Che culo andare in bici 2

di
genere
etero



Appena rientrati, ci colpì il ronzio delle mosche e l'odore di sperma;
d' istinto deviammo cercando una zona più salubre dove consumare in pace i nostri panini.
- Mammina dimmi, ma perché una donna come te non ha un marito ? Sapresti fare felice qualunque uomo!
- Di uomini ne ho avuti molti e sono anche stata sposata; proprio per questo ora me ne guardo bene dal ripetere l'esperienza. Mi piace il sesso, come puoi vedere e voglio essere libera di cambiare partner quando voglio, senza lacci che mi tengano legata.
- Hai ragione. E sai cosa ti dico? Che parte del tuo fascino risiede proprio in questa tua libertà.
- Grazie. Lo apprezzo molto.

Riprendiamo le bici diretti verso casa e io rifletto su quanto è accaduto oggi e a casa mia la notte precedente.
Avevamo superato lo stadio della curiosità e dell'imbarazzo reciproco; mi sentivo a mio agio con Lorenzo.
La mia voglia di sesso, nonostante l'esperienza appena conclusa non si è placata e pedalando, l'iniziale indolenzimento al culo si è mutato in un nuovo piacere:
ho lo sfintere più rilassato e provo lo stimolo di evacuare come se fossi ancora piena di sperma;
in più lo sfregamento del sellino sulla fica mi sta facendo eccitare di nuovo.
Credo di essere una ninfomane e non me ne vergogno.
Ho bisogno di un uomo e di un cazzo e grazie a dio oggi li ho tutti e due a portata di mano.
- E poi basta con la commedia della mamma e del suo figlioletto. Cresciamo! Vero Lorenzo!?
Lui, qualche metro indietro mi sente e accondiscende senza fare storie; si mette solo a canticchiare un motivetto pubblicitario che ha per protagonista la mamma.
Man mano che ci avviciniamo a Bologna il caldo aumenta. All'arrivo in via Malvolta la temperatura è di almeno tre gradi superiore a quella della campagna.
- Lo', vieni di sopra a farti una doccia. Intanto parcheggio le bici.
In casa c'è un freschino gradevole e mentre lui si chiude in bagno gli sistemo i vestiti ad asciugare.
- Ti va se preparo un insalatona e mangiamo assieme ?
- Certo. Volentieri.
Risponde una voce confusa dallo scrosciare della doccia.
Guardo nel frigo e racimolo l'occorrente: una busta di soncino aperta, alcune fette di bresaola, una scatoletta di mais e una busta di mandorle affettate; pulisco tre pomodori che trovo nello scomparto verdura. Beh! Per ora può bastare.
Lui non è ancora uscito e allora comincio ad apparecchiare.
La porta del bagno si apre, esce con un telo in vita.
- É già pronto? Ah. Già devi docciarti anche tu...
Ora è il mio turno per rinfrescarmi; entro, tiro l'acqua e chiudo la porta a chiave, m'insapono, non staccando gli occhi dalla maniglia della porta. Voglio verificare una cosa...
Come prevedevo dopo circa un minuto questa si abbassa lentamente, per rilasciarsi subito dopo.
Provo un tuffo al cuore; ha cercato di intrufolarsi, segno che è di nuovo in tiro. Bene, e lo sono anch'io.
Mi sciacquo, sono eccitata, sento il cuore che aumenta i suoi battiti mentre una mano scende a massaggiare la vulva.
Tolgo la cuffia e indosso l'accappatoio; questo ora sarà il mio abito da sera.
- Mi scuso per la cena un po' frugale, ma non avevo altro in frigo.
- Va benissimo così. Il cibo è l'ultimo dei miei pensieri.
Ci sediamo uno difronte all'altra. Lorenzo mi versa due dita di Vermentino, i calici tintinnano, un brindisi alle nostre passioni.
- Sai? Ritrovarmi qui in casa tua mi mette addosso sempre una certa eccitazione...
La cena può placarci lo stomaco ma non la fame di sesso che ci divora.
Mastichiamo il cibo guardandoci negli occhi senza parlare, nella stanza aleggia una tensione erotica da mille Volts.
I suoi occhi sono piantati sui miei.
Ed ecco che il suo piede nudo mi accarezza la caviglia e lentamente risale verso le cosce.
Dischiudo le gambe e sento l'alluce curiosare nella mia patatina.
- Cristo Santo, ma sei fradicia. Come fai ad essere già così eccitata ?
- Ooh. Pensando a te.
- Pensando a me, cosa?
- Alla tua bella faccia fra le mie gambe. O al tuo uccello all'interno della mia fica, se preferisci...
- Dio! Roberta la tua è una fica da circo, dovresti mostrarla nelle fiere.
- Questa poi non l'avevo mai sentita. Comunque così mi fai bagnare ancora di più...
- ...E non va bene? Vieni, ti voglio tutta sopra di me.
- Ooh, Si! Tesoro.
A questo punto mi alzo aggirando il tavolo, sempre tenendo gli occhi piantati nei suoi.
Lui ruota la sedia verso di me lasciando cadere l'asciugamano; ha il membro eretto come il pennone di un veliero.
Mi avvicino. Lui solleva la bocca verso la mia. La sua mano mi stringe il collo e mi attira verso di se.
L'accappatoio scivola in terra. Allargo le gambe e sedendomi a cavalcioni mi adagio sulle sue cosce, risucchiando completamente l'uccello nella mia fornace.
- Oh dio! Ooh mioddio! Adesso Si. Si.
Respiro a fondo, in estasi.
- Sai amore penso proprio che per stare bene dovrei vivere con un cazzo perennemente conficcato nella fica; si colmerebbe così anche il vuoto anatomico di noi donne.
- E con il culo come la mettiamo?
- Ci stavo proprio arrivando. Che ne diresti d' infilarmici due dita ? Magari anche tre...voglio che mi inculi con le dita.
- Hai raggiunto davvero un livello di depravazione inedito o sbaglio?
- Mi è sempre piaciuto. Perché, non si era capito ?
- Com'è che sei diventata una mamma così troia?
- Frequentando ragazzi molto cattivi ! Rispondo scherzando.

Tacciamo. Alla fine lo dominai a cavalcioni mentre lui si appoggiava all'indietro, sullo schienale.
Guardò in su e colse lo scintillio d'argento dei miei orecchini.
Sollevò le mani a toccarli poi le fece scorrere giù carezzandomi la gola, sopra le spalle e sui seni.
La mia pelle è calda e umida, il sudore mi fa bruciare gli occhi.
I suoi movimenti del bacino mi attirano sempre più in quel vuoto dove tutto il resto del mondo non può andare.

Mi sfilai sollevandomi. Guardai il cazzo finalmente domo, lucido di umori mentre mi tamponavo con un tovagliolo.
- Dio che scopata, Roberta! Non sai quanto mi ecciti. Credo che mi dovranno portare via in barella.

Lo guardai dirigersi nudo verso il bagno. Sentì che aveva aperto il rubinetto della doccia.
Lo immaginai là dentro, intento a ripulirsi dai nostri umori per ritornare il bravo ragazzo che avevo conosciuto.
Un minuto dopo la doccia venne chiusa e Lorenzo uscì, asciugandosi con una salvietta.
Non era minimamente imbarazzato nella sua nudità, e io scoprì per un attimo di sentire la mancanza di un po' di pudore.
Di solito, il pudore abbandonava sempre gli uomini con i quali andavo a letto poco prima che questi abbandonassero me.
scritto il
2018-08-05
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