Diario di una Troia - giovedì, 16 giugno
di
Gaglioffa
genere
etero
Chiudo la porta alle mie spalle, ti guardo attraversare il corridoio freneticamente, intento a risolvere una faccenda delle tue, di quelle che non esistono ma che fingi ci siano per spiattellarmi la tua vita impegnata. Mi rivolgi uno sguardo distratto tuttavia sufficiente a identificarmi: capelli biondi sciolti e gonfi, abito azzurro svolazzante, andatura un po’ goffa.
“Vieni qui”, che tradotto è “ fatti scopare subito”. Forse hai percepito che sotto il mio vestitino niente slip. La tua figura elegante si staglia in attesa nella penombra del salotto ordinato e accogliente del tuo nuovo appartamento mentre avanzo incerta lungo il corridoio intimidita dal tono perentorio che hai appena usato; ogni passo verso di te assottiglia le distanze tra me e te, tra me e la mia testa e il resto fuori la porta.
Vorrei cominciare dai convenevoli, dopotutto è così che ci si comporta con un amico che non si vede e non si sente da un mese, raccontarti la mia giornata, qualche disagio vissuto, i recenti accadimenti, l’esame all’università rimandato, il rimprovero della mamma. Ma commetto un errore, consapevole: ti guardo negli occhi, non c’è bisogno di parlare, non ne ho più voglia. Tutto si è già sconnesso.
La tua bocca si è fiondata sulla mia, le nostre lingue si attorcigliano in una danza bagnata e vorace, voglio assaporarti con accortezza, oggi sei più aspro (sigaretta elettronica sic!), mordi il labbro superiore scatenando un mio mugolio, decidi di lasciarlo andare e io ti succhio la lingua, continui a lottare con la mia, vuoi divorarmi, anche io lo voglio…Lecco…succhio…insomma il trailer del pompino che mi appresto a fare.
Immersa in questa sequenza perfetta che si consuma lentamente e implacabile, la mia mano scivola sul cavallo dei tuoi pantaloni, voglio toccarti e dopo sarà tutto un leccare e succhiare ancora. La tua erezione mi saluta al tatto, ma il tuo cazzo resta intrappolato nei pantaloni. Ho testato abbastanza, convieni con me che è arrivato il momento di liberarlo, e con un movimento fulmineo sfili la cintura permettendomi il libero accesso ai boxer che trattengono il cazzo più imponente e vigoroso che potessi mai accogliere, nella bocca e nella figa, finché moglie (tua) non ci separi.
In ginocchio da te, afferro le palle con la mano sinistra mentre la lingua scorre lungo l’asta rosea puntando alla tua cappella gonfia, l’altra mano tiene stretta e soddisfatta la tua base di pietra. Succhio spietata ma è tutto il cazzo che voglio, quindi spingo la sua lunghezza fino a sentirlo contro la mia gola sforzandomi di reprimere un conato, e le lacrime agli occhi. Annaspo, alzo lo sguardo per agganciare il tuo, sei in preda al desiderio più che mai, abbandonato alla mia bocca.
La mia figa madida di eccitazione reclama il tuo cazzo, le mie dita non la placano, te lo faccio presente un po’ a malincuore. Devo interrompere il mio lavoro di bocca, di lingua, di mani, di gola, di labbra. Sei sempre così premuroso, anche in questa occasione non ti risparmi. Mi aiuti a sollevarmi da terra, non c’è molto tempo ma è pur sempre una questione prioritaria stabilire il mobilio sopra il quale ci incastreremo nella scopata n.1526135 che oggi cade in un giorno bollente di giugno 2022. Mi conduci nel tuo studio di cui riesco a cogliere, non senza fatica, l’ordine e il calore che non tralasciano nessuno spazio della casa. È sulla scrivania stavolta ( banale su!) … “stenditi”, oh no! alcuni fogli poggiati sopra sono caduti… e questo rumore? Forse le penne sono precipitate …… oh si! questo è invece il tuo cazzo che è appena entrato ma già manifesta intenzioni violente, mi vuole spaccare, TU mi vuoi sfondare. “Maiale” riesco a definirti così io, in uno slancio di loquacità che non mi appartiene, “senti chi parla, grande troia! Che figa che c’hai” ….TROIA TROIA TROIA si sì lo sono….non la smetti più di ribadire il concetto. Colpi secchi, profondi, li sento nello stomaco, però non smettere…..a me piace così, lo sai… DI PIÙ…..Impazzisco……..
Sono una buongustaia, di solito faccio la scarpetta… mi piace pulire il mio viso inondato dalla tua sborra così posso mangiarti anche solo per un altro po’…
“Vieni qui”, che tradotto è “ fatti scopare subito”. Forse hai percepito che sotto il mio vestitino niente slip. La tua figura elegante si staglia in attesa nella penombra del salotto ordinato e accogliente del tuo nuovo appartamento mentre avanzo incerta lungo il corridoio intimidita dal tono perentorio che hai appena usato; ogni passo verso di te assottiglia le distanze tra me e te, tra me e la mia testa e il resto fuori la porta.
Vorrei cominciare dai convenevoli, dopotutto è così che ci si comporta con un amico che non si vede e non si sente da un mese, raccontarti la mia giornata, qualche disagio vissuto, i recenti accadimenti, l’esame all’università rimandato, il rimprovero della mamma. Ma commetto un errore, consapevole: ti guardo negli occhi, non c’è bisogno di parlare, non ne ho più voglia. Tutto si è già sconnesso.
La tua bocca si è fiondata sulla mia, le nostre lingue si attorcigliano in una danza bagnata e vorace, voglio assaporarti con accortezza, oggi sei più aspro (sigaretta elettronica sic!), mordi il labbro superiore scatenando un mio mugolio, decidi di lasciarlo andare e io ti succhio la lingua, continui a lottare con la mia, vuoi divorarmi, anche io lo voglio…Lecco…succhio…insomma il trailer del pompino che mi appresto a fare.
Immersa in questa sequenza perfetta che si consuma lentamente e implacabile, la mia mano scivola sul cavallo dei tuoi pantaloni, voglio toccarti e dopo sarà tutto un leccare e succhiare ancora. La tua erezione mi saluta al tatto, ma il tuo cazzo resta intrappolato nei pantaloni. Ho testato abbastanza, convieni con me che è arrivato il momento di liberarlo, e con un movimento fulmineo sfili la cintura permettendomi il libero accesso ai boxer che trattengono il cazzo più imponente e vigoroso che potessi mai accogliere, nella bocca e nella figa, finché moglie (tua) non ci separi.
In ginocchio da te, afferro le palle con la mano sinistra mentre la lingua scorre lungo l’asta rosea puntando alla tua cappella gonfia, l’altra mano tiene stretta e soddisfatta la tua base di pietra. Succhio spietata ma è tutto il cazzo che voglio, quindi spingo la sua lunghezza fino a sentirlo contro la mia gola sforzandomi di reprimere un conato, e le lacrime agli occhi. Annaspo, alzo lo sguardo per agganciare il tuo, sei in preda al desiderio più che mai, abbandonato alla mia bocca.
La mia figa madida di eccitazione reclama il tuo cazzo, le mie dita non la placano, te lo faccio presente un po’ a malincuore. Devo interrompere il mio lavoro di bocca, di lingua, di mani, di gola, di labbra. Sei sempre così premuroso, anche in questa occasione non ti risparmi. Mi aiuti a sollevarmi da terra, non c’è molto tempo ma è pur sempre una questione prioritaria stabilire il mobilio sopra il quale ci incastreremo nella scopata n.1526135 che oggi cade in un giorno bollente di giugno 2022. Mi conduci nel tuo studio di cui riesco a cogliere, non senza fatica, l’ordine e il calore che non tralasciano nessuno spazio della casa. È sulla scrivania stavolta ( banale su!) … “stenditi”, oh no! alcuni fogli poggiati sopra sono caduti… e questo rumore? Forse le penne sono precipitate …… oh si! questo è invece il tuo cazzo che è appena entrato ma già manifesta intenzioni violente, mi vuole spaccare, TU mi vuoi sfondare. “Maiale” riesco a definirti così io, in uno slancio di loquacità che non mi appartiene, “senti chi parla, grande troia! Che figa che c’hai” ….TROIA TROIA TROIA si sì lo sono….non la smetti più di ribadire il concetto. Colpi secchi, profondi, li sento nello stomaco, però non smettere…..a me piace così, lo sai… DI PIÙ…..Impazzisco……..
Sono una buongustaia, di solito faccio la scarpetta… mi piace pulire il mio viso inondato dalla tua sborra così posso mangiarti anche solo per un altro po’…
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