Umiliato da mia moglie karateka
di
karateboy
genere
dominazione
Poco tempo fa mia moglie Alessandra iniziò a frequentare un corso di karate in una palestra vicino casa nostra.
Siamo sposati da tre anni e, pur non avendo ancora bambini, la nostra intesa sessuale va alla grande: io ho 34 anni, sono un uomo alto, muscoloso ed estremamente virile. Alessandra ha un anno meno di me, alta circa un metro e sessantacinque, lunghi capelli mossi neri e occhi verdi molto espressivi. Essendo da sempre una sportiva, mia moglie ha ancora un fisico invidiabile: una terza abbondante che ancora non teme la gravità fa il paio con un culetto che rasenta la perfezione.
Il suo cavallo di battaglia, però, quella cosa di lei che mi fa letteralmente impazzire, sono i piedi: il modo in cui Alessandra fa uso dei suoi piedini taglia 37 - o 38, in base alle scarpe - facendomeli annusare, leccare e concedendomi magnifici footjob, li rende senz'altro la sua arma di seduzione più potente.
Un giorno, Alessandra mi disse che ha invitato a cena Giovanni, un amico conosciuto a Karate. Nessun problema, risposi io, per quanto un po' perplesso. Non sapevo che mia moglie avesse fatto nuove amicizie a Karate, tantomeno di questo Giovanni.
Giovanni arrivò da noi intorno alle 20: in una mano una bottiglia di vino e nell'altra una pianta, come regalo per la nostra casa. Si presentò come un tipo alla mano, sorridente, gioviale, più basso, un po' più grande (credo superi i 35 anni) e molto più esile di me, occhi azzurri e capelli chiari che iniziavano a diradarsi sulle tempie.
Mentre cenammo, parlammo del più e del meno: Giovanni mi raccontò di essersi sposato giovane e separato dopo quattro anni, di essersi trasferito da poco in città e di aver finalmente trovato un equilibrio psico-fisico nel Karate. L'aneddoto sul precedente matrimonio mi tolse quindi il dubbio sulla sua presunta omosessualità, che dai racconti di Alessandra avevo dato, non so perché, per scontata.
Finita la cena, ci spostammo in soggiorno, accomodandoci sul divano.
"Allora", mi rivolsi a Giovanni, "come avete stretto amicizia tu e Alessandra?"
"Beh, un giorno il Sensei ci disse di dividerci in coppie", Giovanni sorrideva, guardando me e poi mia moglie, "io e Alessandra eravamo soli, così ci accoppiammo e cominciammo a scambiarci dei colpi."
"Oh...quindi siete diventati amici tra un colpo e l'altro!"
"Esatto! Anzi...più precisamente la tua mogliettina mi assestò un bel calcio in faccia prima ancora di presentarci!" Giovanni scoppiò a ridere.
"Ah ah ah, mi ricordo!" Alessandra lo seguì a ruota, "ricordo anche che dopo quel calcio ero mortificata e non feci altro che scusarmi per tutto il resto della lezione!"
"Sì...diciamo che la gente comune si presenta stringendosi la mano", proseguì Giovanni, "invece noi ci siamo presentati tu col tuo piede e io con la mia faccia!" fece poi, toccandosi scherzosamente la guancia, fingendo una smorfia di dolore.
"Però dai", riprese Alessandra, sempre sorridendo, "le volte dopo sono stata decisamente più buona..."
"Beh fu solo un colpo di fortuna, dai" Giovanni protestò fingendosi indignato, "fu un calcio fortunato, le volte dopo ho preso le misure, tutto qui."
"Ah fortunato eh?!" Alessandra sorrise maliziosa, sfilò l'infradito dal suo piede destro e finse di colpire un paio di volte Giovanni all'altezza del viso, "ti potrei suonare la faccia come un tamburo se volessi..."
"Ah certo, è arrivata Karate Kid!" Giovanni bloccò il piede di Alessandra pianta, "guarda, lo confesso davanti a tuo marito: nello sparring spesso ci vado piano perché sei una donna, e non vorrei farti male..."
"Andarci piano?" Alessandra scoppiò a ridere, "beh, vogliamo dare una dimostrazione qui, davanti a mio marito, su chi sia il più bravo tra me e te?" Alessandra aveva abbassato il piede, indossato nuovamente l'infradito, quindi si alzò. Dal canto mio, sentendo le gesta dei piedi di mia moglie su un altro uomo, ebbi un'implacabile erezione.
"Adesso? Qui?" Giovanni si fece un po' perplesso, "non so, ho ancora la cena sullo stomaco... e non ho nemmeno l'abbigliamento adatto..." I vestiti formali, pantaloni e camicia, non erano in effetti d'aiuto.
"Non preoccuparti, spogliati pure", rispose Alessandra, "anche se rimani in boxer mio marito non si scandalizza mica, siete uomini!"
"Beh...ok!"
Dopo le iniziali resistenze, Giovanni si convinse e iniziò a togliere le scarpe, i calzini, i pantaloni e a sbottonare la camicia. Rimase in intimo: non erano boxer in effetti, ma slip bianchi. Alessandra invece si scusò, andò in camera da letto e disse che sarebbe tornata subito. Nel frattempo, anche per combattere l'imbarazzo della tensione, Giovanni iniziò a fare un po' di riscaldamento per le braccia e le gambe.
Finalmente sentimmo i passi delle infradito di Alessandra giungere verso il soggiorno: era andata a indossare il Karate-GI, con la cintura verde stretta intorno.
"Oh, ma così non vale!" protestò scherzosamente Giovanni.
Alessandra sorrise e tolse le infradito: lei e Giovanni salirono sul tappeto del salone.
"Tesoro" mi disse mia moglie, "tu fai l'arbitro."
Non avevo idea di come si arbitrasse un match di Karate, perciò feci come nei film: tagliai con la mano aperta l'aria dall'altro verso il basso e diedi il via.
Entrambi erano in posa da combattimento, a mani aperte. Giovanni provò ad attaccare per primo con la mano destra ma Alessandra bloccò il tentativo e afferrando la mano dell'amico/avversario, alzò la gamba destra e il dorso del suo piede colpi la guancia sinistra di Giovanni, lasciandolo intontito per qualche secondo.
"AHA!"
Giovanni si toccò la guancia, poi partì di nuovo alla carica, stavolta con dei calci. Alessandra non si scompose: parò i suoi colpi con le ginocchia, e col palmo della mano colpi in pieno viso Giovanni.
"HIIAA!"
Non con forza ma tanto da farlo indietreggiare di scatto. Era troppo: Giovanni si scaraventò come una furia su Alessandra e la strattonò per il GI: una mossa più da Judo che da Karate. Fatto sta che mia moglie, dopo un iniziale smarrimento, afferrò i polsi di Giovanni, si divincolò dalla sua presa e con un'agilità a me ancora sconosciuta, alzò la gamba e con un magnifico calcio alto frontale centrò l'avversario in pieno viso-
"AHA!"
Giovanni era decisamente stordito, tanto da finire sulle ginocchia e con la testa oscillante.
A quel punto, Alessandra fece una cosa che non mi sarei mai aspettato.
"Che caldo! Sono già tutta sudata..." senza molti indugi, mia moglie aprì la parte superiore del GI e se lo tolse, gettandolo sul divano. Sotto, non indossava il reggiseno: sopra la cintura verde e il ventre piatto, fecero capolino le sue splendide tette nude con aureole larghe e chiare: i capezzoli turgidi indicavano che mia moglie si stesse decisamente divertendo...
"Allora, Giovanni, finisce sempre così, vero?" Alessandra, con le mani sui fianchi, alzò una gamba e cominciò ad accarezzare col piede destro il naso e la bocca dell'amico, ancora inginocchiato e stordito.
"Non ti dispiace se mostro a mio marito qualche altro colpo di Karate, vero?"
Con la testa ancora ciondolante, Giovanni fece no col capo.
Seduto sul divano, nel frattempo faticavo tremendamente a trattenermi dall'afferrarmi il cazzo ormai prossimo all'esplosione. Mi limitati ad accarezzarmelo con la mano sui boxer, mentre mia moglie riprendeva il suo show di calci.
"HIIA!" Due calci laterali.
"AHH! AHHH!" Tre calci frontali.
"HIIAA!" Tre calci rotanti.
Tutti colpi privi di potenza, era evidente che mia moglie non volesse mandarlo in ospedale, ma estremamente precisi: tutti diretti verso le faccia con gli occhi semichiusi del povero Giovanni, ormai diventata paonazza per il ripetuto contatto coi piedi nudi di Alessandra.
Giovanni a un certo punto scosse energicamente la testa: in quel momento, Alessandra alzò nuovamente la gamba destra ed eseguì un altro calcio laterale, stavolta un po' più potente dei precedenti, che infatti fece finire l'avversario disteso sul tappeto e a pancia in su.
Mia moglie si avvicinò lentamente, con delle piccole gocce di sudore sulle tette nude. Alzò la gamba destra e mise il piede sudato sulla faccia intontita di Giovanni.
"Allora?" iniziò Alessandra, muovendo il piede su tutto il viso dell'amico, e stringendogli poi il naso tra alluce e il secondo dito, lungo quasi quanto quello grosso.
"Avrei potuto distruggerti, spaccarti la faccia solo usando i miei piedi...ma per stavolta mi accontento di averti mostrato chi è il più forte tra noi."
Vedendo la disinvoltura e la spietatezza con cui mia moglie stava dominando quell'uomo, fisicamente e psicologicamente, non riuscì più a trattenermi: tirai fuori il cazzo, mai così grosso e prepotente, e iniziai a massacrarmelo con foga.
Con la testa china sulla mia mano al lavoro sul mio cazzo, sento l'aria che si fende: è il piede nudo di Alessandra, che segue un minaccioso calcio laterale, praticamente a un millimetro dal mio naso.
"Cosa stai facendo?!"
"Sc-scusa tesoro, non ho resistito..."
Il piede di Alessandra si spostò verso la mia gola: schiacciandomi contro lo schienale del divano, mi stava per soffocare.
"Togli subito la mano da lì! Lui è mio!"
"O-ok..." La mia mano destra lasciò il mio cazzo e andò alla gola, finalmente liberata dalla morsa del piede di mia moglie.
Alessandra sorrise maliziosamente, si sfilò la parte inferiore del GI, si sedette sul mio cazzo e iniziò a cavalcare. Con Giovanni ancora sul tappeto, umiliato e distrutto dai suoi piedi, Alessandra iniziò ad ansimare pesantemente per poi urlare tutto il suo piacere, cui seguì subito dopo il mio, nella scopata più indimenticabile della mia vita.
Siamo sposati da tre anni e, pur non avendo ancora bambini, la nostra intesa sessuale va alla grande: io ho 34 anni, sono un uomo alto, muscoloso ed estremamente virile. Alessandra ha un anno meno di me, alta circa un metro e sessantacinque, lunghi capelli mossi neri e occhi verdi molto espressivi. Essendo da sempre una sportiva, mia moglie ha ancora un fisico invidiabile: una terza abbondante che ancora non teme la gravità fa il paio con un culetto che rasenta la perfezione.
Il suo cavallo di battaglia, però, quella cosa di lei che mi fa letteralmente impazzire, sono i piedi: il modo in cui Alessandra fa uso dei suoi piedini taglia 37 - o 38, in base alle scarpe - facendomeli annusare, leccare e concedendomi magnifici footjob, li rende senz'altro la sua arma di seduzione più potente.
Un giorno, Alessandra mi disse che ha invitato a cena Giovanni, un amico conosciuto a Karate. Nessun problema, risposi io, per quanto un po' perplesso. Non sapevo che mia moglie avesse fatto nuove amicizie a Karate, tantomeno di questo Giovanni.
Giovanni arrivò da noi intorno alle 20: in una mano una bottiglia di vino e nell'altra una pianta, come regalo per la nostra casa. Si presentò come un tipo alla mano, sorridente, gioviale, più basso, un po' più grande (credo superi i 35 anni) e molto più esile di me, occhi azzurri e capelli chiari che iniziavano a diradarsi sulle tempie.
Mentre cenammo, parlammo del più e del meno: Giovanni mi raccontò di essersi sposato giovane e separato dopo quattro anni, di essersi trasferito da poco in città e di aver finalmente trovato un equilibrio psico-fisico nel Karate. L'aneddoto sul precedente matrimonio mi tolse quindi il dubbio sulla sua presunta omosessualità, che dai racconti di Alessandra avevo dato, non so perché, per scontata.
Finita la cena, ci spostammo in soggiorno, accomodandoci sul divano.
"Allora", mi rivolsi a Giovanni, "come avete stretto amicizia tu e Alessandra?"
"Beh, un giorno il Sensei ci disse di dividerci in coppie", Giovanni sorrideva, guardando me e poi mia moglie, "io e Alessandra eravamo soli, così ci accoppiammo e cominciammo a scambiarci dei colpi."
"Oh...quindi siete diventati amici tra un colpo e l'altro!"
"Esatto! Anzi...più precisamente la tua mogliettina mi assestò un bel calcio in faccia prima ancora di presentarci!" Giovanni scoppiò a ridere.
"Ah ah ah, mi ricordo!" Alessandra lo seguì a ruota, "ricordo anche che dopo quel calcio ero mortificata e non feci altro che scusarmi per tutto il resto della lezione!"
"Sì...diciamo che la gente comune si presenta stringendosi la mano", proseguì Giovanni, "invece noi ci siamo presentati tu col tuo piede e io con la mia faccia!" fece poi, toccandosi scherzosamente la guancia, fingendo una smorfia di dolore.
"Però dai", riprese Alessandra, sempre sorridendo, "le volte dopo sono stata decisamente più buona..."
"Beh fu solo un colpo di fortuna, dai" Giovanni protestò fingendosi indignato, "fu un calcio fortunato, le volte dopo ho preso le misure, tutto qui."
"Ah fortunato eh?!" Alessandra sorrise maliziosa, sfilò l'infradito dal suo piede destro e finse di colpire un paio di volte Giovanni all'altezza del viso, "ti potrei suonare la faccia come un tamburo se volessi..."
"Ah certo, è arrivata Karate Kid!" Giovanni bloccò il piede di Alessandra pianta, "guarda, lo confesso davanti a tuo marito: nello sparring spesso ci vado piano perché sei una donna, e non vorrei farti male..."
"Andarci piano?" Alessandra scoppiò a ridere, "beh, vogliamo dare una dimostrazione qui, davanti a mio marito, su chi sia il più bravo tra me e te?" Alessandra aveva abbassato il piede, indossato nuovamente l'infradito, quindi si alzò. Dal canto mio, sentendo le gesta dei piedi di mia moglie su un altro uomo, ebbi un'implacabile erezione.
"Adesso? Qui?" Giovanni si fece un po' perplesso, "non so, ho ancora la cena sullo stomaco... e non ho nemmeno l'abbigliamento adatto..." I vestiti formali, pantaloni e camicia, non erano in effetti d'aiuto.
"Non preoccuparti, spogliati pure", rispose Alessandra, "anche se rimani in boxer mio marito non si scandalizza mica, siete uomini!"
"Beh...ok!"
Dopo le iniziali resistenze, Giovanni si convinse e iniziò a togliere le scarpe, i calzini, i pantaloni e a sbottonare la camicia. Rimase in intimo: non erano boxer in effetti, ma slip bianchi. Alessandra invece si scusò, andò in camera da letto e disse che sarebbe tornata subito. Nel frattempo, anche per combattere l'imbarazzo della tensione, Giovanni iniziò a fare un po' di riscaldamento per le braccia e le gambe.
Finalmente sentimmo i passi delle infradito di Alessandra giungere verso il soggiorno: era andata a indossare il Karate-GI, con la cintura verde stretta intorno.
"Oh, ma così non vale!" protestò scherzosamente Giovanni.
Alessandra sorrise e tolse le infradito: lei e Giovanni salirono sul tappeto del salone.
"Tesoro" mi disse mia moglie, "tu fai l'arbitro."
Non avevo idea di come si arbitrasse un match di Karate, perciò feci come nei film: tagliai con la mano aperta l'aria dall'altro verso il basso e diedi il via.
Entrambi erano in posa da combattimento, a mani aperte. Giovanni provò ad attaccare per primo con la mano destra ma Alessandra bloccò il tentativo e afferrando la mano dell'amico/avversario, alzò la gamba destra e il dorso del suo piede colpi la guancia sinistra di Giovanni, lasciandolo intontito per qualche secondo.
"AHA!"
Giovanni si toccò la guancia, poi partì di nuovo alla carica, stavolta con dei calci. Alessandra non si scompose: parò i suoi colpi con le ginocchia, e col palmo della mano colpi in pieno viso Giovanni.
"HIIAA!"
Non con forza ma tanto da farlo indietreggiare di scatto. Era troppo: Giovanni si scaraventò come una furia su Alessandra e la strattonò per il GI: una mossa più da Judo che da Karate. Fatto sta che mia moglie, dopo un iniziale smarrimento, afferrò i polsi di Giovanni, si divincolò dalla sua presa e con un'agilità a me ancora sconosciuta, alzò la gamba e con un magnifico calcio alto frontale centrò l'avversario in pieno viso-
"AHA!"
Giovanni era decisamente stordito, tanto da finire sulle ginocchia e con la testa oscillante.
A quel punto, Alessandra fece una cosa che non mi sarei mai aspettato.
"Che caldo! Sono già tutta sudata..." senza molti indugi, mia moglie aprì la parte superiore del GI e se lo tolse, gettandolo sul divano. Sotto, non indossava il reggiseno: sopra la cintura verde e il ventre piatto, fecero capolino le sue splendide tette nude con aureole larghe e chiare: i capezzoli turgidi indicavano che mia moglie si stesse decisamente divertendo...
"Allora, Giovanni, finisce sempre così, vero?" Alessandra, con le mani sui fianchi, alzò una gamba e cominciò ad accarezzare col piede destro il naso e la bocca dell'amico, ancora inginocchiato e stordito.
"Non ti dispiace se mostro a mio marito qualche altro colpo di Karate, vero?"
Con la testa ancora ciondolante, Giovanni fece no col capo.
Seduto sul divano, nel frattempo faticavo tremendamente a trattenermi dall'afferrarmi il cazzo ormai prossimo all'esplosione. Mi limitati ad accarezzarmelo con la mano sui boxer, mentre mia moglie riprendeva il suo show di calci.
"HIIA!" Due calci laterali.
"AHH! AHHH!" Tre calci frontali.
"HIIAA!" Tre calci rotanti.
Tutti colpi privi di potenza, era evidente che mia moglie non volesse mandarlo in ospedale, ma estremamente precisi: tutti diretti verso le faccia con gli occhi semichiusi del povero Giovanni, ormai diventata paonazza per il ripetuto contatto coi piedi nudi di Alessandra.
Giovanni a un certo punto scosse energicamente la testa: in quel momento, Alessandra alzò nuovamente la gamba destra ed eseguì un altro calcio laterale, stavolta un po' più potente dei precedenti, che infatti fece finire l'avversario disteso sul tappeto e a pancia in su.
Mia moglie si avvicinò lentamente, con delle piccole gocce di sudore sulle tette nude. Alzò la gamba destra e mise il piede sudato sulla faccia intontita di Giovanni.
"Allora?" iniziò Alessandra, muovendo il piede su tutto il viso dell'amico, e stringendogli poi il naso tra alluce e il secondo dito, lungo quasi quanto quello grosso.
"Avrei potuto distruggerti, spaccarti la faccia solo usando i miei piedi...ma per stavolta mi accontento di averti mostrato chi è il più forte tra noi."
Vedendo la disinvoltura e la spietatezza con cui mia moglie stava dominando quell'uomo, fisicamente e psicologicamente, non riuscì più a trattenermi: tirai fuori il cazzo, mai così grosso e prepotente, e iniziai a massacrarmelo con foga.
Con la testa china sulla mia mano al lavoro sul mio cazzo, sento l'aria che si fende: è il piede nudo di Alessandra, che segue un minaccioso calcio laterale, praticamente a un millimetro dal mio naso.
"Cosa stai facendo?!"
"Sc-scusa tesoro, non ho resistito..."
Il piede di Alessandra si spostò verso la mia gola: schiacciandomi contro lo schienale del divano, mi stava per soffocare.
"Togli subito la mano da lì! Lui è mio!"
"O-ok..." La mia mano destra lasciò il mio cazzo e andò alla gola, finalmente liberata dalla morsa del piede di mia moglie.
Alessandra sorrise maliziosamente, si sfilò la parte inferiore del GI, si sedette sul mio cazzo e iniziò a cavalcare. Con Giovanni ancora sul tappeto, umiliato e distrutto dai suoi piedi, Alessandra iniziò ad ansimare pesantemente per poi urlare tutto il suo piacere, cui seguì subito dopo il mio, nella scopata più indimenticabile della mia vita.
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