarmi e a masturbarmi dicendo porcate all'orecchio. "LA tua ragazzina ha ancora voglia di essere scopata. non la deluderai vero. Con amore questa volta, ora sono comoletamente tua".
Miracolosamente emerse una erezione completa e stabile. Aldo sorrise e andò a prendere la crema. "Ne metto poca questa volta, non voglio che scivoli via". la mise solo sul suo buchino usando solo la sua saliva per il mio cazzo. Andai a prendere dei cuscini che misi sotto i suoi fianchi e un telo per evitare che l'attrito con il pavimento mi bruciasse l eginocchia.
Aldo anzi Barbara era lì a gambe aperte e braccia distese a croce "scopami ancora, voglio godere e sentirti venire dentro". Avevo varcato la soglia del suo ano prima ancora che finisse la frase.
Con poca crema mi facevo strada più lentamente. Ma soprattutto era bellissimo avere il suo viso davanti al mio, leggere ogni sua sensazione, capire quello che lui sentiva e voleva. "Il mio uomo che mi scopa" diceva. Ogni tanto mi interropevo per masturbarlo ma lui mi fermava, "voglio venire per i tuoi colpi" diceva e così avvenne. Venimmo insieme questa volta. Aldo abilissimo aveva affrettato il mio orgasmo stringemdoni le palle proprio mentre sentiva che stava per venire.
Piangevo anche io questa volta, ma di gioia.
"Hai una donna?" mi chiese
"No non proprio" risposi
"Peccato"
"Perchè?"
"L'avresti lasciata vero per stare tutto il tempo a scopare con me?"
"Certo. Per averti ancora, sempre, farei come ha fatto tuo padre, Barbara"
Le gocce di sperma di Aldo luccicavano sul suo corpo mentre gli leccavo i capezzoli. Il mio seme usciva piano piano formando una piccola pozza sotto di lui.

scritto il
2022-07-16
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