Daria capitolo 3
di
Lucciola fra le mani
genere
saffico
La mia vacanza è finita. Non so se esserne felice o no.
Sono stati due giorni intensi questi passati con Daria e sinceramente non so dire come mi sento.
Da un lato non vedo l'ora di partire e tornare alla normalità, dall'altro il mio intimo brucia ancora di desiderio per ciò che di diverso e di 'peccaminoso' ho scoperto in lei e che credo non mi sarà facile dimenticare.
Ciò che ho provato e provo è un sentimento profondo; non so come chiamarlo, per ora non ho altre risposte.
Vorrei fuggire da lei e nello stesso tempo ne sono fortemente attratta.
Oggi ho il volo di ritorno alle 12,50.
Daria non è ancora scesa.
Sto apparecchiando io la tavola per la colazione quando sento i suoi passi.
È in vestaglia, assonnata e con il broncio.
Mi abbraccia alle spalle:
"Roby, non andartene, ti prego resta ancora qualche giorno!"
Sono stupita per questo suo comportamento;
L'ho sempre ritenuta una donna poco incline all'emotività, e ora invece...mi sta rendendo più difficile questa separazione.
Insiste giocando la carta della seduzione: mi bacia sul collo, sento il suo profumo ed è un attimo tornare a quei momenti di passione.
Mi volto, le prendo il viso tra le mani e inizio a sbaciucchiarla.
La guardo, i suoi occhi umidi mi parlano di solitudine.
Vorrei resisterle:
"No! No che non ti lascio, ci rivedremo, ma devo prendere quell'aer..."
La sua lingua dura e calda mi riempie la bocca, intrusiva.
Mi trascina appoggiandosi al tavolo mentre si slaccia la cintura della vestaglia.
Sono ricaduta nella sua trappola.
Il tanga di pizzo nero è una ridicola barriera ma la mie labbra ora cercano i suoi seni.
Grossi, polposi, sono come due calamite, profumano di donna; succhio avida i capezzoli che crescono indurendosi sotto i miei baci.
Sospiri lunghi, profondi.
Ora la mia mano scivola a cucchiaio fra le sue cosce strofinandosi sul minuscolo slip, le grandi labbra debordano, il tessuto scompare all'interno della spacca umida.
Il suo respiro si è fatto più profondo si aggrappa alla tovaglia, le tazze tintinnano.
Ora geme piano il capo reclino all'indietro; è disarmata, alla mia mercè.
Con decisione le strappo il cordino del tanga, le mie dita la frugano in contemporanea, nella fica e nel culo.
Il desiderio mai sopito di lei si riaccende e divampa come brace nel vento.
Con un braccio scosto le tazze e i cucchiaini dal tavolo, lei vi si siede poggiando i talloni sul bordo e allargando le cosce.
Il profumo della sua fica assale i miei sensi; è gonfia di desiderio, le labbra dischiuse ne mostrano la cavità profonda, lattiginosa.
Vi infilo in sequenza tutte e cinque le dita.
Come se una pianta carnivora la risucchiasse, metà della mia mano scompare sguazzando in quel ben di dio.
Ora stringe le cosce bloccandomela, è scossa da contrazioni furiose, urla il mio nome;
sta godendo in modo ferino.
Anch'io sto andando a tavoletta, le tempie mi pulsano, scariche di adrenalina martellano le mie sinapsi mentre in mezzo alle gambe ho una centrale atomica di liquidi bollenti.
Per fortuna adesso Daria si accorge che esisto.
Scarmigliata e arrossata in volto mi solleva il vestito tentando di lenire la febbre che divora la mia vulva; con le dita ora preme sul cappuccio del clitoride che, vermiglio guizza fuori nella sua turgida magnificenza.
Credo che il concetto di paradiso ben si adatti allo stato in cui mi trovo in questo momento.
La punta impertinente della sua lingua lo picchietta a sangue, le labbra lo succhiano come fosse un cremino rovente mentre due dita più in basso, dalla mia fica, un'emorragia lattea impaluda copiosamente la sua mano; un suo dito medio intanto, forzato lo sfintere, sta sondando la profondità del mio culo.
Ma questo insistente carotaggio ha anche un effetto lassativo sul mio intestino, nel momento in cui la sua mano sfilandosi allenta la pressione sul buchino uno lungo stronzo di nocciolato bruno e denso prorompe impetuoso attorcigliandosi compatto sul palmo della sua mano.
È un risveglio brusco, sono costernata, farfuglio delle scuse ma Daria non si scompone minimamente; aiutandosi con un tovagliolo si dirige in bagno a ripulirsi.
Rimango stremata a giacere sul tavolo, sento scrosciare l'acqua della doccia. È finita!
Riassettiamo alla bene-meglio il tavolo e consumiamo la colazione.
Sui nostri volti è dipinto il piacere assoluto di un godimento vissuto senza preclusioni.
È il momento per me di una doccia rigenerante, poi devo preparare la valigia.
Faccio presto, ho poche cose da riporre; ho tempo anche per un capatina in centro, voglio cercarle un regalino.
Dopo vari tentennamenti opto per un girocollo di Morellato .
Daria è commossa; ha emotivamente investito molto in questi nostri incontri ma il tempo della mia vacanza è giunto al termine; non voglio che mi accompagni in aeroporto, prenderò un taxi. Ci abbracciamo.
Anche attraverso i vestiti il suo corpo emana una voluttà forte, primitiva alla quale anche ora, devo resistere.
Un lungo profondissimo bacio.
Il taxi è già arrivato, ma anche lei ha un presentino per me e me lo porge adesso, con una fretta che tradisce una forte emozione.
Scarto la confezione, è un profumo di Chanel, Cristalle. Il suo profumo, che in questi due giorni mi ha stordito con la sua sensualità.
Grazie Daria, mi parlerà di te.
Ci rivedremo ancora, alla prossima...!
Sono stati due giorni intensi questi passati con Daria e sinceramente non so dire come mi sento.
Da un lato non vedo l'ora di partire e tornare alla normalità, dall'altro il mio intimo brucia ancora di desiderio per ciò che di diverso e di 'peccaminoso' ho scoperto in lei e che credo non mi sarà facile dimenticare.
Ciò che ho provato e provo è un sentimento profondo; non so come chiamarlo, per ora non ho altre risposte.
Vorrei fuggire da lei e nello stesso tempo ne sono fortemente attratta.
Oggi ho il volo di ritorno alle 12,50.
Daria non è ancora scesa.
Sto apparecchiando io la tavola per la colazione quando sento i suoi passi.
È in vestaglia, assonnata e con il broncio.
Mi abbraccia alle spalle:
"Roby, non andartene, ti prego resta ancora qualche giorno!"
Sono stupita per questo suo comportamento;
L'ho sempre ritenuta una donna poco incline all'emotività, e ora invece...mi sta rendendo più difficile questa separazione.
Insiste giocando la carta della seduzione: mi bacia sul collo, sento il suo profumo ed è un attimo tornare a quei momenti di passione.
Mi volto, le prendo il viso tra le mani e inizio a sbaciucchiarla.
La guardo, i suoi occhi umidi mi parlano di solitudine.
Vorrei resisterle:
"No! No che non ti lascio, ci rivedremo, ma devo prendere quell'aer..."
La sua lingua dura e calda mi riempie la bocca, intrusiva.
Mi trascina appoggiandosi al tavolo mentre si slaccia la cintura della vestaglia.
Sono ricaduta nella sua trappola.
Il tanga di pizzo nero è una ridicola barriera ma la mie labbra ora cercano i suoi seni.
Grossi, polposi, sono come due calamite, profumano di donna; succhio avida i capezzoli che crescono indurendosi sotto i miei baci.
Sospiri lunghi, profondi.
Ora la mia mano scivola a cucchiaio fra le sue cosce strofinandosi sul minuscolo slip, le grandi labbra debordano, il tessuto scompare all'interno della spacca umida.
Il suo respiro si è fatto più profondo si aggrappa alla tovaglia, le tazze tintinnano.
Ora geme piano il capo reclino all'indietro; è disarmata, alla mia mercè.
Con decisione le strappo il cordino del tanga, le mie dita la frugano in contemporanea, nella fica e nel culo.
Il desiderio mai sopito di lei si riaccende e divampa come brace nel vento.
Con un braccio scosto le tazze e i cucchiaini dal tavolo, lei vi si siede poggiando i talloni sul bordo e allargando le cosce.
Il profumo della sua fica assale i miei sensi; è gonfia di desiderio, le labbra dischiuse ne mostrano la cavità profonda, lattiginosa.
Vi infilo in sequenza tutte e cinque le dita.
Come se una pianta carnivora la risucchiasse, metà della mia mano scompare sguazzando in quel ben di dio.
Ora stringe le cosce bloccandomela, è scossa da contrazioni furiose, urla il mio nome;
sta godendo in modo ferino.
Anch'io sto andando a tavoletta, le tempie mi pulsano, scariche di adrenalina martellano le mie sinapsi mentre in mezzo alle gambe ho una centrale atomica di liquidi bollenti.
Per fortuna adesso Daria si accorge che esisto.
Scarmigliata e arrossata in volto mi solleva il vestito tentando di lenire la febbre che divora la mia vulva; con le dita ora preme sul cappuccio del clitoride che, vermiglio guizza fuori nella sua turgida magnificenza.
Credo che il concetto di paradiso ben si adatti allo stato in cui mi trovo in questo momento.
La punta impertinente della sua lingua lo picchietta a sangue, le labbra lo succhiano come fosse un cremino rovente mentre due dita più in basso, dalla mia fica, un'emorragia lattea impaluda copiosamente la sua mano; un suo dito medio intanto, forzato lo sfintere, sta sondando la profondità del mio culo.
Ma questo insistente carotaggio ha anche un effetto lassativo sul mio intestino, nel momento in cui la sua mano sfilandosi allenta la pressione sul buchino uno lungo stronzo di nocciolato bruno e denso prorompe impetuoso attorcigliandosi compatto sul palmo della sua mano.
È un risveglio brusco, sono costernata, farfuglio delle scuse ma Daria non si scompone minimamente; aiutandosi con un tovagliolo si dirige in bagno a ripulirsi.
Rimango stremata a giacere sul tavolo, sento scrosciare l'acqua della doccia. È finita!
Riassettiamo alla bene-meglio il tavolo e consumiamo la colazione.
Sui nostri volti è dipinto il piacere assoluto di un godimento vissuto senza preclusioni.
È il momento per me di una doccia rigenerante, poi devo preparare la valigia.
Faccio presto, ho poche cose da riporre; ho tempo anche per un capatina in centro, voglio cercarle un regalino.
Dopo vari tentennamenti opto per un girocollo di Morellato .
Daria è commossa; ha emotivamente investito molto in questi nostri incontri ma il tempo della mia vacanza è giunto al termine; non voglio che mi accompagni in aeroporto, prenderò un taxi. Ci abbracciamo.
Anche attraverso i vestiti il suo corpo emana una voluttà forte, primitiva alla quale anche ora, devo resistere.
Un lungo profondissimo bacio.
Il taxi è già arrivato, ma anche lei ha un presentino per me e me lo porge adesso, con una fretta che tradisce una forte emozione.
Scarto la confezione, è un profumo di Chanel, Cristalle. Il suo profumo, che in questi due giorni mi ha stordito con la sua sensualità.
Grazie Daria, mi parlerà di te.
Ci rivedremo ancora, alla prossima...!
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