Un anniversario del cazzo
di
Lucciola fra le mani
genere
etero
Chi mi conosce attraverso i racconti, sa quanto io possa essere troia 'dentro' e fuori, ma ciò non toglie che mantenga comunque sviluppata e intatta la mia sensibilità femminile.
Questo fece sì che mi ricordassi in tempo della ricorrenza del nostro anniversario, il primo per la precisione.
Era già passato un anno da quando entrai in quel negozio di scarpe...e io volevo festeggiare l'occasione nel migliore dei modi. Telefonai a Lorenzo proponendogli una cenetta tête a tête nel mio ristorante preferito senza menzionare il motivo, tanto per vedere se anche lui se lo rammentava.
Pessima idea!
Mi rispose che per la sera stessa aveva fissato la sua consueta partita di calcetto con gli amici.
Non ostante il disappunto non mi scomposi, proponendogli di vederci comunque fuori di casa dopo la partita, magari andando a bere qualcosa in un pub per poi magari terminare la serata facendo una capatina in camera da letto; insomma, avevo proprio voglia di una serata speciale.
Il programma gli andava bene, ma sicuramente non si sarebbe liberato prima delle 22.
La cosa mi contrariò un po’, ma ero ben decisa a non farmi rovinare l’anniversario.
Così, prima di rientrare, mi fermai dal parrucchiere per dare una rivitalizzata al colore dei miei capelli e per rimettere in ordine il taglio, poi di corsa a casa a prepararmi.
Volevo essere sexy come piace a lui, così mi infilai un completino che mi aveva regalato per Natale, ma che ancora non avevo rinnovato, perizoma reggiseno e reggicalze di seta nera e pizzo molto fine, con un delizioso motivo a forma di piccola farfalla e calze nere velate. Sopra indossai la mia gonna viola, una camicetta bianca ricamata, un po’ velata, e stivali neri col tacco. Mi sentivo proprio bella e sexy!
Ero impaziente, mi infilai un cappottino e uscii di casa prima ancora che mi chiamasse per fissare il luogo dell'appuntamento, salii in macchina e cominciai a guidare verso il centro, euforica e allegra.
Finalmente ricevetti la sua chiamata: mi disse che i suoi amici andavano tutti insieme a mangiare una pizza, se volevo li avrei potuti raggiungere e che lui rimaneva con loro. Gli feci capire che sarei voluta stare sola con lui; quasi infastidito dalla mia insistenza mi rispose che senz'altro ci saremmo potuti vedere l'indomani, e che se ora volevo unirmi a loro gli avrebbe fatto comunque piacere.
Capii che non si ricordava minimamente che quello era un giorno speciale, e non glielo volli rammentare, così finimmo per litigare. Gli urlai di tenersi pure i suoi amici e che io avrei telefonato a qualche amica e comunque sarei uscita a divertirmi per conto mio, poi gli riattaccai il telefono in faccia.
Ero incazzatissima e delusa, pensai di telefonare a Klara, ma mi resi conto che ero troppo arrabbiata per sostenere una conversazione che, molto probabilmente non mi sarebbe interessata granché, e allora decisi di rimanere da sola, ma non volevo tornare a casa. Così invertii la marcia e mi diressi verso il Cluricaune, un pub in via Zamboni dove non andavo da anni e dove molto probabilmente non avrei incontrato nessuno che mi potesse conoscere. Sedetti a un tavolo da sola, cosa che non ricordo di aver mai fatto in vita mia e che sulle prime mi creò un po’ di disagio.
Avevo, nonostante tutto, un certo appetito così ordinai un petto di pollo impanato col sesamo con un contorno di verdure e per finire mi feci portare un Gin Lemon, la mia bevanda preferita quando esco in compagnia. Non c’era molta gente, e l’atmosfera non era delle più allegre, forse era anche presto, e io me ne stavo lì con il mio Gin Lemon e la mia rabbia che si stava trasformando in amarezza.
Pensai che Lorenzo dopo la mia vacanza solitaria alla quale non poté o non volle partecipare si fosse stancato del nostro rapporto e ora accampava delle scuse per diradare i nostri incontri...o chissà cos'altro.
Una ridda di pensieri si affollavano nella mia mente chiedendo risposte che non potevo dare.
Ma chi se ne frega! Che vada a farsi fottere.
Mi accorsi di aver il volto rigato da una lacrima, più per la delusione che per altro.
Ero ormai alla fine del mio bicchiere e avevo deciso di andarmene quando un uomo si avvicina al mio tavolo:
- Mi perdoni signora, non vorrei sembrarle importuno ma la notavo da un po', così tutta sola e piuttosto triste. Va tutto bene? Posso aiutarla in qualche modo?
Alzai lo sguardo dal bicchiere e lo fissai negli occhi. Sui cinquanta/cinquantacinque, né bello né brutto.
Ben vestito, tutto sommato piacente e di modi gentili ma non era certo quello che desideravo in questo momento.
- Senta, guardi; non so che impressione io gli abbia fatto ma non ho bisogno di niente, tantomeno di galanteria pietosa da parte di un cascamorto come lei. E ora se permette vorrei essere lasciata in pace. Okay?
L'uomo alzò le mani in segno di resa annuendo col capo e senza dire una parola indietreggiò avviandosi verso il bancone dal quale era venuto.
Una decina di minuti dopo anch'io mi diressi verso la cassa per pagare.
Lui era sempre lì e non mi toglieva gli occhi di dosso.
Mi avvicinai:
- Le chiedo scusa per poco fa ma in effetti, come avrà capito, non è una bella serata per me, mi scuso ancora se sono stata sgarbata...
- Non c'è problema ma la prego, non se ne vada, anch'io sto bevendo per consolarmi di una giornata storta...Ah, mi scusi se non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Stefano.
- Piacere, Roberta.
- Venga, sediamoci lá.
- Se proprio insiste, ma solo per qualche minuto, poi dovrei andare...
- Certo. Roberta le spiace se intanto ci diamo del tu?
'Ecco che ci riprova' pensai tra me.
'Che palle!... Però, ma che dico? E perché no? Roberta, conosci la regola? Ogni lasciata è persa.
Non esisti solo tu, Lorenzo. Fanculo!'
' Gli uomini spesso pensano che siano loro, con il proprio charme e savoir-faire a conquistare una donna ma si sbagliano. Siamo noi che decidiamo se concederci come e quando e non loro.
- Vedo che sei vestita di tutto punto, aspettavi qualcuno che ti ha dato buca? Vero?
- Eh già!
- Sai Roberta, devo confessarti che prima mi sono davvero intristito a vederti così sconsolata.
Una donna bella e sexy come te non dovrebbe essere mai sola.
- Grazie, é un complimento che apprezzo molto soprattutto da un uomo. Se ora siamo qui seduti é perché voglio fargliela pagare. Non è l'unico uomo su questa terra. Ti va se terminiamo la serata chez-moi?
- Ca...Non chiedo di meglio! Certo. Andiamo pure.
Prendemmo le rispettive macchine. Io feci strada e parcheggiammo proprio sotto casa mia.
Avviandoci verso il cancello, lui mi cinse la vita e io ricambiai fissandolo; schiusi le labbra mostrando la punta della lingua che Stefano pronto intercettò risucchiandola nella sua bocca, a suggello di una libidinosa voluttà .
Mentre salivamo le scale pròtesi il mio culo ancheggiando tanto per farlo ingrifare un poco, se mai ce ne fosse stato bisogno. La sua mano risalì dalle calze lungo la coscia fino a sondare il calore della mia spacca attraverso il perizoma.
Anch'io stavo per esplodere. Sentii un brivido percorrermi tutto il corpo.
Una volta entrati in casa richiusi, con un colpo d'anca la porta, mentre la mia bocca sbocciava di nuovo; sentii il calore e l'urgenza della sua lingua sulla mia. Il suo corpo si strinse al mio, o forse era il mio che si stringeva al suo.
- Roberta ho una gran voglia di chiavarti.
- Non siamo qui per questo? Accomodati sul divano.
Gli sbottono la camicia. Ha il torace peloso, mi piace. Lo sbaciucchio scendendo fin sotto l'ombelico.
Il pantalone finisce raggomitolato a terra.
Ora restano solo i suoi slip a celare il frutto proibito, ma ancora per poco.
Una gradevole sorpresa. Le palle sono due sfere piene e rugose, foriere di tanto sperma, appoggiate su un contorno disordinato di peli lunghi e fini, il cazzo semi duro è ancora incartato da troppa pelle.
Se ne accorge anche lui scusandosi:
- Sono un po' nervoso, mi spiace, accidenti.
- Non ti preoccupare. Rilassati, ci penso io.
Nella testa mi passano i meravigliosi pompini che ho fatto nella mia vita; desidero essere brava con lui.
L'accarezzo leggera e annuso l'odore dello scroto, inizio dalla base del cazzo con colpetti di lingua e poi faccio un bidet di saliva alle palle, la punta del glande è parzialmente uscita dal prepuzio, con la bocca dolcemente abbasso la pelle e me lo gusto. Il miracolo si ripete: lo sento crescere e irrigidirsi, ora ci siamo; è una bella verga bruno scuro. Cerco di umettarlo il più possibile, i miei occhi cercano l'approvazione e la libidine nei suoi che però sono chiusi.
Il suo corpo è irrigidito e percorso da fremiti.
Sospira.
Allora mi stacco e mi inginocchio su di una poltroncina, mostrandogli le terga. Sollevo la gonna mettendo in mostra il culo in tutta la sua magnificenza. Sento un dito che mi scosta il perizoma e subito dopo la rugosità della sua lingua che lappa nella mia intimità.
Mi sto bagnando. La pressione sanguigna batte forte nelle tempie.
Desidero sentirlo tutto dentro. Spalanco le gambe trattenendole per i tacchi delle scarpe.
Mi è sopra e in un attimo sprofonda nella mia passerona bollente menando colpi come un forsennato.
- Mi sta chiavando! Mi sta chiavando! Urlo rivolgendomi a qualcuno che non c'è e non può sentire.
Ora sono io a cavalcarlo. Lo schiocco delle nostre pelli sudate mi eccita...poi:
- Si. Il dito nel culo...proprio così, tutto dentro, bravo...e poi fammelo succhiare quel dito...così, si...di culo, sa di culo, mi piace, mi piace. Aprimelo, così con le dita, tutto aperto...continua a chiavarmi, stronzo! più forte...daii.
- Dio, Roberta ma quanto sei troia?
- Tanto, tanto.
- E quante chiavate hai fatto su questo divano? Su dimmelo!
Molte, moltissime.
Rispondo con la voce arrochita.
Mi rendo conto in questi frangenti di non riuscire a trattenermi e divento la più troia delle bagasce; vorrei che questi attimi non finissero mai.
Ma voglio restare concentrata, sto per raggiungere l'orgasmo. Il pensiero va ovviamente a Lorenzo...e grido
- Vengo, stronzo! Lui mi sta chiavando e sto venendo! Così, si. Così!
Ma anche Stefano, forse eccitato dalle mie parole sta per giungere al capolinea.
Lo capisco dai suoi mugolii sempre più intensi.
- Girati porco, voglio spompinarti fino a venirmi in bocca. Voglio bere tutta la tua sborra.
Riconosco sul suo cazzo il profumo della mia figa.
Lo ingollo. Lo sento solleticare la mia gola, il glande è gonfio e mentre ingoio sempre più a fondo, mi abituo alla cappella morbida ma turgida, con sollievo sento che la mia gola e libera di andare su e giù di uscire e riprendersi il suo osso, mi sento troia e non mi vergogno, non esiste nient'altro ma solo quella cosa che tengo fra le labbra e dentro la bocca, con le labbra massaggio il canale dello sperma dalla punta del cazzo giù giù oltre le palle fin quasi all'ano, me lo riprendo in bocca, con una mano massaggio il canale fra il culo e lo scroto e, desidero farlo venire, ho appena il tempo di sentire un leggero sapore salato, lui mi avvisa, stringo le labbra ad anello appena sotto il glande, mi muovo leggermente senza stimolare la cappella sento le sue pulsazioni...
- Vengo troia, vengo!
Un suo sospiro di soddisfazione ed in bocca sento sciogliersi il sapore del piacere.
Inghiotto caldi fiotti di crema mentre la lingua raccoglie un rivolo che gocciola dalle labbra.
Mi riposo, paga ristabilendo il respiro, con la faccia imbrattata appoggiata alla sua pancia e vicino al suo uccello domato. Prima che Stefano si rivesta saluto e bacio amorevolmente il suo pisello ormai a mezz'asta. Un gesto ingenuo di riconoscenza per un ora di passione.
È già in piedi Stefano, davanti allo specchio a sistemarsi i capelli e la camicia nei pantaloni.
Mi alzo dal divano stirandomi il vestito con le mani mentre lui armeggia con le tasche estraendo il portafoglio.
- Che cazzo stai facendo?
- Beh, pensavo...
- Non sognartelo neppure!
- Allora? Ti potrò rivedere?
- Lo credo improbabile. È stato bello e mi è piaciuto ma la cosa finisce qui.
Un ultimo bacio. Meno appassionato dei precedenti...poi il 'click' della serratura che si richiude alle sue spalle.
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